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Udienza ai partecipanti al Convegno promosso dal Dicastero delle Cause dei Santi, 06.10.2022


Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti al Convegno di Studio “La Santità Oggi” promosso dal Dicastero delle Cause dei Santi, in corso a Roma, presso l’Istituto Patristico Augustinianum, dal 3 al 6 ottobre 2022.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto loro nel corso dell’Udienza:

Discorso del Santo Padre

 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Sono lieto di incontrarvi al termine del Convegno su “La santità oggi”, organizzato dal Dicastero delle Cause dei Santi. Saluto e ringrazio il Cardinale Marcello Semeraro, gli altri Superiori, gli Officiali, i Postulatori e i collaboratori. Saluto tutti voi, provenienti da diverse parti del mondo, che avete partecipato a queste giornate di studio e di riflessione, favorite dall’apporto di validi relatori, esponenti del mondo teologico, scientifico, culturale e mediatico.

Il tema scelto per il Convegno è in sintonia con l’Esortazione Apostolica Gaudete et exsultate, che mira a «far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità, cercando di incarnarla nel contesto attuale, con i suoi rischi, le sue sfide e le sue opportunità» (n. 2). Tale chiamata è nel cuore del Concilio Vaticano II, che ha dedicato un intero capitolo della Lumen gentium alla vocazione universale alla santità e che afferma: «Tutti i fedeli di ogni stato e condizione sono chiamati dal Signore, ognuno per la sua via, a una santità la cui perfezione è quella stessa del Padre celeste» (n. 11). Anche oggi è importante scoprire la santità nel popolo santo di Dio: nei genitori che crescono con amore i figli, negli uomini e nelle donne che svolgono con impegno il lavoro quotidiano, nelle persone che sopportano una condizione di infermità, negli anziani che continuano a sorridere e offrire saggezza. La testimonianza di una condotta cristiana virtuosa, vissuta nell’oggi da tanti discepoli del Signore, è per tutti noi un invito a rispondere personalmente alla chiamata ad essere santi. Sono dei santi “della porta accanto”, che tutti conosciamo.

Accanto, o meglio, in mezzo a questa moltitudine di credenti, che ho definito «santi della porta accanto» (Gaudete et exsultate, 7), vi sono coloro che la Chiesa indica come modelli, intercessori e maestri. Si tratta dei Santi beatificati e canonizzati, i quali ricordano a tutti che vivere il Vangelo in pienezza è possibile ed è bello. La santità, infatti, non è un programma di sforzi e di rinunce, non è fare una “ginnastica spirituale”, no, è un’altra cosa; è anzitutto l’esperienza di essere amati da Dio, di ricevere gratuitamente il suo amore, la sua misericordia. Questo dono divino ci apre alla riconoscenza e ci consente di fare esperienza di una gioia grande, che non è l’emozione di un istante o un semplice ottimismo umano, ma la certezza di poter affrontare tutto con la grazia e l’audacia che provengono da Dio.

Senza questa gioia la fede si riduce a un esercizio opprimente e triste; ma non si diventa santi con il “muso lungo”: ci vuole un cuore gioioso e aperto alla speranza. Di questa santità ricca di buon umore ci dà l’esempio il neo-Beato Giovanni Paolo I. Per i ragazzi e i giovani è un modello di gioia cristiana anche il Beato Carlo Acutis. E sempre ci edifica nella sua paradossalità evangelica la “perfetta letizia” di San Francesco d’Assisi.

La santità germoglia dalla vita concreta delle comunità cristiane. I Santi non provengono da un “mondo parallelo”; sono credenti che appartengono al popolo fedele di Dio e sono inseriti nella quotidianità fatta di famiglia, studio, lavoro, vita sociale, economica e politica. In tutti questi contesti, il Santo o la Santa cammina e opera senza timori o preclusioni, adempiendo in ogni circostanza la volontà di Dio. È importante che ogni Chiesa particolare sia attenta a cogliere e valorizzare gli esempi di vita cristiana maturati all’interno del popolo di Dio, che da sempre ha un particolare “fiuto” per riconoscere questi modelli di santità, testimoni straordinari del Vangelo. Occorre, pertanto, tenere in giusta considerazione il consenso della gente attorno a queste figure cristianamente esemplari. I fedeli, infatti, sono dotati dalla grazia divina di un’innegabile percezione spirituale per individuare e riconoscere nell’esistenza concreta di alcuni battezzati l’esercizio eroico delle virtù cristiane. La fama sanctitatis non proviene primariamente dalla gerarchia ma dai fedeli. È il popolo di Dio, nelle sue diverse componenti, il protagonista della fama sanctitatis, cioè dell’opinione comune e diffusa tra i fedeli circa l’integrità di vita di una persona, percepita come testimone di Cristo e delle beatitudini evangeliche.

