Intervento del Rev.do Mons. Camillus Johnpillai
Intervento del Rev.mo P. Bernard Ardura, O. Praem.
Intervento del Rev.mo P. Leonardo Sileo
Questa mattina, alle ore 11.30 ha avuto luogo, in diretta streaming dalla Sala San Pio X, Via dell’Ospedale 1, la Conferenza Stampa di presentazione del Convegno Internazionale di Studi “Euntes in mundum universum” che si svolge dal 16 al 18 novembre 2022 presso la Pontificia Università Urbaniana, in occasione del IV Centenario dell’istituzione della Congregazione di Propaganda Fide (1622-2022).
Sono intervenuti: il Rev.do Mons. Camillus Johnpillai, Capo Ufficio del Dicastero per l’Evangelizzazione; il Rev.mo P. Bernard Ardura, O. Praem., Presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche; e il Rev.mo P. Leonardo Sileo, Rettore Magnifico della Pontificia Università Urbaniana.
Ne riportiamo di seguito gli interventi:
Intervento del Rev.do Mons. Camillus Johnpillai
Il contesto storico, politico e ecclesiastico
Dal punto di vista della storia della Chiesa, e in particolare, delle missioni, l’istituzione della sacra congregazione per la propagazione della fede, meglio nota come ‘de Propaganda Fide’ o semplicemente come ‘Propaganda’ fu un evento storico di grande importanza. Ufficio centrale della Curia romana sin dal 1622, alla Congregazione venne affidata la responsabilità di dirigere le attività missionarie in tutto il mondo.
Dopo il concilio di Trento (1545-1563) emerse la necessità di una nuova istituzione a Roma quale strumento nelle mani del Papa per promuovere la riforma interna della chiesa nei paesi europei, alcuni dei quali erano passati al protestantesimo, e per riconquistare i territori persi, ovunque ciò fosse possibile. Essa inoltre, doveva contribuire a favorire rapporti stretti con la chiesa ortodossa. In aggiunta a tutto ciò, avrebbe avuto la responsabilità della diffusione della fede cattolica in America, Africa e Asia.
C’erano però ancora altri fattori che rendevano necessaria una Congregazione missionaria nella Curia romana. All’istituzione dell’ufficio centrale contribuì anche la stessa situazione ecclesiastica e politica dell’inizio del XVII secolo. In particolare, a richiedere un’attenzione urgente era l’amministrazione delle missioni sulla base del sistema di patronato. Tale pratica andava abolita e sostituita con un altro sistema, capace di assicurare meglio la promozione delle attività di evangelizzazione e consentire ai missionari di conquistare i cuori e le menti delle popolazioni locali.
La riforma era inoltre urgentemente necessaria per creare un’azione più unita e concertata. Il numero crescente di missionari provenienti da diversi istituti religiosi e di clero secolare impegnati nella diffusione della fede esigeva un tale approccio unificato.
La fondazione di Propaganda Fide nel 1622
Il breve pontificato di Gregorio XV (1621-1623) fu molto importante per la rinascita cattolica. Primo Papa di formazione gesuita, egli cercò non solo di proseguire il rinnovamento interno della chiesa, ma anche di recuperare il terreno che essa aveva perso. Nel 1622 istituì la sacra congregazione per la propagazione della fede, al fine di offrire alla chiesa un’autorità centrale suprema che coprisse l’intero campo missionario. Il concetto alla base dell’ufficio era che il Papa, come pastore universale di anime, aveva la responsabilità assoluta di diffondere la fede. La congregazione dunque doveva coordinare e guidare l’attività missionaria della chiesa, fino ad allora controllata dai sovrani cattolici di Spagna e Portogallo. Papa Gregorio creò la nuova congregazione il 6 gennaio 1622. La scelta della solennità dell’Epifania, antica memoria della chiamata dei pagani nel regno di Cristo e ai suoi insegnamenti, è indicativa di quello che era considerato il principale compito della congregazione. Al tempo stesso fa riferimento al mandato missionario di Cristo (Mt 28, 18-20) e alla responsabilità pastorale del Papa verso tutti i popoli. La costituzione apostolica ‘Inscrutabili Divinis’ del 22 giugno 1622 sottolineava il dovere e il diritto del Pontefice di diffondere la fede quale principale compito del ruolo papale di pastore di anime.
