Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Chirografo del Santo Padre Francesco con il quale viene riformata la Pontificia Accademia Ecclesiastica, 15.04.2025


 

Testo in lingua originale

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

 

Testo in lingua originale

 

CHIROGRAFO

del Santo Padre Francesco

con il quale viene riformata la

PONTIFICIA ACCADEMIA ECCLESIASTICA

Il ministero petrino, nell’operare a vantaggio di tutta la Chiesa, ha sempre manifestato la sua attenzione fraterna alle Chiese locali e ai loro Pastori perché sentissero sempre viva quella comunione di verità e di grazia che il Signore ha posto a fondamento della Sua Chiesa.

Nel costante servizio di portare ai popoli e alle Chiese la vicinanza del Papa, sono punti di riferimento i Rappresentanti Pontifici inviati nelle diverse Nazioni e territori. Sono essi custodi di quella sollecitudine che dal centro si muove verso le periferie, per renderle partecipi dello slancio missionario della Chiesa, per poi farvi ritorno con necessità, riflessioni e aspirazioni. Anche nei momenti in cui sembra che le ombre del male abbiano segnato ogni agire di smarrimento e sfiducia, essi rimangono «l’occhio vigile e lucido del Successore di Pietro sulla Chiesa e sul mondo» (Francesco, Discorso ai Partecipanti all’Incontro dei Rappresentanti Pontifici, 17 settembre 2016). Chiamati a far sentire nel Paese in cui sono inviati la presenza del Vescovo di Roma «perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei Vescovi, sia della moltitudine dei fedeli» (Concilio Vaticano II, Costituzione dogmaticaLumen gentium, 23), svolgono un’azione pastorale che ne evidenzia lo spirito sacerdotale, le doti umane e le capacità professionali.

A questa azione, sacerdotale ed evangelizzatrice ad un tempo, posta a servizio delle singole Chiese, la missione affidata ai diplomatici del Papa unisce la rappresentanza presso le Autorità pubbliche. Un compito che manifesta l’effettivo esercizio di quel diritto nativo e indipendente di legazione anch’esso parte dell’ufficio petrino, che nel realizzarsi domanda il rispetto delle regole del diritto internazionale alla base della vita della Comunità delle genti (cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 362). I nostri giorni mostrano come questo servizio non sia più limitato a quei Paesi dove l’annuncio della salvezza ha radicato la presenza della Chiesa, ma si realizza anche nei territori in cui essa è comunità nascente; o nei consessi internazionali dove, mediante i suoi rappresentanti, la Sede di Pietro si rende attenta ai dibattiti, ne valuta i contenuti e, alla luce della dimensione etica e religiosa che le è propria, offre una lettura sui grandi temi che coinvolgono l’oggi e il futuro della famiglia umana.

Per adempiere adeguatamente alle proprie funzioni, il diplomatico deve essere costantemente impegnato in un percorso formativo solido e continuativo. Non è sufficiente limitarsi all'acquisizione di conoscenze teoriche, ma è necessario sviluppare un metodo di lavoro e uno stile di vita che gli consentano di comprendere a fondo le dinamiche delle relazioni internazionali e di farsi apprezzare nell'interpretare i traguardi e le difficoltà, che una Chiesa sempre più sinodale deve affrontare. Solo attraverso un'accurata osservazione della realtà in continuo cambiamento e l'adozione di un sano discernimento è possibile attribuire significato agli eventi e proporre azioni concrete. In questo contesto, qualità come la prossimità, l'ascolto attento, la testimonianza, l'approccio fraterno e il dialogo si rivelano fondamentali. Tali qualità devono essere coniugate con l'umiltà e la mitezza, affinché il presbitero e, in modo particolare, il diplomatico pontificio, possa esercitare il dono del sacerdozio ricevuto a immagine di Cristo Buon Pastore (cfr. Mt 11,28-30; Gv 10,11-18).

Tutto questo impone oggi una preparazione più adeguata alle esigenze dei tempi di quegli ecclesiastici che, provenienti dalle diverse Diocesi del mondo e avendo già acquisito la formazione nelle scienze sacre e svolto una prima attività pastorale, dopo accurata selezione, si preparano a proseguire la loro missione sacerdotale nel servizio diplomatico della Santa Sede. Non si tratta solo di fornire un’educazione accademica e scientifica con un livello di alta qualificazione, ma di avere cura che la loro sarà un’azione ecclesiale, chiamata al necessario confronto con la realtà del nostro mondo «soprattutto in un tempo come il nostro segnato da veloci, costanti e vistosi cambiamenti nel campo delle scienze e delle tecnologie» (Cost. Ap. Veritatis Gaudium, Proemio, 5).

Da trecento anni svolge questa peculiare funzione la Pontificia Accademia Ecclesiastica, istituzione che, superando i difficili momenti determinati dalla storia, si è confermata come la “scuola diplomatica della Santa Sede”, formando generazioni di sacerdoti che hanno posto la loro vocazione al servizio dell’ufficio petrino, operando presso le Rappresentanze Pontificie e la Segreteria di Stato. Perché essa possa sempre meglio rispondere alle finalità conferitele, sull’esempio dei miei Predecessori di v.m., ho deciso di aggiornarne la struttura e di approvarne, in forma specifica, il nuovo Statuto, che di questo atto è parte integrante.

Pertanto, costituisco la Pontificia Accademia Ecclesiastica in Istituto ad instar Facultatis per lo studio delle Scienze Diplomatiche, andando così ad ampliare il novero delle analoghe Istituzioni previste dalla Cost. Ap. Veritatis Gaudium (cfr. Norme Applicative, 70).

Dotata di personalità giuridica pubblica (cfr. Veritatis Gaudium, Art. 62 § 3), l’Accademia sarà retta dalle norme comuni o particolari dell’ordinamento canonico, ad essa applicabili, e da altre disposizioni date dalla Santa Sede per le sue istituzioni di educazione superiore (cfr. Ibid., Norme Applicative, Art. 1 § 1).

Per autorità della Santa Sede (cfr. Veritatis Gaudium, Artt. 2 e 6; Norme Applicative, Art. 1) essa conferirà i gradi accademici di Secondo e Terzo Ciclo in Scienze Diplomatiche.

L’Accademia realizzerà la sua funzione nelle forme più avanzate oggi richieste alla formazione e alla ricerca nel particolare settore disciplinare delle scienze diplomatiche, a cui concorre lo studio delle discipline giuridiche, storiche, politologiche, economiche, quello delle lingue in uso nelle relazioni internazionali e la competenza scientifica. In tale rinnovamento si avrà cura di prevedere che i programmi di insegnamento abbiano una stretta connessione con le discipline ecclesiastiche, con il metodo di lavoro della Curia Romana, con le necessità delle Chiese locali e più ampiamente con l’opera di evangelizzazione, l’azione della Chiesa e la sua relazione con la cultura e la società umana (cfr. Ibid., Art. 85; Norme Applicative, Art. 4). Sono questi, infatti, altrettanti elementi costitutivi dell’azione diplomatica della Sede Apostolica e della sua capacità di operare, mediare, superare barriere e così sviluppare percorsi concreti di dialogo e negoziato per garantire la pace, la libertà di religione per ogni credente e l’ordine tra le Nazioni.

Inoltre, dispongo che a motivo della sua natura di Istituzione accademica designata alla peculiare formazione dei diplomatici pontifici e per le finalità dei suoi programmi di istruzione e ricerca, la Pontificia Accademia Ecclesiastica sia, ad ogni effetto, parte integrante della Segreteria di Stato, nel cui ambito essa opera e nella cui struttura è inquadrata a titolo speciale (cfr. Cost. Ap. Praedicate Evangelium, Art. 52 § 2).

A quanto è stabilito con il presente Chirografo, è dato immediato, pieno e stabile valore, nonostante qualsiasi disposizione contraria, pur meritevole di speciale menzione.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 25 marzo dell’anno 2025,
Solennità dell'Annunciazione del Signore, tredicesimo del Pontificato.

FRANCESCO

[00480-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

 

CHIROGRAPHE

du Saint-Père François

réformant

L'ACADÉMIE PONTIFICALE ECCLÉSIASTIQUE

 

Le ministère pétrinien, en travaillant au bénéfice de toute l’Église, a toujours manifesté son attention fraternelle aux Églises locales et à leurs pasteurs, afin qu’ils sentent toujours vivante cette communion de vérité et de grâce que le Seigneur a placée au fondement de son Église.

