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Conferenza Stampa di presentazione della seconda tappa del processo sinodale: la Fase Continentale del Sinodo sulla Sinodalità, sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”, 26.08.2022


Intervento dell’Em.mo Card. Mario Grech

Intervento dell’Em.mo Card. Jean-Claude Hollerich, S.I.

Intervento di Sr. Nathalie Becquart, X.M.C.J

Intervento di S.E. Mons. Luis Marín de San Martín, O.S.A

Intervento di Padre Giacomo Costa

Intervento di Susan Pascoe

Alle ore 13.00 di oggi, ha avuto luogo in diretta streaming dalla Sala Stampa della Santa Sede la Conferenza Stampa di presentazione della seconda tappa del processo sinodale: la Fase Continentale del Sinodo sulla Sinodalità, sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”.

Per l’occasione sono stati forniti anche alcuni dati relativi alle Sintesi realizzate a partire dalla vasta consultazione del Popolo di Dio nella prima fase del processo sinodale e pervenute alla Segreteria Generale del Sinodo entro il 15 agosto 2022, nonché alcune informazioni relative alle modalità di realizzazione del Documento per la Tappa Continentale.

Sono intervenuti l’Em.mo Card. Mario Grech, Segretario Generale della Segreteria Generale del Sinodo; l’Em.mo Card. Jean-Claude Hollerich, S.I., Arcivescovo di Luxembourg, Relatore Generale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Sr. Nathalie Becquart, X.M.C.J, Sottosegretaria della Segreteria Generale del Sinodo; S.E. Mons. Luis Marín de San Martín, O.S.A, Sottosegretario della Segreteria Generale del Sinodo; Padre Giacomo Costa, S.I., Consultore della Segreteria Generale del Sinodo e Responsabile della Task Force per l’elaborazione del Documento per la Tappa Continentale; e Susan Pascoe, Corresponsabile della Task Force per la Tappa Continentale, Membro della Commissione Metodologia.

Ne riportiamo di seguito gli interventi:

Intervento dell’Em.mo Card. Mario Grech

Ci incontriamo a un anno di distanza dalla conferenza stampa di presentazione della XVI Assemblea del Sinodo. Allora il processo sinodale appariva come una pagina bianca affidata al discernimento nello Spirito delle Chiese locali. Oggi possiamo dare qualche informazione sul cammino che è stato fatto.

Al momento attuale stiamo vivendo la prima fase del processo sinodale, con la conclusione di due momenti decisivi: la consultazione del Popolo di Dio nelle Chiese particolari ed il discernimento dei Pastori nelle Conferenze episcopali. A partire dalle sintesi delle Conferenze episcopali, la Segreteria del Sinodo con un Gruppo qualificato di esperti si riunirà a breve per redigere un Documento di sintesi che avvierà la fase continentale.

Proprio in questa consultazione si rivela la natura della Chiesa sinodale come «camminare insieme» del Popolo di Dio. Le sintesi pervenute riveleranno quanto questo principio (stile) ecclesiale sia stato vissuto nelle chiese locali e dal risultato capiremo quanto possiamo ancora lavorare per rendere tutti più responsabili e partecipi.

Non ci illudiamo che il principio della consultazione sia stato applicato con la stessa cura in tutte le Chiese: siamo agli inizi di un cammino ecclesiale che esige pazienza, domanda una presa di coscienza che tutti siano resi partecipi, ciascuno secondo la propria condizione e funzione, della vita ecclesiale e perciò del cammino sinodale. L’importante è aver mostrato e continuare a mostrare che il cammino della Chiesa inizia e prende forza dall’ascolto.

In ogni caso, mi rivolgo a voi oggi e a quanti ci seguono da casa con un senso di gratitudine e molta speranza per il futuro della Chiesa sinodale. A prescindere dei contenuti che emergeranno dalla lettura delle sintesi, le esperienze ascoltate o vissute mostrano una Chiesa viva, bisognosa di autenticità, guarigione e che anela sempre più a essere comunità che celebra e annuncia la gioia del Vangelo, imparando a camminare e a discernere insieme.

Desidero ringraziare tutto il Popolo di Dio che ha partecipato.

Proprio perché nella Chiesa nessuno ha l’esclusiva della verità, la consultazione del Popolo di Dio domanda il discernimento. Per capire il processo sinodale, bisogna pensare a una circolarità feconda di profezia e discernimento. Se tutti sono profeti nel Popolo di Dio (cfr Nm 11,29), non ogni cosa detta è voce dello Spirito: bisogna cogliere dentro il suono delle voci la voce dello Spirito. Sta qui la funzione del discernimento, che già è operante nel processo di ascolto, quando la comunità converge su un punto. Si tratta di avere intelligenza piena di quanto lo Spirito dice alla Chiesa attraverso un processo di lettura in profondità, che assomiglia a un processo di decantazione. La certezza su ciò che lo Spirito dice alla Chiesa si ha unicamente con il sentire insieme, anzi il con-sentire, il convergere nella fede del Popolo di Dio, che avviene attraverso l’ascolto gli uni degli altri.

Ma il discernimento continua nelle Assemblee di Vescovi che sono principio di unità delle loro Chiese. Più di qualcuno sostiene che le sintesi delle Conferenze episcopali saranno la tomba della profezia. È tempo di superare questo sospetto, questa riserva che ha certamente le sue ragioni storiche, ma che contrasta con la natura della Chiesa, che è «“sacramento dell’unità”, cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la guida dei vescovi» (SC 26). Se la Chiesa è il corpo delle Chiese, perché ogni Chiesa è tale perché il Vescovo è portatore del tralcio dell’apostolicità (cfr LG 20), bisogna avere fiducia gli uni degli altri, non contrapponendo una Chiesa di Popolo contro una Chiesa gerarchica e rendendo dinamiche e feconde le relazioni nella Chiesa: di ogni portio Populi Dei con il suo Vescovo e il suo presbiterio, e di tutti i Vescovi tra di loro e con il Vescovo di Roma, «visibile principio e fondamento dell’unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli», ma anche di tutte le Chiese (cfr LG 23).

Il processo sinodale in atto è regolato da questo principio di circolarità, garantito da un atto che lo rende operante nel vissuto ecclesiale: quello della restituzione alle Chiese, che si attuerà nei prossimi mesi. Con i risultati della consultazione del Popolo di Dio e del discernimento delle Conferenze episcopali, la Segreteria del Sinodo sarà in grado di elaborare un Documento di Sintesi che sarebbe potuto diventare l’instrumentum laboris per la fase assembleare che si celebrerà a Roma. Invece, l’inserimento di un livello continentale è stato voluto per garantire ancora di più il rispetto della consultazione del Popolo di Dio. Per evitare che i vari passaggi possano impoverire ciò che lo Spirito ha detto alle Chiese nella consultazione, è stato pensato questo ulteriore momento di discernimento, nel quale le Assemblee continentali sono chiamate a rileggere il Documento prodotto dalla Segreteria del Sinodo, indicando se esprima effettivamente l’orizzonte sinodale emerso nelle Chiese particolari di quel continente.