Pertanto, l’intero sistema missionario doveva essere subordinato all’autorità centrale romana. Da essa tutti i missionari dovevano dipendere nella maniera più diretta possibile per essere inviati in missione. I metodi dovevano essere regolamentati, e l’ufficio doveva assegnare i campi di missione.
Il Papa erigeva la congregazione costituita da 13 cardinali, due prelati e un segretario, ai quali affidava e raccomandava gli affari della propagazione della fede. Sotto il dicastero, il lavoro missionario ricevette nuovo impeto. Le competenze erano moto vaste, abbracciando tutte le questioni collegate all’attività missionaria. La centralizzazione di quest‘ultima sotto un unico dicastero aveva molti vantaggi specialmente perché assicurava un miglior coordinamento del lavoro. L’assistenza spirituale e materiale poteva essere svolta in modo armonico, tenendo in debito conto la situazione globale dei bisogni dei territori di missione.
Il successore di Gregorio, Urbano VIII (1623-1644), diede un forte appoggio al progresso delle missioni attraverso l’istituzione della Stampa Poliglotta (1626). Inoltre fondò il Collegio Urbano a Roma il 1° agosto 1627 per formare i missionari e inviarli in particolare nel lontano Oriente. Il collegio è anche l’inizio dell’eventuale Pontificia Università Urbaniana.
Mons. Francesco Ingoli (1578-1644) fu nominato primo segretario e gli fu affidato l’immenso compito di creare le basi per il suo effettivo funzionamento. Con grande zelo, per 27 anni egli guidò le attività di questa giovane congregazione attraverso varie iniziative. Il suo contributo al graduale e paziente sviluppo dei vari aspetti di competenza e di prassi del dicastero e la sua attenzione nel costruire un archivio proprio missionario, meritano apprezzamento. La centralizzazione dell’attività missionaria sotto la guida di Propaganda è il contributo più rilevante dato da Mons. Ingoli.
La competenza della congregazione in parola viene presentata in tre categorie: territori, persone e materie. Alla Congregazione missionaria è stata concessa tutta l’autorità di compiere questo lavoro nel mondo a nome del Sommo Pontefice. La sua giurisdizione è universale ed è responsabile di assicurare tutto quello che contribuisce alla formazione e alla crescita delle chiese locali.
Un altro campo che riguarda il dicastero è la questione finanziaria che ha ricevuto un’attenzione speciale fin dall’inizio, soprattutto dal Papa-Fondatore Gregorio XV, tenendo conto dell’estensivo impegno mondiale per quanto riguarda l’attività missionaria.
Ulteriori Sviluppi della competenza di Propaganda Fide
• Nella riforma effettuata dalla costituzione apostolica ‘Sapienti consilio’ del 1908, la dimensione territoriale di competenza del Dicastero viene precisata ancor più in questa riforma che contribuisce ad una maggiore chiarezza nelle competenze della Congregazione, come pure sul ruolo dei religiosi nei territori di missione. Il Cardinale Prefetto ha la piena responsabilità anche in campo finanziario che viene gestito da un Pro-Segretario.
• La codificazione pio-benedettina nel 1917 presenta ancor più esplicitamente le competenze della Congregazione nel can. 252. Le questioni serie e straordinarie richiedevano una previa approvazione da parte del Sommo Pontefice.
• Alcuni ulteriori sviluppi, dopo il codice pio-benedettino nelle competenze della congregazione, si notano in due campi: 1) la promozione delle Pontificie Opere Missionarie nel campo della cooperazione missionaria; 2) la fondazione di vari istituti religiosi di diritto diocesano e di quelli di diritto pontificio che hanno uno scopo missionario.
• Le Pontificie Opere Missionarie (Pom) sono i mezzi principali di animazione e cooperazione missionaria a livello universale sotto la direzione della Congregazione missionaria. Le opere sono: la pontificia opera della propagazione delle fede, quella di san Pietro apostolo, quella della santa infanzia e quella dell’unione missionaria. Queste opere sono nate dalle iniziative di fedeli laici, di natura carismatica e con la dovuta autonomia, contribuiscono a promuovere lo spirito missionario tra i fedeli e aiutano materialmente le nuove chiese particolari.
