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Udienza alla Federazione Internazionale Pueri Cantores, 30.12.2023


Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Questa mattina nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza la Federazione Internazionale Pueri Cantores.

Riportiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’incontro:

Discorso del Santo Padre

Cari ragazzi e ragazze, fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti! Cantate bene, complimenti!

Saluto il vostro Presidente, il Maestro Jean Henric, i Presidenti nazionali presenti, quanti vi accompagnano e tutti voi, cantori, che mi avete accolto con un bellissimo canto e che con la vostra presenza riempite di vita quest’aula. Quello che fate è molto importante, perché con le vostre voci aiutate le comunità a pregare, ad aprire il cuore al Signore, e questo è fondamentale per la vita della Chiesa. Vi ringrazio tanto, e vorrei affidarvi tre parole-chiave per il vostro servizio: gioia, preghiera e umiltà.

Partiamo dalla gioia. Il canto è gioia, specialmente quando è fatto in coro. E la gioia del vostro canto è un regalo che avete ricevuto da chi ha composto le musiche che eseguite, da chi ve le insegna e da chi ve le ha tramandate, a volte addirittura attraverso i secoli. Pensate a quanti altri bambini e ragazzi hanno cantato le note che intonate! Erano bambini e bambine, ragazzi e ragazze come voi, pieni di vita e di sogni, che amavano giocare e stare insieme, e che hanno dedicato generosamente, come voi, tempo e fatica per imparare, eseguire e così consegnare anche a noi quello che hanno ricevuto. Questa è la “tradizione” del canto! E questo è molto bello: ricevere un dono prezioso e trasmetterlo arricchito della propria gioia. Come dice la Bibbia: «Dio ama chi dona con gioia» (cfr 2 Cor 9,7). Perciò, quando mettete il vostro entusiasmo nel cantare, voi fate un dono grande a quelli che vi ascoltano. C’è tanto bisogno di gioia nel mondo! Molte persone, anche giovani, sono prigioniere dell’angoscia, o della noia; il canto e la musica possono toccare i cuori, regalare bellezza, e restituire gusto e speranza per la vita. Questo è la gioia.

Seconda parola: la preghiera. Voi non siete artisti qualsiasi, non fate spettacolo. Aiutate gli altri a pregare con la vostra preghiera, la preghiera canora. Allora è importante per ognuno di voi tenere il cuore vicino a Gesù non solo quando canta, ma sempre, e questo si fa nella preghiera, ogni giorno. Se il vostro cuore è pieno di amore per Gesù, questo traspare nelle voci ed è come una freccia che coglie in pieno nel segno, arrivando al cuore delle persone. Sant’Agostino insegnava che «il cantare è proprio di chi ama» (Sermo 336, 1: PL 38, 1472) e che chi canta prega due volte. È vero: cantare è un atto d’amore, e facendolo preghiamo con le parole e con la musica, con il cuore e con la voce, con la devozione e con l’arte. Così, quando per esempio cantate “Signore pietà”, oppure “Santo, santo, santo”, o ancora “il Signore è il mio pastore”, voi sentite con il cuore quello che dite, perché avete incontrato Dio che è generoso nel perdono, è Santo, è buono e attento a tutti i nostri bisogni, e cammina sempre con noi. Ma non solo. Cantando e pregando insieme, in armonia, ascoltandovi, aspettandovi, inserendo i ritmi di ciascuno nel ritmo di tutti, voi aiutate la comunità a fare altrettanto, e insegnate quanto è bello camminare tutti insieme.

Infine, l’umiltà. Il canto è una scuola di umiltà, perché il cantore, anche nelle parti solistiche, è sempre inserito in un coro, che è più grande di lui e in cui tutti sono al servizio di tutti, anche il maestro che dirige. Il vostro canto, poi, è ancora più umile, perché è al servizio di Dio e dunque, mentre aiuta gli altri a incontrare il Signore, sa anche farsi da parte al momento giusto, per lasciare spazio al silenzio, dove ognuno può ascoltare nel segreto le parole che solo Gesù sa dire a ciascuno di noi. Un cantore che cerca di mettere al centro sé stesso, o di prevalere sugli altri, non è un buon cantore, anzi, spesso rischia di rovinare il lavoro di tutti, e questo si sente subito. Perciò, non cercate di apparire: sforzatevi piuttosto di fondervi insieme, perché nell’unità, che viene dall’umiltà, il vostro canto esprima vera amicizia, con Dio, con gli altri e tra voi stessi.