Questo ulteriore livello di discernimento non può in alcun modo ridursi alla celebrazione di un’Assemblea ecclesiale. Per questo è necessario che si realizzi il principio della circolarità attraverso un atto di restituzione del Documento non a un’Assemblea, ma alle Chiese particolari. Lì si è svolta la consultazione, lì il Documento ritorna. Questa restituzione garantisce il rispetto degli attori del processo sinodale: in effetti, rendendo al soggetto della consultazione il frutto del loro ascolto, si offre la possibilità ad ogni Chiesa particolare di rispondere con un altro atto eminentemente ecclesiale: quello della recezione. Con questo atto ogni Chiesa fa proprio il Documento, i suoi contenuti e ne valuta la corrispondenza con la sua identità di Chiesa che è chiamata ad incarnare in un luogo il Vangelo di Cristo. Per questo è richiesto ad ogni Vescovo di portare il Documento a conoscenza della sua Chiesa e di farne una lettura attenta almeno negli organi di partecipazione e di redigere con l’équipe sinodale eventuali osservazioni da inoltrare alla Conferenza episcopale o alla Segreteria dell’Assemblea continentale.

Di conseguenza, l’Assemblea continentale potrà avviare il suo compito di lettura critica del Documento sulla base delle osservazioni provenienti dalle Chiese. Chiunque può rendersi conto di come l’atto di restituzione sia in grado di attivare la dinamica sinodale attraverso la circolarità tra i soggetti e i livelli della vita ecclesiale. Noi siamo fiduciosi che, nonostante le difficoltà nel tradurre in atto uno stile sinodale, dove siamo tutti apprendisti, i segnali di un cambio di mentalità già si vedono.

[01245-IT.01] [Testo originale: Italiano]

 

Intervento dell’Em.mo Card. Jean-Claude Hollerich, S.I.

Testo in lingua inglese

Traduzione in lingua italiana

Testo in lingua inglese

Last 09-10 October, Pope Francis opened the current synod process on a universal level by calling the Church into a synod. Since then, hundreds of thousands of meetings have taken place all over the world (spiritual conversations, dialogue and prayer meetings, conferences... ) at various levels (parish, diocesan, national... and also in the digital sphere) and involving ecclesial realities of various kinds: from parish groups, religious congregations, associations of the faithful, professional groups, informal groups...

It was impressive to discover the enthusiasm and creativity of all these groups. It was clear from the very first weeks that the Spirit was at work!

The heart of these synodal experiences was listening to God through listening to each other, inspired by the Word of God. We then asked to collect in a "synthesis" the fruits of prayer and reflection that emerged during these synod experiences.

Before going into the merits of the syntheses, it is important to understand what these syntheses are. The synthesis requested is neither a presentation of the chronology of the stages of the synod process concretely followed, nor a report (minutes) that indiscriminately lists all the points that emerged during the synod experience. Rather, it is to be understood as the culmination of communal spiritual discernment. They aim to gather and express the fruits of the synod process in a way that is understandable even to those who did not participate, indicating how the Holy Spirit's call to the Church was understood in the local context.

The reading of the syntheses received has produced in me, as a disciple of Christ and as a bishop, a great spiritual consolation that opens up to a great hope. This hope must now be transformed into missionary dynamism.

The syntheses received by the General Secretariat of the Synod as at 25 August 2022 can be divided into the following five categories:

From the Bishops' Conferences. Generally speaking, the synthesis of an individual Bishops' Conference is the fruit of discernment from the syntheses received from the dioceses, which, in turn, are the fruit of discernment from the various ecclesial instances at diocesan level: parishes, associations, movements, religious congregations, as well as from various other national ecclesial instances federations schools, Catholic schools, Catholic universities, associations, etc.

Already 98% of the 114 Bishops' Conferences had appointed a contact person or synod team. The summaries received to date number 100 ... and they are still coming. This incredible figure tells us that yes, the Church is in synod!

Eastern Catholic Churches. The individual Eastern Catholic Churches have been invited to send their own specific syntheses. It is clear that in the traditionally Latin-rite territories, the eparchies in the area also sent their own contribution to their respective Episcopal Conferences.

From the USG and UISG. The Union of Superiors General and the International Union of Superiors General sent their specific contribution made from the contributions of Religious Congregations (male and female) and Institutes of Consecrated Life and Societies of Apostolic Life (male and female). I express my deep gratitude to these two institutions for their important and generous investment. These communities have a 'synodal' patrimony to offer to the whole Church, and the synodal process has reminded them and has reminded us of it.

From the Vatican Dicasteries. The Vatican Dicasteries also sent a contribution. Some of them have also been entrusted with the task of collecting the syntheses of specific ecclesial instances. This is the case of the Dicastery for Institutes of Consecrated Life and Societies of Apostolic Life, which collected and elaborated the syntheses of a further path of discernment of Religious Congregations and Institutes of Consecrated Life and Societies of Apostolic Life.

For its part, the Dicastery for the Laity, Family and Life has been charged with collecting and working on the syntheses of the ecclesial associations and movements. The Dicastery also oversees the creation of a synthesis based on the listening and discernment carried out by realities that deal with the pastoral care of people with disabilities.

In addition to its own internal path of listening and discernment, the Dicastery for Communication also followed the implementation of a pilot project (initiated by the RIIAL network in collaboration with Imission), entitled 'The Church listens to you'. This was a listening activity in the social networks carried out by some influencers. In this case, about 110,000 responses were received and an estimated 20 million people were reached.

The Secretariat of State also produced, for the first time, a synthesis by listening to the Apostolic Nuncios.

The last group is that of the so-called “Observation” group (Osservazioni). In addition to these categories, more than a thousand contributions were collected from individual believers or church groups or not officially recognised by the local church authority. For the latter in particular, these are realities that feel "on the periphery or margins" of the life of the Church. In receiving these contributions, we have always asked that they also be sent to the respective local ordinaries.

It was nice to see how these groups felt challenged by the call of Pope Francis. I feel I must thank them. Contrary to what one might think, many of the contributions sent are not mere lists of claims, but true works of listening and discernment. I want to assure them that we will read their contributions carefully and take them seriously!

From all these data, I am convinced that we are facing an ecclesial dialogue without precedent in the history of the Church, not only for the quantity of responses received or the number of people involved (which to some who want to rely solely on numbers - which can only be approximate - may seem limited) but also for the quality of participation.

The listening and discernment process was certainly not perfect. We know this, but we also know that we are trying to be more and more the image of the synodal Church, we are also learning from our mistakes.

I would like to conclude this address with the testimony of a priest, Father Michael G. Ryan, parish priest of St. James Cathedral in Seattle, who sums up the synod process well. This is what we hoped would happen.

Reading over the reports and reflecting on them, I found myself thinking how blessed I am to be pastor of a parish that is full of people who love the Church so much that they embrace it, affirm it, celebrate it, and thank God for it, but at the same time are not at all afraid to criticize it, challenge it, question it, and express anger, disappointment, and frustration with it.