• L’Ecclesiologia del Concilio Vaticano II sul mistero della Chiesa, sulla sua sacramentalità e sulla sua natura missionaria sono tra i contributi più importanti per la promozione dell’azione missionaria della Chiesa. La dimensione missionaria della Chiesa è un contributo specifico per promuovere l’opera di evangelizzazione che è un dovere del popolo di Dio.
• La riforma della Curia Romana effettuata da san Paolo VI con la costituzione apostolica Regimini Ecclesiae universae, nel 1967, fa sentire un’eco degli insegnamenti del Concilio nella competenza del dicastero. Inoltre, la riforma conferma la competenza generale del dicastero missionario come l’organo centrale della Chiesa, responsabile di organizzare e coordinare l’attività missionaria nel mondo. La competenza specifica del dicastero invece fa riferimento al governo delle missioni oppure alle circoscrizioni ecclesiastiche che vengono a trovarsi sotto la sua giurisdizione. Inoltre, la medesima costituzione apostolica presenta un nuovo nome per il dicastero - l’evangelizzazione dei popoli - che significa molto, mettendo in rilievo che l’evangelizzazione è lo scopo dell’attività missionaria della Chiesa. È notevole anche, per la prima volta, il riferimento alla partecipazione dei laici nella cooperazione missionaria.
• Come una novità, l’approccio del nuovo Codice di Diritto Canonico del 1983 all’attività missionaria della Chiesa riporta gli insegnamenti conciliari in un trattamento teologico-giuridico, nei cann.781-792 nel Libro III. Le norme canoniche sull’azione missionaria della Chiesa sono le applicazioni dei principi contenuti nei documenti Lumen Gentium, Christus Dominus e ad Gentes.
• Un aspetto rilevante della riforma effettuata dal san Giovanni Paolo II con la costituzione apostolica Pastor Bonus, del 1988, in riferimento alla competenza della CEP, è la promozione di ricerca in teologia missionaria, spiritualità e lavoro pastorale come primo istrumento nel compito del dicastero per la cooperazione missionaria. Il suo ruolo di formare il clero secolare ed i catechisti e animare il popolo di Dio è ancor più accentuato.
L’attuale Dicastero per l’Evangelizzazione - Sezione per la Prima Evangelizzazione e le Nuove Chiese Particolari
Sua Santità Francesco, con la costituzione apostolica ‘Praedicate Evangelium’ del 19 marzo 2022, ha istituito il dicastero per l’evangelizzazione, il quale è presieduto direttamente dal Papa ed è composto dalla sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo e dalla sezione per la prima evangelizzazione e le nuove chiese particolari.
La sezione per la prima evangelizzazione e le chiese particolari raccoglie l’eredità della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli (Propaganda Fide).
Dalla sezione per la prima evangelizzazione e le nuove chiese dipendono alcune circoscrizioni ecclesiasti delle Americhe, e quelle di quasi tutta l’Africa, dell’Asia (ad eccezione delle Filippine) e dell’Oceania (ad eccezione dell’Australia). Attualmente ci sono 1,117 circoscrizioni ecclesiastiche (arcidiocesi, diocesi, vicariati apostolici, prefetture apostolici, ecc.) sotto la competenza del dicastero missionario.
Conclusione
In questo momento storico il dicastero per l’evangelizzazione ricorda con profonda gratitudine l’opera di evangelizzazione finora compiuta dai numerosi religiosi, religiose, sacerdoti secolari e laici e, in particolare i catechisti nei territori di missione.
La missione evangelizzatrice della chiesa è ancora lontana dal suo compimento. Papa Francesco, nella sua esortazione apostolica “Evangelii gaudium”, invita tutti i battezzati ad essere ‘discepoli missionari’ e ‘agenti di evangelizzazione’ (n.120). La chiesa continua la sua missione evangelizzatrice, ricordando le parole del Signore risorto: “Euntes docete omnes gentes - Ecce ego vobiscum sum.” (Mt 28:19-20).
[01778-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Intervento del Rev.mo P. Bernard Ardura, O. Praem.
Nel corso di una Adunanza Plenaria del Pontificio Comitato di Scienze Storiche tenutasi nel 2019, uno dei membri segnalò all’attenzione dei partecipanti l’imminente quarto centenario della istituzione della Congregazione di Propaganda Fide, avvenuta il 22 giugno 1622.
