Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Festival delle Famiglie alla presenza del Santo Padre, 22.06.2022


Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Questo pomeriggio, nell’Aula Paolo VI, alla presenza di Papa Francesco, ha avuto luogo il Festival delle Famiglie intitolato “The beauty of family” che ha aperto il X Incontro Mondiale delle
Famiglie che si svolge a Roma dal 22 al 26 giugno 2022 sul tema: “L’amore familiare: vocazione e via di santità”.

Dopo l’indirizzo di saluto dell’Em.mo Card. Kevin Joseph Farrell, e le testimonianze di cinque famiglie il Santo Padre ha pronunciato il Suo discorso.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’evento inaugurale dell’Incontro Mondiale delle Famiglie:

Discorso del Santo Padre

Care famiglie!

è per me una gioia essere qui con voi, dopo eventi sconvolgenti che, negli ultimi tempi, hanno segnato le nostre vite: prima la pandemia e, adesso, la guerra in Europa, che si aggiunge ad altre guerre che affliggono la famiglia umana.

Ringrazio il Cardinale Farrell, il Cardinale De Donatis e tutti i collaboratori del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e della Diocesi di Roma, che con la loro dedizione hanno reso possibile questo Incontro.

Desidero poi ringraziare le famiglie presenti, venute da tante parti del mondo; e in particolare quelle che ci hanno regalato la loro testimonianza: grazie di cuore! Non è facile parlare davanti a un pubblico così vasto della propria vita, delle difficoltà o dei doni meravigliosi, ma intimi e personali, che avete ricevuto dal Signore. Le vostre testimonianze hanno fatto da “amplificatori”: avete dato voce all’esperienza di tante famiglie nel mondo, che, come voi, vivono le medesime gioie, inquietudini, le medesime sofferenze e speranze.

Per questo ora mi rivolgo sia a voi qui presenti sia agli sposi e alle famiglie che ci ascoltano nel mondo. Vorrei farvi sentire la mia vicinanza proprio lì dove vi trovate, nella vostra concreta condizione di vita. Il mio incoraggiamento è anzitutto proprio questo: partire dalla vostra situazione reale e da lì provare a camminare insieme: insieme come sposi, insieme nella vostra famiglia, insieme alle altre famiglie, insieme con la Chiesa. Penso alla parabola del buon samaritano, che incontra per strada un uomo ferito, gli si fa vicino, si fa carico di lui e lo aiuta a riprendere il cammino. Vorrei che proprio questo fosse per voi la Chiesa! Un buon samaritano che si fa vicino, vicino a voi e vi aiuta a proseguire il vostro cammino e a fare “un passo in più”, anche se piccolo. E non dimenticare che la vicinanza è lo stile di Dio: vicinanza, compassione e tenerezza. Questo è lo stile di Dio. Provo a indicare questi “passi in più” da fare insieme, riprendendo le testimonianze che abbiamo ascoltato.

1. “Un passo in più” verso il matrimonio. Ringrazio voi, Luigi e Serena, per aver raccontato con grande onestà la vostra esperienza, con le sue difficoltà e le sue aspirazioni. Penso che per tutti è doloroso ciò che avete raccontato: “Non abbiamo trovato una comunità che ci sostenesse a braccia aperte per quel che siamo”. È duro, questo! Questo deve farci riflettere. Dobbiamo convertirci e camminare come Chiesa accogliente, perché le nostre diocesi e parrocchie diventino sempre più “comunità che sostengono tutti a braccia aperte”. Ce n’è tanto bisogno, in questa cultura dell’indifferenza! E voi, provvidenzialmente, avete trovato sostegno in altre famiglie, che infatti sono piccole chiese.

