Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Presentazione Storia dell’evangelizzazione del Giappone. I “documenti Marega” della Biblioteca Apostolica Vaticana, 01.03.2022


Intervento del Card. José Tolentino de Mendonça

Intervento di Mons. Cesare Pasini

Intervento del Dott. Delio Vania Proverbio

Intervento del Dott. Ángela Núñez Gaitán

Intervento del Prof. Silvio Vita

Alle ore 11.30 di questa mattina, presso la Sala Stampa della Santa Sede, ha avuto luogo la presentazione Storia dell’evangelizzazione del Giappone. I “documenti Marega” della Biblioteca Apostolica Vaticana.

Sono intervenuti: l’Em.mo Card. José Tolentino de Mendonça, Bibliotecario e Archivista di S.R.C.; Mons. Cesare Pasini, Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana (BAV); il Dott. Delio Vania Proverbio, Scriptor Orientalis; la Dott.ssa Ángela Núñez Gaitán, Capo del Laboratorio di Restauro; il Prof. Silvio Vita, Kyoto University of Foreign Studies.

Di seguito gli interventi di presentazione:

 

Intervento del Card. José Tolentino de Mendonça

Significato culturale ed ecclesiale del progetto Marega

Silence (2016) di Martin Scorsese è stato l’ultimo dei tre adattamenti cinematografici dall’o­monimo romanzo storico dello scrittore giapponese Shūsaku Endō. La narrazione delle vicende di due giovani gesuiti sbarcati clandestinamente in Giappone all’indomani dell’eccidio di Shimabara (1637), è lo spunto per tratteggiare il dramma delle persecuzioni dei cristiani giapponesi durante il periodo Edo, allorché, spodestato di fatto l’imperatore, lo shogun Tokugawa prese il pieno potere nel paese del Sol Levante e nel 1612 promulgò il Kinkyo-rei, il bando del Cristianesimo dal Giappone. Quando il regista americano ha visitato la Biblioteca Vaticana nel novembre 2016, gli fu mostrato uno dei suoi preziosi fondi: antichi documenti giapponesi risalenti a quel periodo (1603-1868) e che ci riportano a quella precisa situazione storica. Questi stessi documenti sono il focus e l’oggetto della presente conferenza stampa.

I casi della storia hanno voluto che il più grande archivio feudale conservato fuori dal Giappone sia oggi custodito qui in Biblioteca. A partire da queste carte, raccolte negli anni Trenta del secolo scorso dal salesiano Mario Marega, ha preso avvio, a far data dal 2013, il maggiore progetto di cooperazione culturale intrapreso dalla Biblioteca in anni recenti. Questo progetto ha visto la Biblioteca e il giapponese National Institute for the Humanities intraprendere lo studio, il restauro e la catalogazione di migliaia di documenti (circa 14.000), con decine di ricercatori giapponesi che annualmente hanno trascorso lunghi periodi di soggiorno nei locali della Biblioteca. Durante questi anni di proficua collaborazione fra team giapponese e funzionari e ricercatori della BAV, si sono tenuti svariati convegni e meetings, a Roma e in Giappone. Il primo mèntore di questa iniziativa, l’allora Bibliotecario cardinal Raffaele Farina, è stato insignito nel 2019 dell’Ordine del Sol Levante, conferito dall’Imperatore del Giappone, per la sua importante opera in favore del “riordino dei documenti storici del periodo Edo raccolti dal missionario salesiano don Mario Marega”. Ma si deve anche rilevare l’intensissima e decisiva attività dal personale scientifico della Vaticana nel suo insieme. E mi permetto di citare in particolare tre nomi: il Prefetto, Mons. Cesare Pasini, lo scriptor orientalis, Prof. Delio Proverbio che ha accompagnato assiduamente questo progetto e la Dott.ssa Ángela Núñez Gaitán, responsabile del Laboratorio di restauro della Vaticana.

La notevole attività scientifica, sviluppata negli anni recenti, intorno al Fondo Marega è un marchio inequivocabile dell’interesse internazionale suscitato. Penso, per esempio, alle diverse pubblicazioni, fra le quali ricordo i due ultimi titoli: Naohiro Ōta, Reading Japanese documents from the Marega Collection. An introductory manual with selected texts e Kazuo Ōtomo & Naohiro Ōta, The Marega Collection in the Vatican Library. A Comprehensive Study.