Così, tre anni fa, scrissi all’allora Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, l’Em.mo Cardinale Filoni, proponendogli di organizzare un Convegno Internazionale di Studi finalizzato a fare il punto delle ricerche storiografiche sui quattro secoli di attività del Dicastero missionario.
La preparazione di questo evento scientifico è stata per noi occasione di proficua collaborazione con il Dicastero per l’Evangelizzazione, la Pontificia Università Urbaniana, e le Pontificie Opere Missionarie.
L’istituzione della Congregazione di Propaganda Fide, nel lontano 1622, fu il compimento o il risultato di un lento processo iniziato durante il pontificato di Gregorio XIII (1572-1585) preoccupato dell’unione degli Orientali con Roma, in modo speciale gli Slavi, i Greci, i Siri, gli Egizi ed Etiopi, processo ripreso da Clemente VIII (1592-1605), in una Curia romana profondamente riorganizzata da Sisto V, in cui le competenze prima riservate al concistoro erano passate a un sistema di Congregazioni specializzate.
Così, la difesa e la propagazione del cattolicesimo suggerirono a Gregorio XV (1621-1623) l’istituzione di una Congregazione esclusivamente dedicata alla propagazione della Fede sia nelle terre dove erano presenti i cristiani Orientali separati da Roma, sia nelle regioni ancora in via di esplorazione, tanto più che l'Olanda e l'Inghilterra, pur aspirando al commercio e all'espansione coloniale, erano anche pronte a diffondere ovunque le dottrine del protestantesimo.
Così, il 22 giugno 1622, fu promulgata la Bolla Inscrutabili Divinae e fu istituita la Sacra Congregatio de Propaganda Fide. È proprio nella Università specialmente dedicata alla formazione accademica degli studenti provenienti dai cosiddetti “Paesi di Missione”, che ci accingiamo a rileggere la storia di questo Dicastero, ricca di preziosi insegnamenti per la vita e la missione odierna della Chiesa, e certamente utilissima per delineare il futuro dell’annuncio del Vangelo non soltanto nei territori considerati “di Missione”, ma anche nelle società di antica tradizione cristiana, che hanno bisogno di una nuova evangelizzazione in grado di cogliere le sfide del mondo attuale.
Poco tempo dopo l’istituzione della Congregazione, Gregorio XV morì, ma il consolidamento e il successo della recente Congregazione furono presi in mano e assicurati dal suo successore, il Cardinale Barberini, uno dei tredici primi membri della Congregazione, eletto pontefice nel 1623 con il nome di Urbano VIII.
La denominazione di questa Congregazione fu cambiata nel 1967, in “Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli”, a causa del rischio di connotazione negativa che assume oggi il termine “propaganda”. La decisione della modifica fu presa da papa Paolo VI nella sua Costituzione apostolica Regimini Ecclesiæ universæ del 15 agosto 1967.
Con l'entrata in vigore della Costituzione apostolica Praedicate evangelium di Papa Francesco, il 5 giugno 2022, la Congregazione come tale scompare e forma con il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione il nuovo Dicastero per l'Evangelizzazione.
Questo Convegno Internazionale di Studi non è soltanto rivolto allo studio di un passato ormai lontano. Tenendo conto del ruolo della Storia e dell’importanza delle sue lezioni, i vari Relatori offriranno degli spunti utili alla soluzione di questioni nuove, sorte nell’età contemporanea.
Ad esempio, il richiamo di Benedetto XV nella sua Lettera apostolica Maximum illud del 30 novembre 1919, per il superamento di ogni chiusura nazionalista ed etnocentrica, di ogni compromesso nell'annuncio del Vangelo con le potenze coloniali, con i loro interessi economici e militari è sempre attuale. D’altra parte, il pontefice ricordava allora che l'apertura della cultura e della comunità alla novità salvifica di Gesù Cristo esige il superamento di ogni indebita intrusione etnica ed ecclesiale. Oggi ancora, la Chiesa continua ad aver bisogno di uomini e donne che, in virtù del loro Battesimo, rispondano generosamente alla chiamata ad uscire dalle loro case, dalle loro famiglie, dalla loro patria, dalla loro Chiesa locale, per essere inviati ai popoli, in un mondo che non è ancora trasfigurato dal Vangelo, Buona Novella per tutti. Ora, con il nuovo assetto del Dicastero per l’evangelizzazione, si intende pure sottolineare che l’annuncio del Vangelo concerne non soltanto i territori non ancora evangelizzati, ma anche quelli che hanno ricevuto l’annuncio nel corso dei secoli, e nei quali si avverte la necessità di una nuova evangelizzazione degli uomini e delle donne, che vivono oggi nelle nuove culture spesso formatesi fuori dai valori cristiani. Così, la Chiesa intende adempiere al mandato di Gesù di portare a tutti il messaggio della Salvezza.
