Messaggio natalizio del Santo Padre
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Alle ore 12 di oggi, Solennità del Natale del Signore, dalla Loggia Centrale della Basilica Vaticana, il Santo Padre Francesco, prima di impartire la Benedizione “Urbi et Orbi”, ha rivolto il tradizionale Messaggio natalizio ai fedeli presenti in Piazza San Pietro e a quanti lo ascoltavano attraverso la radio, la televisione e gli altri mezzi di comunicazione.
Questo il testo del Messaggio del Santo Padre per il Natale 2022:
Messaggio natalizio del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle di Roma e del mondo intero, buon Natale!
Il Signore Gesù, nato dalla Vergine Maria, porti a tutti voi l’amore di Dio, sorgente di fiducia e di speranza; e porti insieme il dono della pace, che gli angeli annunciarono ai pastori di Betlemme: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2,14).
In questo giorno di festa volgiamo lo sguardo a Betlemme. Il Signore viene al mondo in una grotta ed è adagiato in una mangiatoia per gli animali, perché i suoi genitori non hanno potuto trovare un alloggio, malgrado per Maria fosse ormai giunta l’ora del parto. Viene tra noi nel silenzio e nell’oscurità della notte, perché il Verbo di Dio non ha bisogno di riflettori, né del clamore delle voci umane. Egli stesso è la Parola che dà senso all’esistenza, Lui è la luce che rischiara il cammino. «Veniva nel mondo la luce vera – dice il Vangelo –, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1,9).
Gesù nasce in mezzo a noi, è Dio-con-noi. Viene per accompagnare il nostro vivere quotidiano, per condividere tutto con noi, gioie e dolori, speranze e inquietudini. Viene come bambino inerme. Nasce al freddo, povero tra i poveri. Bisognoso di tutto, bussa alla porta del nostro cuore per trovare calore e riparo.
Come i pastori di Betlemme, lasciamoci avvolgere dalla luce e andiamo a vedere il segno che Dio ci ha dato. Vinciamo il torpore del sonno spirituale e le false immagini della festa che fanno dimenticare chi è il festeggiato. Usciamo dal frastuono che anestetizza il cuore e ci induce a preparare addobbi e regali più che a contemplare l’Avvenimento: il Figlio di Dio nato per noi.
Fratelli, sorelle, volgiamoci a Betlemme, dove risuona il primo vagito del Principe della pace. Sì, perché Lui stesso, Gesù, Lui è la nostra pace: quella pace che il mondo non può dare e che Dio Padre ha donato all’umanità mandando nel mondo il suo Figlio. San Leone Magno ha un’espressione che, nella concisione della lingua latina, riassume il messaggio di questo giorno: «Natalis Domini, Natalis est pacis», «il Natale del Signore è il Natale della pace» (Sermone 26,5).
Gesù Cristo è anche la via della pace. Egli, con la sua incarnazione, passione, morte e risurrezione, ha aperto il passaggio da un mondo chiuso, oppresso dalle tenebre dell’inimicizia e della guerra, a un mondo aperto, libero di vivere nella fraternità e nella pace. Fratelli e sorelle, seguiamo questa strada! Ma per poterlo fare, per essere in grado di camminare dietro a Gesù, dobbiamo spogliarci dei pesi che ci intralciano e ci tengono bloccati.
E quali sono questi pesi? Che cos’è questa “zavorra”? Sono le stesse passioni negative che impedirono al re Erode e alla sua corte di riconoscere e accogliere la nascita di Gesù: cioè, l’attaccamento al potere e al denaro, la superbia, l’ipocrisia, la menzogna. Questi pesi impediscono di andare a Betlemme, escludono dalla grazia del Natale e chiudono l’accesso alla via della pace. E in effetti, dobbiamo constatare con dolore che, mentre ci viene donato il Principe della pace, venti di guerra continuano a soffiare gelidi sull’umanità.
Se vogliamo che sia Natale, il Natale di Gesù e della pace, guardiamo a Betlemme e fissiamo lo sguardo sul volto del Bambino che è nato per noi! E in quel piccolo viso innocente, riconosciamo quello dei bambini che in ogni parte del mondo anelano alla pace.
Il nostro sguardo si riempia dei volti dei fratelli e delle sorelle ucraini, che vivono questo Natale al buio, al freddo o lontano dalle proprie case, a causa della distruzione causata da dieci mesi di guerra. Il Signore ci renda pronti a gesti concreti di solidarietà per aiutare quanti stanno soffrendo, e illumini le menti di chi ha il potere di far tacere le armi e porre fine subito a questa guerra insensata! Purtroppo, si preferisce ascoltare altre ragioni, dettate dalle logiche del mondo. Ma la voce del Bambino, chi l’ascolta?
Il nostro tempo sta vivendo una grave carestia di pace anche in altre regioni, in altri teatri di questa terza guerra mondiale. Pensiamo alla Siria, ancora martoriata da un conflitto che è passato in secondo piano ma non è finito; e pensiamo alla Terra Santa, dove nei mesi scorsi sono aumentate le violenze e gli scontri, con morti e feriti. Imploriamo il Signore perché là, nella terra che lo ha visto nascere, riprendano il dialogo e la ricerca della fiducia reciproca tra Palestinesi e Israeliani. Gesù Bambino sostenga le comunità cristiane che vivono in tutto il Medio Oriente, perché in ciascuno di quei Paesi si possa vivere la bellezza della convivenza fraterna tra persone appartenenti a diverse fedi. Aiuti in particolare il Libano, perché possa finalmente risollevarsi, con il sostegno della Comunità internazionale e con la forza della fratellanza e della solidarietà. La luce di Cristo illumini la regione del Sahel, dove la pacifica convivenza tra popoli e tradizioni è sconvolta da scontri e violenze. Orienti verso una tregua duratura nello Yemen e verso la riconciliazione nel Myanmar e in Iran, perché cessi ogni spargimento di sangue. Ispiri le autorità politiche e tutte le persone di buona volontà nel continente americano, ad adoperarsi per pacificare le tensioni politiche e sociali che interessano vari Paesi; penso in particolare alla popolazione haitiana che sta soffrendo da tanto tempo.
In questo giorno, nel quale è bello ritrovarsi attorno alla tavola imbandita, non distogliamo lo sguardo da Betlemme, che significa “casa del pane”, e pensiamo alle persone che patiscono la fame, soprattutto bambini, mentre ogni giorno grandi quantità di alimenti vengono sprecate e si spendono risorse per le armi. La guerra in Ucraina ha ulteriormente aggravato la situazione, lasciando intere popolazioni a rischio di carestia, specialmente in Afghanistan e nei Paesi del Corno d’Africa. Ogni guerra – lo sappiamo – provoca fame e sfrutta il cibo stesso come arma, impedendone la distribuzione a popolazioni già sofferenti. In questo giorno, imparando dal Principe della pace, impegniamoci tutti, per primi quanti hanno responsabilità politiche, perché il cibo sia solo strumento di pace. Mentre gustiamo la gioia di ritrovarci con i nostri, pensiamo alle famiglie che sono più ferite dalla vita, e a quelle che, in questo tempo di crisi economica, fanno fatica a causa della disoccupazione e mancano del necessario per vivere.
Cari fratelli e sorelle, oggi come allora, Gesù, la luce vera, viene in un mondo malato di indifferenza – brutta malattia! – che non lo accoglie (cfr Gv 1,11), anzi lo respinge, come accade a molti stranieri, o lo ignora, come troppo spesso facciamo noi con i poveri. Non dimentichiamoci oggi dei tanti profughi e rifugiati che bussano alle nostre porte in cerca di conforto, calore e cibo. Non dimentichiamoci degli emarginati, delle persone sole, degli orfani e degli anziani – saggezza di un popolo – che rischiano di finire scartati, dei carcerati che guardiamo solo per i loro errori e non come esseri umani.