Anche l’Archivio Apostolico Vaticano, aprendo i suoi fondi archivistici, sia moderni che contemporanei, all’indagine dei ricercatori, sta fornendo il suo non trascurabile contributo a studiare i rapporti fra il Giappone e la Santa Sede.

I documenti conservati nel Fondo Marega sono fondamentali per ricostruire la storia del cristianesimo nipponico. Ma la loro valenza storica va ben al di là di questo quadro. La documentazione prodotta costituisce un variegato ritratto della società giapponese in epoca premoderna.

[00305-IT.01]

Intervento di Mons. Cesare Pasini

Una significativa collaborazione fra Biblioteca Vaticana e Istituzioni giapponesi

Il progetto Marega riguarda una storia antica del Cristianesimo in Giappone e una storia moderna di ritrovamenti e riscoperte, a partire dagli anni Trenta del secolo scorso, quando il salesiano Mario Marega raccolse molti documenti che erano a rischio di dispersione, per poi inviarli a Roma. La parte più cospicua arrivò nel 1953, approdando in Biblioteca Apostolica Vaticana. Non fu subito inventariata, come altre raccolte che necessitano di una verifica accurata e complessa; l’attesa si prolungò, anche perché il materiale era in una lingua di non immediato accesso (il giapponese) e per di più in una grafia antica che richiedeva particolari competenze paleografiche. L’occasione di un loro ritorno alla luce si ebbe nel 2011 quando il dottor Delio Proverbio, scriptor orientalis della Biblioteca, li prese in considerazione, permettendone la valorizzazione.

Per procedere, era necessario creare una stretta collaborazione con il mondo giapponese e con le competenze che solo i suoi Istituti di ricerca potevano offrire. Nel 2013 si giunse così a definire un progetto congiunto fra la Biblioteca Vaticana e, per il Giappone, con gli Institutes for Research in the Humanities (NIHU), specificamente con il prof. Kazuo Ōtomo, responsabile del progetto, con l’Historiographical Institute of the University of Tokyo e con gli Ōita Prefecture Ancient Sages Historical Archives. Da parte giapponese hanno partecipato al progetto anche l’Italian School of East Asian Studies di Kyoto, con il prof. Silvio Vita, e il comune di Usuki, la località del Kyushu da cui proviene la maggior parte dei documenti. Da parte italiana ha partecipato anche l’Università Salesiana.

Il progetto prevedeva la riorganizzazione del materiale, la sua conservazione e il restauro di una parte di esso a causa delle precarie condizioni quando fu raccolto da Marega, la digitalizzazione integrale ad alta definizione nell’ambito del progetto di digitalizzazione degli ottantamila manoscritti della Vaticana, lo studio e la catalogazione dei documenti e l’approntamento di un database che permettesse l’accesso ai singoli documenti e a una loro descrizione. Il progetto è ora compiuto (è ora consultabile on line il database con i documenti digitalizzati: https://base1.nijl.ac.jp/~marega/). Ma non stiamo chiudendo: iniziano ora le ricerche e gli studi sui documenti resi disponibili a tutti (a tutti coloro che li sanno leggere!) e continuano i contatti così costruttivi con le Istituzioni giapponesi.

In questo momento così importante del percorso del progetto Marega è importante soffermarsi ancora una volta al profondo significato simbolico della collaborazione fra le istituzioni giapponesi e la Vaticana e tutte le persone coinvolte. Lavorando insieme su documenti che testimoniano una persecuzione durata due secoli e mezzo, si è potuto costruire un’esperienza comune, che si è concretizzata in uno scambio di competenze e che si è ampliata e approfondita in una conoscenza e stima reciproca. Amiamo esprimere questa positiva realtà sotto il nome di diplomazia della cultura: la cultura infatti permette di intessere relazioni e di trattare con finezza e accuratezza anche le questioni più delicate o spinose. Anche là dove la storia avesse procurato ferite o conosciuto contrasti o contrapposto gli uni agli altri, possiamo costruire comprensione e accoglienza, armonia e rispetto, ricercando e indagando, spiegando e contestualizzando, facendo memoria rispettosa di tutti e di tutto. E conosciamo ancora meglio la vita dei popoli. Un messaggio non casuale, men che meno ora.