Tuttavia, è necessario verificare che tale fama di santità sia spontanea, stabile, perdurante e diffusa in una parte significativa della comunità cristiana. Essa infatti è genuina quando resiste ai cambiamenti del tempo, alle mode del momento, e genera sempre effetti salutari per tutti, come possiamo constatare nella pietà popolare.

Ai nostri giorni, l’accesso corretto ai mezzi di comunicazione può favorire la conoscenza del vissuto evangelico di un candidato alla beatificazione o alla canonizzazione. Tuttavia, nell’uso dei media digitali, in particolare delle reti sociali, ci può essere il rischio di forzature e mistificazioni dettate da interessi poco nobili. Occorre, quindi, un discernimento saggio e perspicace di tutti coloro che si occupano della qualità della fama di santità. D’altro canto, un elemento che comprova la fama sanctitatis o la fama martirii è sempre la fama signorum. Quando i fedeli sono convinti della santità di un cristiano, fanno ricorso – anche massiccio e appassionato – alla sua intercessione celeste; l’esaudimento della preghiera da parte di Dio rappresenta una conferma di tale convinzione.

Cari fratelli e sorelle, i Santi sono perle preziose; sono sempre vivi e attuali, non perdono mai valore, perché rappresentano un affasciante commento del Vangelo. La loro vita è come un catechismo per immagini, l’illustrazione della Buona Notizia che Gesù ha portato all’umanità: che Dio è nostro Padre e ama tutti con amore immenso e tenerezza infinita. San Bernardo diceva che, pensando ai Santi, si sentiva ardere «da grandi desideri» (Disc. 2; Opera Omnia Cisterc. 5, 364ss). Il loro esempio illumini le menti delle donne e degli uomini del nostro tempo, ravvivando la fede, animando la speranza e accendendo la carità, affinché ciascuno si senta attratto dalla bellezza del Vangelo e nessuno si smarrisca nelle nebbie del non senso e della disperazione.

Non voglio finire senza fare un cenno a una dimensione della santità alla quale ho dedicato un capitoletto nella Gaudete et exsultate: il senso dell’umorismo. Qualcuno diceva: “Un santo triste è un triste santo”. Saper godere della vita con senso dell’umorismo, perché prendere la parte della vita che fa ridere, questo alleggerisce l’anima. E c’è una preghiera che vi raccomando di pregare – io è da più di 40 anni che la prego tutti i giorni – la preghiera di San Thomas More: è curioso, lui sta chiedendo qualcosa a per la santità ma incomincia dicendo: “Signore, dammi una buona digestione e qualcosa da digerire”. Va al concreto, ma prende proprio l’umorismo da lì. La preghiera è nella nota 101 di Gaudete et exsultate, lì c’è la preghiera, perché voi la possiate pregare.

Auspico che gli approfondimenti e le sollecitazioni del vostro convegno possano aiutare la Chiesa e la società a cogliere i segni di santità che il Signore non cessa di suscitare, a volte anche per le vie più impensate. Vi ringrazio per il vostro lavoro! Lo affido alla materna intercessione di Maria, Regina di tutti i Santi, e vi benedico di cuore. E poi, già vi ha coinvolto il Cardinale Semeraro a pregare per me; per questo non lo dico, lo ha detto lui! Grazie.

[01525-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Chers frères et sœurs, bonjour!

Je suis heureux de vous rencontrer au terme du Colloque sur “la sainteté aujourd’hui” organisé par le Dicastère des Causes des Saints.

Je salue et remercie le Cardinal Marcello Semeraro, les autres Supérieurs, les Officiels, les Postulateurs et tous les collaborateurs. Je vous salue tous, vous qui venez de différentes parties du monde et qui avez participé à ces journées d’étude et de réflexion, enrichies par l’apport d’intervenants de qualité, d’acteurs venant du monde théologique, scientifique, culturel et médiatique.

Le thème choisi par le Colloque est en harmonie avec l’Exhortation apostolique Gaudete et exsultate qui vise à «faire résonner une fois de plus l’appel à la sainteté, en essayant de l’insérer dans le contexte actuel, avec ses risques, ses défis et ses opportunités» (n. 2). Un tel appel est au coeur du Concile Vatican II, qui a dédié un chapitre entier de Lumen Gentium à la vocation universelle à la sainteté et qui affirme «tous ceux qui croient au Christ, quels que soient leur condition et leur état de vie, sont appelés par Dieu, chacun dans sa route, à une sainteté dont la perfection est celle même du Père» (n. 11).

