Discorso del Santo Padre
Traduzione in lingua inglese
Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i membri della “Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger - Benedetto XVI”, per il conferimento del Premio Ratzinger 2022, giunto alla sua dodicesima edizione.
I premiati di quest’anno sono il Prof. P. Michel Fédou e il Prof. Joseph Halevi Horowitz Weiler.
Dopo il saluto di Padre Federico Lombardi, S.I., Presidente della Fondazione, la presentazione del profilo dei Premiati da parte dell’Em.mo Card. Gianfranco Ravasi, Papa Francesco ha consegnato il riconoscimento e ha pronunciato il Suo discorso.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre ha rivolto ai presenti nel corso della cerimonia:
Discorso del Santo Padre
Signori Cardinali, fratelli Vescovi,
Onorevoli Autorità,
distinti Rappresentanti religiosi e della società civile,
cari fratelli e sorelle!
A tutti il mio benvenuto. Ringrazio il Card. Ravasi e il P. Lombardi per le loro parole di introduzione e di presentazione delle personalità insignite del Premio Ratzinger, che saluto con grande cordialità: il Padre Michel Fédou e il Prof. Joseph Halevi Horowitz Weiler.
Sono lieto di presiedere anche quest’anno la cerimonia di consegna del Premio. Come sapete, non mancano per me momenti di incontro personale, fraterno e affettuoso, con il Papa emerito. Inoltre tutti sentiamo la sua presenza spirituale e il suo accompagnamento nella preghiera per la Chiesa intera: quegli occhi contemplativi che sempre mostra. Ma questa occasione è importante per riaffermare che anche il contributo della sua opera teologica e più in generale del suo pensiero continua ad essere fecondo e operante.
Abbiamo recentemente commemorato il 60° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II. Come sappiamo, Benedetto XVI vi ha partecipato personalmente come esperto e ha avuto un ruolo importante nella genesi di alcuni documenti; e poi è stato chiamato a guidare la comunità ecclesiale nella sua attuazione, sia al fianco di San Giovanni Paolo II, sia come Pastore della Chiesa universale. Egli ci ha aiutato a leggere i documenti conciliari in profondità, proponendoci una “ermeneutica della riforma e della continuità”. Ancora molto recentemente ha voluto evidenziare come il Concilio eserciti in modo durevole la sua funzione cruciale, poiché ci ha dato gli orientamenti necessari per riformulare la questione centrale della natura e della missione della Chiesa nel nostro tempo (cfr Messaggio per il X Simposio internazionale della Fondazione Ratzinger, 7 ottobre 2022).
Oltre al magistero pontificio di Papa Benedetto, i suoi contributi teologici vengono nuovamente offerti alla nostra riflessione grazie alla pubblicazione dell’Opera Omnia, la cui edizione tedesca si avvicina ormai al compimento, mentre quelle in altre lingue continuano a progredire. Questi contributi ci offrono una base teologica solida per il cammino della Chiesa: una Chiesa “viva”, che egli ci ha insegnato a vedere e vivere come comunione, e che è in cammino – in synodos – guidata dallo Spirito del Signore, sempre aperta alla missione di annuncio del Vangelo e di servizio al mondo in cui vive (cfr Omelia di inaugurazione del Pontificato, 24 aprile 2005; Ultima udienza pubblica, 27 febbraio 2013).
In questa prospettiva si colloca il servizio della Fondazione vaticana Joseph Ratzinger – Benedetto XVI, nella convinzione che il suo magistero e il suo pensiero non sono diretti verso il passato, ma sono fecondi per il futuro, per l’attuazione del Concilio e per il dialogo fra la Chiesa e il mondo di oggi, nei campi più attuali e dibattuti, come l’ecologia integrale, i diritti umani, l’incontro fra le diverse culture. Colgo questa occasione per incoraggiare anche la collaborazione con le Fondazioni vaticane intitolate al Beato Giovanni Paolo I e a San Giovanni Paolo II, cosicché la memoria e la vitalità del messaggio di questi tre Pontefici siano promosse in unione di intenti nella comunità ecclesiale.
Oggi siamo riuniti per conferire a due eminenti personalità il riconoscimento per la notevole opera da loro compiuta nei rispettivi campi di studio e insegnamento. Sono campi differenti, ma ambedue coltivati da Joseph Ratzinger e da lui considerati di vitale importanza.
