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Pubblichiamo di seguito la Lettera che il Santo Padre Francesco ha consegnato questa mattina nel corso dell’Udienza ai partecipanti all’Incontro Internazionale dei Parroci:
Testo in lingua italiana
Carissimi fratelli Parroci!
L’Incontro internazionale “I Parroci per il Sinodo” e il dialogo con quanti vi hanno preso parte, sono l’occasione per ricordare nella mia preghiera tutti i Parroci del mondo, ai quali rivolgo con grande affetto queste parole.
È talmente ovvio che dirlo suona quasi banale, ma questo non lo rende meno vero: la Chiesa non potrebbe andare avanti senza il vostro impegno e servizio. Per questo voglio anzitutto esprimere gratitudine e stima per il generoso lavoro che fate ogni giorno, seminando il Vangelo in ogni tipo di terreno (cfr Mc 4,1-25).
Come state sperimentando in questi giorni di condivisione, le parrocchie in cui svolgete il vostro ministero si trovano in contesti molto differenti: da quelle delle periferie delle megalopoli – le ho conosciute direttamente a Buenos Aires – a quelle vaste come province nelle regioni meno densamente popolate; da quelle dei centri urbani di molti Paesi europei, in cui antiche basiliche ospitano comunità sempre più piccole e più anziane, a quelle in cui si celebra sotto un grande albero e il canto degli uccelli si mescola alla voce dei tanti bambini.
I Parroci conoscono tutto questo molto bene, conoscono dal di dentro la vita del Popolo di Dio, le sue fatiche e le sue gioie, i suoi bisogni e le sue ricchezze. Per questo una Chiesa sinodale ha bisogno dei suoi Parroci: senza di loro non potremo mai imparare a camminare insieme, non potremo mai intraprendere quel cammino della sinodalità che «è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio»[1].
Non diventeremo mai Chiesa sinodale missionaria se le comunità parrocchiali non faranno della partecipazione di tutti i battezzati all’unica missione di annunciare il Vangelo il tratto caratteristico della loro vita. Se non sono sinodali e missionarie le parrocchie, non lo sarà neanche la Chiesa. La Relazione di Sintesi della Prima Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi è molto chiara a tale riguardo: le parrocchie, a partire dalle loro strutture e dall’organizzazione della loro vita, sono chiamate a concepirsi «principalmente a servizio della missione che i fedeli portano avanti all’interno della società, nella vita familiare e lavorativa, senza concentrarsi esclusivamente sulle attività che si svolgono al loro interno e sulle loro necessità organizzative» (8, l). Occorre perciò che le comunità parrocchiali diventino sempre più luoghi da cui i battezzati partono come discepoli missionari e a cui fanno ritorno, pieni di gioia, per condividere le meraviglie operate dal Signore attraverso la loro testimonianza (cfr Lc 10,17).
Come pastori, siamo chiamati ad accompagnare in questo percorso le comunità che serviamo e, al tempo stesso, a impegnarci con la preghiera, il discernimento e lo zelo apostolico affinché il nostro ministero sia adeguato alle esigenze di una Chiesa sinodale missionaria. Questa sfida riguarda il Papa, i Vescovi e la Curia Romana, e riguarda anche voi Parroci. Colui che ci ha chiamati e consacrati ci invita oggi a metterci in ascolto della voce del suo Spirito e a muoverci nella direzione che ci indica. Di una cosa possiamo essere certi: non ci farà mancare la sua grazia. Lungo il cammino scopriremo anche il modo per liberare il nostro servizio da quegli aspetti che lo rendono più faticoso e riscoprire il suo nucleo più vero: annunciare la Parola e riunire la comunità spezzando il pane.
Vi esorto quindi ad accogliere questa chiamata del Signore a essere, come Parroci, costruttori di una Chiesa sinodale missionaria e a impegnarvi con entusiasmo in questo cammino. A tale scopo, mi sento di formulare tre suggerimenti che potranno ispirare lo stile di vita e di azione dei pastori.
1. Vi invito a vivere il vostro specifico carisma ministeriale sempre più al servizio dei multiformi doni disseminati dallo Spirito nel Popolo di Dio. Urge, infatti, scoprire, incoraggiare e valorizzare «con senso di fede i carismi, sia umili che eccelsi, che sotto molteplici forme sono concessi ai laici» (Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Presbyterorum Ordinis, 9) e che sono indispensabili per poter evangelizzare le realtà umane. Sono convinto che in questo modo farete emergere tanti tesori nascosti e vi troverete meno soli nel grande compito di evangelizzare, sperimentando la gioia di una genuina paternità che non primeggia, bensì fa emergere negli altri, uomini e donne, tante potenzialità preziose.
2. Con tutto il cuore vi suggerisco di apprendere e praticare l’arte del discernimento comunitario, avvalendovi per questo del metodo della “conversazione nello Spirito”, che ci ha tanto aiutato nel percorso sinodale e nello svolgimento della stessa Assemblea. Sono certo che ne potrete raccogliere numerosi frutti non solo nelle strutture di comunione, come il Consiglio pastorale parrocchiale, ma anche in molti altri campi. Come ricorda la Relazione di Sintesi, il discernimento è un elemento chiave dell’azione pastorale di una Chiesa sinodale: «È importante che la pratica del discernimento sia attuata anche nell’ambito pastorale, in modo adeguato ai contesti, per illuminare la concretezza della vita ecclesiale. Essa consentirà di riconoscere meglio i carismi presenti nella comunità, di affidare con saggezza compiti e ministeri, di progettare nella luce dello Spirito i cammini pastorali, andando oltre la semplice programmazione di attività» (2, l).
3. Infine, vorrei raccomandarvi di porre alla base di tutto la condivisione e la fraternità fra voi e con i vostri Vescovi. Tale istanza è emersa con forza dal Convegno internazionale per la formazione permanente dei sacerdoti, sul tema «Ravviva il dono di Dio che è in te» (2 Tm 1,6), svoltosi nello scorso febbraio qui a Roma, con oltre ottocento Vescovi, sacerdoti, consacrati e laici, uomini e donne, impegnati in questo campo, in rappresentanza di ottanta Paesi. Non possiamo essere autentici padri se non siamo anzitutto figli e fratelli. E non siamo in grado di suscitare comunione e partecipazione nelle comunità a noi affidate se prima di tutto non le viviamo tra noi. So bene che, nel susseguirsi delle incombenze pastorali, tale impegno potrebbe sembrare un sovrappiù o persino tempo perso, ma in realtà è vero il contrario: infatti, solo così siamo credibili e la nostra azione non disperde ciò che altri hanno già costruito.
Non è solo la Chiesa sinodale missionaria ad aver bisogno dei Parroci, ma anche il cammino specifico del Sinodo 2021-2024, “Per una Chiesa sinodale. Comunione, partecipazione, missione”, in vista della Seconda Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si svolgerà nel prossimo mese di ottobre. Per prepararla abbiamo bisogno di ascoltare la vostra voce.
Per questo, invito coloro che hanno preso parte all’Incontro internazionale “I Parroci per il Sinodo” ad essere missionari di sinodalità anche con voi, loro fratelli Parroci, una volta rientrati a casa, animando la riflessione sul rinnovamento del ministero di parroco in chiave sinodale e missionaria, e al tempo stesso permettendo alla Segreteria Generale del Sinodo di raccogliere il vostro contributo insostituibile in vista della redazione dell’Instrumentum laboris. Ascoltare i Parroci era lo scopo di questo Incontro internazionale, ma ciò non può finire oggi: abbiamo bisogno di continuare ad ascoltarvi.
Carissimi fratelli, sono al vostro fianco in questo cammino che anch’io cerco di percorrere. Vi benedico tutti di cuore e a mia volta ho bisogno di sentire la vostra vicinanza e il sostegno della vostra preghiera. Affidiamoci alla Beata Vergine Maria Odighitria: colei che indica la strada, colei che conduce alla Via, alla Verità e alla Vita.
Roma, San Giovanni in Laterano, 2 maggio 2024
FRANCESCO
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[1] Discorso per la Commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015.
[00737-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
Chers frères curés!
La Rencontre internationale “Les curés pour le Synode” et le dialogue avec ceux qui y ont pris part, sont l’occasion de me souvenir dans ma prière de tous les curés du monde, auxquels j’adresse avec grande affection ces paroles.
L’Église ne pourrait pas aller de l’avant sans votre engagement et votre service. Cela est tellement évident que le dire semble presque banal, mais ne le rend pas moins vrai. C’est pourquoi je veux avant tout exprimer ma gratitude et mon estime pour le travail généreux que vous accomplissez chaque jour, en semant l’Évangile sur tous les types de terrains (cf. Mc 4, 1-25).