The gospel tells us that “With God, all things are possible.” I can’t say that the same is true for the Church! We have to be realistic in our expectations. But isn’t it wonderful that Pope Francis is determined to hear from the whole Church and not just the hierarchy? The idea is revolutionary. To my knowledge, an effort of this sort and on this scale has never been undertaken by the Church—not even in its earliest days when the numbers were modest. And not only does Pope Francis want to hear from the whole Church, he wants us—who are the Church—to listen to each other. And that is precisely what happened during our parish’s synodal process. And it is clear that those of you who accepted the invitation and came together to listen to each other in prayerful, respectful dialogues, were surprised by what happened, delighted by what happened, changed by what happened. I think our parish can never be quite the same as a result, and I’m willing to bet that the same is true for the entire Church.

[01246-EN.01] [Original text: English]

Traduzione in lingua italiana

Il 09-10 ottobre scorso Papa Francesco ha aperto a livello universale l’attuale processo sinodale convocando la Chiesa in Sinodo. Da allora si sono svolte centinaia di migliaia di incontri un po’ ovunque nel mondo (conversazioni spirituali, incontri di dialogo e di preghiera, conferenze… ) a vari livelli (parrocchiale, diocesano, nazionale … e anche nella sfera digitale) e coinvolgendo realtà ecclesiali di varia natura: dai gruppi parrocchiali, alle congregazioni religiose, alle associazioni di fedeli, a gruppi di professionisti, gruppi informali...

È stato impressionante scoprire l’entusiasmo e la creatività di tutti questi gruppi. Era chiaro sin dalle prime settimane che lo Spirito era all’opera!

Il cuore di queste esperienze sinodali era l’ascolto di Dio attraverso l’ascolto reciproco, ispirati dalla Parola di Dio. Era stato poi chiesto di raccogliere in una “sintesi” i frutti della preghiera e della riflessione emerse durante queste esperienze sinodali.

Prima di entrare nel merito delle sintesi, è importante intenderci su cosa sono queste sintesi. La sintesi richiesta non è né la presentazione della cronologia delle tappe del processo sinodale concretamente seguite, né un verbale che elenchi in maniera indiscriminata tutti i punti emersi nei momenti dell’esperienza sinodale. Piuttosto, è da intendere come il culmine del discernimento spirituale comunitario. Puntano a raccogliere ed esprimere i frutti del processo sinodale in modo che siano comprensibili anche a chi non vi ha partecipato, indicando come la chiamata dello Spirito Santo alla Chiesa è stata compresa nel contesto locale.

La lettura delle sintesi pervenute ha prodotto in me, come discepolo di Cristo e come vescovo, una grande consolazione spirituale che si apre ad una grande speranza. Questa speranza, ora, deve trasformarsi in un dinamismo missionario.

Le sintesi pervenute alla Segreteria Generale del Sinodo al 25 agosto 2022 possono essere ripartite tra le seguenti 5 categorie:

Dalle Conferenze Episcopali. Generalmente la sintesi di una singola conferenza episcopale è frutto di un lavoro di discernimento a partire dalle sintesi pervenute dalle diocesi che, a loro volta, sono il frutto del discernimento delle varie istanze ecclesiali a livello diocesano: parrocchie, associazioni, movimenti, congregazioni religiose, così come di varie altre istanze ecclesiali nazionali federazioni scuole, cattoliche, università cattoliche, associazioni…

Già il 98% delle 114 Conferenze Episcopali aveva nominato un referente o un team sinodale. Le sintesi ad oggi pervenute sono 100 … e stanno ancora arrivando. Questo incredibile dato ci dice che si, la Chiesa è in sinodo!

Chiese Orientali Cattoliche. Le singole Chiese Orientali Cattoliche sono state invitate a inviare una propria e specifica sintesi. È chiaro che nei territori tradizionalmente di rito latino, le eparchie presenti sul territorio hanno anche inviato il loro contributo alla Conferenze Episcopali di appartenenza.

Dall’USG e UISG. L’Unione Superiori Generali e l’Unione Internazionale delle Superiori Generali hanno inviato il loro specifico contributo realizzato a partire dai contributi delle Congregazioni Religiose (maschili e femminili) e degli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica (maschili e femminili). Esprimo la mia gratitudine a queste due istituzioni per il loro importante e generoso investimento. Queste comunità hanno un patrimonio “sinodale” da offrire a tutta la Chiesa e il processo sinodale glielo ha e ce lo ha ricordato.

Dai Dicasteri Vaticani. Anche i Dicasteri Vaticani hanno inviato un contributo. Alcuni di loro, inoltre, sono stati incaricati di raccogliere le sintesi di istanze ecclesiali specifiche. È il caso del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica che ha raccolto ed elaborato le sintesi di un ulteriore cammino di discernimento delle Congregazioni Religiose e degli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.

Dal canto suo, il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita è stato incaricato di raccogliere e lavorare sulle sintesi delle associazioni e movimenti ecclesiali. Il Dicastero segue anche la realizzazione di una sintesi realizzata a partire dall’ascolto e discernimento effettuato da realtà che si occupano della pastorale delle persone disabili.

Oltre al proprio cammino interno di ascolto e discernimento, il Dicastero per la Comunicazione ha anche seguito la realizzazione di un progetto pilota (avviato dalla rete RIIAL in collaborazione con Imission), intitolato “La Chiesa ti ascolta”. Si è trattato di un’attività di ascolto nelle reti sociali realizzata da alcuni influencers. In questo caso sono arrivate circa 110.000 risposte e per una stima di persone coinvolte di circa 20 milioni di persone.

La Segreteria di Stato ha anche realizzato, per la prima volta, una sintesi attraverso l’ascolto dei Nunzi Apostolici.

L’ultimo gruppo è quello delle Osservazioni. Oltre a queste categorie, sono stati raccolti oltre un migliaio di contributi da parte di singoli fedeli o gruppi ecclesiali o non ufficialmente riconosciuti dall’autorità ecclesiastica locale. Per questi ultimi in particolare, si tratta di realtà che si sentono “in periferia o ai margini” della vita della Chiesa. Nel ricevere questi contributi abbiamo sempre chiesto che venissero anche spediti ai rispettivi ordinari locali.

È stato bello constatate come questi gruppi si sono sentiti interpellati dalla chiamata di Papa Francesco. Sento di doverli ringraziare. A differenza di quanto si potrebbe pensare, molti dei contributi inviati non sono meri elenchi di rivendicazioni, ma veri lavori di ascolto e discernimento. A loro voglio assicurare che leggeremo con attenzione e prenderemo sul serio i loro contributi!

Da tutti questi dati sono convinto che siamo di fronte a un dialogo ecclesiale senza precedenti nella storia della Chiesa, non solo per la quantità di risposte pervenute o di persone coinvolte (che a qualcuno che vuole basarsi unicamente sui numeri – che non possono che essere approssimativi - potrà sembrare limitato) ma anche per la qualità della partecipazione.

Il processo di ascolto e di discernimento non è certamente stato perfetto. Lo sappiamo, ma sappiamo anche che stiamo cercando di essere sempre più immagine della Chiesa sinodale, stiamo imparando anche dai nostri errori.

Vorrei concludere questo mio intervento con la testimonianza di un sacerdote, di padre Michael G. Ryan, parroco della Cattedrale di San Giacomo di Seattle che ben riassume il processo sinodale. È quanto speravamo accadesse.