[01779-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Intervento del Rev.mo P. Leonardo Sileo
Le origini della PUU sono strettamente connesse con i motivi apostolici che ispirarono l’istituzione di Propaganda Fide voluta da papa Gregorio XV. Del resto, il progetto di una creazione a Roma di un “pontificio collegio di studi superiori” per la formazione specifica di missionari in vista della radicazione del vangelo in nuovi contesti geografici e culturali costituì l’humus e lo sprone della determinazione di Gregorio XV a istituire la nuova congregazione.
Già intorno ai primi anni del 1600, il Prelato della Curia Romana, Juan Bautista Vives (1545-1632), condivise l’idea di fondare un centro di formazione di missionari ad gentes con il gesuita Martin de Funes e con san Giovanni Leonardi. A inizio 1622 egli trattò l’acquisto del palazzo di famiglia del defunto cardinale Ferratini, situato nella piazza di S. Trinità dei Monti perché vi si stabilisse un “colegio de apostólicos sacerdotes seculares, provenientes de cualquier nación y gente, a fin de que el Sumo Pontífice existente pro tempore los enviase por toda la redondes de la tierra a defender y propagar la fe católica”.
Poiché il perfezionamento dell’acquisto del palazzo avvenne nel 1626 alla morte di papa Gregorio XV, Urbano VIII con la bolla Immortalis dei Filius, del 1° agosto 1627, eresse il Pontificio Collegio de Propaganda Fide: gli conferì il proprio nome ‘Urbanum’ e previde che gli fossero riconosciuti esenzioni e privilegi (ovvero ‘facoltà’) goduti da altri collegi dell’Urbe e dallo Studium Urbis, l’attuale Università La Sapienza, allora denominato Archiginnasio Romano, la cui fondazione come istituzione laica fu voluta da papa Bonifacio VIII nel 1303.
In pochi decenni il Collegio assunse la definitiva fisionomia di Studium generale; il più antico diploma di laurea conservato risale al 1642. Da subito venne avviata l’organizzazione di una biblioteca e con essa la Stamperia poliglotta de Propaganda Fide, che divenne lo storico laboratorio di interculturalità, di innovazione tecnica editoriale e degli inediti processi interculturali dell’evangelizzazione. Il primo catalogo risale al 1639, il secondo, arricchito di altri caratteri di lingue orientali, al 1667.
Vengo all’oggi dell’Università Urbaniana. Cito subito l’articolo 3 degli Statuti approvati lo scorso anno e già in sintonia con la trasformazione missionaria della Chiesa voluta da papa Francesco e confidata in maniera speciale all’Attuale Dicastero per l’evangelizzazione.
«In conformità con la sua ispirazione originaria, la PUU considera e cura come fini specifici:
a) comprendere e studiare scientificamente le culture e le religioni dei popoli affinché la fede della Chiesa possa rendere ragione dell’annuncio cristiano in contesti umani segnati dalla sua assenza;
b) elaborare ricerche accademiche affinché la fede cristiana possa riconoscere e accogliere i semina Verbi, le dinamiche di praeparatio evangelica e di apertura alla verità della storia delle culture e delle religioni non ancora fecondate dalla missione evangelizzatrice della Chiesa;
c) offrire criteri ed orientamenti per proporre ed esporre agli uomini, secondo le loro culture e i loro linguaggi, l’annunzio della salvezza divina;
d) promuovere un dialogo fecondo fra gli studenti provenienti da varie nazioni e, favorendo un clima di crescita interculturale, “elaborare strumenti intellettuali in grado di proporsi come paradigma d’azione e di pensiero, utili all’annuncio in un mondo contrassegnato dal pluralismo etico-religioso” (Veritatis gaudium = VG, Proemio, 5);
e) approfondire e far conoscere agli studenti i principali e attuali problemi della missione evangelizzatrice della Chiesa, in modo che la PUU si distingua tra le altre Università ecclesiastiche per la sua indole specificamente missionaria».
