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Lettera del Santo Padre al Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione per il Giubileo 2025, 11.02.2022


Lettera del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesco

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

 

Pubblichiamo di seguito la Lettera che il Santo Padre Francesco ha inviato a S.E. Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, per il Giubileo 2025:

Lettera del Santo Padre

Al caro Fratello
Mons. RINO FISICHELLA
Presidente del Pontificio Consiglio
per la Promozione della Nuova Evangelizzazione

Il Giubileo ha sempre rappresentato nella vita della Chiesa un evento di grande rilevanza spirituale, ecclesiale e sociale. Da quando Bonifacio VIII, nel 1300, istituì il primo Anno Santo – con ricorrenza secolare, divenuta poi, sul modello biblico, cinquantennale e quindi fissata ogni venticinque anni –, il santo popolo fedele di Dio ha vissuto questa celebrazione come uno speciale dono di grazia, caratterizzato dal perdono dei peccati e, in particolare, dall’indulgenza, espressione piena della misericordia di Dio. I fedeli, spesso al termine di un lungo pellegrinaggio, attingono al tesoro spirituale della Chiesa attraversando la Porta Santa e venerando le reliquie degli Apostoli Pietro e Paolo custodite nelle Basiliche romane. Milioni e milioni di pellegrini, nel corso dei secoli, hanno raggiunto questi luoghi santi dando testimonianza viva della fede di sempre.

Il Grande Giubileo dell’anno 2000 ha introdotto la Chiesa nel terzo millennio della sua storia. San Giovanni Paolo II lo aveva tanto atteso e desiderato, nella speranza che tutti i cristiani, superate le storiche divisioni, potessero celebrare insieme i duemila anni della nascita di Gesù Cristo il Salvatore dell’umanità. Ora è ormai vicino il traguardo dei primi venticinque anni del secolo XXI, e siamo chiamati a mettere in atto una preparazione che permetta al popolo cristiano di vivere l’Anno Santo in tutta la sua pregnanza pastorale. Una tappa significativa, in tal senso, è stata quella del Giubileo straordinario della Misericordia, che ci ha permesso di riscoprire tutta la forza e la tenerezza dell’amore misericordioso del Padre, per esserne a nostra volta testimoni.

Negli ultimi due anni, tuttavia, non c’è stato un Paese che non sia stato sconvolto dall’improvvisa epidemia che, oltre ad aver fatto toccare con mano il dramma della morte in solitudine, l’incertezza e la provvisorietà dell’esistenza, ha modificato il nostro modo di vivere. Come cristiani abbiamo patito insieme con tutti i fratelli e le sorelle le stesse sofferenze e limitazioni. Le nostre chiese sono rimaste chiuse, così come le scuole, le fabbriche, gli uffici, i negozi e i luoghi dedicati al tempo libero. Tutti abbiamo visto limitate alcune libertà e la pandemia, oltre al dolore, ha suscitato talvolta nel nostro animo il dubbio, la paura, lo smarrimento. Gli uomini e le donne di scienza, con grande tempestività, hanno trovato un primo rimedio che progressivamente permette di ritornare alla vita quotidiana. Abbiamo piena fiducia che l’epidemia possa essere superata e il mondo ritrovare i suoi ritmi di relazioni personali e di vita sociale. Questo sarà più facilmente raggiungibile nella misura in cui si agirà con fattiva solidarietà, in modo che non vengano trascurate le popolazioni più indigenti, ma si possa condividere con tutti sia i ritrovati della scienza sia i medicinali necessari.

Dobbiamo tenere accesa la fiaccola della speranza che ci è stata donata, e fare di tutto perché ognuno riacquisti la forza e la certezza di guardare al futuro con animo aperto, cuore fiducioso e mente lungimirante. Il prossimo Giubileo potrà favorire molto la ricomposizione di un clima di speranza e di fiducia, come segno di una rinnovata rinascita di cui tutti sentiamo l’urgenza. Per questo ho scelto il motto Pellegrini di speranza. Tutto ciò però sarà possibile se saremo capaci di recuperare il senso di fraternità universale, se non chiuderemo gli occhi davanti al dramma della povertà dilagante che impedisce a milioni di uomini, donne, giovani e bambini di vivere in maniera degna di esseri umani. Penso specialmente ai tanti profughi costretti ad abbandonare le loro terre. Le voci dei poveri siano ascoltate in questo tempo di preparazione al Giubileo che, secondo il comando biblico, restituisce a ciascuno l’accesso ai frutti della terra: «Ciò che la terra produrrà durante il suo riposo servirà di nutrimento a te, al tuo schiavo, alla tua schiava, al tuo bracciante e all'ospite che si troverà presso di te; anche al tuo bestiame e agli animali che sono nella tua terra servirà di nutrimento quanto essa produrrà» (Lv 25,6-7).

Pertanto, la dimensione spirituale del Giubileo, che invita alla conversione, si coniughi con questi aspetti fondamentali del vivere sociale, per costituire un’unità coerente. Sentendoci tutti pellegrini sulla terra in cui il Signore ci ha posto perché la coltiviamo e la custodiamo (cfr Gen 2,15), non trascuriamo, lungo il cammino, di contemplare la bellezza del creato e di prenderci cura della nostra casa comune. Auspico che il prossimo Anno giubilare sia celebrato e vissuto anche con questa intenzione. In effetti, un numero sempre crescente di persone, tra cui molti giovani e giovanissimi, riconosce che la cura per il creato è espressione essenziale della fede in Dio e dell’obbedienza alla sua volontà.

Affido a Lei, caro Confratello, la responsabilità di trovare le forme adeguate perché l’Anno Santo possa essere preparato e celebrato con fede intensa, speranza viva e carità operosa. Il Dicastero che promuove la nuova evangelizzazione saprà fare di questo momento di grazia una tappa significativa per la pastorale delle Chiese particolari, latine ed orientali, che in questi anni sono chiamate a intensificare l’impegno sinodale. In tale prospettiva, il pellegrinaggio verso il Giubileo potrà rafforzare ed esprimere il comune cammino che la Chiesa è chiamata a compiere per essere sempre più e sempre meglio segno e strumento di unità nell’armonia delle diversità. Sarà importante aiutare a riscoprire le esigenze della chiamata universale alla partecipazione responsabile, nella valorizzazione dei carismi e dei ministeri che lo Spirito Santo non cessa mai di elargire per la costruzione dell’unica Chiesa. Le quattro Costituzioni del Concilio Ecumenico Vaticano II, unitamente al magistero di questi decenni, continueranno ad orientare e guidare il popolo santo di Dio, affinché progredisca nella missione di portare a tutti il gioioso annuncio del Vangelo.

Secondo la consuetudine, la Bolla di indizione, che a tempo debito sarà emanata, conterrà le indicazioni necessarie per celebrare il Giubileo del 2025. In questo tempo di preparazione, fin da ora mi rallegra pensare che si potrà dedicare l’anno precedente l’evento giubilare, il 2024, a una grande “sinfonia” di preghiera. Anzitutto per recuperare il desiderio di stare alla presenza del Signore, ascoltarlo e adorarlo. Preghiera, inoltre, per ringraziare Dio dei tanti doni del suo amore per noi e lodare la sua opera nella creazione, che impegna tutti al rispetto e all’azione concreta e responsabile per la sua salvaguardia. Preghiera come voce “del cuore solo e dell’anima sola” (cfr At 4,32), che si traduce nella solidarietà e nella condivisione del pane quotidiano. Preghiera che permette ad ogni uomo e donna di questo mondo di rivolgersi all’unico Dio, per esprimergli quanto è riposto nel segreto del cuore. Preghiera come via maestra verso la santità, che conduce a vivere la contemplazione anche in mezzo all’azione. Insomma, un intenso anno di preghiera, in cui i cuori si aprano a ricevere l’abbondanza della grazia, facendo del “Padre nostro”, l’orazione che Gesù ci ha insegnato, il programma di vita di ogni suo discepolo.

Chiedo alla Vergine Maria di accompagnare la Chiesa nel cammino di preparazione all’evento di grazia del Giubileo, e con gratitudine invio di cuore a Lei e ai collaboratori la mia Benedizione.

Roma, San Giovanni in Laterano, 11 febbraio 2022, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes.