Dans le service constant d’apporter aux peuples et aux Églises la proximité du Pape, les Représentants Pontificaux envoyés dans les différentes nations et territoires sont des points de référence. Ils sont les gardiens de cette sollicitude qui va du centre vers les périphéries afin de les faire participer à l’élan missionnaire de l’Église, pour y retourner ensuite avec des besoins, des réflexions et des aspirations. Même dans les moments où il semble que les ombres du mal ont marqué chaque acte d’égarement et de méfiance, ils restent « le regard vigilant et lucide du Successeur de Pierre sur l’Église et sur le monde » (François, Discours aux participants à la réunion des représentants pontificaux, 17 septembre 2016). Appelés à faire sentir la présence de l’Évêque de Rome, « principe perpétuel et visible et le fondement de l’unité qui lie entre eux soit les évêques, soit la multitude des fidèles » (Concile Vatican II, Const. dogm. Lumen Gentium, n. 23) dans les pays où ils sont envoyés, ils exercent une action pastorale qui met en valeur leur esprit sacerdotal, leurs dons humains et leurs compétences professionnelles.

À cette action, à la fois sacerdotale et évangélisatrice, mise au service des Églises particulières, la mission confiée aux diplomates du Pape associe la représentation auprès des Pouvoirs Publics. Une tâche qui manifeste l’exercice effectif de ce droit natif et indépendant de la légation qui fait également partie de l’office pétrinien et qui, en le réalisant, exige le respect des règles du droit international à la base de la vie de la Communauté des peuples (cf. Code de droit canonique, c. 362). Notre époque montre que ce service ne se limite plus aux pays où l’annonce du salut a enraciné la présence de l’Église, mais qu’il s’exerce aussi dans les territoires où elle est une communauté naissante ; ou dans les instances internationales où, par l’intermédiaire de ses représentants, le Siège de Pierre prête attention aux débats, en évalue les contenus et, à la lumière de la dimension éthique et religieuse qui lui est propre, propose une lecture des grands thèmes qui concernent l’aujourd’hui et l’avenir de la famille humaine.

Afin de s’acquitter convenablement de ses fonctions, le diplomate doit être constamment engagé dans un parcours de formation solide et continu. Il ne suffit pas de se limiter à l’acquisition de connaissances théoriques, mais il est nécessaire de développer une méthode de travail et un style de vie qui lui permettent de comprendre pleinement la dynamique des relations internationales et de bien interpréter les objectifs et les difficultés qu’une Église de plus en plus synodale doit affronter. Ce n’est que par une observation attentive de la réalité en constante évolution et l’adoption d’un sain discernement qu’il est possible d’attribuer un sens aux événements et de proposer des actions concrètes. Dans ce contexte, des qualités telles que la proximité, l’écoute attentive, le témoignage, l’approche fraternelle et le dialogue s’avèrent fondamentales. Ces qualités doivent être associées à l’humilité et à la douceur, afin que le prêtre, et en particulier le diplomate pontifical, puisse exercer le don du sacerdoce reçu à l’image du Christ Bon Pasteur (cf. Mt 11, 28-30 ; Jn 10, 11-18).

Aujourd’hui, tout cela demande une préparation plus adéquate aux besoins de l’époque de ces ecclésiastiques qui, provenant des différents diocèses du monde et ayant déjà acquis la formation dans les sciences sacrées et exercé une première activité pastorale, se préparent, après une minutieuse sélection, à poursuivre leur mission sacerdotale dans le Service diplomatique du Saint-Siège. Il ne s’agit pas seulement d’assurer une formation académique et scientifique de haut niveau, mais aussi de veiller à ce que celle-ci constitue une action ecclésiale appelée à la nécessaire confrontation avec la réalité de notre monde « surtout à une époque comme la nôtre marquée par les changements rapides, constants et considérables dans le domaine des sciences et des technologies » (Const. ap. Veritatis Gaudium, Proemio, n. 5).

Depuis trois cents ans, l’Académie Pontificale Ecclésiastique remplit cette fonction particulière, une institution qui, surmontant les moments difficiles de l’histoire, s’est affirmée comme l’“école diplomatique du Saint-Siège” en formant des générations de prêtres qui ont mis leur vocation au service de l’office pétrinien, en travaillant dans les Représentations Pontificales et à la Secrétairerie d’État. Pour qu’elle puisse réponde toujours mieux aux finalités qui lui ont été conférées, suivant l’exemple de mes Prédécesseurs de v.m., j’ai décidé de mettre à jour sa structure et d’approuver, en forme spécifique, le nouveau Statut qui fait partie intégrante du présent acte.

Par conséquent, j’établis l’Académie Pontificale Ecclésiastique en tant qu’Institut ad instar Facultatis pour l’étude des Sciences Diplomatiques, augmentant ainsi le nombre d’Institutions similaires envisagées par la Const. ap. Veritatis Gaudium (cf. Normes Applicatives, n. 70).

Dotée de la personnalité juridique publique (cf. Veritatis Gaudium, art. 62 § 3), l’Académie sera régie par les normes communes ou particulières du droit canonique qui lui sont applicables, et par d’autres dispositions données par le Saint-Siège pour ses institutions d’enseignement supérieur (cf. Ibid., Normes Applicatives, art. 1 § 1).

Par autorité du Saint-Siège (cf. Veritatis Gaudium, art. 2 et 6 ; Normes Applicatives, art. 1), elle conférera les grades académiques de deuxième et troisième cycle en Sciences Diplomatiques.

L’Académie remplira sa fonction dans les formes les plus avancées que requièrent aujourd’hui la formation et la recherche dans le secteur disciplinaire particulier des sciences diplomatiques auxquelles contribuent l’étude des disciplines juridiques, historiques, politiques et économiques, l’étude des langues utilisées dans les relations internationales et la compétence scientifique. Dans ce renouvellement, on veillera à ce que les programmes d’enseignement aient un lien étroit avec les disciplines ecclésiastiques, avec les méthodes de travail de la Curie romaine, avec les besoins des Églises locales et, plus largement, avec l’œuvre d’évangélisation, l’action de l’Église et ses rapports avec la culture et la société humaine (cf. Ibid., art. 85 ; Normes Applicatives, art. 4). Ce sont en effet autant d’éléments constitutifs de l’action diplomatique du Siège Apostolique et de sa capacité à travailler, à servir de médiateur, à surmonter les barrières et à développer ainsi des voies concrètes de dialogue et de négociation pour garantir la paix, la liberté de religion pour tous les croyants et l’ordre entre les nations.

De plus, je dispose que l’Académie Pontificale Ecclésiastique, en raison de sa nature d’Institution académique destinée à la formation spéciale des Diplomates pontificaux et en raison des finalités de ses programmes d’enseignement et de recherche, fait, à tous égards, partie intégrante de la Secrétairerie d'État dans le cadre de laquelle elle opère et dans la structure de laquelle elle s’insère à titre spécial (cf. Const. Ap. Praedicate Evangelium, art. 52 § 2).

Ce qui est établi par le présent Chirographe reçoit une valeur immédiate, pleine et définitive, nonobstant toute disposition contraire, même digne d’une mention spéciale.

Donné à Rome, en la Basilique Saint-Pierre, le 25 mars de l'an 2025,

solennité de l'Annonciation du Seigneur, le treizième du Pontificat.

FRANÇOIS

[00480-FR.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

CHIROGRAPH

of His Holiness Pope Francis

for the Reform of the

PONTIFICAL ECCLESIASTICAL ACADEMY

The Petrine ministry, in its service to the entire Church, has always demonstrated fraternal concern for the local Churches and their Pastors, so that they can experience the communion of truth and grace which the Lord established as the foundation of his Church.