Aujourd’hui encore il est important de découvrir la sainteté au sein du peuple saint de Dieu: chez les parents qui élèvent leurs enfants, chez les hommes et les femmes qui accomplissent avec dévouement leur travail quotidien, chez les personnes qui supportent une situation d’infirmité, chez les personnes âgées qui continuent à sourire et à offrir la sagesse. Le témoignage d’une conduite chrétienne vertueuse, vécue de nos jours par tant de disciples du Seigneur, est pour nous tous une invitation à répondre personnellement à l’appel à être saints. Ce sont des saints “de la porte d’à côté”, que nous connaissons tous.

À côté, ou mieux, au milieu de cette multitude de croyants que j’ai définie par «les saints de la porte d’à côté» (Gaudete et exsultate, n. 7) il y a ceux que l’Église présente comme des modèles, des intercesseurs et des maîtres. Il s’agit des Saints béatifiés et canonisés, qui rappellent à tous que vivre l’Évangile en plénitude est possible et beau. La sainteté, en effet, n’est pas un programme d’efforts et de renoncements, elle ne consiste pas en une “gymnastique spirituelle”, non, elle est autre chose: elle est avant tout l’expérience d’être aimé de Dieu, de recevoir gratuitement son amour, sa miséricorde: Ce don divin nous ouvre à la reconnaissance et nous permet de faire l’expérience d’une grande joie, qui n’est pas l’émotion d’un instant ou un simple optimisme humain, mais la certitude de pouvoir tout affronter avec la grâce et l’audace qui viennent de Dieu.

Sans cette joie, la foi se réduit à un exercice opprimant et triste; mais on ne devient pas saint en “faisant la tête”. Il faut un coeur joyeux et ouvert à l’espérance. Le nouveau Bienheureux Jean-Paul Ier nous donne l’exemple de cette sainteté pleine de bonne humeur. De même, le Bienheureux Carlo Acutis est un modèle de joie chrétienne pour les enfants et les jeunes. Et la “joie parfaite” de Saint François d’Assise nous édifie toujours par son paradoxe Évangélique.

La sainteté germe dans la vie concrète des communautés chrétiennes. Les Saints ne viennent pas d’un “monde parallèle”. Ce sont des croyants qui appartiennent au peuple fidèle de Dieu et sont insérés dans le quotidien qui est fait de famille, d’étude, de travail, de vie sociale, économique et politique. Dans toutes ces situations, le Saint ou la Sainte marche et œuvre sans crainte ou peur de l’exclusion, remplissant dans chaque circonstance la volonté de Dieu. Il est important que chaque Église particulière soit attentive à recueillir et à valoriser les exemples de vie chrétienne qui ont mûris au sein du peuple de Dieu, qui a toujours eu un certain “flair” particulier pour reconnaître ces modèles de sainteté, témoins extraordinaires de l’Évangile. Il faut donc garder en juste considération le consentement des gens autour de ces figures chrétiennement exemplaires. Les fidèles, en effet, sont dotés par la grâce divine d’une perception spirituelle indéniable pour identifier et reconnaître dans l’existence concrète de certains baptisés l’exercice héroïque des vertus chrétiennes. La fama sanctitatis ne provient pas avant tout de la hiérarchie mais des fidèles. C’est le peuple de Dieu, dans ses diverses composantes, qui est le protagoniste de la fama sanctitatis, c’est-à-dire de l’opinion commune et répandue parmi les fidèles concernant l’intégrité de vie d’une personne, perçue comme un témoin du Christ et des béatitudes évangéliques.

Cependant, il est nécessaire de vérifier qu’une telle réputation de sainteté soit spontanée, stable, durable et répandue au sein d’une partie importante de la communauté chrétienne. Elle est, en effet, authentique quand elle résiste aux changements de temps, aux modes du moment, et engendre toujours des effets salutaires pour tous, comme nous pouvons le constater dans la piété populaire.

De nos jours l’accès correct aux moyens de communication peut favoriser la connaissance du vécu évangélique d’un candidat à la béatification ou à la canonisation. Cependant, dans l’utilisation des médias numériques, en particulier des réseaux sociaux, il peut y avoir le risque d’exagérations et de mystifications dictées par des intérêts peu nobles. Il faut donc un sage et perspicace discernement de la part de tous ceux qui s’occupent de la qualité de la réputation de sainteté. Par ailleurs, un élément qui prouve la fama sanctitatis ou la fama martirii est toujours la fama signorum. Quand les fidèles sont convaincus de la sainteté d’un chrétien, ils font recours – même en masse et avec passion – à son intercession céleste. L’exaucement de la prière de la part de Dieu représente une confirmation d’une telle conviction.

