Catechesi del Santo Padre in lingua italiana
Sintesi della catechesi e saluti nelle diverse lingue
Appello del Santo Padre
L’Udienza Generale di questa mattina, la prima dell’anno 2017, si è svolta alle ore 9.45 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre Francesco ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana il Papa, continuando il nuovo ciclo di catechesi sul tema della speranza cristiana, ha incentrato la sua meditazione su “Rachele piange per i suoi figli”(…) ma “c’è una speranza per la tua discendenza” (cfr Ger 31,15-17).
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha indirizzato particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti. Quindi ha rivolto un invito alla preghiera per il massacro avvenuto nel carcere di Manaus in Brasile.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.
Catechesi del Santo Padre in lingua italiana
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Nella catechesi di oggi vorrei contemplare con voi una figura di donna che ci parla della speranza vissuta nel pianto. La speranza vissuta nel pianto. Si tratta di Rachele, la sposa di Giacobbe e la madre di Giuseppe e Beniamino, colei che, come ci racconta il Libro della Genesi, muore nel dare alla luce il suo secondogenito, cioè Beniamino.
Il profeta Geremia fa riferimento a Rachele rivolgendosi agli Israeliti in esilio per consolarli, con parole piene di emozione e di poesia; cioè prende il pianto di Rachele ma dà speranza:
Così dice il Signore:
«Una voce si ode a Rama,
un lamento e un pianto amaro:
Rachele piange i suoi figli,
e non vuole essere consolata per i suoi figli,
perché non sono più» (Ger 31,15).
In questi versetti, Geremia presenta questa donna del suo popolo, la grande matriarca della sua tribù, in una realtà di dolore e pianto, ma insieme con una prospettiva di vita impensata. Rachele, che nel racconto di Genesi era morta partorendo e aveva assunto quella morte perché il figlio potesse vivere, ora invece, rappresentata dal profeta come viva a Rama, lì dove si radunavano i deportati, piange per i figli che in un certo senso sono morti andando in esilio; figli che, come lei stessa dice, “non sono più”, sono scomparsi per sempre.
E per questo Rachele non vuole essere consolata. Questo rifiuto esprime la profondità del suo dolore e l’amarezza del suo pianto. Davanti alla tragedia della perdita dei figli, una madre non può accettare parole o gesti di consolazione, che sono sempre inadeguati, mai capaci di lenire il dolore di una ferita che non può e non vuole essere rimarginata. Un dolore proporzionale all’amore.
Ogni madre sa tutto questo; e sono tante, anche oggi, le madri che piangono, che non si rassegnano alla perdita di un figlio, inconsolabili davanti a una morte impossibile da accettare. Rachele racchiude in sé il dolore di tutte le madri del mondo, di ogni tempo, e le lacrime di ogni essere umano che piange perdite irreparabili.
Questo rifiuto di Rachele che non vuole essere consolata ci insegna anche quanta delicatezza ci viene chiesta davanti al dolore altrui. Per parlare di speranza a chi è disperato, bisogna condividere la sua disperazione; per asciugare una lacrima dal volto di chi soffre, bisogna unire al suo il nostro pianto. Solo così le nostre parole possono essere realmente capaci di dare un po’ di speranza. E se non posso dire parole così, con il pianto, con il dolore, meglio il silenzio; la carezza, il gesto e niente parole.
E Dio, con la sua delicatezza e il suo amore, risponde al pianto di Rachele con parole vere, non finte; così prosegue infatti il testo di Geremia:
Dice il Signore – risponde a quel pianto:
«Trattieni il tuo pianto,
i tuoi occhi dalle lacrime,
perché c’è un compenso alle tue fatiche
– oracolo del Signore –:
essi torneranno dal paese nemico.
C’è una speranza per la tua discendenza
– oracolo del Signore –: i tuoi figli ritorneranno nella loro terra» (Ger 31,16-17).