Il Padre Michel Fédou – come abbiamo sentito dalla presentazione – è un maestro della teologia cristiana. Nella sua vita, dedicata allo studio e all’insegnamento, ha approfondito in particolare le opere dei Padri della Chiesa di Oriente e di Occidente, e lo sviluppo della cristologia nel corso dei secoli. Ma il suo sguardo non si è chiuso sul passato. La conoscenza della tradizione della fede ha alimentato in lui un pensiero vivo, che ha saputo affrontare anche temi attuali nel campo dell’ecumenismo e in quello dei rapporti con le altre religioni. In lui riconosciamo e rendiamo omaggio a un valente erede e continuatore della grande tradizione della teologia francese, che ha dato alla Chiesa maestri della levatura del Padre Henri De Lubac e imprese culturali solide e coraggiose come le Sources Chrétiennes, la cui pubblicazione iniziò ottant’anni or sono. Senza l’apporto di questa teologia francese non sarebbe stata possibile la ricchezza, la profondità e l’ampiezza di riflessione di cui si è nutrito il Concilio Vaticano II, e dobbiamo augurarci che essa continui a dare frutti per la sua attuazione nel lungo periodo.
Il Professor Weiler è la prima personalità di religione ebraica a cui viene attribuito il Premio Ratzinger, di cui finora erano stati insigniti studiosi appartenenti a diverse confessioni cristiane. Ne sono veramente felice. In un momento difficile, in cui ciò era stato messo in dubbio, il Papa Benedetto ha affermato con decisione e fierezza che «un obiettivo del suo personale lavoro teologico era stata fin dall’inizio la condivisione e la promozione di tutti i passi di riconciliazione fra cristiani ed ebrei fatti a partire dal Concilio» (Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica, 10 marzo 2009). Le occasioni in cui ha portato avanti tale intento durante il suo pontificato sono state molte; non è qui il caso di enumerarle. Sulla stessa linea ho proseguito a mia volta, con passi ulteriori, nello spirito di dialogo e di amicizia con gli ebrei che mi ha sempre animato durante il ministero in Argentina.
La sintonia fra il Papa emerito e il Prof. Weiler riguarda in particolare temi di sostanziale importanza: il rapporto tra la fede e la ragione giuridica nel mondo contemporaneo; la crisi del positivismo giuridico e i conflitti generati da un’estensione senza limiti dei diritti soggettivi; la giusta comprensione dell’esercizio della libertà religiosa in una cultura che tende a relegare la religione all’ambito privato. Papa Benedetto ha sempre considerato centrali questi temi per il dialogo della fede con la società contemporanea. E il Prof. Weiler non solo ha condotto su di essi studi approfonditi, ma ha anche preso posizioni coraggiose, passando, quando necessario, dal piano accademico a quello della discussione – e noi potremmo dire del “discernimento” – per la ricerca del consenso su valori fondamentali e il superamento dei conflitti per il bene comune. Che in ciò credenti ebrei e cristiani possano trovarsi uniti è un segno di grande speranza.
Questi Premi, dunque, oltre a rappresentare un meritato riconoscimento, offrono l’indicazione di linee di impegno, di studio e di vita di grande significato, che suscitano la nostra ammirazione e chiedono di venire proposte all’attenzione di tutti.
Rinnovo le mie congratulazioni agli illustri premiati ed auguro il meglio per il proseguimento del loro impegno. Di cuore invoco la benedizione del Signore su di loro, sui familiari e gli amici, sui membri e i sostenitori della Fondazione Ratzinger e su tutti i presenti. E vi chiedo, per favore, di pregare per me. Grazie.
[01873-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua inglese
Your Eminences, Your Excellencies,
Dear brothers and sisters!
I extend a warm welcome to all of you. I thank Cardinal Ravasi and Father Lombardi for their words of introduction and for presenting the recipients of the Ratzinger Prize. I offer a cordial greeting to Father Michel Fédou and Professor Joseph Halevi Horowitz Weiler.
I am pleased to preside over the award ceremony again this year. As you know, I have many opportunities for a personal, fraternal and affectionate encounter with the Pope Emeritus. All of us sense his spiritual presence, his accompaniment in prayer for the whole Church and his constant contemplative gaze. This occasion represents an important opportunity to reaffirm that his theological work and, more generally, his thinking and insights continue to be fruitful and effective.