[00306-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Intervento del Dott. Delio Vania Proverbio

Cronologia del Fondo Marega in Vaticana

Indicazioni cronologiche essenziali riguardo al trasferimento dei documenti Marega in Vaticano:

Giugno 1938: Marega invia una prima decina di documenti, destinati al Museo Lateranense (ora Museo Missionario Etnolo­gico); poi essi passarono all’Archivio Apostolico Vaticano, e da qui alla Biblioteca Vaticana nel 2020.

1938-1939: nel terzo volume degli Annali Lateranensi (1939), Marega trascrive, traduce e pubblica in riproduzione fotografica otto documenti, pervenuti a Roma nel 1938 tramite Mons. Vincenzo Cimatti, Prefetto Apostolico di Miyazaki, destinati al Museo Lateranense. Al momento non se ne conosce l’ubicazione.

Agosto-Dicembre 1953: il nunzio apostolico in Giappone Maximilien de Furstenberg scrive al prosegretario di Stato Giovanni Battista Montini, annunciandogli l’imminente arrivo di una grande collezione archivistica giapponese, che giunge a Roma via nave grazie ai buoni uffici dell’Ambasciata d’Italia a Tokyo: si tratta del blocco complessivo del Fondo Marega, che entra poi in Biblioteca Vaticana.

2011: presso i cosiddetti “depositi A” della Biblioteca, dove quel blocco era stato riposto nel 1965, i documenti Marega vengono riscoperti e valorizzati.

2014: il Museo Cimatti del Seminario Salesiano di Chofu (Tokyo) dona alla Vaticana alcuni documenti là conservati.

2016: un plesso di circa 300 documenti, depositati dal 2005 presso la Pontificia Università Salesiana di Roma (rinvenuti negli anni ottanta a Chofu dal salesiano Mizobe Osamu) giungono in Vaticana.

2018: nella Biblioteca dei Musei Vaticani viene scoperto un piccolo nucleo di libri giap­ponesi appartenuti a Marega: anch’esso entra in Biblioteca Vaticana.

[00307-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Intervento del Dott. Ángela Núñez Gaitán

Restaurare documenti archivistici giapponesi

Verba volant, scripta manent. È vero. Ma la scrittura è vergata su un materiale che va a sua volta preservato e curato: altrimenti anch’essa vola via. Una fase importante del progetto Marega, propedeutica alla futura consultazione e alla digitalizzazione in sicurezza dell’intero fondo, ha pertanto riguardato la conservazione e il restauro.

È qui doverosa una premessa: il materiale giapponese è molto diverso da quello occidentale. Sebbene i restauratori di carta occidentali siano abituati a trattare con carte giapponesi moderne, utilizzandole per le reintegrazioni cartacee, non sono invece abituati a maneggiare le carte giapponesi antiche e manoscritte, che reagiscono in modo molto diverso ai trattamenti di restauro. Inoltre quel materiale archivistico è di formato diverso (la maggior parte sono , rotoli di carta “schiacciati”) e presenta particolari caratteristiche diplomatiche.

Il punto di forza per affrontare adeguatamente queste peculiarità è stata la stretta collaborazione con gli esperti giapponesi, che, guidati da Mutsumi Aoki e da Masako Kanayama, hanno introdotto il Laboratorio di restauro vaticano alle tecniche di conservazione e restauro di documenti d’archivio giapponesi. Nel corso del progetto si sono potuti poi compiere interventi di restauro per circa 4.600 documenti.

Nello spirito di collaborazione che ha caratterizzato il progetto Marega nei suoi vari aspetti, si è voluto condividere l’eccezionale esperienza acquisita, organizzando in Biblioteca Vaticana un convegno che ha permesso a un significativo gruppo di restauratori europei di apprendere gli elementi teorici necessari e, a un gruppo più ristretto di restauratori professionisti, di sperimentare le principali tecniche di restauro lavorando direttamente su documenti originali Marega scelti ad hoc. Si è trattato del primo corso in Europa dedicato a questo tipo di documenti: il mondo occidentale del restauro della carta si concentra infatti sulle opere d’arte, i cosiddetti kakejiku e kakemono, presenti in svariate collezioni anche in occidente. Invece il fondo Marega, ritenuto il fondo archivistico più grande conservato fuori del Giappone, ha offerto l’opportunità ai restauratori occidentali di conoscere e far esperienza su quest’altro specifico materiale (gli atti del convegno ‒ Preservation and conservation of Japanese archival documents. The Marega collection in the Vatican Library ‒ sono ora editi nella collana La casa dei libri della Scuola Vaticana di Biblioteconomia).