Proprio per il pianto della madre, c’è ancora speranza per i figli, che torneranno a vivere. Questa donna, che aveva accettato di morire, al momento del parto, perché il figlio potesse vivere, con il suo pianto è ora principio di vita nuova per i figli esiliati, prigionieri, lontani dalla patria. Al dolore e al pianto amaro di Rachele, il Signore risponde con una promessa che adesso può essere per lei motivo di vera consolazione: il popolo potrà tornare dall’esilio e vivere nella fede, libero, il proprio rapporto con Dio. Le lacrime hanno generato speranza. E questo non è facile da capire, ma è vero. Tante volte, nella nostra vita, le lacrime seminano speranza, sono semi di speranza.
Come sappiamo, questo testo di Geremia è poi ripreso dall’evangelista Matteo e applicato alla strage degli innocenti (cfr 2,16-18). Un testo che ci mette di fronte alla tragedia dell’uccisione di esseri umani indifesi, all’orrore del potere che disprezza e sopprime la vita. I bambini di Betlemme morirono a causa di Gesù. E Lui, Agnello innocente, sarebbe poi morto, a sua volta, per tutti noi. Il Figlio di Dio è entrato nel dolore degli uomini. Non bisogna dimenticare questo. Quando qualcuno si rivolge a me e mi fa domande difficili, per esempio: “Mi dica, Padre: perché soffrono i bambini?”, davvero, io non so cosa rispondere. Soltanto dico: “Guarda il Crocifisso: Dio ci ha dato il suo Figlio, Lui ha sofferto, e forse lì troverai una risposta”. Ma risposte di qua [indica la testa] non ci sono. Soltanto guardando l’amore di Dio che dà suo Figlio che offre la sua vita per noi, può indicare qualche strada di consolazione. E per questo diciamo che il Figlio di Dio è entrato nel dolore degli uomini; ha condiviso ed ha accolto la morte; la sua Parola è definitivamente parola di consolazione, perché nasce dal pianto.
E sulla croce sarà Lui, il Figlio morente, a donare una nuova fecondità a sua madre, affidandole il discepolo Giovanni e rendendola madre del popolo dei credenti. La morte è vinta, e giunge così a compimento la profezia di Geremia. Anche le lacrime di Maria, come quelle di Rachele, hanno generato speranza e nuova vita. Grazie.
[00009-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Sintesi della catechesi e saluti nelle diverse lingue
In lingua francese
Speaker:
Frères et sœurs, le prophète Jérémie nous présente Rachel, l’ancêtre du peuple de Dieu, comme un modèle d’espérance dans les larmes. Rachel a perdu pour toujours ses enfants, ils «ne sont plus». Elle représente la souffrance de toutes les mères du monde et de tous les temps, les larmes de tous ceux qui vivent une perte irréparable. Rachel refuse d’être consolée, refus qui exprime l’amertume de ses larmes et la profondeur de sa souffrance. De fait, pour parler d’espérance à une personne désespérée il faut d’abord partager sa souffrance et s’unir à ses larmes. Le Seigneur répond à celles de Rachel par une promesse qui, maintenant, peut être la cause d’une vraie consolation: le peuple reviendra d’exil et vivra, libre dans la foi. Saint Matthieu applique ce texte de Jérémie à la persécution des Innocents, tués à cause de Jésus. Le Fils de Dieu est entré dans la douleur des hommes, il l’a portée jusqu’au bout. Née dans les larmes, sa parole est pour toujours parole de consolation. Les pleurs de Marie également, comme ceux de Rachel, ont suscité l’espérance et la vie nouvelle.
Santo-Padre:
Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese.
La luce di Natale rischiara ormai tutta la nostra esistenza. Anche se la vita è talvolta difficile e le difficoltà e le inquietudini non mancano, formulo l’augurio che il Signore Gesù vi custodisca lungo tutto il corso di quest’anno nella speranza della fede e che vi conceda la vera gioia dei bambini di Dio.
Dio vi benedica.
Speaker:
Je salue cordialement les pèlerins de langue française.
La lumière de Noël éclaire désormais toute notre existence. Même si la vie est parfois difficile et les difficultés et les inquiétudes ne manquent pas, je forme le vœu que le Seigneur Jésus vous garde tout au long de cette année dans l’espérance de la foi et qu’il vous accorde la vraie joie des enfants de Dieu.
Que Dieu vous bénisse.
