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SEGRETERIA GENERALE DEL SINODO
Come essere Chiesa sinodale in missione?
Cinque prospettive da approfondire teologicamente
in vista della Seconda Sessione
della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi
Premessa
«Piuttosto che dire che la Chiesa ha una missione, affermiamo che la Chiesa è missione. “Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi” (Gv 20,21): la Chiesa riceve da Cristo, l’Inviato del Padre, la propria missione. Sorretta e guidata dallo Spirito Santo, essa annuncia e testimonia il Vangelo a quanti non lo conoscono o non lo accolgono, con quell’opzione preferenziale per i poveri che è radicata nella missione di Gesù. In questo modo concorre all’avvento del Regno di Dio, di cui “costituisce il germe e l’inizio” (cfr. LG 5)» (Relazione di Sintesi della Prima Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi [RdS], 8a). Crescere come Chiesa sinodale è un modo concreto per rispondere, ciascuno e tutti insieme, a questa chiamata e a questa missione.
I fratelli e le sorelle che hanno preso parte agli incontri sinodali, e in particolare i partecipanti alla Prima Sessione, hanno fatto esperienza concreta dell’unità e della pluralità della Chiesa. Anche in un tempo come il nostro, segnato da crescenti disuguaglianze, da aspre polarizzazioni e da una continua esplosione di conflitti, la Chiesa è in Cristo segno e strumento di unione con Dio e di unità tra le persone, ed è chiamata a esserlo sempre più visibilmente. In ascolto dello Spirito Santo, accogliendo la testimonianza della Scrittura e scrutando nella fede i segni dei tempi, essa può armonizzare le differenze come espressione dell’inesauribile ricchezza del mistero di Cristo. L’esperienza del Sinodo come pratica dell’unità nella diversità rappresenta così una parola profetica rivolta a un mondo che fatica a credere che la pace e la concordia sono possibili.
1. La domanda guida
Il processo sinodale ci ha resi sempre più consapevoli della nostra missione. Nella Prima Sessione assembleare, questa consapevolezza ha progressivamente “preso carne”, orientando il cammino in vista della Seconda Sessione (ottobre 2024). Il tempo fra la Prima e la Seconda Sessione – spiega il documento Verso ottobre 2024 (11 dicembre 2023) – ci vede impegnati in un’ulteriore fase consultiva a partire dalla domanda guida: «Come essere Chiesa sinodale in missione?».
L’obiettivo è identificare le vie da percorrere e gli strumenti da adottare nei diversi contesti e nelle diverse circostanze, così da valorizzare l’originalità di ogni battezzato e di ogni Chiesa nell’unica missione di annunciare il Signore risorto e il suo Vangelo al mondo di oggi. Non si tratta dunque di limitarsi al piano dei miglioramenti tecnici o procedurali che rendano più efficienti le strutture della Chiesa, ma di lavorare sulle forme concrete dell’impegno missionario a cui siamo chiamati, nel dinamismo tra unità e diversità proprio di una Chiesa sinodale (Verso ottobre 2024, n. 1).
L’attenzione si concentrerà dunque sul tema della partecipazione di tutti, nella varietà delle vocazioni, dei carismi e dei ministeri, all’unica missione di annunciare Gesù Cristo al mondo. Nella luce di quella trasformazione missionaria della Chiesa prospettata nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, secondo cui «la nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo di ciascuno dei battezzati» (n. 120), si rifletterà sul contributo alla missione che può venire dal riconoscimento e dalla promozione dei doni specifici di ogni membro del Popolo di Dio, e sul rapporto tra l’opera comune e il ministero di autorità dei Pastori. Il nesso dinamico tra partecipazione di tutti e autorità di alcuni, nell’orizzonte della comunione e della missione, sarà approfondito nel suo significato teologico, nelle modalità pratiche di attuazione, nella concretezza degli assetti canonici. L’approfondimento si articolerà su tre livelli, distinti ma interdipendenti: quello della Chiesa locale, quello dei raggruppamenti di Chiese (nazionali, regionali, continentali), quello della Chiesa intera nella relazione tra primato del Vescovo di Roma, collegialità episcopale e sinodalità ecclesiale. L’indicazione dei tre livelli consente di organizzare il lavoro in vista della Seconda Sessione dell’Assemblea, senza dimenticare che si tratta di tre prospettive connesse attraverso le quali guardare una realtà unitaria e organica: la vita della Chiesa sinodale missionaria.
2. Passi verso la redazione dell’Instrumentum laboris per la Seconda Sessione
Sulla base della domanda guida, è stato aperto un nuovo processo di consultazione, con caratteristiche diverse da quello della prima fase del processo sinodale, come spiega il documento Verso ottobre 2024, chiedendo alle Conferenze Episcopali e alle Strutture Gerarchiche Orientali di essere riferimento di questa parte del processo e di coordinare la raccolta dei contributi di Diocesi ed Eparchie, fissandone modi e tempi. Portando avanti, inoltre, l’approfondimento a partire dalla medesima domanda guida al loro livello e a quello continentale, secondo quanto si valuterà opportuno e realizzabile (cfr. Verso ottobre 2024, n. 1). Le sintesi che raccoglieranno il frutto di questa consultazione, a cura di Conferenze Episcopali, Strutture Gerarchiche Orientali e Diocesi che non appartengono ad alcuna Conferenza Episcopale, dovranno pervenire alla Segreteria Generale del Sinodo entro il 15 maggio 2024 e serviranno come base per la redazione dell’Instrumentum laboris.
Alle sintesi si aggiungeranno altri materiali, a partire dai risultati dell’incontro internazionale “I parroci per il Sinodo” (Sacrofano [Roma], 28 aprile - 2 maggio 2024), convocato per andare incontro all’esigenza, più volte manifestata durante la prima fase e anche durante la Prima Sessione, di dare ascolto e valorizzare l’esperienza dei presbiteri impegnati nel ministero pastorale nelle Chiese locali, in vista di un loro maggiore coinvolgimento nel processo sinodale.
Infine, confluiranno nei materiali alla base dell’Instrumentum laboris anche i risultati dell’approfondimento teologico realizzato da cinque Gruppi di lavoro attivati dalla Segreteria Generale del Sinodo, sulla scia di quanto più volte richiesto dall’Assemblea e nello spirito di quanto previsto dall’art. 10 della Costituzione apostolica Episcopalis communio sul Sinodo dei Vescovi. Questi Gruppi saranno composti da esperti, rispettando la necessaria varietà di provenienza geografica, genere e condizione ecclesiale, e lavoreranno con un metodo sinodale. In particolare, tre Gruppi si focalizzeranno prioritariamente sui tre livelli sopra indicati (un Gruppo su ogni livello), mentre altri due Gruppi lavoreranno sui due assi trasversali, valorizzando le interconnessioni e le interdipendenze tra i livelli, secondo le tracce sommariamente indicate nei paragrafi seguenti.
3. Le prospettive da approfondire
I. Il volto sinodale missionario della Chiesa locale
La Relazione di Sintesi approvata al termine della Prima Sessione riconosce che la corresponsabilità di tutti nella missione «deve essere il criterio alla base della strutturazione delle comunità cristiane e dell’intera Chiesa locale con tutti i suoi servizi, in tutte le sue istituzioni, in ogni suo organismo di comunione» (RdS 18b). La ricerca del volto e dei cammini della Chiesa sinodale missionaria coinvolge direttamente ogni Chiesa locale, nella pluralità dei soggetti che la costituiscono, senza dimenticare che il compito di testimoniare il Vangelo unisce tutti i battezzati, al di là delle appartenenze confessionali, in forza della comune dignità battesimale. Il Gruppo di lavoro che assumerà la prospettiva della Chiesa sinodale in missione a livello di Chiesa locale, approfondirà punti quali:
a) il senso e le forme del ministero del Vescovo diocesano quale «visibile principio e fondamento di unità» (Lumen gentium, n. 23) della Chiesa a lui affidata e, in particolare, le relazioni con il presbiterio, gli organismi di partecipazione, la vita consacrata e le aggregazioni ecclesiali, in prospettiva missionaria (cfr. RdS 12);
b) l’introduzione di strutture e processi di verifica regolare dell’operato del Vescovo diocesano e di quanti svolgono un ministero (ordinato o non ordinato) nella Chiesa locale, favorendo l’accountability (il rendere conto dell’esercizio delle proprie responsabilità) da parte di tutti, in modi differenti (cfr. RdS 12j);
c) lo stile e le modalità di funzionamento degli organismi di partecipazione. Particolare attenzione sarà prestata al rapporto tra momento consultivo e momento deliberativo nei processi decisionali (cfr. RdS 18g), garantendo che anche le donne, là dove ciò ancora non avviene, possano partecipare ai processi decisionali e assumere ruoli di responsabilità nella pastorale e nel ministero (cfr. RdS 9m);
d) la presenza e il servizio dei ministeri istituiti e dei ministeri di fatto, che possono concorrere a configurare in modo più corale ed efficace l’opera di evangelizzazione della Chiesa locale nel territorio e fra le culture, valorizzando i carismi e il ruolo dei laici nello svolgimento della missione della Chiesa (cfr. RdS 8d-e), nel rispetto della loro specificità (cfr. RdS 8f) e in rapporto alla tensione tra missione di santificazione delle realtà temporali e svolgimento di incarichi e ministeri all’interno della Chiesa (cfr. RdS 8j), considerando anche l’opportunità di istituire nuovi ministeri (cfr. RdS 8n e 16p).
Particolare attenzione va accordata al «riconoscimento e valorizzazione del contributo delle donne e di una crescita delle responsabilità pastorali loro affidate in tutte le aree della vita e della missione della Chiesa. Per dare migliore espressione ai carismi di tutti e rispondere meglio ai bisogni pastorali, come la Chiesa può inserire più donne nei ruoli e nei ministeri esistenti? Se servono nuovi ministeri a chi spetta il discernimento, a quale livello e con che modalità?» (RdS 9i).
II. Il volto sinodale missionario dei raggruppamenti di Chiese
Nel 2015, nel Discorso per la commemorazione del 50° anniversario dell’Istituzione del Sinodo dei Vescovi, Papa Francesco ha affermato che «il secondo livello di esercizio della sinodalità è quello delle Province e delle Regioni Ecclesiastiche, dei Concili Particolari e in modo speciale delle Conferenze Episcopali», riferendosi ai canoni 431-459 del Codice di Diritto Canonico, relativi ai raggruppamenti di Chiese particolari. Sottolineava la necessità e l’urgenza di «riflettere per realizzare ancor più, attraverso questi organismi, le istanze intermedie della collegialità, magari integrando e aggiornando alcuni aspetti dell’antico ordinamento ecclesiastico. L’auspicio del Concilio che tali organismi possano contribuire ad accrescere lo spirito della collegialità episcopale non si è ancora pienamente realizzato. Siamo a metà cammino, a parte del cammino». Indica così la direzione di una «salutare decentralizzazione», già espressa nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium (n. 16), successivamente ripresa nella Costituzione apostolica Praedicate Evangelium (II,2). Il Gruppo di lavoro che assumerà la prospettiva della Chiesa sinodale in missione a livello dei raggruppamenti di Chiese, approfondirà punti quali:
a) modalità e condizioni che rendono possibile l’effettivo scambio dei doni tra le Chiese (cfr. RdS 4m), condividendo «i tesori spirituali, gli operai apostolici e le risorse materiali» (Lumen gentium, n. 13);
b) lo statuto delle Conferenze episcopali in una Chiesa sinodale missionaria, perché possano crescere come soggetto di esercizio della collegialità in una Chiesa tutta sinodale, anche aumentandone l’autorità dottrinale e disciplinare propria, senza limitare né la potestà propria di ogni Vescovo nella sua Chiesa, né quella del Vescovo di Roma quale visibile principio e fondamento di unità della Chiesa tutta (cfr. RdS 19);
c) l’opportunità di ampliare le strutture della comunione tra le Chiese oltre il livello delle Conferenze episcopali, valutando come precisare lo statuto degli organismi che raggruppano le Chiese locali di un’area continentale o sub-continentale, tenendo conto delle esigenze di un dialogo fruttuoso con le culture e le società in prospettiva missionaria (cfr. RdS 19).
III. Il volto sinodale missionario della Chiesa universale
Il processo sinodale in corso sta facendo emergere una modalità nuova di esercizio del ministero petrino. In tal modo, a livello della Chiesa universale emerge la questione del rapporto tra sinodalità ecclesiale, collegialità episcopale e primato del Vescovo di Roma (cfr. RdS 13a). Il Gruppo di lavoro che assumerà questa prospettiva, approfondirà punti quali:
a) il contributo che le Chiese d’Oriente possono offrire per un approfondimento della dottrina del primato petrino, rischiarandone il legame intrinseco con la collegialità episcopale e la sinodalità ecclesiale (cfr. RdS 6d);
b) il contributo del cammino ecumenico «alla comprensione cattolica del primato, della collegialità, della sinodalità e delle loro relazioni reciproche» (RdS 13b);
c) il ruolo della Curia Romana, quale organismo al servizio del ministero universale del Vescovo di Roma, in una Chiesa sinodale, considerando i rapporti tra Curia e Chiese locali, Curia e Conferenze Episcopali, Curia e Sinodo dei Vescovi, nello spirito della Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium (cfr. RdS 13c-d);
d) le modalità di esercizio della collegialità episcopale in una Chiesa sinodale, tenendo conto della dottrina del Concilio Vaticano II e degli sviluppi teologici e canonistici del periodo post-conciliare;
e) l’identità peculiare del Sinodo dei Vescovi, articolando in particolare il ruolo specifico dei Vescovi e la partecipazione del Popolo di Dio a tutte le fasi del processo sinodale (cfr. RdS 20).
IV. Il metodo sinodale
Per aprire le menti e i cuori ad accogliere Cristo presente nel suo Spirito siamo chiamati alla meditazione della Sacra Scrittura, alla preghiera e all’ascolto reciproco, nella disponibilità alla conversione personale e comunitaria. L’ascolto reciproco, in particolare, richiede il costante esercizio di pratiche che favoriscano a tutti i livelli della vita della Chiesa l’articolazione di quattro dimensioni: spirituale, istituzionale, procedurale, liturgica.