Indicativa dell’attività formativa pluriforme dell’Università orientata a favorire lo sviluppo delle Chiese locali del mondo, è la sua rete interuniversitaria. L’Urbaniana, infatti, è casa madre di ben 108 istituti universitari presenti e operanti nei cinque continenti, in particolare in Africa e in Asia. Di più, l’attuale offerta formativa dell’Università ha come obiettivo peculiare l’acquisizione delle abilità e delle competenze di cui avranno bisogno le studentesse e gli studenti provenienti dai cinque continenti per perseguire e attuare, nella varietà di funzioni e contesti operativi, l’effettivo rinnovamento dell’evangelizzazione da tutti evocato. A tale scopo l’Università in questi ultimi anni ha incrementato insegnamenti e moduli interdisciplinari e, attraverso le quattro Facoltà (Filosofia, Teologia, Diritto Canonico e Missiologia), ha organizzato nuovi percorsi di approfondimento specialistico conducenti a un corrispondente diploma universitario, o master; opportunità questa finalizzata a specifiche applicazioni pratiche delle conoscenze, delle abilità e delle competenze, proprie dei gradi accademici. Tra questi diplomi, segnalo gli ultimi tre approvati: diploma interconfessionale in Traduzione della Bibbia, diploma in Management e leadership pastorale per l’evangelizzazione, diploma in Religioni e dialogo interreligioso.
Aggiungo infine il contributo offerto dall’Università per la promozione della conoscenza dell’integrale attività missionaria svolta nei secoli da Propaganda Fide, anche attraverso la dinamica storia del Collegio Urbano fino all’oggi della Università Urbaniana. Mi riferisco alla più recente produzione editoriale, di grande rigore e competenza, che l’Università ha perseguito e persegue per tenere viva la propria coscienza storica e per favorirne l’attualizzazione.
Alcune opere della Urbaniana University Press (erede della Stamperia Poliglotta)
Ad Dudink (ed.), Catalogue of Chinese Documents in the Propaganda Fide
Historical Archives (1622-1830)
(‘Grandi Opere’ 2022)
Rui Zhang, La missione del primo Legato pontificio
Maillard de Tournon. All’origine delle relazioni tra Santa Sede e Cina
(‘Ricerche’ 2022)
M. L. Grignani, Propaganda Fide, le missioni e le inchieste
sulla schiavitù de facto degli indigeni in America Latina (1918-1922)
(‘Saperi testi Contesti’ 2022)
G. Caramazza – G. Moerschbacher – L. Sileo, Mission in Africa
Evangelizing the Future
(‘Mission&Formation’ 2021)
S. Mazzolini, Nuove Chiese e adattamento
nel cantiere conciliare (1959-1962)
(‘Saperi testi Contesti’ 2021)
G. Rizzi – E. Raini – Zhao Hongtao, Repertorio dei catechismi cinesi
nella Biblioteca della Pontificia Università Urbaniana
(‘Grandi Opere’ 2019)
G. Colzani, Church’s Mission
History, Theology and the Way Forward
(‘Mission&Formation’ 2019)
A. Ndreca (ed.), L’Albania nell’Archivio di Propaganda Fide
(‘Geographia Evangelica’ 2017)
G. Rizzi, Il corpus dei catechismi nel Fondo della Biblioteca Urbaniana
di Propaganda Fide
(‘Grandi Opere’ 2015)
L. Sabbarese (eds.), Un momento di inculturazione del Cattolicesimo in Cina
Le Facoltà speciali del 1978
(‘Quaderni Ius Missionale’ 2015)
G. Rizzi, Edizioni della Bibbia nel contesto di Propaganda Fide
Uno studio sulle edizioni della Bibbia presso la Biblioteca della PUU
(‘Grandi Opere’ 2015)
C. Orlandi – J.A. Barreda, Rudesindo Salvado. Un missionario
fra gli aborigeni australiani. Le Relazioni del 1865, 1882, 1900
(‘Saperi testi Contesti’ 2014)
F. Ingoli, Relazione delle Quattro Parti del Mondo
(‘Grandi Opere’ 1999)
[01770-IT.01] [Testo originale: Italiano]
[B0855-XX.02]