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Incontro promosso dalla Comunità di Sant’Egidio: “Il grido della Pace. Religioni e Culture in dialogo” alla presenza del Santo Padre Francesco (23-25 ottobre 2022), 25.10.2022


Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua inglese

Appello di Pace

Questo pomeriggio, al Colosseo in Roma, ha avuto luogo l’Incontro internazionale promosso dalla Comunità di Sant’Egidio nello “Spirito di Assisi” sul tema “Il grido della Pace. Religioni e Culture in Dialogo”, in corso dal 23 al 25 ottobre.

Alle ore 16.30 il Santo Padre Francesco ha presieduto la preghiera dei cristiani insieme ai rappresentanti delle altre religioni. Al termine, il Papa si è recato sul palco insieme ai vari rappresentanti dove ha avuto luogo l’Incontro internazionale e l’inizio della cerimonia al termine della quale è stato letto l’Appello di Pace.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre Francesco ha rivolto ai partecipanti all’Incontro e il testo dell’Appello di Pace:

Discorso del Santo Padre

Illustri Leader delle Chiese cristiane e delle Religioni mondiali,

fratelli e sorelle,

distinte Autorità!

Ringrazio ciascuno di voi che partecipate a questo incontro di preghiera per la pace. Speciale riconoscenza esprimo ai Leader cristiani e di altre Religioni, animati dallo spirito di fratellanza che ispirò la prima storica convocazione voluta da San Giovanni Paolo II ad Assisi, trentasei anni fa.

Quest’anno la nostra preghiera è diventata un “grido”, perché oggi la pace è gravemente violata, ferita, calpestata: e questo in Europa, cioè nel continente che nel secolo scorso ha vissuto le tragedie delle due guerre mondiali – e siamo nella terza. Purtroppo, da allora, le guerre non hanno mai smesso di insanguinare e impoverire la terra, ma il momento che stiamo vivendo è particolarmente drammatico. Per questo abbiamo elevato la nostra preghiera a Dio, che sempre ascolta il grido angosciato dei suoi figli. Ascoltaci, Signore!

La pace è nel cuore delle Religioni, nelle loro Scritture e nel loro messaggio. Nel silenzio della preghiera, questa sera, abbiamo sentito il grido della pace: la pace soffocata in tante regioni del mondo, umiliata da troppe violenze, negata perfino ai bambini e agli anziani, cui non sono risparmiate le terribili asprezze della guerra. Il grido della pace viene spesso zittito, oltre che dalla retorica bellica, anche dall’indifferenza. È tacitato dall’odio che cresce mentre ci si combatte.

Ma l’invocazione della pace non può essere soppressa: sale dal cuore delle madri, è scritta sui volti dei profughi, delle famiglie in fuga, dei feriti o dei morenti. E questo grido silenzioso sale al Cielo. Non conosce formule magiche per uscire dai conflitti, ma ha il diritto sacrosanto di chiedere pace in nome delle sofferenze patite, e merita ascolto. Merita che tutti, a partire dai governanti, si chinino ad ascoltare con serietà e rispetto. Il grido della pace esprime il dolore e l’orrore della guerra, madre di tutte le povertà.

«Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male» (Enc. Fratelli tutti, 261). Sono convinzioni che scaturiscono dalle lezioni dolorosissime del secolo Ventesimo, e purtroppo anche di questa parte del Ventunesimo. Oggi, in effetti, si sta verificando quello che si temeva e che mai avremmo voluto ascoltare: che cioè l’uso delle armi atomiche, che colpevolmente dopo Hiroshima e Nagasaki si è continuato a produrre e sperimentare, viene ora apertamente minacciato.

In questo scenario oscuro, dove purtroppo i disegni dei potenti della terra non danno affidamento alle giuste aspirazioni dei popoli, non muta, per nostra salvezza, il disegno di Dio, che è “un progetto di pace e non di sventura” (cfr Ger 29,11). Qui trova ascolto la voce di chi non ha voce; qui si fonda la speranza dei piccoli e dei poveri: in Dio, il cui nome è Pace. La pace è dono suo e l’abbiamo invocata da Lui. Ma questo dono dev’essere accolto e coltivato da noi uomini e donne, specialmente da noi, credenti. Non lasciamoci contagiare dalla logica perversa della guerra; non cadiamo nella trappola dell’odio per il nemico. Rimettiamo la pace al cuore della visione del futuro, come obiettivo centrale del nostro agire personale, sociale e politico, a tutti i livelli. Disinneschiamo i conflitti con l’arma del dialogo.