Fratelli e sorelle, Betlemme ci mostra la semplicità di Dio, che si rivela non ai sapienti e ai dotti, ma ai piccoli, a chi ha il cuore puro e aperto (cfr Mt 11,25). Come i pastori, andiamo anche noi senza indugio e lasciamoci stupire dall’evento impensabile di Dio che si fa uomo per la nostra salvezza. Colui che è fonte di ogni bene si fa povero [1] e chiede in elemosina la nostra povera umanità. Lasciamoci commuovere dall’amore di Dio, e seguiamo Gesù, che si è spogliato della sua gloria per farci partecipi della sua pienezza[2] . Buon Natale a tutti!
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[1] Cfr S. Gregorio Nazianzeno, Discorso 45.
[2] Cfr ibid.
[02019-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
Chers frères et sœurs de Rome et du monde entier, joyeux Noël!
Que le Seigneur Jésus, né de la Vierge Marie, apporte à chacun l'amour de Dieu, source de confiance et d'espérance. Et qu'il vous apporte en même temps le don de la paix que les anges ont annoncé aux bergers de Bethléem : « Gloire à Dieu au plus haut des cieux, et paix sur la terre aux hommes, qu’Il aime» (Lc 2, 14).
En ce jour de fête, nous tournons notre regard vers Bethléem. Le Seigneur vient au monde dans une grotte et il est couché dans une mangeoire pour animaux, parce que ses parents ne trouvaient pas où loger, alors que l'heure de l’enfantement était venue pour Marie. Il vient parmi nous dans le silence et dans la nuit parce que le Verbe de Dieu n'a pas besoin de projecteurs ni de la clameur des voix humaines. Il est lui-même la Parole qui donne sens à l'existence, il est la lumière qui éclaire le chemin. «La vraie Lumière - disait l’Evangile - qui éclaire tout homme en venant dans le monde» (Jn 1, 9).
Jésus naît au milieu de nous, il est Dieu-avec-nous. Il vient accompagner notre vie quotidienne pour tout partager avec nous, joies et souffrances, espérances et inquiétudes. Il vient comme un enfant sans défense. Il naît dans le froid, pauvre parmi les pauvres. Ayant besoin de tout, il frappe à la porte de notre cœur pour trouver chaleur et abri.
Comme les bergers de Bethléem, laissons-nous envelopper par la lumière et allons voir le signe que Dieu nous a donné. Surmontons la torpeur du sommeil spirituel et les fausses images de la fête qui nous font oublier celui qui est le fêté. Sortons de l’agitation qui anesthésie le cœur et nous pousse à préparer des décorations et des cadeaux plutôt qu'à contempler l'Événement : le Fils de Dieu qui est né pour nous.
Frères et sœurs, tournons-nous vers Bethléem où retentissent les premiers cris du Prince de la Paix. Oui, parce que Jésus lui-même, il est notre paix : cette paix que le monde ne peut donner et que Dieu le Père a donnée à l'humanité en envoyant son Fils dans le monde. Saint Léon le Grand a une expression qui, dans la concision de la langue latine, résume le message de cette journée : «Natalis Domini, Natalis est pacis», «Le Noël du Seigneur est le Noël de la paix» (Sermon 26, 5).
Jésus-Christ est aussi le chemin de la paix. Par son incarnation, sa passion, sa mort et sa résurrection, Il a ouvert le passage d'un monde fermé, opprimé par les ténèbres de l'inimitié et de la guerre, à un monde ouvert, libre de vivre dans la fraternité et dans la paix. Frères et sœurs, suivons cette voie ! Mais pour pouvoir le faire, pour être capable de marcher derrière Jésus, nous devons nous dépouiller des fardeaux qui nous entravent et nous maintiennent bloqués.
Et quels sont ces fardeaux ? Quel est ce "boulet" ? Ce sont les mêmes passions négatives qui ont empêché le roi Hérode et sa cour de reconnaître et d'accueillir la naissance de Jésus : c’est-à-dire, l'attachement au pouvoir et à l'argent, l'orgueil, l'hypocrisie, le mensonge. Ces fardeaux nous empêchent d'aller à Bethléem, ils nous excluent de la grâce de Noël et nous ferment l'accès au chemin de la paix. Et nous devons constater, en effet, avec tristesse que les vents de la guerre continuent à souffler le froid sur l'humanité, bien que le Prince de la Paix nous soit donné.
Si nous voulons que ce soit Noël, le Noël de Jésus et de la paix, regardons vers Bethléem et fixons notre regard sur le visage de l'Enfant qui est né pour nous ! Et sur ce petit visage innocent, reconnaissons celui des enfants qui, dans toutes les régions du monde, aspirent à la paix.
Que notre regard se remplisse des visages de nos frères et sœurs ukrainiens qui vivent ce Noël dans l’obscurité, dans le froid ou loin de chez eux, à cause des destructions causées par dix mois de guerre. Que le Seigneur nous rende prêts à des gestes concrets de solidarité pour aider ceux qui souffrent, et qu’il éclaire l’esprit de ceux qui ont le pouvoir de faire taire les armes et de mettre fin immédiatement à cette guerre insensée ! Malheureusement, on préfère écouter d’autres arguments dictés par les logiques du monde. Mais la voix de l’Enfant, qui l’écoute ?
Notre époque connaît une grave pénurie de paix aussi dans d’autres régions, en d’autres théâtres de cette troisième guerre mondiale. Nous pensons à la Syrie, encore martyrisée par un conflit qui est passé au second plan mais qui n’est pas terminé. Et nous pensons à la Terre Sainte où la violence et les affrontements ont augmenté ces derniers mois, avec des morts et des blessés. Implorons le Seigneur pour que là, sur la terre qui l’a vu naître, le dialogue et la recherche de la confiance mutuelle entre Palestiniens et Israéliens puissent reprendre. Que l’Enfant Jésus soutienne les communautés chrétiennes qui vivent dans tout le Moyen-Orient, afin que dans chacun de ces pays l’on puisse vivre la beauté de la coexistence fraternelle entre personnes de confessions différentes. Qu’il aide le Liban en particulier, pour qu’il puisse enfin se relever, avec le soutien de la Communauté internationale et avec la force de la fraternité et de la solidarité. Que la lumière du Christ illumine la région du Sahel où la coexistence pacifique des peuples et des traditions est brisée par des affrontements et des violences. Puisse-t-il guider vers une trêve durable au Yémen et vers la réconciliation au Myanmar et en Iran, afin que cesse toute effusion de sang. Qu’il inspire les autorités politiques et toutes les personnes de bonne volonté du continent américain à œuvrer à la pacification des tensions politiques et sociales qui affectent différents pays; je pense en particulier au peuple haïtien qui souffre depuis si longtemps.
En ce jour où il est bon de se réunir autour de la table dressée, ne détournons pas le regard de Bethléem, qui signifie “maison du pain”, et pensons aux personnes qui souffrent de la faim, en particulier les enfants, alors que, chaque jour, de grandes quantités de nourriture sont gaspillées et que l’on dépense des ressources pour les armes. La guerre en Ukraine a encore aggravé la situation, laissant des populations entières menacées de famine, notamment en Afghanistan et dans les pays de la Corne de l’Afrique. Toute guerre – nous le savons – provoque la faim et utilise la nourriture elle-même comme une arme, en empêchant sa distribution à des populations qui souffrent déjà. En ce jour, prenant exemple sur le Prince de la Paix, engageons-nous tous, et en premier lieu ceux qui ont une responsabilité politique, pour que la nourriture ne soit qu’un instrument de paix. Alors que nous profitons de la joie de retrouver les nôtres, pensons aux familles les plus blessées par la vie, et à celles qui, en cette période de crise économique, luttent contre le chômage et manquent du nécessaire pour vivre.