Leggendo i rapporti e riflettendo su di essi, ho pensare a quanto io sia benedetto come parroco di una parrocchia piena di persone che amano così tanto la Chiesa che la abbracciano, la affermano, la celebrano e ringraziano Dio per essa, ma allo stesso tempo che non hanno affatto paura di criticarla, di sfidarla, di metterla in discussione, di esprimere rabbia, delusione e frustrazione.

Il Vangelo ci dice che "Con Dio tutto è possibile". Non posso dire che lo stesso valga per la Chiesa! Dobbiamo essere realistici nelle nostre aspettative. Ma non è meraviglioso che Papa Francesco sia determinato ad ascoltare tutta la Chiesa e non solo la gerarchia? L'idea è rivoluzionaria. A mia conoscenza per quanto ne so, uno sforzo di questo tipo e su questa scala non è mai stato intrapreso dalla Chiesa, nemmeno agli inizi quando i numeri di fedeli erano modesti. E non solo Papa Francesco vuole ascoltare tutta la Chiesa, ma vuole che noi - che siamo la Chiesa – ci ascoltiamo gli uni e gli altri. Ed è proprio questo che è successo durante il processo sinodale della nostra parrocchia. Ed è chiaro che quelli di voi che hanno accettato l'invito e si sono riuniti per ascoltarsi reciprocamente in dialoghi rispettosi e di preghiera, sono stati sorpresi da ciò che è successo, deliziati da ciò che è successo, cambiati da ciò che è successo.

Credo che la nostra parrocchia non potrà mai essere la stessa, e sono pronto a scommettere che lo stesso vale per l'intera Chiesa.

[01246-IT.01] [Testo originale: Inglese]

Intervento di Sr. Nathalie Becquart, X.M.C.J

La première phase du synode a suscité dans les Eglises locales un grand désir de poursuivre le chemin de la synodalité

Depuis l’annonce de la démarche du synode en Mai 2021, avec Card. Mario Grech et Mgr Luis Marin de San Martin, nous avons cherché à tisser un dialogue avec toutes les Eglises locales, en particulier avec les conférences épiscopales à travers des séries de zoom ou rencontres en présentiel. Nous avons aussi eu de nombreux contacts et liens avec les mouvements, communautés religieuses, organismes et réseaux d’Eglise ainsi que les Dicastères de la Curie Romaine. Aujourd’hui je peux témoigner de la mobilisation impressionnante de par le monde pour répondre à l’appel du Pape François de participer au synode.

Je suis en particulier très touchée et marquée par la manière dont des pays traversant des situations socio-politiques extrêmement difficiles se sont engagés dans le processus synodal. Lire les synthèses synodales de pays comme le Nicaragua, l’Ukraine, Haïti, le Myanmar, le Liban, la Centrafrique - et l’on pourrait malheureusement en citer encore beaucoup d’autres tant notre monde est traversé par de multiples crises – découvrir les récits des initiatives qu’ils ont mis en œuvre pour la consultation synodale malgré tous les obstacles et entendre la voix des baptisés de ces pays éprouvés, leurs joies et leurs peines, leurs rêves et leurs regards sur l’Eglise exprimés sans fards est une expérience de l’Esprit à l’œuvre dans la vie des communautés chrétiennes sur tous les continents. Cette mission au Secrétariat du Synode à travers tous les contacts, rencontres en ligne ou sur le terrain, m’a véritablement donné de contempler la manière dont l’esprit de la synodalité s’est déployé toujours davantage au fil des mois dans les Eglises locales à travers un foisonnement d’initiatives et rencontres synodales. Le sitehttps://www.synodresources.org/ a aussi joué ce rôle de plate-forme pour partager initiatives et bonnes pratiques.

Tous ceux qui ont expérimenté l’écoute et le dialogue selon la méthode synodale proposée de la conversation spirituelle témoignent de la joie reçue, de leur reconnaissance d’avoir pu faire entendre leur voix et de leur désir de poursuivre ce chemin de la synodalité. Quelque chose est en marche qui porte déjà du fruit sur le terrain et va se poursuivre[1]. Je suis très confiante pour la suite du synode car l’Esprit souffle. Les peurs, tensions et résistances qui naturellement s’expriment aussi font partie de tous les processus de discernements spirituels

Toute ce parcours synodal a été possible grâce à la mobilisation incroyable des équipes synodales nationales et diocésaines (constituées le plus généralement selon notre suggestion d’hommes et femmes, prêtres, laïcs, religieux(ses) qui ont déployé beaucoup d’énergie et de créativité pour animer et accompagner la démarche synodale, former des facilitateurs de groupes synodaux, préparer les assemblées synodales et synthèses à travers un processus de prière et discernement.

Je suis frappée en lisant toutes ces synthèses par leur style très franc qui n’hésite pas à nommer non seulement les bonnes expériences de «marcher ensemble» qui se vivent déjà mais aussi à dénoncer sans langue de bois les obstacles et difficultés réelles. Toutes ces synthèses nous donnent une photographie très riche de la vie concrète des communautés chrétiennes de par le monde qui cherchent à être toujours plus missionnaires et fidèles à l’Evangile pour servir le monde d’aujourd’hui traversés par tant de fractures et souffrances;

Ce qui émerge très fortement c’est que cette première étape du synode a constitué une véritable école pratique de synodalité donnant à un grand nombre d’intégrer plus personnellement et communautairement combien la synodalité est vraiment l’appel de Dieu pour l’Eglise du 3èmemillénaire, et de s’approprier l’enjeu de devenir toujours davantage une Eglise de l’écoute et du dialogue.

Il faut souligner aussi que si le synode a suscité une forme d’expérience commune de par le monde chaque réalité ecclésiale est entrée dans ce processus à son rythme et selon son point de départ, en fonction de sa situation et de sa culture. Certains ayant déjà une longue expérience de dynamiques synodale – ainsi les communautés religieuses qui d’une certaine manière portent la synodalité dans leur ADN ou les pays ayant déployé de nombreux synodes diocésains ou mêmes des conciles pléniers - ont pu parfois exprimer une forme de doute. Pour d’autres pays cette démarche était très nouvelle et a souvent généré beaucoup d’enthousiasme. Mais on a l’impression que chacun a fait un pas de plus à travers cette première année de synode. La synodalité est un apprentissage progressif, un learning-by-doing qui part de la réalité, il nous faut accepter que cela prend du temps et que le but est déjà le chemin.

En conclusion je voudrai partager ma joie de voir que cette expérience synodale a permis à beaucoup de réaliser plus fortement que l’Eglise c’est vraiment le Peuple de Dieu dans la diversité de ses membres, tous appelés à marcher ensemble comme disciples missionnaires. J’ai entendu de bien des manières un très fort désir d’une Eglise plus synodale, plus fraternelle, plus missionnaire, plus accueillante et inclusive sur un fond de grande dénonciation du cléricalisme. Cela m’a fait réaliser que cet appel à la synodalité missionnaire qui a été un fruit majeur du synode des jeunes conduisant le Pape François a écrire dansChristus Vivitau §206 «La pastorale des jeunes ne peut être que synodale», ne reflète pas seulement aujourd’hui ce qui a été demandé par les jeunes mais plus largement ce que le Peuple de Dieu dans son ensemble a fait entendre dans cette consultation.