E vorrei dirvi un’ultima cosa. Siete in tanti, qui presenti, eppure quando cantavate, poco fa, sembravate uno solo: è bello questo! Ciò non è avvenuto per caso, ma perché avete studiato le parti, avete fatto le prove, vi siete impegnati, e anche questo è un messaggio importante per tutti. Cantare bene insieme richiede fatica, come richiede fatica vivere bene insieme. Voi, però, con l’armonia delle vostre esecuzioni, con la luce dei vostri volti e con la bellezza delle vostre voci, ci aiutate a capire che ne vale la pena!

Cari ragazzi e ragazze, quante cose ci insegna la musica! E a maggior ragione la musica sacra, la cui anima è la Parola di Dio. Siete fortunati ad aver ricevuto questo dono, e sono fortunati quelli che vi ascoltano quando lo condividete con loro. Grazie per il vostro servizio! Continuate a svolgerlo con passione, sotto la guida dei vostri educatori. Vi benedico di cuore. E vi raccomando, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie. E buon cammino nel nuovo anno!

[02012-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Chers jeunes, frères et sœurs, bonjour et bienvenue! Vous chantez bien, compliments!

Je salue votre Président, le Chef de chœur Jean Henric, les Présidents nationaux présents, ceux qui vous accompagnent, et vous tous, chanteurs qui m’avez accueilli avec un très beau chant et qui remplissez cette salle de vie par votre présence. Ce que vous faites est très important car vous aidez avec vos voix les communautés à prier, à ouvrir leur cœur au Seigneur; et c’est fondamental pour la vie de l’Église. Je vous remercie beaucoup et je voudrais vous confier trois mots-clés pour votre service: joie, prière et humilité.

Commençons par la joie. Le chant, c’est la joie, spécialement lorsqu’on le fait en chœur. Et la joie de votre chant est un don que vous avez reçu de ceux qui ont composé la musique que vous exécutez, de ceux qui vous l’enseignent et de ceux qui vous l’ont transmise, parfois même à travers les siècles. Pensez combien d’autres enfants et de jeunes ont chanté les notes que vous entonnez! Ils ont été des enfants, des garçons et des filles comme vous, pleins de vie et de rêves qui aimaient jouer et être ensemble, et qui ont généreusement donné, comme vous, du temps et des efforts pour apprendre, jouer et nous transmettre ce qu’ils ont reçu. C’est la “tradition” du chant! Et c’est très beau: recevoir un cadeau précieux et le transmettre en l’enrichissant de sa propre joie. Comme le dit la Bible: «Dieu aime celui qui donne avec joie» (cf. 2 Co 9, 7). Par conséquent, lorsque vous mettez votre enthousiasme à chanter, vous faites un grand cadeau à ceux qui vous écoutent. Le monde a tellement besoin de joie ! Beaucoup de gens, même des jeunes, sont prisonniers de l’angoisse ou de l’ennui. Le chant et la musique peuvent toucher les cœurs, donner de la beauté et redonner de la joie et de l’espérance dans la vie. C’est cela la joie.

Deuxième mot: la prière. Vous n’êtes pas des artistes comme les autres, vous ne faites pas un show. Vous aidez les autres à prier par votre prière, la prière chantée. Il est donc important que chacun d’entre vous garde son cœur près de Jésus, non seulement quand il chante, mais toujours. Et cela se fait dans la prière, chaque jour. Si votre cœur est plein d’amour pour Jésus, cela transparaît dans les voix et c’est comme une flèche qui fait mouche, atteignant le cœur des personnes. Saint Augustin enseignait que «chanter est le propre de celui qui aime» (Sermon 336, 1: PL 38, 1472) et que celui qui chante prie deux fois. C’est vrai: le chant est un acte d’amour et, quand nous chantons, nous prions avec des mots et avec la musique, avec le cœur et avec la voix, avec la dévotion et avec l’art. Ainsi, lorsque, par exemple, vous chantez “Seigneur, prends pitié”, ou bien “Saint, Saint, Saint”, ou encore “Le Seigneur est mon berger”, vous entendez avec le cœur ce que vous dites parce que vous avez rencontré Dieu qui est généreux en pardon, qui est saint, qui est bon et attentif à tous nos besoins, et qui marche toujours avec nous. Mais ce n'est pas tout. En chantant et en priant ensemble, en harmonie, en vous écoutant, en vous attendant, en insérant le rythme de chacun dans le rythme de tous, vous aidez la communauté à faire de même, et vous lui enseignez combien il est beau de marcher tous ensemble.