In the constant effort to bring the closeness of the Pope to peoples and Churches, the Papal Representatives sent to different nations and territories are a point of reference. They are the custodians of that solicitude which moves from the centre to the peripheries, to make them sharers in the Church’s missionary outreach, and then to lead them back to that centre with their needs, reflections and aspirations. Even at times when the shadows of evil appear to infuse every action with confusion and distrust, they remain “the vigilant and lucid eye of the Successor of Peter for the Church and the world” (FRANCIS, Address to Participants in the Meeting of Papal Representatives, 17 September 2016). Called to make felt the presence of the Bishop of Rome, the “perpetual and visible principle and foundation of the unity both of the Bishops and of the whole company of the faithful” (SECOND VATICAN COUNCIL, Dogmatic Constitution Lumen Gentium, 23), they carry out, in the countries to which they are sent, a pastoral activity that reflects their priestly spirit, their human qualities and their professional abilities.

In addition to this activity, both priestly and evangelical, placed at the service of individual Churches, the mission entrusted to the Pope’s diplomats includes representing him before public authorities. This aspect of their work manifests the effective exercise of that innate and independent right of legation that is also an element of the Petrine office and whose exercise is to be respected by the rules of international law that are basic to the life of the community of nations (cf. CODE OF CANON LAW, can. 362). In our time, it is clear that this service is no longer limited to those countries where the presence of the Church has long been grounded in the preaching of the Gospel, but is also carried out in places where it is a new and growing community, or in international forums where, through its representatives, the See of Peter closely follows debates, evaluates arguments and, in the light of its specific ethical and religious dimension, proposes an appraisal of the great issues involving the present and future of the human family.

To carry out their work effectively, diplomats must be constantly committed to a programme of solid and ongoing formation. It is not enough for them merely to acquire theoretical knowledge, but it is necessary to develop an approach to work and a lifestyle that can enable them to understand the deeper dynamics of international relations and to be respected for their approach to the aspirations and difficulties that an increasingly synodal Church must face. Only through careful observation of constantly changing realities and the practice of sound discernment is it possible to judge the significance of events and to propose concrete responses. In this regard, qualities such as closeness, attentive listening, witness, a fraternal approach and dialogue are fundamental. Those qualities must be combined with humility and meekness, so that priests, and papal diplomats in particular, can exercise the gift of the priesthood received in the image of Christ the Good Shepherd (cf. Mt 11:28-30; Jn 10:11-18).

All this requires, in our day, a preparation better suited to the needs of the times for those carefully selected priests who, coming from various dioceses throughout the world and already trained in the sacred sciences and having had an initial experience of pastoral activity, are preparing to pursue their priestly mission in the diplomatic service of the Holy See. It is not simply a matter of providing a high level of academic and scientific education, but of ensuring that their activity will be ecclesial, necessarily called to engage with the reality of our world, “especially in a time like our own, marked as it is by rapid, constant and far-reaching changes in the fields of science and technology” (Apostolic Constitution Veritatis Gaudium, Forward, 5).

For three hundred years, this particular task has been carried out by the Pontifical Ecclesiastical Academy, an institution that, overcoming the vicissitudes of history, has come to be recognized as “the diplomatic school of the Holy See,” training generations of priests who have placed their vocation at the service of the Petrine ministry by serving in the Papal Representations and the Secretariat of State. In order that the Academy may better carry out the purposes for which it was established, and following the example of my Predecessors of venerable memory, I have decided to update its structure and to approve, in forma specifica, the new Statutes that are an integral part of this act.

Wherefore, I establish the Pontifical Ecclesiastical Academy as an Institute ad instar Facultatis for the study of Diplomatic Sciences, thus expanding the number of analogous Institutions provided for by the Apostolic Constitution Veritatis Gaudium (cf. Special Norms, 70).

Endowed with public juridical personality (cf. Veritatis Gaudium, Art. 62 § 3), the Academy will be governed by the common or particular norms of canon law applicable to it, and by other dispositions given by the Holy See for its institutions of higher education (cf. ibid., Special Norms, Art. 1 § 1).

By the authority of the Holy See (cf. Veritatis Gaudium, Arts. 2 and 6; Special Norms, Art. 1) it will confer the academic degrees of the second and third cycle in Diplomatic Sciences.

The Academy will carry out its work in the most advanced forms currently required for training and research in the particular discipline of Diplomatic Sciences, which include studies in the disciplines of law, history, politics and economics, as well as languages used in international relations and relevant areas of study. In this renewal, care shall be taken to ensure that the programmes of instruction have a close connection with the ecclesiastical disciplines, the praxis of the Roman Curia, the needs of the local Churches and, more broadly, with the work of evangelization, the Church’s activity and its relationship with culture and human society (cf. ibid., Art. 85; Special Norms, Art. 4). These are, in fact, additional constituent elements of the diplomatic activity of the Apostolic See and of its ability to operate, to mediate, to overcome barriers and thus to develop concrete paths of dialogue and negotiation for guaranteeing peace and freedom of religion for all believers, and order among nations.

Furthermore, I decree that, by reason of its nature as an academic institution designated for the specific training of papal diplomats and for the purposes of its education and research programmes, the Pontifical Ecclesiastical Academy is, to all intents and purposes, an integral part of the Secretariat of State, within which it operates and to which it is specially attached (cf. Apostolic Constitution Praedicate Evangelium, Art. 52 § 2).

The provisions of this Chirograph are given immediate, full and stable force, notwithstanding any dispositions to the contrary, even those worthy of special mention.

Given in Rome, at Saint Peter’s, on 25 March, Solemnity of the Annunciation of the Lord,

in the year 2025, the thirteenth of my Pontificate.

FRANCIS

[00480-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

CHIROGRAPH

des Heiligen Vaters Franziskus

mit dem die

PÄPSTLICHE DIPLOMATENAKADEMIE

reformiert wird

Das Petrusamt hat in seinem Wirken zum Wohl der ganzen Kirche fortwährend seine brüderliche Aufmerksamkeit gegenüber den Ortskirchen und ihren Hirten bekundet, damit diese stets die lebendige Gemeinschaft der Wahrheit und der Gnade erfahren, die der Herr zum Fundament seiner Kirche gemacht hat.

In dem beständigen Bemühen, den Völkern und Kirchen die Nähe des Papstes zuteilwerden zu lassen, kommt den in die verschiedenen Nationen und Gebiete entsandten päpstlichen Repräsentanten eine wichtige Rolle zu. Sie sind Hüter jener Fürsorge, die sich vom Zentrum in die Peripherie hinausbewegt, um sie an der missionarischen Dynamik der Kirche zu beteiligen, und die dann wieder mit Bedürfnissen, Überlegungen und Bestrebungen von dort zurückkehrt. Auch in Zeiten, in denen die Schatten des Bösen scheinbar all unser Handeln mit Verwirrung und Misstrauen überzogen haben, bleiben die päpstlichen Repräsentanten „das wachsame und helle Auge des Nachfolgers Petri auf die Kirche und die Welt“ (Franziskus, Ansprache an die Teilnehmer des Treffens der Päpstlichen Vertreter, 17. September 2016). Dazu berufen, in dem Land, in das sie gesandt sind, die Präsenz des Bischofs von Rom erfahrbar werden zu lassen, der das „immerwährende, sichtbare Prinzip und Fundament für die Einheit der Vielheit von Bischöfen und Gläubigen“ ist (Zweites Vatikanisches Konzil, Dogmatische Konstitution Lumen gentium, 23), üben sie eine pastorale Tätigkeit aus, in der ihre priesterliche Gesinnung, ihre menschlichen Begabungen und ihr berufliches Können zum Tragen kommen.

Mit dieser zugleich priesterlichen und evangelisierenden Tätigkeit, die im Dienst der einzelnen Kirchen steht, vereint die den päpstlichen Diplomaten übertragene Aufgabe die Repräsentation gegenüber den öffentlichen Einrichtungen. Eine Aufgabe, die die tatsächliche Ausübung jenes ureigenen und unabhängigen Rechts der Legation, das ebenfalls Teil des Petrusamtes ist, zum Ausdruck bringt und in ihrem Vollzug die Einhaltung der Regeln des Völkerrechts verlangt, die die Grundlage des Lebens der Völkergemeinschaft sind (vgl. Codex des Kanonischen Rechts, can. 362). In unseren Tagen wird deutlich, dass dieser Dienst nicht mehr auf jene Länder beschränkt ist, in denen die Verkündigung der Heilsbotschaft zu einer fest verwurzelten Präsenz der Kirche geführt hat, sondern auch in Gebieten erbracht wird, in denen sie eine erst entstehende Gemeinschaft ist; oder in den internationalen Gremien, wo der Stuhl Petri durch seine Vertreter aufmerksam die Debatten verfolgt, deren Inhalte prüft und im Lichte der ihm eigenen ethischen und religiösen Dimension eine Deutung hinsichtlich der großen Themen anbietet, die die Gegenwart und die Zukunft der Menschheitsfamilie betreffen.