Chers frères et sœurs, les Saints sont des perles précieuses. Ils sont toujours vivants et actuels, ils ne perdent jamais leur valeur, parce qu’ils représentent un commentaire fascinant de l’Évangile. Leur vie est comme un catéchisme en image, l’illustration de la Bonne Nouvelle que Jésus a apporté à l’humanité: que Dieu est notre Père et il nous aime tous avec un amour immense et une tendresse infinie. Saint Bernard disait que, en pensant aux Saints, il se sentait brûler de “grands désirs” (Disc. 2; Opera omnia Cisterc. 5, 364 ss.). Que leur exemple éclaire les esprits des femmes et des hommes de notre temps, en ravivant la foi, en animant l’espérance et en embrasant la charité, afin que chacun se sente attiré par la beauté de l’Évangile et que personne ne se perde dans le brouillard du non-sens et du désespoir.

Je ne veux pas terminer sans mentionner une dimension de la sainteté à laquelle j'ai consacré un petit chapitre dans Gaudete et exsultate : le sens de l'humour. Quelqu'un a dit un jour : "Un saint triste est un saint triste". Savoir profiter de la vie avec un sens de l'humour, car prendre le côté de la vie qui fait rire, cela allège l'âme. Et il y a une prière que je vous recommande de dire - je la prie tous les jours depuis plus de 40 ans - la prière de Saint Thomas More : c'est curieux, il demande quelque chose pour la sainteté mais il commence par dire : " Seigneur, donne-moi une bonne digestion et quelque chose à digérer ". Il va au concret, mais l'humour partir de là. La prière est dans la note 101 de Gaudete et exsultate, la prière est là, pour que vous puissiez la prier.

J’espère que les approfondissements et les suggestions de votre Colloque pourront aider l’Église et la société à recueillir les signes de sainteté que le Seigneur ne cesse de susciter, parfois même par les voies les plus inattendues. Je vous remercie pour votre travail ! Je le confie à l’intercession maternelle de Marie, Reine de tous les Saints et je vous bénis de tout coeur. Et enfin, le Cardinal Semeraro vous a déjà demandé de prier pour moi; alors je ne vous le dis pas, il l’a dit lui. Merci.

[01525-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Dear brothers and sisters, good morning!

I am pleased to meet you at the conclusion of the Symposium on “Holiness Today”, organized by the Dicastery for the Causes of Saints. I thank Cardinal Marcello Semeraro, Prefect of the Dicastery, and the other Superiors, Officials, Postulators and staff. My greetings go to all of you who have come from different parts of the world to take part in these days of study and reflection, which have been enriched by the contribution of distinguished speakers representing the areas of theology, science, culture and communications.

The theme chosen for the Symposium reflects the desire of the Apostolic Exhortation Gaudete et Exsultate “to re-propose the call to holiness in a practical way for our own time, with all its risks, challenges and opportunities” (No. 2). The call to holiness is central to the teaching of the Second Vatican Council, which devoted an entire chapter of the Constitution Lumen Gentium to the universal vocation to sanctity. The Constitution states that “all the faithful, whatever their condition or state, are called by the Lord, each in his or her own way, to that perfect holiness whereby the Father himself is perfect” (No. 11). Today too, it is important to appreciate the sanctity present in God’s holy people: in parents who raise their children with love, in men and women who carry out their daily work with dedication, in persons who patiently endure sickness and infirmity, and in the elderly who keep smiling and sharing their wisdom. The witness of a virtuous Christian life given daily by so many of the Lord’s disciples represents for all of us an encouragement to respond personally to our own call to be saints.

Alongside, or better, amid this multitude of believers that I have called “the middle class of holiness” (Gaudete et Exsultate, 7), there are those whom the Church presents to us as models, intercessors and teachers. These are the beatified and canonized saints, who remind everyone that it is possible, and indeed rewarding, to live the Gospel to the full. For holiness is not primarily a matter of struggle and renunciation, a kind of “spiritual workout”, but something very different. First and foremost, it is the realization that we are loved by God and freely receive his love and mercy. This divine gift inspires gratitude and enables us to experience an immense joy that is not a fleeting emotion or mere human optimism, but the certainty that we can face every challenge with the grace and the assurance that come from God.

Without this joy, faith shrinks into an oppressive and dreary thing; the saints are not “sourpusses”, but men and women with joyful hearts, open to hope. John Paul I, recently beatified, provides an example of this holiness teeming with good humour. Blessed Carlo Acutis is likewise a model of Christian joy for teenagers and young people. And the evangelical, and paradoxical, “perfect joy” of Saint Francis of Assisi continues to impress us.