Comme vous en faites l’expérience en ces jours de partage, les paroisses dans lesquelles vous exercez votre ministère se trouvent dans des contextes très différents: de celles des périphéries des mégalopoles – je les ai connues personnellement à Buenos Aires – à celles, vastes comme des provinces, dans les régions les moins densément peuplées; de celles des centres urbains de nombreux pays européens, où les anciennes basiliques abritent des communautés de plus en plus petites et âgées, à celles où l’on célèbre sous un grand arbre et où le chant des oiseaux se mêle à la voix de nombreux enfants.
Les curés connaissent très bien tout cela, ils connaissent de l’intérieur la vie du Peuple de Dieu, ses peines et ses joies, ses besoins et ses richesses. C’est pourquoi une Église synodale a besoin de ses curés: sans eux, nous ne pourrons jamais apprendre à marcher ensemble, nous ne pourrons jamais entreprendre ce chemin de la synodalité qui «est celui que Dieu attend de l’Eglise du troisième millénaire»[1].
Nous ne deviendrons jamais une Église synodale missionnaire si les communautés paroissiales ne font pas de la participation de tous les baptisés à l’unique mission d’annoncer l’Évangile le trait caractéristique de leur vie. Si les paroisses ne sont pas synodales et missionnaires, l’Église ne le sera pas non plus. Le Rapport de Synthèse de la Première Session de la 16ème Assemblée Générale Ordinaire du Synode des Évêques est très clair à ce sujet: les paroisses, à partir de leurs structures et de l’organisation de leur vie, sont appelées à se concevoir «avant tout au service de la mission que les fidèles accomplissent au sein de la société, dans la vie familiale et professionnelle, sans se concentrer exclusivement sur les activités qui se déroulent en elles et sur leurs besoins d’organisation» (n. 8, 1). Il faut donc que les communautés paroissiales deviennent de plus en plus des lieux d’où les baptisés partent comme disciples missionnaires et vers où ils reviennent pleins de joie pour partager les merveilles opérées par le Seigneur à travers leur témoignage (cf. Lc 10, 17).
Comme pasteurs, nous sommes appelés à accompagner dans ce parcours les communautés que nous servons et, en même temps, à nous engager par la prière, le discernement et le zèle apostolique afin que notre ministère soit adapté aux exigences d’une Église synodale missionnaire. Ce défi concerne le Pape, les évêques et la Curie romaine, et il vous regarde aussi, vous les curés. Celui qui nous a appelés et consacrés nous invite aujourd’hui à nous mettre à l’écoute de la voix de son Esprit et à marcher dans la direction qu’il nous indique. Nous pouvons être sûrs d’une chose: sa grâce ne nous manquera pas. En chemin, nous découvrirons également la manière de libérer notre service des aspects qui le rendent plus difficile et de redécouvrir son véritable noyau : annoncer la Parole et réunir la communauté en rompant le pain.
Je vous exhorte donc à accueillir cet appel du Seigneur, à être, comme curés, constructeurs d’une Église synodale missionnaire et à vous engager avec enthousiasme sur ce chemin. Dans ce but, je voudrais formuler trois suggestions qui pourront inspirer le style de vie et d’action des pasteurs.
1. Je vous invite à vivre votre charisme ministériel spécifique de plus en plus au service des dons multiformes répandus par l’Esprit dans le Peuple de Dieu. En effet, il est urgent de découvrir, d’encourager et de valoriser «dans la foi les charismes des laïcs sous toutes leurs formes, des plus modestes aux plus éminents» (Conc. Vat. II Decr. Presbyterorum Ordinis, n. 9) et qui sont indispensables pour pouvoir évangéliser les réalités humaines. Je suis convaincu que de cette façon vous ferez ressortir de nombreux trésors cachés et que vous vous retrouverez moins seuls dans la grande tâche d’évangéliser, en faisant l’expérience de la joie d’une paternité authentique qui ne domine pas mais qui fait ressortir chez les autres, hommes et femmes, beaucoup de potentialités précieuses.
2. Je vous suggère de tout cœur d’apprendre et de pratiquer l’art du discernement communautaire, en utilisant pour cela la méthode de la “conversation dans l’Esprit”, qui nous a tant aidés dans le parcours synodal et dans le déroulement de l’Assemblée elle-même. Je suis certain que vous pourrez en recueillir de nombreux fruits non seulement dans les structures de communion, comme le Conseil pastoral paroissial, mais aussi dans de nombreux autres domaines. Comme le rappelle le Rapport de Synthèse, le discernement est un élément clé de l’action pastorale d’une Église synodale: «Il est important que la pratique du discernement soit également mise en œuvre dans la sphère pastorale, de manière appropriée aux contextes, afin d’éclairer le caractère concret de la vie ecclésiale. Celle-ci permettra de mieux reconnaître les charismes présents dans la communauté, de confier avec sagesse des tâches et des ministères, et de planifier les parcours pastoraux à la lumière de l’Esprit, en allant au-delà de la simple planification des activités» (n. 2, 1).
3. Enfin, je voudrais vous recommander de mettre à la base de tout le partage et la fraternité entre vous et avec vos évêques. Cette requête est ressortie avec force durant le Congrès international pour la formation permanente des prêtres, sur le thème «Ravive le don de Dieu qui est en toi» (2 Tm 1, 6), qui s’est déroulé en février dernier ici à Rome, avec plus de huit cents évêques, prêtres, consacrés et laïcs, hommes et femmes engagés dans ce domaine, représentant 80 pays. Nous ne pouvons pas être d’authentiques pères si nous ne sommes pas avant tout fils et frères. Et nous ne serons pas en mesure de susciter la communion et la participation dans les communautés qui nous sont confiées si avant tout nous ne les vivons pas entre nous. Je sais bien que, dans la succession des tâches pastorales, cet engagement pourrait sembler un surplus ou même du temps perdu, mais en réalité c’est le contraire: c’est seulement de cette manière que nous sommes crédibles et que notre action ne détruit pas ce que d’autres ont déjà construit.
Ce n’est pas seulement l’Église synodale missionnaire qui a besoin de curés, mais aussi le chemin spécifique du Synode 2021-2024, “Pour une Église synodale. Communion, participation, mission”, en vue de la Deuxième Session de la 16ème Assemblée Générale Ordinaire du Synode des Évêques, qui se déroulera au mois d’octobre prochain. Pour la préparer, nous avons besoin d’écouter votre voix.
C’est pourquoi j’invite ceux qui ont pris part à la Rencontre internationale “Les curés pour le Synode” à être missionnaires de synodalité également avec vous, leurs frères curés, une fois rentrés chez eux, en animant la réflexion sur le renouveau du ministère de curé dans une perspective synodale et missionnaire, et en même temps en permettant au Secrétariat Général du Synode de recueillir votre contribution irremplaçable en vue de la rédaction de l’Instrumentum laboris. Écouter les curés était le but de cette Rencontre internationale, mais cela ne peut pas finir aujourd’hui: nous avons besoin de continuer à vous écouter.
Très chers frères, je suis à vos côtés sur ce chemin que j’essaie de parcourir moi aussi. Je vous bénis tous de tout cœur et, à mon tour, j’ai besoin de sentir votre proximité et le soutien de votre prière. Confions-nous à la Bienheureuse Vierge Marie Odighitria: celle qui indique la route, celle qui conduit au Chemin, à la Vérité et à la Vie.
Rome, Saint-Jean-de-Latran, 2 mai 2024
FRANÇOIS
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[1] Discours pour la Commémoration du 50e anniversaire de l’institution du Synode des Évêques, 17 octobre 2015.
[00737-FR.01] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
Dear Brother Priests,
The International Meeting “Parish Priests for the Synod”, and the dialogue with all of you who have taken part, provide me with the opportunity to pray for the parish priests the world over.To all of you, I address these words with great affection.
It is so obvious as to sound almost banal, but that does not make it less true: the Church could not go on without your dedication and your pastoral service.So before all else, I would like to express my gratitude and appreciation for the generous work that you do each day, sowing seeds of the Gospel in every kind of soil (cf.Mk4:1-25).
As you have experienced in these days of sharing, the parishes in which you carry out your ministry vary widely, from those on the outskirts of great cities – as I know personally from Buenos Aires – to those in sparsely populated areas that are the size of vast provinces.They range from those in town centres in many European countries, where ancient basilicas house dwindling and aging communities, to those where celebrations are held beneath the branches of great trees and the songs of birds mix with the voices of small children.