Um seine Aufgaben angemessen erfüllen zu können, muss sich der Diplomat beständig um eine solide und kontinuierliche Bildung bemühen. Es reicht nicht aus, sich auf den Erwerb theoretischer Kenntnisse zu beschränken, sondern es ist notwendig, eine Arbeitsweise und einen Lebensstil zu entwickeln, die es ihm ermöglichen, die Dynamiken der internationalen Beziehungen gründlich zu verstehen und bei der Interpretation der Ziele und Schwierigkeiten, die eine zunehmend synodale Kirche in Angriff nehmen muss, Anerkennung zu finden. Nur durch eine genaue Beobachtung der sich ständig verändernden Wirklichkeit und die Anwendung eines gesunden Urteilsvermögens ist es möglich, den Ereignissen die richtige Bedeutung beizumessen und konkrete Maßnahmen vorzuschlagen. In diesem Zusammenhang erweisen sich Qualitäten wie die Fähigkeit zur Nähe, zum aufmerksamen Zuhören, zum Zeugnisgeben, zur Geschwisterlichkeit und zum Dialog als grundlegend. Diese Qualitäten müssen mit Demut und Sanftmut einhergehen, damit der Priester und insbesondere der päpstliche Diplomat das Geschenk des Priestertums nach dem Vorbild Christi, des Guten Hirten, ausüben kann (vgl. Mt. 11,28-30; Joh. 10,11-18).

All dies verlangt heute eine den Anforderungen der Zeit angemessenere Vorbereitung jener Geistlichen, die aus den verschiedenen Diözesen der Welt kommen und bereits eine wissenschaftliche Ausbildung in den theologischen Disziplinen absolviert sowie eine erste pastorale Tätigkeit ausgeübt haben und sich nach sorgfältiger Auswahl darauf vorbereiten, ihre priesterliche Sendung im diplomatischen Dienst des Heiligen Stuhls fortzusetzen. Es geht dabei nicht nur darum, eine akademische und wissenschaftliche Ausbildung auf hohem Niveau anzubieten, sondern auch dafür Sorge zu tragen, dass ihr Handeln ein kirchliches Handeln ist, das sich der notwendigen Auseinandersetzung mit der Wirklichkeit unserer Welt stellen muss, »besonders in einer Zeit wie der unseren, die geprägt ist von schnellen, ständigen und beachtlichen Veränderungen in Wissenschaft und Technologie« (Apostolische Konstitution Veritatis Gaudium, Einleitung, 5).

Seit dreihundert Jahren erfüllt die Päpstliche Diplomatenakademie diese besondere Funktion. Sie ist eine Institution, die sich über schwierige geschichtliche Momente hinweg als die „Diplomatenschule des Heiligen Stuhls“ bewährt und Generationen von Priestern ausgebildet hat, die ihre Berufung in den Dienst des Petrusamtes gestellt und in den Päpstlichen Vertretungen sowie im Staatssekretariat gewirkt haben. Damit sie den ihr gestellten Zielsetzungen immer besser entsprechen kann, habe ich nach dem Beispiel meiner verehrten Vorgänger beschlossen, ihre Struktur an die aktuellen Erfordernisse anzupassen und die neuen Statuten, die integraler Bestandteil dieses Aktes sind, in forma specifica zu approbieren.

Daher konstituiere ich die Päpstliche Diplomatenakademie als Institut ad instar Facultatis für das Studium der Wissenschaften der Diplomatie und erweitere damit den Kreis der von der Apostolischen Konstitution Veritatis gaudium vorgesehenen vergleichbaren Einrichtungen (vgl. Ausführungsbestimmungen, 70).

Die Akademie, die eine juristische Person des öffentlichen Rechts ist (vgl. Veritatis Gaudium, Art. 62 § 3), unterliegt den für sie geltenden allgemeinen oder besonderen Normen des kanonischen Rechts sowie anderen Bestimmungen des Heiligen Stuhls für seine Hochschuleinrichtungen (vgl. ebd., Ausführungsbestimmungen, Art. 1 § 1).

Mit der Vollmacht des Heiligen Stuhls (vgl. Veritatis Gaudium, Art. 2 und 6; Ausführungsbestimmungen, Art. 1) wird sie akademische Grade des zweiten und dritten Zyklus in den Wissenschaften der Diplomatie verleihen.

Die Akademie wird ihre Aufgabe auf die fortschrittlichste Art und Weise erfüllen, die für Ausbildung und Forschung im besonderen Fachbereich der Wissenschaften der Diplomatie heute erforderlich ist. Dazu gehören das Studium der Rechts-, Geschichts-, Politik- und Wirtschaftswissenschaften, das Studium der in den internationalen Beziehungen verwendeten Sprachen sowie wissenschaftliche Kompetenz. Bei dieser Erneuerung wird man darauf achten, dass die Lehrpläne einen engen Bezug haben zu den kirchlichen Wissenschaften, zur Arbeitsweise der Römischen Kurie, zu den Bedürfnissen der Ortskirchen und ganz allgemein zum Werk der Evangelisierung, zum Wirken der Kirche sowie zu ihrer Beziehung zur Kultur und zur menschlichen Gesellschaft (vgl. ebd., Art. 85; Ausführungsbestimmungen, Art. 4). Dies sind nämlich ebenfalls konstituierende Elemente des diplomatischen Wirkens des Apostolischen Stuhls und seiner Fähigkeit zu handeln, zu vermitteln, Schranken zu überwinden und so konkrete Wege des Dialogs und der Verhandlung zu entwickeln, um Frieden, Religionsfreiheit für alle Gläubigen und eine internationale Ordnung zu gewährleisten.

Außerdem verfüge ich, dass die Päpstliche Diplomatenakademie aufgrund ihrer Eigenschaft als akademische Einrichtung für die besondere Ausbildung der päpstlichen Diplomaten und aufgrund der Zielsetzungen ihrer Bildungs- und Forschungsprogramme in jeder Hinsicht integraler Bestandteil des Staatssekretariats ist, in dessen Zuständigkeitsbereich sie tätig ist und in dessen Struktur sie in besonderer Weise eingegliedert ist (vgl. Apostolische Konstitution Praedicate Evangelium, Art. 52 § 2).

Was in diesem Chirographen festgelegt ist, hat sofortige, volle und dauerhafte Gültigkeit, ungeachtet aller gegenteilig lautenden Bestimmungen, selbst falls sie eine gesonderte Nennung verdienen würden.

Gegeben zu Rom, bei Sankt Peter, am Hochfest der Verkündigung des Herrn,

am 25. März des Jahres 2025, dem dreizehnten meines Pontifikats.

FRANZISKUS

[00480-DE.01] [Original sprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

 

QUIRÓGRAFO

del Santo Padre Francisco

con el cual es reformada la

PONTIFICIA ACADEMIA ECLESIÁSTICA

El ministerio petrino, al obrar en beneficio de toda la Iglesia, siempre ha manifestado su atención fraterna a las Iglesias locales y a sus pastores para que sintieran viva en todo momento esa comunión de verdad y de gracia que el Señor ha puesto como fundamento de su Iglesia.

En el servicio constante de llevar a los pueblos y a las Iglesias la cercanía del Papa, son puntos de referencia los Representantes pontificios enviados a las diversas naciones y territorios. Ellos son custodios de esa solicitud que desde el centro se mueve hacia las periferias, para hacerlas partícipes del impulso misionero de la Iglesia, y después trasladarle al Romano Pontífice sus necesidades, reflexiones y aspiraciones. Incluso en los momentos en que pareciera que las sombras del mal han marcado cualquier acción con confusión y desconfianza, ellos son «el ojo atento y lúcido del Sucesor de Pedro sobre la Iglesia y sobre el mundo» (Francisco, Discurso a los participantes en un Encuentro de Representantes pontificios, 17 septiembre 2016). Llamados a hacer sentir, en el país donde son enviados, la presencia del Obispo de Roma «principio y fundamento perpetuo y visible de unidad así de los Obispos como de la multitud de los fieles» (Concilio Vaticano II, Constitución dogmáticaLumen gentium, 23), ejercen una acción pastoral que evidencia su espíritu sacerdotal, sus dotes humanas y sus capacidades profesionales.