Enfin, l’humilité. Le chant est une école d’humilité parce que le chanteur, même dans les parties solistes, fait toujours partie d’un chœur qui est plus grand que lui et dans lequel tout le monde est au service de tout le monde, même le chef de chœur qui dirige. Et votre chant est encore plus humble, parce qu’il est au service de Dieu et donc, s’il aide les autres à rencontrer le Seigneur, il sait aussi s’effacer au bon moment, pour faire place au silence, où chacun peut écouter dans le secret les paroles que seul Jésus sait dire à chacun d’entre nous. Un chantre qui cherche à se mettre au centre, ou à l’emporter sur les autres, n’est pas un bon chantre.Au contraire, il risque souvent de gâcher le travail de tous, et cela se sent immédiatement. Ne cherchez donc pas à paraître: cherchez plutôt à vous fondre dans l’ensemble parce que dans l’unité, qui vient de l’humilité, votre chant exprime la véritable amitié: avec Dieu, avec les autres et entre vous.

Et je voudrais dire une dernière chose. Vous êtes nombreux ici et pourtant, lorsque vous chantiez tout à l’heure, vous sembliez ne faire qu’un. Cela c’est beau. Cela n’est pas dû au hasard mais au fait que vous avez étudié les parties, que vous avez répété, que vous vous êtes engagés, et cela aussi est un message important pour tout le monde. Bien chanter ensemble demande des efforts, tout comme bien vivre ensemble demande des efforts. Mais vous, avec l’harmonie de vos interprétations, la lumière de vos visages et la beauté de vos voix, vous nous aidez à comprendre que cela en vaut la peine!

Chers jeunes, combien de choses la musique nous enseigne! Et plus encore la musique sacrée dont l’âme est la Parole de Dieu. Vous avez la chance d’avoir reçu ce don, et ceux qui vous écoutent quand vous le partagez avec eux ont de la chance. Merci pour votre service! Continuez à l’interpréter avec passion, sous la direction de vos éducateurs. Je vous bénis de tout cœur. Et n’oubliez pas de prier pour moi. Je vous remercie. Et bonne route pour la nouvelle année!

[02012-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Dear boys and girls, brothers and sisters, good morning and welcome! Compliments, you sing very well.

I offer my greetings to your President, Mr Jean Henric, the various national Presidents present, those accompanying you, and all of you, the singers who have welcomed me with your beautiful singing and who fill this hall with life by your presence. What you do is very important because your voices help communities to pray, to open their hearts to the Lord, and this is fundamental for the life of the Church. I thank you very much, and I would like to reflect with you on three key words for your service: joy, prayer and humility.

Let’s start with joy. Singing is joy, especially when it is done in choir. The joy you have in singing is a gift that you have received from those who composed the music you perform, from those who teach it to you, and from those who have handed it down to you, sometimes even through the centuries. Think of how many other children and young people have sung the same notes you sing! They were boys and girls just like you, full of life and dreams, who loved playing, and being together, and who, like you, generously devoted time and effort to learning, performing and handing on what they had received. This is the “tradition” of singing, and it is very beautiful: receiving a precious gift and then passing it on enriched by your own joy! As the Bible says: “God loves a cheerful giver” (cf. 2 Cor 9:7). When you put enthusiasm into your singing, you give a great gift to those who hear you. How much we need joy in our world! Today, many people, even young people, feel unhappy or bored. Singing and music can touch hearts, give beauty and restore zest and hope in their lives. This is what gives us joy!

The second word is prayer. You are not just any type of artists, you are not “performers”. You help others to pray by your prayerful singing. So it is important for each of you to keep your heart close to Jesus, not only when you sing, but always, and this is done in prayer, every day. If your heart is full of love for Jesus, it shines through in your voices; it is like an arrow that hits the mark, reaching people’s hearts. Saint Augustine once said that “singing is proper to those who love” (Sermo 336, 1: PL 38, 1472) and that those who sing pray twice. It is true: singing is an act of love; when we sing, we pray with words and music, with heart and voice, with devotion and art. Whenever you sing, for example, “Lord have mercy”, or “Holy, Holy, Holy”, or even “the Lord is my Shepherd”, you can feel those words in your heart, because you have encountered God who is always ready to forgive, who is Holy, who is good and attentive to all our needs, who always walks with us. But not only that. By singing and praying together, in harmony, listening to one another, waiting for one another, adding your own voice and movement to those of everyone else, you help the larger community to do the same. You teach how good it is to walk together.