Parish priests are well aware of this, since they know from within the life of God’s People their joys and hardships, their resources and their needs.For this reason, a synodal Church needs its parish priests.Without priests, we will never be able to learn how to walk together and to set out on the path of synodality, “the path which God expects of the Church of the third millennium”.[1]
We will never become a synodal and missionary Church unless parish communities are distinguished by the sharing of all the baptized in the one mission of proclaiming the Gospel.If parishes are not synodal and missionary, neither will the Church be.The Synthesis Report of the First Session of the XVI Ordinary General Assembly of the Synod of Bishops is very clear in this regard.Parishes, beginning with their structures and the organization of parish life, are called to think of themselves “primarily as being of service to the mission that the faithful carry out in society, in family life and the workplace, without concentrating exclusively on their own activities and their organizational needs” (8.1).Parish communities increasingly need to become places from which the baptized set out as missionary disciples and to which they return, full of joy, in order to share the wonders worked by the Lord through their witness (cf.Lk10:17).
As pastors, we are called to accompany in this process the communities that we serve, and at the same time to commit ourselves with prayer, discernment and apostolic zeal in ensuring that our ministry is suited to the needs of a synodal and missionary Church.This challenge is set before the Pope, the bishops and the Roman Curia, and it is also set before you, as parish priests.The Lord who has called us and consecrated us asks us today to listen to the voice of his Spirit and to advance in the direction that he points out to us.Of one thing we can be sure: he will never leave us without his grace.Along the way, we will discover how to set our ministry free from the things that wear us down and rediscover its most authentic core, the proclamation of God’s word and the gathering of the community for the breaking of bread.
I encourage you, then, to accept this, the Lord’s call to be, as parish priests, builders of a synodal and missionary Church and to devote yourselves enthusiastically to achieving this goal.To this end, I would like to offer three suggestions that can help to inspire your lifestyle and activity as pastors.
1. I ask you first tolive out your specific ministerial charism in ever greater service to the varied gifts that the Spirit sows in the People of God.It is urgent to “discover with faith, the many and varied charismatic gifts of the laity, be they of a humble or more exalted form” (Second Vatican Ecumenical Council, Decree on the Ministry and Life of PriestsPresbyterorum Ordinis, 9), which are indispensable for evangelizing any number of human situations and contexts.I am convinced that in this way you will bring to light many hidden treasures and feel less alone in the demanding task of evangelization.You will experience the joy of being true fathers, who do not dominate others but rather bring out in them, men and women alike, great and precious possibilities.
2. With all my heart, I suggest that youlearn to practise the art of communal discernment, employing for this purpose the method of “conversation in the Spirit”, which has proved so helpful in the synodal journey and in the proceedings of the synodal Assembly itself.I am certain that you will reap from it many good fruits, not only in structures of communion such as parish councils, but in many other fields as well.As the Synthesis Report makes clear, discernment is a key element in the pastoral activity of a synodal Church: “It is important that the practice of discernment be exercised also in pastoral settings, in a way adapted to differing contexts, in order to illumine the concreteness of ecclesial life.This will help to recognize better the charisms present within the community, to distribute wisely different responsibilities and ministries, and to plan in the light of the Spirit pastoral projects that go beyond the mere programming of activities” (2.1).
3. Finally, I would like to urge you tobase everything you do in a spirit of sharing and fraternity among yourselves and with your bishops.This is something that emerged forcefully from the International Conference for the Permanent Formation of Priests, on the theme, “Fan into Flame the Gift of God that You Possess” (2 Tim1:6), which took place last February here in Rome, with over 800 bishops, priests, lay and consecrated men and women, engaged in this area and representing some 18 countries.We cannot be authentic fathers unless we are first sons and brothers.And we cannot foster communion and participation in the communities entrusted to our care unless, before all else, we live out those realities among ourselves.I am quite aware that, amid the constant call of our pastoral responsibilities, this commitment may seem burdensome, even a waste of time, but the opposite is true: indeed, only in this way will we be credible and our activity not end up scattering what others have already gathered.
It is not only the synodal and missionary Church that needs parish priests, but also the ongoing process of the 2021-2024 Synod, “For a Synodal Church: Communion, Participation, Mission”, as we look forward to the Second Session of the XVI Ordinary General Assembly of the Synod of Bishops, which will take place in the coming month of October.In order to prepare for it, we need to hear your voice.
For this reason, I invite those who have taken part in the International Meeting “Parish Priests for the Synod” to be missionaries of synodality, among yourselves and, once you return home, with your fellow parish priests.I ask you to encourage reflection, with a synodal and missionary mindset, on the renewal of the ministry of parish priests, and enable the General Secretariat of the Synod to gather your distinctive contributions in view of the preparation of theInstrumentum Laboris.The purpose of the present International Meeting was to listen to parish priests, but that cannot finish today: we need to continue to hear from you.
Dear brothers, I am at your side in this process, in which I myself am taking part.I bless all of you from the heart, and in turn, I need to feel your closeness and the support of your prayers.Let us entrust ourselves to the Blessed Virgin MaryHodegetria, Our Lady of the Way.She shows us the way; she leads us to Jesus, who is the Way, the Truth, and the Life.
Rome, Saint John Lateran, 2 May 2024
FRANCIS
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[1]Address for the Commemoration of the Fifteth Anniversary of the Establishment of the Synod of Bishops, 17 October 2015.
[00737-EN.01] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
Liebe Brüder Pfarrer!
Das internationale Treffen der „Pfarrer für die Synode“ und der Dialog mit denen, die daran teilgenommen haben, sind für mich Anlass, aller Pfarrer auf der Welt im Gebet zu gedenken, an die ich diese Worte mit großer Zuneigung richte.
Es ist so offensichtlich, dass es fast schon banal klingt, aber das macht es nicht weniger wahr: Die Kirche könnte ohne euer Engagement und euren Dienst nicht fortbestehen. Deshalb möchte ich vor allem meine Dankbarkeit und Wertschätzung für die großzügige Arbeit zum Ausdruck bringen, die ihr jeden Tag leistet, indem ihr das Evangelium in alle möglichen Böden sät (vgl. Mk 4,1-25).
Wie ihr in diesen Tagen des Austauschs feststellen könnt, befinden sich die Gemeinden, in denen Ihr Euren Dienst verrichtet, in sehr unterschiedlichen Situationen: angefangen bei Gemeinden in der Peripherie von Megastädten – ich habe sie in Buenos Aires unmittelbar kennengelernt – bis hin zu solchen, die so groß sind wie Provinzen in weniger dicht besiedelten Regionen; von Gemeinden in den urbanen Zentren vieler europäischer Länder, in denen alte Basiliken immer kleinere und ältere Gemeinden beherbergen, bis hin zu solchen, in denen man unter einem großen Baum feiert und sich der Gesang der Vögel mit den Stimmen der vielen Kinder vermischt.
Die Pfarrer wissen das alles sehr gut, sie kennen das Leben des Volkes Gottes von innen heraus, seine Mühen und Freuden, seine Bedürfnisse und Reichtümer. Deshalb braucht eine synodale Kirche ihre Pfarrer: Ohne sie werden wir nie lernen können, gemeinsam unterwegs zu sein, wir werden nie in der Lage sein, den Weg der Synodalität einzuschlagen, der »das [ist], was Gott sich von der Kirche des dritten Jahrtausends erwartet«[1].
Wir werden nie eine synodale missionarische Kirche werden, wenn die Pfarrgemeinden die Beteiligung aller Getauften an der einen Mission der Verkündigung des Evangeliums nicht zum Kennzeichen ihres Lebens machen. Wenn die Pfarreien nicht synodal und missionarisch sind, wird es auch die Kirche nicht sein. Der Synthese-Bericht der Ersten Sitzung der Sechzehnten Ordentlichen Generalversammlung der Bischofssynode ist diesbezüglich sehr deutlich: Ausgehend von ihren Strukturen und der Organisation ihres Alltags, sind die Pfarreien aufgerufen, sich »in erster Linie im Dienst der Sendung [zu] verstehen, die die Gläubigen in der Gesellschaft, in der Familie und im Berufsleben ausüben, ohne sich ausschließlich auf die Aktivitäten zu konzentrieren, die in ihnen stattfinden, und auf ihre organisatorischen Bedürfnisse« (8, l). Deshalb ist es notwendig, dass die Pfarrgemeinden immer mehr zu Orten werden, von denen die Getauften als missionarische Jüngerinnen und Jünger ausziehen und zu denen sie voller Freude zurückkehren, um von den Wundern zu erzählen, die der Herr durch ihr Zeugnis gewirkt hat (vgl. Lk 10,17).
