Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Udienza ai partecipanti al Capitolo Generale della Congregazione del Santissimo Redentore (Redentoristi), 01.10.2022


Discorso consegnato del Santo Padre

Discorso a braccio del Santo Padre

Questa mattina il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza - nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano - i partecipanti al Capitolo Generale della Congregazione del Santissimo Redentore (Redentoristi).

Dopo aver consegnato il discorso preparato per l’occasione, il Papa si è rivolto a braccio ai partecipanti all’incontro.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre ha preparato per la circostanza e consegnato e il discorso che ha rivolto a braccio ai presenti all’Udienza:

Discorso consegnato del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!

Saluto con gioia tutti i missionari redentoristi presenti negli 85 Paesi in cui opera la Congregazione del Santissimo Redentore. Saluto anche quanti sono in cammino di formazione, le religiose redentoriste, tutta la famiglia carismatica e i laici associati alla missione. Vi saluto con affetto e ringrazio il nuovo Superiore Generale, padre Rogério Gomes, per le parole che mi ha rivolto.

Celebrare un Capitolo Generale non è una formalità canonica. È vivere una Pentecoste, che ha la capacità di fare nuove tutte le cose (cfr Ap 21,5). Nel Cenacolo i discepoli di Gesù avevano dubbi, insicurezze, paure, volevano rimanere fermi e protetti; ma lo Spirito che soffia dove vuole (cfr Gv 3,8) li provoca a muoversi, a uscire, ad andare verso le periferie per portare il kerygma, la bella Notizia.

In questi giorni state affrontando cinque temi importanti per la vostra Congregazione: identità, missione, vita consacrata, formazione e governo. Si tratta di temi fondamentali, tra loro connessi, per ripensare il vostro carisma alla luce dei segni dei tempi. Questo discernimento comunitario si radica nella capacità di ciascuno di voi di cercare il mistero di Cristo Redentore, che è la ragione della vostra consacrazione e del vostro servizio agli uomini e alle donne che vivono nelle periferie esistenziali della nostra storia di oggi. Si radica nella fecondità del carisma alfonsiano, come linfa che alimenta la vita spirituale e la missione di ognuno e la fa rifiorire. Vi incoraggio ad osare, avendo come unico confine il Vangelo e il Magistero della Chiesa. Non abbiate paura di percorrere vie nuove, di dialogare con il mondo (cfr Cost. 19), alla luce della vostra ricca tradizione di teologia morale. Non temete di sporcarvi le mani al servizio dei più bisognosi e della gente che non conta.

Nelle vostre Costituzioni c’è un’espressione molto bella, là dove si dice che i Redentoristi sono disponibili ad affrontare ogni prova per portare a tutti la redenzione di Cristo (cfr n. 20). Disponibilità. Non diamo per scontata questa parola! Significa darsi interamente alla missione, con tutto il cuore, dies impendere pro redemptis, fino alle ultime conseguenze, con lo sguardo fisso su Gesù che, «pur essendo nella condizione di Dio […], svuotò sé stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini» (Fil 2,6-7); e divenne un buon samaritano, un servo (cf Lc 10,25-37; Gv 13,1-15).

Fratelli e sorelle, la Chiesa e la vita consacrata stanno vivendo un momento storico unico, in cui hanno la possibilità di rinnovarsi per rispondere con fedeltà creativa alla missione di Cristo. Questo rinnovamento passa attraverso un processo di conversione del cuore e della mente, di intensa metanoia, e anche attraverso un cambiamento di strutture. A volte abbiamo bisogno di rompere le vecchie anfore (cfr Gv 4,28), ereditate dalle nostre tradizioni, che hanno portato tanta acqua ma hanno ormai compiuto la loro funzione. E spezzare le nostre anfore, piene di affetti, di usanze culturali, di storie, non è un compito facile, è doloroso, ma è necessario se vogliamo bere l’acqua nuova che viene dalla sorgente dello Spirito Santo, fonte di ogni rinnovamento. Chi rimane attaccato alle proprie sicurezze rischia di cadere nella sclerocardia, che impedisce l’azione dello Spirito nel cuore umano. Invece non dobbiamo mettere ostacoli all’azione rinnovatrice dello Spirito, prima di tutto nei nostri cuori e nei nostri stili di vita. Solo così diventiamo missionari di speranza!