La misión confiada a los diplomáticos del Papa aúna a esta acción, a la vez sacerdotal y evangelizadora, puesta al servicio de las Iglesias particulares, la representación ante las autoridades públicas. Una tarea que manifiesta el ejercicio efectivo de ese derecho nativo e independiente de legación también parte del oficio petrino, y que al realizarse exige observar las reglas del derecho internacional, fundamento de la vida de la Comunidad de las naciones (cf. Código de Derecho Canónico, can. 362). Nuestra época pone de manifiesto cómo este servicio ya no se limita a aquellos países donde el anuncio de la salvación ha afianzado la presencia de la Iglesia, sino que se realiza también en los territorios donde ésta es comunidad naciente; o en las instancias internacionales donde, mediante sus representantes, la Sede de Pedro permanece atenta a los debates, evalúa sus contenidos y, a la luz de la dimensión ética y religiosa que le es propia, ofrece una lectura sobre los grandes temas que involucran el hoy y el futuro de la familia humana.

Para desempeñar adecuadamente sus funciones, el diplomático debe comprometerse constantemente en un proceso formativo sólido y continuo. No es suficiente limitarse a la adquisición de conocimientos teóricos, sino que es necesario desarrollar un método de trabajo y un estilo de vida que le permitan comprender profundamente las dinámicas de las relaciones internacionales y hacerse apreciar en la interpretación de los logros y las dificultades que una Iglesia cada vez más sinodal debe afrontar. Sólo mediante una atenta observación de la realidad en continuo cambio y la adopción de un sano discernimiento es posible atribuir significado a los acontecimientos y proponer acciones concretas. En este contexto, cualidades como la cercanía, la escucha atenta, el testimonio, la actitud fraterna y el diálogo se revelan fundamentales. Tales cualidades deben conjugarse con la humildad y la mansedumbre, para que el presbítero y, en modo particular, el diplomático pontificio, pueda ejercitar el don del sacerdocio recibido a imagen de Cristo el Buen Pastor (cf. Mt 11,28-30; Jn 10,11-18).

Todo esto impone hoy una preparación más adecuada a las exigencias de los tiempos de aquellos eclesiásticos que, procedentes de las diversas diócesis del mundo, y habiendo ya adquirido la formación en ciencias sagradas y desarrollado una primera actividad pastoral, después de una cuidadosa selección, se preparan para proseguir su misión sacerdotal en el servicio diplomático de la Santa Sede. No se trata sólo de proporcionar una educación académica y científica con un nivel de alta calidad, sino de tener cuidado de que su acción será eclesial, llamada a la necesaria confrontación con la realidad de nuestro mundo «sobre todo en un tiempo, como el nuestro, caracterizado por rápidos, constantes y evidentes cambios en el campo de la ciencia y la tecnología» (Const. ap. Veritatis Gaudium, Proemio, 5).

Desde hace trecientos años desempeña esta función peculiar la Pontificia Academia Eclesiástica, institución que, superando los difíciles momentos determinados por la historia, se ha confirmado como la “escuela diplomática de la Santa Sede”, formando generaciones de sacerdotes que han puesto su vocación al servicio del oficio petrino, prestando servicio en las Representaciones Pontificias y en la Secretaría de Estado. Para que esta pueda responder cada vez mejor a las finalidades que se le han conferido, siguiendo el ejemplo de mis Predecesores de venerada memoria, he decidido renovar su estructura y aprobar, en forma específica, el nuevo Estatuto, que es parte integrante de este acto.

Por tanto, constituyo la Pontificia Academia Eclesiástica en Instituto ad instar Facultatis para el estudio de las Ciencias Diplomáticas, ampliando así el número de las Instituciones análogas previstas por la Const. ap. Veritatis Gaudium (cf. Normas Aplicativas, 70).

Dotada de personalidad jurídica pública (cf. Veritatis Gaudium, Art. 62 § 3), la Academia se regirá por las normas comunes o particulares del ordenamiento canónico, a ella aplicables, y por otras disposiciones dadas por la Santa Sede para sus instituciones de educación superior (cf. ibíd., Normas Aplicativas, Art. 1 § 1).

Por autoridad de la Santa Sede (cf. Veritatis Gaudium, Arts. 2 y 6; Normas Aplicativas, Art. 1) esta conferirá los grados académicos de Segundo y Tercer Ciclo en Ciencias Diplomáticas.

La Academia realizará su función en las formas más avanzadas hoy requeridas a la formación y a la investigación en el particular sector disciplinar de las ciencias diplomáticas, al que concurre el estudio de las disciplinas jurídicas, históricas, políticas, económicas, el de las lenguas en uso en las relaciones internacionales y la competencia científica. En tal renovación se cuidará de prever que los programas de enseñanza tengan una estrecha conexión con las disciplinas eclesiásticas, con el método de trabajo de la Curia Romana, con las necesidades de las Iglesias locales y más ampliamente con la obra de evangelización, la acción de la Iglesia y su relación con la cultura y la sociedad humana (cf. ibíd., Art. 85; Normas Aplicativas, Art. 4). Son estos, en efecto, otros tantos elementos constitutivos de la acción diplomática de la Sede Apostólica y de su capacidad de obrar, mediar, superar barreras y de esta manera desarrollar caminos concretos de diálogo y negociación para garantizar la paz, la libertad religiosa para todo creyente y el orden entre las naciones.

Además, dispongo que debido a su naturaleza de Institución académica designada a la peculiar formación de los diplomáticos pontificios y para las finalidades de sus programas de instrucción e investigación, la Pontificia Academia Eclesiástica sea, a todos los efectos, parte integrante de la Secretaría de Estado, en cuyo ámbito esta actúa y en cuya estructura se encuentra encuadrada a título especial (cf. Const. ap. Praedicate Evangelium, Art. 52 § 2).

Todo lo establecido con el presente Quirógrafo tiene inmediato, pleno y estable valor, no obstante cualquier disposición contraria, incluso siendo digna de especial mención.

Dado en Roma, junto a San Pedro, el 25 de marzo del año 2025,

Solemnidad de la Anunciación del Señor, decimotercero del Pontificado.

FRANCISCO

[00480-ES.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

 

QUIRÓGRAFO

do Papa Francisco

para a reforma da

PONTIFÍCIA ACADEMIA ECLESIÁSTICA

O Ministério petrino, ao trabalhar em benefício de toda a Igreja, manifestou continuadamente a sua atenção fraterna às Igrejas locais e aos seus Pastores, para que sentissem sempre viva aquela comunhão de verdade e de graça que o Senhor colocou como fundamento da sua Igreja.

No serviço constante de levar a proximidade do Papa aos povos e às Igrejas, constituem pontos de referência os Representantes Pontifícios enviados às várias nações e territórios. Eles são os guardiões daquela solicitude que parte do centro em direção às periferias, para as tornar participantes do impulso missionário da Igreja, e depois regressar com necessidades, reflexões e aspirações. Mesmo nos momentos em que parece que as sombras do mal marcam de perplexidade e desconfiança cada ato, eles permanecem «o olhar vigilante e lúcido do Sucessor de Pedro sobre a Igreja e sobre o mundo» (Francisco, Discurso aos participantes no encontro dos Representantes Pontifícios, 17 de setembro de 2016). Chamados a fazer sentir no país para onde são enviados a presença do Bispo de Roma, que «é perpétuo e visível fundamento da unidade, não só dos Bispos mas também da multidão dos fiéis» (Concílio Vaticano II, Constituição dogmática Lumen gentium, 23), desenvolvem uma ação pastoral que põe em evidência o seu espírito sacerdotal, os seus dons humanos e as suas competências profissionais.