Durante il percorso fin qui svolto, in modo speciale nello svolgimento della Prima Sessione, la pratica della “conversazione nello Spirito” è stata sperimentata e riconosciuta come capace di sostenere ed esprimere la dimensione spirituale del cammino che stiamo compiendo. Praticare la “conversazione nello Spirito” non significa seguire una tecnica codificata, ma intraprendere una via che dà espressione alla natura per sé colloquiale della Chiesa, che scaturisce dal dialogo con cui Dio stesso, comunicando la sua vita, «parla agli uomini come amici e s’intrattiene (conversatur) con essi» (Dei Verbum, 2).
Allo stesso tempo, il metodo sinodale chiede di aver cura della dimensione istituzionale, propria degli organismi e degli eventi in cui si esprimono la vita e la missione della Chiesa, e della dimensione procedurale, prestando particolare attenzione al rapporto fra l’elaborazione delle decisioni (decision making) e la presa delle decisioni (decision taking).
Queste tre dimensioni non vanno concepite come separate: sono aspetti distinti, ciascuno dei quali richiede attenzioni specifiche, da pensare e vivere nella loro unità dinamica. Infine, poiché la liturgia è al tempo stesso specchio e alimento della vita della Chiesa, il lavoro interesserà anche la dimensione liturgica: «Se l’Eucaristia dà forma alla sinodalità, il primo passo da compiere è onorarne la grazia con uno stile celebrativo all’altezza del dono e con un’autentica fraternità» (RdS 3k).
Il Gruppo di lavoro che assumerà la prospettiva trasversale del metodo sinodale, approfondirà punti quali:
a) il rapporto fecondo tra il radicamento liturgico e sacramentale della vita sinodale della Chiesa (ascolto della Parola e celebrazione dell’Eucaristia) e la pratica del discernimento ecclesiale;
b) una migliore precisazione della configurazione della “conversazione nello Spirito” tenendo conto della pluralità delle declinazioni che essa conosce grazie all’esperienza delle molteplici spiritualità ecclesiali e dei diversi contesti culturali (cfr. RdS 2i-j);
c) l’invito formulato dalla Prima Sessione dell’Assemblea Sinodale, da un lato a «chiarire in che modo la conversazione nello Spirito possa integrare gli apporti del pensiero teologico e delle scienze umane e sociali» (RdS 2h), e dall’altro, per «gli esperti nei diversi campi del sapere, a maturare una sapienza spirituale che consenta alla loro competenza specialistica di divenire un vero servizio ecclesiale» (RdS 15i) attraverso l’ascolto reciproco, il dialogo e la partecipazione al discernimento comunitario;
d) la messa a fuoco dei criteri di discernimento teologico e disciplinare, precisando il rapporto di circolarità, in obbedienza alla Rivelazione e in ascolto dei segni dei tempi, tra il sensus fidei di tutto il Popolo di Dio e il Magistero dei Pastori, nella prospettiva del “cambiamento d’epoca” che stiamo vivendo;
e) l’articolazione tra decision making e decision taking nella prospettiva ecclesiologica del rapporto tra la partecipazione di tutti e l’esercizio specifico dell’autorità di alcuni, individuando e specificando gli ambiti di competenza (dottrinale, pastorale, culturale) dei diversi soggetti ecclesiali e dei diversi organismi ed eventi in cui si esplicita la pratica della sinodalità;
f) la promozione di uno stile celebrativo adeguato a una Chiesa sinodale, che permetta di sperimentare e testimoniare la comune partecipazione di tutti, nel rispetto e nella promozione della specificità dei ruoli, dei carismi e dei ministeri di ciascuno.
V. Il “luogo” della Chiesa sinodale in missione
Il processo sinodale in corso mostra con tutta evidenza come il riferimento al principio della «mutua interiorità» tra le Chiese locali e la Chiesa universale favorisca l’esercizio sinfonico di sinodalità, collegialità e primato ai diversi livelli (locale, regionale, universale). Il “luogo” nel quale la Chiesa è chiamata vivere la comunione, la partecipazione e la missione è costituito da molti “luoghi”. Questo non è solo un dato di fatto ma corrisponde al modo in cui «piacque a Dio, nella sua bontà e sapienza, rivelare se stesso [rivelarsi in persona] e manifestare il mistero della sua volontà» (Dei Verbum 2). La relazione con Gesù Cristo – mediatore e pienezza dell’intera rivelazione – è sempre contestuale: “ha luogo”. Il “luogo”, in questo senso, è generativo dell’esperienza credente. È anche spazio ermeneutico nel quale «cresce la comprensione tanto delle cose quanto delle parole trasmesse» (Dei Verbum 8) e trova sempre nuove espressioni l’annuncio della verità salvifica: il “dove” è costitutivo della forma kerigmatica.
Viviamo in un tempo nel quale il rapporto delle persone e delle comunità con la dimensione dello spazio sta mutando profondamente. La mobilità umana, la presenza in uno stesso contesto di culture ed esperienze religiose diverse, la pervasività dell’ambiente digitale (l’infosfera) possono essere considerati “segni dei tempi” che occorre discernere.
I cambiamenti in atto e la consapevolezza della pluralità dei volti del popolo di Dio chiedono una rinnovata attenzione alle relazioni fra le Chiese locali che, nella comunione tra loro e con il Vescovo di Roma, costituiscono la Chiesa di Dio, una santa cattolica e apostolica. In un mondo segnato da violenza e frammentazione, appare sempre più urgente una testimonianza dell’unità dell’umanità, della sua comune origine e del suo comune destino, in una solidarietà coordinata e fraterna verso la giustizia sociale, la pace, la riconciliazione e la cura della casa comune, superando quindi il potenziale divisivo di alcuni modi errati di intendere il riferimento a un luogo, ai suoi abitanti e alla sua cultura.
Il Gruppo di lavoro che assumerà questa prospettiva – trasversale ai tre distinti livelli delle relazioni ecclesiali: locale, regionale, universale – approfondirà punti quali:
a) l’elaborazione di una ecclesiologia attenta alla dimensione culturale del Popolo di Dio (in riferimento a quanto papa Francesco dice in Evangelii gaudium, n. 115: «La grazia suppone la cultura, e il dono di Dio si incarna nella cultura di chi lo riceve»). Appare infatti necessario tradurre anche sul piano istituzionale il dinamismo di reciprocità tra evangelizzazione della cultura e inculturazione della fede, dando spazio a ermeneutiche locali, senza che “il locale” diventi motivo di divisione e senza che “l’universale” si trasformi in una forma di egemonia;
b) il riferimento al “luogo” nella dinamica dell’annuncio, in relazione al principio secondo il quale «l’adattamento della predicazione della parola rivelata deve rimanere la legge di ogni evangelizzazione. Così, infatti, viene sollecitata in ogni popolo la capacità di esprimere secondo il modo proprio il messaggio di Cristo, e al tempo stesso viene promosso uno scambio vitale tra la Chiesa e le diverse culture dei popoli» (Gaudium et spes, n. 44);
c) il riferimento alla particolarità del “luogo” e alle esigenze della comunione ecclesiale (ai diversi livelli) nell’affrontare le grandi questioni morali e pastorali;
d) l’impatto dei fenomeni migratori che rappresentano «una realtà che rimodella le Chiese locali come comunità interculturali. Spesso migranti e rifugiati, molti dei quali portano le ferite dello sradicamento, della guerra e della violenza, diventano una fonte di rinnovamento e arricchimento per le comunità che li accolgono e un’occasione per stabilire un legame diretto con Chiese geograficamente lontane» (RdS 5d);
e) l’impatto della cultura propria dell’ambiente digitale e delle nuove tecnologie sulla nozione di “locale”. Ad esempio, tutte le relazioni e le iniziative, anche ecclesiali, che si svolgono online «hanno una portata e un raggio d’azione che si estende oltre i confini territoriali tradizionalmente intesi» (RdS 17h);
f) le questioni canoniche e pastorali aperte dalla consistente migrazione di fedeli dell’Oriente cattolico in territori a maggioranza latina, per cui «occorre che le Chiese locali di rito latino, in nome della sinodalità, aiutino i fedeli orientali emigrati a preservare la loro identità e a coltivare il loro patrimonio specifico, senza subire processi di assimilazione» (RdS 6c).
4. Alcuni principi di riferimento trasversali
L’approfondimento delle prospettive indicate potrà utilmente riferirsi ad alcuni principi che valgono per ciascuna di esse.
Il primo principio è la missione di evangelizzazione come centro propulsivo e ragion d’essere della Chiesa. La promozione della figura e della dinamica sinodale della Chiesa ha lo scopo di manifestarne e sostenerne in modo credibile ed efficace la missione, che costituisce il criterio ultimo di ogni discernimento. Va privilegiato ciò che risulta più efficace in ordine all’annuncio del Vangelo, trovando il coraggio di abbandonare ciò che si rivela meno utile o addirittura di ostacolo. È questa spinta verso la missione a garantire che il processo sinodale non è un esercizio con cui la Chiesa si guarda allo specchio e si preoccupa dei propri equilibri, ma si proietta verso il mondo e l’umanità intera, chiedendo a ciascun membro del Popolo di Dio di offrire il proprio contributo insostituibile. L’ecumenismo del sangue (cfr. RdS 7d) ci ricorda in modo potente che a testimoniare il Vangelo fino a dare la vita sono tutti i battezzati, senza distinzione di appartenenza confessionale: è dunque la comune missione a costituire il vettore del cammino verso l’unità dei cristiani, a partire da forme concrete di collaborazione, che bisogna continuare a promuovere e sperimentare.
Se la spinta alla missione è costitutiva per la Chiesa e segna ogni momento della sua storia, le sfide missionarie cambiano nel corso del tempo. Occorre dunque uno sforzo per discernere quelle del mondo di oggi: se non riusciamo a identificarle e a darvi risposta, il nostro annuncio perderà di rilevanza e capacità di attrattiva. Si radica in questa esigenza l’attenzione per i giovani, per la cultura digitale, e la necessità di coinvolgere nel processo sinodale poveri ed emarginati, portatori di un punto di vista capace di svelare dinamiche sociali, economiche e politiche che rischiano altrimenti di rimanere nascoste. Qualunque cambiamento delle strutture ecclesiali deve essere disegnato in modo da risultare efficace nel rispondere alle sfide della missione nel mondo di oggi.
Il secondo principio è la promozione della partecipazione alla missione, che è dono e responsabilità di tutti i battezzati, nell’esercizio attivo del sensus fidei e dei rispettivi carismi, in sinergia con l’esercizio del ministero dell’autorità da parte dei Vescovi:
«La circolarità tra il sensus fidei di cui sono insigniti tutti i fedeli, il discernimento operato ai diversi livelli di realizzazione della sinodalità e l’autorità di chi esercita il ministero pastorale dell’unità e del governo descrive la dinamica della sinodalità. Tale circolarità promuove la dignità battesimale e la corresponsabilità di tutti, valorizza la presenza dei carismi diffusi dallo Spirito Santo nel Popolo di Dio, riconosce il ministero specifico dei Pastori in comunione collegiale e gerarchica con il Vescovo di Roma, garantendo che i processi e gli eventi sinodali si svolgano in fedeltà al depositum fidei e in ascolto dello Spirito Santo per il rinnovamento della missione della Chiesa» (Commissione Teologica Internazionale, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa, n. 72).
Dimensione sinodale e dimensione gerarchica non sono dunque in competizione. La tensione che le unisce è una importante fonte di dinamismo. In particolare, i processi decisionali sono il luogo in cui maneggiare creativamente questa tensione, in modo che a ciascuno sia consentito esercitare la propria specifica responsabilità, senza esserne espropriato.
Il terzo principio è l’articolazione tra locale e universale, considerando allo stesso tempo la pluralità e la consistenza dei livelli intermedi. La Chiesa una, santa, cattolica e apostolica esiste nelle e a partire dalle Chiese locali (cfr. Lumen gentium, n. 23) in comunione tra loro e con la Chiesa di Roma. Ogni Chiesa è in Cristo e mediante lo Spirito Santo il soggetto comunitario, convocato dalla Parola ed edificato dai Sacramenti, in cui l’unico Popolo di Dio vive e cammina in uno specifico contesto culturale e sociale, al cui interno si incarna il dono di Dio. Al tempo stesso, ogni Chiesa è chiamata a condividere con tutte le altre i doni di cui è arricchita. Ciò si realizza grazie al ministero del suo Vescovo, principio e garante dell’unità nella partecipazione sinodale di tutti alla sua missione, nella comunione collegiale con gli altri Vescovi cum Petro e sub Petro a servizio della Chiesa intera (cfr. Commissione Teologica Internazionale, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa, n. 61). La sinodalità costituisce pertanto il contesto ecclesiale appropriato per comprendere e promuovere la collegialità episcopale e descrive il cammino da seguire per promuovere l’unità e la cattolicità nel discernimento delle vie da percorrere in ogni Chiesa e nella comunione delle Chiese. Ciò di cui siamo alla ricerca è una modalità appropriata al mondo di oggi per vivere l’unità nella diversità, sperimentando l’interconnessione senza schiacciare le differenze e le peculiarità, ma senza nemmeno perdere di vista che alcune sfide – come la cura della casa comune, le migrazioni o la cultura digitale – possono essere assunte solo tutti insieme.
Il quarto principio, quello più radicale ed esigente ma al tempo stesso capace di donare speranza e generatività, è il carattere squisitamente spirituale del processo sinodale. Radunati da Dio Padre, in Gesù Cristo, per la potenza dello Spirito Santo, sorelle e fratelli nella fede si incontrano e si ascoltano, portando ciascuno la prospettiva e il contributo della propria vocazione, dei propri carismi e del ministero ricevuto. Questo incontro e questo ascolto non sono fini a se stessi: aprono uno spazio in cui diventa possibile, insieme, discernere la voce dello Spirito e accogliere la sua chiamata. A tutti i livelli, puntiamo al medesimo risultato: comprendere che cosa il Signore ci chiede di fare e disporci a compierlo. Il compito dei discepoli, anzi la loro stessa identità, è seguire il Maestro ovunque decida di andare, per collaborare a una missione di salvezza che è originariamente sua.
5. Camminare insieme verso ottobre 2024
Mentre avanza la preparazione alla Seconda Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, anche grazie agli orientamenti qui formulati, prosegue il lavoro sulle altre due direttrici individuate a partire dalla Relazione di Sintesi della Prima Sessione.