Le vostre Costituzioni affermano: «La Congregazione, conservando sempre il proprio carisma, deve adattare le sue strutture e istituzioni alle esigenze del ministero apostolico e a quelle peculiari di ogni missione» (n. 96). «Vino nuovo in otri nuovi» (Mc 2,22). «Un rinnovamento incapace di toccare e cambiare le strutture e il cuore non porta a un cambiamento reale e duraturo. [...] Richiede l’apertura a immaginare forme di sequela profetica e carismatica, vissute in schemi adeguati e forse inediti».[1]

In questo processo di re-immaginare e rinnovare la Congregazione, non bisogna dimenticare tre pilastri fondamentali: la centralità del mistero di Cristo, la vita comunitaria e la preghiera. La testimonianza e gli insegnamenti di Sant’Alfonso vi richiamano continuamente a “rimanere nell’amore” del Signore. Senza di Lui non possiamo far nulla; rimanendo in Lui portiamo frutto (cfr Gv 15,1-9). L’abbandono della vita comunitaria e della preghiera è la porta della sterilità nella vita consacrata, la morte del carisma e la chiusura verso i fratelli. Invece la docilità allo Spirito di Cristo spinge a evangelizzare i poveri, secondo l’annuncio del Redentore nella sinagoga di Nazaret (cfr Lc 4,14-19), concretizzato nella congregazione da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Questa missione, portata avanti dai vostri santi, martiri, beati e venerabili, conduce i Redentoristi di tutto il mondo a dare la vita per il Vangelo e a scrivere storie di redenzione sulle pagine del nostro tempo.

Auguro al nuovo Governo Generale, primo organismo di animazione della vita apostolica della Congregazione, umiltà, unità, saggezza e discernimento per guidare il vostro Istituto in questo momento bello e sfidante della nostra storia. L’opera è del Signore, noi siamo solo servi che abbiamo fatto quanto dovevamo fare (cfr Lc 17,10). Coloro che si appropriano della funzione di leadership per un interesse personale non servono il Signore che ha lavato i piedi ai discepoli, ma gli idoli della mondanità e dell’egoismo.

Cari fratelli, affido la vostra Congregazione alla protezione della Madre del Perpetuo Soccorso, affinché vi accompagni sempre come ha accompagnato il suo Figlio ai piedi della croce (cfr Gv 19,25). Non siete soli, siate figli amati e custoditi. Prego il Signore che possiate essere fedeli e perseveranti nella vostra missione, senza mai dimenticare i più poveri e abbandonati che servite, e ai quali annunciate la Buona Notizia della Redenzione. Di cuore benedico voi, le sorelle e i fedeli laici che condividono il vostro carisma. E vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie!

_________________________

[1] Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Per vino nuovo otri nuovi. Dal Concilio Vaticano II la vita consacrata e le sfide ancora aperte (6 gennaio 2017), n. 3.

[01497-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Discorso a braccio del Santo Padre

Quisiera decirles algunas palabras más espontáneamente.

Ir a misionar, salir a misionar, o sea, la dimensión misionaria, que vos en tu discurso mencionaste. Me impresionó una frase que dijiste: Lasciare le zone di confort y andar a missionare. Yo me pregunto ¿cuáles son las zonas de confort que tiene una congregación, que tiene una provincia, que tiene una comunidad y que tiene cada uno de nosotros? Háganse esa pregunta, porque se decía que cada uno acomoda los votos como quiere. Y entonces, puede practicar la pobreza con cuenta bancaria, puede practicar la castidad con compañía y puede practicar la obediencia dialogando y decidiendo lo que quiere. Son formas bien deformadas. Pero el que produce siempre una deformación en los tres votos es el confort. Por ahí entra el mal, por el tratar de acomodarse, estar cómodo, vivir una vida de burguesía, sin estar saliendo y saliendo a misionar, y a misionar, y a misionar. Analice cada uno cuál es la propia tentación de confort. Todos tenemos esa tentación, todos tenemos esa tentación.