Chers frères et sœurs, aujourd’hui comme hier, Jésus, la vraie lumière, vient dans un monde malade d’indifférence – une vilaine maladie! – qui ne l’accueille pas (cf. Jn 1, 11) mais qui le rejette au contraire comme cela arrive à de nombreux étrangers, ou bien qui l’ignore comme nous le faisons trop souvent avec les pauvres. N’oublions pas aujourd'hui les nombreux réfugiés et personnes déplacées qui frappent à nos portes en quête de soutien, de chaleur et de nourriture. N’oublions pas les marginalisés, les personnes seules, les orphelins et les personnes âgées – sagesse d’un peuple – qui risquent d’être mises au rebut, les détenus que nous regardons seulement pour leurs erreurs et non comme des êtres humains.
Frères et sœurs, Bethléem nous montre la simplicité de Dieu qui se révèle non pas aux sages et aux savants mais aux petits, à ceux dont le cœur est pur et ouvert (cf. Mt 11, 25). Comme les bergers, allons-nous aussi sans tarder nous émerveiller devant l’événement impensable de Dieu qui se fait homme pour notre salut. Celui qui est la source de tout bien se fait pauvre[1] et demande en aumône notre pauvre humanité. Laissons-nous émouvoir par l’amour de Dieu, et suivons Jésus, qui s’est dépouillé de sa gloire pour nous faire participer à sa plénitude[2].
Joyeux Noël à tous!
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[1]Cf.Grégoire de Nazianze,Discours45.
[2]Cf.ibid
[02019-FR.01] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
Dear brothers and sisters in Rome and throughout the world, happy Christmas!
May the Lord Jesus, born of the Virgin Mary, bring to all of you the love of God, wellspring of confidence and hope, together with the gift of the peace proclaimed by the angels to the shepherds of Bethlehem: “Glory to God in the highest heaven and on earth peace to those whom he favours” (Lk 2:14).
On this festive day, we turn our gaze to Bethlehem. The Lord comes to the world in a stable and is laid in a manger for animals, since his parents could find no room in the inn, even though the time had come for Mary to give birth. He comes among us in silence and in the dark of night, because the word of God needs no spotlights or loud human voices. He is himself the Word that gives life its meaning, he is the Light that brightens our path. “The true light, which enlightens everyone” – the Gospel tells us – “was coming into the world” (Jn 1:9).
Jesus is born in our midst; he is God with us. He comes to accompany our daily lives, to share with us in all things: our joys and sorrows, our hopes and fears. He comes as a helpless child. He is born in the cold night, poor among the poor. In need of everything, he knocks at the door of our heart to find warmth and shelter.
Like the shepherds of Bethlehem, surrounded by light, may we set out to see the sign that God has given us. May we overcome our spiritual drowsiness and the shallow holiday glitter that makes us forget the One whose birth we are celebrating. Let us leave behind the hue and din that deadens our hearts and makes us spend more time in preparing decorations and gifts than in contemplating the great event: the Son of God born for us.
Brothers and sisters, let us turn our eyes to Bethlehem, and listen to the first faint cries of the Prince of Peace. For truly Jesus is our peace. The peace that the world cannot give, the peace that God the Father has bestowed on humanity by sending his Son into the world. Saint Leo the Great summed up the message of this day in a concise Latin phrase: Natalis Domini, natalis est pacis: “the Lord’s birth is the birth of peace” (Serm. 26, 5).
Jesus Christ is also the way of peace. By his incarnation, passion, death and resurrection, he has opened the way that leads from a world closed in on itself and oppressed by the dark shadows of enmity and war, to a world that is open and free to live in fraternity and peace. Brothers and sisters, let us follow that road! Yet in order to do so, to be able to walk behind Jesus, we must divest ourselves of the burdens that weigh us down and block our way.
What are those burdens? What is that dead weight? The same negative forces that prevented King Herod and his court from acknowledging and welcoming the birth of Jesus: attachment to power and money, pride, hypocrisy, falsehood. These forces hold us back from going to Bethlehem; they exclude us from the grace of Christmas and they block the entrance to the path of peace. Indeed, we must acknowledge with sorrow that, even as the Prince of Peace is given to us, the icy winds of war continue to buffet humanity.
If we want it to be Christmas, the Birth of Jesus and of peace, let us look to Bethlehem and contemplate the face of the Child who is born for us! And in that small and innocent face, let us see the faces of all those children who, everywhere in the world, long for peace.
Let us also see the faces of our Ukrainian brothers and sisters who are experiencing this Christmas in the dark and cold, far from their homes due to the devastation caused by ten months of war. May the Lord inspire us to offer concrete gestures of solidarity to assist all those who are suffering, and may he enlighten the minds of those who have the power to silence the thunder of weapons and put an immediate end to this senseless war! Tragically, we prefer to heed other counsels, dictated by worldly ways of thinking. Yet who is listening to the voice of the Child?
Our time is experiencing a grave famine of peace also in other regions and other theatres of this third world war. Let us think of Syria, still scarred by a conflict that has receded into the background but has not ended. Let us think too of the Holy Land, where in recent months violence and confrontations have increased, bringing death and injury in their wake. Let us beseech the Lord that there, in the land that witnessed his birth, dialogue and efforts to build mutual trust between Palestinians and Israelis may resume. May the Child Jesus sustain the Christian communities living in the Middle East, so that each of those countries can experience the beauty of fraternal coexistence between individuals of different faiths. May the Christ Child help Lebanon in particular, so that it can finally rebound with the help of the international community and with the strength born of fraternity and solidarity. May the light of Christ illumine the region of the Sahel, where peaceful coexistence between peoples and traditions is disrupted by conflict and acts of violence. May that light lead to a lasting truce in Yemen and to reconciliation in Myanmar and Iran, and an end to all bloodshed. May it inspire the political authorities and all people of good will in the Americas to attempt to calm the political and social tensions experienced by various countries; I think in particular of the people of Haiti who have been suffering for a long time.
On this day, as we sit around a well-spread table, may we not avert our gaze from Bethlehem, a town whose name means “house of bread, but think of all those, especially children, who go hungry while huge amounts of food daily go to waste and resources are being spent on weapons. The war in Ukraine has further aggravated this situation, putting entire peoples at risk of famine, especially in Afghanistan and in the countries of the Horn of Africa. We know that every war causes hunger and exploits food as a weapon, hindering its distribution to people already suffering. On this day, let us learn from the Prince of Peace and, starting with those who hold political responsibilities, commit ourselves to making food solely an instrument of peace. And as we enjoy gathering with our loved ones, let us think of families that experience great hardship and those that, in this time of economic crisis, are struggling as a result of unemployment and lacking in the necessities of life.
Dear brothers and sisters, today as then, Jesus, the true light, comes into a world severely sick with indifference, a world that does not welcome him (cf. Jn 1:11) and indeed rejects him, as it does with many foreigners, or ignores him, as we all too often do with the poor. Today may we not forget the many displaced persons and refugees who knock at our door in search of some comfort, warmth and food. Let us not forget the marginalized, those living alone, the orphans, the elderly – who are wisdom for their people – who risk being set aside, and prisoners, whom we regard solely for the mistakes they have made and not as our fellow men and women.
Brothers and sisters, Bethlehem shows us the simplicity of God, who reveals himself not to the wise and the intelligent but to the little ones, to those with a pure and open heart (cf. Mt 11:25). Like the shepherds, let us too set out in haste and allow ourselves to be amazed by the unthinkable event of God who becomes man for our salvation. He, the source of all good, makes himself poor[1], asking as alms our own poor humanity. Let us allow ourselves to be deeply moved by the love of God. And let us follow Jesus, who stripped himself of his glory in order to give us a share in his fullness. [2]
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[1]Cf. SAINT GREGORY NAZIANZEN, Or.45.