Mi ha molto consolato quando avete spiegato il motivo che vi ha spinto a far battezzare i vostri figli. Avete detto una frase molto bella: “Nonostante gli sforzi umani più nobili, noi non ci bastiamo”. È vero, possiamo avere i sogni più belli, gli ideali più alti, ma alla fine scopriamo anche i nostri limiti – è saggezza conoscere i propri limiti –, questi limiti che non superiamo da soli ma aprendoci al Padre, al suo amore, alla sua grazia. Questo è il significato dei sacramenti del Battesimo e del Matrimonio: sono l’aiuto concreto che Dio ci dona per non lasciarci soli, perché “noi non ci bastiamo”. Quella frase, ha fatto tanto bene sentirla: “Noi non ci bastiamo”.

Possiamo dire che quando un uomo e una donna s’innamorano, Dio offre loro un regalo: il matrimonio. Un dono meraviglioso, che ha in sé la potenza dell’amore divino: forte, duraturo, fedele, capace di riprendersi dopo ogni fallimento o fragilità. Il matrimonio non è una formalità da adempiere. Non ci si sposa per essere cattolici “con l’etichetta”, per obbedire a una regola, o perché lo dice la Chiesa o per fare una festa; no, ci si sposa perché si vuole fondare il matrimonio sull’amore di Cristo, che è saldo come una roccia. Nel matrimonio Cristo si dona a voi, così che voi abbiate la forza di donarvi a vicenda. Coraggio, dunque, la vita familiare non è una missione impossibile! Con la grazia del sacramento, Dio la rende un viaggio meraviglioso da fare insieme a Lui, mai da soli. La famiglia non è un bell’ideale, irraggiungibile nella realtà. Dio garantisce la sua presenza nel matrimonio e nella famiglia, non solo nel giorno delle nozze ma per tutta la vita. E Lui vi sostiene ogni giorno nel vostro cammino.

2. “Un passo in più” per abbracciare la croce. Ringrazio voi, Roberto e Maria Anselma, perché ci avete raccontato la storia commovente della vostra famiglia e in particolare di Chiara. Ci avete parlato della croce, che fa parte della vita di ogni persona e di ogni famiglia. E avete testimoniato che la dura croce della malattia e della morte di Chiara non ha distrutto la famiglia e non ha eliminato la serenità e la pace dai vostri cuori. Lo si vede anche nei vostri sguardi. Non siete persone abbattute, disperate e arrabbiate con la vita. Anzi! Si percepiscono in voi una grande serenità e una grande fede. Avete detto: “La serenità di Chiara ci ha aperto una finestra sull’eternità”. Vedere come lei ha vissuto la prova della malattia vi ha aiutato ad alzare lo sguardo e a non rimanere prigionieri del dolore, ma ad aprirvi a qualcosa di più grande: i disegni misteriosi di Dio, l’eternità, il Cielo. Vi ringrazio per questa testimonianza di fede! Avete citato anche quella frase che Chiara diceva: «Dio mette la verità in ciascuno di noi e non è possibile fraintenderla». Nel cuore di Chiara Dio ha posto la verità di una vita santa, e perciò lei ha voluto preservare la vita di suo figlio a costo della sua stessa vita. E come sposa, accanto a suo marito, ha percorso la via del Vangelo della famiglia in modo semplice, spontaneo. Nel cuore di Chiara è entrata anche la verità della croce come dono di sé: una vita donata alla sua famiglia, alla Chiesa, e al mondo intero. Sempre abbiamo bisogno di esempi grandi a cui guardare: che Chiara sia d’ispirazione nel nostro cammino di santità, e che il Signore sostenga e renda feconda ogni croce che le famiglie si trovano a portare.

3. “Un passo in più” verso il perdono. Paul e Germaine, voi avete avuto il coraggio di raccontarci la crisi che avete vissuto nel vostro matrimonio. Vi ringraziamo di questo, perché in ogni matrimonio ci sono le crisi: dobbiamo dircelo, dobbiamo svelarlo e andare sulla strada per risolverla. Non avete voluto addolcire la realtà con un po’ di zucchero! Avete chiamato per nome tutte le cause della crisi: la mancanza di sincerità, l’infedeltà, l’uso sbagliato dei soldi, gli idoli del potere e della carriera, il rancore crescente e l’indurimento del cuore. Mentre voi parlavate, penso che tutti noi abbiamo rivissuto l’esperienza di dolore provata di fronte a situazioni simili di famiglie divise. Vedere una famiglia che si disgrega è un dramma che non può lasciarci indifferenti. Il sorriso dei coniugi scompare, i figli sono smarriti, la serenità di tutti svanisce. E il più delle volte non si sa cosa fare.