Le défi à l’ouverture de cette nouvelle étape continentale est donc de poursuivre la conversion synodale à tous les niveaux, la «synodalisation» de toutes les réalités ecclésiales qui requiert un vrai changement de mentalité et aussi des nouvelles manières de vivre la vie et la mission en Eglise comme frères et sœurs en Christ revêtus d’une égale dignité. Cela passe notamment par la formation à l’écoute, au discernement et au travail en équipe. Et cela ne pourra se faire sans les jeunes, les femmes, les plus pauvres et les plus souffrants - notamment les victimes d’abus - dont il nous faut continuer à mieux entendre la voix et impliquer dans ce processus de discernement parce qu’ils sont moteurs de synodalité.

_________________

[1] Extrait synthèse Conférence Episcopale Espagnole «Enfin, les groupes ont souhaité exprimer leur profonde gratitude pour le moment qu'ils ont vécu : un moment de grâce, construit sur l'écoute mutuelle active et respectueuse, sur l'ouverture à la parole franche, sur le partage d'expériences gratifiantes et sur des échanges constructifs. (…) Le dialogue fraternel et la réflexion partagée nous ont donné de l'espoir et de l'enthousiasme, et ont été une occasion de dynamiser la communauté en exprimant le désir de continuer à marcher ensemble".

[01249-FR.01] [Texte original: Français]

Intervento di S.E. Mons. Luis Marín de San Martín, O.S.A

1. Agradecimientos

· Quisiera, ante todo, agradecer a cuantos, desde distintas sensibilidades, diferentes mentalidades, variadas opciones y culturas diversas se han implicado en este proceso. Resulta una bella experiencia de eclesialidad, con todo lo que tiene de unidad y pluralidad: de unidad pluriforme.

· Gracias, también, a los medios de comunicación que no solo se han limitado a informar, sino que han sabido acompañar este proceso histórico sin precedentes, haciéndose eco de la enorme creatividad evidenciada y ayudándonos en nuestra tarea.

· Y gracias a quienes, desde fuera de la Iglesia, dialogan con nosotros con buena voluntad. Hermanos de otras religiones, tantas personas no creyentes… Gracias a cuantos consideran más lo que une que lo que divide.

2. Valoración

Mi valoración es decidida y claramente positiva.

· Creo que estamos en un proceso irreversible, con distintas velocidades, lleno de matices y necesario de clarificaciones, pero sin vuelta atrás. Que, poco a poco, va calando, se va purificando y va renovando y reformando la Iglesia.

· Personalmente: me ha enriquecido como cristiano, como religioso y como obispo; me ha hecho crecer en el amor a la Iglesia; me ha ayudado a vivir con entusiasmo mi servicio, mi responsabilidad.

3. Perspectivas

Al finalizar la fase diocesana y a punto de iniciar la continental, deseo comentar cinco dimensiones de la sinodalidad, que se han puesto de relieve y que, a mi modo de ver, conviene tener muy en cuenta.

a. Es un proceso espiritual. En y del Espíritu Santo. Por tanto, no se trata, prioritariamente, de cambio de estructuras (vendrá como consecuencia), minuciosas programaciones, profundas reflexiones académicas y mucho menos de reparto del poder o de marketing para la promoción personal o grupal. Se refiere a la vivencia coherente de nuestra fe cristiana y a su testimonio. Así pues:

· Nos vincula a Cristo y a los hermanos. Yo lo he resumido en la expresión: “Sinodalidad significa más Cristo y más Iglesia”.

· Debe cuidar la dimensión orante, tanto personal como comunitaria.

· Tiene como eje el amor verdadero: hacia Dios, hacia la Iglesia, hacia la humanidad. Evita el peligro tanto del “espiritualismo” como del “sociologismo”.

· Nos abre al dinamismo evangelizador: Cuatro verbos: “salir”, “arriesgar”, “testimoniar”, “transformar”.

No cabe duda de que, desde el Espíritu Santo, el proceso adquiere una fuerza enorme, verdaderamente revolucionaria.

Pregunta: ¿Está realmente presente el Espíritu Santo en este proceso? ¿Nos abrimos a Él y nos dejamos interpelar por Él?

b. Es un proceso solidario. No nos aleja de la realidad presente, sino que nos implica en el mundo. Ante los contrastes, las injusticias, las sangrantes desigualdades, la intolerancia, es bueno recordar las palabras de 1Cor 12, 26, con las que se abría el mensaje que la Conferencia Episcopal de Brasil envió a la Iglesia que peregrina en Nicaragua. “Si un miembro del cuerpo sufre, todo el cuerpo sufre igualmente”. No lo olvidemos. El proceso sinodal nos ha hecho conscientes que debemos recuperar la hermandad básica, que brota de la imagen de Dios en todo ser humano (cf. Francisco, Fratelli tutti, 8). Así pues, el concepto de “compañeros de camino”, se ha ampliado. Y también el de “periferias”. El “caminar juntos” es algo experiencial y cotidiano, que nos lleva a abandonar los espacios de pretendida seguridad, de separación.

Pregunta: ¿Encuentra eco en nuestro corazón todo lo verdaderamente humano, como nos pedía el Concilio (cf. Gaudium et spes, 1)?

c. Es un proceso abierto. Se trata de escuchar, discernir y decidir. No para diluir la propia responsabilidad, sino para que sea verdaderamente respuesta a la llamada de Dios, a lo que Dios quiere. He constatado el generalizado deseo de expresarnos libremente, sin miedos. Pero también soy consciente de la necesidad de perfeccionar la escucha (que no es solo “oír”) y, sobre todo, el discernimiento. Entonces podremos ir tomando decisiones a todos los niveles.

· Escuchar a todos (el Pueblo de Dios tiene la infalibilidad “in credendo”).

· Discernir: buscando, entre todos, el bien de la Iglesia aquí y ahora (tiempo, lugar, cultura).

· Decidir: cada uno según la particular riqueza de su carisma y vocación. Ni más ni menos. Superar el clericalismo resulta particularmente necesario.

Pregunta: ¿Podemos expresarnos con libertad en la Iglesia, como lo hacen en una familia sus miembros? ¿Sabemos dialogar (cf. San Pablo VI, Ecclesiam suam)? ¿Sabemos discernir cuál es la voluntad de Dios, no la nuestra?

d. Es un proceso integrador. La fase diocesana apenas concluida, la etapa continental que se inicia, la futura celebración de la Asamblea del Sínodo de los Obispos, son eventos que se integran en el único proceso sinodal que pertenece a la identidad eclesial: al ser, al actuar y al estilo de la Iglesia. Todas las manifestaciones o formas concretas en las que se expresa la sinodalidad, no pueden ni deben contemplarse como eventos aislados y desconectados. Por eso:

· Los sínodos nacionales o locales, las asambleas, los consejos pastorales en los diferentes niveles, los dicasterios de la Curia Romana, etc., son estructuras que conservan su propia identidad, pero que solo cobran verdadero sentido integrados en el todo eclesial.

· También necesitamos avanzar en la relación entre las Iglesias locales y los organismos nacionales-continentales y entre las Iglesias locales entre sí y en la Iglesia universal.