[00010-FR.01] [Texte original: Français]
In lingua inglese
Speaker:
Dear Brothers and Sisters: In our continuing catechesis on Christian hope, we now turn to the figure of Rachel, the wife of Jacob, who died giving birth to her second child. The prophet Jeremiah evokes Rachel’s tears – the tears of a mother who weeps for her children and would not be consoled – to describe the sorrow of the Chosen People at the time of the Exile. Anyone familiar with the grief of a mother who has lost a child knows the power of this image. In response to Rachel’s tears, God offers a word of consolation by promising new life in the return of the exiles (cf. Jer 31:15-17). In this Christmas season, we read Jeremiah’s prophecy on the feast of the Holy Innocents. In the Gospel for that day, Saint Matthew also evokes Rachel’s tears to describe the grief of those mothers who saw their children killed before their eyes, victims of a tyranny that despises and destroys life. Yet it is in Mary, standing at the foot of the cross, that the prophecy is truly fulfilled. Our Lady’s tears for the death of her Son bear fruit in new hope and new life for all those who, through faith, become her children in the body of the Risen Christ, which is the Church.
Santo Padre:
Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Australia, Canada e Stati Uniti d’America. A ciascuno di voi e alle vostre famiglie auguro di custodire la gioia di questo tempo di Natale, incontrando nella preghiera il Salvatore che desidera farsi vicino a tutti. Dio vi benedica!
Speaker:
I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from Australia, Canada and the United States of America. May each of you, and your families, cherish the joy of this Christmas season, and draw near in prayer to the Saviour who has come to dwell among us. God bless you!
[00011-EN.01] [Original text: English]
In lingua tedesca
Speaker:
Liebe Brüder und Schwestern, im Alten Testament finden wir die Figur der Rahel, die uns von der Hoffnung selbst in Zeiten der Tränen spricht. Rahel starb bei der Geburt ihres zweiten Sohnes Benjamin. Der Prophet Jeremia bezieht sich auf diese Mutter, um das Volk der Israeliten im Exil zu trösten, und versetzt sie nach Rama, wo sie um die Verbannten weint. Angesichts des Verlusts eines Kindes sind Worte oder Gesten des Trostes nie in der Lage, den Schmerz einer Mutter zu lindern. Rahel schließt den Schmerz aller Mütter zu allen Zeiten, die Tränen jedes Menschen ein. Um Tränen zu trocknen und von Hoffnung zu sprechen, muss man sich mit dem anderen im Weinen vereinen, sein Leid teilen. Gott antwortet auf das Weinen der Rahel mit der Verheißung der Rückkehr des Volkes. Ihre Tränen haben Hoffnung hervorgebracht. Das Wort des Jeremia begegnet uns auch beim Kindermord von Betlehem. Die Unschuldigen Kinder starben für Jesus. Der Sohn Gottes wiederum starb für alle Menschen. Er hat das Leid der Menschen geteilt und den Tod auf sich genommen. Sein Wort wurde endgültig zum Wort des Trostes. Und am Kreuz schenkte er seiner Mutter eine neue Fruchtbarkeit, als er Maria dem Jünger anvertraute und sie zur Mutter der Glaubenden machte. Der Tod ist besiegt, und auch Marias Tränen haben Hoffnung und neues Leben hervorgebracht.
Santo Padre:
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua tedesca presenti a quest’Udienza. Nel suo Figlio nato a Betlemme Dio si è fatto vicino a noi, condividendo la nostra fragilità umana fino alla morte. Cristo ci sta sempre accanto, nella gioia e nel dolore. È lui la nostra speranza. Il Signore vi accompagni con la sua benedizione durante quest’anno nuovo.
Speaker:
Sehr herzlich heiße ich die Pilger deutscher Sprache bei dieser Audienz willkommen. In seinem Sohn, der zu Betlehem geboren wurde, ist Gott uns ganz nahe und hat unsere menschliche Schwachheit geteilt bis hin zum Tod. Christus ist immer an unserer Seite, in Freud und Leid. Er ist unsere Hoffnung. Der Herr begleite euch in diesem neuen Jahr mit seinem Segen.