FRANCESCO

[00200-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

À mon cher frère
Monseigneur Rino Fisichella
Président du Conseil Pontifical
pour la Promotion de la Nouvelle Évangélisation

Le Jubilé a toujours représenté dans la vie de l’Église un événement d’une grande importance spirituelle, ecclésiale et sociale. Depuis que Boniface VIII, en 1300, institua la première Année Sainte – avec une récurrence séculière qui devint alors, sur le modèle biblique, cinquantenaire puis fixée à tous les vingt-cinq ans –, le saint peuple fidèle de Dieu a vécu cette célébration comme un don spécial de grâce, caractérisé par le pardon des péchés et, en particulier, par l’indulgence qui est la pleine expression de la miséricorde de Dieu. Les fidèles, souvent au terme d’un long pèlerinage, puisent au trésor spirituel de l’Église en franchissant la Porte Sainte et en vénérant les reliques des Apôtres Pierre et Paul conservées dans les Basiliques romaines. Des millions et des millions de pèlerins, au cours des siècles, ont rejoint ces lieux saints en donnant un témoignage vivant de la foi de toujours.

Le grand Jubilé de l’An 2000 a introduit l’Église dans le troisième millénaire de son histoire. Saint Jean-Paul II l’avait longtemps attendu et désiré, dans l’espérance que tous les chrétiens, ayant surmonté les divisions historiques, puissent célébrer ensemble les deux mille ans de la naissance de Jésus-Christ le Sauveur de l’humanité. L’étape des vingt-cinq premières années du XXIe siècle est désormais proche, nous sommes appelés à mettre en œuvre une préparation qui permettra au peuple chrétien de vivre l’Année Sainte dans toute sa force pastorale. Une étape significative, en ce sens, a été celle du Jubilé Extraordinaire de la Miséricorde, qui nous a permis de redécouvrir toute la force et la tendresse de l’amour miséricordieux du Père, pour en être à notre tour témoins.

Au cours des deux dernières années, cependant, il n’y a pas eu un seul pays qui n’ait été bouleversé par l’épidémie soudaine qui, en plus d’avoir touché du doigt le drame de la mort dans la solitude, l’incertitude et le caractère provisoire de l’existence, a modifié notre mode de vie. En tant que chrétiens, nous avons éprouvé avec tous nos frères et sœurs les mêmes souffrances et les mêmes limites. Nos églises sont restées fermées, tout comme les écoles, les usines, les bureaux, les magasins et les lieux dédiés aux loisirs. Nous avons tous vu certaines libertés être limitées et la pandémie, outre la souffrance, a parfois suscité dans notre esprit le doute, la peur, le désarroi. Les hommes et les femmes de science, avec une grande rapidité, ont trouvé un premier remède qui progressivement permet de retourner à la vie quotidienne. Nous avons pleinement confiance que l’épidémie pourra être surmontée et que le monde redécouvrira ses rythmes de relations personnelles et de vie sociale. Cela sera plus facilement réalisable dans la mesure où l’on agira avec une solidarité effective, afin que les populations les plus pauvres ne soient pas négligées, mais que l’on puisse partager avec tout le monde les découvertes de la science et les médicaments nécessaires.

Nous devons garder allumée la flamme de l’espérance qui nous a été donnée, et tout faire pour que chacun retrouve la force et la certitude de regarder l’avenir avec un esprit ouvert, un cœur confiant et une intelligence clairvoyante. Le prochain Jubilé pourra favoriser grandement la recomposition d’un climat d’espérance et de confiance, comme signe d’une renaissance renouvelée dont nous ressentons tous l’urgence. C’est pourquoi j’ai choisi comme thème Pèlerins d’espérance. Tout cela, cependant, sera possible si nous sommes capables de retrouver le sens de la fraternité universelle, si nous ne fermons pas les yeux sur le drame de la pauvreté croissante qui empêche des millions d’hommes, de femmes, de jeunes et d’enfants de vivre d’une manière digne de l’homme. Je pense en particulier aux nombreux réfugiés contraints d’abandonner leurs terres. Que la voix des pauvres soit entendue en ce temps de préparation au Jubilé qui, selon le commandement biblique, rend à chacun 1’accès aux fruits de la terre: «Le sabbat même de la terre vous nourrira, toi, ton serviteur, ta servante, ton journalier, ton hôte, bref ceux qui résident chez toi. A ton bétail aussi et aux bêtes de ton pays tous ses produits serviront de nourriture.» (Lv 25, 6-7).

Par conséquent, la dimension spirituelle du Jubilé, qui invite à la conversion, doit être conjuguée avec ces aspects fondamentaux de la vie sociale, afin de constituer une unité cohérente. Nous sentant tous comme des pèlerins sur la terre où le Seigneur nous a placés pour que nous la cultivions et la gardions (cf. Gn 2, 15), ne manquons pas de contempler en chemin la beauté de la création tout en prenant soin de notre maison commune. J’espère que la prochaine Année jubilaire sera célébrée et vécue aussi avec cette intention. En fait, un nombre toujours croissant de personnes, parmi lesquelles beaucoup jeunes, et des plus jeunes encore, reconnaissent que le soin de la création est une expression essentielle de la foi en Dieu et de l’obéissance à sa volonté.

Je vous donne, cher Confrère, la responsabilité de trouver les formes appropriées pour que l’Année Sainte puisse être préparée et célébrée avec une foi intense, une vive espérance et une charité active. Le Dicastère qui promeut la nouvelle évangélisation saura faire de ce moment de grâce une étape significative pour la pastorale des Églises particulières, latines et orientales, qui, au cours de ces années, sont appelées à intensifier leur engagement synodal. Dans cette perspective, le pèlerinage vers le Jubilé pourra fortifier et exprimer le chemin commun que l’Église est appelée à faire afin d’être toujours plus et toujours mieux signe et instrument d’unité dans l’harmonie de la diversité. Il sera important d’aider à redécouvrir les exigences de l’appel universel à une participation responsable, dans la valorisation des charismes et des ministères que l’Esprit Saint ne cesse de donner sans réserve pour la construction de l’unique Église. Les quatre Constitutions du Concile œcuménique Vatican II, unies au magistère des dernières décennies, continueront à orienter et à guider le saint peuple de Dieu afin qu’il puisse progresser dans la mission de porter à tous la joyeuse annonce de l’Évangile.

Selon la coutume, la Bulle d’indiction, qui sera émise en temps voulu, contiendra les indications nécessaires pour célébrer le Jubilé de 2025. En ce temps de préparation, je me réjouis dès à présent de penser que l’année précédant l’événement jubilaire, 2024, pourra être consacrée à une grande “symphonie” de prière. Tout d’abord pour retrouver le désir d’être en présence du Seigneur, de l’écouter et de l’adorer. Une prière, aussi, pour remercier Dieu pour les nombreux dons de son amour pour nous et louer son œuvre dans la création, qui engage chacun au respect et à l’action concrète et responsable de sa préservation. La prière comme expression “d’un seul cœur et d’une seule âme” (cf. Ac 4, 32), qui se traduit par la solidarité et le partage du pain quotidien. La prière qui permet à chaque homme et à chaque femme de ce monde de se tourner vers le Dieu unique, pour lui dire ce qui est caché dans le secret du cœur. La prière comme voie royale vers la sainteté qui conduit à vivre la contemplation même au milieu de l’action. En bref, une année intense de prière, au cours de laquelle les cœurs s’ouvriront pour recevoir l’abondance de la grâce, faisant du “Notre Père”, la prière que Jésus nous a enseignée, le programme de vie pour chacun de ses disciples.

Je demande à la Vierge Marie d’accompagner l’Église sur le chemin de la préparation à l’événement de grâce du Jubilé et, avec gratitude, je vous envoie de tout cœur ma Bénédiction, ainsi qu’à vos collaborateurs.

Rome, Saint Jean-de-Latran, 11 février 2022, mémoire de la Bienheureuse Vierge Marie de Lourdes.

FRANÇOIS

[00200-FR.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

To My Dear Brother
the Most Reverend Rino Fisichella
president of the Pontifical Council
for the Promotion of the New Evangelization

The Jubilee has always been an event of great spiritual, ecclesial, and social significance in the life of the Church. Ever since 1300, when Boniface VIII instituted the first Holy Year – initially celebrated every hundred years, then, following its biblical precedent, every fifty years, and finally every twenty-five years – God’s holy and faithful people has experienced this celebration as a special gift of grace, characterized by the forgiveness of sins and in particular by the indulgence, which is a full expression of the mercy of God. The faithful, frequently at the conclusion of a lengthy pilgrimage, draw from the spiritual treasury of the Church by passing through the Holy Door and venerating the relics of the Apostles Peter and Paul preserved in Roman basilicas. Down the centuries, millions upon millions of pilgrims have journeyed to these sacred places, bearing living witness to the faith professed in every age.

