Discorso del Santo Padre
Traduzione in lingua inglese
Alle ore 12.15 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i Membri della Commissione mista Internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse Orientali.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’incontro:
Discorso del Santo Padre
Cari fratelli in Cristo,
nel darvi un gioioso benvenuto, vi ringrazio per la vostra presenza e per le cortesi parole che il Metropolita Bishoy mi ha rivolto a nome di tutti. Ringrazio anche per quella bella icona, tanto significativa, del sangue di Cristo, che ci rivela la redenzione dal grembo della Madonna. Molto bella! Attraverso di voi, porgo un cordiale saluto ai Capi delle Chiese Ortodosse Orientali, miei venerati fratelli.
Guardo con gratitudine al lavoro della vostra Commissione, sorta nel 2003 e giunta al quattordicesimo incontro. Lo scorso anno avete avviato un approfondimento sulla natura dei Sacramenti, in particolare del Battesimo. Proprio nel Battesimo abbiamo riscoperto il fondamento della comunione tra i cristiani; Cattolici e Ortodossi Orientali possiamo ripetere quanto affermava l’Apostolo Paolo: «Siamo stati battezzati mediante un solo Spirito» e apparteniamo a «un solo corpo» (1 Cor 12,13). Nel corso di questa settimana avete potuto ulteriormente riflettere su aspetti storici, teologici ed ecclesiologici della santa Eucaristia, «fonte e culmine di tutta la vita cristiana», che mirabilmente esprime e realizza l’unità del popolo di Dio (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Lumen gentium, 11). Nell’incoraggiarvi a proseguire, nutro la speranza che la vostra opera possa indicare vie preziose al nostro percorso, facilitando il cammino verso quel giorno tanto atteso in cui avremo la grazia di celebrare il Sacrificio del Signore allo stesso altare, come segno della comunione ecclesiale pienamente ristabilita.
Molti di voi appartengono a Chiese che assistono quotidianamente all’imperversare della violenza e ad atti terribili, perpetrati dall’estremismo fondamentalista. Siamo consapevoli che situazioni di così tragica sofferenza si radicano più facilmente in contesti di povertà, ingiustizia ed esclusione sociale, dovute anche all’instabilità generata da interessi di parte, spesso esterni, e da conflitti precedenti, che hanno prodotto condizioni di vita miserevoli, deserti culturali e spirituali nei quali è facile manipolare e istigare all’odio. Ogni giorno le vostre Chiese sono vicine alla sofferenza, chiamate a seminare concordia e a ricostruire pazientemente la speranza, confortando con la pace che viene dal Signore, una pace che insieme siamo tenuti a offrire a un mondo ferito e lacerato.
«Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme», scriveva ancora san Paolo (1 Cor 12,26). Queste vostre sofferenze sono le nostre sofferenze. Mi unisco a voi nella preghiera, invocando la fine dei conflitti e la vicinanza di Dio per le popolazioni provate, specialmente per i bambini, i malati e gli anziani. In modo particolare ho a cuore i vescovi, i sacerdoti, i consacrati e i fedeli, vittime di rapimenti crudeli, e tutti coloro che sono stati presi in ostaggio o ridotti in schiavitù.
Possano essere di forte sostegno alle comunità cristiane l’intercessione e l’esempio di tanti nostri martiri e santi, che hanno dato coraggiosa testimonianza a Cristo e hanno raggiunto la piena unità, loro. E noi cosa aspettiamo? Essi ci rivelano il cuore della nostra fede, che non consiste in un generico messaggio di pace e di riconciliazione, ma in Gesù stesso, crocifisso e risorto: Egli è la nostra pace e la nostra riconciliazione (cfr Ef 2,14; 2 Cor 5,18). Come discepoli suoi, siamo chiamati a testimoniare ovunque, con fortezza cristiana, il suo amore umile che riconcilia l’uomo di ogni tempo. Laddove violenza chiama violenza e violenza semina morte, la nostra risposta è il puro fermento del Vangelo, che, senza prestarsi alle logiche della forza, fa sorgere frutti di vita anche dalla terra arida e albe di speranza dopo le notti del terrore.
Il centro della vita cristiana, il mistero di Gesù morto e risorto per amore, è il punto di riferimento anche per il nostro cammino verso la piena unità. I martiri, ancora una volta, ci indicano la via: quante volte il sacrificio della vita ha portato i cristiani, altrimenti divisi in molte cose, ad essere uniti. Martiri e santi di tutte le tradizioni ecclesiali sono già in Cristo una sola cosa (cfr Gv 17,22); i loro nomi sono scritti nell’unico e indiviso martirologio della Chiesa di Dio. Sacrificatisi per amore in terra, abitano l’unica Gerusalemme celeste, vicini all’Agnello immolato (cfr Ap 7,13-17). La loro vita offerta in dono ci chiama alla comunione, a camminare più speditamente sulla strada verso la piena unità. Come nella Chiesa primitiva il sangue dei martiri fu seme di nuovi cristiani, così oggi il sangue di tanti martiri sia seme di unità fra i credenti, segno e strumento di un avvenire in comunione e in pace.