Als Hirten sind wir gerufen, die Gemeinden, denen wir dienen, auf diesem Weg zu begleiten und uns zugleich mit Gebet, Unterscheidungsvermögen und apostolischem Eifer darum zu bemühen, dass unser Dienst den Anforderungen einer synodalen missionarischen Kirche gerecht wird. Diese Herausforderung betrifft den Papst, die Bischöfe und die Römische Kurie, und sie betrifft auch euch Pfarrer. Er, der uns berufen und geweiht hat, lädt uns heute ein, auf die Stimme seines Geistes zu hören und in die von ihm gewiesene Richtung zu gehen. In einem Punkt können wir sicher sein: Er wird es uns nicht an seiner Gnade fehlen lassen. Entlang des Weges werden wir auch entdecken, wie wir unseren Dienst von all dem befreien können, was ihn ermüdend macht, und wie wir seinen wahren Kern wiederentdecken können: Das Wort zu verkünden und die die Gemeinde im Brechen des Brotes zu vereinen.
Ich fordere euch daher auf, diesen Ruf des Herrn anzunehmen und als Pfarrer Bauleute einer synodalen missionarischen Kirche zu sein und euch mit Begeisterung für diesen Weg einzusetzen. Zu diesem Zweck möchte ich drei Vorschläge machen, die für den Lebensstil und für das Handeln der Hirten inspirierend sein können.
1. Ich lade euch ein, euer spezifisches Charisma immer mehr im Dienst der vielfältigen Gaben zu leben, die der Heilige Geist im Volk Gottes verbreitet. Es ist nämlich dringend notwendig, »die vielfältigen Charismen der Laien, schlichte wie bedeutendere, mit Glaubenssinn« aufzuspüren, zu bestärken und hervorzuheben (Zweites Vatikanisches Konzil, Dekret Presbyterorum Ordinis, 9), die für die Evangelisierung der Lebenswirklichkeit der Menschen unverzichtbar sind. Ich bin überzeugt, dass ihr auf diese Weise viele verborgene Schätze zum Vorschein bringen und euch bei der großen Aufgabe der Evangelisierung weniger allein gelassen fühlen werdet, da ihr die Freude einer echten Väterlichkeit erlebt, die nicht den ersten Platz beansprucht, sondern in den anderen, Männern und Frauen, viel wertvolles Potenzial zutage fördert.
2. Ich empfehle euch von ganzem Herzen, die Kunst der gemeinschaftlichen Unterscheidung zu erlernen und zu praktizieren und dafür die Methode des „Gesprächs im Heiligen Geist“ zu nutzen, die uns im Verlauf der Synode und bei der Durchführung der Vollversammlung selbst so hilfreich war. Ich bin sicher, dass ihr damit nicht nur in den Gemeinschaftsstrukturen, wie dem Pastoralrat der Pfarrei, sondern auch in zahlreichen anderen Bereichen viele Früchte ernten könnt. Wie der Synthese-Bericht in Erinnerung ruft, ist die Unterscheidung ein Schlüsselelement des pastoralen Wirkens einer synodalen Kirche: »Es ist wichtig, dass die Praxis der Unterscheidung auch im pastoralen Bereich in einer den jeweiligen Kontexten angemessenen Weise umgesetzt wird, um die Konkretheit des kirchlichen Lebens zu erhellen. Sie wird es ermöglichen, die in der Gemeinschaft vorhandenen Charismen besser zu erkennen, Aufgaben und Ämter weise zu übertragen und pastorale Wege im Licht des Geistes zu planen, die über die bloße Planung von Aktivitäten hinausgehen« (2, l).
3. Und schließlich möchte ich euch empfehlen, den Austausch und die Brüderlichkeit unter euch und mit euren Bischöfen zur Grundlage von allem zu machen. Dieses Anliegen wurde mit Nachdruck vertreten auf der Internationalen Konferenz für die Weiterbildung von Priestern zum Thema »Entfache die Gnade Gottes wieder, die dir […] zuteilgeworden ist« (2 Tim 1,6), die im vergangenen Februar hier in Rom stattgefunden hat, mit über achthundert Bischöfen, Priestern, gottgeweihten Männern und Frauen, die in diesem Bereich tätig sind und achtzig Länder repräsentiert haben. Wir können keine wahren Väter sein, wenn wir nicht vor allem Söhne und Brüder sind. Und wir sind nicht in der Lage, Gemeinschaft und Beteiligung in den uns anvertrauten Gemeinden zu fördern, wenn wir sie nicht zuallererst unter uns selbst leben. Ich weiß wohl, dass ein solches Engagement angesichts der vielen pastoralen Aufgaben als Zugabe oder gar als Zeitverschwendung erscheinen könnte, aber in Wirklichkeit ist das Gegenteil der Fall: Nur so sind wir glaubwürdig und macht unser Tun nicht das zunichte, was andere bereits aufgebaut haben.
Nicht nur die synodale missionarische Kirche braucht Pfarrer, sondern auch der besondere Weg der Synode 2021-2024, „Für eine synodale Kirche: Gemeinschaft, Teilhabe und Sendung“, im Hinblick auf die Zweite Sitzung der XVI. Ordentlichen Bischofssynode, die im kommenden Oktober stattfinden wird. Um sie vorzubereiten, müssen wir auf eure Stimme hören.
Aus diesem Grund lade ich diejenigen, die am Internationalen Treffen der „Pfarrer für die Synode“ teilgenommen haben, ein, nach ihrer Rückkehr auch euch gegenüber, ihren Mitbrüdern, Missionare der Synodalität zu sein und die Reflexion über die Erneuerung des Pfarrerdienstes in einem synodalen und missionarischen Sinne anzuregen und gleichzeitig dem Generalsekretariat der Synode zu ermöglichen, euren unersetzlichen Beitrag für das Verfassen des Instrumentum laboris mitaufzunehmen. Den Pfarrern zuzuhören war das Ziel dieses Internationalen Treffens, aber das darf nicht heute enden: Wir haben es nötig, auch weiterhin auf euch zu hören.
Liebe Brüder, ich bin an eurer Seite auf diesem Weg, den auch ich zu gehen versuche. Ich segne euch alle von Herzen und brauche auch meinerseits eure Nähe und die Unterstützung eures Gebets. Vertrauen wir uns der seligen Jungfrau Maria Hodegetria an: Sie ist diejenige, die den Weg weist, diejenige, die zum Weg, zur Wahrheit und zum Leben führt.
Rom, Sankt Johannes im Lateran, 2. Mai 2024
FRANZISKUS
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[1] Ansprache von Papst Franziskus zur 50-Jahr-Feier der Errichtung der Bischofssynode, 17. Oktober 2015.
[00737-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]
Traduzione in lingua spagnola
Queridos hermanos párrocos:
El encuentro internacional “Los párrocos por el Sínodo” y el diálogo con quienes han participado en él son la ocasión para recordar en mi oración a todos los párrocos del mundo, a los que dirijo estas palabras con gran afecto.
La Iglesia no podría ir adelante sin vuestro compromiso y servicio; es tan obvio que decirlo suena casi banal, pero esto no lo hace menos verdadero. Por eso quiero ante todo expresar mi gratitud y estima por el generoso trabajo que ustedes hacen cada día, sembrando el Evangelio en todo tipo de terreno (cf. Mc 4,1-25).
Como están experimentando en estos días de intercambio, las parroquias en las que ustedes desarrollan su ministerio se encuentran en contextos muy diferentes; desde aquellas situadas en las periferias de las grandes ciudades —las conocí directamente en Buenos Aires— a aquellas vastas como provincias en las regiones menos densamente pobladas; desde aquellas que están en los centros urbanos de muchos países europeos, en las que antiguas basílicas acogen comunidades cada vez más pequeñas y más envejecidas, hasta aquellas donde se celebra bajo un gran árbol y el canto de los pájaros se mezcla con la voz de tantos niños.
Los párrocos conocen todo esto muy bien, conocen la vida del Pueblo de Dios desde dentro, sus fatigas y sus alegrías, sus necesidades y sus riquezas. Por eso una Iglesia sinodal necesita a sus párrocos; sin ellos nunca podremos aprender a caminar juntos, nunca podremos recorrer ese camino de la sinodalidad que «es el camino que Dios espera de la Iglesia del tercer milenio»[1].