[00012-DE.01] [Originalsprache: Deutsch]
In lingua spagnola
Queridos hermanos y hermanas:
Hoy nos fijamos en Raquel, una figura que nos habla de la esperanza en medio del llanto. El profeta Jeremías habla de Raquel que llora en Ramá porque sus hijos, que han salido para el destierro, ya no están. Raquel representa el dolor de tantas madres que también hoy lloran la pérdida de un hijo o de un ser querido y no encuentran consuelo. Ante el dolor de los demás debemos mostrar una gran delicadeza, y compartir su sufrimiento y su llanto si queremos que nuestras palabras puedan dar un poco de esperanza. Dios responde al llanto de Raquel con una promesa: el pueblo volverá del exilio y vivirá libre en la fe. Las lágrimas de Raquel han engendrado la esperanza. El evangelio de Mateo retoma este texto de Jeremías y lo aplica a la matanza de los niños en Belén, por parte de Herodes. El Hijo de Dios ha entrado en el dolor de los hombres y lo ha compartido hasta el final. En la cruz, Jesús nos entrega a su madre, convirtiéndola en madre del pueblo creyente. Allí, la muerte es vencida y se cumple de modo pleno la profecía de Jeremías. Las lágrimas de María, como las de Raquel, han engendrado la esperanza y una nueva vida.
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española. Pidamos a la Virgen María que nos ayude a tener siempre viva nuestra esperanza en medio del dolor, y que con nuestra delicadeza y ternura sepamos ser instrumentos de la presencia y cercanía de Dios para el que sufre. Les deseo un feliz año. Muchas gracias.
[00013-ES.02] [Texto original: Español]
In lingua portoghese
Speaker:
Para falar de esperança a quem está desesperado, é preciso compartilhar o seu desespero; para enxugar as lágrimas do rosto de quem sofre, é preciso unir o nosso pranto ao seu. Só assim podem as nossas palavras ser realmente capazes de dar um pouco de esperança. Vemos acontecer isto na profecia de Jeremias que se dirige ao povo exilado em Babilónia e personificado na sua matriarca Raquel, esposa do patriarca Jacob e mãe dos seus filhos José e Benjamim. Ela morreu precisamente ao dar à luz este segundo filho: morreu para que Benjamim vivesse. O profeta imagina Raquel, ou seja, um povo deportado em lágrimas pelos filhos que já não existem, desapareceram para sempre. Mas Deus, na sua delicadeza e no seu amor, responde ao pranto de Raquel: «Haverá recompensa para as tuas penas. Eles voltarão do país inimigo». Precisamente pelo pranto da mãe, há ainda uma esperança para os filhos; estes voltarão a viver. As lágrimas geraram esperança: o povo regressará do exílio e poderá livremente viver, na fé, a sua relação com Deus. Como sabemos, o evangelista Mateus vê estas lágrimas de Raquel nas faces das mães de Belém que choram os filhos mortos pelos sicários de Herodes, quando este se propôs matar Jesus. As crianças de Belém morreram por causa de Jesus. Mas Ele haveria, por sua vez, de morrer por todos. O Filho de Deus entrou na dor dos homens, compartilhou e aceitou a morte; a sua palavra é definitivamente palavra de consolação, porque nasce do pranto. E, na cruz, será Ele, o Filho moribundo, a dar uma nova fecundidade à sua Mãe, confiando-Lhe o discípulo João e tornando-A mãe do povo dos crentes. A morte está vencida e chega assim ao seu pleno cumprimento a profecia de Jeremias. Também as lágrimas de Maria, como as de Raquel, geram esperança e nova vida
Santo Padre:
Con grande affetto saluto i pellegrini di lingua portoghese, in particolare i sacerdoti della diocesi di Angra, augurando a ciascuno di rendersi sempre conto di quanto l’appartenenza alla santa Madre Chiesa sia davvero un dono meraviglioso. Vegli sul vostro cammino la Vergine Maria e vi aiuti ad essere segno di fiducia e di speranza in mezzo ai vostri fratelli. Su di voi e sulle vostre famiglie scenda la Benedizione di Dio.
Speaker:
Com grande afeto, saúdo os peregrinos de língua portuguesa, e de modo particular os sacerdotes da diocese de Angra, desejando a cada um que sempre possa dar-se conta do dom maravilhoso que é pertencer à santa Mãe Igreja. Vele sobre o vosso caminho a Virgem Maria e vos ajude a ser sinal de confiança e esperança no meio dos vossos irmãos. Sobre vós e vossas famílias desça a Bênção de Deus.