Per questo la vostra storia trasmette speranza. Paul ha detto che, proprio nel momento più buio della crisi, il Signore ha risposto al desiderio più profondo del suo cuore e ha salvato il suo matrimonio. È proprio così. Il desiderio che c’è nel fondo del cuore di ognuno è che l’amore non finisca, che la storia costruita insieme con la persona amata non s’interrompa, che i frutti che essa ha generato non vadano dispersi. Tutti hanno questo desiderio. Nessuno desidera un amore a “breve scadenza” o a “tempo determinato”. E per questo si soffre molto quando le mancanze, le negligenze e i peccati umani fanno naufragare un matrimonio. Ma anche in mezzo alla tempesta, Dio vede quello che c’è nel cuore. E provvidenzialmente voi avete incontrato un gruppo di laici che si dedica proprio alle famiglie. Lì è iniziato un cammino di riavvicinamento e di risanamento della vostra relazione. Avete ripreso a parlarvi, ad aprirvi con sincerità, a riconoscere le colpe, a pregare insieme ad altre coppie, e tutto ciò ha portato alla riconciliazione e al perdono.

Il perdono, fratelli e sorelle, il perdono risana ogni ferita; il perdono è un dono che sgorga dalla grazia con cui Cristo riempie la coppia e la famiglia intera quando lo si lascia agire, quando ci si rivolge a Lui. È molto bello che abbiate celebrato la vostra “festa del perdono”, con i vostri figli, rinnovando le promesse matrimoniali nella celebrazione eucaristica. Mi ha fatto pensare alla festa che il padre organizza per il figlio prodigo nella parabola di Gesù (cfr Lc 15,20-24). Solo che questa volta quelli che si erano smarriti erano i genitori, non il figlio! I “genitori prodighi”. Ma anche questo è bello e può essere una grande testimonianza per i figli. I figli, infatti, uscendo dall’infanzia, si rendono conto che i genitori non sono dei “super eroi”, non sono onnipotenti, e soprattutto non sono perfetti. E i vostri figli hanno visto in voi qualcosa di molto più importante: hanno visto l’umiltà per chiedersi perdono e la forza che avete ricevuto dal Signore per risollevarvi dalla caduta. Di questo loro hanno veramente bisogno! Anch’essi, infatti, nella vita sbaglieranno e scopriranno di non essere perfetti, ma si ricorderanno che il Signore ci rialza, che tutti siamo peccatori perdonati, che dobbiamo chiedere perdono agli altri e dobbiamo anche perdonare noi stessi. Questa lezione che hanno ricevuto da voi rimarrà nel loro cuore per sempre. E anche a noi ha fatto bene ascoltarvi: grazie di questa testimonianza di perdono! Grazie tante.

4. “Un passo in più” verso l’accoglienza. Ringrazio voi, Iryna e Sofia, per la vostra testimonianza. Avete dato voce a tante persone la cui vita è stata sconvolta dalla guerra in Ucraina. Vediamo in voi i volti e le storie di tanti uomini e donne che hanno dovuto fuggire dalla loro terra. Vi ringraziamo perché non avete perso fiducia nella Provvidenza, e avete visto come Dio opera in vostro favore anche attraverso persone concrete che vi ha fatto incontrare: famiglie ospitali, medici che vi hanno aiutato e tanti uomini dal cuore buono. La guerra vi ha messe di fronte al cinismo e alla brutalità umana, ma avete incontrato anche persone di grande umanità. Il peggio e il meglio dell’uomo! È importante per tutti non rimanere fissati sul peggio, ma valorizzare il meglio, il tanto bene di cui è capace ogni essere umano, e da lì ripartire.

