Discorso consegnato del Santo Padre
Discorso a braccio del Santo Padre
Questa mattina, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza, nel Palazzo Apostolico Vaticano, i Membri della Federazione degli Organismi Cristiani di Servizio Internazionale e Volontario (FOCSIV) in occasione del 50° di fondazione.
Dopo aver consegnato il discorso preparato per l’occasione, il Papa si è rivolto a braccio ai partecipanti all’incontro.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre ha preparato per la circostanza e consegnato e il discorso che ha rivolto a braccio ai presenti all’Udienza:
Discorso consegnato del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Vi incontro in occasione del 50° di fondazione della vostra Federazione: voi rappresentate le 90 organizzazioni che la compongono, e che operano in oltre ottanta Paesi del mondo. Vi rivolgo il mio cordiale saluto e ringrazio il Presidente per le sue cortesi parole.
La FOCSIV offre un contributo prezioso alla lotta contro ogni forma di povertà ed emarginazione, alla tutela della dignità umana, all’affermazione dei diritti umani e alla promozione della crescita delle comunità e delle istituzioni locali; e tutto ciò cerca di portarlo avanti in coerenza con il Vangelo e la dottrina sociale della Chiesa. Grazie per ciò che fate e per come lo fate! Siete un bel segno della Chiesa-madre che genera speranza in un mondo assuefatto agli scandali della fame e delle guerre. La vostra testimonianza è una risposta concreta a quanti non credono più in una pace possibile. Con il vostro impegno, infatti, dimostrate che ogni piccolo tassello quotidiano può costruire il grande mosaico della fratellanza.
Vogliamo un mondo solidale, in cui ciascuno si senta accolto e non sia costretto a rinunciare ai propri sogni. Non si tratta di un semplice auspicio, ma di una volontà ben precisa, che un vostro motto esprime così: “Un mondo da costruire insieme, nel rispetto del creato, nel quale ogni persona possa realizzarsi in piena dignità!”. È un messaggio quanto mai attuale in questo momento storico: l’ombra di una terza guerra mondiale incombe sul destino di intere nazioni, con conseguenze terribili per le persone. Penso, in modo particolare, agli anziani, alle donne, ai bambini. Che futuro stiamo costruendo per le nuove generazioni? È una domanda che dovrebbe accompagnare sempre le decisioni a livello internazionale. Oggi, dunque, cogliendo il grido dei tanti senza voce a cui le vostre Organizzazioni sono prossime, vorrei riflettere insieme a voi su tre obiettivi che riguardano tutti.
Il primo ha a che fare con il vostro essere volontari nel mondo. Cosa significa oggi? Mi pare si tratti di un deciso e coraggioso segnale di apertura, di disponibilità verso il prossimo, vicino o lontano che sia. Perché lo sguardo oltre i confini diventa predisposizione d’animo all’incontro con il “prossimo”, testimonianza di amore per l’umanità. Il volontariato si fonda su un radicato atteggiamento di solidarietà, e tutti sappiamo quante povertà, ingiustizie, violenze siano presenti in ogni continente. Ebbene, FOCSIV dimostra che si può essere “fratelli tutti” abbracciando ogni essere umano che il Signore pone sulle strade della nostra vita. Oggi siamo «di fronte alla grande occasione di esprimere il nostro essere fratelli, di essere altri buoni samaritani che prendono su di sé il dolore dei fallimenti, invece di fomentare odi e risentimenti» (Enc. Fratelli tutti, 77). Così l’insegnamento evangelico diventa quotidianità. Ed è un invito senza esclusioni: fratelli tutti nell’umanità e nell’amore.
Un secondo obiettivo interessa la pace, che vediamo ferita, calpestata in Ucraina e in molti altri luoghi del pianeta. Quando manca la pace, quando prevalgono le “ragioni” della forza, le persone soffrono, le famiglie vengono divise, i più fragili restano soli. Da mesi vediamo immagini di distruzione, di morte. La pace nella giustizia è condizione necessaria per una vita dignitosa, per costruire assieme un futuro migliore. Voi, volontari FOCSIV, siete chiamati ad alimentare la pace nei vostri cuori e a condividerla con tutti coloro che incontrate nel vostro servizio. È il dono più importante che potete portare con voi dovunque andate, perché «il mondo non ha bisogno di parole vuote, ma di testimoni convinti, di artigiani della pace aperti al dialogo senza esclusioni né manipolazioni» (Messaggio per la LIII Giornata Mondiale della Pace, 1° gennaio 2020).
Il terzo obiettivo, infine, è lo sviluppo. Ogni persona, ogni popolo necessita di condizioni basilari per una vita dignitosa: assieme alla pace le abitazioni, l’assistenza sanitaria, l’istruzione, il lavoro, il dialogo e il reciproco rispetto tra le culture e le fedi. La promozione umana rimane un impegno cui dedicarci con disponibilità, vigore, creatività, strumenti adeguati. Solo uno sviluppo integrale – della persona e del contesto in cui vive – permette il dispiegarsi di un buon vivere, personale e sociale, sereno e aperto al futuro. Ma pensiamo a quanti giovani sono oggi costretti a lasciare la propria terra alla ricerca di un’esistenza dignitosa; a quanti uomini, donne e bambini affrontano viaggi disumani e violenze di ogni tipo, pur di cercare un domani migliore; a quanti continuano a morire sulle rotte della disperazione, mentre si discute sul loro destino o ci si gira dall’altra parte! Le migrazioni forzate – per fuggire a guerre, fame, persecuzioni o mutamenti climatici – sono uno dei grandi mali di questa epoca, che potremo affrontare alla radice solo assicurando un reale sviluppo in ogni Paese. E voi, volontari della FOCSIV, siete impegnati anche su questo versante.