La prima direttrice consiste nel mantenere viva la dinamica sinodale nelle Chiese locali, in modo che un numero crescente di persone possa farne diretta esperienza. Si ribadisce qui l’invito a tutte le Diocesi a rileggere la Relazione di Sintesi per enucleare le sollecitazioni più significative per la loro situazione e su di esse attivare «le iniziative più opportune per coinvolgere tutto il Popolo di Dio» (Verso ottobre 2024, n. 2).
La seconda direttrice consiste nell’approfondire, con modalità sinodale, una serie di tematiche di grande rilevanza, che «richiedono di essere trattate a livello della Chiesa intera e in collaborazione con i Dicasteri della Curia Romana» (ibid., Introduzione). Sono in corso di costituzione i Gruppi di Studio incaricati di impostare l’approfondimento delle tematiche individuate, come meglio specifica il documento Gruppi di studio su questioni emerse nella Prima Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi da approfondire in collaborazione con i Dicasteri della Curia romana, diffuso contestualmente a questo. «Inoltre, a servizio del processo sinodale in senso più ampio, la Segreteria Generale del Sinodo attiverà un “forum permanente” per approfondire gli aspetti teologici, canonici, pastorali, spirituali e comunicativi della sinodalità della Chiesa, anche per rispondere alla richiesta formulata dalla RdS “di promuovere, in sede opportuna, il lavoro teologico di approfondimento terminologico e concettuale della nozione e della pratica della sinodalità” (RdS 1p)». Nello svolgere questo compito, essa sarà affiancata dalla Commissione Teologica Internazionale e da una Commissione canonistica istituita a servizio del Sinodo d’intesa con il Dicastero per i Testi Legislativi.
Non è possibile tracciare una netta linea di demarcazione tra le materie oggetto del lavoro dei tanti Gruppi attivati, a diversi livelli e lungo diversi assi: molte sono le connessioni, i punti di contatto e persino le sovrapposizioni. Tra i compiti della Segreteria Generale del Sinodo vi è quello di assicurare che i lavori procedano in modo coordinato e in ascolto dei risultati via via raggiunti nei diversi ambiti, dandone opportuna informazione alla Sessione assembleare di ottobre 2024.
Vaticano, 14 marzo 2024
[00453-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
SECRÉTAIRERIE GÉNÉRALE DU SYNODE
Comment être une Église synodale en mission ?
Cinq perspectives à approfondir théologiquement en vue de la
Deuxième Session de la XVIe Assemblée Générale
Ordinaire du Synode des Evêques
Avant-propos
« Nous affirmons que l’Église, plus qu’avoir une mission, est elle-même mission. « De même que le Père m’a envoyé, moi aussi, je vous envoie » (Jn 20,21) : l’Église reçoit du Christ, Envoyé du Père, sa propre mission. Soutenue et guidée par l’Esprit Saint, elle annonce et témoigne de l’Évangile à ceux qui ne le connaissent pas ou ne l’accueillent pas, avec une option préférentielle pour les pauvres qui s’enracine dans la mission de Jésus. Elle contribue ainsi à l’avènement du Royaume de Dieu, dont elle « constitue le germe et le commencement » (cf. LG 5) » (Rapport de synthèse de la Première Session de la XVIe Assemblée Générale Ordinaire du Synode des Evêques [RdS], 8a). Grandir en tant qu’Église synodale est une manière concrète de répondre, chacun et tous ensemble, à cet appel et à cette mission.
Les frères et les sœurs qui ont pris part aux rencontres synodales, et en particulier les participants à la Première Session, ont fait l'expérience concrète de l'unité et de la pluralité de l'Église. Même à une époque comme la nôtre, marquée par des inégalités croissantes, des polarisations amères et une explosion continue de conflits, l'Église est dans le Christ un signe et un instrument d'union avec Dieu et d'unité entre les hommes, et elle est appelée à l'être de manière toujours plus visible. À l'écoute de l'Esprit Saint, accueillant le témoignage de l'Écriture et scrutant dans la foi les signes des temps, elle peut harmoniser les différences comme expression de la richesse inépuisable du mystère du Christ. L'expérience du Synode comme pratique de l'unité dans la diversité représente donc une parole prophétique adressée à un monde qui peine à croire que la paix et la concorde sont possibles.
1. La question directrice
Le processus synodal nous a rendus de plus en plus conscients de notre mission. Lors de la Première Session de l'Assemblée, cette prise de conscience est devenue progressivement de plus en plus tangible, guidant le chemin vers la Deuxième Session (octobre 2024). La période entre la Première et la Deuxième Session - explique le document Vers octobre 2024 (11 décembre 2023) - nous voit engagés dans une nouvelle phase de consultation à partir de la question-guide : COMMENT être une Église synodale en mission ?
L’objectif est d’identifier les chemins à suivre et les outils à adopter dans les différents contextes et circonstances, en valorisant l’originalité de chaque baptisé et de chaque Église dans l’annonce du Seigneur ressuscité et de son évangile au monde d’aujourd’hui. Il ne s’agit donc pas de se limiter au projet d’améliorations techniques ou procédurales qui rendent les structures de l’Église plus efficaces, mais de travailler sur les formes concrètes de l’engagement missionnaire auquel nous sommes appelés, dans le dynamisme entre unité et diversité propre à une Église synodale. (Vers octobre 2024, n. 1).
L'accent sera donc mis sur le thème de la participation de tous et toutes, dans la variété des vocations, des charismes et des ministères, à l'unique mission d'annoncer Jésus-Christ au monde. À la lumière de la transformation missionnaire de l'Église envisagée dans l'Exhortation apostolique Evangelii gaudium, selon laquelle « La nouvelle évangélisation doit impliquer que chaque baptisé soit protagoniste d’une façon nouvelle » (n. 120), nous réfléchirons sur la contribution à la mission qui peut provenir de la reconnaissance et de la promotion des dons spécifiques de chaque membre du Peuple de Dieu, et sur le rapport entre l’œuvre missionnaire commune et le ministère d'autorité propre des Pasteurs. Le lien dynamique entre la participation de tous et l'autorité de certains, dans l'horizon de la communion et de la mission, sera approfondi dans sa signification théologique, dans les modalités pratiques de sa mise en œuvre et dans le caractère concret des dispositions canoniques. Cet approfondissement s'articulera à trois niveaux, distincts mais interdépendants : celui de l'Église locale, celui des regroupements d'Églises (nationaux, régionaux, continentaux), celui de l'Église tout entière dans le rapport entre primauté de l'Évêque de Rome, collégialité épiscopale et synodalité ecclésiale. L'indication des trois niveaux permet d'organiser le travail en vue de la deuxième session de l'Assemblée, sans oublier qu'il s'agit de trois perspectives liées entre elles, à travers lesquelles on regarde une réalité unitaire et organique : la vie de l'Église synodale missionnaire.
2. Les étapes de la rédaction de l'Instrumentum laboris de la deuxième session
Sur la base de la question-guide, un nouveau processus de consultation a été ouvert, avec des caractéristiques différentes de celles de la première phase du processus synodal, tel que nous l’avons expliqué dans le document Vers octobre 2024. Nous avons demandé aux Conférences épiscopales et aux Structures Hiérarchiques Orientales d'être des repères pour cette partie du processus et de coordonner la collecte des contributions des diocèses et des éparchies, en définissant les méthodes et le calendrier. Elles réaliseront également l'étude d'approfondissement à partir de la même question directrice à leur niveau et au niveau continental, selon ce qui sera jugé opportun et faisable (cf. article 5). Les synthèses qui recueilleront le fruit de cette consultation, par les Conférences épiscopales, les Structures hiérarchiques orientales et les Diocèses qui n'appartiennent à aucune Conférence épiscopale, devront parvenir à la Secrétairerie Générale du Synode avant le 15 mai 2024 et serviront de base à la rédaction de l'Instrumentum laboris.
D'autres contributions s'ajouteront aux synthèses, à commencer par les résultats de la rencontre internationale « Les curés de paroisses pour le Synode » (Sacrofano [Rome], 28 avril - 2 mai 2024), convoquée pour répondre au besoin, maintes fois manifesté au cours de la première phase et également au cours de la Première Session, d'écouter et de valoriser l'expérience des prêtres engagés dans le ministère pastoral des Églises locales, en vue de leur plus grande implication dans le processus synodal.
Enfin, les résultats de l'étude théologique réalisée par cinq groupes de travail activés par la Secrétairerie Générale du Synode, à la suite de ce qui a été demandé à plusieurs reprises par l'Assemblée et dans l'esprit de ce qui est prévu par l'article 10 de la Constitution apostolique Episcopalis communio sur le Synode des Évêques, seront également inclus dans les matériaux à la base de l'Instrumentum laboris. Ces groupes seront composés d'experts, en respectant la nécessaire variété d'origine géographique, de sexe et de condition ecclésiale, et travailleront selon une méthode synodale. En particulier, trois groupes se concentreront principalement sur les trois niveaux indiqués ci-dessus (un groupe pour chaque niveau), tandis que deux autres groupes travailleront sur les deux axes transversaux, en soulignant les interconnexions et les interdépendances entre les niveaux, selon les grandes lignes résumées dans les paragraphes suivants.
3. Perspectives à explorer
I. Le visage synodal missionnaire de l'Église locale
Le Rapport de Synthèse approuvé à la fin de la Première Session reconnaît que la coresponsabilité de tous dans la mission « doit être le critère qui sous-tend la structuration des communautés chrétiennes et de l’Église locale tout entière, avec tous ses services, toutes ses institutions, dans chacun de ses organismes de communion » (RdS 18b). La recherche du visage et des chemins de l'Église synodale missionnaire implique directement chaque Église locale, dans la pluralité des sujets qui la constituent, sans oublier que la tâche de témoigner de l'Évangile unit tous les baptisés, au-delà des appartenances confessionnelles, en vertu de la commune dignité baptismale. Le groupe de travail, qui adoptera la perspective de l'Église synodale en mission au niveau de l'Église locale, explorera des points tels que :
a) le sens et les formes du ministère de l'Évêque diocésain en tant que « principe visible et fondement de l'unité » (Lumen Gentium, n. 23) de l'Église qui lui est confiée et, en particulier, les relations avec le presbyterium, les organes participatifs, la vie consacrée et les agrégations ecclésiales, dans une perspective missionnaire (cf. RdS 12) ;
b) la mise en place de structures et de processus de vérification régulière du travail de l'Évêque diocésain et de ceux qui exercent un ministère (ordonné ou non ordonné) dans l'Église locale, en favorisant l'accountability (ou la redevabilité : le fait de rendre compte de l'exercice de ses responsabilités) de tous et selon des modalités différentes (cf. RdS 12j) ;
c) le style et le mode de fonctionnement des instances participatives. Une attention particulière sera portée à la relation entre le moment consultatif et le moment délibératif dans les processus de prise de décision (cf. RdS 18g), en veillant à ce que les femmes aussi, là où ce n'est pas encore le cas, puissent participer aux processus de prise de décision et assumer des rôles de responsabilité dans la pastorale et le ministère (cf. RdS 9m) ;
d) la présence et le service des ministères institués et des ministères de fait, qui peuvent contribuer à configurer de façon plus chorale et plus efficace l'œuvre d'évangélisation de l'Église locale sur le territoire et entre les cultures, en valorisant les charismes et le rôle des laïcs dans l'accomplissement de la mission de l'Église (cf. RdS 8d-e), dans le respect de leur spécificité (cf. RdS 8f) et par rapport à la tension entre la mission de sanctification des réalités temporelles et l'accomplissement des tâches et des ministères dans l'Église (cf. RdS 8j), en considérant également l'opportunité d'établir de nouveaux ministères (cf. RdS 8n et 16p).
Une attention particulière doit être accordée à « une reconnaissance et une mise en valeur plus grandes de la contribution des femmes, ainsi qu’à un accroissement des responsabilités pastorales qui leur sont confiées dans tous les domaines de la vie et de la mission de l’Église ». Afin de mieux exprimer les charismes de chacun et de mieux répondre aux besoins pastoraux, « Comment l’Église peut-elle inclure davantage les femmes dans les rôles et ministères existants afin de mieux exprimer les charismes de chacun et de mieux répondre aux besoins pastoraux ? Si de nouveaux ministères sont nécessaires, à quel niveau et de quelle manière ?» (RdS 9i).
II. Le visage synodal missionnaire des groupements d'Églises
En 2015, dans son discours pour la commémoration du 50e anniversaire de l'institution du Synode des Évêques, le pape François a affirmé que « Le second niveau est celui des Provinces et des Régions ecclésiastiques, des Conciles particuliers et d’une façon spéciale des Conférences épiscopales », en se référant aux canons 431-459 du Code de droit canonique, concernant les regroupements d'Églises particulières. Il a souligné la nécessité et l'urgence de « réfléchir pour accomplir encore davantage, à travers ces organismes, les instances intermédiaires de la collégialité, peut-être en intégrant et en mettant à jour certains aspects de l’ancienne organisation ecclésiastique. Le souhait du Concile que de tels organismes puissent contribuer à accroître l’esprit de la collégialité épiscopale ne s’est pas encore pleinement réalisé. Nous sommes à mi-chemin, à une partie du chemin ». Il va donc dans le sens d'une « décentralisation salutaire », déjà exprimée dans l'exhortation apostolique Evangelii gaudium (n° 16), reprise ensuite dans la Constitution apostolique Praedicate Evangelium (II,2). Le groupe de travail, qui adoptera la perspective de l'Église synodale en mission au niveau des regroupements d'Églises, explorera des points tels que :
a) les modalités et les conditions qui rendent possible l'échange effectif des dons entre les Églises (cf. RdS 4m), en partageant les « richesses spirituelles, […le] partage des ouvriers apostoliques et des ressources matérielles » (Lumen gentium, n. 13) ;
b) le statut des Conférences épiscopales dans une Église synodale missionnaire, afin qu'elles puissent grandir comme sujets de l'exercice de la collégialité dans une Église toute synodale, en augmentant aussi leur propre autorité doctrinale et disciplinaire, sans limiter ni le pouvoir propre de chaque Évêque dans sa propre Église, ni celui de l'Évêque de Rome en tant que principe visible et fondement de l'unité de toute l'Église (cf. RdS 19) ;
c) la possibilité d'élargir les structures de communion entre les Églises au-delà du niveau des Conférences épiscopales, en examinant comment préciser le statut des organismes qui regroupent les Églises locales d'une zone géographique continentale ou sous-continentale, en tenant compte des exigences d'un dialogue fructueux avec les cultures et les sociétés dans une perspective missionnaire (cf. RdS 19).