Finally, humility. Singing is a school of humility, because the singer, even in solo parts, is always part of a choir, and each is at the service of all, even the director. Your singing, is all the more humble because it is at the service of God: while it helps others to encounter the Lord, it is also able to step aside at the right moment, to leave room for silence, so that everyone can listen quietly to the words that only Jesus wants to say to each one of us. Singers who try to draw attention to themselves, or to stand out from others, are not good singers; indeed, they often risk spoiling everyone’s work, and this can be heard immediately. So, do not try to stand out, seek to sing as one, with the unity that comes from humility; in this way your singing can express true friendship, with God and with one another.

Let me say one last thing. There are many of you here, yet when you were singing just now, you seemed to be one and this is truly beautiful! That did not happen by chance; it was because you studied the parts, you rehearsed, and you worked hard. This too is an important message for everyone. Singing together well requires effort, just as living together well requires effort. With the harmony of your performances, the light in your eyes and the beauty of your voices, you help us to understand that the effort is worth it!

Dear children, how much do we learn from music! And all the more so sacred music, whose soul is the word of God. You are fortunate to have received this gift, and so too are those who listen to you when you share it with them. Thank you for what you do for others! Continue to do it with passion, with the help of your teachers. I bless you from my heart. And, please, remember to pray for me. Thank you. May the new year bring you many blessings!

[02012-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Liebe Jugendliche, liebe Brüder und Schwestern, guten Morgen und herzlich willkommen! Ihr singt gut, mein Kompliment!

Ich grüße euren Präsidenten, Herrn Jean Henric, die anwesenden Nationalpräsidenten, all jene, die euch begleiten und euch, die Sänger, die ihr mich mit einem wunderschönen Gesang empfangen habt und die ihr mit eurer Anwesenheit diese Audienzhalle mit Leben erfüllt. Was ihr tut, ist sehr wichtig, denn mit euren Stimmen helft ihr den Gemeinschaften zu beten und das Herz für den Herrn zu öffnen. Und das ist für das Leben der Kirche ganz wesentlich. Ich danke euch sehr und möchte euch drei Schlüsselworte für euren Dienst anvertrauen: Freude, Gebet und Demut.

Beginnen wir mit der Freude. Singen ist eine Freude, besonders wenn es im Chor geschieht. Und die Freude an eurem Gesang ist ein Geschenk, das ihr von denen erhalten habt, die die Musikstücke komponiert haben, welche ihr zur Aufführung bringt; von jenen, die sie euch beibringen und von denen die sie euch überliefert haben, manchmal sogar über Jahrhunderte hinweg. Denkt daran, wie viele andere Kinder und Jugendliche die Stücke gesungen haben, die ihr anstimmt! Sie waren Kinder und Jugendliche wie ihr, voller Leben und Träume, die es liebten zu spielen und zusammen zu sein, und die, wie ihr, großzügig Zeit und Mühe auf das Lernen und die Darbietungen verwendet haben, um das, was sie empfangen hatten, an uns weiterzugeben. Das ist die „Tradition“ des Singens! Und das ist etwas sehr Schönes: ein kostbares Geschenk zu erhalten und es um die eigene Freude bereichert weiterzugeben. Wie die Bibel sagt: »Gott liebt einen fröhlichen Geber« (vgl. 2 Kor 9,7). Wenn ihr also euren Enthusiasmus in das Singen legt, macht ihr denjenigen, die euch hören, ein großes Geschenk. Es gibt so viel Bedarf an Freude in der Welt! Viele Menschen, auch junge, sind Gefangene der Angst oder der Langeweile; der Gesang und die Musik können die Herzen berühren, Schönheit verleihen und dem Leben wieder Geschmack und Hoffnung geben. Dies zur Freude.

