Testo in lingua originale
Traduzione in lingua italiana
Traduzione in lingua francese
Traduzione in lingua spagnola
Traduzione in lingua portoghese
Testo in lingua originale
1. In fidelity to the mandate received from Christ, the Catholic Church strives to promote universal fraternity and respect for the dignity of every human being.
2. For this reason, in the course of history the Popes have condemned acts of violence, oppression, social injustice and slavery, including those committed against indigenous peoples. There have also been numerous examples of bishops, priests, women and men religious and lay faithful who gave their lives in defense of the dignity of those peoples.
3. At the same time, respect for the facts of history demands an acknowledgement of the human weakness and failings of Christ’s disciples in every generation. Many Christians have committed evil acts against indigenous peoples for which recent Popes have asked forgiveness on numerous occasions.
4. In our own day, a renewed dialogue with indigenous peoples, especially with those who profess the Catholic Faith, has helped the Church to understand better their values and cultures. With their help, the Church has acquired a greater awareness of their sufferings, past and present, due to the expropriation of their lands, which they consider a sacred gift from God and their ancestors, as well as the policies of forced assimilation, promoted by the governmental authorities of the time, intended to eliminate their indigenous cultures. As Pope Francis has emphasized, their sufferings constitute a powerful summons to abandon the colonizing mentality and to walk with them side by side, in mutual respect and dialogue, recognizing the rights and cultural values of all individuals and peoples. In this regard, the Church is committed to accompany indigenous peoples and to foster efforts aimed at promoting reconciliation and healing.
5. It is in this context of listening to indigenous peoples that the Church has heard the importance of addressing the concept referred to as the “doctrine of discovery.” The legal concept of “discovery” was debated by colonial powers from the sixteenth century onward and found particular expression in the nineteenth century jurisprudence of courts in several countries, according to which the discovery of lands by settlers granted an exclusive right to extinguish, either by purchase or conquest, the title to or possession of those lands by indigenous peoples. Certain scholars have argued that the basis of the aforementioned “doctrine” is to be found in several papal documents, such as the Bulls Dum Diversas (1452), Romanus Pontifex (1455) and Inter Caetera (1493).
6. The “doctrine of discovery” is not part of the teaching of the Catholic Church. Historical research clearly demonstrates that the papal documents in question, written in a specific historical period and linked to political questions, have never been considered expressions of the Catholic faith. At the same time, the Church acknowledges that these papal bulls did not adequately reflect the equal dignity and rights of indigenous peoples. The Church is also aware that the contents of these documents were manipulated for political purposes by competing colonial powers in order to justify immoral acts against indigenous peoples that were carried out, at times, without opposition from ecclesiastical authorities. It is only just to recognize these errors, acknowledge the terrible effects of the assimilation policies and the pain experienced by indigenous peoples, and ask for pardon. Furthermore, Pope Francis has urged: “Never again can the Christian community allow itself to be infected by the idea that one culture is superior to others, or that it is legitimate to employ ways of coercing others.”
7. In no uncertain terms, the Church’s magisterium upholds the respect due to every human being. The Catholic Church therefore repudiates those concepts that fail to recognize the inherent human rights of indigenous peoples, including what has become known as the legal and political “doctrine of discovery”.
8. Numerous and repeated statements by the Church and the Popes uphold the rights of indigenous peoples. For example, in the 1537 Bull Sublimis Deus, Pope Paul III wrote, “We define and declare [ ... ] that [, .. ] the said Indians and all other people who may later be discovered by Christians, are by no means to be deprived of their liberty or the possession of their property, even though they be outside the Christian faith; and that they may and should, freely and legitimately, enjoy their liberty and possession of their property; nor should they be in any way enslaved; should the contrary happen, it shall be null and have no effect”.
9. More recently, the Church’s solidarity with indigenous peoples has given rise to the Holy See’s strong support for the principles contained in the United Nations Declaration on the Rights of Indigenous Peoples. The implementation of those principles would improve the living conditions and help protect the rights of indigenous peoples as well as facilitate their development in a way that respects their identity, language and culture.