Nunca llegaremos a ser Iglesia sinodal misionera si las comunidades parroquiales no hacen de la participación de todos los bautizados en la única misión de anunciar el Evangelio el rasgo característico de sus vidas. Si las parroquias no son sinodales y misioneras, tampoco lo será la Iglesia. La Relación de Síntesis de la Primera Sesión de la XVI Asamblea General Ordinaria del Sínodo de los Obispos es muy clara al respecto: las parroquias, a partir de sus estructuras y de la organización de su vida, están llamadas a concebirse «principalmente al servicio de la misión que los fieles llevan adelante al interno de la sociedad, en la vida familiar y laboral sin concentrarse exclusivamente en las actividades que desarrollan hacia dentro y sobre sus necesidades organizativas» (8, l). Por eso es necesario que las comunidades parroquiales sean cada vez más lugares desde los cuales los bautizados parten como discípulos misioneros y adonde regresan, llenos de alegría, para compartir las maravillas obradas por el Señor a través de su testimonio (cf. Lc 10,17).
Como pastores, estamos llamados a acompañar en este itinerario a las comunidades que servimos y, al mismo tiempo, a comprometernos con la oración, el discernimiento y el celo apostólico para que nuestro ministerio se adecúe a las exigencias de una Iglesia sinodal misionera. Este desafío concierne al Papa, a los obispos y a la Curia romana, y también a ustedes párrocos. Aquel que nos ha llamado y consagrado nos invita hoy a ponernos a la escucha de su Espíritu y a movernos en la dirección que Él nos indica. De algo podemos estar seguros: no dejará que nos falte su gracia. A lo largo del camino descubriremos también el modo para liberar nuestro servicio de aquellos aspectos que lo hacen más penoso y redescubrir su núcleo más auténtico: anunciar la Palabra y reunir a la comunidad partiendo el pan.
Como párrocos los exhorto a acoger esta llamada del Señor a ser constructores de una Iglesia sinodal misionera y a comprometerse con entusiasmo en este camino. Para ese fin, deseo formular tres recomendaciones que puedan inspirar el estilo de vida y de acción de los pastores.
1. Los invito a vivir su carisma ministerial específico cada vez más al servicio de los multiformes dones diseminados por el Espíritu en el Pueblo de Dios. Urge descubrir, animar y valorar «con el sentido de la fe los multiformes carismas de los seglares, tanto los humildes como los más elevados» (Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Presbyterorum Ordinis, 9) y que son indispensables para poder evangelizar las realidades humanas. Estoy convencido de que así harán surgir muchos tesoros escondidos y se encontrarán menos solos en la gran tarea de evangelizar, experimentando la alegría de una genuina paternidad que no sobresale, sino que hace emerger en los otros, hombres y mujeres, muchas potencialidades valiosas.
2. Con todo el corazón les aconsejo que aprendan y practiquen el arte del discernimiento comunitario, valiéndose para esto del método de la “conversación en el Espíritu”, que nos ha ayudado tanto en el itinerario sinodal y en el desarrollo de la misma Asamblea. Estoy seguro de que podrán recoger numerosos frutos de ello, no sólo en las estructuras de comunión, como el Consejo pastoral parroquial, sino también en muchos otros campos. Como recuerda la Relación de Síntesis, el discernimiento es un elemento clave de la acción pastoral de una Iglesia sinodal: «Es importante que la práctica del discernimiento se aplique también en el ámbito pastoral, en un modo adecuado a los contextos, para iluminar lo concreto de la vida eclesial. Esta práctica permitirá conocer mejor los carismas presentes en la comunidad, confiar con sabiduría tareas y ministerios, proteger a la luz del espíritu los caminos pastorales, yendo más allá de la simple programación de actividades» (2, l).
3. Por último, quisiera aconsejarles que basen todo en el intercambio y la fraternidad entre ustedes y con sus obispos. Esta instancia surgió con fuerza en el Congreso internacional para la formación permanente de los sacerdotes, con el tema «Reaviva el don de Dios que hay en ti» (2 Tm 1,6), realizado el pasado mes de febrero aquí en Roma, con más de ochocientos obispos, sacerdotes, consagrados y laicos, hombres y mujeres, comprometidos en este campo, y en representación de ochenta países. No podemos ser auténticos padres si no somos ante todo hijos y hermanos. Y no seremos capaces de suscitar comunión y participación en las comunidades que nos son confiadas si no las vivimos en primer lugar entre nosotros. Sé bien que, en la sucesión de las responsabilidades pastorales, ese compromiso podría parecer un añadido o incluso tiempo perdido, pero en realidad es lo contrario; en efecto, sólo así somos creíbles y nuestra acción no desbarata lo que otros ya han construido.
No es sólo la Iglesia sinodal misionera la que necesita a los párrocos, sino también el camino específico del Sínodo 2021-2024, “Por una Iglesia sinodal: comunión, participación y misión”, en vista de la Segunda Sesión de la XVI Asamblea General Ordinaria del Sínodo de los Obispos, que se llevará a cabo el próximo mes de octubre. Para prepararla necesitamos escuchar sus voces.
Por eso, invito a todos los que han participado en el Encuentro internacional “Los párrocos por el Sínodo” a que, cuando regresen a casa, sean misioneros de sinodalidad también con sus hermanos párrocos, animando la reflexión sobre la renovación del ministerio del párroco en clave sinodal y misionera, y al mismo tiempo permitiendo a la Secretaría General del Sínodo que reúna sus insustituibles aportes para la redacción del Instrumentum laboris. Escuchar a los párrocos era el objetivo de este Encuentro internacional, pero eso no puede terminar hoy; necesitamos seguir escuchándolos.
Queridos hermanos, estoy junto a ustedes en este camino que también yo intento recorrer. Los bendigo a todos de corazón y a su vez necesito sentir la cercanía y el apoyo de sus oraciones. Encomendémonos a la Bienaventurada Virgen María Odighitria, aquella que indica el sendero, aquella que nos conduce al Camino, a la Verdad y a la Vida.
Roma, San Juan de Letrán, 2 de mayo de 2024
FRANCISCO
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[1] Discurso en la Conmemoración del 50 aniversario de la institución del Sínodo de los Obispos, 17 octubre 2015.
[00737-ES.01] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua portoghese
Queridos irmãos párocos!
O Encontro Internacional «Os Párocos em prol do Sínodo» e o diálogo com quantos nele tomam parte dão-me ocasião para recordar, na minha oração, todos os párocos do mundo a quem dirijo, com grande afeto, estas palavras.
De tão óbvio que é, quase parece banal afirmá-lo, mas isso não o torna menos verdadeiro: a Igreja não poderia caminhar sem o vosso empenho e serviço. Por isso quero começar por vos exprimir gratidão e estima pelo trabalho generoso que diariamente realizais, semeando o Evangelho nos vários tipos de terreno (cf. Mc 4, 1-25).
Como se pode verificar nestes dias de partilha, as paróquias, onde realizais o vosso ministério, encontram-se em contextos muito diversos: desde paróquias situadas nas periferias das grandes cidades – conheci-as por experiência direta em Buenos Aires – até paróquias vastas como províncias nas regiões menos densamente povoadas; desde as localizadas nos centros urbanos de muitos países europeus, onde antigas basílicas acolhem comunidades cada vez mais pequenas e envelhecidas, até àquelas onde se celebra debaixo duma grande árvore, misturando-se o canto dos pássaros com as vozes de tantas crianças.
Os párocos conhecem tudo isto muito bem… Conhecem de perto a vida do povo de Deus, as suas fadigas e alegrias, as suas carências e riquezas. É por isso que uma Igreja sinodal tem necessidade dos seus párocos: sem eles, nunca poderemos aprender a caminhar juntos, nunca poderemos embocar aquele caminho da sinodalidade que «é precisamente o caminho que Deus espera da Igreja do terceiro milénio».[1]
Jamais nos tornaremos uma Igreja sinodal missionária, se as comunidades paroquiais não fizerem, da participação de todos os batizados na única missão de anunciar o Evangelho, o traço caraterístico da sua vida. Se as paróquias não forem sinodais e missionárias, também a Igreja não o será. A este respeito, é muito claro o Relatório de Síntese da Primeira Sessão da XVI Assembleia Geral Ordinária do Sínodo dos Bispos: as paróquias, a partir das suas estruturas e da organização da sua vida, são chamadas a conceber-se «principalmente ao serviço da missão que os fiéis levam por diante no interior da sociedade, na vida familiar e laboral, sem se concentrar exclusivamente nas atividades que se desenrolam no seu interior e nas suas necessidades organizativas» (8, l). Por isso, é preciso que as comunidades paroquiais se tornem cada vez mais lugares donde partem como discípulos missionários os batizados e aonde regressam, cheios de alegria, para partilhar as maravilhas operadas pelo Senhor através do seu testemunho (cf. Lc 10, 17).