Zweites Wort: das Gebet. Ihr seid nicht irgendwelche Künstler, ihr macht keine Show. Ihr helft anderen mit eurem Gebet, dem gesungenen Gebet, zu beten. Daher ist es wichtig, dass euer Herz nahe bei Jesus ist, nicht nur wenn ihr singt, sondern immer, und das geschieht im Gebet, jeden Tag. Wenn euer Herz von der Liebe zu Jesus erfüllt ist, scheint das durch die Stimmen durch und ist wie ein Pfeil, der ins Schwarze trifft und die Herzen der Menschen erreicht. Der heilige Augustinus lehrte, dass »das Singen den Liebenden eigen ist« (Sermo 336, 1: PL 38, 1472) und dass derjenige, der singt, doppelt betet. Es ist wahr: Singen ist ein Akt der Liebe und indem wir das tun, beten wir mit Worten und mit Musik, mit Herz und Stimme, mit Verehrung und Kunst. Wenn ihr dann zum Beispiel „Herr, erbarme dich“, oder „Heilig, Heilig, Heilig“ oder auch „Der Herr ist mein Hirte“ singt, fühlt ihr mit dem Herzen das, was ihr sagt, weil ihr Gott begegnet seid, der großzügig ist im Vergeben, er ist der Heilige, er ist gut, er ist aufmerksam für all unsere Bedürfnisse und er ist stets mit uns. Aber nicht nur das. Indem ihr gemeinsam singt und betet, in Harmonie, indem ihr aufeinander hört, aufeinander wartet und den Rhythmus eines jeden in den Rhythmus aller integriert, helft ihr der Gemeinschaft es ebenso zu tun und ihr zeigt damit, wie schön es ist, wenn alle gemeinsam unterwegs sind.

Und schließlich die Demut. Das Singen ist eine Schule der Demut, denn der Sänger ist, auch in den Solopartien, immer eingegliedert in einen Chor, der größer ist als er selbst und in dem alle im Dienst aller stehen, selbst der Chorleiter, der dirigiert. Euer Gesang ist sogar noch einmal demütiger, denn er steht im Dienst Gottes und weiß daher – während er anderen hilft, dem Herrn zu begegnen – im richtigen Moment zur Seite zu treten, um der Stille Raum zu lassen, in der jeder im Verborgenen den Worten lauschen kann, die nur Jesus einem jeden von uns zu sagen vermag. Ein Sänger, der bestrebt ist, sich in den Mittelpunkt zu stellen oder die anderen zu überragen, ist kein guter Chorsänger; er läuft im Gegenteil oft Gefahr, das Werk aller zu verderben, und das ist sofort zu spüren. Sucht daher nicht den großen Auftritt, sondern bemüht euch vor allem um Vereinigung, damit euer Gesang in der Einheit, die aus der Demut kommt, die wahre Freundschaft mit Gott, mit den anderen und unter euch selbst zum Ausdruck bringt.

Und ich möchte euch noch ein Letztes sagen. Ihr seid viele, die hier anwesend sind, und doch habt ihr, als ihr gerade gesungen habt, den Eindruck vermittelt, als wärt ihr eine einzige Person – das ist schön! Das ist nicht zufällig geschehen, sondern weil ihr die Stücke einstudiert habt, weil ihr geprobt und euch Mühe gegeben habt. Auch das ist eine wichtige Botschaft für alle. Gut zusammen zu singen erfordert Anstrengung, genauso wie es Anstrengung erfordert, gut zusammenzuleben. Ihr aber helft uns mit der Harmonie eurer Darbietungen, mit dem Strahlen eurer Gesichter und mit der Schönheit eurer Stimmen zu verstehen, dass es das wert ist!

Liebe Jugendliche, wie viele Dinge lehrt uns die Musik! Und erst recht die geistliche Musik, deren Seele das Wort Gottes ist. Ihr könnt euch glücklich schätzen, dass ihr dieses Geschenk erhalten habt, und glücklich schätzen dürfen sich auch diejenigen, die euch zuhören, wenn ihr es mit ihnen teilt. Danke für euren Dienst! Tut ihn weiterhin mit Leidenschaft unter der Anleitung eurer Lehrer. Ich segne euch von Herzen. Und ich bitte euch, vergesst nicht für mich zu beten. Danke. Und einen guten Weg im neuen Jahr!

[02012-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Queridos chicos y chicas, hermanos y hermanas, buenos días y bienvenidos. Cantaron bien ¡felicitaciones!

Saludo a su Presidente, el maestro Jean Henric, a los presidentes nacionales presentes, a cuantos les acompañan y a todos ustedes, cantores, que me han acogido con un hermoso canto y que con su presencia llenan de vida esta aula. Lo que hacen es muy importante, porque con sus voces ayudan a las comunidades a rezar, a abrir el corazón al Señor, y esto es fundamental para la vida de la Iglesia. Les agradezco mucho, y quisiera confiarles tres palabras claves para su servicio: alegría, oración y humildad.