The Great Jubilee of the year 2000 ushered the Church into the third millennium of her history. Saint John Paul II had long awaited and greatly looked forward to that event, in the hope that all Christians, putting behind their historical divisions, could celebrate together the two thousandth anniversary of the birth of Jesus Christ, the Saviour of humanity. Now, as the first twenty-five years of the new century draw to a close, we are called to enter into a season of preparation that can enable the Christian people to experience the Holy Year in all its pastoral richness. A significant step on this journey was already taken with the celebration of the Extraordinary Jubilee of Mercy, which allowed us to appreciate anew all the power and tenderness of the Father’s merciful love, in order to become, in our turn, its witnesses.

In the last two years, not a single country has been unaffected by the sudden outbreak of an epidemic that made us experience first-hand not only the tragedy of dying alone, but also the uncertainty and fleetingness of existence, and in doing so, has changed our very way of life. Together with all our brothers and sisters, we Christians endured those hardships and limitations. Our churches remained closed, as did our schools, factories, offices, shops, and venues for recreation. All of us saw certain freedoms curtailed, while the pandemic generated feelings not only of grief, but also, at times, of doubt, fear and disorientation. The scientific community quickly developed an initial remedy that is gradually permitting us to resume our daily lives. We are fully confident that the epidemic will be overcome and that the world will return to its usual pattern of personal relationships and social life. This will happen more readily to the extent that we can demonstrate effective solidarity, so that our neighbours most in need will not be neglected, and that everyone can have access to scientific breakthroughs and the necessary medicines.

We must fan the flame of hope that has been given us, and help everyone to gain new strength and certainty by looking to the future with an open spirit, a trusting heart and far-sighted vision. The forthcoming Jubilee can contribute greatly to restoring a climate of hope and trust as a prelude to the renewal and rebirth that we so urgently desire; that is why I have chosen as the motto of the Jubilee, Pilgrims of Hope. This will indeed be the case if we are capable of recovering a sense of universal fraternity and refuse to turn a blind eye to the tragedy of rampant poverty that prevents millions of men, women, young people and children from living in a manner worthy of our human dignity. Here I think in particular of the many refugees forced to abandon their native lands. May the voices of the poor be heard throughout this time of preparation for the Jubilee, which is meant to restore access to the fruits of the earth to everyone. As the Bible teaches, “The sabbath of the land shall provide food for you, for yourself and for your male and female slaves and for your hired servant and the sojourner who lives with you; for your cattle also, and for the beasts that are in your land, all its yield shall be for food” (Lev 25:6-7).

The spiritual dimension of the Jubilee, which calls for conversion, should also embrace these fundamental aspects of our life in society as part of a coherent whole. In the realization that all of us are pilgrims on this earth, which the Lord has charged us to till and keep (cf. Gen 2:15), may we never fail, in the course of our sojourn, to contemplate the beauty of creation and care for our common home. It is my hope that the coming Jubilee Year will be celebrated and experienced with this intention too. Growing numbers of men and women, including many young people and children, have come to realize that care for creation is an essential expression of our faith in God and our obedience to his will.

To you, dear Brother, I entrust responsibility for finding suitable ways for the Holy Year to be planned and celebrated with deep faith, lively hope and active charity. The Dicastery charged with promoting the new evangelization can help make this season of grace a significant stimulus to the pastoral outreach of the particular Churches, both Latin and Eastern, which are called in these years to intensify their commitment to synodality. In this regard, our pilgrimage towards the Jubilee will express and confirm the shared journey that the Church is called to make, in order to be ever more fully a sign and instrument of unity in harmonious diversity. It will be important to foster a renewed awareness of the demands of the universal call to responsible participation by enhancing the charisms and ministries that the Holy Spirit never ceases to bestow for the building up of the one Church. The four Constitutions of the Second Vatican Ecumenical Council, together with the Magisterium of these recent decades, will continue to provide direction and guidance to God’s holy people, so that it can press forward in its mission of bringing the joyful proclamation of the Gospel to everyone.

As is customary, the Bull of Indiction, to be issued in due course, will contain the necessary guidelines for celebrating the Jubilee of 2025. In this time of preparation, I would greatly desire that we devote 2024, the year preceding the Jubilee event, to a great “symphony” of prayer. Prayer, above all else, to renew our desire to be in the presence of the Lord, to listen to him and to adore him. Prayer, moreover, to thank God for the many gifts of his love for us and to praise his work in creation, which summons everyone to respect it and to take concrete and responsible steps to protect it. Prayer as the expression of a single “heart and soul” (cf. Acts 4:32), which then translates into solidarity and the sharing of our daily bread. Prayer that makes it possible for every man and woman in this world to turn to the one God and to reveal to him what lies hidden in the depths of their heart. Prayer as the royal road to holiness, which enables us to be contemplative even in the midst of activity. In a word, may it be an intense year of prayer in which hearts are opened to receive the outpouring of God’s grace and to make the “Our Father,” the prayer Jesus taught us, the life programme of each of his disciples.

I ask the Blessed Virgin Mary to accompany the Church on the journey of preparation for the grace-filled event of the Jubilee, and to you and your co-workers, with gratitude, I cordially send my Blessing.

Rome, Saint John Lateran, 11 February 2022, Memorial of the Blessed Virgin Mary of Lourdes.

FRANCIS

[00200-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

An den lieben Bruder
Erzbischof Rino Fisichella
Präsident des Päpstlichen Rates
zur Förderung der Neuevangelisierung

Das Jubiläumsjahr war in der Kirche immer ein Ereignis von großer geistlicher, kirchlicher und sozialer Bedeutung. Seit Bonifaz VIII. im Jahre 1300 das erste Heilige Jahr einführte – mit einem hundertjährigen Rhythmus, der später nach biblischem Vorbild auf fünfzigjährigen Abstand und dann auf fünfundzwanzig Jahre festgelegt wurde –, hat das gläubige Volk Gottes diese Feierlichkeit als ein besonderes Gnadengeschenk gelebt, gekennzeichnet durch die Vergebung der Sünden und insbesondere durch den Ablass, den vollen Ausdruck der Barmherzigkeit Gottes. Die Gläubigen schöpfen, oft am Ende einer langen Pilgerreise, aus dem geistlichen Schatz der Kirche, indem sie durch die Heilige Pforte schreiten und die Reliquien der Apostel Petrus und Paulus verehren, die in den römischen Basiliken aufbewahrt werden. Millionen und Abermillionen von Pilgern haben im Laufe der Jahrhunderte diese heiligen Stätten erreicht und somit den Glauben aller Zeiten lebendig bezeugt.

Mit dem großen Jubiläum des Jahres 2000 ist die Kirche in das dritte Jahrtausend ihrer Geschichte eingetreten. Der hl. Johannes Paul II. hatte es herbeigesehnt, in der Hoffnung, dass alle Christen nach Überwindung der geschichtlichen Trennungen gemeinsam die zweitausend Jahre der Geburt Jesu Christi, des Retters der Menschheit, feiern mögen. Nun nähern wir uns dem Ende der ersten fünfundzwanzig Jahre des einundzwanzigsten Jahrhunderts, und wir sind aufgerufen, Vorbereitungen zu treffen, damit das christliche Volk das Heilige Jahr in seiner ganzen pastoralen Bedeutung leben kann. Eine wichtige Etappe war in diesem Sinne das außerordentliche Jubiläum der Barmherzigkeit, das es uns gestattete, die ganze Kraft und Zärtlichkeit der barmherzigen Liebe des Vaters wiederzuentdecken, um unsererseits Zeugen davon zu sein.