III. Le visage missionnaire synodal de l'Église universelle
Le processus synodal en cours donne lieu à une nouvelle forme d'exercice du ministère pétrinien. Ainsi, au niveau de l'Église universelle, la question de la relation entre la synodalité ecclésiale, la collégialité épiscopale et la primauté de l'Évêque de Rome émerge (cf. RdS 13a). Le groupe de travail qui s'occupera de cette perspective explorera des points tels que :
a) la contribution que les Églises d'Orient peuvent offrir pour un approfondissement de la doctrine de la primauté pétrinienne, en clarifiant son lien intrinsèque avec la collégialité épiscopale et la synodalité ecclésiale (cf. RdS 6d) ;
b) la contribution du cheminement œcuménique « à la compréhension catholique de la primauté, de la collégialité, de la synodalité et de leurs liens réciproques » (RdS 13b) ;
c) le rôle de la Curie romaine, en tant qu'organisme au service du ministère universel de l'Évêque de Rome, dans une Église synodale, en considérant les relations entre la Curie et les Églises locales, la Curie et les Conférences épiscopales, la Curie et le Synode des Évêques, dans l'esprit de la Constitution apostolique Praedicate Evangelium (cf. RdS 13c-d) ;
d) les modalités d'exercice de la collégialité épiscopale dans une Église synodale, en tenant compte de la doctrine du Concile Vatican II et des développements théologiques et canoniques de la période postconciliaire ;
e) l'identité particulière du Synode des Évêques, en articulant en particulier le rôle spécifique des Évêques et la participation du Peuple de Dieu à toutes les phases du processus synodal (cf. RdS 20).
IV. La méthode synodale
Pour ouvrir les esprits et les cœurs à l'accueil du Christ présent dans son Esprit, nous sommes appelés à la méditation de l'Écriture Sainte, à la prière et à l'écoute mutuelle, en vue d'une conversion personnelle et communautaire. L'écoute mutuelle, en particulier, exige l'exercice constant de pratiques qui favorisent, à tous les niveaux de la vie de l'Église, l'articulation de quatre dimensions : spirituelle, institutionnelle, procédurale et liturgique.
Au cours du chemin parcouru jusqu'à présent, et en particulier au cours de la Première Session, la pratique de la « conversation dans l'Esprit » a été expérimentée et reconnue comme capable de soutenir et d'exprimer la dimension spirituelle du chemin que nous sommes en train d'entreprendre. Pratiquer la « conversation dans l'Esprit » ne signifie pas suivre une technique codifiée, mais s'engager sur un chemin qui exprime en soi la nature familière de l'Église, qui nait du dialogue avec lequel Dieu lui-même, en communiquant sa vie, « s’adresse aux hommes en son surabondant amour comme à des amis [et] il s’entretient (conversatur) avec eux » (Dei Verbum, 2).
En même temps, la méthode synodale demande que l'on prenne soin de la dimension institutionnelle, propre aux organes et aux événements dans lesquels s'expriment la vie et la mission de l'Église, et de la dimension procédurale, en prêtant une attention particulière au rapport entre la prise de décision et le processus décisionnel.
Ces trois dimensions ne doivent pas être conçues comme séparées : il s'agit d'aspects distincts, dont chacun requiert une attention spécifique, à penser et à vivre dans leur unité dynamique. Enfin, la liturgie étant à la fois miroir et nourriture de la vie de l'Église, le travail portera également sur la dimension liturgique : « Si l'Eucharistie façonne la synodalité, le premier pas est d'honorer sa grâce avec un style de célébration qui soit à la hauteur de ce don et avec une fraternité authentique » (RdS 3k).
Le groupe de travail, qui assumera la perspective transversale de la méthode synodale, explorera des points tels que :
a) la relation féconde entre l'enracinement liturgique et sacramentel de la vie synodale de l'Église (écoute de la Parole et célébration de l'Eucharistie) et la pratique du discernement ecclésial ;
b) une meilleure clarification de la configuration de la « conversation dans l'Esprit », en tenant compte de la pluralité des déclinaisons qu'elle connaît grâce à l'expérience de multiples spiritualités ecclésiales et de différents contextes culturels (cf. RdS 2i-j) ;
c) l'invitation formulée par la Première Session de l'Assemblée synodale, d'une part, à « clarifier comment la conversation dans l'Esprit peut intégrer les contributions de la pensée théologique et des sciences humaines et sociales » (RdS 2h), et de l’autre, à ce que « les experts dans les différents domaines de connaissance à développer une sagesse spirituelle qui permette à leur expertise de devenir un véritable service ecclésial » (RdS 15i) à travers l'écoute mutuelle, le dialogue et la participation au discernement de la communauté ;
d) la mise au point des critères de discernement théologique et disciplinaire, en précisant le rapport circulaire, dans l'obéissance à la Révélation et à l'écoute des signes des temps, entre le sensus fidei de tout le Peuple de Dieu et le Magistère des Pasteurs, dans la perspective du « changement d'époque » que nous vivons ;
e) l'articulation entre décision et prise de décision dans la perspective ecclésiologique du rapport entre la participation de tous et l'exercice spécifique de l'autorité par certains, en identifiant et en précisant les sphères de compétence (doctrinale, pastorale, culturelle) des différents sujets ecclésiaux et des différents organismes et événements dans lesquels la pratique de la synodalité est explicitée ;
f) la promotion d'un style de célébration adapté à une Église synodale, qui permette de vivre et de témoigner de la participation commune de tous, tout en respectant et en promouvant la spécificité des rôles, des charismes et des ministères de chacun.
V. Le « lieu » de l'Église synodale dans la mission
Le processus synodal en cours montre avec évidence que la référence au principe de « l'intériorité mutuelle » entre l'Église locale et l'Église universelle favorise l’exercice symphonique de la synodalité, la collégialité et primat à différents niveaux (local, régional, universel). Le « lieu » dans lequel l'Église est appelée à vivre la communion, la participation et la mission est constitué de nombreux « lieux ». Ceci n'est pas un simple fait mais correspond à la manière dont « Il a plu à Dieu dans sa bonté et sa sagesse de se révéler en personne et de faire connaître le mystère de sa volonté » (Dei Verbum 2). La relation avec Jésus-Christ - médiateur et plénitude de toute la révélation - est toujours contextuelle : elle « a lieu ». Le « lieu », en ce sens, est générateur de l'expérience croyante. C'est aussi un espace herméneutique dans lequel « l'intelligence grandit autant que les choses et les paroles transmises » (Dei Verbum 8) et qui trouve toujours de nouvelles expressions pour l'annonce de la vérité salvifique : le « où » est constitutif de la forme kérygmatique.
Nous vivons une époque où la relation des personnes et des communautés avec la dimension de l'espace est en train de changer profondément. La mobilité humaine, la présence dans un même contexte de cultures et d'expériences religieuses différentes, l'omniprésence de l'environnement numérique (l'infosphère) peuvent être considérés comme des « signes des temps » qu'il convient de discerner.
Les changements en cours et la prise de conscience de la pluralité des visages du Peuple de Dieu appellent à une attention renouvelée aux relations entre les Églises locales qui, en communion entre elles et avec l'Évêque de Rome, constituent l'Église de Dieu, une Église sainte, catholique et apostolique. Dans un monde marqué par la violence et la fragmentation, il apparaît toujours plus urgent de témoigner de l'unité de l'humanité, de son origine commune et de son destin commun, dans une solidarité coordonnée et fraternelle en faveur de la justice sociale, de la paix, de la réconciliation et du soin de la maison commune, en surmontant ainsi le potentiel de division de certaines manières erronées de comprendre la référence à un lieu, à ses habitants et à sa culture.
Le groupe de travail qui prendra en charge cette perspective - transversale aux trois niveaux distincts des relations ecclésiales : local, régional, universel - explorera des points tels que
a) le développement d'une ecclésiologie attentive à la dimension culturelle du peuple de Dieu (en référence à ce que dit le pape François dans Evangelii gaudium, n° 115 : « La grâce suppose la culture, et le don de Dieu s’incarne dans la culture de la personne qui la reçoit »). En effet, il semble nécessaire de traduire également au niveau institutionnel le dynamisme réciproque entre évangélisation de la culture et inculturation de la foi, en donnant de l'espace aux herméneutiques locales, sans que le « local » ne devienne un motif de division et sans que « l'universel » ne se transforme en une forme d'hégémonie ;
b) la référence au « lieu » dans la dynamique de l'annonce, en relation avec le principe selon lequel la « manière appropriée de proclamer la parole révélée doit demeurer la loi de toute évangélisation. C’est de cette façon, en effet, que l’on peut susciter en toute nation la possibilité d’exprimer le message chrétien selon le mode qui lui convient, et que l’on promeut en même temps un échange vivant entre l’Église et les diverses cultures » (Gaudium et spes, n. 44) ;
c) la référence à la particularité du « lieu » et aux exigences de la communion ecclésiale (aux différents niveaux) pour aborder les grandes questions morales et pastorales ;
d) l'impact des phénomènes migratoires qui représentent « une réalité qui transforme les Églises locales en communautés interculturelles. Souvent, les migrants et les réfugiés, dont beaucoup portent les blessures du déracinement, de la guerre et de la violence, deviennent une source de renouveau et d'enrichissement pour les communautés qui les accueillent et une occasion d'établir un lien direct avec des Églises géographiquement éloignées » (RdS 5d) ;
e) l'impact de la culture de l'environnement numérique et des nouvelles technologies sur la notion de « local ». Par exemple, toutes les relations et initiatives, y compris ecclésiales, qui se déroulent en ligne « ont une portée et un champ d’action qui s’étendent au-delà des frontières territoriales habituelles » (RdS 17h) ;
f) les questions canoniques et pastorales ouvertes par l'importante migration des fidèles de l'Orient catholique vers les territoires à majorité latine, pour lesquelles « il est nécessaire que les Églises locales de rite latin, au nom de la synodalité, aident les fidèles orientaux qui ont émigré à préserver leur identité et à cultiver leur patrimoine spécifique, sans subir de processus d'assimilation » (RdS 6c).
VI. Quelques principes de référence transversaux
L'approfondissement des perspectives indiquées peut utilement se référer à quelques principes qui s'appliquent à chacune d'entre elles.
Le premier principe est la mission d'évangélisation comme moteur et raison d'être de l'Église. La promotion de la figure et de la dynamique synodale de l'Église a pour but de manifester et de soutenir de manière crédible et efficace sa mission, qui est le critère ultime de tout discernement. Il faut privilégier ce qui est le plus efficace pour l'annonce de l'Évangile, en ayant le courage d'abandonner ce qui s'avère moins utile ou même un obstacle. C'est cet élan vers la mission qui fait que le processus synodal n'est pas un exercice où l'Église se regarde dans le miroir et se préoccupe de ses propres équilibres, mais qu'il est projeté vers le monde et l'humanité tout entière, en demandant à chaque membre du Peuple de Dieu d'offrir sa contribution irremplaçable. L'œcuménisme du sang (cf. RdS 7d) nous rappelle avec force que le témoignage de l'Évangile jusqu'au don de la vie concerne tous les baptisés, sans distinction d'appartenance confessionnelle : c'est donc la mission commune qui constitue le vecteur du chemin vers l'unité des chrétiens, à partir de formes concrètes de collaboration, qu'il faut continuer à promouvoir et à expérimenter.
Si l'élan missionnaire est constitutif de l'Église et marque chaque moment de son histoire, les défis missionnaires changent au fil du temps. Il faut donc s'efforcer de discerner ceux du monde d'aujourd'hui : si nous ne parvenons pas à les identifier et à y répondre, notre annonce perdra de sa pertinence et de son attrait. L'attention portée aux jeunes, à la culture numérique et à la nécessité d'impliquer les pauvres et les marginalisés dans le processus synodal, porteurs d'un point de vue capable de révéler des dynamiques sociales, économiques et politiques qui, autrement, resteraient cachées, est ancrée dans cette nécessité. Tout changement dans les structures de l'Église doit être conçu pour répondre efficacement aux défis de la mission dans le monde d'aujourd'hui.
Le second principe est la promotion de la participation à la mission, qui est le don et la responsabilité de tous les baptisés, dans l'exercice actif du sensus fidei et de leurs charismes respectifs, en synergie avec l'exercice du ministère d'autorité par les Évêques :
« La circularité entre le sensus fidei dont tous les fidèles sont revêtus, le discernement effectué aux divers niveaux de réalisation de la synodalité, et l’autorité de ceux qui exercent le ministère pastoral de l’unité et du gouvernement, décrit la dynamique de la synodalité. Cette circularité promeut la dignité baptismale et la coresponsabilité de tous, met en valeur la présence des charismes répandus par le Saint-Esprit dans le peuple de Dieu, reconnaît le ministère spécifique des pasteurs en communion collégiale et hiérarchique avec l’Évêque de Rome, garantissant que les processus et les événements synodaux se déroulent dans la fidélité au depositum fidei et dans l’écoute du Saint-Esprit, pour le renouvellement de la mission de l’Église » (Commission théologique internationale, La synodalité dans la vie et la mission de l'Église, n. 72).
La dimension synodale et la dimension hiérarchique ne sont donc pas en concurrence. La tension qui les unit est une source importante de dynamisme. En particulier, les processus de décision sont le lieu pour gérer cette tension de manière créative, afin que chacun puisse exercer sa responsabilité spécifique, sans en être dépossédé.