[00515-EN.01] [Original text: English]
Traduzione in lingua italiana
Nota congiunta sulla “Dottrina della scoperta”
dei Dicasteri per la Cultura e l’Educazione
e per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale
1. Fedele al mandato ricevuto da Cristo, la Chiesa cattolica si sforza di promuovere la fraternità universale e il rispetto della dignità di ogni essere umano.
2. Per questo motivo, nel corso della storia i Papi hanno condannato gli atti di violenza, oppressione, ingiustizia sociale e schiavitù, compresi quelli commessi contro le popolazioni indigene. Ci sono stati anche numerosi esempi di vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli laici che hanno dato la loro vita in difesa della dignità di quei popoli.
3. Allo stesso tempo, il rispetto per i fatti della storia richiede il riconoscimento della debolezza umana e dei fallimenti dei discepoli di Cristo in ogni generazione. Molti cristiani hanno commesso atti malvagi contro le popolazioni indigene per i quali i Papi recenti hanno chiesto perdono in numerose occasioni.
4. Ai nostri giorni, un rinnovato dialogo con i popoli indigeni, soprattutto con quelli che professano la fede cattolica, ha aiutato la Chiesa a comprendere meglio i loro valori e le loro culture. Con il loro aiuto, la Chiesa ha acquisito una maggiore consapevolezza delle loro sofferenze, passate e presenti, dovute all'espropriazione delle loro terre, che considerano un dono sacro di Dio e dei loro antenati, e alle politiche di assimilazione forzata, promosse dalle autorità governative del tempo, volte a eliminare le loro culture indigene. Come ha sottolineato Papa Francesco, le loro sofferenze costituiscono un forte richiamo ad abbandonare la mentalità colonizzatrice e a camminare con loro fianco a fianco, nel rispetto reciproco e nel dialogo, riconoscendo i diritti e i valori culturali di tutti gli individui e i popoli. A questo proposito, la Chiesa si impegna ad accompagnare i popoli indigeni e a promuovere gli sforzi volti a favorire la riconciliazione e la guarigione.
5. È in questo contesto di ascolto dei popoli indigeni che la Chiesa ha sentito l'importanza di affrontare il concetto denominato “dottrina della scoperta”. Il concetto giuridico di “scoperta” è stato dibattuto dalle potenze coloniali a partire dal XVI secolo e ha trovato particolare espressione nella giurisprudenza ottocentesca dei tribunali di diversi Paesi, secondo cui la scoperta di terre da parte dei coloni concedeva il diritto esclusivo di estinguere, mediante acquisto o conquista, il titolo o il possesso di quelle terre da parte delle popolazioni indigene. Alcuni studiosi hanno sostenuto che la base della suddetta “dottrina” si trova in diversi documenti papali, come le Bolle Dum Diversas (1452), Romanus Pontifex (1455) e Inter Caetera (1493).
6. La “dottrina della scoperta” non fa parte dell'insegnamento della Chiesa cattolica. La ricerca storica dimostra chiaramente che i documenti papali in questione, scritti in un periodo storico specifico e legati a questioni politiche, non sono mai stati considerati espressioni della fede cattolica. Allo stesso tempo, la Chiesa riconosce che queste Bolle papali non riflettevano adeguatamente la pari dignità e i diritti dei popoli indigeni. La Chiesa è anche consapevole del fatto che il contenuto di questi documenti è stato manipolato a fini politici dalle potenze coloniali in competizione tra loro, per giustificare atti immorali contro le popolazioni indigene, compiuti talvolta senza l'opposizione delle autorità ecclesiastiche. È giusto riconoscere questi errori, riconoscere i terribili effetti delle politiche di assimilazione e il dolore provato dalle popolazioni indigene, e chiedere perdono. Inoltre, Papa Francesco ha esortato: “Mai più la comunità cristiana potrà lasciarsi contagiare dall'idea che una cultura sia superiore alle altre, o che sia legittimo ricorrere a modi di coercizione degli altri”.
7. Senza mezzi termini, il magistero della Chiesa sostiene il rispetto dovuto a ogni essere umano. La Chiesa cattolica ripudia quindi quei concetti che non riconoscono i diritti umani intrinseci dei popoli indigeni, compresa quella che è diventata nota legalmente e politicamente come “dottrina della scoperta”.