Holiness arises from the concrete life of Christian communities. Saints do not come from a “parallel universe”, but are believers who belong to God’s faithful people and are firmly grounded in a daily existence made up of family ties, study and work, social, economic and political life. In all these settings, the saints strive constantly, without fear or hesitation, to carry out God’s will. It is important that each particular Church recognize and value the examples of Christian life that have developed within God’s people, who have always had a particular “instinct” for recognizing these models of holiness and outstanding witnesses to the Gospel. There is a need, then, to take into due consideration people’s consensus regarding these exemplary Christian lives. The faithful, by God’s grace, are endowed with a genuine spiritual sense that enables them to identify and recognize in the concrete lives of certain baptized persons a heroic exercise of Christian virtues. The fama sanctitatis does not come primarily from the hierarchy but from the faithful themselves. It is the people of God, in its various components, that gives rise to the fama sanctitatis, that is, the common and widespread opinion regarding the integrity of a person’s life, perceived as a witness of Christ and of the Gospel Beatitudes.

However, it remains necessary to verify that this reputation for holiness is spontaneous, stable, enduring, and spread throughout a significant part of the Christian community. It is indeed genuine when it resists the changes of time, the fashions of the moment, and continues to produce salutary effects for all, as can be ascertained by popular devotion.

In our days, suitable access to the media can bring about a better knowledge of the Christian life of individual candidates for beatification or canonization. However, in the use of digital media, and the social networks in particular, there can be a risk of exaggeration or misrepresentation dictated by less than noble interests. Consequently, there is a need for wise discernment on the part of all those who examine the contours of the reputation of holiness. One piece of evidence for the fama sanctitatis or the fama martirii remains the fama signorum. When the faithful are convinced of the holiness of a Christian, they have recourse – at times massive and impassioned – to his or her heavenly intercession; the fact that God hears their prayers represents a confirmation of this conviction.

Dear brothers and sisters, the saints are precious pearls; they are always alive and timely. They never lose their importance, since they provide a fascinating commentary on the Gospel. Their lives are like a catechism in pictures, an illustration of the Good News that Jesus brought to humanity: the message that God is our Father, who loves everyone with immense love and infinite tenderness. Saint Bernard said that the contemplation of the saints in heaven filled him with “burning desire” (Sermo 2; Opera Omnia, Edit. Cisterc. 5, 364ff.). May their example enlighten the minds of the women and men of our time, reviving faith, enlivening hope and kindling charity, so that everyone may feel drawn to the beauty of the Gospel, and no one may wander amid the gloom of meaninglessness and despair.

I do not want to conclude without mentioning an aspect of holiness to which I devoted a brief chapter of my Exhortation Exsultate et Gaudete: a sense of humour. It has been said that a sad saint is a sad excuse for a saint. Approach life with a sense of humour, for enjoying the things in life that make us smile is good for the soul. There is a prayer that I encourage you to pray – I have prayed it every day for over forty years. It is the prayer of Saint Thomas More. Oddly enough, in praying for holiness, he starts off by saying: “Grant me, Lord, good digestion, and also something to digest”. He goes straight to the point, but in a humorous way. You can find the prayer in Note 101 of Gaudete et Exsultate, so you can pray it yourselves.

It is my prayerful hope that the insights and proposals of your Symposium will assist the Church, and society as a whole, to perceive the signs of holiness that the Lord never ceases to raise up, at times even in the most unthinkable of ways. I thank you for your work and I commend it to the maternal intercession of Mary, Queen of All Saints. I bless you from my heart. Cardinal Semeraro already committed you to praying for me, so I will say no more. He already said it all. Thank you.

[01525-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas, ¡buenos días!

Me alegra encontrarme con ustedes al finalizar el Congreso sobre “La santidad hoy”, organizado por el Dicasterio de las Causas de los Santos. Saludo y agradezco al Cardenal Marcello Semeraro, a los otros superiores, a los oficiales, a los postuladores y a todos los colaboradores. Los saludo a todos ustedes que, provenientes de diversas partes del mundo, han participado en estas jornadas de estudio y de reflexión, propiciadas por el aporte de valiosos relatores, exponentes del mundo teológico, científico, cultural y mediático.