[2]Cf. ibid.
[02019-EN.02] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
Liebe Brüder und Schwestern in Rom und auf der ganzen Welt, frohe Weihnachten!
Möge Jesus, der Herr, der von der Jungfrau Maria geboren wurde, euch allen die Liebe Gottes bringen, die Quelle des Vertrauens und der Hoffnung; und möge er auch das Geschenk des Friedens bringen, das die Engel den Hirten von Betlehem verkündeten: »Ehre sei Gott in der Höhe / und Friede auf Erden / den Menschen seines Wohlgefallens.« (Lk 2,14).
An diesem Festtag richten wir unseren Blick nach Betlehem. Der Herr kommt in einer Höhle zur Welt und wird in eine Futterkrippe für die Tiere gelegt, weil seine Eltern keine Unterkunft finden konnten, obwohl für Maria die Stunde der Geburt gekommen war. Er kommt zu uns in der Stille und Dunkelheit der Nacht, denn das Wort Gottes braucht weder Scheinwerfer noch das Spektakel menschlicher Stimmen. Er selbst ist das Wort, das dem Dasein einen Sinn gibt, er ist das Licht, das den Weg erhellt. Im Evangelium heißt es: »Das wahre Licht, das jeden Menschen erleuchtet, kam in die Welt.« (Joh 1,9).
Jesus wurde mitten unter uns geboren, er ist Gott-mit-uns. Er kommt, um unser tägliches Leben zu begleiten, um alles mit uns zu teilen, Freuden und Leiden, Hoffnungen und Sorgen. Er kommt als hilfloses Kind. Er wird in der Kälte geboren, als Armer unter den Armen. Da er an allem bedürftig ist, klopft er an die Tür unseres Herzens, um Wärme und Schutz zu finden.
Lassen wir uns wie die Hirten in Betlehem vom Licht umstrahlen und gehen wir das Zeichen ansehen, das Gott uns gegeben hat. Überwinden wir die Trägheit des geistlichen Schlafs und unsere falschen Vorstellungen von diesem Fest, die uns vergessen lassen, wer derjenige ist, den wir feiern. Lasst uns dem Lärm entweichen, der das Herz betäubt und uns dazu verleitet, eher Schmuck und Geschenke vorzubereiten, als das Ereignis selbst zu betrachten: den für uns geborenen Sohn Gottes.
Brüder, Schwestern, wenden wir uns nach Betlehem, wo das erste Wimmern des Friedensfürsten ertönt. Ja, denn er selbst, Jesus, er ist unser Friede: jener Friede, den die Welt nicht geben kann und den Gott Vater der Menschheit gegeben hat, indem er seinen Sohn in die Welt gesandt hat. Der heilige Leo der Große gebraucht einen Ausdruck, der in der Prägnanz der lateinischen Sprache die Botschaft dieses Tages zusammenfasst: »Natalis Domini, Natalis est pacis«, „der Geburtstag des Herrn ist der Geburtstag des Friedens” (Sermo 26,5).
Jesus Christus ist auch der Weg des Friedens. Durch seine Menschwerdung, sein Leiden, seinen Tod und seine Auferstehung hat er den Übergang ermöglicht von einer abgeschlossenen Welt, unterdrückt von der Dunkelheit der Feindschaft und des Krieges, zu einer aufgeschlossenen Welt, die frei ist, in Geschwisterlichkeit und Frieden zu leben. Brüder und Schwestern, folgen wir diesem Weg! Aber um das tun zu können, um in der Lage zu sein, Jesus nachzufolgen, müssen wir uns von den Lasten befreien, die uns behindern und blockieren.
Und welches sind diese Lasten? Was ist dieser „Ballast“? Es sind dieselben negativen Leidenschaften, die König Herodes und seinen Hof daran hinderten, die Geburt Jesu zu erkennen und ihn anzunehmen: nämlich das Anhaften an Macht und Geld, der Stolz, die Heuchelei, die Lüge. Diese Lasten behindern den Gang nach Betlehem, sie schließen von der Gnade der Weihnacht aus und versperren den Zugang zum Weg des Friedens. Und in der Tat müssen wir mit Schmerz feststellen, dass, während uns der Friedensfürst geschenkt wird, weiterhin Winde des Krieges über die Menschheit eiskalt hinweg wehen.
Wenn wir wollen, dass es Weihnachten wird, die Weihnacht Jesu und des Friedens, dann lasst uns nach Betlehem schauen und den Blick auf das Gesicht des Kindes richten, das für uns geboren worden ist! Und in diesem kleinen, unschuldigen Gesicht erkennen wir die Gesichter der Kinder, die sich in allen Teilen der Welt nach Frieden sehnen.
Unser Blick möge die Gesichter unserer ukrainischen Brüder und Schwestern aufnehmen, die dieses Weihnachten im Dunkeln, in der Kälte oder weit weg von ihrem Zuhause erleben – aufgrund der Zerstörung, die zehn Monate Krieg verursacht haben. Der Herr mache uns bereit, mit konkreten Gesten der Solidarität denjenigen zu helfen, die leiden, und er erleuchte den Verstand derer, die die Macht haben, die Waffen zum Schweigen zu bringen und diesem sinnlosen Krieg ein sofortiges Ende zu setzen! Leider zieht man es vor, anderen Erwägungen Gehör zu schenken, die von der Logik der Welt diktiert werden. Aber die Stimme des Kindes, wer hört auf die?
Unsere Zeit erlebt auch in anderen Regionen, an anderen Schauplätzen dieses dritten Weltkriegs, einen schweren Mangel an Frieden. Denken wir an Syrien, das immer noch von einem Konflikt gequält wird, der etwas in den Hintergrund getreten, aber nicht vorüber ist; und denken wir an das Heilige Land, wo die Gewalt und die Zusammenstöße in den letzten Monaten zugenommen haben, mit Toten und Verletzten. Bitten wir den Herrn, dass dort, in dem Land in dem er geboren wurde, der Dialog und die Suche nach gegenseitigem Vertrauen zwischen Palästinensern und Israelis wiederaufgenommen werden. Möge das Jesus-Kind die christlichen Gemeinschaften stärken, die im gesamten Nahen Osten leben, damit in einem jeden dieser Länder die Schönheit des geschwisterlichen Miteinanders zwischen Menschen verschiedener Religionen gelebt werden könne. Es möge insbesondere dem Libanon helfen, dass er sich endlich wieder erhebe, mit der Unterstützung der internationalen Gemeinschaft und mit der Kraft der Geschwisterlichkeit und Solidarität. Möge das Licht Christi die Sahelzone erleuchten, in der das friedliche Zusammenleben der Völker und Traditionen durch Auseinandersetzungen und Gewalt zerrüttet ist. Möge es den Weg zu einem dauerhaften Waffenstillstand im Jemen und zur Versöhnung in Myanmar und im Iran weisen, damit alles Blutvergießen aufhöre. Möge es die politischen Entscheidungsträger und alle Menschen guten Willens auf dem amerikanischen Kontinent dazu bewegen, sich für die Befriedung der politischen und sozialen Spannungen einzusetzen, die verschiedene Länder betreffen; ich denke besonders an die Bevölkerung von Haiti, die seit langem leidet.