In den letzten zwei Jahren wurden jedoch alle Länder von der plötzlichen Epidemie überrollt, die nicht nur das Drama des einsamen Sterbens, die Ungewissheit und die Vergänglichkeit der Existenz vor Augen geführt, sondern auch unsere Lebensweise verändert hat. Als Christen haben wir die gleichen Leiden und Einschränkungen erlitten wie alle unsere Brüder und Schwestern. Unsere Kirchen blieben geschlossen, ebenso wie Schulen, Fabriken, Büros, Geschäfte und Freizeiteinrichtungen. Wir alle haben erlebt, dass einige Freiheiten eingeschränkt wurden, und die Pandemie hat neben dem Schmerz manchmal auch Zweifel, Angst und Verwirrung in unseren Herzen geweckt. Männer und Frauen der Wissenschaft haben rasch eine erste Abhilfemaßnahme gefunden, die schrittweise die Rückkehr zum Alltag ermöglicht. Wir haben volles Vertrauen, dass die Epidemie überwunden werden kann und die Welt ihren Rhythmus an persönlichen Beziehungen und sozialem Leben wiedererlangt. Dies wird umso leichter zu erreichen sein, je solidarischer wir handeln, damit die ärmsten Bevölkerungen nicht vernachlässigt werden, sondern an den Entdeckungen der Wissenschaft und den nötigen Medikamente Anteil haben.

Wir müssen die empfangene Hoffnungsfackel weiter brennen lassen und alles tun, damit alle wieder die Kraft und die Gewissheit zurückgewinnen, um mit offenem Geist, Zuversicht und Weitsicht in die Zukunft zu blicken. Das bevorstehende Jubiläum kann viel dazu beitragen, ein Klima der Hoffnung und des Vertrauens wiederherzustellen, als Zeichen eines neuen Aufbruchs, dessen Dringlichkeit wir alle spüren. Aus diesem Grund habe ich das Motto Pilger der Hoffnung gewählt. All dies wird jedoch nur möglich, wenn wir den Sinn für universelle Brüderlichkeit wiedergewinnen, wenn wir unsere Augen nicht vor dem Drama der grassierenden Armut verschließen, die Millionen von Männern, Frauen, Jugendlichen und Kindern an einem menschenwürdigen Leben hindert. Ich denke besonders an die vielen Flüchtlinge, die gezwungen sind, ihr Land zu verlassen. Mögen die Stimmen der Armen in dieser Zeit der Vorbereitung auf das Jubiläum gehört werden, während dessen nach dem biblischen Gebot allen der Zugang zu den Früchten der Erde zurückerstattet wird: »Der Sabbat des Landes selbst soll euch ernähren: dich, deinen Knecht, deine Magd, deinen Lohnarbeiter, deine Beisassen, alle, die bei dir leben. Auch deinem Vieh und den Tieren in deinem Land wird sein ganzer Ertrag zur Nahrung dienen« (Lev 25,6-7).

Die spirituelle Dimension des Jubiläums, die uns zur Umkehr einlädt, sollte daher mit diesen grundlegenden Aspekten des sozialen Lebens zu einem kohärenten Ganzen verbunden werden. In dem Bewusstsein, dass wir alle Pilger auf der Erde sind, in die der Herr uns gesetzt hat, um sie zu bebauen und zu behüten (vgl. Gen 2,15), dürfen wir es nicht versäumen, auf dem Weg die Schönheit der Schöpfung zu bewundern und uns um unser gemeinsames Zuhause zu kümmern. Ich hoffe, dass auch das naheliegende Jubiläumsjahr in diesem Sinne gefeiert und gelebt wird. Tatsächlich erkennen immer mehr Menschen, darunter viele Jugendliche und junge Menschen, dass die Sorge um die Schöpfung ein wesentlicher Ausdruck des Glaubens an Gott und des Gehorsams gegenüber seinem Willen ist.

Ich vertraue Ihnen, lieber Mitbruder, die Verantwortung an, geeignete Formen zu finden, damit das Heilige Jahr mit tiefem Glauben, lebendiger Hoffnung und aktiver Nächstenliebe vorbereitet und begangen werden kann. Das Dikasterium, das die Neuevangelisierung fördert, wird es verstehen, diese Zeit der Gnade zu einer bedeutsamen Etappe für die Pastoral in den lateinischen und orientalischen Teilkirchen zu machen, die in diesen Jahren aufgerufen sind, ihr synodales Engagement zu verstärken. In dieser Perspektive wird der Pilgerweg zum Jubiläum hin den gemeinsamen Weg stärken und zum Ausdruck bringen können, den die Kirche zu gehen berufen ist, um mehr und mehr Zeichen und Werkzeug der Einheit in der Harmonie der Vielfalt zu sein. Es wird wichtig sein, dazu beizutragen, dass die Forderungen des universalen Rufs nach verantwortlicher Mitwirkung wiederentdeckt werden, und zwar in der Würdigung der Charismen und Dienste, die der Heilige Geist unaufhörlich zum Aufbau der einen Kirche schenkt. Die vier Konstitutionen des Zweiten Vatikanischen Ökumenischen Konzils werden zusammen mit dem Lehramt dieser Jahrzehnte weiterhin das heilige Volk Gottes orientieren und leiten, damit es in seiner Sendung, allen Menschen die freudige Verkündigung des Evangeliums zu bringen, voranschreitet.

Dem Brauch gemäß wird die Verkündigungsbulle, die zu gegebener Zeit erlassen wird, die notwendigen Angaben zur Feier des Jubiläumsjahres 2025 enthalten. Während dieser Vorbereitungszeit freue ich mich bereits darauf, dass das dem Jubiläum vorausgehende Jahr 2024 einer großen „Symphonie“ von Gebeten gewidmet werden kann. Vor allem, um die Sehnsucht wiederzufinden, in der Gegenwart des Herrn zu verbleiben, ihm zuzuhören und ihn anzubeten; Gebet, um Gott für die vielen Gaben seiner Liebe zu uns zu danken und sein Werk in der Schöpfung zu preisen, das jeden zu Achtung und konkretem und verantwortungsvollem Handeln zu ihrer Bewahrung verpflichtet. Das Gebet als Stimme „eines Herzens und einer Seele“ (vgl. Apg 4,32), was sich in Solidarität und dem Teilen des täglichen Brotes niederschlägt. Das Gebet, das es jedem Mann und jeder Frau in dieser Welt ermöglicht, sich an den einen Gott zu wenden und ihm gegenüber das auszudrücken, was im tiefsten Herzen verborgen ist. Das Gebet als Hauptweg zur Heiligkeit, die dazu führt, auch inmitten des Handelns die Kontemplation zu leben. Kurzum, ein intensives Jahr des Gebets, in dem sich die Herzen öffnen sollen, um die Fülle der Gnade zu empfangen und das „Vater unser“, das Gebet, das Jesus uns gelehrt hat, zum Lebensprogramm all seiner Jüngerinnen und Jünger zu machen.

Ich bitte die Jungfrau Maria, die Kirche auf dem Weg der Vorbereitung auf das Gnadenereignis des Jubiläums zu begleiten, und mit Dankbarkeit übermittle ich Ihnen und Ihren Mitarbeiterinnen und Mitarbeitern meinen herzlichen Segen.

Rom, St. Johannes im Lateran, 11. Februar 2022, Gedenktag Unserer Lieben Frau von Lourdes.

FRANZISKUS

[00200-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Al querido hermano
Monseñor Rino Fisichella
Presidente del Pontificio Consejo
para la Promoción de la Nueva Evangelización

El Jubileo ha sido siempre un acontecimiento de gran importancia espiritual, eclesial y social en la vida de la Iglesia. Desde que Bonifacio VIII instituyó el primer Año Santo en 1300 —con cadencia de cien años, que después pasó a ser según el modelo bíblico, de cincuenta años y ulteriormente fijado en veinticinco—, el pueblo fiel de Dios ha vivido esta celebración como un don especial de gracia, caracterizado por el perdón de los pecados y, en particular, por la indulgencia, expresión plena de la misericordia de Dios. Los fieles, generalmente al final de una larga peregrinación, acceden al tesoro espiritual de la Iglesia atravesando la Puerta Santa y venerando las reliquias de los Apóstoles Pedro y Pablo conservadas en las basílicas romanas. Millones y millones de peregrinos han acudido a estos lugares santos a lo largo de los siglos, dando testimonio vivo de su fe perdurable.