Como pastores, somos chamados a acompanhar neste percurso as comunidades que servimos e, com a oração, o discernimento e o zelo apostólico, empenhar-nos por que o nosso ministério seja adequado às exigências duma Igreja sinodal missionária. Este desafio diz respeito ao Papa, aos Bispos, à Cúria Romana e naturalmente também a vós, párocos. O Senhor que nos chamou e consagrou convida-nos, hoje, a pôr-nos à escuta da voz do seu Espírito e a mover-nos na direção que Ele nos indica. Duma coisa, podemos estar certos: não nos deixará faltar a sua graça. Ao longo do caminho, descobriremos também como libertar o nosso serviço de tudo aquilo que o torna mais cansativo e descobrir o seu núcleo mais autêntico: anunciar a Palavra e reunir a comunidade na fração do pão.
Exorto-vos, pois, a acolher este chamamento do Senhor para serdes, como Párocos, construtores duma Igreja sinodal missionária, empenhando-vos com entusiasmo neste caminho. Com tal objetivo, gostaria de formular três sugestões que poderão inspirar o estilo de vida e de ação dos pastores.
1. Convido-vos a viver o vosso carisma ministerial específico cada vez mais ao serviço dos dons multiformes semeados pelo Espírito no povo de Deus. Urge, pois, perscrutar com o sentido da fé, reconhecer com alegria e promover com diligência os carismas multiformes dos leigos, tanto os mais modestos como os mais altos (cf. Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Presbyterorum Ordinis, 9), que são indispensáveis para se poder evangelizar as realidades humanas. Estou convencido de que assim fareis surgir muitos tesouros escondidos e encontrar-vos-eis menos sós na grande missão de evangelizar, experimentando a alegria duma genuína paternidade que não sufoca nos outros, homens e mulheres, suas muitas potencialidades preciosas, antes fá-las sobressair.
2. De todo o coração, vos sugiro que aprendais e pratiqueis a arte do discernimento comunitário, valendo-vos para isso do método da «conversação no Espírito», que muito nos ajudou no percurso sinodal e na condução da própria Assembleia. Estou certo de que podereis colher abundantes frutos não só nas estruturas de comunhão, como o Conselho Pastoral Paroquial, mas também em muitos outros campos. Como nos recorda o já citado Relatório de Síntese, o discernimento é elemento-chave da ação pastoral duma Igreja sinodal: «É importante que a prática do discernimento seja realizada também em âmbito pastoral, de modo adequado aos contextos, para iluminar a concretude da vida eclesial. Com esta prática será possível reconhecer melhor os carismas presentes na comunidade, confiar com sabedoria tarefas e ministérios, projetar à luz do Espírito os caminhos pastorais, indo para além da simples programação de atividades» (2, 1).
3. Por fim, gostaria de vos recomendar que coloqueis na base de tudo a partilha e a fraternidade entre vós e com os vossos Bispos. Esta solicitação ressoou forte no Convénio Internacional para a Formação Permanente dos Sacerdotes sobre o tema «Reaviva o dom de Deus que está em ti» (2 Tim 1, 6), realizado no passado mês de fevereiro aqui em Roma, com a participação de mais de oitocentos bispos, sacerdotes, consagrados e leigos, homens e mulheres, comprometidos neste campo, representando oitenta países. Não podemos ser autênticos pais, se não formos, antes de tudo, filhos e irmãos. E não seremos capazes de suscitar comunhão e participação nas comunidades que nos são confiadas se, primeiro, não as vivermos entre nós. Bem sei que, na sucessão das incumbências pastorais, este compromisso poderá parecer lateral ou até uma perda de tempo, mas realmente é verdade o contrário: de facto só assim somos credíveis e a nossa ação não desperdiça o que outros já construíram.
Não é só a Igreja sinodal missionária que precisa dos párocos, mas também o caminho específico do Sínodo 2021-2024 que tem por tema «Em prol duma Igreja Sinodal. Comunhão, participação, missão», em vista da Segunda Sessão da XVI Assembleia Geral Ordinária do Sínodo dos Bispos, que se vai realizar no próximo mês de outubro. Para prepará-la, precisamos de escutar a vossa voz.
Por isso, convido quantos participaram no Encontro Internacional «Os Párocos em prol do Sínodo» a serem missionários de sinodalidade nomeadamente entre os seus irmãos párocos, quando regressarem a casa, animando a reflexão sobre a renovação do ministério de pároco em chave sinodal e missionária e, ao mesmo tempo, permitindo à Secretaria Geral do Sínodo recolher a vossa imprescindível contribuição para a redação do Instrumentum laboris. A escuta dos párocos era o objetivo deste Encontro Internacional, mas não pode terminar hoje: precisamos de continuar a ouvir-vos.
Queridos irmãos, estou ao vosso lado neste caminho que também eu procuro percorrer. De coração vos abençoo a todos, e por minha vez preciso de sentir a vossa solidariedade e o apoio da vossa oração. Confiemo-nos à Bem-aventurada Virgem Maria Odighitria: Aquela que indica a estrada, Aquela que nos leva até ao Caminho, à Verdade e à Vida.
Roma, São João de Latrão, 2 de maio de 2024.
FRANCISCO
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[1] Francisco, Discurso na comemoração do cinquentenário da instituição do Sínodo dos Bispos, 17/X/2015.
[00737-PO.01] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua polacca
Drodzy Bracia Proboszczowie!
Międzynarodowe Spotkanie „Proboszczowie dla Synodu” i dialog z tymi, którzy wzięli w nim udział, stanowią okazję, aby pamiętać w moich modlitwach o wszystkich proboszczach świata, do których kieruję te słowa z wielką serdecznością.
Jest to tak oczywiste, że powiedzenie tego brzmi niemal banalnie, ale nie oznacza to, aby było mniej prawdziwe: Kościół nie mógłby żyć bez waszego zaangażowania i posługi. Dlatego pragnę przede wszystkim wyrazić wdzięczność i szacunek za wielkoduszną pracę, którą wykonujecie każdego dnia, zasiewając Ewangelię na glebie wszelkiego rodzaju (por. Mk 4, 1-25).
Jak doświadczacie w tych dniach refleksji i dyskusji, parafie, w których wypełniacie swoją posługę, znajdują się w bardzo różnych kontekstach: od tych na obrzeżach wielkich miast – poznałem je bezpośrednio w Buenos Aires – po te rozległe, jak prowincje w mniej zaludnionych regionach; od tych miejskich, w centrach wielu miast europejskich, gdzie starożytne bazyliki gromadzą wspólnoty coraz mniejsze i starsze, po te, w których celebracje odbywają się pod dużym drzewem, a śpiew ptaków miesza się z głosami wielu dzieci.
Proboszczowie znają to wszystko bardzo dobrze, znają od wewnątrz życie Ludu Bożego, jego znoje i radości, jego potrzeby i bogactwa. Dlatego Kościół synodalny potrzebuje swoich proboszczów: bez nich nigdy nie będziemy w stanie nauczyć się podążania razem, nigdy nie będziemy w stanie podjąć drogi synodalności, będącej „drogą, której Bóg oczekuje od Kościoła trzeciego tysiąclecia”[1].
Nigdy nie staniemy się misyjnym Kościołem synodalnym, jeśli wspólnoty parafialne nie uczynią uczestnictwa wszystkich ochrzczonych w jednej misji głoszenia Ewangelii, znakiem rozpoznawczym swojego życia. Jeśli parafie nie będą synodalne i misyjne, nie będzie też Kościoła. Sprawozdanie podsumowujące Pierwszą Sesję XVI Zwyczajnego Zgromadzenia Ogólnego Synodu Biskupów, jest w tym względzie bardzo jasne: parafie, począwszy od ich struktur i organizacji swego życia, są wezwane do postrzegania siebie „przede wszystkim w służbie misji, którą wierni pełnią w społeczeństwie, w życiu rodzinnym i zawodowym, nie skupiając się wyłącznie na działaniach, które mają miejsce w nich samych i na ich potrzebach organizacyjnych” (8, l). Konieczne jest zatem, aby wspólnoty parafialne stawały się coraz bardziej miejscami, z których ochrzczeni wychodzą jako uczniowie-misjonarze, i do których powracają pełni radości, aby dzielić się cudami zdziałanymi przez Pana poprzez ich świadectwo (por. Łk 10, 17).