Lasst uns an diesem Tag, an dem es schön ist, sich um den gedeckten Tisch zu versammeln, den Blick nicht von Betlehem abwenden, was „Haus des Brotes“ bedeutet, und lasst uns an die Menschen denken, die an Hunger leiden, vor allem an die Kinder, während jeden Tag große Mengen an Lebensmitteln verschwendet und Gelder für Waffen ausgegeben werden. Der Krieg in der Ukraine hat die Situation weiter verschlimmert, sodass ganze Bevölkerungsgruppen von einer Hungersnot bedroht sind, insbesondere in Afghanistan und den Staaten am Horn von Afrika. Jeder Krieg – das wissen wir – verursacht Hunger und missbraucht die Nahrung als Waffe, indem er ihre Verteilung an bereits leidende Bevölkerungen verhindert. Lasst uns an diesem Tag vom Friedensfürsten lernen und uns alle, vor allem die politisch Verantwortlichen, dafür einsetzen, dass Nahrung nur ein Mittel des Friedens sei. Während wir die Freude genießen, mit unseren Lieben versammelt zu sein, lasst uns an die Familien denken, die das Leben am meisten verletzt hat, und an diejenigen, die in dieser Zeit der Wirtschaftskrise wegen Arbeitslosigkeit zu kämpfen haben und denen das Lebensnotwendige fehlt.
Liebe Schwestern und Brüder, heute wie damals kommt Jesus, das wahre Licht, in eine Welt, die erkrankt ist an Gleichgültigkeit, einer schlimmen Krankheit, und die ihn nicht aufnimmt (vgl. Joh 1,11), ihn vielmehr zurückweist, wie es vielen Fremden widerfährt, oder ihn ignoriert, wie wir es allzu oft mit den Armen tun. Lass uns heute nicht die vielen Flüchtlinge und Vertriebenen vergessen, die auf der Suche nach Trost, Wärme und Nahrung an unsere Türen klopfen. Lasst uns nicht die Ausgegrenzten, die Einsamen, die Waisen und die Älteren – die Weisheit eines Volkes – vergessen, die Gefahr laufen, aussortiert zu werden, die Gefangenen, auf die wir nur wegen ihrer Fehler und nicht als menschliche Wesen schauen.
Brüder und Schwestern, Betlehem zeigt uns die Einfachheit Gottes, der sich nicht den Weisen und Klugen offenbart, sondern den Kleinen, denen, deren Herz rein und offen ist (vgl. Mt 11,25). Wie die Hirten wollen auch wir ohne Zögern hingehen und uns von dem unvorstellbaren Ereignis erstaunen lassen, dass Gott zu unserem Heil Mensch wurde. Er, der die Quelle alles Guten ist, wird arm[1] und bittet um unser armseliges Menschsein. Lassen wir uns von Gottes Liebe bewegen und folgen wir Jesus nach, der sich seiner Herrlichkeit entäußert hat, um uns an seiner Fülle teilhaben zu lassen. [2]
Allen eine Frohe Weihnacht!
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[1]Vgl.Gregor von Nazianz,Rede 45.
[2]Vgl.ebd.
[02019-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]
Traduzione in lingua portoghese
Queridos irmãos e irmãs de Roma e do mundo inteiro, feliz Natal!
Que o Senhor Jesus, nascido da Virgem Maria, traga a todos vós o amor de Deus, fonte de confiança e esperança, juntamente com o dom da paz, que os anjos anunciaram aos pastores de Belém: «Glória a Deus nas alturas e paz na terra aos homens do seu agrado» (Lc2, 14).
Neste dia de festa, voltemos o olhar para Belém. O Senhor vem ao mundo numa gruta e é recostado numa manjedoura para os animais, porque os seus pais não conseguiram encontrar hospedagem, apesar de estar quase na hora de Maria dar à luz. Vem entre nós no silêncio e escuridão da noite, porque o Verbo de Deus não precisa de holofotes nem do clamor das vozes humanas. Ele mesmo é a Palavra que dá sentido à existência. Ele é a luz que ilumina o caminho. «O Verbo era a Luz verdadeira que, ao vir ao mundo – diz o Evangelho –, a todo o homem ilumina» (Jo1, 9).
Jesus nasce no meio de nós, éDeus-connosco. Vem para acompanhar a nossa vida quotidiana, partilhar tudo connosco, alegrias e amarguras, esperanças e inquietações. Vem como menino indefeso. Nasce ao frio, pobre entre os pobres. Carecido de tudo, bate à porta do nosso coração para encontrar calor e abrigo.
Como os pastores de Belém, deixemo-nos envolver pela luz e saiamos para ver o sinal que Deus nos deu. Vençamos o torpor do sono espiritual e as falsas imagens da festa que fazem esquecer Quem é o Festejado. Saiamos do tumulto que anestesia o coração induzindo-nos mais a preparar ornamentações e prendas do que a contemplar o Evento: o Filho de Deus nascido para nós.
Irmãos, irmãs, voltemo-nos para Belém, onde ressoa o primeiro choro do Príncipe da paz. Sim, porque Ele mesmo – Jesus –é a nossa paz: aquela paz que o mundo não se pode dar a si mesmo e Deus Pai concedeu-a à humanidade enviando o seu Filho ao mundo. São Leão Magno tem uma frase que, na sua concisão latina, bem resume a mensagem deste dia: «Natalis Domini, Natalis est pacis– o Natal do Senhor é o Natal da paz» (Sermão26, 5).
Jesus Cristo é tambémo caminho da paz. Com a sua encarnação, paixão, morte e ressurreição, abriu a passagem de um mundo fechado, oprimido pelas trevas da inimizade e da guerra, para um mundo aberto, livre para viver na fraternidade e na paz. Irmãos e irmãs, sigamos este caminho! Mas, para o podermos fazer, para sermos capazes de seguir os passos de Jesus, devemos despojar-nos dos pesos que nos enredam e bloqueiam.
E quais são esses pesos? Que vem a ser este entulho que nos sobrecarrega? Trata-se das mesmas paixões negativas que impediram o rei Herodes e a sua corte de reconhecer e acolher o nascimento de Jesus, isto é, o apego ao poder e ao dinheiro, o orgulho, a hipocrisia, a mentira. Estes pesos impedem de ir a Belém, excluem da graça do Natal e fecham o acesso ao caminho da paz. Na realidade, é com tristeza que devemos constatar como, enquanto nos é dado o Príncipe da paz, ventos de guerra continuam a soprar, gelados, sobre a humanidade.
Se queremos que seja Natal, o Natal de Jesus e da paz, voltemos o olhar para Belém e fixemo-lo no rosto do Menino que nasceu para nós! E, naquele rostinho inocente, reconheçamos o das crianças que, em todas as partes do mundo, anseiam pela paz.
O nosso olhar se encha com os rostos dos irmãos e irmãs ucranianos que vivem este Natal na escuridão, ao frio ou longe das suas casas, devido à destruição causada por dez meses de guerra. O Senhor nos torne disponíveis e prontos para gestos concretos de solidariedade a fim de ajudar todos os que sofrem, e ilumine as mentes de quantos têm o poder de fazer calar as armas e pôr termo imediato a esta guerra insensata! Infelizmente, prefere-se ouvir outras razões, ditadas pelas lógicas do mundo. Mas a voz do Menino, quem a escuta?
O nosso tempo vive uma gravecarestia de paztambém noutras regiões, noutros teatros desta terceira guerra mundial. Pensamos na Síria, ainda martirizada por um conflito que passou para segundo plano, mas não terminou; e pensamos na Terra Santa, onde nos últimos meses aumentaram as violências e os confrontos, com mortos e feridos. Supliquemos ao Senhor para que lá, na terra que O viu nascer, retomem o diálogo e a aposta na confiança mútua entre palestinenses e israelitas. Jesus Menino ampare as comunidades cristãs que vivem em todo o Médio Oriente, para que se possa viver, em cada um daqueles países, a beleza da convivência fraterna entre pessoas que pertencem a crenças diferentes. De modo particular ajude o Líbano para que possa, finalmente, erguer-se com o apoio da Comunidade Internacional e com a força da fraternidade e da solidariedade. A luz de Cristo ilumine a região do Sahel, onde a convivência pacífica entre povos e tradições é transtornada por confrontos e violências. Encaminhe para uma trégua duradoura no Iémen e para a reconciliação no Myanmar e no Irão, para que cesse completamente o derramamento de sangue. E, no continente americano, inspire as autoridades políticas e todas as pessoas de boa vontade a trabalharem para pacificar as tensões políticas e sociais que afetam vários países; penso de modo particularna população haitiana, que está a sofrer há tanto tempo.