[00014-PO.01] [Texto original: Português]
In lingua araba
Speaker:
[تأمل البابا اليوم في شخصية راحيل، زوجة يعقوب وأم يوسف وبنيامين، والتي يشير إليها النبي أرميا في حديثة للمنفيين كي يواسيهم ويخبرهم عن الرجاء المعاش في الدموع. راحيل تأبى أن تتعزى مما يعكس عمق آلامها ومرارة بكائها. وهنا أكد البابا أنه أمام مأساة فقدان الأبناء، تبقى جميع الكلمات غير قادرة على تهدئة الجرح التي لا يمكن أن تلتئم. فألم راحيل يجسد وجع جميع الأمهات اللواتي تبكين فقدان ما لا يعوض. ورفض راحيل للمواساة يعلمنا ضرورة التحلي بالكثير من الكياسة أمام آلام الآخرين. فأفضل طريقة لمسح دموع من يبكي هي مشاركته البكاء. ثم أشار البابا إلى أن الله، بتفهمه ومحبته، قد استجاب للصرخة محولا هكذا بكاء الأم إلى رجاء للأبناء، الذين سيعودون للحياة. فتلك المرأة، والتي قبلت الموت كيما يتمكن الابن من الحياة، هي الآن مصدر حياة جديدة للأبناء المنفيين. واختتم قداسة البابا بتوضيح أن يسوع، من فوق الصليب، جعل من مريم، عندما أعطاها التلميذ يوحنا، أما لشعب المؤمنين. هكذا هزم الموت، وتحققت نبوءة أرميا: فدموع مريم، مثل دموع راحيل، قد انجبت رجاء وحياة جديدة].
Santo Padre:
Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dalla Giordania, dall’Iraq e dal Medio Oriente. L'evangelista Matteo ha applicato il testo del Profeta Geremia alla strage degli innocenti, mettendoci di fronte alla tragedia dell'uccisione di esseri umani indifesi, all'orrore del potere che disprezza e sopprime la vita. I bambini di Betlemme morirono a causa di Gesù. E Lui, Agnello innocente, sarebbe poi morto, a sua volta, per tutti. Il Figlio di Dio è entrato nel dolore degli uomini, lo ha condiviso ed ha accolto la morte; la sua Parola è definitivamente parola di consolazione, perché nasce dal pianto. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga dal maligno!
Speaker:
أتوجه بتحية حارة للحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة القادمين من الأردن، ومن العراق ومن الشرق الأوسط. قد طبق متى الإنجيلي نص النبي أرميا على مذبحة الأطفال الأبرياء ليضعنا أمام مأساة قتل البشر العزل، وأمام فظاعة السلطة التي تحتقر الحياة وتقمعها. لقد ذبح أطفال بيت لحم من أجل يسوع. وهو، الحمل البريء، الذي سيموت فيما بعد، بدوره، من أجل الجميع. لقد دخل ابن الله في آلام البشر، وتقاسمها وقبل الموت. إن كلمته هي كلمة العزاء النهائية، لأنها ولدت من البكاء. ليبارككم الرب جميعا ويحرسكم من الشرير!
[00015-AR.01] [Testo originale: Arabo]
In lingua polacca
Speaker:
Drodzy bracia i siostry, w dzisiejszej katechezie chciałbym przypomnieć postać Racheli, żony Jakuba, matki Józefa i Benjamina. Księga Rodzaju wspomina, że zmarła rodząc drugiego syna. Zaakceptowała własną śmierć, by tylko mogło żyć jej dziecko. W proroctwie Jeremiasza jej ból staje się odzwierciedleniem bólu narodu wybranego, który rozpacza nad swymi dziećmi żyjącymi na wygnaniu. Rachela uosabia także ból wszystkich matek, opłakujących utratę dziecka i łzy każdego zrozpaczonego człowieka. Jest kobietą nadziei. Nie chce być jednak pocieszana, bo w obliczu tragedii słowa i gesty pocieszenia stają się niestosowne, nie mogą ukoić bólu, zagoić ran. Skargę Racheli przypomni także św.Mateusz opisując śmierć niemowląt zamordowanych w Betlejem z rozkazu Heroda, obawiającego się narodzin Mesjasza. Trzeba wielkiej delikatności, utożsamienia się z cierpiącymi, by mówić im o nadziei, by wlewać w serca otuchę. Tak wobec człowieka postępuje Bóg. Słowami Jeremiasza pociesza udręczonych: „Powstrzymaj głos twój od lamentu, bo jest nagroda za twoje trudy, jest nadzieja dla twego potomstwa” (Jr31,16-17). Chrystus podejmując Krzyż najpełniej utożsamił się ludzkim cierpieniem, bólem, konaniem. Umierając na Krzyżu pokonał śmierć. Jego zbawcze dzieło, Ewangelia są dla nas konkretnym znakiem umocnienia i pociechy. Jego zmartwychwstanie rodzi w nas nadzieję i perspektywę nowego życia.