Recently we commemorated the sixtieth anniversary of the opening of the Second Vatican Council. As we know, Benedict XVI personally participated as an expert and played an important role in the genesis of some of its documents. Afterwards, he was called to guide the ecclesial community in its implementation, both at the side of Saint John Paul II and then as Pastor of the universal Church. Pope Benedict helped us to interpret the conciliar documents in depth by proposing a “hermeneutic of reform and continuity”. Even most recently, he sought to stress how the Council continues to exercise its crucial function, since it provides us with the necessary guidelines for reformulating the central question of the nature and mission of the Church in our time (cf. Message for the X International Symposium of the Ratzinger Foundation, 7 October 2022).
In addition to the papal magisterium of Pope Benedict, his theological contributions are offered anew for our consideration thanks to the publication of the Opera Omnia, the German edition of which is now nearing completion, while the editions in other languages continue to progress. These contributions offer a solid theological basis for the Church’s journey: the journey of a “living” Church, which he taught us to see and experience as communion, on its way – in a “synod” – guided by the Spirit of the Lord and constantly open to the mission of preaching the Gospel and serving the world in which she lives (cf. Homily for the Inauguration of the Pontificate, 24 April 2005; Final General Audience, 27 February 2013).
The service provided by the Joseph Ratzinger–Benedict XVI Vatican Foundation is inspired by the conviction that his magisterium and thought are not directed towards the past, but are fruitful for the future, for the implementation of the Council and for dialogue between the Church and today’s world. This includes such timely and much-debated fields as integral ecology, human rights and the encounter between different cultures. I take this opportunity also to encourage cooperation between the Vatican Foundations named after Blessed John Paul I and Saint John Paul II, so that the memory and the vitality of the message of these three Popes will be promoted concordantly within the ecclesial community.
Today we gather to recognize two individuals outstanding for notable work in their respective fields of study and teaching. While the two fields are different, both were cultivated by Joseph Ratzinger and considered by him to be of vital importance.
Father Michel Fédou – as we heard from the presentation – is a master of Christian theology. His life has been devoted to study and teaching, with special emphasis on the works of the Fathers of the Eastern and Western Churches, and on the development of Christology over the centuries. Yet his focus has not remained on the past. Knowledge of the tradition of faith enabled him to develop a creative line of thought that was also able to address current issues in the field of ecumenism and relations with other religions. In him, we acknowledge and admire a worthy heir to the great tradition of French theology that gave the Church pioneers of the stature of Father Henri De Lubac and impressive and courageous cultural contributions such as the Sources Chrétiennes, whose publication began eighty years ago. Without the contribution of this French theology, the richness, depth and breadth of reflection nurtured by the Second Vatican Council would not have been possible, and we must hope and pray that it will continue to bear fruit for the Council’s ongoing implementation.
Professor Weiler is the first person of the Jewish faith to be awarded the Ratzinger Prize, which until now had been awarded to scholars belonging to various Christian denominations. I am very happy about this. At a difficult moment, when it was being called into question, Pope Benedict stated with determination and pride that “from the very beginning, an objective of [his] personal theological work had been the sharing and promotion of all the steps of reconciliation between Christians and Jews made since the Council” (Letter to the Bishops of the Catholic Church, 10 March 2009). Many were the occasions when he pursued this goal during his pontificate; there is no need to enumerate them here. For my part, I have continued along the same lines, taking further steps, in the spirit of dialogue and friendship with the Jewish community that was always a concern of mine during my ministry in Argentina.
The convergence between the Pope Emeritus and Professor Weiler can be seen in specific topics of significant import. These include the relationship between faith and legal reasoning in the contemporary world; the crisis of juridical positivism and the conflicts generated by an unlimited extension of individual rights; and the right understanding of the exercise of religious freedom in a culture that tends to relegate religion to the private sphere. Pope Benedict has always considered such themes central to the dialogue of faith with contemporary society. Professor Weiler has not only conducted in-depth studies on them, but has also taken courageous positions, moving, when necessary, from the academic level to that of discussion – and we could say of “discernment” – for the search for consensus on fundamental values and the resolution of conflicts for sake of the common good. That Jewish and Christian believers can find themselves united in this effort is a most hopeful sign.
These awards, then, in addition to representing a well-deserved recognition, call our attention to significant lines of commitment, study and life that prompt our admiration and are worthy of everyone’s attention.
Once again, I offer my congratulations to the distinguished recipients of this Award, and my good wishes for their continued work. I cordially invoke the Lord’s blessing upon them, upon their family and friends, upon the members and supporters of the Ratzinger Foundation, and upon all present. And I ask you, please, to pray for me. Thank you.
[01873-EN.01] [Original text: Italian]
[B0890-XX.02]