A missão confiada aos diplomatas do Papa une a esta ação, ao mesmo tempo sacerdotal e evangelizadora, posta ao serviço das Igrejas particulares, a representação junto das Autoridades públicas. Uma tarefa que manifesta o exercício efetivo daquele direito originário e independente da legação, que faz parte também do múnus petrino e que, ao cumprir-se, exige o respeito pelas normas do direito internacional que estão na base da vida da Comunidade dos povos (cf. Código de Direito Canónico, cân. 362). Os tempos presentes mostram como este serviço já não se limita aos países onde o anúncio da salvação enraizou a presença da Igreja, mas se realiza também nos territórios onde ela é uma comunidade nascente; ou nas organizações internacionais onde, através dos seus representantes, a Sé de Pedro está atenta aos debates, avalia os seus conteúdos e, à luz da dimensão ética e religiosa que lhe é própria, oferece uma leitura sobre os grandes temas que dizem respeito ao presente e ao futuro da família humana.

Para poder desempenhar adequadamente as suas funções, o diplomata deve estar constantemente empenhado numa formação sólida e contínua. Não basta limitar-se à aquisição de conhecimentos teóricos, mas é necessário desenvolver um método de trabalho e um estilo de vida que lhes permitam compreender a fundo a dinâmica das relações internacionais e ser considerados na interpretação dos objetivos e das dificuldades que deve enfrentar uma Igreja cada vez mais sinodal. Só através de uma observação cuidadosa da realidade em constante mudança e da aquisição de um correto discernimento é possível dar sentido aos acontecimentos e propor ações concretas. Neste contexto, qualidades como a proximidade, a escuta atenta, o testemunho, a atitude fraterna e o diálogo revelam-se fundamentais. Estas qualidades devem ser conjugadas com a humildade e a mansidão, para que o presbítero e, em particular, o diplomata pontifício, possa viver o dom do sacerdócio recebido à imagem de Cristo Bom Pastor (cf. Mt 11, 28-30; Jo 10, 11-18).

Hoje, tudo isto exige uma preparação mais adequada às exigências dos tempos atuais daqueles eclesiásticos que – provenientes de várias dioceses do mundo e tendo já adquirido uma formação nas ciências sagradas e realizado uma primeira atividade pastoral – se dispõem, depois de uma cuidadosa seleção, a prosseguir a sua missão sacerdotal no serviço diplomático da Santa Sé. Não se trata apenas de proporcionar uma formação académica e científica com um elevado nível de qualificação, mas de cuidar para que a sua ação seja eclesial, chamada ao necessário confronto com a realidade do mundo atual «sobretudo num tempo, como o nosso, marcado por rápidas, constantes e vistosas mudanças no campo das ciências e das tecnologias» (Const. ap. Veritatis Gaudium, Proémio, 5).

Desempenha esta particular função, há trezentos anos, a Pontifícia Academia Eclesiástica, uma instituição que, superando os momentos difíceis impostos pela história, se confirmou como a “escola diplomática da Santa Sé”, formando gerações de sacerdotes que colocaram a sua vocação ao serviço do múnus petrino, trabalhando nas Representações Pontifícias e na Secretaria de Estado. Para que possa corresponder cada vez melhor às finalidades que lhe foram conferidas, seguindo o exemplo dos meus Predecessores de venerada memória, decidi atualizar a sua estrutura e aprovar, de forma específica, o novo Estatuto, que é parte integrante deste ato.

Por isso, estabeleço a Pontifícia Academia Eclesiástica como Instituto ad instar Facultatis para o estudo das Ciências Diplomáticas, alargando assim o número de Instituições análogas previstas pela Constituição Apostólica Veritatis Gaudium (cf. Normas Aplicativas, art. 70).

Dotada de personalidade jurídica pública (cf. Const. ap. Veritatis Gaudium, art. 62 § 3), a Academia reger-se-á pelas normas comuns ou particulares do direito canónico, que lhe são aplicáveis, e por outras disposições dadas pela Santa Sé para as suas instituições de ensino superior (cf. Ibid., Normas Aplicativas, art. 1 § 1).

Por autoridade da Santa Sé (cf. Const. ap. Veritatis Gaudium, arts. 2 e 6; Normas Aplicativas, art. 1), conferirá os graus académicos de Segundo e Terceiro Ciclo em Ciências Diplomáticas.

A Academia desempenhará a sua função nas formas mais avançadas hoje exigidas para a formação e a investigação na área disciplinar específica das ciências diplomáticas, da qual fazem parte o estudo das disciplinas jurídicas, históricas, políticas e económicas, das línguas utilizadas nas relações internacionais e a competência científica. Nesta renovação, procurar-se-á assegurar que os programas de ensino tenham uma estreita ligação com as disciplinas eclesiásticas, com o método de trabalho da Cúria Romana, com as necessidades das Igrejas locais e, em sentido mais amplo, com a obra de evangelização, a ação da Igreja e a sua relação com a cultura e a sociedade humana (cf. Ibid., art. 85; Normas Aplicativas, art. 4). Estes são, com efeito, outros elementos constitutivos da ação diplomática da Sé Apostólica e da sua capacidade de trabalhar, mediar, ultrapassar barreiras e, assim, fomentar caminhos concretos de diálogo e de negociação para garantir a paz, a liberdade religiosa de cada pessoa e a ordem entre as nações.

Além disso, estabeleço para os devidos efeitos que a Pontifícia Academia Eclesiástica – dada a sua natureza de instituição académica destinada à formação especial dos diplomatas pontifícios e vistas as finalidades dos seus programas educativos e de investigação – seja parte integrante da Secretaria de Estado, em cujo âmbito opera e em cuja estrutura está incorporada a título especial (cf. Const. ap. Praedicate Evangelium, art. 52 § 2).

Tudo quanto é disposto neste Quirógrafo produz efeitos imediatos, plenos e permanentes, sem prejuízo de qualquer disposição em contrário, ainda que merecedora de especial menção.

Dado em Roma, junto de São Pedro, na Solenidade da Anunciação do Senhor,

25 de março do ano 2025, décimo terceiro de Pontificado.

FRANCISCO

 

[00480-PO.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

 

CHIROGRAF

Ojca Świętego Franciszka

reformujący

PAPIESKĄ AKADEMIĘ KOŚCIELNĄ

Posługa Piotrowa, podejmowana dla dobra całego Kościoła, zawsze okazywała swoją braterską troskę wobec Kościołów lokalnych i ich Pasterzy, aby stale odczuwali żywą komunię prawdy i łaski, którą Pan położył u fundamentów swojego Kościoła.

W nieustannej służbie przybliżania narodom i Kościołom bliskości Papieża, Przedstawiciele Papiescy posyłani do różnych narodów i na różne terytoria są punktami odniesienia. Są oni strażnikami tej troski, która zmierza od centrum ku peryferiom, aby umożliwić im udział w misyjnym zaangażowaniu Kościoła, a następnie powrócić z ich potrzebami, refleksjami i aspiracjami. Nawet w chwilach, gdy wydaje się, że cienie zła naznaczają każdy akt dezorientacji i nieufności, pozostają oni „uważnym i przenikliwym okiem Następcy Piotra na Kościół i świat” (Franciszek, Przemówienie do uczestników Spotkania Przedstawicieli Papieskich, 17 września 2016 r.). Powołani do tego, by w kraju, do którego zostali posłani, była odczuwana obecność Biskupa Rzymu, „trwałe i widzialne źródło i fundament jedności zarówno kolegium biskupów, jak wszystkich wiernych” (Sobór Watykański II, Konst. dogm. Lumen gentium, 23), prowadzą działalność duszpasterską, która podkreśla ich kapłańskiego ducha, ludzkie dary i profesjonalne umiejętności.

Z tym działaniem, kapłańskim i ewangelizacyjnym zarazem, oddanym na służbę poszczególnym Kościołom, misja powierzona dyplomatom papieskim łączy się z reprezentacją wobec władz publicznych. Jest to zadanie, które ukazuje skuteczne wykonywanie tego przyrodzonego i niezależnego prawa legacji, będącego również częścią urzędu Piotrowego, które w swej realizacji domaga się poszanowania zasad prawa międzynarodowego, stanowiącego podstawę życia Wspólnoty Narodów (por. Kodeks Prawa Kanonicznego, kan. 362). Nasze czasy pokazują, że posługa ta nie ogranicza się już tylko do tych krajów, w których głoszenie zbawienia zakorzeniło obecność Kościoła, ale jest również pełniona na terytoriach, na których jest on rodzącą się wspólnotą; lub na forach międzynarodowych, gdzie, poprzez swoich przedstawicieli, Stolica Piotrowa śledzi debaty, ocenia ich treść i, w świetle wymiaru etycznego i religijnego, który jest jej właściwy, proponuje interpretację najważniejszych tematów, które dotyczą dnia dzisiejszego i przyszłości rodziny ludzkiej.