Comencemos por la alegría. El canto es alegría, especialmente cuando se hace en coro. Y la alegría de su canto es un regalo que han recibido de quienes han compuesto las partituras que interpretan, de quienes se las enseñan y de quienes se las han trasmitido, a veces incluso a través de los siglos. Piensen en cuántos niños y niñas han cantado las notas que ustedes entonan. Eran niños y niñas, chicos y chicas como ustedes, llenos de vida y de sueños, a los que les gustaba jugar y estar juntos, y que han dedicado generosamente, como ustedes, tiempo y esfuerzo para aprender, interpretar y de ese modo hacer llegar también a nosotros lo que han recibido. ¡Esta es la “tradición” del canto! Esto es muy hermoso, recibir un preciado don y trasmitirlo enriquecido por la propia alegría. Como dice la Biblia: «Dios ama al que da con alegría» (cf. 2 Co 9,7). Por eso, cuando ustedes ponen su entusiasmo en el canto, ofrecen un gran regalo a quienes los escuchan. ¡Hay tanta necesidad de alegría en el mundo! Muchas personas, incluso jóvenes, son prisioneras de la angustia, o del aburrimiento; el canto y la música pueden hacen vibrar los corazones, regalar belleza y restituir gusto y esperanza por la vida. Esta es la felicidad.

Segunda palabra, la oración. Ustedes no son simples artistas, no hacen espectáculos. Ayudan a los demás a rezar con su oración, con la oración cantada. Entonces es importante que cada uno de ustedes tenga el corazón cerca de Jesús, no sólo cuando cantan, sino siempre, y esto se hace en la oración, cada día. Si sus corazones están llenos de amor a Jesús, esto se transparenta en las voces y es como una flecha que da de lleno en el blanco, llegando al corazón de las personas. San Agustín enseñaba que «cantar es propio de quien ama» (Sermón 336, 1: PL 38, 1472) y que quien canta reza dos veces. Es verdad, cantar es un acto de amor, y haciéndolo rezamos con las palabras y con la música, con el corazón y con la voz, con la devoción y con el arte. Así, cuando por ejemplo ustedes cantan “Señor, ten piedad”, o bien “Santo, santo, santo”, o también “el Señor es mi pastor”, sienten con el corazón lo que dicen, porque han encontrado a Dios que es generoso en el perdón, es Santo, es bueno y está atento a todas nuestras necesidades, y camina siempre con nosotros. Pero no sólo eso. Cantando y rezando juntos, en armonía, escuchándose, esperándose, introduciendo los ritmos de cada uno en el ritmo de todos, ustedes ayudan a la comunidad a hacer lo mismo, y enseñan que hermoso es caminar juntos.

Por último, la humildad. El canto es una escuela de humildad, porque el cantor, incluso en las partes del solista, está siempre encuadrado en un coro, que lo supera y en el que todos están al servicio de todos, incluso el maestro que dirige. Su canto, además, es incluso más humilde, porque está al servicio de Dios y, por tanto, mientras ayuda a los demás a encontrar al Señor, sabe también hacerse a un lado en el momento justo, para dejar espacio al silencio, donde cada uno puede escuchar en el secreto las palabras que sólo Jesús sabe decir a cada uno de nosotros. Un cantor que busca ser el foco de la atención, o de prevalecer sobre los otros, no es un buen cantor, más aún, con frecuencia se arriesga a destruir el trabajo de todos, y esto se siente enseguida. Por eso, no busquen sobresalir, esfuércense más bien por fundirse en el conjunto, para que en la unidad, que nace de la humildad, su canto exprese amistad auténtica, con Dios, con los demás y entre ustedes mismos.

Y quisiera decirles una última cosa. A pesar de estar aquí presentes tantos de ustedes, cuando cantaban, hace un rato, parecía uno sólo. ¡Esto es hermoso! Esto no es una casualidad, es posible porque han estudiado sus partes, han hecho los ensayos, se han comprometido, y también esto es un mensaje importante para todos. Cantar bien juntos requiere esfuerzo, como el esfuerzo que es necesario para vivir bien juntos. Ustedes, sin embargo, con la armonía de sus interpretaciones, con la luz de sus rostros y la hermosura de sus voces, nos ayudan a entender que esto merece la pena.

Queridos chicos y chicas, ¡cuántas cosas enseña la música! Y con más razón la música sagrada, cuya alma es la Palabra de Dios. Ustedes son afortunados por haber recibido este don y, cuando lo comparten, son afortunados quienes los escuchan. Gracias por su servicio. Sigan realizándolo con pasión, bajo la guía de sus educadores. Los bendigo de corazón. Y les recuerdo, no se olviden de rezar por mí. Gracias. ¡Y buen camino en este nuevo año!

[02012-ES.02] [Texto original: Italiano]

[B0920-XX.02]