8. Numerose e ripetute dichiarazioni della Chiesa e dei Papi sostengono i diritti dei popoli indigeni. Ad esempio, nella Bolla Sublimis Deus del 1537, Papa Paolo III scrisse: “Definiamo e dichiariamo [... ] che [, ... ] i detti indiani e tutti gli altri popoli che in seguito saranno scoperti dai cristiani, non devono in alcun modo essere privati della loro libertà o del possesso dei loro beni, anche se non sono di fede cristiana; e che possono e devono, liberamente e legittimamente, godere della loro libertà e del possesso dei loro beni; né devono essere in alcun modo ridotti in schiavitù; se dovesse accadere il contrario, sarà nullo e non avrà alcun effetto”.
9. Più recentemente, la solidarietà della Chiesa con i popoli indigeni ha dato origine al forte sostegno della Santa Sede ai principi contenuti nella Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni. L'attuazione di questi principi migliorerebbe le condizioni di vita e aiuterebbe a proteggere i diritti dei popoli indigeni, oltre a facilitare il loro sviluppo nel rispetto della loro identità, lingua e cultura.
[00515-IT.01] [Testo originale: Inglese]
Traduzione in lingua francese
Note commune sur la «Doctrine de la découverte»
du Dicastère pour la Culture et l’Éducation
et du Dicastère pour le Service du Développement Humain Intégral
1. Fidèle au mandat reçu du Christ, l'Église catholique s'efforce de promouvoir la fraternité universelle et le respect de la dignité de tout être humain.
2. C'est pourquoi, au cours de l'histoire, les papes ont condamné les actes de violence, d'oppression, d'injustice sociale et d'esclavage, y compris ceux commis contre les peuples autochtones. Il y a également eu de nombreux exemples d'évêques, de prêtres, de religieux, de religieuses et de fidèles laïcs qui ont donné leur vie pour défendre la dignité de ces peuples.
3. En même temps, le respect des faits de l'histoire exige la reconnaissance de la faiblesse humaine et des échecs des disciples du Christ dans chaque génération. De nombreux chrétiens ont commis des actes malveillants à l'encontre des peuples autochtones, pour lesquels les papes récents ont demandé pardon à de nombreuses reprises.
4. De nos jours, un dialogue renouvelé avec les peuples autochtones, en particulier avec ceux qui professent la foi catholique, a aidé l'Église à mieux comprendre leurs valeurs et leurs cultures. Avec leur aide, l'Église a acquis une plus grande conscience de leurs souffrances, passées et présentes, dues à l'expropriation de leurs terres, qu'ils considèrent comme un don sacré de Dieu et de leurs ancêtres, ainsi qu'aux politiques d'assimilation forcée, promues par les autorités gouvernementales de l'époque, destinées à éliminer leurs cultures autochtones. Comme l'a souligné le Pape François, leurs souffrances constituent un puissant appel à abandonner la mentalité colonisatrice et à marcher avec eux côte à côte, dans le respect mutuel et le dialogue, en reconnaissant les droits et les valeurs culturelles de toutes les personnes et de tous les peuples. À cet égard, l'Église s'engage à accompagner les peuples autochtones et à favoriser les efforts visant à promouvoir la réconciliation et la guérison.
5. C'est dans ce contexte d'écoute des peuples autochtones que l'Église a compris l'importance d'aborder le concept appelé “doctrine de la découverte”. Le concept juridique de “découverte” a été débattu par les puissances coloniales à partir du XVIe siècle et a trouvé une expression particulière dans la jurisprudence du XIXe siècle des tribunaux de plusieurs pays, selon laquelle la découverte de terres par des colons conférait un droit exclusif d'éteindre, par achat ou conquête, le titre ou la possession de ces terres par les peuples autochtones. Certains chercheurs ont affirmé que la base de la “doctrine” susmentionnée se trouve dans plusieurs documents pontificaux, tels que les Bulles Dum Diversas (1452), Romanus Pontifex (1455) et Inter Caetera (1493).