El Gran Jubileo del año 2000 introdujo la Iglesia en el tercer milenio de su historia. San Juan Pablo II lo había esperado y deseado tanto, con la esperanza de que todos los cristianos, superadas sus divisiones históricas, pudieran celebrar juntos los dos mil años del nacimiento de Jesucristo, Salvador de la humanidad. Ahora que nos acercamos a los primeros veinticinco años del siglo XXI, estamos llamados a poner en marcha una preparación que permita al pueblo cristiano vivir el Año Santo en todo su significado pastoral. En este sentido una etapa importante ha sido el Jubileo Extraordinario de la Misericordia, que nos ha permitido redescubrir toda la fuerza y la ternura del amor misericordioso del Padre, para que a su vez podamos ser sus testigos.

Sin embargo, en los dos últimos años no ha habido país que no haya sido afectado por la inesperada epidemia que, además de hacernos ver el drama de morir en soledad, la incertidumbre y la fugacidad de la existencia, ha cambiado también nuestro estilo de vida. Como cristianos, hemos pasado juntos con nuestros hermanos y hermanas los mismos sufrimientos y limitaciones. Nuestras iglesias han sido cerradas, así como las escuelas, fábricas, oficinas, tiendas y espacios recreativos. Todos hemos visto limitadas algunas libertades y la pandemia, además del dolor, ha despertado a veces la duda, el miedo y el desconcierto en nuestras almas. Los hombres y mujeres de ciencia, con gran rapidez, han encontrado un primer remedio que permite poco a poco volver a la vida cotidiana. Confiamos plenamente en que la epidemia pueda ser superada y el mundo recupere sus ritmos de relaciones personales y de vida social. Esto será más fácil de alcanzar en la medida en que se actúe de forma solidaria, para que las poblaciones más desfavorecidas no queden desatendidas, sino que se pueda compartir con todos los descubrimientos de la ciencia y los medicamentos necesarios.

Debemos mantener encendida la llama de la esperanza que nos ha sido dada, y hacer todo lo posible para que cada uno recupere la fuerza y la certeza de mirar al futuro con mente abierta, corazón confiado y amplitud de miras. El próximo Jubileo puede ayudar mucho a restablecer un clima de esperanza y confianza, como signo de un nuevo renacimiento que todos percibimos como urgente. Por esa razón elegí el lema Peregrinos de la Esperanza. Todo esto será posible si somos capaces de recuperar el sentido de la fraternidad universal, si no cerramos los ojos ante la tragedia de la pobreza galopante que impide a millones de hombres, mujeres, jóvenes y niños vivir de manera humanamente digna. Pienso especialmente en los numerosos refugiados que se ven obligados a abandonar sus tierras. Ojalá que las voces de los pobres sean escuchadas en este tiempo de preparación al Jubileo que, según el mandato bíblico, devuelve a cada uno el acceso a los frutos de la tierra: «podrán comer todo lo que la tierra produzca durante su descanso, tú, tu esclavo, tu esclava y tu jornalero, así como el huésped que resida contigo; y también el ganado y los animales que estén en la tierra, podrán comer todos sus productos» (Lv 25,6-7).

Por lo tanto, la dimensión espiritual del Jubileo, que nos invita a la conversión, debe unirse a estos aspectos fundamentales de la vida social, para formar un conjunto coherente. Sintiéndonos todos peregrinos en la tierra en la que el Señor nos ha puesto para que la cultivemos y la cuidemos (cf. Gn 2,15), no descuidemos, a lo largo del camino, la contemplación de la belleza de la creación y el cuidado de nuestra casa común. Espero que el próximo Año Jubilar se celebre y se viva también con esta intención. De hecho, un número cada vez mayor de personas, incluidos muchos jóvenes y adolescentes, reconocen que el cuidado de la creación es expresión esencial de la fe en Dios y de la obediencia a su voluntad.

Le confío a Usted, querido hermano, la responsabilidad de encontrar las maneras apropiadas para que el Año Santo se prepare y se celebre con fe intensa, esperanza viva y caridad operante. El Dicasterio que promueve la nueva evangelización sabrá hacer de este momento de gracia una etapa significativa para la pastoral de las Iglesias particulares, tanto latinas como orientales, que en estos años están llamadas a intensificar su compromiso sinodal. En esta perspectiva, la peregrinación hacia el Jubileo podrá fortificar y manifestar el camino común que la Iglesia está llamada a recorrer para ser cada vez más claramente signo e instrumento de unidad en la armonía de la diversidad. Será importante ayudar a redescubrir las exigencias de la llamada universal a la participación responsable, con la valorización de los carismas y ministerios que el Espíritu Santo no cesa de conceder para la edificación de la única Iglesia. Las cuatro Constituciones del Concilio Ecuménico Vaticano II, junto con el Magisterio de estos decenios, seguirán orientando y guiando al santo pueblo de Dios, para que progrese en la misión de llevar el gozoso anuncio del Evangelio a todos.

Según la costumbre, la Bula de convocación, que será publicada en su momento, contendrá las indicaciones necesarias para la celebración del Jubileo de 2025. En este tiempo de preparación, me alegra pensar que el año 2024, que precede al acontecimiento del Jubileo, pueda dedicarse a una gran “sinfonía” de oración; ante todo, para recuperar el deseo de estar en la presencia del Señor, de escucharlo y adorarlo. Oración, para agradecer a Dios los múltiples dones de su amor por nosotros y alabar su obra en la creación, que nos compromete a respetarla y a actuar de forma concreta y responsable para salvaguardarla. Oración como voz “de un solo corazón y una sola alma” (cf. Hch 4,32) que se traduce en ser solidarios y en compartir el pan de cada día. Oración que permite a cada hombre y mujer de este mundo dirigirse al único Dios, para expresarle lo que tienen en el secreto del corazón. Oración como vía maestra hacia la santidad, que nos lleva a vivir la contemplación en la acción. En definitiva, un año intenso de oración, en el que los corazones se puedan abrir para recibir la abundancia de la gracia, haciendo del “Padre Nuestro”, la oración que Jesús nos enseñó, el programa de vida de cada uno de sus discípulos.

Pido a la Virgen María que acompañe a la Iglesia en el camino de preparación al acontecimiento de gracia del Jubileo, y con gratitud le envío cordialmente, a Usted y a sus colaboradores, mi Bendición .

Roma, Basílica de San Juan de Letrán, 11 de febrero de 2022, Memoria de la Bienaventurada Virgen María de Lourdes.

FRANCISCO

[00200-ES.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Ao amado Irmão
Arcebispo RINO FISICHELLA
Presidente do Pontifício Conselho
para a Promoção da Nova Evangelização

O Jubileu representou sempre na vida da Igreja um acontecimento de grande relevância espiritual, eclesial e social. Desde que Bonifácio VIII, em 1300, instituiu o primeiro Ano Santo – com recorrência centenária, passando depois, segundo o modelo bíblico, a cinquentenária e por fim fixada de vinte e cinco em vinte e cinco anos –, o fiel e santo povo de Deus viveu esta celebração como um dom especial de graça, caraterizado pelo perdão dos pecados e, em particular, pela indulgência, expressão plena da misericórdia de Deus. Os fiéis, frequentemente no final duma longa peregrinação, dessedentam-se no tesouro espiritual da Igreja atravessando a Porta Santa e venerando as relíquias dos Apóstolos Pedro e Paulo guardadas nas Basílicas romanas. Milhões e milhões de peregrinos, ao longo dos séculos, vieram até estes lugares sagrados dando vivo testemunho da fé de sempre.

O Grande Jubileu do ano 2000 introduziu a Igreja no terceiro milénio da sua história. Tanto o aguardou e desejou São João Paulo II, com a esperança de que todos os cristãos, superadas as divisões históricas, pudessem celebrar juntos os dois mil anos do nascimento de Jesus Cristo, o Salvador da humanidade. Agora aproxima-se a meta dos primeiros vinte e cinco anos do século XXI, e somos chamados a realizar uma preparação que permita ao povo cristão viver o Ano Santo em todo o seu significado pastoral. Neste sentido, constituiu uma etapa significativa o Jubileu Extraordinário da Misericórdia, que nos permitiu redescobrir toda a força e ternura do amor misericordioso do Pai a fim de, por nossa vez, sermos testemunhas do mesmo.

