Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti all’undicesimo Congresso Nazionale del Movimento di Impegno Educativo di Azione Cattolica (MIEAC) e ha rivolto loro il discorso che riportiamo di seguito:
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Vi accolgo con piacere in occasione dell’undicesimo Congresso nazionale del Movimento di Impegno Educativo di Azione Cattolica. Saluto la Presidenza, l’Assistente e tutti voi, e vi ringrazio per la scelta, mai scontata, di essere e fare associazione nella Chiesa.
Il servizio educativo che definisce il vostro Movimento porta con sé, oggi forse più ancora che nel passato, la sfida di operare sul piano umano e cristiano. Educare – come voi ben sapete e testimoniate – significa anzitutto riscoprire e valorizzare la centralità della persona in un contesto relazionale dove la dignità della vita umana trovi compimento e adeguati spazi per crescere.
Il Progetto formativo dell’Azione Cattolica Italiana si sviluppa secondo una visione organica e sistematica della missione educativa. A tale compito – fin dall’Assemblea costituente del 1990, quando avete raccolto l’eredità del Movimento Maestri Cattolici – vi siete dedicati con creatività, con attenzione ai segni dei tempi e lasciandovi sempre illuminare dal Vangelo. Questa azione educativa l’avete portata avanti cercando di rimanere ben radicati nei territori, con spirito di collaborazione con le Chiese locali e con le altre realtà del laicato cattolico.
In questo cambiamento d’epoca, in mezzo al processo di secolarizzazione – che è chiaro: si vede chiaro come lo spirito di questo mondo –, l’attività educativa si trova immersa in un orizzonte pressoché inedito. L’educazione cristiana attraversa terreni inesplorati, segnati da mutamenti di tipo antropologico e culturale, sui quali stiamo ancora cercando risposte alla luce della Parola di Dio. Nel contempo raccogliamo le esperienze positive che ci trasmettono molte famiglie, le scuole, le comunità parrocchiali, le associazioni e la stessa pedagogia.
Ci sono tante cose urgenti oggi, ma una di queste è – per usare una vostra espressione – essere «educatori dal cuore grande ... nei labirinti della complessità». E voi sapete come si esce da un labirinto? Mai soli, mai. E, secondo, dall’alto. Da un labirinto si esce dall’alto e mai soli. Pensate un po’ a questo.
Educatori dal cuore grande per il bene dei ragazzi, dei giovani e degli adulti che vivono accanto a voi. Siete chiamati ad allargare il cuore – non si può avere un cuore ristretto: allargare il cuore –, a non aver paura di proporre ideali alti, senza scoraggiarvi di fronte alle difficoltà. Le difficoltà ci sono e tante. E per non perdere il filo in questi “labirinti della complessità” è importante non restare da soli, ma costruire e rinsaldare i rapporti proficui con i diversi soggetti del processo educativo: le famiglie, gli insegnanti, gli animatori sociali, i dirigenti e preparatori sportivi, i catechisti, i sacerdoti, le religiose e i religiosi, senza trascurare la collaborazione con le pubbliche istituzioni. E coinvolgere i ragazzi, perché i ragazzi entrano: non devono essere passivi nel processo educativo, devono essere attivi!
Nel Congresso che state vivendo in questi giorni avete rinnovato l’impegno di portare avanti un’idea e una prassi di educazione che metta effettivamente al centro la persona, il suo imprescindibile valore e la sua originaria dignità, perché sia sempre e comunque considerata il fine e mai ridotta a un mezzo, per nessun motivo. Un’educazione – come dice il vostro progetto – «che aiuti a rientrare in sé stessi, a coltivare l’interiorità, la trascendenza, la spiritualità, come elementi imprescindibili per lo sviluppo integrale della persona umana, in tutte le sue dimensioni: spirituale, esistenziale, affettiva, culturale, sociale, politica». È proprio questa la prospettiva giusta in cui proseguire il cammino del vostro Movimento. E andate avanti! Non scoraggiatevi.
Guardando poi al prossimo Giubileo, tempo per seminare speranza – perché di speranza abbiamo un bisogno vitale tutti noi –, vorrei lasciarvi un’ultima consegna: abbiate un’attenzione speciale per i bambini, gli adolescenti, i giovani. A loro dobbiamo guardare con fiducia, con empatia, vorrei dire con lo sguardo e con il cuore di Gesù. Sono il presente e il futuro del mondo e della Chiesa. A noi il compito – tutto educativo – di accompagnarli, sostenerli, incoraggiarli e, con la testimonianza, di indicare loro la buona strada che porta a essere “fratelli tutti”.
“Chi ama educa” – non dimenticatevi questo – come titolava un libro promosso dall’Azione Cattolica pochi anni fa: è un criterio, intelligente e carico di speranza, da tenere presente in ogni vostra attività. Attraverso i processi educativi esprimiamo il nostro amore per l’altro, per chi è vicino o ci è affidato; e, al contempo, è essenziale che l’educazione sia fondata, nel suo metodo e nelle sue finalità, sull’amore. Senza amore non si può educare. Educare sempre con amore!
Vi affido all’intercessione del Venerabile Giuseppe Lazzati, maestro e testimone credibile, modello di educatore cristiano al quale ispirarsi.
Grazie della vostra visita! Vi benedico di cuore. E per favore non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.