6. La “doctrine de la découverte” ne fait pas partie de l'enseignement de l'Église catholique. La recherche historique démontre clairement que les documents pontificaux en question, rédigés à une période historique spécifique et liés à des questions politiques, n'ont jamais été considérés comme des expressions de la foi catholique. En même temps, l'Église reconnaît que ces bulles pontificales n'ont pas reflété de manière adéquate l'égale dignité et les droits des peuples autochtones. L'Église est également consciente que le contenu de ces documents a été manipulé à des fins politiques par des puissances coloniales concurrentes afin de justifier des actes immoraux à l'encontre des peuples autochtones qui ont été réalisés parfois sans que les autorités ecclésiastiques ne s'y opposent. Il est juste de reconnaître ces erreurs, de reconnaître les terribles effets des politiques d'assimilation et la douleur éprouvée par les peuples autochtones, et de demander pardon. En outre, le Pape François a exhorté: “Que la communauté chrétienne ne se laisse plus jamais contaminer par l'idée qu'il existe une supériorité d’une culture par rapport à une autre et qu'il est légitime d'utiliser des moyens de coercition sur les autres.”
7. En termes clairs, le magistère de l'Église défend le respect dû à tout être humain. L'Église catholique rejette donc les concepts qui ne reconnaissent pas les droits humains inhérents aux peuples autochtones, y compris ce qui est connu sous le nom juridique et politique de “doctrine de la découverte”.
8. Des déclarations nombreuses et répétées de l'Église et des papes défendent les droits des peuples autochtones. Par exemple, dans la Bulle Sublimis Deus de 1537, le Pape Paul III a écrit : “Nous définissons et déclarons [...] que [, ...] lesdits Indiens et tous les autres peuples qui seront découverts plus tard par les chrétiens, ne doivent en aucun cas être privés de leur liberté ou de la possession de leurs biens, même s'ils ne sont pas de foi chrétienne ; et qu'ils peuvent et doivent, librement et légitimement, jouir de leur liberté et de la possession de leurs biens ; ils ne doivent en aucun cas être réduits en esclavage; si le contraire se produit, cela sera nul et sans effet”.
9. Plus récemment, la solidarité de l'Église avec les peuples autochtones a donné lieu à un fort soutien du Saint-Siège aux principes contenus dans la Déclaration des Nations Unies sur les Droits des Peuples Autochtones. La mise en œuvre de ces principes améliorerait les conditions de vie et contribuerait à protéger les droits des peuples autochtones, ainsi qu'à faciliter leur développement dans le respect de leur identité, de leur langue et de leur culture.
[00515-FR.02] [Texte original: Anglais]
Traduzione in lingua spagnola
Nota conjunta sobre la “Doctrina del descubrimiento”
del Dicasterio para la Cultura y la Educación
y el Dicasterio para el Servicio del Desarrollo Humano Integral
1. Fiel al mandato recibido por Cristo, la Iglesia católica se esfuerza por promover la fraternidad universal y el respeto de la dignidad de todo ser humano.
2. Por este motivo, en el curso de la historia los Papas han condenado los actos de violencia, opresión, injusticia social y esclavitud, entre ellos los cometidos contra las poblaciones indígenas. Ha habido numerosos ejemplos de obispos, sacerdotes, religiosos, religiosas y fieles laicos que han dado su vida en defensa de la dignidad de esos pueblos.
3. Al mismo tiempo, el respeto por los hechos de la historia exige el reconocimiento de la debilidad humana y de los fallos de los discípulos de Cristo en cada generación. Muchos cristianos han cometido actos de maldad contra las poblaciones indígenas, por los cuales los Papas recientes han pedido perdón en numerosas ocasiones.
4. En nuestros días, un diálogo renovado con los pueblos indígenas, sobre todo con los que profesan la fe católica, ha ayudado a la Iglesia a comprender mejor sus valores y sus culturas. Con su ayuda, la Iglesia ha tomado mayor conciencia de sus sufrimientos, pasados y presentes, provocados por la expropiación de sus tierras, que consideran un don sagrado de Dios y de sus antepasados, así como por las políticas de asimilación forzada, promovidas por las autoridades de gobierno de la época, que buscaban eliminar sus culturas indígenas. Como ha subrayado el Papa Francisco, sus sufrimientos constituyen una fuerte llamada a abandonar la mentalidad colonizadora y a caminar junto con ellos, en el respeto recíproco y en el diálogo, reconociendo los derechos y los valores culturales de todos los individuos y los pueblos. A este respecto, la Iglesia está comprometida en acompañar a los pueblos indígenas y en promover esfuerzos encaminados a promover la reconciliación y la sanación.