[00308-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Intervento del Prof. Silvio Vita

Don Mario Marega e la raccolta dei documenti giapponesi

I più di diecimila documenti del Fondo Marega riguardano in massima parte il controllo dei discendenti dei cristiani e ci permettono di gettare uno sguardo sulle comunità rurali di una certa regione del Giappone su un arco di quasi due secoli, dal XVII al XIX. Essi rivelano una gestione amministrativa molto “moderna”: individui e famiglie registrati e seguiti nei momenti salienti della vita: nascite, decessi, matrimoni, viaggi, e via dicendo. Non mancano neanche tracce di vicende individuali, da collegare con altra documentazione rimasta negli archivi giapponesi. È importante rilevare che una collezione di queste dimensioni, concentrata su uno specifico territorio, non ha eguali neanche in Giappone.

Le carte raccontano, però, anche un’altra storia, quella del contesto storico in cui ha vissuto chi le ha raccolte, Mario Marega (1902-1978). E aprono squarci sulla vita di un missionario salesiano tra impero austro-ungarico, Italia e Giappone, nel corso del Novecento. Le notizie dei giornali, inglesi o giapponesi, che riportano gli eventi che condurranno alla guerra mondiale, oppure la vita della provincia giapponese nei frammenti dei giornali locali, appunti e note prese da lui stesso, tracce di corrispondenza, avvisi di conferenze, i lasciapassare necessari per i movimenti al di fuori della cerchia urbana negli ultimi anni di guerra. Il nome di Mario Marega, peraltro, non era sconosciuto nel panorama culturale italiano degli anni Trenta e Quaranta. Marega aveva pubblicato presso Laterza nel 1938 una traduzione del Kojiki, il più antico testo di mitologia giapponese che aveva acquisito una nuova vita nella costruzione dell’identità nazionale del Giappone moderno.

L’occasione della scoperta della collezione è stata anche lo stimolo alla ricostruzione del mondo di questo personaggio, attraverso le lettere ai familiari rimaste a Gorizia, sua città di origine, e uno straordinario documento: un’autobiografia a fumetti, a cui Don Marega dedicò il suo tempo quando per circa un mese dalla metà di luglio del 1945 fu confinato vicino al Monte Aso, il famoso vulcano nella parte centrale dell’isola del Kyushu. L’epoca è racchiusa tra due guerre mondiali che lasciano in lui un ricordo nostalgico dei due anteguerra. Il legame profondo con i territori fa da sfondo: quello friulano che non scompare mai nelle lettere, e quella parte del Giappone in cui svolse l’attività pastorale, cioè Ōita e Miyazaki, due zone contigue, collegate alla prima diffusione del cristianesimo più di trecento anni prima. Miyazaki era l’antica Hyūga, da cui veniva Itō Mansho, il ragazzo a capo della prima missione al papa del 1585. Ōita, la Bungo di una volta, era una delle prime zone visitate da Francesco Saverio, in cui poi la diffusione del Cristianesimo risultò più capillare.

Per spiegare come Marega sia arrivato a raccogliere una mole di documenti così imponente bisogna tenere presente il contesto in cui operò, con una rete di rapporti personali ben consolidata, circondato dai notabili del luogo, insegnanti, agenti di polizia, un generale, giornalisti. Non è difficile immaginare che venisse anche considerato una sorta di “gloria locale” per la sua traduzione del Kojiki. Dagli anni Venti in Giappone aveva cominciato a prendere forma l’idea di una “storia locale” affidata a studiosi “dilettanti”, in opposizione a quella accademica dei professori delle università imperiali. Questo stimolava il sorgere di associazioni di storia patria, con un occhio anche al lavoro sul folklore, ispirato all’opera di Yanagita Kunio (1875-1962). Don Marega faceva parte proprio di un gruppo di questo genere, unico socio straniero. In sostanza, egli partecipava attivamente a questo movimento di recupero delle identità locali. Ed è ciò che in un certo senso gli ha permesso di mettere insieme la collezione, che, come missionario cattolico, nelle sue intenzioni doveva servire a tenere viva la memoria di una persecuzione e di martiri di quattro secoli prima, patrimonio locale ma anche globale, da collegare a Roma, il centro della Cristianità.

[00309-IT.01] [Testo originale: Italiano]

 

[B0146-XX.02]