Ringrazio anche voi, Pietro ed Erika, per aver raccontato la vostra storia e per la generosità con cui avete accolto Iryna e Sofia nella vostra già numerosa famiglia. Ci avete confidato che l’avete fatto per gratitudine a Dio e con uno spirito di fede, come una chiamata del Signore. Erika ha detto che l’accoglienza è stata una “benedizione del cielo”. In effetti, l’accoglienza è proprio un “carisma” delle famiglie, e soprattutto di quelle numerose! Si pensa che in una casa dove si è già in tanti sia più difficile accogliere altri; invece nella realtà non è così, perché le famiglie con molti figli sono allenate a fare spazio agli altri. Sempre trovano uno spazio per gli altri.

E questa, in fondo, è la dinamica propria della famiglia. In famiglia si vive una dinamica di accoglienza, perché anzitutto i coniugi si sono accolti l’un l’altro, come si sono detti a vicenda il giorno delle nozze: “Io accolgo te”. E poi, mettendo al mondo i figli, hanno accolto la vita di nuove creature. E mentre nei contesti anonimi chi è più debole viene spesso rigettato, nelle famiglie, invece, è naturale accoglierlo: un figlio con disabilità, una persona anziana bisognosa di cure, un parente in difficoltà che non ha nessuno... E questo dà speranza. Le famiglie sono luoghi di accoglienza, e guai se venissero a mancare! Guai. Una società diventerebbe fredda e invivibile senza famiglie accoglienti. Sono un po’ il calore della società, queste famiglie accoglienti e generose.

5. “Un passo in più” verso la fratellanza. Ringrazio te, Zakia, per averci raccontato la tua storia. È bello e consolante che quello che avete costruito insieme, tu e Luca, rimane vivo. La vostra storia è nata e si è basata sulla condivisione di ideali molto alti, che tu hai descritto così: «Abbiamo basato la nostra famiglia sull’amore autentico, con rispetto, solidarietà e dialogo tra le nostre culture». E niente di tutto questo è andato perso, nemmeno dopo la tragica morte di Luca. Non solo, infatti, l’esempio e l’eredità spirituale di Luca rimangono vivi e parlano alle coscienze di molti, ma anche l’organizzazione che Zakia ha fondato, in un certo senso, porta avanti la sua missione. Anzi, possiamo dire che la missione diplomatica di Luca è diventata ora una “missione di pace” di tutta la famiglia. Nella vostra storia si vede bene come ciò che è umano e ciò che è religioso possono intrecciarsi e dare bellissimi frutti. In Zakia e Luca troviamo la bellezza dell’amore umano, la passione per la vita, l’altruismo e anche la fedeltà al proprio credo e alla propria tradizione religiosa, fonte d’ispirazione e di forza interiore.

Nella vostra famiglia si esprime l’ideale della fratellanza. Oltre che essere marito e moglie, voi avete vissuto da fratelli nell’umanità, da fratelli nelle diverse esperienze religiose, da fratelli nell’impegno sociale. Anche questa è una scuola che s’impara in famiglia. Vivendo assieme a chi è diverso da me, in famiglia s’impara ad essere fratelli e sorelle. S’impara a superare divisioni, pregiudizi, chiusure e a costruire insieme qualcosa di grande e di bello, partendo da ciò che ci accomuna. Esempi vissuti di fratellanza, come quello di Luca e Zakia, ci danno speranza e ci fanno guardare con più fiducia al nostro mondo lacerato da divisioni e inimicizie. Grazie per questo esempio di fratellanza! E non vorrei finire questo ricordo di Luca e te senza menzionare tua mamma. Tua mamma che è qui e ti ha accompagnato sempre nel tuo percorso: questo è il bene che le suocere fanno in una famiglia, le brave suocere, le brave mamme! Ringrazio lei di essere venuta con te, oggi.