Neste dia, em que sabe bem encontrar-se ao redor da mesa recheada, não desviemos o olhar de Belém – que significa «casa do pão» – e pensemos nas pessoas que padecem fome, sobretudo as crianças, enquanto diariamente se desperdiçam quantidades imensas de alimentos e se gastam tantos recursos em armas. A guerra na Ucrânia agravou ainda mais a situação, deixando populações inteiras em risco de carestia, especialmente no Afeganistão e nos países do Corno de África. Toda a guerra – bem o sabemos – provoca fome e serve-se do próprio alimento como arma, ao impedir a sua distribuição às populações já atribuladas. Neste dia, aprendendo com o Príncipe da paz, empenhemo-nos todos – a começar pelos que têm responsabilidades políticas – para que o alimento seja só instrumento de paz. Enquanto saboreamos a alegria de nos reunirmos com os nossos, pensemos nas famílias mais atribuladas pela vida e naquelas que, neste tempo de crise económica, atravessam dificuldades por causa do desemprego e carecem do necessário para viver.
Queridos irmãos e irmãs, hoje como há dois mil anos Jesus, a luz verdadeira, vem a um mundo achacado de indiferença – uma feia doença! – que não O acolhe (cf.Jo1, 11); antes, rejeita-O como acontece a muitos estrangeiros, ou ignora-O como fazemos nós muitas vezes com os pobres. Hoje não nos esqueçamos dos numerosos deslocados e refugiados que batem à nossa porta à procura de conforto, calor e alimento. Não nos esqueçamos dos marginalizados, das pessoas sós, dos órfãos e dos idosos – a sabedoria dum povo – que correm o risco de acabar descartados, dos presos que olhamos apenas sob o prisma dos seus erros e não como seres humanos.
Irmãos e irmãs, Belém mostra-nos a simplicidade de Deus, que Se revela, não aos sábios e entendidos, mas aos pequeninos, a quantos têm o coração puro e aberto (cf.Mt11, 25). Como os pastores, vamos também nós sem demora e deixemo-nos maravilhar pelo Evento incrível de Deus que Se faz homem para nossa salvação. Aquele que é fonte de todo o bem faz-Se pobre[1]e pede de esmola a nossa pobre humanidade. Deixemo-nos comover pelo amor de Deus e sigamos Jesus, que Se despojou da sua glória para nos tornar participantes da sua plenitude.[2]
Feliz Natal para todos!
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[1] Cf. São Gregório Nazianzeno, Discurso 45.
[2] Cf. ibidem.
[02019-PO.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua polacca
Drodzy bracia i siostry z Rzymu i z całego świata, dobrych Świąt Bożego Narodzenia!
Niech Pan Jezus narodzony z Maryi Dziewicy przyniesie wam wszystkim Bożą miłość, źródło ufności i nadziei; i niech wraz nią przyniesie dar pokoju, który aniołowie zapowiedzieli pasterzom z Betlejem: „Chwała Bogu na wysokościach, a na ziemi pokój ludziom, w których sobie upodobał” (Łk 2, 14).
W tym świątecznym dniu kierujemy nasz wzrok ku Betlejem. Pan przychodzi na świat w grocie i zostaje położony w żłobie dla zwierząt, ponieważ Jego rodzice nie mogli znaleźć mieszkania, choć nadszedł czas, aby Maryja porodziła. Przychodzi między nas w milczeniu i ciemności nocy, bo Słowo Boże nie potrzebuje reflektorów ani wrzawy ludzkich głosów. On jest Słowem, które nadaje sens istnieniu, światłem, które oświetla drogę. „Była światłość prawdziwa – mówi Ewangelia – która oświeca każdego człowieka” (J 1, 9).
Jezus rodzi się pośród nas, jest Bogiem z nami. Przychodzi, by towarzyszyć naszej codzienności, by dzielić z nami wszystko – radości i cierpienia, nadzieje i niepokoje. Przychodzi jako bezbronne dziecko. Rodzi się w chłodzie, ubogi wśród ubogich. Potrzebujący wszystkiego, puka do drzwi naszego serca, by znaleźć ciepło i schronienie.
Jak pasterze w Betlejem, pozwólmy się ogarnąć światłem i idźmy zobaczyć znak, który dał nam Bóg. Pokonajmy letarg duchowej gnuśności i fałszywe obrazy świętowania, które sprawiają, że zapominamy, kto świętuje. Porzućmy wrzawę, która znieczula serce i skłania bardziej do przygotowania dekoracji i prezentów, niż do kontemplacji Wydarzenia: Syna Bożego, który narodził się dla nas.
Bracia, siostry, zwróćmy się do Betlejem, gdzie rozbrzmiewa pierwsze kwilenie Księcia Pokoju. Tak, bo On sam, Jezus, On jest naszym pokojem: tym pokojem, którego świat dać nie może, a który Bóg Ojciec dał ludzkości, posyłając na świat swojego Syna. Św. Leon Wielki użył słów, które w zwięzłości języka łacińskiego podsumowują przesłanie tego dnia: „Natalis Domini, Natalis est pacis”, „Narodziny Pana są narodzinami pokoju” (Mowa 26, 5, w: Leon Wielki, Mowy, Poznań 1957, tłum. bp Kazimierz Tomczak).
Jezus Chrystus jest także drogą pokoju. On przez swoje wcielenie, mękę, śmierć i zmartwychwstanie otworzył drogę ze świata zamkniętego, uciskanego przez ciemności nieprzyjaźni i wojny, do świata otwartego, wolnego, by żyć w braterstwie i pokoju. Bracia i siostry, podążajmy tą drogą! Ale żeby móc to uczynić, żebyśmy mogli iść za Jezusem, musimy ogołocić się z ciężarów, które nas krępują i trzymają w miejscu.
A jakie są te ciężary? Co jest tym „balastem”? Są to te same negatywne namiętności, które nie pozwoliły królowi Herodowi i jego dworowi rozpoznać i przyjąć narodzin Jezusa: to jest przywiązanie do władzy i pieniędzy, pycha, obłuda, kłamstwo. Te ciężary uniemożliwiają nam pójście do Betlejem, wykluczają nas z łaski Bożego Narodzenia i zamykają dostęp do drogi pokoju. I rzeczywiście, musimy z bólem zauważyć, że podczas gdy jest nam dany Książę Pokoju, to wichry wojny nadal wieją lodowatym chłodem nad ludzkością.
Jeśli chcemy, aby to było Boże Narodzenie, Narodziny Jezusa i pokoju, spójrzmy ku Betlejem i utkwijmy nasz wzrok w obliczu Dzieciątka, które narodziło się dla nas! I w tej małej, niewinnej twarzy rozpoznajmy twarze dzieci, które tęsknią za pokojem w każdej części świata.
Niech nasze spojrzenie napełni się twarzami naszych ukraińskich braci i sióstr, którzy przeżywają te Święta w ciemnościach, w zimnie lub z dala od swoich domów, z powodu zniszczeń spowodowanych dziesięcioma miesiącami wojny. Niech Pan uczyni nas gotowymi do konkretnych gestów solidarności, aby pomóc cierpiącym i oświecić umysły tych, którzy mają władzę, aby uciszyć broń i położyć natychmiastowy kres tej bezsensownej wojnie! Niestety, ludzie wolą słuchać innych motywów, dyktowanych logiką świata. Ale któż słucha głosu Dzieciątka?