Pregunta: ¿Vivimos la dimensión de “proceso”? ¿Avanzamos en integración a todos los niveles o nos conformamos con crear élites, sean clericales o laicales?

e. Es un proceso dinámico. No concluye nunca. Así las síntesis y las asambleas diocesanas o nacionales no son un punto de llegada, sino un impulso que anima a seguir avanzando. Estos documentos-síntesis no deben olvidarse una vez redactados y enviados, sino que pueden y deben desarrollarse a todos los niveles (parroquial, diocesano, conferencia episcopal), porque indican un camino y ofrecen grandes oportunidades de renovación.

Pregunta: ¿Cómo abordamos el futuro a nivel local, nacional y universal tras la etapa diocesana? ¿Vamos tomando decisiones concretas en las que se exprese la dimensión sinodal de la Iglesia?

Somos conscientes de las enormes posibilidades que ofrece la sinodalidad. No deben asustarnos las diferentes velocidades ni producirnos ansia el logro de resultados inmediatos; lo importante es asumir un nuevo modo de ser Iglesia más coherente, avanzando con serenidad por esta senda de renovación y esperanza. A ser posible, con entusiasmo.

Termino recordando unas hermosas palabras de san Juan XXIII, que podemos aplicar a esta tarea apasionante en la que estamos: “Es preciso, siempre, pensar en grande y mirar alto y lejos”.

[01248-ES.01] [Texto original: Español]

Intervento di Padre Giacomo Costa

L’elaborazione del Documento per la Tappa Continentale e la Tappa Continentale

1. Ascoltare per camminare insieme

All’interno dell’itinerario del Sinodo 2021-2023, la fase continentale è una delle tappe in cui si articola la consultazione del Popolo di Dio. Quindi il principale obiettivo continua a essere l’ascolto, guidato ancora dal medesimo interrogativo di fondo che ha ispirato il primo anno di cammino: «come si realizza oggi, a diversi livelli (da quello locale a quello universale) quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata; e quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale»? (DP n. 2). Questo ci aiuta a mettere a fuoco un punto molto importante: il Sinodo non è l’occasione per affrontare tutti i problemi della Chiesa in modo generico, ma mettendoli in una prospettiva specifica e nel dinamismo della missione, cioè interrogandosi ogni volta su che cosa aiuta a camminare insieme per annunciare il Vangelo.

Quindi, se dovessimo sintetizzare in uno slogan il senso di questa tappa, potremmo dire che è “ascoltare per camminare insieme e annunciare insieme”. Camminare insieme, su una strada condivisa, vuol dire fare lo sforzo di rispettare le differenze di ciascuna Chiesa locale e anche di ogni fedele, senza imporre a tutti lo stesso passo.

Così, il cammino sinodale diventa l’occasione per praticare quel sogno di costruzione di un “noi” che anima il magistero di Papa Francesco fin dal suo inizio, dall’esortazione apostolica Evangelii Gaudium (cfr n. 220: «diventare un popolo è qualcosa di più, e richiede un costante processo nel quale ogni nuova generazione si vede coinvolta. È un lavoro lento e arduo che esige di volersi integrare e di imparare a farlo fino a sviluppare una cultura dell’incontro in una pluriforme armonia»). È ancora l’invito alla base dell’enciclica Fratelli tutti: «siamo chiamati a invitare e incontrarci in un “noi” che sia più forte della somma di piccole individualità; ricordiamoci che “il tutto è più delle parti, ed è anche più della loro semplice somma”» (n. 78, con citazione di EG n. 235).

Fare sinodo, cioè camminare insieme, è allora il modo per reagire alla frammentazione, all’individualismo, alla solitudine, alla autoreferenzialità che caratterizza tutte le nostre società, le nostre Chiese, ciascuno di noi. Come evidenzia molto bene l’enciclica Fratelli tutti, è questa cultura la radice delle guerre e di tutti quei fenomeni in cui l’altro, con la sua originalità, viene negato, in nome di una omogeneità che è l’imposizione di un unico punto di vista, complice anche la manipolazione che spesso si serve della rete e dei social media. A sradicare questa cultura non possono certo bastare documenti o indicazioni che vengono dall’alto: occorre coinvolgere le persone, far fare loro una esperienza concreta di incontro: questo spiega la dinamica della prima fase del cammino sinodale, quella dedicata alla consultazione, prima a livello diocesano e nazionale (che ha occupato lo scorso anno), e ora a livello continentale, secondo la dinamica che oggi presentiamo.

Come abbiamo sentito, la fase diocesana ha costruito un tessuto di relazioni tra persone o gruppi fin al livello delle parrocchie, dentro e fuori la comunità cristiana (con i mondi delle professioni, con le persone più ai margini, ecc.…); lo abbiamo vissuto anche qui in Italia, anche tra diocesi vicine. Queste relazioni sono un frutto prezioso del cammino svolto, che dobbiamo continuare a coltivare: è grazie a questa esperienza di incontro con chi ci è vicino e a cui siamo chiamati a “farci prossimi” che la fraternità e l’amicizia sociale smettono di essere nozioni astratte.

La tappa continentale punta ad allargare questa dinamica, investendo le relazioni tra Chiese e Conferenze episcopali vicine, all’interno di quelli che abbiamo chiamato “Continenti”, ma che non vanno intesi in senso unicamente geografico. A scala globale, le situazioni sono le più diverse. A volte ci sono organismi già sperimentati ma, come qui in Europa, non è detto che si riesca effettivamente a camminare insieme. Un recente articolo si interrogava sulle relazioni tra le Chiese dell’Europa orientale e dell’Europa occidentale, così come tra quelle del settentrione e quelle del Sud del continente. Ci sono sensibilità diverse e, dobbiamo riconoscerlo, anche spaccature. È proprio per affrontarle stiamo facendo il Sinodo! In altri “Continenti” ci possono essere esperienze ancora più consolidate, come ad esempio in America latina, mentre altrove l’incontro e la collaborazione stanno muovendo i primi passi, e il Sinodo rappresenta uno stimolo ad andare avanti.

Per questo una task force interna alla Segreteria si occupa di accompagnare da vicino ogni Continente non per imporre un modello uguale per tutti, che non potrebbe esserci, ma curando che ciascuno trovi il modo appropriato alle sue circostanze di creare un’occasione di scambio e di confronto. Come esempio, ascoltiamo ora la testimonianza di Susan Pascoe, che fa parte di questa task force insieme a Mauricio Lopez e a me, aiutati da Maike Sieben e Pedro Paulo Weizenmann. In particolare Susan ci racconterà la sua esperienza di accompagnamento del percorso dell’Oceania.

[Testimonianza di Susan Pascoe]

Grazie Susan: la tua testimonianza ci aiuta a capire che cosa significa accompagnare le chiese di quello che chiamiamo un “Continente” a confrontarsi, creare relazioni e fare emergere intuizioni comuni, divergenze e difficoltà da affrontare per camminare insieme.