Mas, nos últimos dois anos, não houve nação que não tenha sido transtornada pela inesperada epidemia que, além de nos ter feito tocar de perto o drama da morte na solidão, a incerteza e o caráter provisório da existência, modificou o nosso modo de viver. Como cristãos, sofremos juntamente com todos os irmãos e irmãs os mesmos sofrimentos e limitações. As nossas igrejas estiveram fechadas, bem como as escolas, as fábricas, os escritórios, as lojas e os locais dedicados ao tempo livre. Todos vimos algumas liberdades limitadas e a pandemia, além do sofrimento, por vezes suscitou no íntimo de nós mesmos a dúvida, o medo, a perplexidade. Os homens e mulheres de ciência encontraram, com grande celeridade, um primeiro remédio que permite regressar pouco a pouco à vida quotidiana. Temos plena confiança de que a epidemia possa ser superada e o mundo volte a ter os seus ritmos de relações pessoais e de vida social. Isto será conseguido mais facilmente se agirmos com solidariedade efetiva de modo que não sejam negligenciadas as populações mais carentes, mas se possa partilhar com todos quer as descobertas da ciência quer os medicamentos necessários.

Devemos manter acesa a chama da esperança que nos foi dada e fazer todo o possível para que cada um recupere a força e a certeza de olhar para o futuro com espírito aberto, coração confiante e mente clarividente. O próximo Jubileu poderá favorecer imenso a recomposição dum clima de esperança e confiança, como sinal dum renovado renascimento do qual todos sentimos a urgência. Por isso escolhi o lema Peregrinos de esperança. Entretanto tudo isto será possível se formos capazes de recuperar o sentido de fraternidade universal, se não fecharmos os olhos diante do drama da pobreza crescente que impede milhões de homens, mulheres, jovens e crianças de viverem de maneira digna de seres humanos. Penso de modo especial nos inúmeros refugiados forçados a abandonar as suas terras. Que as vozes dos pobres sejam escutadas neste tempo de preparação para o Jubileu que, segundo o mandamento bíblico, restitui a cada um o acesso aos frutos da terra: «O que a terra produzir durante o seu descanso, servir-vos-á de alimento, a ti, ao teu escravo, à tua serva, ao teu jornaleiro e ao inquilino que vive contigo. Também o teu gado, assim como os animais selvagens da tua terra, poderão alimentar-se com todos esses frutos» (Lv 25, 6-7).

Por conseguinte, que a dimensão espiritual do Jubileu, que convida à conversão, se combine com estes aspetos fundamentais da vida social, de modo a constituir uma unidade coerente. Sentindo-nos todos peregrinos na terra onde o Senhor nos colocou para a cultivar e guardar (cf. Gn 2, 15), não nos desleixemos, ao longo do caminho, de contemplar a beleza da criação e cuidar da nossa casa comum. Almejo que o próximo Ano Jubilar seja celebrado e vivido também com esta intenção. Com efeito, um número cada vez maior de pessoas, incluindo muitos jovens e adolescentes, reconhece que o cuidado da criação é expressão essencial da fé em Deus e da obediência à sua vontade.

Confio-te, amado Irmão, a responsabilidade de encontrar as formas adequadas para que o Ano Santo possa ser preparado e celebrado com fé intensa, esperança viva e caridade operosa. O Dicastério que promove a nova evangelização saberá fazer deste momento de graça uma etapa significativa na pastoral das Igrejas Particulares, latinas e orientais, que nestes anos são chamadas a intensificar o empenho sinodal. Nesta perspetiva, a peregrinação rumo ao Jubileu poderá reforçar e exprimir o caminho comum que a Igreja é chamada a empreender para ser, cada vez mais e melhor, sinal e instrumento de unidade na harmonia das diversidades. Será importante ajudar a redescobrir as exigências da vocação universal à participação responsável, valorizando os carismas e ministérios que o Espírito Santo não cessa jamais de conceder para a construção da única Igreja. As quatro Constituições do Concílio Ecuménico Vaticano II, juntamente com o magistério destes decénios, continuarão a orientar e guiar o santo povo de Deus, a fim de que progrida na missão de levar a todos o jubiloso anúncio do Evangelho.

Como é costume, a Bula de Promulgação, que será emanada no devido tempo, conterá as indicações necessárias para celebrar o Jubileu de 2025. Neste tempo de preparação, desde já me alegra pensar que se poderá dedicar o ano anterior ao evento jubilar, o 2024, a uma grande «sinfonia» de oração. Oração, em primeiro lugar, para recuperar o desejo de estar na presença do Senhor, escutá-Lo e adorá-Lo. Oração, depois, para agradecer a Deus tantos dons do seu amor por nós e louvar a sua obra na criação, que a todos compromete no respeito e numa ação concreta e responsável em prol da sua salvaguarda. Oração, ainda, como voz de «um só coração e uma só alma» (cf. At 4, 32), que se traduz na solidariedade e partilha do pão quotidiano. Oração, além disso, que permita a cada homem e mulher deste mundo dirigir-se ao único Deus, para lhe expressar tudo o que traz no segredo do coração. E oração como via mestra para a santidade, que leva a viver a contemplação inclusive no meio da ação. Em suma, um ano intenso de oração, em que os corações se abram para receber a abundância da graça, fazendo do «Pai Nosso» – a oração que Jesus nos ensinou – o programa de vida de todos os seus discípulos.

Peço à Virgem Maria que acompanhe a Igreja no caminho de preparação para o acontecimento de graça que é o Jubileu e, agradecido, envio-te de coração, a ti e aos colaboradores, a minha Bênção.

Roma, São João de Latrão, na Memória de Nossa Senhora de Lurdes, 11 de fevereiro de 2022.

FRANCISCO

[00200-PO.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Do drogiego Brata
Arcybiskupa Rino Fisichella
Przewodniczącego Papieskiej Rady
do spraw Krzewienia Nowej Ewangelizacji.

Jubileusz zawsze w życiu Kościoła był wydarzeniem o wielkim znaczeniu duchowym, kościelnym oraz społecznym. Odkąd Bonifacy VIII w 1300 roku ustanowił pierwszy Rok Święty, który miał być powtarzany co sto lat – co na wzór biblijny zostało zmienione na 50, a następnie na 25 lat – święty, wierny Lud Boży przeżywał tę celebrację jako wyjątkowy dar łaski, charakteryzujący się przebaczeniem grzechów, a w szczególności odpustem, pełnym wyrazem Miłosierdzia Boga. Wierni, często na koniec długiej pielgrzymki, mogą zaczerpnąć z duchowego skarbca Kościoła, przekraczając Drzwi Święte oraz czcząc relikwie apostołów Piotra i Pawła, przechowywane w rzymskich Bazylikach. W ciągu wieków, miliony pielgrzymów przybywały do tychże miejsc świętych, dając żywe świadectwo wiary, która trwa od zawsze.

Wielki Jubileusz roku 2000 wprowadził Kościół w trzecie Tysiąclecie jego historii. Święty Jan Paweł II bardzo go wyczekiwał, pragnął, w nadziei, że wszyscy chrześcijanie, przezwyciężając historyczne podziały, będą mogli wspólnie celebrować dwa tysiące lat od Narodzenia Jezusa Chrystusa, Zbawiciela ludzkości. Zbliżamy się już do kolejnych 25 lat w XXI wieku i jesteśmy wezwani do rozpoczęcia przygotowań, które pozwolą ludowi chrześcijańskiemu przeżywać Rok Święty w całym jego duszpasterskim bogactwie. W tym kontekście, znaczącym etapem był Nadzwyczajny Jubileusz Miłosierdzia, który pozwolił nam na odkrycie całej siły i czułości miłości miłosiernej Ojca, abyśmy z kolei i my stali się jej świadkami.

Jednak, w ostatnich dwóch latach nie było takiego kraju, który nie zostałby doświadczony przez niespodziewaną pandemię, która nie tylko przyniosła doświadczenie dramatu śmierci w samotności, niepewności oraz prowizoryczności egzystencji, ale także zmieniła sposób naszego życia. Jako chrześcijanie, doznaliśmy wraz ze wszystkimi braćmi i siostrami tych samych cierpień i ograniczeń. Nasze kościoły zostały zamknięte, tak jak szkoły, fabryki, urzędy, sklepy oraz miejsca przeznaczone na spędzanie czasu wolnego. Wszystkich nas dotknęły niektóre ograniczenia wolności, a pandemia spowodowała nie tylko cierpienia, ale również zasiała w naszych duszach wątpliwość, strach i zagubienie. Ludzie nauki z wielkim pośpiechem znaleźli pierwszy środek zapobiegawczy, który stopniowo pozwala na powrót do codziennego życia. Mamy pełną ufność, że epidemia może być przezwyciężona, a świat może odnaleźć swój rytm relacji osobowych i życia społecznego. Będzie to o wiele łatwiej osiągnąć, jeśli będziemy działać w sposób faktycznie solidarny tak, aby nie były zaniedbywane ludy ubogie, ale by można było dzielić się ze wszystkimi tak odkryciami nauki, jak i koniecznymi lekarstwami.