Jako pasterze, jesteśmy wezwani do towarzyszenia w tej drodze wspólnotom, którym posługujemy, a jednocześnie do podejmowania starań z modlitwą, rozeznaniem i gorliwością apostolską, aby nasza posługa była dostosowana do wymagań misyjnego Kościoła synodalnego. Wyzwanie to dotyczy papieża, biskupów i Kurii Rzymskiej, a także was, księży proboszczów. Ten, który nas powołał i namaścił, zaprasza nas dzisiaj do słuchania głosu Jego Ducha i podążania w kierunku, który On wskazuje. Jednego możemy być pewni: nie pozwoli, aby zabrakło nam Jego łaski. Po drodze odkryjemy również, jak uwolnić naszą posługę od tych aspektów, które czynią ją bardziej uciążliwą i na nowo odkryć jej najprawdziwszy rdzeń: głoszenie Słowa i gromadzenie wspólnoty na łamaniu chleba.
Dlatego zachęcam was do przyjęcia tego wezwania Pana, abyście jako proboszczowie byli budowniczymi misyjnego Kościoła synodalnego i entuzjastycznie zaangażowali się w ten proces. W tym celu chciałbym przedstawić trzy sugestie, które mogą zainspirować styl życia i działania duszpasterskiego.
1. Zachęcam was, abyście przeżywali swój specyficzny charyzmat posługi coraz bardziej w służbie wielorakich darów, rozpowszechnianych przez Ducha Świętego w Ludzie Bożym. Istnieje bowiem pilna potrzeba odkrywania, wspierania i doceniania „ze zmysłem wiary charyzmatów, tak małych, jak i wielkich, które w różnych formach udzielane są świeckim” (Sobór Wat. II, Dekret Presbyterorum ordinis, 9), i które są niezbędne, aby można było ewangelizować ludzkie realia. Jestem przekonany, że w ten sposób wydobędziecie wiele ukrytych skarbów i będziecie mniej osamotnieni w wielkim zadaniu ewangelizacji, doświadczając radości prawdziwego ojcostwa, które nie dominuje, lecz raczej wydobywa z innych, mężczyzn i kobiet, wiele cennego potencjału.
2. Z całego serca radzę, abyście uczyli się i praktykowali sztukę rozeznawania wspólnotowego, korzystając w tym celu z metody „rozmowy w Duchu”, która tak bardzo pomogła nam na drodze synodalnej i w przebiegu samego Zgromadzenia. Jestem przekonany, że będziecie mogli zebrać wiele owoców nie tylko w strukturach komunii, takich jak Parafialna Rada Duszpasterska, ale także w wielu innych dziedzinach. Jak przypomina Sprawozdanie podsumowujące, rozeznawanie jest kluczowym elementem duszpasterskiego działania Kościoła synodalnego: „Ważne jest, aby praktyka rozeznawania była wdrażana również w sferze duszpasterskiej, w sposób odpowiedni do kontekstów, aby rozjaśnić rzeczywistość życia kościelnego. Pozwoli to lepiej rozpoznać charyzmaty obecne we wspólnocie, mądrze powierzać zadania i posługi, planować drogi duszpasterskie w świetle Ducha, wykraczając poza zwykłe planowanie działań” (2, l).
3. Na koniec chciałbym zalecić, abyście opierali wszystko na podstawie dzielenia się oraz braterstwa między sobą i z waszymi biskupami. Prośba ta wyłoniła się z mocą podczas Międzynarodowej Konferencji na temat formacji stałej kapłanów, na temat „Rozpal na nowo charyzmat Boży, który jest w tobie” (2 Tm 1, 6), która odbyła się w lutym bieżącego roku, tutaj w Rzymie, z udziałem ponad ośmiuset biskupów, kapłanów, osób konsekrowanych, mężczyzn i kobiet, zaangażowanych na tym polu, reprezentujących osiemdziesiąt krajów. Nie możemy być autentycznymi ojcami, jeśli nie jesteśmy przede wszystkim synami i braćmi. Nie jesteśmy w stanie wzbudzić komunii i uczestnictwa w powierzonych nam wspólnotach, jeśli nie żyjemy nimi przede wszystkim między sobą. Zdaję sobie sprawę, że w natłoku zadań duszpasterskich, takie zaangażowanie może wydawać się przesadą, a nawet stratą czasu, ale tak naprawdę jest odwrotnie: tylko w ten sposób jesteśmy wiarygodni, a nasze działania nie niszczą tego, co zbudowali już inni.
Nie tylko misyjny Kościół synodalny potrzebuje proboszczów, ale także konkretna droga Synodu 2021-2024, „Ku Kościołowi synodalnemu. Komunia, uczestnictwo, misja”, w perspektywie II sesji XVI Zwyczajnego Zgromadzenia Ogólnego Synodu Biskupów, która odbędzie się w październiku bieżącego roku. Aby ją przygotować, potrzebujemy usłyszenia waszych głosów.
Dlatego zapraszam tych, którzy wzięli udział w Międzynarodowym Spotkaniu „Proboszczowie dla Synodu”, aby po powrocie do domu byli misjonarzami synodalności także wraz z wami, swymi braćmi proboszczami, animując refleksję nad odnową posługi proboszcza w kluczu synodalnym i misyjnym; zapraszam jednocześnie do umożliwienia Sekretariatowi Generalnemu Synodu zebrania waszego niezbędnego wkładu w przygotowanie Instrumentum laboris. Wysłuchanie proboszczów było celem tego Międzynarodowego Spotkania, ale nie może się to zakończyć dzisiaj: musimy nadal was słuchać.
Drodzy Bracia, jestem u waszego boku na tej drodze, którą i ja staram się przebyć. Serdecznie was wszystkich błogosławię, a ze swej strony potrzebuję odczucia waszej bliskości i wsparcia waszych modlitw. Powierzmy się Najświętszej Maryi Pannie Hodegetrii: Tej, która wskazuje drogę, Tej, która prowadzi do Drogi, Prawdy i Życia.
Rzym, u Świętego Jana na Lateranie, dnia 2 maja 2024 r.
FRANCISZEK
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[1] Przemówienie podczas uroczystości upamiętniającej 50. rocznicę ustanowienia Synodu Biskupów, 17 października 2015.
[00737-PL.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua araba
رسالة قداسة البابا فرنسيس
إلى كهنة الرّعايا
الإخوة كهنة الرَّعايا الأعزّاء،
اللقاء الدّولي ”كهنة الرّعايا من أجل السّينودس“ والحوار مع المشاركين فيه هو فرصة لأذكُر في صلاتي جميع كهنة رعايا العالم، الّذين أتوجّه إليهم بهذه الرّسالة بموّدة كبيرة.
هذا كلام واضح، ويبدو تكراره الآن أمرًا مبتذلًا. لكنّه كلام يعبِّر عن حقيقة: الكنيسة لا يمكنها أن تستمرّ بدون التزامكم وخدمتكم. لهذا السّبب، أودّ أوّلًا أن أُعرِب عن شكري وتقديري للعمل السّخي الّذي تقومون به كلّ يوم، وبزرع الإنجيل في كلّ نوع من أنواع التّربة (راجع مرقس 4، 1–25).
كما تختبرون في أيام المشاركة هذه، فإنّ الرّعايا الّتي تمارسون فيها خدمتكم توجد في سياقات مختلفة تمامًا: منها الموجودة في ضواحيّ المدن الكبرى – الّتي عرفتها مباشرة في بوينس آيرس - ومنها الّتي تمتدّ في مناطق واسعة قليلة السّكان، ومنها الموجودة في المراكز المدنيّة في الدّول الأوروبيّة العديدة، حيث تستضيف البازيليكيات القديمة جماعات يقلّ عددها أو يكبر سنُّها بصورة مطردة، ومنها الّتي تحتفل تحت شجرة كبيرة حيث يمتزج تغريد الطّيور بأصوات الأطفال الكثيرين.
كلّ هذا يعرفه كهنة الرّعايا جيِّدًا، فهم يعرفون من الدّاخل حياة شعب الله، ومصاعبهم وأفراحهم، واحتياجاتهم وغناهم. لهذا السّبب تحتاج الكنيسة السّينوديّة إلى كهنة رعاياها: بدونهم لن نتمكّن أبدًا من أن نتعلَّم السَّير معًا، ولن نتمكّن أبدًا من أن نسلُك طريق السّينودس الّذي "هو الطّريق الّذي يتوقّعه الله من كنيسة الألفيّة الثّالثة"[1].