2. Un dialogo tra Chiesa universale e Chiese locali

La grande novità del Sinodo 2021-2023 è che la consultazione avviene anche attraverso un dialogo tra la Chiesa universale e le Chiese locali. Anzi, è proprio questo lo specifico della tappa continentale che già Sua Eminenza il card. Grech ha bene messo in evidenza. Il Sinodo non è un processo di astrazione progressiva che si stacca man mano da terra, dalla realtà quotidiana per salire a livelli sempre più remoti, ma è un processo di andata e ritorno. Si crea così una circolarità tra coloro che sono incaricati di ascoltare e coloro che vengono ascoltati, ovviamente nei limiti del possibile (i tempi sono sempre limitati) ma con una grande disponibilità della Segreteria a imparare da quanto si ascolta, anche rivedendo il modo in cui le cose funzionano. Ma concretamente, in questa tappa continentale, come si svolgerà questo dialogo, nella prospettiva “circolare” di cui parlava il card. Grech?

a. Il punto di partenza sono i contributi ricevuti dalla Segreteria del Sinodo come risposta agli stimoli del Documento preparatorio: le sintesi preparate da ciascuna Chiesa particolare (Conferenze episcopali e organismi equivalenti delle Chiese orientali), i contributi dei dicasteri vaticani, e delle Unioni dei Superiori Maggiori delle religiose e dei religiosi, ecc. Molti sono già pervenuti, e altri stanno ancora arrivando. A questi si aggiungono le circa 800 osservazioni arrivate direttamente alla Segreteria da singoli e gruppi di varie parti del mondo e i documenti che raccolgono il frutto di seminari e incontri a cui la Segreteria ha partecipato: tra i vari, come esempio cito il seminario su discernimento e processi decisionali a partire dalle tradizioni spirituali di diversi istituti religiosi.

b. Nel corso del mese di settembre viene elaborato un testo frutto dell’ascolto di tutte queste voci. Un tempo sarebbe stato l’Instrumentum laboris per la successiva Assemblea dei vescovi, mentre adesso avremo prima un documento intermedio, il Documento per la tappa continentale (DTC). Elaborarlo è un lavoro delicato: da una parte deve raccogliere tutte le voci, dall’altra scegliere (o meglio discernere) i punti prioritari che emergono dalle consultazioni. Su questo tornerò fra poco con maggiori dettagli.

c. Una volta redatto e approvato, questo testo sarà rimandato rinviato a tutte le diocesi e conferenze episcopali. Non si tratta di ripetere il lavoro dell’anno scorso, ma di confrontarsi attraverso il DTC con l’esperienza delle altre Chiese particolari di tutto il mondo.

d. In particolare, le Chiese particolari (Conferenze episcopali e organismi analoghi delle Chiese orientali) sono chiamate a incontrarsi con un obiettivo preciso: riconoscere all’interno del DTC quali intuizioni vanno valorizzate a partire dalla loro prospettiva continentale e quali questioni richiedono di essere affrontate: sono sicuro che non possano non essercene. Ma soprattutto lo scopo più ambizioso e perciò più difficile degli incontri continentali è identificare le priorità. Le modalità di realizzazione degli incontri continentali non sono state fissate in modo uniforme a livello centrale, ma si è chiesto a ciascun Continente di organizzarsi: il materiale che trovate in cartella stampa indica le date e le procedure a oggi definite. In generale si può dire che gli incontri continentali prevedono una fase di Assemblea ecclesiale, durante la quale è raccomandata una ricca rappresentanza di tutte le componenti del popolo di Dio, anche se non è stata stabilita una “formula” di partecipazione uniforme e rigida. Poi ci sarà una fase di Assemblea episcopale: tenendo presente che siamo ancora nella fase consultiva, il ruolo dei Vescovi sarà soprattutto di “validare” collegialmente il testo, riconoscendolo come frutto di un autentico ascolto di tutto il Popolo di Dio del continente affidato al loro ministero. In una prospettiva di “circolarità” e di dialogo, è auspicabile che dopo l’incontro continentale si possano trovare modalità per “restituire” il testo a tutto il Popolo di Dio prima di inviarlo alla Segreteria generale, in modo che esso sia corroborato da un consenso ecclesiale il più ampio e consapevole possibile.

e. A partire dalle sintesi prodotte a livello continentale sarà poi elaborato l’Instrumentum laboris che in pratica traccerà le linee principali dell’agenda dell’Assemblea sinodale di ottobre 2023. Per questo è importante lo sforzo di individuare le priorità a livello di ciascun Continente.

f. Il DTC si pone al servizio di questo lavoro e non va interpretato come una bozza, solo da emendare, di un Documento finale, ma come testo che offre spunti su cui le Chiese particolari e poi gli incontri continentali devono lavorare per identificare quelle che ritengono essere le priorità dal loro punto di vista. Per questo ci aspettiamo reazioni differenziate, così come il fatto che alcuni stimoli del DTC saranno ripresi in alcuni Continenti, mentre risulteranno meno significativi per altri.

3. Il DTC e la sua elaborazione

Alla luce della dinamica che abbiamo appena tracciato risulta chiaro che il DTC è uno strumento chiave di un dialogo, che, come avete ormai capito è non solo tra Chiese particolari e Chiesa universale, ma anche in qualche modo tra le singole Chiese particolari, in particolare all’interno di ciascun Continente (ma in modo indiretto anche a livello globale). Al tempo stesso è e deve rimanere uno strumento: quello che conta veramente che si stabiliscano relazioni e si entri in dialogo.

Il processo di stesura del DTC non è un puro lavoro di sintesi o di distillazione dei materiali pervenuti, come potrebbe fare anche una macchina ad esempio sulla base dei termini più ricorrenti. È piuttosto un cammino di ascolto dello Spirito e di discernimento in comune: si svolgerà in un clima di preghiera, con ascolto della Parola, celebrazione condivise e momenti di silenzio perché, con una libertà interiore e un dialogo franco, ciascuno di coloro che vi prenderanno parte possa aprirsi all’ascolto di ciò che in profondità il Popolo di Dio cerca di comunicare anziché portare avanti le proprie priorità o la propria agenda.

Faremo tutto il possibile perché il DTC sia pronto entro la fine di ottobre almeno nelle lingue principali. Il tempo non è molto, perché il lavoro va svolto in modo consono allo stile del processo. Ad esempio i materiali ricevuti non vanno semplicemente catalogati e letti velocemente, ma ascoltati in profondità e interrogati da una pluralità di prospettiva. È il lavoro che abbiamo cominciato a fare da qualche giorno.

Il lavoro di stesura del DTC è affidato a un gruppo composto dal Card. Segretario, dai Sottosegretari e da alcuni officiali della Segreteria del Sinodo, più i membri del Comitato di coordinamento, a cui si aggiungono altre 25 persone circa, scelte in modo da assicurare un certo mix in termini di provenienza geografica (almeno tre per “continente”, qualcosa di più per Europa e Asia), “collocazione” ecclesiale (7 sacerdoti diocesani, 7 tra religiose e religiosi e 11 laici) e genere (9 donne e 16 uomini).