Le troisième principe est l'articulation entre le local et l'universel, en considérant en même temps la pluralité et la cohérence des niveaux intermédiaires. L'Église une, sainte, catholique et apostolique existe dans et à partir des Églises locales (cf. Lumen Gentium, n° 23) en communion entre elles et avec l'Église de Rome. Chaque Église est, dans le Christ et par l'Esprit Saint, le sujet communautaire, convoqué par la Parole et édifié par les sacrements, dans lequel l'unique peuple de Dieu vit et marche dans un contexte culturel et social spécifique, au sein duquel s'incarne le don de Dieu. En même temps, chaque Église est appelée à partager avec toutes les autres les dons dont elle est enrichie. Cela se réalise à travers le ministère de son Évêque, principe et garant de l'unité dans la participation synodale de tous à sa mission, en communion collégiale avec les autres Évêques cum Petro et sub Petro, au service de toute l'Église (cf. Commission Théologique Internationale, La synodalité dans la vie et la mission de l'Église, n. 61). La synodalité constitue donc le contexte ecclésial approprié pour comprendre et promouvoir la collégialité épiscopale et décrit le chemin à suivre pour promouvoir l'unité et la catholicité dans le discernement des voies à suivre dans chaque Église et dans la communion des Églises. Ce que nous recherchons, c'est une manière adaptée au monde d'aujourd'hui de vivre l'unité dans la diversité, de faire l'expérience de l'interconnexion sans écraser les différences et les particularités, mais aussi sans perdre de vue le fait que certains défis - tels que l'entretien de la maison commune, les migrations ou la culture numérique - ne peuvent être relevés qu'ensemble.
Le quatrième principe, le plus radical et le plus exigeant, mais en même temps capable de donner de l'espérance et de la générosité, est le caractère délicieusement spirituel du processus synodal. Réunis par Dieu le Père, en Jésus-Christ, par la puissance de l'Esprit Saint, les sœurs et les frères dans la foi se rencontrent et s'écoutent, chacun apportant la perspective et la contribution de sa propre vocation, de ses charismes et du ministère reçu. Cette rencontre et cette écoute ne sont pas une fin en soi : elles ouvrent un espace dans lequel il devient possible, ensemble, de discerner la voix de l'Esprit et d'accueillir son appel. À tous les niveaux, nous visons le même résultat : comprendre ce que le Seigneur nous demande de faire et nous préparer à le faire. La tâche des disciples, leur identité même, est de suivre le Maître là où il décide d'aller, de collaborer à une mission de salut qui est originellement la sienne.
VII. Cheminer ensemble vers octobre 2024
Alors que la préparation de la Deuxième Session de la XVIe Assemblée Générale Ordinaire du Synode des Évêques progresse, grâce aussi aux orientations ici formulées, le travail se poursuit sur les deux autres lignes directrices identifiées à partir du Rapport de Synthèse de la Première Session.
La première ligne directrice consiste à maintenir vivante la dynamique synodale dans les Églises locales, afin qu'un nombre croissant de personnes puissent en faire l'expérience directe. Nous réitérons ici l'invitation faite à tous les diocèses de relire le Rapport de Synthèse afin d'identifier les sollicitations les plus significatives pour leur situation et, sur cette base, d'activer « les initiatives les plus appropriées pour impliquer tout le Peuple de Dieu » (Vers octobre 2024, n. 2).
La deuxième orientation consiste à approfondir, de manière synodale, une série de questions de grande importance, qui « demandent d’être traitées au niveau de toute l'Église et en collaboration avec les Dicastères de la Curie romaine » (ibid., Introduction). Des Groupes d’étude sont en train d'être constitués pour approfondir les thèmes identifiés, tels qu'ils sont mieux spécifiés dans le document Groupes d'étude sur des questions soulevées lors de la Première Session de la XVIe Assemblée Générale Ordinaire du Synode des Évêques à approfondir en collaboration avec les Dicastères de la Curie romaine, diffusé en même temps que ce document. « En outre, au service du processus synodal au sens large, la Secrétairerie Générale du Synode activera un « forum permanent » pour approfondir les aspects théologiques, canoniques, pastoraux, spirituels et communicatifs de la synodalité de l'Église, également pour répondre à la demande formulée par la RdS qu’un « travail théologique d'approfondissement de la terminologie et de la compréhension conceptuelle de la notion et de la pratique de la synodalité avant la deuxième session de l'Assemblée soit promu dans un lieu approprié » (RdS 1p) ». Dans l'accomplissement de cette tâche, elle sera assistée par la Commission Théologique Internationale et par une Commission de canonistes établie au service du Synode en accord avec le Dicastère pour les Textes Législatifs.
Il n'est pas possible de tracer une ligne de démarcation claire entre les sujets couverts par les travaux des nombreux groupes activés, à différents niveaux et selon différents axes : il y a beaucoup de connexions, de points de contact et même de chevauchements. L'une des tâches de la Secrétairerie Générale du Synode est de veiller à ce que les travaux se déroulent de manière coordonnée et à l'écoute des résultats progressivement obtenus dans les différents domaines, en donnant des informations appropriées durant la session de l'Assemblée d'octobre 2024.
Vatican, le 14 mars 2024
[00453-FR.01] [Texte original: Italien]
Testo in lingua inglese
GENERAL SECRETARIAT OF THE SYNOD
How to be a synodal Church on mission?
Five perspectives for theological exploration
in view of the Second Session
of the XVI Ordinary General Assembly of the Synod of Bishops
Foreword
“Rather than saying that the Church has a mission, let us affirm that the Church is mission. ‘As the Father has sent me, I also send you’ (Jn 20:21): the Church receives its own mission from Christ, the Father’s Envoy. Supported and guided by the Holy Spirit, she proclaims and bears witness to the Gospel to those who do not know or accept it, with the preferential option for the poor that is rooted in Jesus’ mission. In this way it contributes to the coming of the Kingdom of God, of which it ‘constitutes the seed and the beginning’ (cf. LG 5)” (Synthesis Report of the First Session of the XVI Ordinary General Assembly of the Synod of Bishops [SR], 8a). Growing as a synodal Church is a concrete way to respond, each and all together, to this call and this mission.
Our brothers and sisters who have participated in synodal meetings, especially those who took part in the First Session, have had a real experience of the unity and plurality of the Church. Even in a time like ours, marked by growing inequalities, bitter polarisations and a continuous explosion of conflicts, the Church is, in Christ, a sign and instrument of union with God and unity between people, and is called to be so ever more visibly. Listening to the Holy Spirit, welcoming the testimony of Scripture and reading the signs of the times in faith, She can harmonise differences as an expression of the inexhaustible richness of the mystery of Christ. The experience of the Synod as a practice of unity in diversity thus represents a prophetic word addressed to a world that struggles to believe that peace and concord are possible.
1. The guiding question
The synodal process has made us increasingly aware of our mission. In the First Assembly Session, this awareness progressively “took on flesh”, guiding the path towards the Second Session (October 2024). The document Towards October 2024 (11 December 2023) explains that the time between the First and Second Session finds us engaged in another consultative moment guided by the following question: HOW can we be a synodal Church on mission?
The objective is to identify the paths to take and the tools to adopt in the different contexts and circumstances, so as to enhance the originality of each baptised person and each Church in the unique mission of proclaiming the Risen Lord and His Gospel to the world today. It is therefore not a question of limiting ourselves to the plan of technical or procedural improvements that make the Church’s structures more efficient, but of working on the concrete forms of the missionary commitment to which we are called, in the dynamism between unity and diversity proper to a synodal Church (Towards October 2024, n. 1).
The focus will, therefore, be the theme of everyone’s participation, with our varied vocations, charisms and ministries, in the one mission of proclaiming Jesus Christ to the world. In light of the Church’s missionary transformation, envisaged in the Apostolic Exhortation Evangelii gaudium, according to which “the new evangelisation must imply a new protagonism of each of the baptised” (n. 120), we will reflect on the contribution to the mission that comes from the recognising and promoting the specific gifts of each member of the People of God, and on the relationship between the common work and the ministry of authority of the Pastors. The dynamic connection between the participation of all and the authority of some, in the horizon of communion and mission, will be deepened in its theological meaning, in the practical ways of setting it in motion, and in the reality of canonical structures. This exploration will be articulated on three levels, distinct but interdependent: that of the local Church, that of the groupings of Churches (national, regional, continental), that of the whole Church in the relationship between the primacy of the Bishop of Rome, episcopal collegiality and ecclesial synodality. Identifying the three levels makes it possible to organise the work in view of the Second Session of the Assembly, without forgetting that they are three connected perspectives through which to look at a unitary and organic reality: the life of the missionary synodal Church.
2. Steps towards drafting the Instrumentum laboris for the Second Session
On the basis of the guiding question, a new consultation process was opened, different in character from that of the first phase of the synodal process, as explained in the document Towards October 2024, asking the Bishops’ Conferences and the Eastern Hierarchical Structures to be the reference for this part of the process and to coordinate the collection of contributions from Dioceses and Eparchies, setting out the methods and timing. They will also carry out the in-depth study from the same guiding question at their level and at the continental level, as deemed appropriate and feasible (cf. n.1) The syntheses that will gather the fruit of this consultation, by Episcopal Conferences, Eastern Hierarchical Structures and Dioceses that do not belong to any Episcopal Conference, must reach the General Secretariat of the Synod by 15 May 2024 and will serve as the basis for the drafting of the next Instrumentum laboris.
Other materials will be added to the syntheses, starting with the results of the international meeting “Parish priests for the Synod” (Sacrofano [Rome], 28 April - 2 May 2024), convened to meet the need, repeatedly expressed during the first phase and also during the First Session, to listen to and enhance the experience of priests engaged in pastoral ministry in the local Churches, with a view to their greater involvement in the synodal process.
Lastly, the results of the theological study carried out by five Working Groups activated by the General Secretariat of the Synod, in the wake of what was requested several times by the Assembly and in the spirit of what is foreseen by Article 10 of the Apostolic Constitution Episcopalis communio will also be included in the materials for the Instrumentum laboris. These Groups will be composed of experts, respecting the necessary variety of geographical origin, gender and ecclesial condition, and will work with a synodal method. In particular, three Groups will focus primarily on the three levels indicated above (one Group on each level), while two other Groups will work on the two transversal axes, highlighting the interconnections and interdependencies between the levels, according to the outlines summarised in the following paragraphs.
3. Perspectives to be explored
I. The Synodal Missionary Face of the Local Church
The Synthesis Report approved at the end of the First Session recognises that the co-responsibility of all in the mission “must be the criterion at the basis of the structuring of Christian communities and of the entire local Church with all its services, in all its institutions, in all its organism of communion” (SR 18b). The search for the face and the paths of the missionary synodal Church directly involves every local Church, in the plurality of the subjects that constitute it, without forgetting that the task of bearing witness to the Gospel unites all the baptised, beyond the confessional affiliations, by virtue of the common baptismal dignity. The Working Group, which will take on the perspective of the synodal Church on mission at the local Church level, will explore points such as:
a) the meaning and forms of the diocesan bishop’s ministry as the “visible principle and foundation of unity” (Lumen Gentium, n. 23) of the Church entrusted to him and, in particular, relations with the presbyterate, participatory bodies, consecrated life and ecclesial aggregations, in a missionary perspective (cf. SR 12);
b) the introduction of structures and processes to regularly verify the work of the diocesan bishop and those who carry out a ministry (ordained or non-ordained) in the local Church, fostering accountability (accounting for the exercise of one’s responsibilities) by all, in different ways (cf. SR 12j);
c) the style and mode of operation of participatory bodies. Particular attention will be paid to the relationship between the consultative moment and the deliberative moment in decision-making processes (cf. SR 18g), ensuring that women too, where this is not yet the case, can participate in decision-making processes and take on roles of responsibility in pastoral care and ministry (cf. SR 9m);
d) the presence and service of instituted ministries and de facto ministries, which can contribute to configure in a more choral and effective way the work of evangelisation of the local Church in the territory and between cultures, enhancing the charisms and the role of the laity in carrying out the mission of the Church (cf. SR 8d-e), with respect for their specificity (cf. SR 8f) and in relation to the tension between the mission of sanctification of temporal realities and the carrying out of tasks and ministries within the Church (cf. SR 8j), also considering the opportunity to establish new ministries (cf. SR 8n and 16p).
Particular attention must be paid to “recognising and valuing the contribution of women and increasing the pastoral responsibilities entrusted to them in all areas of the Church’s life and mission. In order to give better expression to everyone’s charisms and better respond to pastoral needs, how can the Church include more women in existing roles and ministries? If new ministries are needed, at what level and in what way?” (SR 9i).
II. The missionary synodal face of church groupings
In 2015, in his Address for the commemoration of the 50th anniversary of the Institution of the Synod of Bishops, Pope Francis affirmed that “the second level of the exercise of synodality is that of Ecclesiastical Provinces and Regions, Particular Councils and in a special way Episcopal Conferences”, referring to canons 495-514 of the Code of Canon Law, regarding groupings of particular Churches. He emphasised the need and urgency to “reflect in order to realise even more, through these bodies, the intermediate instances of collegiality, perhaps integrating and updating some aspects of the ancient ecclesiastical order. The Council’s wish that these bodies could contribute to increasing the spirit of episcopal collegiality has not yet been fully realised. We are halfway, part of the way’. It thus points in the direction of a ‘healthy decentralisation’, already expressed in the Apostolic Exhortation Evangelii gaudium (n. 16), later taken up in the Apostolic Constitution Praedicate Evangelium (II,2). The Working Group, which will take on the perspective of the synodal Church on mission at the level of the groupings of Churches, will explore points such as:
a) ways and conditions that make possible the effective exchange of gifts between the Churches (cf. SR 4m), sharing “spiritual treasures, apostolic workers and material resources” (Lumen Gentium, n. 13);
b) the statute of the Episcopal Conferences in a missionary synodal Church, so that they may grow as subjects of the exercise of collegiality in an all-synodal Church, also by increasing their own doctrinal and disciplinary authority, without limiting either the power proper to each Bishop in his Church, or that of the Bishop of Rome as the visible principle and foundation of unity of the whole Church (cf. SR 19);
c) the opportunity to expand the structures of communion between the Churches beyond the level of the Episcopal Conferences, considering how to specify the status of the bodies that group the local Churches of a continental or sub-continental area, taking into account the needs of a fruitful dialogue with cultures and societies in a missionary perspective (cf. SR 19).
III. The missionary synodal face of the universal Church
The ongoing synodal process is bringing out a new way of exercising the Petrine ministry. Thus, at the level of the universal Church, the question of the relationship between ecclesial synodality, episcopal collegiality and the primacy of the Bishop of Rome is emerging (cf. SR 13a). The Working Group that will take up this perspective will explore points such as:
a) the contribution that the Eastern Churches can offer for a deepening of the doctrine of the Petrine primacy, illuminating its intrinsic link with episcopal collegiality and ecclesial synodality (cf. SR 6d);
b) the contribution of the ecumenical path “to the Catholic understanding of primacy, collegiality, synodality and their mutual relations” (SR 13b);
c) the role of the Roman Curia, as a body at the service of the universal ministry of the Bishop of Rome, in a synodal Church, considering the relations between the Curia and the local Churches, the Curia and the Episcopal Conferences, the Curia and the Synod of Bishops, in the spirit of the Apostolic Constitution Praedicate Evangelium (cf. SR 13c-d);
d) the ways of exercising episcopal collegiality in a synodal Church, taking into account the doctrine of the Second Vatican Council and the theological and canonical developments of the post-conciliar period;
e) the peculiar identity of the Synod of Bishops, articulating in particular the specific role of Bishops and the participation of the People of God in all the phases of the synodal process (cf. SR 20).