Durante una grave crisi internazionale, nell’ottobre 1962, mentre sembravano vicini uno scontro militare e una deflagrazione nucleare, San Giovanni XXIII fece questo appello: «Noi supplichiamo tutti i governanti a non restare sordi a questo grido dell’umanità. Che facciano tutto quello che è in loro potere per salvare la pace». «Eviteranno così al mondo gli orrori di una guerra, di cui non si può prevedere quali saranno le terribili conseguenze. […] Promuovere, favorire, accettare i dialoghi, a tutti i livelli e in ogni tempo, è una regola di saggezza e di prudenza che attira la benedizione del cielo e della terra» (Radiomessaggio, 25 ottobre 1962).

Sessant’anni dopo, queste parole suonano di impressionante attualità. Le faccio mie. Non siamo «neutrali, ma schierati per la pace. Perciò invochiamo lo ius pacis come diritto di tutti a comporre i conflitti senza violenza» (Incontro con gli studenti e il mondo accademico di Bologna, 1° ottobre 2017).

In questi anni, la fraternità tra le religioni ha compiuto progressi decisivi: «Religioni sorelle che aiutino i popoli fratelli a vivere in pace» (Incontro di preghiera per la pace, 7 ottobre 2021). Sempre più ci sentiamo fratelli tra di noi! Un anno fa, incontrandoci proprio qui, davanti al Colosseo, lanciammo un appello, oggi ancora più attuale: «Le Religioni non possono essere utilizzate per la guerra. Solo la pace è santa e nessuno usi il nome di Dio per benedire il terrore e la violenza. Se vedete intorno a voi le guerre, non rassegnatevi! I popoli desiderano la pace» (ibid.).

E questo è quanto cerchiamo di continuare a fare, sempre meglio, giorno per giorno. Non rassegniamoci alla guerra, coltiviamo semi di riconciliazione; e oggi eleviamo al Cielo il grido della pace, ancora con le parole di San Giovanni XXIII: «Si affratellino tutti i popoli della terra e fiorisca in essi e sempre regni la desideratissima pace» Enc. Pacem in terris, 91). Sia così, con la grazia di Dio e la buona volontà degli uomini e delle donne che Egli ama.

[01637-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua inglese

Distinguished Leaders of the Christian Churches and of World Religions,

Brothers and Sisters,

Honourable Civil Authorities,

I thank each of you who are taking part in this meeting of prayer for peace. In a special way, I thank the Christian leaders and those of other religions, who have joined us in the same spirit of fraternity that inspired the first historic convocation willed by Saint John Paul II in Assisi, thirty-six years ago.

This year our prayer has become a heartfelt plea, because today peace has been gravely violated, assaulted and trampled upon, and this in Europe, on the very continent that in the last century endured the horrors of two world wars – and we are experiencing a third. Sadly, since then, wars have continued to cause bloodshed and to impoverish the earth. Yet the situation that we are presently experiencing is particularly dramatic. That is why we have raised our prayer to God, who always hears the anguished plea of his sons and daughters. Hear us, Lord!

Peace is at the heart of the religions, their sacred writings and their teaching. This evening, amid the silence of prayer, we have heard that plea for peace: a peace suppressed in so many areas of the world, violated by all too many acts of violence, and denied even to children and the elderly, who have not been spared the bitter sufferings of war. That plea for peace is often stifled, not only by hostile rhetoric but also by indifference. It is reduced to silence by hatred, which spreads as the fighting continues.

Yet the plea for peace cannot be suppressed: it rises from the hearts of mothers; it is deeply etched on the faces of refugees, displaced families, the wounded and the dying. And this silent plea rises up to heaven. It has no magic formulas for ending conflict, but it does have the sacred right to implore peace in the name of all those who suffer, and it deserves to be heard. It rightfully summons everyone, beginning with government leaders, to take time and listen, seriously and respectfully. That plea for peace expresses the pain and the horror of war, which is the mother of all poverty.

“Every war leaves our world worse than it was before. War is a failure of politics and of humanity, a shameful capitulation, a stinging defeat before the forces of evil” (Fratelli Tutti, 261). These convictions are the fruit of the painful lessons of the twentieth century, and sadly, once more, this part of the twenty-first. Today, in fact, something we dreaded and hoped never to hear of again is threatened outright: the use of atomic weapons, which even after Hiroshima and Nagasaki continued wrongly to be produced and tested.

In this bleak scenario, where, sad to say, the plans of potent world leaders make no allowance for the just aspirations of peoples, God’s plan for our salvation, which is “a plan for peace and not for evil” (cf. Jer 29:11), never changes. Here the voice of the voiceless finds a hearing; here the hope of the poor and the powerless is firmly established: in God, whose name is Peace. Peace is God’s gift, and we have implored that gift from him. Yet peace must be embraced and nurtured by us men and women, especially by those of us who are believers. Let us not be infected by the perverse rationale of war; let us not fall into the trap of hatred for the enemy. Let us once more put peace at the heart of our vision for the future, as the primary goal of our personal, social and political activity at every level. Let us defuse conflicts by the weapon of dialogue.