Questi 25 “esperti” (trovate l’elenco nella cartella stampa) non sono stati scelti per infondere le loro idee nel DTC, ma per essere lo strumento attraverso cui può risuonare la voce del Popolo di Dio di tutte le parti del mondo, facendo emergere gli elementi salienti della prima fase di consultazione. Colgo l’occasione per ringraziarli della generosità con cui si sono resi disponibili. Tutti loro hanno accesso ai materiali pervenuti e si sono impegnati a mantenere il segreto sui loro contenuti: chiediamo ai media di cercare di rispettare questo loro impegno! In particolare i materiali sono stati suddivisi e assegnati in modo che ciascuno sia letto più volte, da persone diverse per provenienza, collocazione ecclesiale, competenze disciplinari, ecc. Ciascuno stenderà una scheda sintetica per ogni documento letto e una analitica o di insieme, in cui, a partire dalla propria prospettiva, evidenzierà quanto gli appare particolarmente significativo. Significativo non è solo ciò che ricorre con maggiore frequenza: altrimenti avremmo fatto compilare un questionario per poi farne elaborare i risultati da un computer. Altrettanto significativo può essere qualcosa che appare anche in un solo contributo, ma che mette le cose in una luce nuova, le rende più chiare o ancora sembra aprire un itinerario promettente verso il futuro.

In questo momento ciascuno sta lavorando a casa propria, nelle più diverse parti del mondo, ma dal 20 settembre tutto il gruppo si riunirà per due settimane di lavoro comune, che prevede una successione di tre passi:

a. In un primo tempo confronteremo i risultati delle diverse letture per arrivare a un quadro complessivo di quanto emerge, o meglio per far emergere con chiarezza sempre maggiore i nuclei più profondi e gli elementi più significativi, secondo i criteri appena illustrati. Su questa base verrà elaborato un primo schema del DTC.

b. Il secondo passo è quello della scrittura: a ciascuno sarà chiesto di contribuire alla stesura di porzioni di testo relative ai diversi nuclei identificati. Per dare omogeneità al testo, la redazione definitiva sarà affidata a due redattori (una donna e un uomo, entrambi laici) e si svolgerà contemporaneamente in due lingue (italiano e inglese). È la prima volta che questo accade, ma procedere in questo modo garantisce un progressivo affinamento di un testo al di là delle espressioni idiosincratiche di un’unica cultura.

c. L’ultimo passaggio è rappresentato dalla verifica e dall’approvazione, attraverso una rilettura orante personale e di gruppo a cui parteciperanno anche coloro che in ultima istanza sono responsabili del testo, e cioè il Consiglio Ordinario della Segreteria generale, oltre ad alcuni membri delle quattro Commissioni istituire presso la Segreteria generale a servizio del cammino sinodale (che parteciperanno da remoto).

Siamo consapevoli che questo processo ha i suoi limiti, primo tra tutti il tempo. Ma è anche un processo innovativo, per non dire pionieristico: è qualcosa che non è mai stato fatto, e che anzi si chiarisce sempre meglio via via che si procede nel cammino. Ci rendiamo conto di aver imparato molto durante questo primo anno, e intendiamo continuare a sperimentare e crescere nella nostra comprensione di che cosa significa camminare insieme e di come si possa aiutare il Popolo di Dio a farlo. In ogni caso, il testo del DTC, una volta prodotto, sarà nuovamente affidato alla riflessione e alla preghiera del Popolo di Dio e al suo sensus fidei; e questo ci rassicura. Stiamo davvero provando a camminare tutti insieme.

[01247-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Intervento di Susan Pascoe

 

Testo in lingua inglese

The Continental Stage in Oceania

The vast continent of Oceania is situated within the blue Pacific. It is a very diverse group of countries from small island states to large land masses such as Australia. There is wide variance in levels of wealth and development across the region. For all countries, but particularly the small island states, the impact of climate change is an existential threat, and preoccupies the political and ecclesial discourse. Rising sea levels threaten the very existence of the small island states. And like all other continents, there has been significant impact on lives and livelihoods, as well as church life, caused by the COVID-19 pandemic.

The current President of the Federation of Catholic Bishops Conferences of Oceania (FCBCO) is Archbishop Peter Loy Chong of Suva. The FCBCO comprises four Episcopal conferences – Papua New Guinea and the Solomon Islands; Episcopal Conferences of the Pacific (CE PAC); New Zealand; and Australia. Abp Loy Chong has overseen a two-year process of planning for a FCBCO Assembly in Suva from February 5 – 7, 2023. This is a meeting to which all Bishops in Oceania are invited. It provides the opportunity for them to reflect in depth on matters of direct relevance to the region, as well as an opportunity for episcopal reflection on the discernment for the Continental Phase in Oceania.

For the foundation of the discernment for the Continental Stage in Oceania, an ecclesial process has been proposed which will begin within the four episcopal conferences in the period November to December 2022 with the inclusion of all the baptised. It is a matter for each episcopal conference to determine exactly what process they will use, although they will operate with the support of an Oceania Synodal Taskforce comprised of local people and one person representing the Synod of Bishops. It is likely that most of the spiritual conversations will take place virtually given the time, funding and logistical constraints. However, there is now a wealth of experience amongst the People of God from the listening and dialogue of Stage One in particular Churches, and this can be readily built upon – mindful that we want to reach those who were not included in the first stage.

A representative group from each episcopal conference will join together in-person as a Discernment and Writing Group in January 2023 to take the fruits of the ecclesial reflection from within individual episcopal conferences and combine them into a document for the consideration of the bishops at the Suva Assembly in February. The reflections from the bishops will then be drawn into a final document for the approval of the FCBCO.

There is already an impetus for a more synodal way of being Church which can be seen in the documents released to date from Oceania – those from Australia and New Zealand. The unique characteristic of the Pacific region mean that there will be richness in the diversity of the many ethnic and language groupings across the Pacific as well as from the Maori people of New Zealand, and the First Nations People of Australia. In addition, we are migrant countries, and this adds to the fullness of ecclesial life.

By way of background, some of the significant events in the region recently have been:

- The Second Assembly and finalisation of the Plenary Council for the Church in Australia. The Acts from the Plenary Council will be formally presented to the November meeting of the Australian Catholic Bishops Conference (ACBC) and then presented to the Pope.

- Elections in Australia where a Centre-left party (the Labor Party) replaced a centre-right coalition; as well as in Papua New Guinea (PNG) where James Marape was returned as Prime Minister leading coalition parties.

- Geopolitical tensions in the region, with an increasing interest by world powers in the Pacific.

- A growing recognition of the rights and dignity of Indigenous peoples. E.g. Australia is moving toward a referendum on enshrining an Indigenous voice to Parliament.

Some of the challenges in the region are:

- For a second discernment stage in the Southern Hemisphere, this is a difficult time as we have Summer holidays in January, there is a pre-arranged FCBCO Episcopal Assembly, so it is difficult to ensure people are available without careful planning. This is being undertaken.

- There are significant logistical challenges – great distances; limited numbers of flights; costs of travel (especially for the poorer countries); funding.

- We are now emerging from a Winter in the Southern Hemisphere where the Omicron variant of COVID-19 stretched hospitals to the limit, and there was a significant loss of life, and impact on family, ecclesial and commercial affairs.

- Particularly for the small island states and the remote regions of Australia there are difficulties with connection to a full suite of digital connections.

- As noted above, rising sea levels and unprecedented flooding and fire events, are highlighting the needs identified in both Laudato Si and Fratelli Tutti, especially the uneven impact on the poor and vulnerable.

[01250-EN.01] [Original text: English]

[B0620-XX.02]