Recién, por ejemplo, cuando me dijeron a mí: “Tenés un montón de curas a los que tenés que ir a hablarles”, yo pensé: “Ufa, quiero ir a comer…”. El confort, ¿no? (Risas) Es decir, todos tenemos la tentación del confort, pero cada uno la tiene con nombre y apellido propio. Busquen la raíz del confort de cada uno de ustedes, y eso los va a ayudar a desprenderse y mirar el horizonte de la misión. Un redentorista sin este horizonte de la misión no se entiende, aunque tenga que estar sentado toda su vida en un escritorio. El horizonte de la misión. Y, para eso, la capacidad de salir de la propia zona de confort. Así que les sugiero que, como fruto de este Capítulo, en la oración que hagan en estos días, cada uno se pregunte: “¿En qué estoy atado yo? ¿Cuál es mi confort, aquello que no me deja ser libre, no me deja volar, no?”. Traten de responder a esa pregunta.

La segunda cosa que caracteriza a los redentoristas es que son maestros de moral, y se los agradezco. Sobre todo, quiero agradecer al Alfonsianum acá en Roma. Creo que el rector está por aquí… No está aquí. Dale mis saludos, porque quería decirles que lo está haciendo muy bien, muy bien. Están prestando un servicio a una teología moral madura, seria, católica. Y con una altura impresionante, una altura académica muy grande. Así que te agradezco a vos, como Padre General, que este Instituto siga ayudando a la Iglesia. Maestros de moral, pero también maestros de moral en el catecismo de los chicos, en los confesionarios…

Que la gente entienda lo que está bien y lo que está mal, que después sepa que la misericordia tapa todo; pero que sepa que esto está bien y esto está mal, porque una cosa es la misericordia de Dios y otra cosa es el “manganchismo”. Tener manga ancha, es decir, “todo está bien”… no distinguir, no tener una cultura moral, y que es tan importante, sin reduccionismo. Hoy día, con mucha tristeza, tenemos que decir que hay mandamientos que no se cumplen, no se cumplen, delante de estas injusticias sociales que hay. Un ejemplo: gente que derrocha su dinero en viajes, turismo, fiestas, restoranes de lujo; y gente que no tiene para comer un pan. Entonces, ahí hay una inmoralidad de pensamiento. El octavo mandamiento, ¿quién lo cumple hoy día? Hoy día, si uno le puede hacer una trampa al otro, quitarle lo que es justo, pagarle de menos, los salarios justos ―cada vez son menos―. ¡Cómo hace falta trabajo! La gente acepta por lo que le den. O sea, se va contra la justicia, contra la verdad. Por favor, enseñen moral fuerte ahí, sigan. Carguen la conciencia. Bueno, todos los mandamientos. La idolatría, por ejemplo, ¿qué es? “No, yo no adoro ningún ídolo”. Estás lleno de ídolos vos, pero enséñenles: “Esto es idolatría”.

Les digo que sigan con esto porque lo están haciendo, y muy bien, pero no se olviden que son formadores de conciencia. Aquí quiero llegar: formadores de conciencia moral. Y ese es un carisma que ustedes tienen, que lo heredaron del Ffundador, que se dedicó a esas cosas también, entre otras.

Bueno, yo les agradezco lo que hacen en la Iglesia, en serio. Les agradezco en el alma. Te agradezco tus trece años aquí… ¡Sobrevivir en Roma no es fácil! Gracias. Y a vos, cuando te cueste un poco, un poco de cachaça para levantar el ánimo. (Risas)

Ahora les quiero dar la bendición.

[Benedizione]

Dopo la benedizione, il Papa ha aggiunto:

“Y no se olviden de pensar ¿cuál es mi zona de confort?…”

[01511-ES.01] [Texto original: Español]

[B0726-XX.03]