El tema elegido para el Congreso está en sintonía con la Exhortación apostólica Gaudete et exultate, cuyo objetivo es «hacer resonar una vez más el llamado a la santidad, procurando encarnarlo en el contexto actual, con sus riesgos, desafíos y oportunidades» (n. 2). Tal llamado está en el corazón del Concilio Vaticano II, que ha dedicado un capítulo entero de la Lumen gentium a la vocación universal a la santidad y que afirma: «Todos los fieles, cristianos, de cualquier condición y estado, fortalecidos con tantos y tan poderosos medios de salvación, son llamados por el Señor, cada uno por su camino, a la perfección de aquella santidad con la que es perfecto el mismo Padre» (n. 11). También hoy es importante descubrir la santidad en el pueblo santo de Dios: en los padres que crían con amor a sus hijos, en los hombres y en las mujeres que realizan con dedicación su trabajo cotidiano, en las personas que sobrellevan una enfermedad, en los ancianos que siguen sonriendo y ofreciendo sabiduría. El testimonio de una conducta cristiana virtuosa, vivida hoy por tantos discípulos del Señor, es para todos nosotros una invitación a responder personalmente a la llamada a ser santos. Son los santos “de la puerta de al lado”, que todos conocemos.

Al lado, o más bien, en medio de esta multitud de creyentes, que he definido «santos de la puerta de al lado» (Gaudete et exultate, 7), están aquellos que la Iglesia indica como modelos, intercesores y maestros. Se trata de los santos beatificados y canonizados, que nos recuerdan a todos que vivir el Evangelio en plenitud es posible y es hermoso. De hecho, la santidad no es un programa de esfuerzos y de renuncias, no es hacer una “gimnasia espiritual”, no, es otra cosa, es, ante todo, la experiencia de ser amados por Dios, de recibir gratuitamente su amor, su misericordia. Este don divino nos abre a la gratitud y nos permite experimentar una gran alegría, que no es la emoción de un instante o un simple optimismo humano, sino la certeza de poder afrontar todo con la gracia y la audacia que provienen de Dios.

Sin esta alegría la fe se reduce a un ejercicio abrumador y triste; pero teniendo la “cara larga” no se llega a ser santo, se necesita un corazón generoso y abierto a la esperanza. De esta santidad rica en buen humor nos da ejemplo el nuevo beato Juan Pablo I. Para los adolescentes y los jóvenes también es un modelo de alegría cristiana el beato Carlo Acutis. Y siempre nos edifica en su paradoja evangélica la “perfecta alegría” de san Francisco de Asís.

La santidad brota de la vida concreta de las comunidades cristianas. Los santos no provienen de un “mundo paralelo”, son creyentes que pertenecen al pueblo fiel de Dios y que están insertados en la cotidianidad, compuesta por la familia, el estudio, el trabajo, la vida social, económica y política. En todos estos contextos, el santo o la santa camina y obra sin temores o trabas, cumpliendo en cada circunstancia la voluntad de Dios. Es importante que cada Iglesia particular esté atenta a recibir y valorar los ejemplos de vida cristiana madurados dentro del pueblo de Dios, que desde siempre ha tenido un particular “olfato” para reconocer estos modelos de santidad, testimonios extraordinarios del Evangelio. Por tanto, es necesario tener en justa consideración el consenso de la gente en torno a estas figuras cristianamente ejemplares. De hecho, los fieles están dotados, por gracia divina, de una innegable percepción espiritual para identificar y reconocer en la existencia concreta de algunos bautizados la vivencia heroica de las virtudes cristianas. La fama sanctitatis no proviene en primer lugar de la jerarquía, sino de los fieles. Es el pueblo de Dios, en sus diferentes componentes, el protagonista de la fama sanctitatis, es decir, de la opinión común y difundida entre los fieles acerca de la integridad de vida de una persona, percibida como testigo de Cristo y de las bienaventuranzas evangélicas.

Sin embargo, es necesario verificar que tal fama de santidad sea espontánea, estable, duradera y difundida en una parte significativa de la comunidad cristiana. De hecho, esta es genuina cuando resiste a los cambios del tiempo, a las modas del momento, y genera siempre efectos saludables para todos, como podemos constatar en la piedad popular.

En nuestros días, el acceso correcto a los medios de comunicación puede favorecer el conocimiento de la vida evangélica de un candidato a la beatificación o a la canonización. Sin embargo, en el uso de los medios digitales, en particular de las redes sociales, puede existir el riesgo de forzamientos o mistificaciones dictadas por intereses poco nobles. Se necesita, pues, un discernimiento sabio y perspicaz por parte de todos los que se ocupan de valorar la calidad de la fama de santidad. Por otro lado, un elemento que comprueba la fama sanctitatis o la fama martirii es siempre la fama signorum. Cuando los fieles están convencidos de la santidad de un cristiano, recurren —incluso masiva y apasionadamente— a su intercesión celeste; que Dios acoja las oraciones representa una confirmación de tal convencimiento.