Aby odpowiednio wykonywać swoje obowiązki, dyplomata musi być stale zaangażowany w solidne i ustawiczne szkolenie. Nie wystarczy ograniczyć się do zdobywania wiedzy teoretycznej, ale konieczne jest wypracowanie metody pracy i stylu życia, które pozwolą mu dogłębnie zrozumieć dynamikę stosunków międzynarodowych i zyskać uznanie dla jego interpretacji celów i trudności, z którymi musi się zmierzyć coraz bardziej synodalny Kościół. Tylko poprzez dokładną obserwację ciągle zmieniającej się rzeczywistości i przyjęcie zdrowego rozeznania, możliwe jest przypisanie znaczenia wydarzeniom i zaproponowanie konkretnych działań. W tym kontekście, takie przymioty jak bliskość, uważne słuchanie, dawanie świadectwa, braterskie podejście i dialog okazują się fundamentalne. Cechy te muszą być połączone z pokorą i łagodnością, aby prezbiter, a w szczególności papieski dyplomata, mógł korzystać z daru kapłaństwa otrzymanego na wzór Chrystusa Dobrego Pasterza (por. Mt 11, 28-30; J 10, 11-18).

Wszystko to wymaga dzisiaj przygotowania bardziej adekwatnego do potrzeb czasów współczesnych duchownych, którzy – pochodząc z różnych diecezji świata i zdobywszy już wykształcenie w zakresie nauk kościelnych oraz doświadczywszy pierwszej działalności duszpasterskiej – po starannej selekcji, przygotowują się do kontynuowania swojej misji kapłańskiej w służbie dyplomatycznej Stolicy Apostolskiej. Nie chodzi tylko o zapewnienie wykształcenia akademickiego i naukowego na wysokim poziomie kwalifikacji, ale także o zadbanie o to, aby ich działanie było eklezjalne, odpowiednie do koniecznego dialogu z rzeczywistością naszego świata, „zwłaszcza w czasach takich, jak nasze, naznaczonych szybkimi, nieustannymi i rzucającymi się w oczy przemianami w dziedzinie nauki i technologii” (Konst. Apost. Veritatis gaudium, Wstęp, 5).

Od trzystu lat Papieska Akademia Kościelna pełni tę szczególną funkcję instytucji, która przezwyciężając trudne momenty uwarunkowane historycznie, potwierdziła swoją rolę jako „szkoła dyplomatyczna Stolicy Apostolskiej”, kształcąc pokolenia kapłanów, którzy oddali swoje powołanie w służbie urzędu Piotrowego, pracując w przedstawicielstwach papieskich i Sekretariacie Stanu. Aby mogła ona ciągle lepiej odpowiadać powierzonym jej celom, idąc za przykładem moich nieodżałowanej pamięci Poprzedników, postanowiłem zaktualizować jej strukturę i zatwierdzić, in forma specifica, nowy Statut, który jest integralną częścią tego aktu.

Dlatego ustanawiam Papieską Akademię Kościelną jako Instytut ad instar Facultatis Studiów Nauk Dyplomatycznych, powiększając w ten sposób liczbę podobnych instytucji przewidzianych przez Konstytucję Apostolską Veritatis gaudium (por. Zarządzenia wykonawcze, 70).

Posiadająca publiczną osobowość prawną (por. Veritatis gaudium, art. 62 § 3), Akademia będzie podlegać powszechnym lub partykularnym normom kanonicznego porządku prawnego, odnoszącym się do niej, oraz innym przepisom wydanym przez Stolicę Apostolską dla w odniesieniu do jej instytucji szkolnictwa wyższego (por. tamże, Zarządzenia wykonawcze, art. 1 § 1).

Z upoważnienia Stolicy Apostolskiej (por. Veritatis gaudium, art. 2 i 6; Zarządzenia wykonawcze, art. 1) będzie ona nadawać stopnie akademickie drugiego i trzeciego cyklu w dziedzinie nauk dyplomatycznych.

Akademia będzie spełniać swoją funkcję w najbardziej zaawansowanych formach obecnie wymaganych do kształcenia i do badań w szczególnej dziedzinie nauk dyplomatycznych, do których wnoszą wkład studia z zakresu dyscyplin prawnych, historycznych, politologicznych i ekonomicznych, studia nad językami używanymi w stosunkach międzynarodowych oraz rzetelna wiedza naukowa. W ramach tej odnowy należy zadbać o to, aby programy nauczania miały ścisły związek z dyscyplinami kościelnymi, z metodami pracy Kurii Rzymskiej, z potrzebami Kościołów lokalnych i, szerzej, z dziełem ewangelizacji, działaniem Kościoła i jego relacjami z kulturą i społecznością ludzką (por. tamże, art. 85; Zarządzenia wykonawcze, art. 4). Są to bowiem liczne elementy konstytutywne działalności dyplomatycznej Stolicy Apostolskiej i jej zdolności do działania, mediacji, przezwyciężania barier, a tym samym rozwijania konkretnych dróg dialogu i negocjacji w celu zagwarantowania pokoju, wolności religijnej dla każdego wierzącego i porządku między narodami.

Ponadto postanawiam, aby Papieska Akademia Kościelna, ze względu na swój charakter instytucji akademickiej przeznaczonej do specjalistycznego kształcenia dyplomatów papieskich, a także ze względu na cele jej programów kształcenia i badań naukowych, stanowiła, pod każdym względem, integralną część Sekretariatu Stanu, w ramach którego działa i w którego strukturę jest wpisana ze szczególnego tytułu (por. Konst. Apost. Praedicate Evangelium, art. 52 § 2).

Postanowienia niniejszego Chirografu uzyskują moc natychmiastową, pełną i trwałą, bez względu na jakiekolwiek przepisy przeciwne, nawet gdyby zasługiwałyby na szczególne wyróżnienie.

W Rzymie, u Świętego Piotra, dnia 25 marca 2025 roku,

w Uroczystość Zwiastowania Pańskiego, w trzynastym roku Pontyfikatu.

FRANCISZEK

[00480-PL.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

قداسة البابا فرنسيس

مرسوم

لإصلاح

الأكاديميّة الحبريّة الكنسيّة

الخدمة البطرسيّة، في عملها لصالح الكنيسة كلّها، أظهرت دائمًا اهتمامها الأخويّ بالكنائس المحلّيّة وبِرُعاتِها لكي تشعر دائمًا بالوَحدة والشّركة في الحقّ والنّعمة الّتي وضعها الرّبّ يسوع في أساس كنيسته.

كان الممثّلون البابويّون المرسلون إلى مختلف الأمم والأقاليم هم الرّكيزة والمرجعيّة الّتي تؤكّد خدمة الكنيسة المتواصلة للشّعوب والكنائس ومودّة البابا وقربه منهم. إنّهم حرّاس لاهتمام الكنيسة الّذي ينطلق من المركز نحو الأطراف، ليُشرِكَ الجميع في اندفاع الكنيسة الإرساليّ، ثمّ يعودون إليها باحتياجاتهم وتأمّلاتهم وتطلّعاتهم. حتّى في الأوقات الّتي يبدو فيها أنّ ظلال الشّرّ أثّرت على كلّ عمل بالضّياع والشّكّ، هم يبقون "عين خليفة بطرس السّاهرة والواعية على الكنيسة والعالم" (فرنسيس، كلمة إلى المشاركين في اجتماع الممثّلين البابويّين، 17 أيلول/سبتمبر 2016). هم مدعوّون ليجعلوا حضور أسقف روما في البلدان التي أُرسلوا إليها "المبدأ والأساس، الدّائم والمنظور لوَحدة الأساقفة ولوَحدة جمهور المؤمنين" (المجمع الفاتيكانيّ الثّاني، دستور عقائدي في الكنيسة، نور الأمم، 23)، ويقومون بعمل رعويّ يُبيِّن روحهم الكهنوتيّ ومواهبهم الإنسانيّة ومهاراتهم المهنيّة.

