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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE ALLA FONDAZIONE "CENTESIMUS ANNUS - PRO PONTIFICE", 05.07.2003


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE ALLA FONDAZIONE "CENTESIMUS ANNUS - PRO PONTIFICE"

Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Giovanni Paolo II ha inviato alla Fondazione vaticana "Centesimus Annus - Pro Pontifice", in occasione del decennale della sua istituzione:

● MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. L'odierno incontro si svolge nel decennale dell'istituzione della Fondazione vaticana "Centesimus Annus - Pro Pontifice", che rappresenta una risposta singolare all'invito da me rivolto, nell'Enciclica a cui essa si ispira, di promuovere e diffondere la conoscenza e la pratica della dottrina sociale della Chiesa.

La generosa disponibilità di qualificati fedeli laici e di enti variamente espressivi della grande tradizione del movimento cattolico in Italia si è incontrata con la fervida iniziativa del Cardinale Rosalio Castillo Lara, allora Presidente dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica. Ne è derivata questa vostra istituzione che intende intrecciare l'impegno per la diffusione dell'insegnamento della Chiesa in materia sociale, specialmente nel mondo delle professioni e dell'imprenditoria, con l'aiuto concreto offerto al Papa per gli interventi di carità a cui Egli è continuamente sollecitato da ogni parte del mondo e per il sostegno agli strumenti dei quali si avvale per il suo ministero universale.

I dieci anni trascorsi hanno visto il consolidarsi della Fondazione, lo sviluppo di iniziative di studio e di formazione - tra le quali è da apprezzare particolarmente il Master in Dottrina Sociale, promosso in collaborazione con la Pontificia Università Lateranense -, l'articolazione di gruppi di aderenti sul territorio italiano e l'avvio, ricco di prospettive, di presenze collegate anche in altri Paesi.

Non posso non rallegrarmi vivamente di tutto questo, mentre sento di dover esprimere uno speciale ringraziamento a quanti hanno concorso a mettere annualmente a mia disposizione risorse preziose per l'esercizio della mia sollecitudine evangelica verso il mondo intero.

2. Vi incoraggio a continuare nel vostro impegno, avendo sempre presenti tre grandi convinzioni:

a) La permanente attualità della dottrina sociale della Chiesa. Le drammatiche vicende che travagliano il mondo contemporaneo e le deplorevoli condizioni di sottosviluppo in cui versano ancora troppi Paesi, con terribili conseguenze per i loro abitanti, per le loro fragili istituzioni, per lo stesso ambiente naturale, stanno a dire che occorre davvero ripartire da una giusta prospettiva: la verità dell'uomo quale è scoperta dalla ragione e confermata dal Vangelo di Gesù Cristo, che proclama e promuove la vera dignità e la nativa vocazione sociale della persona.

L'insegnamento sociale della Chiesa approfondisce progressivamente i diversi profili di quella verità, anche in confronto con le sfide dei tempi e con il mutare degli scenari culturali e sociali; e offre indirizzi stimolanti per la promozione dei diritti umani, per la tutela della famiglia, per lo sviluppo di istituzioni politiche veramente democratiche e partecipative, per un'economia a servizio dell'uomo, per un nuovo ordine internazionale che garantisca insieme la giustizia e la pace tra i popoli, per un atteggiamento sempre più responsabile verso il creato anche a servizio delle generazioni future.

b) La responsabilità propria dei cristiani laici. Riproposta con grande chiarezza dal Concilio Vaticano II e da me tante volte convintamente sottolineata negli atti del mio Magistero, tale responsabilità trova proprio nella dottrina sociale della Chiesa un punto di riferimento necessario, fecondo ed esaltante. Il Concilio parla di "compito, luce, forze, che possono contribuire a costruire e a consolidare la comunità degli uomini secondo la legge divina" (Gaudium et spes, 42). Questo compito è proprio e peculiare dei fedeli laici, chiamati a investire della luce che viene dal Vangelo le molteplici realtà sociali e, con la forza infusa da Cristo, ad impegnarsi per "umanizzare" il mondo. E' una responsabilità davvero grande, che dovrebbe essere vissuta dai cristiani laici non come un dovere limitante, ma come una passione generosa e creativa.

c) La consapevolezza che soltanto uomini nuovi possono far nuove tutte le cose. Non si può chiedere all'economia, alla politica, alle istituzioni sociali ciò che esse non possono dare. Ogni vera novità nasce dal cuore, da una coscienza riscattata, illuminata e abilitata a vera libertà dall'incontro vivo con Colui che ha detto: "lo sono la via, la verità e la vita" (Gv 14,6) e "Senza di me non potete far nulla" (Gv 15,5).

L'impegno sociale dei cristiani laici può essere dunque nutrito e reso coerente, tenace e coraggioso, soltanto da una profonda spiritualità, cioè da una vita di intima unione con Gesù, che li renda capaci di esprimere le grandi virtù teologali - fede, speranza e carità - attraverso l'esercizio della difficile responsabilità di edificare una società meno lontana dal grande disegno provvidente di Dio.

3. Nell'offrirvi con stima, con speranza e con affetto questi indirizzi per il vostro crescente impegno, desidero rinnovare il mio vivo ringraziamento al Presidente, Conte Lorenzo Rossi di Montelera, ai membri del Consiglio di Amministrazione, ai fondatori, a tutti gli aderenti e agli ecclesiastici che accompagnano il vostro cammino.

Con questi sentimenti di cuore invoco su ciascuno di voi e su quanti vi sono cari copiosi doni celesti, in pegno dei quali a tutti imparto la mia Benedizione.

Dal Vaticano, 5 luglio 2003

IOANNES PAULUS II

[01104-01.02] [Testo originale: Italiano]