Cari amici, ogni vostra famiglia ha una missione da compiere nel mondo, una testimonianza da dare. Noi battezzati, in particolare, siamo chiamati ad essere «un messaggio che lo Spirito Santo trae dalla ricchezza di Gesù Cristo e dona al suo popolo» (Esort. ap. Gaudete et exsultate, 21). Per questo vi propongo di farvi questa domanda: qual è la parola che il Signore vuole dire con la nostra vita alle persone che incontriamo? Quale “passo in più” chiede oggi alla nostra famiglia? Alla mia famiglia: ognuno deve dire questo. Mettetevi in ascolto. Lasciatevi trasformare da Lui, perché anche voi possiate trasformare il mondo e renderlo “casa” per chi ha bisogno di essere accolto, per chi ha bisogno d’incontrare Cristo e di sentirsi amato. Dobbiamo vivere con gli occhi puntati verso il Cielo: come dicevano i Beati Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi ai loro figli, affrontando le fatiche e le gioie della vita “guardando sempre dal tetto in su”.

Vi ringrazio di essere venuti qui. Vi ringrazio dell’impegno nel portare avanti le vostre famiglie. Avanti, con coraggio, con gioia. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me.

[00988-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Chères familles!

C’est pour moi une joie d’être ici avec vous, après des événements bouleversants qui, ces derniers temps, ont marqué nos vies : d’abord la pandémie et, maintenant, la guerre en Europe, qui s’ajoute à d’autres guerres affligeant la famille humaine.

Je remercie le Cardinal Farrell, le Cardinal De Donatis et tous les collaborateurs du Dicastère pour les Laïcs, la Famille et la Vie, et du Diocèse de Rome, qui, par leur dévouement, ont rendu possible cette rencontre.

Je désire remercier également les familles présentes, venues de partout dans le monde ; et en particulier celles qui nous ont donné leur témoignage : merci de tout cœur ! Il n’est pas facile de parler, devant un public aussi vaste, de sa propre vie, des difficultés ou des dons merveilleux, mais intimes et personnels, reçus du Seigneur. Vos témoignages ont servi d’“amplificateurs”: vous avez exprimé l’expérience de beaucoup de familles dans le monde, qui, comme vous, vivent les mêmes joies, inquiétudes, les mêmes souffrances et espérances.

C’est pourquoi je m’adresse maintenant aussi bien à vous ici présents qu’aux époux et aux familles qui nous écoutent dans le monde. Je voudrais vous manifester ma proximité là où vous vous trouvez précisément, dans votre condition de vie concrète. Mon encouragement est tout d’abord celui-ci: partir de votre situation réelle et, de là, essayer de marcher ensemble: ensemble comme des époux, ensemble dans votre famille, ensemble avec les autres familles, ensemble avec l’Église. Je pense à la parabole du bon Samaritain qui rencontre dans la rue un homme blessé, qui se fait proche de lui, qui le prend en charge et qui l’aide à reprendre la route. Je voudrais que l’Église soit précisément cela pour vous! Un bon Samaritain qui se fait proche, proche de vous et qui vous aide à poursuivre votre route et à faire "un pas de plus", aussi petit soit-il. Et n’oubliez pas que la proximité est le style de Dieu: proximité, compassion et tendresse. C’est le style de Dieu. Je voudrais vous indiquer ces "pas de plus" à faire ensemble, en reprenant les témoignages que nous avons entendus.

1. "Un pas de plus" vers le mariage. Je vous remercie, Luigi et Serena, d’avoir raconté avec une grande honnêteté votre expérience, avec ses difficultés et ses aspirations. Je pense que ce que vous avez raconté est douloureuxpour tout le monde: “Nous n’avons pas trouvé une communauté qui nous soutienne à bras ouverts pour ce que nous sommes”. C’est dur! Cela doit nous faire réfléchir. Nous devons nous convertir et marcher comme Église accueillante, pour que nos diocèses et nos paroisses deviennent toujours plus "des communautés qui soutiennent tout le monde à bras ouverts". Il y a tellement besoin, dans cette culture de l’indifférence! Et vous, providentiellement, vous avez trouvé un soutien dans d’autres familles qui, en fait, sont de petites églises.