إلى هذا العمل الكهنوتيّ والبشارة بالإنجيل في الوقت نفسه، لخدمة الكنائس، كلّ كنيسة بمفردها، فإنّ المهمّة الموكولة إلى دبلوماسيّي البابا تشمل أيضًا التّمثيل لدى السّلطات العامّة. إنّها مهمّة تُظهر الممارسة الفعّالة للحقّ البديهي والمستقلّ لتمثيل السُّلطة وهو أيضًا جزء من الخدمة البطرسيّة، التي تقتضي ممارستها احترام قواعد القانون الدّولي في أساس حياة الجماعات في الشّعوب (راجع مجموعة الحقّ القانونيّ، القانون 362). تُظهر أيّامنا هذه أنّ هذه الخدمة لم تَعُدْ تقتصر على البلدان الّتي صار فيها حضور الكنيسة متجذِّرًا بعد إعلان الخلاص فيها، بل تتحقّق أيضًا في الأراضي حيث الكنيسة ما زالت ناشئة، أو في المجتمعات الدوليّة حيث تهتمّ الكنيسة، بواسطة ممثّليها، للمناقشات، وتقيّم محتوياتها، وفي ضوء البعد الأخلاقيّ والدّينيّ المناسب لها، تقدِّم وجهة نظرها في المواضيع الكبرى التي تخصّ حاضر ومستقبل العائلة البشريّة.

لكي يؤدّي الدّبلوماسيّ مهامه على النّحو المناسب، يجب عليه أن يلتزم باستمرار في مسار تنشئة متين ودائم. فلا يكفي أن يقتصر على اكتساب المعرفة النّظريّة، بل من الضّروري أن يطوّر أسلوب عملٍ ونمط حياةٍ يسمحان له بأن يفهم ديناميكيّات العلاقات الدّوليّة فهمًا دقيقًا، ويقدِّم بصورة مقبولة تفسيره للأهداف والصّعوبات التي ستواجهها الكنيسة السّينوديّة دائمًا وبصورة متزايدة. فقط من خلال الملاحظة الدّقيقة للواقع المتغيّر باستمرار، وباعتماد التّمييز السّليم، يمكننا أن نعطي معنى للأحداث ونقترح إجراءات عمليّة. في هذا السّياق، تُعتَبر الصّفات التّالية أساسيّة، وهي القُرب، والإصغاء باهتمام، والشّهادة للإنجيل، والنّهج الأخويّ، والحوار. ويجب أن تقترن هذه الصّفات مع التّواضع والوداعة، حتّى يتمكّن الكاهن، ولا سيِّما الدّبلوماسيّ البابويّ، من ممارسة عطيّة الكهنوت التي نالها على صورة المسيح الرّاعي الصّالح (راجع متّى 11، 28-30؛ يوحنّا 10، 11-18).

كلّ هذا يستدعي اليوم إعدادًا أكثر ملاءمة لاحتياجات العصر، لرجال قادمين من مختلف أبرشيّات العالم وقد سبق لهم أن حصلوا على التّنشئة في العلوم المقدّسة وقاموا بنشاط رعوي أوّلي، وبعد اختيارهم بعناية، يستعدّون لمتابعة رسالتهم الكهنوتيّة في الخدمة الدّبلوماسيّة للكرسيّ الرّسوليّ. ليست القضيّة هي فقط توفير تعليم أكاديميّ وعِلميّ على مستوى عالٍ من التّأهيل، بل هي أيضًا الحرص على أن يكون عملهم عملًا كنسيًّا، مدعوًّا إلى المواجهة الضّروريّة مع واقع عالمنا "خاصّة في زمن مثل زمننا الذي يتميّز بتغيّرات سريعة ومستمرّة وواضحة في مجال العِلم والتّكنولوجيا" (الدّستور الرّسوليّ، Veritatis Gaudium، المقدّمة، 5).

منذ ثلاثمائة سنة تقوم الأكاديميّة الحبريّة الكنسيّة بهذه الوظيفة الخاصّة، وهي مؤسّسة تخطّت بعض الأوقات الصّعبة في التّاريخ، وثبتت على أنّها ”المدرسة الدّبلوماسيّة للكرسيّ الرّسوليّ“، فقامت بتنشئة أجيال من الكهنة الّذين جعلوا دعوتهم العمل في دائرة الخدمة البطرسيّة، فعملوا في الممثّليّات البابويّة وفي أمانة سرّ الدّولة. ولكي تستجيب هذه المدرسة بشكل أفضل للأهداف الموكولة إليها، وعلى مثال أسلافي السّعيدي الذّكر، قرّرتُ أن أُجَدِّد هيكليّتها وأُصادق بصورة خاصّة على قانونها الدّاخلي الجديد، الّذي هو جزء لا يتجزّأ من هذا المرسوم.

لذلك، أُقَرِّر أن تكون الأكاديميّة الحبريّة الكنسيّة، معهدًا بمستوى كلّيّة جامعيّة لدراسة العلوم الدّبلوماسيّة، فتُضاف إلى عدد المعاهد الشّبيهة المنصوص عليها في الدّستور الرّسوليّ، Veritatis Gaudium (راجع الأحكام التّطبيقيّة، 70).

تتمتّع الأكاديميّة بشخصيّة قانونيّة عامّة (راجع Veritatis Gaudium، المادّة 62، الفقرة 3)، وتُدار بحسب الأحكام العامّة أو الخاصّة للقانون الكنسيّ، الّتي تنطبق عليها، وبحسب الأحكام الأخرى الصّادرة عن الكرسيّ الرّسوليّ لمؤسّساته الخاصّة بالتّعليم العالي (راجع المرجع نفسه، الأحكام التّطبيقيّة، المادّة 1، الفقرة 1).

بسُلطة الكرسيّ الرّسوليّ (راجع Veritatis Gaudium، المادّة 2 و6؛ الأحكام التّطبيقيّة، المادّة 1) ستَمنح الدّرجات الأكاديميّة الأولى والثّانية في العلوم الدّبلوماسيّة.

وستقوم الأكاديميّة بمهامها في أحدث الأشكال المطلوبة اليوم للتنشئة والبحث في القطاع التّخصّصي للعلوم الدّبلوماسيّة، وتساهم فيه دراسة التّخصّصات القانونيّة والتّاريخيّة والسّياسيّة والاقتصاديّة، واللغات المستخدمة في العلاقات الدّولية والخبرة العلميّة. وفي هذا التّجديد، لا بد من الحرص لتكون البرامج التّعليميّة مرتبطة ارتباطًا وثيقًا بالتّخصّصات الكنسيّة، وبأسلوب العمل في الكوريا الرّومانيّة، وبحاجات الكنائس المحلّيّة، وعلى نطاق أوسع بعمل البشارة بالإنجيل، وعمل الكنيسة وعلاقتها بالثّقافة والمجتمع البشري (راجع المرجع نفسه، المادّة 85؛ الأحكام التطبيقيّة، المادّة 4). في الواقع، هذه هي العناصر الأساسيّة في العمل الدّبلوماسيّ للكرسيّ الرّسوليّ وقدرته على العمل، والتّوسّط، وتجاوز الحواجز، وبالتّالي تطوير مسارات حقيقيّة للحوار والتّفاوض، لضمان السّلام وحرّيّة الدّين لكلّ مؤمن، والنّظام بين الأمم.

علاوة على ذلك، وبسبب طبيعتها كمعهد أكاديميّ غايته التّنشئة الخاصّة للعاملين في الدّبلوماسيّة الحبريّة، وبسبب غاية برامجها للدّراسة والبحث، أُقَرِّر أن تكون الأكاديميّة الحبريّة الكنسيّة جزءًا لا يتجزّأ من أمانة سرّ الدّولة، الّتي تعمل في نطاقها، وهي جزء في هيكليّتها بصفة خاصّة (راجع الدّستور الرّسوليّ، أعلنوا البشارة، المادّة 52، الفقرة 2).

كلّ ما جاء في هذا المرسوم، له صلاحيّة فوريّة وكاملة وثابتة، على الرّغم من أيّ ترتيب مخالف، ولو كان يستحقّ انتباهًا خاصًّا.

صَدَرَ في روما، قرب ضريح القدّيس بطرس، يوم 25 آذار/مارس 2025، عيد البشارة بالرّبّ، في السّنة الثّالثة عشر من حبريّتي.

فرنسيس

[00480-AR.01] [Testo originale: Italiano]

 


Loading...