In October 1962, amid a grave international crisis, when military confrontation and nuclear holocaust seemed imminent, Saint John XXIII made this appeal: “We plead with all government leaders not to remain deaf to this cry of humanity. Let them do everything in their power to safeguard peace. They will thus spare the world the horrors of a war, the terrible consequences of which cannot be foreseen... Promoting, fostering, and accepting dialogue at all levels and in all times is a rule of wisdom and prudence that attracts the blessing of heaven and earth” (Radio Message, 25 October 1962).

Sixty years later, these words still impress us by their timeliness. I make them my own. We are not “neutral, but allied for peace”, and for that reason “we invoke the ius pacis as the right of all to settle conflicts without violence” (Meeting with Students and Representatives of the Academic World, Bologna, 1 October 2017).

In recent years, fraternal relations between religions have taken decisive steps forward: “Sister religions to help peoples be brothers and sisters living in peace” (Meeting of Religions for Peace, October 7, 2021). More and more, we feel that we are all brothers and sisters! A year ago, gathered here before the Colosseum, we launched an appeal that is all the more timely today: “Religions cannot be used for war. Only peace is holy and no one is to use the name of God to bless terror and violence. If you see wars around you, do not resign yourselves! The peoples desire peace” (ibid.).

This is what we will strive to do ever better each day. Let us never grow resigned to war; let us cultivate seeds of reconciliation. Today let us raise to heaven our plea for peace, again in the words of Saint John XXIII: “May all peoples come together as brothers and sisters, and may the peace they so deeply desire ever flourish and reign in their midst” (Pacem in Terris, 171). So be it, with God’s grace and the good will of the men and women whom he loves.

[01637-EN.02] [Original text: Italian]

Appello di Pace

Riuniti a Roma nello spirito di Assisi, abbiamo pregato per la pace, secondo le varie tradizioni ma concordi. Ora noi, rappresentanti delle Chiese cristiane e delle Religioni mondiali, ci rivolgiamo pensosi al mondo e ai responsabili degli Stati. Ci facciamo voce di quanti soffrono per la guerra, dei profughi e delle famiglie di tutte le vittime e dei caduti.

Con ferma convinzione diciamo: basta con la guerra! Fermiamo ogni conflitto. La guerra porta solo morte e distruzione, è un’avventura senza ritorno nella quale siamo tutti perdenti. Tacciano le armi, si dichiari subito un cessate il fuoco universale. Si attivino presto, prima che sia troppo tardi, negoziati capaci di condurre a soluzioni giuste per una pace stabile e duratura.

Si riapra il dialogo per annullare la minaccia delle armi nucleari.

Dopo gli orrori e i dolori della seconda guerra mondiale, le Nazioni sono state capaci di riparare le profonde lacerazioni del conflitto e, attraverso un dialogo multilaterale, di far nascere l’Organizzazione delle Nazioni Unite, frutto di un’aspirazione che, oggi più che mai, è una necessità: la pace. Non si deve ora perdere la memoria di quale tragedia sia la guerra, generatrice di morte e di povertà.

Siamo di fronte a un bivio: essere la generazione che lascia morire il pianeta e l'umanità, che accumula e commercia armi, nell’illusione di salvarsi da soli contro gli altri, o invece la generazione che crea nuovi modi di vivere insieme, non investe sulle armi, abolisce la guerra come strumento di soluzione dei conflitti e ferma lo sfruttamento abnorme delle risorse pianeta.

Noi credenti dobbiamo adoperarci per la pace in tutti i modi che ci sono possibili. È nostro dovere aiutare a disarmare i cuori e richiamare alla riconciliazione tra i popoli. Purtroppo anche tra noi ci siamo talvolta divisi abusando del santo nome di Dio: ne chiediamo perdono, con umiltà e vergogna. Le religioni sono, e devono continuare ad essere, una grande risorsa di pace. La pace è santa, la guerra non può mai esserlo!

Lumanità deve porre fine alle guerre o sarà una guerra a mettere fine all’umanità. Il mondo, la nostra casa comune, è unico e non appartiene a noi, ma alle future generazioni. Pertanto, liberiamolo dall’incubo nucleare. Riapriamo subito un dialogo serio sulla non proliferazione nucleare e sullo smantellamento delle armi atomiche.

Ripartiamo insieme dal dialogo che è medicina efficace per la riconciliazione dei popoli. Investiamo su ogni via di dialogo. La pace è sempre possibile! Mai più la guerra! Mai più gli uni contro gli altri!

[01647-IT.01] [Testo originale: Italiano]

[B0796-XX.02]