Nasze czasy doświadczają również poważnego głodu pokoju także w innych regionach, na innych teatrach tej trzeciej wojny światowej. Pomyślmy o Syrii, wciąż dręczonej przez konflikt, który zszedł na dalszy plan, ale się nie zakończył; i pomyślmy o Ziemi Świętej, gdzie w ostatnich miesiącach nasiliły się przemoc i starcia, w których giną ludzie i są ranni. Błagajmy Pana, aby tam, na ziemi, która była świadkiem Jego narodzin, mógł powrócić dialog i poszukiwanie wzajemnego zaufania między Palestyńczykami a Izraelczykami. Niech Dzieciątko Jezus wspiera wspólnoty chrześcijańskie żyjące na całym Bliskim Wschodzie, aby w każdym z tych krajów można było żyć pięknem braterskiego współżycia między ludźmi, przynależącymi do różnych religii. Niech pomoże zwłaszcza Libanowi, aby mógł wreszcie się podnieść, przy wsparciu wspólnoty międzynarodowej oraz dzięki sile braterstwa i solidarności. Niech światło Chrystusa rozświetli region Sahelu, gdzie pokojowe współistnienie ludów i tradycji jest burzone przez starcia i przemoc. Niech kieruje do trwałego rozejmu w Jemenie oraz do pojednania w Mjanmie i Iranie, aby ustał wszelki rozlew krwi. Niech natchnie władze polityczne i wszystkich ludzi dobrej woli na kontynencie amerykańskim do działania na rzecz uspokojenia napięć politycznych i społecznych dotykających różne kraje; myślę w szczególności o Haitańczykach, którzy cierpią od tak dawna.
W tym dniu, w którym dobrze jest zgromadzić się wokół zastawionego stołu, nie odwracajmy spojrzenia od Betlejem, które oznacza „dom chleba”, i pomyślmy o osobach cierpiących głód, zwłaszcza o dzieciach, podczas gdy każdego dnia marnuje się duże ilości żywności i wydaje się środki na broń. Wojna na Ukrainie dodatkowo pogorszyła sytuację, narażając całe grupy ludności na ryzyko głodu, zwłaszcza w Afganistanie i krajach Rogu Afryki. Każda wojna – wiemy o tym – powoduje głód i wykorzystuje samą żywność jako broń, uniemożliwiając jej dystrybucję wśród już cierpiących grup ludności. W tym dniu, ucząc się od Księcia Pokoju, wszyscy podejmijmy działania, a przede wszystkim ci, którzy ponoszą odpowiedzialność polityczną, żeby żywność była jedynie narzędziem pokoju. Ciesząc się radością spotkania z naszymi bliskimi, pomyślmy o rodzinach najbardziej zranionych przez życie, i o tych, które w obecnym okresie kryzysu gospodarczego borykają się z bezrobociem i brakuje im środków niezbędnych do życia.
Drodzy bracia i siostry, dziś, tak jak wówczas Jezus, prawdziwe światło przychodzi do świata chorego na obojętność – brzydka choroba! – który Go nie przyjmuje (por. J 1, 11), przeciwnie, odrzuca Go, jak to się dzieje w przypadku wielu cudzoziemców, albo Go lekceważy, jak to zbyt często robimy wobec ubogich. Nie zapominajmy dziś o wielu uchodźcach i przesiedleńcach, którzy pukają do naszych drzwi w poszukiwaniu ukojenia, ciepła i pożywienia. Nie zapominajmy o osobach zepchniętych na margines, samotnych, sierotach i osobach starszych – będących mądrością narodu – którym grozi odrzucenie, o więźniach, na których patrzymy jedynie poprzez ich błędy, a nie jako na istoty ludzkie.
Bracia i siostry, Betlejem ukazuje nam prostotę Boga, który objawia się nie mądrym i uczonym, lecz maluczkim, tym, którzy mają serca czyste i otwarte (por. Mt 11, 25). Podobnie jak pasterze, my również pójdźmy bezzwłocznie i dajmy się zadziwić niewyobrażalnym wydarzeniem, jakim jest Bóg, który staje się człowiekiem dla naszego zbawienia. On, który jest źródłem wszelkiego dobra, staje się ubogim[1] i prosi o jałmużnę naszego biednego człowieczeństwa. Pozwólmy, by dotknęła nas Boża miłość i naśladujmy Jezusa, który ogołocił się ze swej chwały, aby uczynić nas uczestnikami swojej pełni[2].
Wszystkim życzę dobrych Świąt Bożego Narodzenia!
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[1] Por. ŚW. GRZEGORZ Z NAZJANZU,Kazanie 45.
[2] Por. tamże.
[02019-PL.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua araba
رسالة قداسة البابا فرنسيس
إلى مدينة روما والعالم
في مناسبة عيد الميلاد
الأحد 25 كانون الأوّل/ديسمبر 2022
أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء في روما والعالم أجمع، ميلاد مجيد!
الرّبّ يسوع، المولود من مريم العذراء، ليحمل لكم جميعًا محبّة الله، ينبوع الثّقة والرّجاء، وليحمل إليكم أيضًا السّلام الذي بشّر به الملائكة رعاة بيت لحم: "المَجدُ للهِ في العُلى! والسَّلامُ في الأَرضِ لِلنَّاس فإِنَّهم أَهْلُ رِضاه!" (لوقا 2، 14).
في هذا اليوم وفي هذا العيد نوجّه نظرنا إلى بيت لحم. الرّبّ يسوع جاء إلى العالم وَوُلِدَ في مغارة وأُضجِع في مذود للحيوانات، لأنّ والدَيه لم يجدا لهما مكانًا في المنزل، وكان وقت ولادة مريم قد حان. جاء بيننا في صمت الليل وظلمته، لأنّ كلمة الله لا يحتاج إلى أنوار كاشفة أو إلى صخب أصوات بشريّة. هو نفسه الكلمة الذي يعطي معنى لحياتنا، وهو النور الذي ينير الطّريق. يقول الإنجيل: "كان النُّورُ الحَقّ، الَّذي يُنيرُ كُلَّ إِنْسان، آتِيًا إِلى العالَم" (يوحنا 1، 9).
وُلِدَ يسوع بيننا، وهو الله معنا. جاء لمرافقة حياتنا اليوميّة، وليشاركنا في كلّ شيء، أفراحنا وأحزاننا، آمالنا ومخاوفنا. جاء طفلًا ضعيفًا. وُلِدَ في البرد، فقيرًا بين الفقراء، يحتاج إلى كلّ شيء، ويقرع على باب قلبنا ليجد الدفء والمأوى.
مثل رعاة بيت لحم، لنسمح لأنفسنا بأن يحيطنا النّور ولنذهب لنرى العلامة التي أعطانا الله إياها. لنتغلّب على سبات النّوم الرّوحيّ وعلى صور العيد الزائفة التي تجعلنا ننسى مَن هو المُحتَفَلُ به. لنخرج من الضّجيج الذي يخدِّر القلب، ويدفعنا إلى الاهتمام بالزينة والهدايا أكثر من التّفكير في الحدث المهمّ، أنّ ابن الله وُلِدَ من أجلنا.
أيّها الإخوة والأخوات، لنذهب إلى بيت لحم، حيث دوّى أوّل صراخ لأمير السّلام. نعم، لأنّه هو نفسه، يسوع، سلامنا: ذلك السّلام الذي لا يستطيع العالم أن يعطيه والذي أعطاه الله الآب للبشريّة عندما أرسل ابنه إلى العالم. القدّيس لاون الكبير له تعبير يلّخص رسالة هذا اليوم، ببلاغة اللغة اللاتينيّة: "Natalis Domini, Natalis est pacis"، "ميلاد الرّبّ يسوع، هو ميلاد السّلام" (عظة 26، 5).