IV. The Synodal Method
To open minds and hearts to welcome Christ present in His Spirit, we are called to meditation on Sacred Scripture, prayer and mutual listening, in readiness for personal and community conversion. Listening to one another, in particular, requires the constant exercise of practices that foster at all levels of the Church’s life the articulation of four dimensions: spiritual, institutional, procedural, liturgical.
Throughout the journey so far, and especially in the course of the First Session, the practice of “conversation in the Spirit” has been tested and recognised as capable of supporting and expressing the spiritual dimension of the journey we are on. Practising “conversation in the Spirit” does not mean following a codified technique, but embarking on a path that gives expression to the Church’s per se colloquial nature, which springs from the dialogue with which God himself, communicating his life, “speaks to men as friends and converses [conversatur] with them” (Dei Verbum, 2).
At the same time, the synodal method calls for care to be taken of the institutional dimension, proper to the bodies and events in which the life and mission of the Church are expressed, and of the procedural dimension, paying particular attention to the relationship between decision-making and decision-taking.
These three dimensions should not be conceived as separate: they are distinct aspects, each requiring specific attention, to be thought of and lived in their dynamic unity. Finally, since the liturgy is both a mirror and nourishment of the life of the Church, the work will also concern the liturgical dimension: “If the Eucharist gives form to synodality, the first step to be taken is to honour its grace with a celebratory style that matches the gift and with an authentic fraternity” (SR 3k).
The Working Group, which will take on the transversal perspective of the synodal method, will explore points such as:
a) the fruitful relationship between the liturgical and sacramental rootedness of the Church’s synodal life (listening to the Word and celebrating the Eucharist) and the practice of ecclesial discernment;
b) a better clarification of the configuration of the ‘conversation in the Spirit’, taking into account the plurality of declinations it knows from the experience of multiple ecclesial spiritualities and different cultural contexts (cf. SR 2i-j);
c) the invitation formulated by the First Session of the Synodal Assembly, on the one hand, to “clarify how conversation in the Spirit can integrate the contributions of theological thought and the human and social sciences” (SR 2h), and on the other hand, for “experts in the various fields of knowledge to mature a spiritual wisdom that allows their specialised expertise to become a true ecclesial service” (SR 15i) through mutual listening, dialogue and participation in community discernment;
d) focusing on the criteria for theological and disciplinary discernment, clarifying the circular relationship, in obedience to Revelation and listening to the signs of the times, between the sensus fidei of the People of God and the Magisterium of the Pastors, in the perspective of the “change of epoch” we are living through;
e) the articulation between ‘decision making’ and ‘decision taking’ in the ecclesiological perspective of the relationship between the participation of all and the specific exercise of authority by some, identifying and specifying the spheres of competence (doctrinal, pastoral, cultural) of the different ecclesial subjects and of the different bodies and events in which the practice of synodality is expressed;
f) the promotion of a celebratory style appropriate to a synodal Church, which enables the common participation of all to be experienced and witnessed, while respecting and promoting the specificity of the roles, charisms and ministries of each.
V. The ‘place’ of the synodal Church on mission
The current synodal process clearly shows how the reference to the principle of ‘mutual interiority’ between the local Churches and the universal Church favours the symphonic exercise of synodality, collegiality and primacy at different levels (local, regional, universal). The ‘place’ in which the Church is called to live communion, participation and mission is made up of many ‘places’. This is not only a fact but corresponds to the way in which “it pleased God, in his goodness and wisdom, to reveal himself [reveal himself in person] and to manifest the mystery of his will” (Dei Verbum 2). The relationship with Jesus Christ - mediator and fullness of the entire revelation - is always contextual: it ‘takes place’. The ‘place’, in this sense, is generative of the believing experience. It is also a hermeneutical space in which “the understanding of things as well as of the words transmitted grows” (Dei Verbum 8) and the proclamation of salvific truth finds ever new expressions: the “where” is constitutive of the kerygmatic form.
We live in a time in which the spatial dimension of the relationship between people and communities is profoundly changing. Human mobility, the presence of different cultures and religious experiences in the same context, and the pervasiveness of the digital environment (the infosphere) can be considered ‘signs of the times’ that need to be discerned.
The changes taking place and the awareness of the plurality of the faces of the People of God call for renewed attention to the relationships between the local Churches that, in communion with each other and with the Bishop of Rome, constitute the Church of God, a holy catholic and apostolic Church. In a world marked by violence and fragmentation, a witness to the unity of humanity, its common origin and common destiny, in a coordinated and fraternal solidarity towards social justice, peace, reconciliation and the care of the common home, thus overcoming the divisive potential of some erroneous ways of understanding the reference to a place, its inhabitants and its culture, appears ever more urgent.
The working group that will take this perspective - transversal to the three distinct levels of ecclesial relations: local, regional, universal - will explore points such as:
a) the development of an ecclesiology attentive to the cultural dimension of the People of God (with reference to what Pope Francis says in Evangelii gaudium, n. 115: “Grace presupposes culture, and the gift of God is incarnated in the culture of those who receive it”). In fact, it seems necessary to translate also on the institutional level the dynamism of reciprocity between evangelisation of culture and inculturation of the faith, giving space to local hermeneutics, without ‘the local’ becoming a reason for division and without ‘the universal’ turning into a form of hegemony;
b) the reference to ‘place’ in the dynamics of proclamation, in relation to the principle that ‘the adaptation of the preaching of the revealed word must remain the law of all evangelisation. In this way, in fact, the ability of each people to express the message of Christ in its own way is stimulated, and at the same time a vital exchange between the Church and the different cultures of peoples is promoted” (Gaudium et spes, n. 44);
c) the reference to the particularity of ‘place’ and the requirements of ecclesial communion (at the different levels) in addressing the major moral and pastoral issues;
d) the impact of migratory phenomena that represent “a reality that reshapes local Churches as intercultural communities. Often migrants and refugees, many of whom bear the wounds of uprooting, war and violence, become a source of renewal and enrichment for the communities that welcome them and an opportunity to establish direct links with geographically distant Churches” (SR 5d);
e) the impact of the culture of the digital environment and new technologies on the notion of the ‘local’. For example, all relations and initiatives, including ecclesial ones, that take place online “have a scope and reach that extend beyond the traditionally understood territorial boundaries” (SR 17h);
f) the canonical and pastoral issues opened up by the substantial migration of the faithful of the Catholic East to territories with a Latin majority, for which “it is necessary that the local Churches of the Latin rite, in the name of synodality, help the emigrated Eastern faithful to preserve their identity and cultivate their specific heritage, without undergoing processes of assimilation” (SR 6c).
4. Some transversal points of reference
The deepening of the indicated perspectives can usefully refer to some principles that apply to each of them.
The first principle is the mission of evangelisation as the driving force and raison d’être of the Church. The promotion of the figure and synodal dynamic of the Church has the purpose of credibly and effectively manifesting and supporting its mission, which is the ultimate criterion of all discernment. What is most effective in terms of the proclamation of the Gospel must be privileged, finding the courage to abandon what proves to be less useful or even an obstacle. It is this drive towards mission that ensures that the synodal process is not an exercise whereby the Church looks in the mirror and worries about its own balances but is projected towards the world and the whole of humanity, asking each member of the People of God to make his or her own irreplaceable contribution. The ecumenism of blood (cf. SR 7d) reminds us in a powerful way that witnessing to the Gospel to the point of giving one’s life is all the baptised, without distinction of confessional affiliation: it is, therefore, the common mission that constitutes the vector of the path towards Christian unity, starting from concrete forms of collaboration, which we must continue to promote and experiment.
If the drive for mission is constitutive of the Church and marks every moment of her history, missionary challenges will change over time. An effort must, therefore, be made to discern those of today’s world: if we fail to identify and respond to them, our proclamation will lose relevance and attractiveness. Rooted in this need is the focus on young people, on digital culture, and the need to involve the poor and marginalised in the synodal process, bearers of a point of view capable of revealing social, economic and political dynamics that might otherwise remain hidden. Any changes in Church structures must be designed to be effective in responding to the challenges of mission in today’s world.
The second principle is the promotion of participation in the mission, which is the gift and responsibility of all the baptised, in the active exercise of the sensus fidei and their respective charisms, in synergy with the exercise of the ministry of authority by the Bishops:
“The circularity between the sensus fidei with which all the faithful are endowed, the discernment carried out at the different levels of the realisation of synodality, and the authority of those who exercise the pastoral ministry of unity and governance describes the dynamic of synodality. Such a circularity promotes the baptismal dignity and co-responsibility of all, enhances the presence of the charisms spread by the Holy Spirit in the People of God, recognises the specific ministry of the Pastors in collegial and hierarchical communion with the Bishop of Rome, and ensures that synodal processes and events take place in fidelity to the depositum fidei and in listening to the Holy Spirit for the renewal of the Church’s mission” (International Theological Commission, Synodality in the Life and Mission of the Church, n. 72).
Synodal dimension and hierarchical dimension are therefore not in competition. The tension that unites them is an important source of dynamism. In particular, decision-making processes are the place to creatively handle this tension so that each one is allowed to exercise its specific responsibility without being dispossessed of it.
The third principle is the articulation between local and universal, while considering the plurality and consistency of the intermediate levels. The one, holy, catholic and apostolic Church exists in and from the local Churches (cf. Lumen Gentium, n. 23) in communion with each other and with the Church of Rome. Each Church is, in Christ and through the Holy Spirit, the community subject, convoked by the Word and edified by the Sacraments, in which the one People of God lives and walks in a specific cultural and social context, within which the gift of God is embodied. At the same time, each Church is called to share with all the others the gifts with which it is enriched. This is achieved through the ministry of its Bishop, the principle and guarantor of unity in the synodal participation of all in its mission, in collegial communion with the other Bishops cum Petro and sub Petro at the service of the whole Church (cf. International Theological Commission, Synodality in the Life and Mission of the Church, n. 61). Synodality therefore constitutes the appropriate ecclesial context for understanding and promoting episcopal collegiality and describes the path to be followed to promote unity and catholicity in the discernment of ways forward in each Church and in the communion of Churches. What we are looking for is a way that is appropriate to today’s world to live unity in diversity, experiencing interconnectedness without crushing differences and peculiarities, but also without losing sight of the fact that some challenges—such as care for the common home, migration or digital culture—can only be taken up together.
The fourth principle, the one most radical and demanding but at the same time capable of giving hope and generativity, is the exquisitely spiritual character of the synodal process. Gathered together by God the Father, in Jesus Christ, by the power of the Holy Spirit, sisters and brothers in the faith meet and listen to each other, each bringing the perspective and contribution of his or her own vocation, charisms and ministry received. This meeting and listening are not an end in themselves: they open up a space in which it becomes possible, together, to discern the voice of the Spirit and welcome his call. At all levels, we aim at the same result: to understand what the Lord is asking us to do and to be prepared to do it. The disciples’ task, indeed their very identity, is to follow the Master wherever he decides to go, to collaborate in a mission of salvation that is originally his.
5. Walking together towards October 2024
As the preparation for the Second Session of the XVI Ordinary General Assembly of the Synod of Bishops advances, also thanks to the orientations formulated here, work continues on the other two guidelines identified from the Synthesis Report of the First Session.
The first guideline is to keep the synodal dynamic alive in the local Churches, so that an increasing number of people can experience it directly. We repeat the invitation to all the dioceses to reread the Synthesis Report in order to identify the most significant solicitations for their situation and, on the basis of these, activate “the most appropriate initiatives to involve the entire People of God” (Towards October 2024, n. 2).
The second guideline consists in deepening, in a synodal manner, a series of issues of great importance, which “require to be dealt with at the level of the whole Church and in collaboration with the Dicasteries of the Roman Curia” (ibid., Introduction). Study Groups are being set up to set out the in-depth study of the themes identified, as better specified in the document Study Groups for questions raised in the First Session of the XVI Ordinary General Assembly of the Synod of Bishops to be explored in collaboration with the Dicasteries of the Roman Curia, circulated at the same time as this one. “In addition, at the service of the synodal process in a broader sense, the General Secretariat of the Synod will activate a “permanent forum” to deepen the theological, canonical, pastoral, spiritual and communicative aspects of the Church’s synodality, also to respond to the request formulated by the SR “to promote, in appropriate forums, theological work of deepening the terminological and conceptual understanding of the notion and practice of synodality” (SR 1p). In carrying out this task, it will be assisted by the International Theological Commission and by a canonical Commission established at the service of the Synod in agreement with the Dicastery for Legislative Texts.
It is not possible to draw a clear dividing line between the subjects covered by the work of the many groups that have been activated: there are many connections, points of contact and even overlapping at different levels and along different axes. One of the tasks of the General Secretariat of the Synod is to ensure that the work proceeds in a coordinated manner and to listen to the results gradually achieved in the various areas so as to provide appropriate information to the Assembly Session in October 2024.
Vatican, 14 March 2024
[00453-EN.01] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua spagnola
SECRETARÍA GENERAL DEL SÍNODO
¿Cómo ser una Iglesia sinodal en misión?
Cinco perspectivas para profundizar teológicamente con vistas a la Segunda Sesión
de la XVI Asamblea General Ordinaria del Sínodo de los Obispos
Prefacio
«Más que decir que la Iglesia tiene una misión, afirmamos que la Iglesia es misión. “Como el Padre me ha enviado, así también os envío yo” (Jn 20,21): La Iglesia recibe de Cristo, el Enviado
del Padre, la propia misión. Sostenida y guiada por el Espíritu Santo, ella anuncia y da testimonio del Evangelio a cuantos no lo conocen o no lo acogen, con la opción preferencial por los pobres, enraizada en la misión de Jesús. De este modo, contribuye a la llegada del Reino de Dios, del que “constituye el germen e inicio” (cf. LG 5)» (Informe de Síntesis de la Primera Sesión de la XVI Asamblea General Ordinaria del Sínodo de los Obispos [IdS], 8a). Crecer como Iglesia sinodal es una manera concreta de responder, todos y cada uno, a esta llamada y misión.