Cari fratelli, vi sono grato perché a questo scopo vi adoperate. Nel ringraziarvi per la vostra visita, invoco su di voi e sul vostro ministero la benedizione del Signore e la protezione della Santa Madre di Dio.
E se a voi sembra bene, ognuno nella propria lingua, possiamo pregare il Padre Nostro insieme.
[Padre Nostro]
[00143-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua inglese
Dear Brothers in Christ,
In offering you a joyful welcome, I thank you for your presence and for the kind words that Metropolitan Bishoy addressed to me on your behalf. I also thank you for that beautiful and richly meaningful icon of the Blood of Christ, which shows redemption from the womb of the Mother of God. It is indeed lovely. Through you, I send cordial greetings to the Heads of the Oriental Orthodox Churches, my venerable brothers.
I am grateful for the work of your Commission, which began in 2003 and is now holding its fourteenth meeting. Last year you began an examination of the nature of the sacraments, especially baptism. It is precisely in baptism that we rediscovered the basis of communion between Christians. As Catholics and Oriental Orthodox, we can repeat the words of the Apostle Paul: “For in the one Spirit, we were all baptized into one body” (1 Cor 12:13). In the course of this week, you have further reflected on historical, theological and ecclesiological aspects of the Holy Eucharist, “the source and summit of the whole Christian life”, which admirably expresses and brings about the unity of God’s people (Lumen Gentium, 11). I encourage you to persevere in your efforts and I trust that your work may point out helpful ways to advance on our journey. It will thus facilitate the path towards that greatly desired day when we will have the grace of celebrating the Lord’s Sacrifice at the same altar, as a sign of fully restored ecclesial communion.
Many of you belong to Churches that witness daily the spread of violence and acts of brutality perpetrated by fundamentalist extremism. We are aware that situations of such tragic suffering more easily take root in the context of great poverty, injustice and social exclusion, due to instability created by partisan interests, often from elsewhere, and by earlier conflicts that have led to situations of dire need, cultural and spiritual deserts where it becomes easy to manipulate and incite people to hatred. Each day your Churches, in drawing near to those who suffer, are called to sow concord and to work patiently to restore hope by offering the consoling peace that comes from the Lord, a peace we are obliged together to bring to a world wounded and in pain.
Saint Paul also writes: “If one member suffers, all suffer together” (1 Cor 12:26). Your sufferings are our sufferings. I join you in praying for an end to the conflict and for God’s closeness to those who have endured so much, especially children, the sick and the elderly. In a particular way, my heart goes out to the bishops, priests, consecrated men and women, and the lay faithful who have been cruelly abducted, taken hostage or enslaved.
May the Christian communities be sustained by the intercession and example of our many martyrs and saints who bore courageous witness to Christ and have themselves attained full unity. So what are we waiting for? The martyrs show us the heart of our faith, which does not consist in a generic message of peace and reconciliation but in Jesus himself, crucified and risen. He is our peace and our reconciliation (cf. Eph 2:14; 2 Cor 5:18). As his disciples, we are called to testify everywhere, with Christian fortitude, to his humble love that reconciles men and women in every age. Wherever violence begets more violence and sows death, there our response must be the pure leaven of the Gospel, which, eschewing strategies of power, allows fruits of life to emerge from arid ground and hope to dawn after nights of terror.
The centre of the Christian life, the mystery of Jesus who died and rose out of love, is also the point of reference for our journey towards full unity. Once more the martyrs show us the way. How many times has the sacrifice of their lives led Christians, otherwise divided in so many things, to unity! The martyrs and saints of all ecclesial traditions are already one in Christ (cf. Jn 17:22); their names are written in the one common martyrology of God’s Church. Having sacrificed themselves on earth out of love, they dwell in the one heavenly Jerusalem, gathered around the Lamb who was slain (Rev 7:13-17). Their lives, offered as a gift, call us to communion, to hasten along the path to full unity. Just as in the early Church the blood of the martyrs was the seed of new Christians, so in our own day may the blood of so many martyrs be a seed of unity between believers, a sign and instrument of a future of communion and peace.
Dear brothers, I am grateful for the efforts you make towards attaining this goal. In thanking you for your visit, I invoke upon you and your ministry the blessing of the Lord and the loving protection of the Mother of God.
And now, if you so feel, we can pray together, each in his own language, the Our Father.
[Our Father]
[00143-EN.02] [Original text: Italian]
[B0060-XX.02]