Quand vous avez expliqué la raison qui vous a poussés à faire baptiser vos enfants, cela m’a beaucoup consolé. Vous avez dit une très belle phrase: "Malgré les efforts humains les plus nobles, nous ne nous suffisons pas". C’est vrai, nous pouvons avoir les plus beaux rêves, les idéaux les plus élevés, mais à la fin nous découvrons aussi nos limites – c’est une sagesse de connaître ses limites –, ces limites que nous ne surmontons pas seuls, mais en nous ouvrant au Père, à son amour, à sa grâce. Telle est la signification des sacrements du Baptême et du Mariage: ils sont l’aide concrète que Dieu nous donne pour ne pas nous laisser seuls, parce que "nous ne nous suffisons pas". Cette phrase, cela a fait tellement de bien de l’entendre: “nous ne nous suffisons pas”.

Nous pouvons dire que, lorsqu’ un homme et une femme tombent amoureux, Dieu leur fait un cadeau : le mariage. Un don merveilleux, qui a, en soi, la puissance de l’amour divin : fort, durable, fidèle, capable de se relever après chaque échec ou fragilité. Le mariage n’est pas une formalité à remplir. On ne se marie pas pour avoir "l’étiquette" de catholiques, pour obéir à une règle, ou parce que l’Église le dit ou pour faire une fête; non, on se marie parce que l’on veut fonder le mariage sur l’amour du Christ, qui est solide comme un roc. Dans le mariage, le Christ se donne à vous, afin que vous ayez la force de vous donner mutuellement l’un à l’autre. Donc courage! La vie familiale n’est pas une mission impossible ! Avec la grâce du sacrement, Dieu en fait un voyage merveilleux à faire avec Lui, jamais seul. La famille n’est pas un bel idéal, concrètement inaccessible. Dieu garantit sa présence dans le mariage et dans la famille, non seulement le jour des noces, mais toute la vie. Et Lui, il vous soutient chaque jour sur votre chemin.

2. "Un pas de plus" pour embrasser la croix. Je vous remercie, Roberto et Maria Anselma, parce que vous nous avez raconté l’histoire émouvante de votre famille et en particulier de Claire. Vous nous avez parlé de la croix, qui fait partie de la vie de chaque personne et de chaque famille. Et vous avez témoigné que la dure croix de la maladie et de la mort de Claire n’a pas détruit votre famille et n’a pas éliminé de vos cœurs la sérénité et la paix. On le voit aussi dans vos regards. Vous n’êtes pas des personnes abattues, désespérées et en colère contre la vie. Au contraire ! On perçoit en vous une grande sérénité et une grande foi. Vous avez dit: "La sérénité de Claire nous a ouvert une fenêtre sur l’éternité". Voir la manière dont-elle a vécu l’épreuve de la maladie vous a aidés à lever les yeux et à ne pas rester prisonniers de la douleur, mais à vous ouvrir à quelque chose de plus grand: les desseins mystérieux de Dieu, l’éternité, le Ciel. Je vous remercie pour ce témoignage de foi ! Vous avez cité aussi cette phrase que Claire disait: « Dieu met la vérité en chacun de nous et il n’est pas possible de se méprendre ». Dans le cœur de Claire, Dieu a mis la vérité d’une vie sainte, et c’est pourquoi elle a voulu préserver la vie de son enfant au prix de sa propre vie. Et en tant qu’épouse, aux côtés de son mari, elle a parcouru la voie de l’Évangile de la famille de manière simple et spontanée. Dans le cœur de Claire, la vérité de la croix est entrée également comme don de soi: une vie donnée à sa famille, à l’Église et au monde entier. Nous avons toujours besoin de grands exemples à suivre: que Claire soit une inspiration sur notre chemin de sainteté, et que le Seigneur soutienne et rende féconde toutes les croix que les familles ont à porter.

