Discorso del Santo Padre
Traduzione in lingua inglese
Oggi, il Santo Padre ha ricevuto in Udienza i Membri della Commissione Mista Internazionale per il Dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse Orientali e ha rivolto loro il discorso che pubblichiamo di seguito:
Discorso del Santo Padre
Cari fratelli!
«Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!». Anch’io, con le parole dell’Apostolo Paolo, «rendo grazie continuamente al mio Dio per voi» (1 Cor 1,3-4). Grazie per la vostra presenza, cari membri della Commissione per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali, grazie per il vostro prezioso lavoro: sono lieto di rivedervi a tre anni di distanza dal nostro ultimo incontro. E sono riconoscente a Sua Grazia il Vescovo Kyrillos per le cordiali parole che mi ha rivolto.
State per concludere un importante studio sui Sacramenti, un documento che dimostra l’esistenza di un ampio consenso e che, con l’aiuto di Dio, potrà segnare un nuovo passo in avanti verso la piena comunione. Tale tematica mi ispira tre brevi spunti che vorrei condividere con voi.
Primo: l’ecumenismo è essenzialmente battesimale. È nel Battesimo che si trova il fondamento della comunione tra i cristiani e l’anelito verso la piena unità visibile. È grazie a questo Sacramento che possiamo affermare con l’Apostolo Paolo: «Noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo» (1 Cor 12,13). In un solo corpo: progredire verso il mutuo riconoscimento di questo Sacramento basilare mi sembra essenziale per giungere a confessare insieme all’Apostolo «un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo» (Ef 4,5).
In secondo luogo, l’ecumenismo ha sempre un carattere pastorale. Tra le nostre Chiese che condividono la successione apostolica, l’ampio consenso rilevato dalla vostra Commissione non solo sul Battesimo, ma anche sugli altri Sacramenti, dovrebbe incoraggiarci ad approfondire un ecumenismo pastorale. In questo senso, anche senza essere in piena comunione, sono già stati firmati accordi pastorali con alcune Chiese ortodosse orientali, che permettono ai fedeli di «partecipare ai mezzi della grazia» (Unitatis redintegratio, 8). Penso, in particolare, alla Dichiarazione congiunta firmata nel 1984 da Papa Giovanni Paolo II e dal Patriarca Mar Ignatius Zakka I Iwas della Chiesa siro-ortodossa d’Antiochia, che in determinate circostanze autorizza i fedeli a ricevere i sacramenti della Penitenza, dell’Eucaristia e dell’Unzione degli infermi nell’una o nell’altra comunità. Penso anche all’accordo sui matrimoni misti concluso nel 1994 tra la Chiesa cattolica e la Chiesa siro-ortodossa malankarese. Tutto ciò è stato possibile guardando alla realtà concreta dei membri del Popolo di Dio e al loro bene, superiore alle idee e alle divergenze storiche: guardando all’importanza che nessuno sia lasciato privo dei mezzi della Grazia. Ora, sulla base del consenso teologico rilevato dalla vostra Commissione, non sarebbe possibile estendere e moltiplicare tali accordi pastorali, soprattutto in contesti in cui i nostri fedeli si trovano in situazione di minoranza e di diaspora? È una sfida, questa domanda, è una sfida. Possa lo Spirito Santo ispirarci i modi per andare avanti su questo cammino, che guarda il bene delle persone, il bene delle anime, il bene del popolo di Dio, nostro, tutto, e non distinzioni morali o teologiche o ideologiche. Il bene, la gente, è lì. Gesù Cristo si è incarnato, si è fatto uomo, membro del popolo fedele di Dio. Non si è fatto idea, no, si è fatto uomo. E noi dobbiamo cercare sempre il bene degli uomini e del popolo fedele di Dio.
A partire da questo un terzo spunto: l’ecumenismo esiste già come realtà anzitutto locale. Molti fedeli – penso soprattutto a quelli in Medio Oriente ma anche a quanti sono emigrati in Occidente – vivono già l’ecumenismo della vita nella quotidianità delle loro famiglie, del lavoro, delle frequentazioni di ogni giorno. E sperimentano spesso insieme l’ecumenismo della sofferenza, nella comune testimonianza al nome di Cristo talvolta pure a costo della vita. L’ecumenismo teologico dovrebbe dunque riflettere non solo sulle differenze dogmatiche sorte nel passato, ma anche sull’esperienza attuale dei nostri fedeli. In altre parole, il dialogo sulla dottrina potrebbe adeguarsi teologicamente al dialogo della vita che si sviluppa nelle relazioni locali e quotidiane delle nostre Chiese, le quali costituiscono un vero e proprio luogo teologico. Per me questo conta per promuovere un pensiero. A questo proposito, per accrescere una maggiore conoscenza fraterna, mi rallegro della vostra iniziativa volta a promuovere visite di studio di giovani sacerdoti e monaci di ciascuna Chiesa. Tre settimane fa ho avuto la gioia di ricevere una delegazione giunta a Roma, su invito del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, per incontrare la Chiesa cattolica. Questa è la via, incontrarsi fraternamente per ascoltarsi, condividere e camminare insieme. È l’ecumenismo del camminare insieme, che si fa camminando, non solo con le idee, si fa camminando. Ed è bello coinvolgere nell’avvicinamento delle nostre Chiese le giovani generazioni, attive nella comunità locali, perché il dialogo sulla dottrina proceda insieme al dialogo della vita.