Musimy podtrzymywać płomień nadziei, który został nam dany i uczynić wszystko, aby każdy odzyskał siłę i pewność patrzenia w przyszłość otwartą duszą, ufnym sercem oraz dalekosiężnym umysłem. Najbliższy Jubileusz będzie mógł bardzo służyć tworzeniu na nowo klimatu nadziei i zaufania jako znaku odrodzenia, którego wszyscy pilnie potrzebujemy. Z tego powodu wybrałem motto: Pielgrzymi nadziei. Wszystko to będzie jednak możliwe, jeśli potrafimy na nowo odkryć sens powszechnego braterstwa, jeśli nie zamkniemy oczu wobec dramatu rozlewającej się biedy, która nie pozwala milionom kobiet i mężczyzn, młodych i dzieci żyć w sposób godny istot ludzkich. Myślę szczególnie o wielu uchodźcach zmuszonych do porzucenia swoich ziem. Niech zostaną usłyszane głosy ubogich w tym czasie przygotowań do Jubileuszu, który, według biblijnego przykazania, przywraca każdemu dostęp do owoców ziemi: „Szabat ziemi będzie służył wam za pokarm: tobie, słudze twemu, służącej twej, najemnikowi twemu i osiadłym u ciebie przybyszem. Cały jego plon będzie służyć za pokarm także twojemu bydłu i zwierzętom, które są w twoim kraju” (Kpł 25, 6-7).

Dlatego też wymiar duchowy jubileuszu, który wzywa do nawrócenia, niech połączy się z tymi fundamentalnymi dla współżycia społecznego aspektami, aby ustanowić spójną jedność. Czując się wszyscy pielgrzymami na ziemi, na której Pan nas umieścił, abyśmy ją uprawiali i strzegli (por. Rdz 2, 15), nie zaniedbujmy na tej drodze kontemplowania piękna stworzenia oraz troski o nasz wspólny dom. Życzę, aby najbliższy Rok Jubileuszowy był celebrowany i przeżywany również z tą intencją. Istotnie, coraz większa liczba osób, wśród których wielu jest młodych i bardzo młodych, uznaje, że troska o stworzenie jest podstawowym wyrazem wiary w Boga i posłuszeństwa Jego woli.

Powierzam Tobie, drogi Bracie, odpowiedzialność za znalezienie odpowiednich form, ażeby Rok Święty mógł być przygotowany i celebrowany z intensywną wiarą, żywą nadzieją oraz czynną miłością. Dykasteria, która krzewi nową ewangelizację, będzie potrafiła uczynić z tego momentu łaski znaczący etap dla duszpasterstwa w Kościołach lokalnych łacińskich i wschodnich, które w tychże latach są wezwane do zintensyfikowania zaangażowania synodalnego. W tej perspektywie, pielgrzymka w stronę Jubileuszu będzie mogła wzmocnić i wyrazić wspólną drogę, do podjęcia której jest wezwany Kościół, aby był zawsze więcej i zawsze bardziej znakiem i narzędziem jedności w harmonii różnorodności. Ważne będzie, by pomóc odkrywać na nowo wymagania, jakie niesie powszechne powołanie do odpowiedzialnego udziału, z docenieniem charyzmatów i posług, których Duch Święty nie przestaje udzielać dla budowania jednego Kościoła. Cztery Konstytucje Soboru Ekumenicznego Watykańskiego II wraz z Magisterium tych dziesięcioleci będą nadal nas prowadzić i ukierunkowywać święty Lud Boży, ażeby czynił postępy w misji niesienia wszystkim radości z głoszenia Ewangelii.

Zgodnie ze zwyczajem, Bulla ogłaszająca, która w odpowiednim czasie będzie opublikowana, będzie zawierała wskazówki konieczne do celebracji Jubileuszu Roku 2025. W tym czasie przygotowań, już teraz raduję się myślą, że rok 2024, poprzedzający wydarzenie jubileuszowe, będzie można poświęcić wielkiej „symfonii” modlitwy. Przede wszystkim, aby odnowić pragnienie znajdowania się w obecności Pana, słuchania Go i adorowania. Ponadto, modlitwy, dla dziękczynienia Bogu za tak wielkie dary Jego miłości dla nas i za Jego dzieło stworzenia, które skłania wszystkich do szacunku oraz do konkretnego i odpowiedzialnego działania w celu jego ochrony. Modlitwy, głosu „jednego serca i jednego ducha” (por. Dz 4, 32), która realizuje się w solidarności i w dzieleniu się chlebem powszednim. Modlitwy, która pozwala każdemu mężczyźnie i każdej kobiecie na tym świecie, zwrócić się do jedynego Boga, aby wyrazić Mu to, co jest złożone w tajemnicy serca. Modlitwy, uprzywilejowanej drogi do świętości, która prowadzi do życia kontemplacją również pośród działania. Będzie to zatem intensywny rok modlitwy, w którym serca otworzą się, aby otrzymać mnogość łask, czyniąc z „Ojcze nasz”, modlitwy, której nauczył nas Jezus, program życia dla każdego swojego ucznia.

Proszę Maryję Dziewicę, aby towarzyszyła Kościołowi na drodze przygotowań do Jubileuszu, wydarzenia łaski, i z wdzięcznością przesyłam z serca Tobie oraz współpracownikom moje Błogosławieństwo.

W Rzymie, u Świętego Jana na Lateranie, 11 lutego 2022 roku, we wspomnienie Matki Bożej z Lourdes.

FRANCISZEK

[00200-PL.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

إلى الأخ العزيز

المطران رينو فيزيكيلا

رئيس المجلس البابوي

لتعزيز البشارة الجديدة

كان اليوبيل دائمًا حدثًا ذا أهمية روحيّة وكنسيّة واجتماعيّة كبيرة في حياة الكنيسة. منذ أن أسّس بونيفاشيوس الثامن، في عام 1300، السنة المقدسة الأولى – على أن يعود اليوبيل مرة كلّ قرن، ثم أصبح بحسب ما ورد في الكتاب المقدس، كلّ خمسين سنة، ثمّ أصبح كلّ خمس وعشرين سنة - عاش شعب الله المقدّس المؤمن هذا الاحتفال واعتبره عطية ونعمة خاصة، تتميّز بمغفرة الخطايا، ولا سّيما بالغفران، الذي يعبّر بصورة كاملة عن رحمة الله. المؤمنون، في نهاية رحلة حج طويلة، غالبًا ما أتوا يستمدون من كنز الكنيسة الروحي، بعبورهم بالباب المقدّس وبتكريم ذخائر الرسولَين بطرس وبولس المحفوظة في كنائس روما. لقد وصل الملايين من الحجاج، على مر القرون، إلى هذه الأماكن المقدسة وقدّموا شهادة حية للإيمان الدائم.

أدخل اليوبيل الكبير لعام 2000 الكنيسة في الألفية الثالثة من تاريخها. كان القدّيس يوحنا بولس الثاني قد انتظر طويلًا ورغب في ذلك، على أمل أن يتمكّن جميع المسيحيّين، بعد أن يتغلّبوا على الانقسامات التاريخيّة، من أن يحتفلوا معًا بألفي عام لميلاد يسوع المسيح، مخلّص البشريّة. الآن اقتربت تتمة السنوات الخمس والعشرين الأولى من القرن الحادي والعشرين، ونحن مدعوون إلى أن نقوم بتحضير يسمح للشعب المسيحي أن يعيش السنة المقدّسة بكلّ ما تحمل من إمكانيات رعويّة. ومن هذا المنطلق، كانت مرحلة يوبيل الرحمة الاستثنائي مهمة، لأنّها سمحت لنا بأن نكتشف من جديد كلّ قوّة وحنان محبّة الآب الرحيم، لنكون بدورنا شهودًا لها.