5. En este contexto de escucha a los pueblos indígenas, la Iglesia ha visto la importancia de afrontar el concepto denominado “doctrina del descubrimiento”. El concepto jurídico de “descubrimiento” ha sido debatido por las potencias coloniales desde el siglo XVI y ha encontrado una expresión particular en la jurisprudencia del siglo XIX, en los tribunales de diferentes países, según la cual el descubrimiento de tierras por parte de los colonos concedía el derecho exclusivo de extinguir, mediante la compra o la conquista, el título o la posesión de dichas tierras por parte de las poblaciones indígenas. Algunos estudiosos han sostenido que la base de la llamada “doctrina” se encuentra en diversos documentos papales, como las bulas Dum Diversas (1452), Romanus Pontifex (1455) e Inter Caetera (1493).
6. La “doctrina del descubrimiento” no forma parte de la enseñanza de la Iglesia católica. La investigación histórica demuestra claramente que los documentos papales en cuestión, escritos en un período histórico específico y relacionados a cuestiones políticas, nunca han sido considerados expresiones de la fe católica. Al mismo tiempo, la Iglesia reconoce que estas bulas papales no reflejaban adecuadamente la igual dignidad y los derechos de los pueblos indígenas. La Iglesia también es consciente del hecho de que el contenido de estos documentos ha sido manipulado para fines políticos por las potencias coloniales que competían entre sí, para justificar actos inmorales contra las poblaciones indígenas, realizados algunas veces sin oposición de las autoridades eclesiásticas. Es justo reconocer estos errores, reconocer los terribles efectos de las políticas de asimilación y el dolor experimentado por las poblaciones indígenas, así como pedir perdón. Además, el Papa Francisco ha exhortado: «Que la comunidad cristiana no se deje contaminar nunca más por la idea de que existe una cultura superior a otras y que es legítimo usar medios de coacción contra los demás».
7. El magisterio de la Iglesia sostiene, en términos inequívocos, el respeto debido a cada ser humano. Por tanto, la Iglesia católica repudia los conceptos que no reconocen los derechos humanos intrínsecos de los pueblos indígenas, comprendida la que se ha dado a conocer legal y políticamente como “doctrina del descubrimiento”.
8. Numerosas y recurrentes declaraciones de la Iglesia y de los Papas sostienen los derechos de los pueblos indígenas. Por ejemplo, en la bula Sublimis Deus de 1537, el Papa Pablo III escribió: «Determinamos y declaramos [...] que dichos Indios, y todas las gentes que en el futuro los cristianos llegasen a conocer, aunque vivan fuera de la fe cristiana, pueden usar, poseer y gozar libre y lícitamente de su libertad y del dominio de sus propiedades, que no deben ser reducidos a servidumbre y que todo lo que se hubiese hecho de otro modo es nulo y sin valor.»
9. Más recientemente, la solidaridad de la Iglesia con los pueblos indígenas ha dado lugar al apoyo decidido de la Santa Sede a los principios contenidos en la Declaración de las Naciones Unidas sobre los Derechos de los Pueblos Indígenas. La implementación de tales principios mejoraría las condiciones de vida y ayudaría a proteger los derechos de los pueblos indígenas, además de facilitar su desarrollo en un modo que respete su identidad, lengua y cultura.
[00515-ES.01] [Texto original: Inglés]
Traduzione in lingua portoghese
Nota Conjunta dos Dicastérios para a Cultura e a Educação
e para o Serviço do Desenvolvimento Humano Integral
sobre a «Doutrina da Descoberta»
1. Fiel ao mandato recebido de Cristo, a Igreja Católica esforça-se por promover a fraternidade universal e o respeito pela dignidade de todo ser humano.
2. Por esta razão, no decorrer da história, os Papas condenaram atos de violência, opressão, injustiça social e escravidão, incluindo os atos cometidos contra as populações indígenas. Houve também numerosos exemplos de bispos, sacerdotes, religiosos, religiosas e fiéis leigos que deram a sua vida em defesa da dignidade daqueles povos.
3. Ao mesmo tempo, o respeito pelos factos da história exige o reconhecimento da fragilidade humana e das falhas dos discípulos de Cristo em cada geração. Muitos cristãos cometeram atos celerados contra as populações indígenas, pelos quais pediram perdão em várias ocasiões os últimos Papas.