يسوع المسيح هو أيضًا طريق السّلام. بتجسده وآلامه وموته وقيامته، فتح الطّريق: من عالم مغلق، ومظلوم بظلام العداوة والحرب، إلى عالم مفتوح، يعيش بحريّة في أخوّة وسلام. أيّها الإخوة والأخوات، لِنتبع هذا الطّريق! ولكن حتّى نتمكن من القيام بذلك، وحتّى نكون قادرين على أن نسير خلف يسوع، علينا أن نتجرّد من الأثقال التي تعيقُنا وتبقينا عالقين في مكاننا.
ما هي هذه الأثقال؟ ما هو هذا ”الثّقل“؟ إنّها نفس الأهواء السّلبيّة التي منعت الملك هيرودس وحاشيته مِن أن يعترفوا ويقبلوا بميلاد يسوع: إنّها التعلّق بالسّلطة والمال، والكبرياء، والنّفاق، والأكاذيب. هذه الأثقال تمنعنا من الذهاب إلى بيت لحم، وتبعدنا مِن نعمة عيد الميلاد، وتغلِق طريق السّلام. وفي الواقع، يجب أن نلاحظ بألَم أنّه بينما يتمّ إعطاؤنا أمير السّلام، تواصل رياح الحرب وتهبّ على البشريّة.
إن أردنا أن يكون عيد الميلاد، عيد ميلاد يسوع وميلاد السّلام، لننظر إلى بيت لحم ولنثبّت نظرنا في وجه الطّفل الذي وُلِدَ من أجلنا! وفي هذا الوجه الصّغير البريء، لنَرَ وجه الأطفال الذين يتوقون إلى السّلام في كلّ أنحاء العالم.
ليمتلئ نظرنا بوجوه الإخوة والأخوات الأوكرانيّين الذين يعيشون عيد الميلاد هذا في الظّلام، والبرد أو بعيدًا عن بيوتهم، بسبب الدّمار الذي سبّبته عشرة أشهر من الحرب. ليجعلنا الرّبّ يسوع مستعدّين لأن نقوم بأعمال تضامن عمليّة لكي نساعد الذين يتألّمون، وليُنِر عقول الذين لديهم السّلطان على إسكات الأسلحة ووضع حدّ فوريّ لهذه الحرب الهوجاء! للأسف، يفَضِّلون أن يستمعوا إلى أسباب أخرى يُملِيهَا مَنطقُ العالم. وصوت الطّفل، من يسمعه؟
عصرنا يعيش حالة مجاعة للسّلام في مناطق أخرى أيضًا، وفي مسارح أخرى لهذه الحرب العالميّة الثّالثة. لِنفكّر في سورية، التي ما زال يعذّبها صراع غاب عن نظر العالم، لكنّه لم ينتهِ. ولْنفكّر في الأرض المقدّسة، حيث تصاعد العُنف والاشتباكات في الأشهر الأخيرة، مع سقوط قتلى وجرحى. لِنتضرّع إلى الرّبّ يسوع حتّى يُستَأنَف الحوار والبحث عن الثّقة المُتبادَلة بين الفلسطينيّين والإسرائيليّين، هناك في الأرض التي شَهِدَت ولادته. لِيمنح الطّفل يسوع القوّة للجماعات المسيحيّة التي تعيش في جميع أنحاء الشّرق الأوسط، حتّى يستطيعوا أن يعيشوا في كلّ بلد من تلك البُلدان جمال العيش معًا، كلّهم إخوة، ولو كانوا منتمين إلى ديانات مختلفة. ولْيُسَاعِد لبنان على وجه الخصوص، حتّى يستطيع أخيرًا أن ينهض بنفسه من جديد، وبدعم من المجتمع الدّولي وبقوّة الأخوّة والتّضامن. لِيُضِئ نور المسيح منطقة السّاحل، حيث انقلب وتبلبل العيش السّلميّ معًا بين الشّعوب والتّقاليد بسبب الاشتباكات والعنف. ولْيوجِّه الأحداث نحو هدنة دائمة في اليمن، ونحو مصالحة في ميانمار، وفي إيران، حتّى تتوقّف كلّ إراقةٍ للدِّماء. ولْيُلهِم السُّلطات السّياسيّة وكلّ أصحاب النَّوايا الحسنة في القارّة الأمريكيّة حتّى يعملوا على تهدئة التّوترات السّياسيّة والاجتماعيّة الواقعة في بلدان مختلفة. أفكّر في شكل خاص في سكان هايتي الذين يتألّمون منذ فترة طويلة.
في هذا اليوم، جميلٌ أن نجتمع حول مائدة عامرة، لكن لا نحوِّلْ نظرنا عن بيت لحم، التي تعني ”بيت الخبز“، ولنفكّر في الأشخاص الذين يعانون من الجوع، وخاصّة الأطفال، بينما تُهدر كلّ يوم كمّيّات كبيرة من الطّعام، وتُنفق الموارد على الأسلحة. زادت الحرب في أوكرانيا من سوء الوضع، وتركت شعوبًا بأكملها في خطر المجاعة، خاصّة في أفغانستان وبُلدان القَرن الأفريقيّ. كلّنا يعلَم أنّ كلّ حرب تسبّب الجوع وتستغلّ الغذاء نفسه سلاحًا لها، وتمنع توزيعه على الشّعوب التي تتألّم. في هذا اليوم، ونحن نتعلّم مِن أمير السّلام، لِنَلتَزِم كلّنا، وأوّلنا، أصحاب المسؤوليّات السّياسيّة، حتّى يكون الغذاء أداة سلام فقط. بينما نستمتع بفرحة لقائنا مع أعزّائنا، لِنُفَكِّر في أشدّ العائلات تضرُّرًا وسوءًا في الحياة، والذين يعانون مِن البطالة ويفتقرون إلى ضروريّات الحياة الأساسيّة، في هذا الوقت من الأزمة الاقتصاديّة.
أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء، اليوم كما في السّابق، يأتي يسوع، النّور الحقيقيّ، إلى عالم مريض لا مبالٍ، لا يقبله (راجع يوحنّا 1، 11)، بل يرفضه، كما يحدث مع الكثير من الغرباء، أو يتجاهله، كما نفعل نحن غالبًا مع الفقراء. لا ننسَ اليوم اللاجئين الذين يطرقون أبوابنا بحثًا عن الرّاحة والدّفء والطّعام. لا ننسَ المُهمَّشين، والأشخاص الوحيدين، والأيتام، وكبار السّن - حكمة الشّعب - الذين يوشكون بأن يُصبحوا متروكين، والسّجناء الذين ننظر إليهم بحسب أخطائهم فقط، وننسى أنّهم بَشَر.
أيّها الإخوة والأخوات، بيت لحم تُبَيِّنُ لنا بساطة الله، الذي أظهر نفسه لا للحكماء والأذكياء، بل للصّغار، والذين لديهم قلب طاهر ومنفتح (راجع متّى11، 25). مثل الرّعاة، لِنذهب نحن أيضًا مُسرعين، ولْنندهش أمام ما صنع الله، الحدث الذي لا يمكن تصوّره، الله صار إنسانًا من أجل خلاصنا. هو ينبوع كلّ خير صار فقيرًا[1] وجاء يستَعطي إنسانيّتنا الفقيرة. لِنسمح لأنفسنا بأن نتأثّر بمحبّة الله، ولْنتبع يسوع، الذي تجرّد من مجده ليجعلنا نشارك في ملئه[2].
عيد ميلاد مجيد للجميع!
[02019-AR.02] [Testo originale: Italiano]
[B0956-XX.02]
[1] راجع القدّيس غريغوريوس النّيصي، كلمة 45.
[2] راجع المرجع نفسه.