Dimensioni battesimale, pastorale e locale: tre prospettive ecumeniche che mi sembrano importanti nel cammino verso la piena comunione. Cari fratelli, vi rinnovo la gratitudine per la vostra visita e, attraverso di voi, vorrei estendere il saluto ai miei venerabili e cari Fratelli Capi delle Chiese ortodosse orientali. La prossima fase del vostro dialogo si concentrerà sulla Vergine Maria nell’insegnamento e nella vita della Chiesa. Già da ora affidiamo il vostro lavoro all’intercessione della Madre di Dio. Se siete d’accordo, possiamo invocarla recitando insieme le parole di questa antica preghiera: “Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta”.
Grazie tante, e preghiamo gli uni per gli altri.
[00996-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua inglese
Dear brothers!
“Grace to you and peace from God our Father and the Lord Jesus Christ”. With these words of the Apostle Paul, I too “give thanks to my God always for you” (1 Cor 1:3-4). Thank you for your presence, dear members of the Commission for Theological Dialogue between the Catholic Church and the Oriental Orthodox Churches, and thank you for your valued work. I am happy to see you again, three years after our last encounter. And I am grateful to His Grace Bishop Kyrillos for his cordial words of greeting.
You are about to conclude an important study on the sacraments, a document that shows the existence of a broad consensus and one that, with the help of God, will be able to mark a new step forward towards full communion. This topic leads me to three brief considerations, which I would now like to share with you.
First, ecumenism is essentially baptismal. It is in baptism that we find the basis of the communion between Christians and our yearning for full visible unity. Thanks to this sacrament, we can say, together with the Apostle Paul: “in the one Spirit we were all baptized into one body” (1 Cor 12:13). Into one body. Advancing towards a mutual recognition of this fundamental sacrament seems to me essential for the aim of confessing, together with the Apostle, “one Lord, one faith one baptism” (Eph 4:5).
Secondly, ecumenism always has a pastoral character. Among our Churches that share apostolic succession, the broad consensus noted by your Commission, not only on baptism but also on the other sacraments, should encourage us to develop more fully a pastoral ecumenism. In this regard, even without our being in full communion, pastoral agreements have already been signed with some Oriental Orthodox Churches, which permit the faithful to “share in the means of grace” (cf. Unitatis Redintegratio, 8). I think in particular of the Common Declaration signed in 1984 by Pope John Paul II and Patriarch Mar Ignatius Zakka I Iwas of the Syrian Orthodox Church of Antioch, which in specific circumstances authorizes the faithful to receive the sacraments of Penance, the Eucharist and the Anointing of the Sick in either community. I think too of the 1994 Agreement on Inter-Church Marriages between the Catholic Church and the Malankara Syrian Orthodox Church. All this was made possible by looking to the concrete life of the members of the People of God and to their welfare, which is greater than ideas and historic divergences, and to the importance that no one be left without the means of grace. Now, on the basis of the theological consensus noted by your Commission, would it not be possible to extend and multiply such pastoral agreements, above all in those situations in which our faithful are a minority and in the diaspora? This question is a challenge. May the Holy Spirit inspire ways of moving forward on this path, which regards the good of persons, the good of souls, the good of the people of God, our people, not to moral, theological or ideological distinctions. People and the good; there it is. Jesus Christ was made incarnate, he became man, a member of the faithful people of God. He did not become an idea. No, he became man. And we must seek always the good of men and of the faithful people of God.
This brings us to a third reflection: ecumenism already exists as a primarily local reality. Many of the faithful – I think above all of those in the Middle East, but also of those who have emigrated to the West – already experience the ecumenism of life in the midst of their families, their work and their daily encounters. Frequently they also experience together the ecumenism of suffering in bearing common witness to the name of Christ, at times even at the cost of their lives. Theological ecumenism must therefore reflect not only on the dogmatic differences that emerged in the past, but also on the present experience of our faithful. In other words, the dialogue of doctrine must be theologically adapted to the dialogue of life that develops in the local, everyday relations between our Churches; these constitute a genuine locus or source of theology. For me, this counts to promote a way of thinking. In this regard, in order to increase a greater fraternal knowledge, I am pleased to know of your effort to promote study visits of young priests and monks of each Church. Three weeks ago, I had the joy of receiving a delegation that visited Rome, at the invitation of the Dicastery for Promoting Christian Unity, in order to learn more about the Catholic Church. This is the way forward: through fraternal encounters in order to listen and share with one another and to journey together. It is the ecumenism of journeying together, which takes place by walking, not only with ideas, but by walking. And it is a good thing, in this rapprochement of our Churches, to involve young people who are active in the local communities, so that the dialogue of doctrine may proceed together with the dialogue of life.
Three dimensions, then: baptismal, pastoral and local. Three ecumenical perspectives that strike me as important in the journey towards full communion. Dear brothers, I again express my gratitude for your visit, and through you I would like to extend my greetings to my venerable and dear Brothers, the Heads of the Oriental Orthodox Churches. The next phase of your dialogue will concentrate on the Virgin Mary in the Church’s teaching and life. Even now, let us entrust your work to the intercession of the Mother of God. If you agree, we can call upon her aid by reciting together the words of the ancient prayer: “We fly to your protection, O holy Mother of God; despise not our petitions in our necessities, but deliver us always from all dangers, O glorious and blessed Virgin”.
Thank you very much, and let us pray for one another.
[00996-EN.01] [Original text: Italian]
[B0485-XX.02]