لن نصير أبدًا كنيسة سينوديّة مُرسَلَة إن لم تجعل جماعات المؤمنين في الرّعايا مشاركة جميع المعمّدين في الرّسالة الواحدة المتمثّلة في إعلان الإنجيل، السّمة المميّزة لحياتهم. إن لم تكن الرّعايا سينوديّة ومُرسَلَة فلن تكون الكنيسة كذلك. التّقرير الموجز للدّورة الأولى للجمعيّة العامّة العاديّة السّادسة عشرة لسينودس الأساقفة واضح جدًا في هذا الصّدد: الرّعايا، بدءًا من بُنيَتِها وتنظيم حياتها، مدعوَّةٌ إلى أن تفهم نفسها "بشكل أساسيّ في خدمة الرّسالة الّتي يقوم بها المؤمنون داخل المجتمع، وفي الحياة العائليّة والعمليّة، دون التّركيز حصريًّا على الأنشطة الّتي تجري داخل الرّعايا وعلى احتياجاتها التّنظيمية" (8، 1). لذلك من الضّروريّ أن تصير جماعات المؤمنين في الرّعايا أكثر فأكثر أماكن يخرج منها المعمّدون تلاميذَ مُرسَلين، ويعودون إليها، وهم ممتلئون بالفرح، ليشاركوا في الأعمال العجيبة الّتي صنعها الرّبّ يسوع بشهادتهم (راجع لوقا 10، 17).
نحن الرّعاة، مدعُوُّون إلى أن نرافق جماعات المؤمنين الّذين نخدمهم في هذه المسيرة، وفي الوقت نفسه، أن نلتزم بالصّلاة والتّمييز والغَيرة الرّسوليّة حتّى تكون خدمتنا كافية لاحتياجات الكنيسة السّينوديّة المُرسَلَة. هذا التّحدي يهُمُّ البابا والأساقفة والكوريا الرّومانيّة، ويهُمُّكم أيضًا أنتم كهنة الرّعايا. إنّ الّذي دعانا وقدّسنا يدعونا اليوم إلى أن نصغي إلى صوت روحه وأن نسير في الاتّجاه الّذي يدُلُّنا عليه. يمكننا أن نكون متأكّدين من شيء واحد: لن يبخَل الله علينا بنعمه. على طول المسيرة، سنكتشف أيضًا الأسلوب لتحرير خدمتنا من الأمور الّتي تجعلها ثقيلة، وسنكتشف من جديد جوهرها الحقيقيّ: إعلان الكلمة وجَمع جماعة المؤمنين معًا عند كسر الخبز.
لذلك أدعوكم إلى أن تقبلوا دعوة الرّبّ يسوع هذه لتكونوا كهنة رعايا، وبناة كنيسة سينوديّة مُرسَلَة، وأن تلتزموا بحماس في هذه المسيرة. ولتحقيق هذه الغاية، أودّ أن أقترح عليكم ثلاثة اقتراحات يمكن أن تُلهِمَ أسلوب حياة الرّعاة وعملهم.
1. أدعوكم إلى أن تعيشوا أكثر فأكثر موهبتكم الخاصّة في الخدمة، في خدمة المواهب المتعدّدة الّتي ينشرها الرّوح القدس في شعب الله. في الواقع، من الضّروري أن نكتشف ونشجّع ونقدّر "المواهب مع حسّ الإيمان، المتواضعة منها والسّامية، الّتي مُنِحَت للعلمانيّين بأشكال متعدّدة" (المجمع الفاتيكاني الثّاني، مرسوم خدمة الكهنة، 9) والّتي لا غِنَى عنها من أجل إعلان البشارة في واقع الإنسان. أنا على يقين أنّكم بهذه الطّريقة ستُخرِجُون كنوزًا مخفيّة كثيرة، وستجدون أنفسكم أقلّ وِحدَة في مهمّة إعلان البشارة الكبيرة، وستختبرون فرح الأبوّة الحقيقيّة الّتي لا تتعالى، بل تكتشف إمكانيّات ثمينة كثيرة في الآخرين، في الرّجال والنّساء.
2. أقترح عليكم من كلّ قلبي أن تتعلّموا وتمارسوا فنّ التّمييز في العمل مع الجَماعات، وتستفيدوا من أسلوب ”حوار الرّوح“، الّذي ساعدنا كثيرًا في العمليّة السّينوديّة وفي مسيرة الجمعيّة العامّة نفسها. أنا متأكّد أنّكم ستتمكّنون من أن تجنوا ثمارًا كثيرة ليس فقط في هيكليّات الشّركة والوَحدة، مثل المجلس الرّعوي، بل أيضًا في مجالات أخرى كثيرة. كما يذكّرنا التّقرير الموجز، التّمييز هو عنصر أساسيّ في العمل الرّعوي للكنيسة السّينوديّة: "من المهمّ أن يتمّ تطبيق ممارسة التّمييز أيضًا في المجال الرّعوي، وبطريقة مناسبة للسّياقات، لكي تُنير واقع الحياة الكنسيّة. ستسمح لنا بأن نتعرّف بشكل أفضل على المواهب الموجودة في جماعة المؤمنين، وأن نوكل المهام والخدمات بحكمة، وأن نخطّط للمسيرات الرّعوية في نور الرّوح القدس، وأن نتجاوز التّخطيط البسيط للأنشطة" (2، ل).
3. أخيرًا، أودّ أن أوصيكم بأن ترتكزوا في كلّ شيء على المشاركة والأخوّة بينكم وبين أساقفتكم. ظهر هذا الطّلب بقوّة في المؤتمر الدّولي لتنشئة الكهنة المستمرّة، في موضوع "ذَكِّيَ هِبَةَ اللهِ الَّتي فِيكَ" (2 طيموتاوس 1، 6)، الّذي انعقد في شهر شباط/فبراير الماضي هنا في روما، وبحضور أكثر من ثمانمائة أسقف وكهنة ومكرّسين وعلمانيّين، رجالًا ونساءً، الّذين هُم ملتزمون في هذا المجال، والّذين كانوا يمثّلون ثمانين بلدًا. لا يمكننا أن نكون آباءً حقيقيّين إن لم نكن أوّلًا أبناءً وإخوة. ولن نقدر أن نحثّ على الشّركة وعلى المشاركة في جماعات المؤمنين الموكولة إلينا، إن لم نعشها فيما بيننا قبل كلّ شيء. أعلم جيِّدًا أنّه في سلسلة المهام الرّعوية، قد يبدو هذا الالتزام فائضًا أو حتّى مضيعة للوقت، لكن في الحقيقة العكس هو الصّحيح: في الواقع، بهذه الطّريقة فقط نكون صادقين ولا يُضَيِّع عملنا ما بناه الآخرون.
ليس فقط الكنيسة السّينوديّة المُرسَلَة هي بحاجة إلى كهنة رعايا، بل أيضًا المسيرة المحدّدة لسينودس 2021-2024، ”من أجل كنيسة سينوديّة، وشركة، ومشاركة، ورسالة“، في ضوء الدّورة الثّانية السّادسة عشرة للجمعيّة العامّة العاديّة لسينودس الأساقفة، الّتي ستُعقد في تشرين الأوّل/أكتوبر المُقبل. لكي نحضّرها، نحن بحاجة لأن نصغي إلى أصواتكم.
لذلك، أدعو الّذين شاركوا في اللقاء الدّولي ”كهنة الرّعايا من أجل السّينودس“ إلى أن تكونوا مرسَلين سينوديّين أنتم ومعكم أيضًا، إخوتكم كهنة الرّعايا، عندما ترجعون إلى وطنكم، وتحفّزوا التأمّل في تجديد خدمة كاهن الرّعية بأسلوب سينوديّ وإرساليّ، وفي الوقت نفسه أن تسمحوا لأمانة السّينودس العامّة بأن تجمع مساهمتكم الّتي لا غِنى عنها في ضوء صياغة أداة العمل. كان الهدف من هذا اللقاء الدّولي هو الاصغاء إلى كهنة الرّعايا، لكن هذا الأمر لا يمكن أن ينتهي اليوم: نحن بحاجة لأن نصغي إليكم باستمرار.
الإخوة الأعزّاء، أنا إلى جانبكم في هذه المسيرة الّتي أحاول أنا أيضًا أن أسير فيها. أبارككم جميعًا من قلبي، وأحتاج بدوري إلى أن أشعر بقربكم وسندكم بصلواتكم. لنوكِل أنفسنا إلى سيِّدتنا مريم العذراء سيِّدة السَّفر (Odighitria): هي الّتي تشير إلى الطّريق، وهي الّتي تقود إلى الطّريق والحقّ والحياة.
روما، بازيليكا القدّيس يوحنّا في اللاتران، يوم 2 أيّار/مايو 2024.
فرنسيس
[00737-AR.01] [Testo originale: Italiano]
[B0351-XX.01]
[1] كلمة في مناسبة الذّكرى الخمسين لتأسيس سينودس الأساقفة، 17 تشرين الأوّل/أكتوبر 2015.