Los hermanos y hermanas que participaron en las reuniones sinodales, y en particular los participantes en la Primera Sesión, tuvieron una experiencia concreta de la unidad y la pluralidad de la Iglesia. Incluso en un tiempo como el nuestro, marcado por crecientes desigualdades, amargas polarizaciones y una continua explosión de conflictos, la Iglesia es en Cristo signo e instrumento de unión con Dios y de unidad entre los hombres, y está llamada a serlo cada vez más visiblemente. Escuchando al Espíritu Santo, acogiendo el testimonio de la Escritura y escrutando con fe los signos de los tiempos, puede armonizar las diferencias como expresión de la inagotable riqueza del misterio de Cristo. La experiencia del Sínodo como práctica de la unidad en la diversidad representa así una palabra profética dirigida a un mundo que se esfuerza por creer que la paz y la concordia son posibles.
1. La pregunta que guía
El proceso sinodal nos ha hecho cada vez más conscientes de nuestra misión. En la Primera Sesión de la Asamblea, esta conciencia fue “tomando cuerpo” progresivamente, guiando el camino hacia la Segunda Sesión (octubre de 2024). El tiempo transcurrido entre la Primera y la Segunda Sesión -explica el documento Hacia octubre de 2024 (11 de diciembre de 2023)- nos ve comprometidos en una nueva fase consultiva a partir de la pregunta orientadora: ¿Cómo ser una Iglesia sinodal en misión?
“El objetivo es identificar los caminos a seguir y los instrumentos a adoptar en los diferentes contextos y circunstancias, para potenciar la originalidad de cada bautizado y de cada Iglesia en la misión única de anunciar al Señor Resucitado y su Evangelio al mundo de hoy. No se trata, por tanto, de limitarse al plan de mejoras técnicas o de procedimiento que hagan más eficaces las estructuras de la Iglesia, sino de trabajar en las formas concretas del compromiso misionero al que estamos llamados, en el dinamismo entre unidad y diversidad propio de una Iglesia sinodal” (Hacia octubre de 2024, n. 1).
La atención se centrará, por tanto, en el tema de la participación de todos, en la variedad de vocaciones, carismas y ministerios, en la única misión de anunciar a Jesucristo al mundo. A la luz de esa transformación misionera de la Iglesia prevista en la Exhortación apostólica Evangelii gaudium, según la cual “la nueva evangelización debe implicar un nuevo protagonismo de cada uno de los bautizados” (n. 120), reflexionaremos sobre la contribución a la misión que puede provenir del reconocimiento y la promoción de los dones específicos de cada miembro del Pueblo de Dios, y sobre la relación entre la obra común y el ministerio de autoridad de los Pastores. El nexo dinámico entre la participación de todos y la autoridad de algunos, en el horizonte de la comunión y de la misión, será profundizado en su significado teológico, en las modalidades prácticas de su aplicación y en la concreción de las disposiciones canónicas. La profundización se articulará en tres niveles, distintos pero interdependientes: el de la Iglesia local, el de las agrupaciones de Iglesias (nacional, regional, continental), el de toda la Iglesia en la relación entre el primado del Obispo de Roma, la colegialidad episcopal y la sinodalidad eclesial. La indicación de los tres niveles permite organizar los trabajos con vistas a la Segunda Sesión de la Asamblea, sin olvidar que se trata de tres perspectivas conectadas a través de las cuales mirar una realidad unitaria y orgánica: la vida de la Iglesia sinodal misionera.
2. Pasos hacia la redacción del Instrumentum laboris para la Segunda Sesión
A partir de la pregunta orientadora, se abre un nuevo proceso de consulta, con características diferentes al de la primera fase del proceso sinodal, como se explica en el documento Hacia octubre de 2024, pidiendo a las Conferencias Episcopales y a las Estructuras Jerárquicas Orientales que sean la referencia para esta parte del proceso y coordinen la recogida de aportaciones de Diócesis y Eparquías, estableciendo los métodos y el calendario. También llevarán a cabo el estudio en profundidad partiendo de la misma pregunta orientadora a su nivel y a nivel continental, según se considere apropiado y factible (cf. Hacia octubre de 2024, n. 1) Las síntesis que recogerán el fruto de esta consulta, por parte de las Conferencias Episcopales, las Estructuras Jerárquicas Orientales y las Diócesis que no pertenecen a ninguna Conferencia Episcopal, deberán llegar a la Secretaría General del Sínodo antes del 15 de mayo de 2024 y servirán de base para la redacción del Instrumentum laboris.
A las síntesis se añadirán otros materiales, a partir de los resultados del encuentro internacional “Párrocos para el Sínodo” (Sacrofano [Roma], 28 de abril - 2 de mayo de 2024), convocado para responder a la necesidad, repetidamente expresada durante la primera fase y también durante la Primera Sesión, de escuchar y valorizar la experiencia de los sacerdotes comprometidos en el ministerio pastoral en las Iglesias locales, con vistas a su mayor implicación en el proceso sinodal.
Por último, los resultados del estudio teológico llevado a cabo por cinco Grupos de Trabajo activados por la Secretaría General del Sínodo, en la estela de lo solicitado varias veces por la Asamblea y en el espíritu de lo previsto por el artículo 10 de la Constitución Apostólica Episcopalis communio sobre el Sínodo de los Obispos, se incluirán también en los materiales subyacentes al Instrumentum laboris. Estos Grupos estarán compuestos por expertos, respetando la necesaria variedad de procedencia geográfica, sexo y condición eclesial, y trabajarán con un método sinodal. En particular, tres Grupos se centrarán principalmente en los tres niveles arriba indicados (un Grupo en cada nivel), mientras que otros dos Grupos trabajarán en los dos ejes transversales, poniendo de relieve las interconexiones e interdependencias entre los niveles, según las líneas generales que se resumen en los párrafos siguientes.
3. Perspectivas para explorar
I. El rostro sinodal misionero de la Iglesia local
El Informe de Síntesis aprobado al final de la Primera Sesión reconoce que la corresponsabilidad de todos en la misión “debe ser el criterio base de la estructuración de las comunidades cristianas y de la entera Iglesia local con todos sus servicios, en todas sus instituciones, en cada organismo de comunión” (IdS 18b). La búsqueda del rostro y de los caminos de la Iglesia sinodal misionera implica directamente a cada Iglesia local, en la pluralidad de los sujetos que la constituyen, sin olvidar que la tarea de dar testimonio del Evangelio une a todos los bautizados, más allá de las pertenencias confesionales, en virtud de la común dignidad bautismal. El Grupo de Trabajo, que asumirá la perspectiva de la Iglesia sinodal en misión a nivel de Iglesia local, explorará puntos como:
a) el sentido y las formas del ministerio del Obispo diocesano como “principio y fundamento perpetuo y visible de unidad” (Lumen Gentium, n. 23) de la Iglesia a él confiada y, en particular, las relaciones con el presbiterio, los órganos de participación, la vida consagrada y las agregaciones eclesiales, en una perspectiva misionera (cf. IdS 12);
b) la introducción de estructuras y procesos para la verificación periódica del trabajo del Obispo diocesano y de quienes ejercen un ministerio (ordenado o no ordenado) en la Iglesia local, favoreciendo el accountability (dar cuenta del ejercicio de las propias responsabilidades) por parte de todos, de diferentes maneras (IdS 12j);
c) el estilo y el modo de funcionamiento de los órganos de participación. Se prestará especial atención a la relación entre el momento consultivo y el momento deliberativo en los procesos de toma de decisiones (cf. IdS 18g), garantizando que también las mujeres, allí donde todavía no sea el caso, puedan participar en los procesos de toma de decisiones y asumir funciones de responsabilidad en la atención pastoral y el ministerio (cf. IdS 9m);
d) la presencia y el servicio de los ministerios instituidos y de los ministerios de hecho, que pueden contribuir a configurar de manera más coral y eficaz la obra de evangelización de la Iglesia local en el territorio y entre las culturas, valorizando los carismas y el papel de los laicos en la realización de la misión de la Iglesia (cf. IdS 8d-e), en el respeto de su especificidad (cf. IdS 8f) y en relación con la tensión entre la misión de santificación de las realidades temporales y el desempeño de oficios y ministerios IdS 8d-e), respetando su especificidad (cf. IdS 8f) y en relación con la tensión entre la misión de santificación de las realidades temporales y el desempeño de oficios y ministerios dentro de la Iglesia (cf. IdS 8j), considerando también la oportunidad de establecer nuevos ministerios (cf. IdS 8n y 16p). Se debe prestar especial atención a “reconocer y valorar la contribución de las mujeres y aumentar las responsabilidades pastorales que se les confían en todos los ámbitos de la vida y la misión de la Iglesia”. Para expresar mejor los carismas de todos y responder mejor a las necesidades pastorales, ¿cómo puede la Iglesia incluir a más mujeres en las funciones y ministerios existentes? Si se necesitan nuevos ministerios, ¿a qué nivel y de qué manera?” (IdS 9i).
II. El rostro sinodal misionero de las agrupaciones de Iglesias
En 2015, en su Discurso para la conmemoración del 50 aniversario de la Institución del Sínodo de los Obispos, el Papa Francisco afirmó que “el segundo nivel del ejercicio de la sinodalidad es el de las Provincias y Regiones eclesiásticas, los Concilios particulares y, de modo especial, las Conferencias Episcopales”, refiriéndose a los cánones 431-459 del Código de Derecho Canónico, relativos a las agrupaciones de Iglesias particulares. Subrayó la necesidad y la urgencia de “reflexionar para realizar aún más, a través de estos organismos, las instancias intermedias de colegialidad, integrando y actualizando quizás algunos aspectos del antiguo orden eclesiástico. El deseo del Concilio de que estos órganos pudieran contribuir a acrecentar el espíritu de colegialidad episcopal no se ha realizado todavía plenamente. Estamos a mitad de camino, a parte del camino”. Apunta así en la dirección de una “sana descentralización”, ya expresada en la Exhortación Apostólica Evangelii gaudium (n. 16), recogida después en la Constitución Apostólica Praedicate Evangelium (II,2). El Grupo de Trabajo, que asumirá la perspectiva de la Iglesia sinodal en misión a nivel de las agrupaciones de Iglesias, explorará puntos como:
a) modos y condiciones que hagan posible el intercambio efectivo de dones entre las Iglesias (cf. IdS 4m), compartiendo “riquezas espirituales, obreros apostólicos y ayudas temporales” (Lumen Gentium, n. 13)
b) el estatuto de las Conferencias Episcopales en una Iglesia sinodal misionera, para que crezcan como sujetos del ejercicio de la colegialidad en una Iglesia toda sinodal, aumentando también la propia autoridad doctrinal y disciplinar, sin limitar ni la potestad propia de cada Obispo en su propia Iglesia, ni la del Obispo de Roma como principio visible y fundamento de la unidad de toda la Iglesia (cf. IdS 19)
c) la oportunidad de ampliar las estructuras de comunión entre las Iglesias más allá del nivel de las Conferencias Episcopales, considerando cómo especificar el estatuto de los organismos que agrupan a las Iglesias locales de un área continental o subcontinental, teniendo en cuenta las necesidades de un diálogo fecundo con las culturas y las sociedades en una perspectiva misionera (cf. IdS 19).
III. El rostro misionero sinodal de la Iglesia universal
El proceso sinodal en curso está dando lugar a un nuevo modo de ejercer el ministerio petrino. Así, a nivel de la Iglesia universal, se plantea la cuestión de la relación entre la sinodalidad eclesial, la colegialidad episcopal y el primado del Obispo de Roma (cf. IdS 13a). El Grupo de Trabajo que se ocupará de esta perspectiva explorará puntos como:
a) la contribución que las Iglesias de Oriente pueden ofrecer para una profundización de la doctrina del primado petrino, aclarando su vínculo intrínseco con la colegialidad episcopal y la sinodalidad eclesial (cf. IdS 6d)
b) la contribución de la vía ecuménica “a la comprensión católica del primado, de la colegialidad, de la sinodalidad y de sus mutuas relaciones” (IdS 13b)
c) el papel de la Curia Romana, como órgano al servicio del ministerio universal del Obispo de Roma, en una Iglesia sinodal, considerando las relaciones entre la Curia y las Iglesias locales, la Curia y las Conferencias Episcopales, la Curia y el Sínodo de los Obispos, en el espíritu de la Constitución Apostólica Praedicate Evangelium (cf. IdS 13c-d)
d) las modalidades de ejercicio de la colegialidad episcopal en una Iglesia sinodal, teniendo en cuenta la doctrina del Concilio Vaticano II y los desarrollos teológicos y canónicos del postconcilio;
e) la identidad propia del Sínodo de los Obispos, articulando en particular el papel específico de los Obispos y la participación del Pueblo de Dios en todas las fases del proceso sinodal (cf. IdS 20)
IV. El método sinodal
Para abrir las mentes y los corazones a la acogida de Cristo presente en su Espíritu, estamos llamados a la meditación de la Sagrada Escritura, a la oración y a la escucha mutua, en disposición de conversión personal y comunitaria. La escucha recíproca, en particular, requiere el ejercicio constante de prácticas que favorezcan, en todos los niveles de la vida de la Iglesia, la articulación de cuatro dimensiones: espiritual, institucional, procedimental y litúrgica.
A lo largo del camino recorrido hasta ahora, y especialmente en el curso de la Primera Sesión, la práctica de la “conversación en el Espíritu” ha sido probada y reconocida como capaz de sostener y expresar la dimensión espiritual del camino que estamos recorriendo. Practicar la “conversación en el Espíritu” no significa seguir una técnica codificada, sino emprender un camino que dé expresión a la naturaleza coloquial per se de la Iglesia, que brota del diálogo con el que Dios mismo, comunicando su vida, “habla a los hombres como amigos (conversatur), movido por su gran amor y mora con ellos” (Dei Verbum, n. 2).
Al mismo tiempo, el método sinodal exige que se preste atención a la dimensión institucional, propia de los organismos y eventos en los que se expresan la vida y la misión de la Iglesia, y a la dimensión procedimental, prestando especial atención a la relación entre la elaboración de decisiones (decision making) y la toma de decisiones (decision taking).