Queridos hermanos y hermanas, los santos son perlas preciosas; están siempre vivos y son actuales, no pierden nunca valor, porque representan un fascinante comentario del Evangelio. Su vida es como un catecismo con imágenes, la ilustración de la Buena Noticia que Jesús ha traído a la humanidad, que Dios es nuestro Padre y ama a todos con amor inmenso y ternura infinita. San Bernardo decía que, pensando en los santos, se sentía arder «con grandes deseos» (Disc. 2; Opera Omnia Cisterc. 5, 364ss). Que su ejemplo ilumine las mentes de las mujeres y de los hombres de nuestro tiempo, reavivando la fe, animando la esperanza y encendiendo la caridad, para que cada uno se sienta atraído por la belleza del Evangelio y ninguno se pierda en la niebla del sinsentido y de la desesperación.

No quiero terminar sin referirme a una dimensión de la santidad a la que dediqué un capitulito de la Gaudete et exsultate: el sentido del humor. Se solía decir que “un santo triste es un triste santo”. Eso es saber gozar de la vida con sentido del humor, ya que quedarnos con la parte de la existencia que nos hace reír aligera el alma. Y hay una oración que les aconsejo rezar —yo desde hace más de 40 años la rezo todos los días—, la oración de santo Tomás Moro. Es curioso que lo que él está pidiendo es para la santidad, pero empieza así: “Concédeme, Señor, una buena digestión, y también algo que digerir”. Va a lo concreto, pero tomándolo con humor. La oración está en la nota 101 de la Gaudete et exsultate, ahí está la oración, para que la puedan rezar.

Espero que las reflexiones y los requerimientos de su Congreso puedan ayudar a la Iglesia y a la sociedad a acoger los signos de santidad que el Señor no deja de suscitar, a veces también por los caminos menos pensados. ¡Les agradezco su trabajo! Lo encomiendo a la intercesión maternal de María, Reina de todos los Santos, y los bendigo de corazón. Y después, ya los ha comprometido el Cardenal Semeraro a rezar por mí; por eso no lo digo, ya lo ha dicho él. Gracias.

[01525-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs, bom-dia!

Sinto-me feliz por vos encontrar no final do Convénio «A Santidade Hoje», organizado pelo Dicastério das Causas dos Santos. Saúdo e agradeço ao Cardeal Marcelo Semeraro e aos outros Superiores, aos Oficiais, Postuladores e todos os colaboradores. Saúdo a todos vós, provenientes de diversas partes do mundo, que participastes nestas jornadas de estudo e reflexão que beneficiaram do contributo de válidos relatores, expoentes do mundo teológico, científico, cultural e mediático.

O tema escolhido para o Convénio está em sintonia com a Exortação apostólica Gaudete et exsultate, que visa «fazer ressoar mais uma vez a chamada à santidade, procurando encarná-la no contexto atual, com os seus riscos, desafios e oportunidades» (nº 2). Tal chamada está no coração do Concílio Vaticano II, que dedicou um capítulo inteiro da Lumen gentium à vocação universal à santidade, onde se afirma: «Todos os fiéis, seja qual for a sua condição ou estado, são chamados pelo Senhor à perfeição do Pai, cada um por seu caminho» (nº 11). Também hoje é importante descobrir a santidade no povo santo de Deus: nos pais que crescem amorosamente os filhos, nos homens e mulheres que se empenham na realização quotidiana do seu trabalho, nas pessoas que suportam uma condição de enfermidade, nos idosos que continuam a sorrir e a oferecer sabedoria. O testemunho duma conduta cristã virtuosa, vivida no dia a dia por tantos discípulos do Senhor, constitui para todos nós um convite a respondermos pessoalmente à chamada para ser santo. São santos «ao pé da porta», que todos conhecemos.

A par, ou melhor, no meio desta multidão de crentes, que defini santos «ao pé da porta» (Gaudete et exsultate, 7), existem aqueles que a Igreja aponta como modelos, intercessores e mestres. Trata-se dos Santos beatificados e canonizados, que recordam a todos que viver o Evangelho em plenitude é possível e encantador. Com efeito a santidade não é um programa feito de esforços e renúncias, não é uma espécie de «ginástica» espiritual; é outra coisa! É, antes de mais nada, a experiência de ser amados por Deus, receber gratuitamente o seu amor, a sua misericórdia. Este dom divino abre-nos à gratidão consentindo-nos experimentar uma grande alegria, que não é a emoção dum instante ou um simples otimismo humano, mas a certeza de poder enfrentar tudo com a graça e a audácia que provêm de Deus.

Sem esta alegria, a fé reduz-se a uma prática esmagadora e triste; mas não se torna santo com «as trombas»: é necessário um coração jubiloso e aberto à esperança. Dá-nos exemplo desta santidade, rica de bom humor, o Papa João Paulo I recentemente beatificado. Para os adolescentes e jovens, é um modelo de alegria cristã também o Beato Carlos Acutis. E, no seu paradoxo evangélico, sempre nos edifica a «perfeita alegria» de São Francisco de Assis.