4. Nos nossos dias, um renovado diálogo com os povos indígenas, especialmente com os que professam a fé católica, ajudou a Igreja a compreender melhor os seus valores e culturas. Com a ajuda deles, a Igreja adquiriu uma maior consciência dos seus sofrimentos, passados e presentes, devido à expropriação das suas terras, que consideram um dom sagrado de Deus e dos seus antepassados, e às políticas de assimilação forçada promovidas pelas autoridades governamentais da época, que visavam eliminar as suas culturas indígenas. Como sublinhou o Papa Francisco, os seus sofrimentos constituem um forte apelo para se abandonar a mentalidade colonizadora e caminhar lado a lado com eles, no respeito mútuo e no diálogo, reconhecendo os direitos e os valores culturais de todos os indivíduos e povos. A este respeito, a Igreja compromete-se a acompanhar os povos indígenas e a promover esforços destinados a favorecer a reconciliação e a cura.
5. Foi neste contexto de escuta dos povos indígenas que a Igreja sentiu a importância de abordar o conceito denominado como «doutrina da descoberta». O conceito jurídico de «descoberta» foi debatido pelas potências coloniais a partir do século XVI e encontrou particular expressão na jurisprudência dos tribunais de vários países do século XIX, segundo a qual a descoberta de terras pelos colonos conferia um direito exclusivo de extinguir, por meio de compra ou conquista, o título ou a posse destas terras pelas populações indígenas. Alguns estudiosos argumentam que a base da mencionada «doutrina» se encontra em vários documentos papais, como as Bulas Dum Diversas (1452), Romanus Pontifex (1455) e Inter Caetera (1493).
6. A «doutrina da descoberta» não faz parte do ensinamento da Igreja Católica. A pesquisa histórica demonstra claramente que os documentos papais em questão, escritos num período histórico específico e ligados a questões políticas, nunca foram considerados expressões da fé católica. Ao mesmo tempo, a Igreja reconhece que estas Bulas papais não refletiam adequadamente a igual dignidade e os direitos dos povos indígenas. A Igreja está consciente também do facto que o conteúdo destes documentos foi manipulado com fins políticos pelas potências coloniais em competição para justificar atos imorais contra as populações indígenas, às vezes realizados sem oposição das autoridades eclesiásticas. É justo reconhecer estes erros, consciencializar-se dos efeitos terríveis das políticas de assimilação e do sofrimento vivido pelas populações indígenas, e pedir perdão. Além disso, o Papa Francisco exortou: «Nunca mais a comunidade cristã poderá deixar-se contagiar pela ideia de que uma cultura seja superior às outras, ou que seja legítimo recorrer a meios de coação dos outros».
7. Em termos inequívocos, o magistério da Igreja sustenta o respeito devido a todo o ser humano. Por conseguinte, a Igreja Católica repudia os conceitos que não reconhecem os direitos humanos inerentes aos povos indígenas, incluindo a doutrina que ficou conhecida, legal e politicamente, como a «doutrina da descoberta».
8. Numerosas e repetidas declarações da Igreja e dos Papas defendem os direitos dos povos indígenas. Por exemplo, na Bula Sublimis Deus de 1537, o Papa Paulo III escreveu: «Definimos e declaramos (...) que os chamados Índios e todos os outros povos que forem em seguida descobertos pelos cristãos em caso algum devem ser privados da sua liberdade ou da posse dos seus bens, mesmo que não sejam de fé cristã; e que podem e devem, livre e legitimamente, gozar da sua liberdade e da posse dos seus bens; nem devem ser de forma alguma escravizados; caso contrário, o ato será nulo e sem qualquer efeito».
9. Mais recentemente, a solidariedade da Igreja com os povos indígenas suscitou um forte apoio da Santa Sé aos princípios contidos na Declaração das Nações Unidas sobre os Direitos dos Povos Indígenas. A implementação destes princípios melhoraria as condições de vida e ajudaria a proteger os direitos dos povos indígenas, além de facilitar o seu desenvolvimento no respeito pela sua identidade, língua e cultura.
[00515-PO.01] [Texto original: Inglês]
[B0238-XX.02]