Estas tres dimensiones no deben concebirse como separadas: son aspectos distintos, cada uno de los cuales requiere una atención específica, que debe pensarse y vivirse en su unidad dinámica. Por último, dado que la liturgia es a la vez espejo y alimento de la vida de la Iglesia, los trabajos se referirán también a la dimensión litúrgica: “Si la Eucaristía da forma a la sinodalidad, el primer paso que hay que dar es honrar su gracia con un estilo celebrativo a la altura del don y con auténtica fraternidad” (IdS 3k).
El Grupo de Trabajo, que asumirá la perspectiva transversal del método sinodal, explorará puntos como:
a) la fecunda relación entre el arraigo litúrgico y sacramental de la vida sinodal de la Iglesia (escucha de la Palabra y celebración de la Eucaristía) y la práctica del discernimiento eclesial;
b) una mejor clarificación de la configuración de la conversación en el Espíritu” teniendo en cuenta la pluralidad de declinaciones que conoce a partir de la experiencia de múltiples espiritualidades eclesiales y de diferentes contextos culturales (cf. IdS 2i-j);
c) la invitación formulada por la Primera Sesión de la Asamblea Sinodal, por una parte, a “aclarar en qué modo la conversación en el Espíritu puede integrar las aportaciones del
pensamiento teológico y de las ciencias humanas y sociales” (IdS 2h), y por otra, a que “los expertos en los diferentes campos del saber a madurar una sabiduría espiritual que haga de su competencia especializada un verdadero servicio eclesial” (IdS 15i) mediante la escucha mutua, el diálogo y la participación en el discernimiento comunitario;
d) la focalización de los criterios de discernimiento teológico y disciplinar, clarificando la relación circular, en obediencia a la Revelación y a la escucha de los signos de los tiempos, entre el sensus fidei de todo el Pueblo de Dios y el Magisterio de los Pastores, en la perspectiva del “cambio de época” que estamos viviendo;
e) la articulación entre elaboración de decisiones (decision making) y toma de decisiones (decision taking) en la perspectiva eclesiológica de la relación entre la participación de todos y el ejercicio específico de la autoridad por parte de algunos, identificando y especificando las esferas de competencia (doctrinal, pastoral, cultural) de los distintos sujetos eclesiales y de los distintos organismos y eventos en los que se expresa la práctica de la sinodalidad;
f) La promoción de un estilo celebrativo adecuado a una Iglesia sinodal, que permita vivir y testimoniar la participación común de todos, respetando y promoviendo la especificidad de las funciones, carismas y ministerios de cada uno.
V. El “lugar” de la Iglesia sinodal en la misión
El actual proceso sinodal muestra claramente cómo la referencia al principio de “interioridad recíproca” entre las Iglesias locales y la Iglesia universal favorece el ejercicio sinfónico de la sinodalidad, la colegialidad y la primacía a distintos niveles (local, regional, universal). El “lugar” en el que la Iglesia está llamada a vivir la comunión, la participación y la misión está constituido por muchos “lugares”. Esto no es sólo un hecho, sino que corresponde al modo en que “Dispuso Dios en su sabiduría revelarse [revelarse en persona] a Sí mismo y dar a conocer el misterio de su voluntad” (Dei Verbum, n. 2). La relación con Jesucristo -mediador y plenitud de toda la revelación- es siempre contextual: “tiene lugar”. El “lugar”, en este sentido, es generador de la experiencia creyente. Es también un espacio hermenéutico en el que “va creciendo en la comprensión de las cosas y de las palabras transmitidas” (Dei Verbum, n. 8) y el anuncio de la verdad salvífica encuentra expresiones siempre nuevas: el “dónde” es constitutivo de la forma kerigmática.
Vivimos en una época en la que la relación de las personas y las comunidades con la dimensión del espacio está cambiando profundamente. La movilidad humana, la presencia en un mismo contexto de culturas y experiencias religiosas diferentes, la omnipresencia del entorno digital (la infosfera) pueden considerarse “signos de los tiempos” que es necesario discernir.
Los cambios que se están produciendo y la conciencia de la pluralidad de los rostros del Pueblo de Dios exigen una renovada atención a las relaciones entre las Iglesias locales que, en comunión entre sí y con el Obispo de Roma, constituyen la Iglesia de Dios, santa, católica y apostólica. En un mundo marcado por la violencia y la fragmentación, parece cada vez más urgente dar testimonio de la unidad de la humanidad, de su origen común y de su destino común, en una solidaridad coordinada y fraterna hacia la justicia social, la paz, la reconciliación y el cuidado de la casa común, superando así el potencial divisorio de algunas formas erróneas de entender la referencia a un lugar, a sus habitantes y a su cultura.
El grupo de trabajo que asumirá esta perspectiva -transversal a los tres niveles distintos de relaciones eclesiales: local, regional, universal- explorará puntos como:
a) el desarrollo de una eclesiología atenta a la dimensión cultural del Pueblo de Dios (en referencia a lo que dice el Papa Francisco en Evangelii gaudium, n. 115: “La gracia supone la cultura, y el don de Dios se encarna en la cultura de quien lo recibe”). De hecho, parece necesario traducir también a nivel institucional el dinamismo recíproco entre evangelización de la cultura e inculturación de la fe, dando espacio a las hermenéuticas locales, sin que “lo local” se convierta en motivo de división y sin que “lo universal” se convierta en una forma de hegemonía;
b) la referencia al “lugar” en la dinámica del anuncio, en relación con el principio de que “esta adaptación de la predicación de la palabra revelada debe mantenerse como ley de toda la evangelización. Porque así en todos los pueblos se hace posible expresar el mensaje cristiano de modo apropiado a cada uno de ellos y al mismo tiempo se fomenta un vivo intercambio entre la Iglesia y las diversas culturas” (Gaudium et spes, n. 44);
c) la referencia a la particularidad del “lugar” y a las necesidades de la comunión eclesial (en los distintos niveles) a la hora de abordar las grandes cuestiones morales y pastorales;
d) el impacto de los fenómenos migratorios que representan “una realidad que remodela a las Iglesias locales como comunidades interculturales. Con frecuencia, migrantes y refugiados, muchos de los cuales llevan las heridas de la erradicación, de la guerra y de la violencia, se convierten en una fuente de renovación y de enriquecimiento de las comunidades que los acogen, y en una oportunidad para establecer lazos directos con Iglesias geográficamente lejanas” (IdS 5d);
e) el impacto de la cultura del entorno digital y de las nuevas tecnologías en la noción de “local”. Por ejemplo, todas las relaciones e iniciativas, incluidas las eclesiales, que tienen lugar en línea “tienen un alcance y un radio de acción que se extiende más allá de los tradicionales confines territoriales” (IdS 17h);
f) las cuestiones canónicas y pastorales abiertas por la constante emigración de fieles del Oriente católico a territorios de mayoría latina, para lo cual “se necesita que las Iglesias locales de rito latino, en nombre de la sinodalidad, ayuden a los fieles orientales migrantes a perseverar en su identidad y a cultivar su patrimonio específico, sin someterlos a procesos de asimilación” (IdS 6c).
4. Algunos principios transversales de referencia
La profundización de las perspectivas indicadas puede referirse útilmente a algunos principios cristianos, a partir de formas concretas de colaboración, que debemos seguir promoviendo y experimentando.
Si el impulso misionero es constitutivo de la Iglesia y marca cada momento de su historia, los desafíos misioneros cambian con el tiempo. Por tanto, hay que esforzarse por discernir los del mundo actual: si no logramos identificarlos y responder a ellos, nuestro anuncio perderá actualidad y atractivo. Enraizada en esta necesidad está la atención a los jóvenes, a la cultura digital, y la necesidad de implicar a los pobres y marginados en el proceso sinodal, portadores de un punto de vista capaz de revelar dinámicas sociales, económicas y políticas que de otro modo permanecerían ocultas. Cualquier cambio en las estructuras de la Iglesia debe diseñarse para que sea eficaz a la hora de responder a los retos de la misión en el mundo actual.
El segundo principio es la promoción de la participación en la misión, que es don y responsabilidad de todos los bautizados, en el ejercicio activo del sensus fidei y de sus respectivos carismas, en sinergia con el ejercicio del ministerio de la autoridad por parte de los Obispos:
“La circularidad entre el sensus fidei con el que están marcados todos los fieles, el discernimiento obrado en diversos niveles de realización de la sinodalidad y la autoridad de quien ejerce el ministerio pastoral de la unidad y del gobierno describe la dinámica de la sinodalidad. Esta circularidad promueve la dignidad bautismal y la corresponsabilidad de todos, valoriza la presencia de los carismas infundidos por el Espíritu Santo en el Pueblo de Dios, reconoce el ministerio específico de los Pastores en comunión colegial y jerárquica con el Obispo de Roma, garantizando que los procesos y los actos sinodales se desarrollen con fidelidad al depositum fidei y en actitud de escucha al Espíritu Santo para la renovación de la misión de la Iglesia” (Comisión Teológica Internacional, La sinodalidad en la vida y en la misión de la Iglesia, n. 72).
La dimensión sinodal y la dimensión jerárquica no están, pues, en competencia. La tensión que las une es una importante fuente de dinamismo. En particular, los procesos de toma de decisiones son el lugar para manejar creativamente esta tensión, de modo que se permita a cada uno ejercer su responsabilidad específica, sin ser desposeído de ella.
El tercer principio es la articulación entre lo local y lo universal, considerando al mismo tiempo la pluralidad y la coherencia de los niveles intermedios. La Iglesia una, santa, católica y apostólica existe en y desde las Iglesias locales (cf. Lumen gentium, n. 23) en comunión entre sí y con la Iglesia de Roma. Cada Iglesia es en Cristo y por el Espíritu Santo el sujeto comunitario, convocado por la Palabra y edificado por los Sacramentos, en el que vive y camina el único Pueblo de Dios en un contexto cultural y social específico, dentro del cual se encarna el don de Dios. Al mismo tiempo, cada Iglesia está llamada a compartir con todas las demás los dones con los que está enriquecida. Esto se realiza a través del ministerio de su Obispo, principio y garante de la unidad en la participación sinodal de todos en su misión, en comunión colegial con los demás Obispos cum Petro y sub Petro al servicio de toda la Iglesia (cf. Comisión Teológica Internacional, La sinodalidad en la vida y en la misión de la Iglesia, n. 61). La sinodalidad constituye, por tanto, el contexto eclesial adecuado para entender y promover la colegialidad episcopal y describe el camino a seguir para promover la unidad y la catolicidad en el discernimiento de los caminos a seguir en cada Iglesia y en la comunión de las Iglesias. Lo que buscamos es un modo adecuado al mundo de hoy de vivir la unidad en la diversidad, experimentando la interconexión sin aplastar las diferencias y peculiaridades, pero también sin perder de vista que algunos desafíos -como el cuidado de la casa común, la emigración o la cultura digital- sólo pueden afrontarse juntos.
El cuarto principio, el más radical y exigente, pero al mismo tiempo capaz de dar esperanza y generatividad, es el carácter exquisitamente espiritual del proceso sinodal. Reunidos por Dios Padre, en Jesucristo, por la fuerza del Espíritu Santo, hermanas y hermanos en la fe se encuentran y se escuchan, aportando cada uno la perspectiva y la contribución de su propia vocación, carismas y ministerio recibidos. Este encuentro y esta escucha no son un fin en sí mismos: abren un espacio en el que se hace posible, juntos, discernir la voz del Espíritu y acoger su llamada. A todos los niveles, aspiramos al mismo resultado: comprender lo que el Señor nos pide y estar dispuestos a hacerlo. La tarea de los discípulos, más aún, su propia identidad, es seguir al Maestro adonde él decida ir, colaborar en una misión de salvación que es originalmente suya.
5. Caminando juntos hacia octubre de 2024
Mientras avanza la preparación de la Segunda Sesión de la XVI Asamblea General Ordinaria del Sínodo de los Obispos, también gracias a las orientaciones aquí formuladas, prosigue el trabajo sobre las otras dos directrices identificadas a partir del Informe de Síntesis de la Primera Sesión.
La primera orientación consiste en mantener viva la dinámica sinodal en las Iglesias locales, para que un número cada vez mayor de personas pueda vivirla directamente. Reiteramos aquí la invitación a todas las diócesis a releer el Informe de Síntesis para identificar las sugerencias más significativas para su situación y, a partir de ellas, activar “iniciativas más adecuadas para implicar a todo el Pueblo de Dios” (Hacia octubre de 2024, n. 2).
La segunda orientación consiste en profundizar, de manera sinodal, una serie de temas de gran importancia, que «requieren ser tratados a nivel de toda la Iglesia y en colaboración con los Dicasterios de la Curia Romana» (ibid., Introducción). Se están constituyendo Grupos de Estudio para profundizar en los temas identificados, mejor especificados en el documento Temas surgidos en la Primera Sesión del Sínodo de los Obispos para tratar a nivel de toda la Iglesia y en colaboración con los Dicasterios de la Curia Romana, difundido al mismo tiempo que éste. «Además, al servicio del proceso sinodal en sentido más amplio, la Secretaría General del Sínodo activará un “Fórum permanente” para profundizar en los aspectos teológicos, canónicos, pastorales, espirituales y comunicativos de la sinodalidad de la Iglesia, también para responder a la petición formulada por la IdS de “se propone promover, en lugar oportuno, el trabajo teológico de profundización terminológica y conceptual de la noción y de la práctica de la sinodalidad” (IdS 1p)». Para llevar a cabo esta tarea, contará con la ayuda de la Comisión Teológica Internacional y de una Comisión canónica establecida al servicio del Sínodo de acuerdo con el Dicasterio para los Textos Legislativos.
No es posible trazar una línea divisoria clara entre los temas tratados por el trabajo de los numerosos Grupos activados, a diferentes niveles y en diferentes ejes: hay muchas conexiones, puntos de contacto e incluso solapamientos. Una de las tareas de la Secretaría General del Sínodo es garantizar que los trabajos avancen de forma coordinada y a la escucha de los resultados que se vayan obteniendo en los distintos ámbitos, dando la información adecuada a la Sesión de la Asamblea de octubre de 2024.
Vaticano, 14 de marzo del 2024.
[00453-ES.01] [Texto original: Italiano]
[B0212-XX.01]