A santidade germina da vida concreta das comunidades cristãs. Os Santos não provêm dum «mundo paralelo»; mas são crentes que pertencem ao povo fiel de Deus e estão inseridos na quotidianidade feita de família, estudo, trabalho, vida social, económica e política. Em todos estes contextos, o Santo ou a Santa caminha e age sem medos nem convencionalismos, cumprindo nas várias circunstâncias a vontade de Deus. É importante que cada Igreja particular seja solícita em individuar e valorizar os exemplos de vida cristã amadurecidos no seio do povo de Deus, que possui desde sempre um particular «instinto» para reconhecer estes modelos de santidade, testemunhas extraordinárias do Evangelho. Por isso, é preciso ter em justa consideração o consenso do povo à volta destas figuras cristãmente exemplares. De facto, os fiéis estão inegavelmente dotados pela graça divina duma perceção espiritual para individuar e reconhecer, na existência concreta dalguns batizados, o exercício heroico das virtudes cristãs. A fama sanctitatis não provem, primariamente, da Hierarquia, mas dos fiéis. É o povo de Deus, nas suas diversas componentes, o protagonista da fama sanctitatis, ou seja, da opinião comum e difusa entre os fiéis a propósito da integridade de vida duma pessoa, percebida como testemunha de Cristo e das bem-aventuranças evangélicas.

Todavia, é necessário verificar que tal fama de santidade seja espontânea, estável, duradoura e difusa numa parte significativa da comunidade cristã. Com efeito aquela é genuína quando resiste às mudanças do tempo, às modas do momento e sempre gera efeitos salutares para todos, como podemos constatar na piedade popular.

Nos nossos dias, o correto acesso aos meios de comunicação social pode favorecer o conhecimento da vivência evangélica dum candidato à beatificação ou à canonização. Contudo, no uso dos meios digitais, particularmente das redes sociais, pode haver o risco de forçamentos e mistificações ditados por interesses pouco nobres. Por isso é necessário um discernimento sábio e perspicaz por parte de todos os que se ocupam da qualidade da fama de santidade. Por outro lado, um elemento que sempre comprova a fama sanctitatis ou a fama martirii é a fama signorum. Quando os fiéis estão convencidos da santidade dum cristão, recorrem – mesmo de forma maciça e apaixonada – à sua intercessão celeste; o atendimento da oração por parte de Deus representa uma confirmação de tal convicção.

Queridos irmãos e irmãs, os Santos são pérolas preciosas. Sempre vivos e atuais, não perdem jamais o seu valor, representando um comentário fascinante do Evangelho. A sua vida é como um catecismo por imagens, a ilustração desta Boa Nova que Jesus trouxe à humanidade: Deus é nosso Pai e ama a todos com imenso amor e ternura infinita. São Bernardo dizia que, quando pensava nos Santos, se sentia inflamado «por grandes desejos» (Disc. 2; Opera Omnia Cister. 5, 364ss). Que o seu exemplo ilumine a mente das mulheres e homens do nosso tempo, reavivando a fé, animando a esperança e acendendo a caridade, a fim de que cada um se sinta atraído pela beleza do Evangelho e ninguém se perca nas brumas da falta de sentido e do desespero.

Não quero terminar sem mencionar uma dimensão da santidade, à qual dediquei um subcapítulo na Gaudete et exsultate: o sentido de humor. Dizia alguém que «um santo triste é um triste santo». Devemos saber aproveitar a vida com sentido de humor, porque, tomar da vida a parte que faz rir, alivia a alma. Existe uma oração que vos recomendo rezar – há mais de 40 anos que eu a rezo todos os dias –: a oração de São Tomás Moro. É curioso que ele esteja a pedir algo para a santidade e comece dizendo: «Dai-me, Senhor, uma boa digestão e também qualquer coisa para digerir». Desce ao concreto e é precisamente daí que tira o humor. A oração encontra-se na nota 101 da Gaudete et exsultate: ide lá buscá-la para a poderdes rezar.

Faço votos de que os aprofundamentos e as solicitações saídos do vosso Convénio possam ajudar a Igreja e a sociedade a individuar os sinais de santidade que o Senhor não cessa de suscitar, às vezes mesmo pelas vias mais inesperadas. Agradeço-vos pelo vosso trabalho! Confio-o à materna intercessão de Maria, Rainha de todos os Santos, e de coração vos abençoo. E dado que o Cardeal Semeraro já instou convosco para rezardes por mim, agora já não o digo eu… Disse-o ele. Obrigado!

[01525-PO.02] [Texto original: Italiano]

 

[B0739-XX.02]