Cari amici, in questi cinquant’anni siete stati tessitori di pace e artigiani di carità e di sviluppo. Vi incoraggio ad andare avanti, sulle strade del mondo, prendendovi cura dei fratelli, così come ha fatto il buon samaritano, consapevoli che «vivere indifferenti davanti al dolore non è una scelta possibile; non possiamo lasciare che qualcuno rimanga ai margini della vita» (Fratelli tutti, 68). Non lasciatevi scoraggiare dalle difficoltà o dalle delusioni, ma confidate nel Signore, che è roccia e nello stesso tempo è tenerezza. Affido ciascuno di voi e tutti i membri dei vostri organismi alla protezione della Vergine Maria. Di cuore vi benedico. E vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie!
[01771-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Discorso a braccio del Santo Padre
Grazie tante per questa visita, grazie tante a Lei, per le sue parole. Questo è il discorso che io devo leggere adesso, ma è meglio che voi lo leggiate a casa, e che in questo momento vi dica qualche cosa che mi venga dal cuore, d’accordo? Io lo do alla Presidente, lei si incarica di farlo conoscere.
Il volontariato è una delle tre cose che ho trovato in Italia come una caratteristica vostra, non l’ho trovato così altrove. Le altre cose sono gli oratori parrocchiali, al nord soprattutto, e poi le associazioni di aiuto economico, bancario, perché la gente prenda lì il mutuo e vada avanti, un aiuto di tipo economico. Tre cose tipicamente italiane.
Prendo la prima: il volontariato. È una delle cose più belle. Perché ognuno con la propria libertà sceglie di fare questo cammino che è un cammino di uscita verso l’altro, uscita con la mano tesa, un cammino di uscita per preoccuparsi degli altri. Si deve fare un’azione. Io posso rimanere a casa seduto, tranquillo, guardando la tv o facendo altre cose… No, io mi prendo questa fatica di uscire.
Il volontariato è la fatica di uscire per aiutare altri, è così. Non c’è un volontariato da scrivania e non c’è un volontariato da televisione, no. Il volontariato è sempre in uscita, il cuore aperto, la mano tesa, le gambe pronte per andare. Uscire per incontrare e uscire per dare. Queste due parole voglio riprenderle.
Uscire per incontrare. Noi stiamo vivendo una civiltà dello scontro. Le guerre sono un grande scontro e oggi nessuno dubita che stiamo vivendo la terza guerra mondiale: in un secolo, uno scontro dietro l’altro, uno dietro l’altro… E non impariamo mai, a livello mondiale, ma anche a livello personale. Quante volte si prendono decisioni in base allo scontro: “Tu chi sei?” – “No, io non so chi sono, ma sono contro questo e contro questo”. La propria identità è essere-contro, scontrarsi. Invece la strada che voi proponete, che voi vivete, e che è una vera proposta cristiana è l’incontro per risolvere, per risanare lo scontro. Noi stiamo vivendo la civiltà dello scontro. È più facile dire “io sono contro questo, contro quello, contro quell’altro”, che dire “io sono con”. Ci costa più fatica questo. E voi uscite per trovare gente, per trovare uomini e donne che hanno bisogno di aiuto, hanno bisogno della mano tesa, per camminare insieme, con, non contro.
Questo è il vostro volontariato, e lo fate senza stipendio; sì forse vi danno qualcosa per il bus, il biglietto, ma niente di più. Senza stipendio, non per guadagnarti la vita, ma per vocazione. Ed è un investimento del vostro tempo che rende feconda la vita degli altri. Continuate su questa strada del volontariato, è una delle ricchezze della vostra cultura italiana.
Se ci sono dei problemi – sempre ci saranno dei problemi, dappertutto – i problemi non vanno risolti come fa lo struzzo mettendo la testa sotto terra, i problemi si risolvono camminando, andando, litigando… Sì, litigando, fa bene! A volte fa bene una bella litigata… E capirsi bene ma come fratelli, litigando come fratelli, i buoni fratelli sanno litigare bene. Io ricordo una volta – una cosa famigliare – noi siamo in cinque e mio fratello, il secondo, si è arrabbiato con la terza, entrambi già sposati, grandi e si sono detti (cose) di tutti i colori! Io lì che li ascoltavo, pensavo: “Dio mio, questi non se le mandano a dire!”. “Tu hai fatto… tu sei una cretina… tu sei questo, quell’altro…”. Di tutto. Poi si sono fermati. E mio fratello ha detto: “Io me ne vado perché ho da fare… Ciao bella!”. Un bacio ed è finita. I fratelli sanno discutere ma senza arrivare a distruggere l’essenziale che è il legame fraterno. Noi dobbiamo fare questo, cercare la verità, ci sono punti di vista diversi, si discute, bene, ma quello non si tocca, quello rimane sempre, la fratellanza. E il volontariato è un inno alla fratellanza, è un inno ad andare avanti così. Per questo, continuate ad andare avanti così, ad aiutare in questo senso, aiutare dando una mano alla gente.
Questo volevo dirvi prima di dare la benedizione e di salutarvi. Sono contentissimo di questo che voi fate. Continuate, e che si uniscano a voi altre persone per fare questo bel lavoro di umanità. Grazie!
[01777-IT.01] [Testo originale: Italiano]
[B0850-XX.03]