ومع ذلك، ففي العامَين الأخيرَين، لم يكن هناك بلد لم يهتّز من الجائحة المفاجئة، فبالإضافة إلى رؤيتنا لمأساة الموت في العزلة، وإلى الشكوك وإلى الحياة المهدَّدة في كلّ لحظة، غيّرت الجائحة طريقتنا في الحياة. بكوننا مسيحيّين، تألّمنا معًا مع جميع إخوتنا وأخواتنا من نفس المعاناة والقيود. بقيت كنائسنا مغلقة وكذلك المدارس والمصانع والمكاتب والمتاجر والأماكن المخصّصة لأوقات الفراغ. ورأينا جميعًا الحدود التي وُضِعَت لبعض الحرّيات. والجائحة، بالإضافة إلى الألم، أثارت في نفوسنا أحيانًا الشّك والخوف والضياع. لكن، وَجَدَ رجال ونساء العِلم، في الوقت المناسب، العلاج الأوّل الذي يسمح لنا تدريجياً بأن نعود إلى الحياة اليوميّة. نحن واثقون ثقة كاملة بأنّه يمكننا أن نتغلّب على الجائحة، وسيكتشف العالم من جديد إيقاعاته في العلاقات الشخصيّة والحياة الاجتماعيّة. وسيكون تحقيق ذلك سهلًا بمقدار ما يكون التضامن بيننا فعّالًا، فلا تُهمَل الشعوب الفقيرة، بل يتم إشراكها في كلّ الاكتشافات العلميّة والأدويّة الضروريّة.

يجب أن نحافظ على شعلة الرّجاء التي تسلمناها مشتعلة، وأن نفعل كلّ ما يلزم حتّى يستعيد الجميع القوّة واليقين لينظروا إلى المستقبل بروحٍ منفتحة، وقلبٍ واثقٍ وعقلٍ بعيد النّظر. يمكن لليوبيل القادم أن يساعد كثيرًا لإعادة خلق مناخٍ من الرّجاء والثّقة، علامةً على ولادةٍ جديدة نشعرُ كلّنا بالحاجة إليها. لهذا اخترت شعار ”حُجَّاج الرّجاء“. كلّ هذا سيكون ممكنًا إن استطعنا أن نستعيد الشّعور بالأخوّة العالميّة، وإن لم نغمض أعيننا أمام مأساة الفقر المتفشّي الذي يمنع الملايين من الرّجال، والنّساء، والشّباب والأطفال من أن يعيشوا بطريقة تليق بالإنسان. أفكّر بشكلٍ خاصّ في اللاجئين العديدين الذين أُجبروا أن يتركوا أرضهم. لنصغ إلى أصوات الفقراء في هذا الوقت المخصّص للتّحضير لليوبيل، الذي يُعيد لكلّ واحدٍ إمكانية الوصول إلى غلال الأرض، بحسب ما جاء في الكتاب المقدّس: "ولْيَكُنْ سَبتُ الأَرضِ طَعامًا لَكَ ولِخادِمِكَ وخادِمَتِكَ وأَجيرِكَ وضَيفِكَ المُقيمينَ معَكَ، وتَكونُ جَميعُ غَلاَّتِها طَعامًا لِبَهائِمِكَ ولِلوُحوشِ الَّتي في أَرضِكَ" (الأحبار 25، 6-7).

لذلك، هذا البُعد الرّوحي لليوبيل، الذي يدعونا إلى التّوبة والارتداد، يجب أن نضمه إلى هذه الجوانب الأساسيّة للحياة الاجتماعيّة، حتّى نحقّق في أنفسنا وَحدة متماسكة. فيما نشعر بأنّنا كلّنا حُجّاجٌ على الأرض، حيث وضعنا الله، حتّى نفلحها ونحرسها (راجع تكوين 2، 15)، لا ننسَ، على طول الطّريق، أن نتأمّل في جمال الخليقة وأن نعتني ببيتنا المشترك. أتمنّى أن نحتفل ونعيش سنة اليوبيل القادمة أيضًا بهذه النيّة. في الواقع، إنّ عددًا متزايدًا دائمًا من الأشخاص، ومنهم شبابٌ كثيرون، ومَن هم أحدثُ سنًّا أيضًا، يدركون أنّ العنايّة بالخليقة هي تعبيرٌ أساسيّ عن إيماننا بالله وطاعتنا لإرادته.

أُوكل إليك، أيّها الأخ العزيز، المسؤوليّة في أن تَجِد الأشكال المناسبة، حتّى تتمكّن من التحضير للسّنة المقدّسة والاحتفال بِها بإيمانٍ عميق، ورجاءٍ حيّ ومحبّةٍ فاعلة. إنّ المجمع الذي يعزّز البشارة الجديدة يعرف أن يعمل من وقت النّعمة هذا، مرحلة مهمّة لرعويّة الكنائس الخاصّة، اللاتينيّة والشرقيّة، والتي دُعيت في السّنوات الأخيرة إلى أن تكثّف التزامها السّينودي. من هذا المنظور، سيكون حَجّنا نحو اليوبيل قادرًا أن يقوّي ويعبّر عن المسيرة المشتركة التي دُعيت الكنيسة لتقوم بها، حتّى تكون، دائمًا أكثر ودائمًا أفضل، علامة وأداة للوَحدة في الانسجام مع التنوّع. سيكون من المهمّ أن نساعد في إعادة اكتشاف متطلبات الدّعوة الجامعة إلى المشاركة المسؤولة، بتقدير المواهب والخِدمات التي لا يتوقّف الرّوح القدس أبدًا عن إعطائها لبناء الكنيسة الواحدة. إنّ الوثائق المجمعيّة الأربع بصفة ”دستور“ الصادرة عن المجمع المسكوني الفاتيكاني الثّاني، وما صَدَرَ عن السُّلطة التعليميّة في العقود الماضيّة، ستستمر في توجيه وإرشاد شعب الله المقدّس، حتّى يتقدّم في رسالته ويحمل إلى الجميع بُشرى الإنجيل السّارة.

بحسب التّقليد، إنّ وثيقة إعلان سنة اليوبيل، التي سَتَصدُر في الوقت المناسب، ستحتوي على المعلومات اللازمة للاحتفال بيوبيل سنة 2025. في وقت التحضيرات هذا، يُسعدني من الآن أن أفكّر أنّه سيكون من الممكن تخصيص السّنة التي تسبق حدث اليوبيل، سنة 2024، لتكون ”سيمفونيّة“ صلاة كبيرة. أوّلاً، من أجل استرجاع الرّغبة في أن نبقى في حضرة الرّبّ يسوع، ونصغي إليه ونسجد له. ثمّ الصّلاة، حتى نشكر الله على عطاياه الكثيرة لمحبّته لنا ونسبّح عمله في الخليقة، التي تُلزم الجميع بالاحترام والعمل الملموس والمسؤول من أجل الحفاظ عليها. إنّها صلاةٌ مِثل صوتِ ”قَلبٍ واحِدٍ ونَفْسٍ واحِدة“ (راجع أعمال الرّسل 4، 32)، والتي يُعَبَّرُ عنها بتضامن وبالمشاركة في الخبز اليوميّ. إنّها صلاةٌ تسمح لكلّ رجلٍ وامرأةٍ في هذا العالم أن يلجأوا إلى الله الأوحد، ليعبّروا له عمَّا هو كامن في سرِّ قلوبهم. صلاةٌ هي الطّريق الرّئيسي نحو القدّاسة، تقودنا إلى أن نعيش حياة التأمّل، حتّى في وسط العمل. باختصار، إنّها سنة صلاةٍ مكثّفة، فيها تنفتح القلوب لاستقبال فيض النعمة، وتجعل من صلاة ”الأبانا“، الصّلاة التي علّمنا إيّاها يسوع، برنامج حياةٍ لكلّ تلميذٍ له.

أطلب من سيّدتنا مريم العذراء أن ترافق الكنيسة في مسيرة التّحضير لحدث نعمة اليوبيل، ومع شكري أُرسل من قلبي بركتي الرسوليّة إليك وإلى معاونيك.

أُعطيَ في روما، في بازيليكا القدّيس يوحنّا في اللاتران، يوم 11 شباط/فبراير من العام 2022، في تذكار القدّيسة مريم البتول، سيّدة لورد.

فرنسيس

[00200-AR.01] [Testo originale: Italiano]

[B0102-XX.02]