Santo Padre:
Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Fratelli e sorelle, dopodomani celebreremo l’Epifania del Signore. Per le strade delle vostre città e di molte località sfileranno solenni cortei dei Magi. Partecipando a queste manifestazioni e rivolgendo ai presenti il saluto di San Francesco: “Pace e bene”, ricordate a tutti che Gesù, nato a Betlemme è presente nel mondo, è vicino a noi, ci porta la salvezza e vuole abitare nel cuore di ciascuno. Sia lodato Gesù Cristo.
Speaker:
Pozdrawiam serdecznie pielgrzymów polskich. Bracia i siostry, pojutrze będziemy obchodzili Uroczystość Objawienia Pańskiego. Ulicami wielu waszych miast i miejscowości przejdą uroczyste korowody Orszaku Trzech Króli. Uczestnicząc w nich i kierując do spotkanych ludzi pozdrowienie świętego Franciszka: „Pokój i dobro”, przypominajcie wszystkim, że Jezus narodzony w Betlejem jest obecny w świecie, jest blisko nas, przynosi nam zbawienie, pragnie zamieszkać w sercu każdego człowieka. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.
[00016-PL.01] [Testo originale: Polacco]
In lingua italiana
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana, ed auguro a tutti serenità e pace per il nuovo anno. Sono lieto di accogliere i membri del gruppo “Famiglia Associativa preghiera e carità”, che celebrano il 45° anniversario di fondazione e i rappresentanti del Centro Apostolico Beato Vincenzo Romano, qui convenuti per i venticinque anni di servizio al carisma della formazione vocazionale, e li ringrazio per il dono dell’effigie del fondatore.
Saluto i professi temporanei dei Frati Minori della Provincia di Sant’Antonio e il Movimento giovanile della Fraternità francescana di Betania: esorto ciascuno a intensificare la preghiera per crescere in un’amicizia vera e profonda con Gesù.
Mi è gradito salutare, infine, i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. A voi, cari giovani, auguro di saper considerare ogni giorno del nuovo anno come un dono di Dio, da vivere con riconoscenza e rettitudine, e sempre andando avanti! Sempre. Il nuovo anno porti a voi, cari ammalati, consolazione nel corpo e nello spirito. Il Signore vi sia vicino e la Madonna vi consoli. E voi, cari sposi novelli, impegnatevi a realizzare una sincera comunione di vita secondo il progetto di Dio.
[00017-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Appello del Santo Padre
Ieri sono giunte dal Brasile le notizie drammatiche del massacro avvenuto nel carcere di Manaus, dove un violentissimo scontro tra bande rivali ha causato decine di morti. Esprimo dolore e preoccupazione per quanto accaduto. Invito a pregare per i defunti, per i loro familiari, per tutti i detenuti di quel carcere e per quanti vi lavorano. E rinnovo l’appello perché gli istituti penitenziari siano luoghi di rieducazione e di reinserimento sociale, e le condizioni di vita dei detenuti siano degne di persone umane.
Vi invito a pregare per questi detenuti morti e vivi, e anche per tutti i detenuti del mondo, perché le carceri siano per reinserire e non siano sovraffollate; siano posti di reinserimento. Preghiamo la Madonna, Madre dei detenuti: Ave o Maria,…
[00018-IT.02] [Testo originale: Italiano]
[B0005-XX.02]