3. “Un pas de plus vers le pardon”. Paul et Germaine, vous avez eu le courage de nous raconter la crise que vous avez vécue dans votre mariage. Nous vous en remercions, car dans tout mariage il y a des crises: il faut se le dire, il faut le révéler et s’engager sur la voie pour les résoudre. Vous n’avez pas voulu adoucir la réalité avec un peu de sucre! Vous avez nommé toutes les causes de la crise: le manque de sincérité, l’infidélité, le mauvais usage de l’argent, les idoles du pouvoir et de la carrière, la rancune grandissante et l’endurcissement du cœur. Pendant que vous parliez, je pensais que nous avons tous revécu l’expérience de la douleur ressentie face à des situations similaires de familles divisées. Voir une famille se désagréger est un drame qui ne peut nous laisser indifférent. Le sourire des époux disparaît, les enfants sont perdus, la sérénité de chacun s’évanouit. Et la plupart du temps, on ne sait pas quoi faire.

C’est pourquoi votre histoire est porteuse d’espérance. Paul a dit qu’au moment le plus sombre de la crise, le Seigneur a répondu au désir profond de son cœur et a sauvé son mariage. C’est exactement cela. Le désir qui se trouve au fond du cœur de chacun c’est que l’amour ne s’arrête pas, que l’histoire construite avec la personne aimée se poursuive, que les fruits qu’elle a produits ne se perdent pas. Tout le monde a ce désir. Personne ne veut un amour “à court terme” ou “à durée déterminée”. Et c’est pourquoi l’on souffre beaucoup lorsque les manquements, les négligences et les péchés humains font échouer un mariage. Mais, même au milieu de la tempête, Dieu voit ce qu’il y a dans le cœur. Et, providentiellement, vous avez rencontré un groupe de laïcs qui se consacre aux familles. Là a commencé un cheminement de rapprochement et de guérison de votre relation. Vous avez recommencé à vous parler, à vous ouvrir avec sincérité, à reconnaître les fautes, à prier avec d’autres couples, et tout cela a conduit à la réconciliation et au pardon.

Le pardon, frères et sœurs, le pardon guérit toute blessure, le pardon est un don qui découle de la grâce avec laquelle le Christ comble tout couple et toute famille quand on le laisse agir, quand on se tourne vers lui. Il est très beau que vous ayez célébré votre “fête du pardon” avec vos enfants, en renouvelant les promesses de mariage lors de la célébration eucharistique. Cela m’a fait penser à la fête que le père organise pour le fils prodigue dans la parabole de Jésus (cf. Lc 15, 20-24). Sauf que cette fois, ce sont les parents qui s’étaient perdus, pas l’enfant! Les “parents prodigues”. Mais cela aussi est beau et peut être un grand témoignage pour les enfants. Les enfants, en effet, sortant de l’enfance, se rendent compte que leurs parents ne sont pas des “super héros”, qu’ils ne sont pas tout-puissants, et surtout qu’ils ne sont pas parfaits. Et vos enfants ont vu quelque chose de beaucoup plus important en vous: ils ont vu l’humilité de se demander pardon et la force que vous avez reçue du Seigneur pour vous relever de la chute. Ils ont vraiment besoin de cela! En fait, eux aussi feront des erreurs dans la vie et découvriront qu’ils ne sont pas parfaits. Mais ils se souviendront que le Seigneur nous relève, que nous sommes tous des pécheurs pardonnés, que nous devons demander pardon aux autres et que nous devons, nous aussi, pardonner à nous-mêmes. Cette leçon qu’ils ont reçue de vous restera à jamais dans leur cœur. Et cela nous a fait aussi du bien de vous écouter: merci pour ce témoignage de pardon! Merci beaucoup.

4. “Un pas de plus” vers l’hospitalité. Je vous remercie, Iryna et Sofia, pour votre témoignage. Vous avez donné la parole à beaucoup de personnes dont la vie a été bouleversée par la guerre en Ukraine. Nous voyons en vous les visages et les histoires de nombreux hommes et femmes qui ont dû fuir leur terre. Nous vous remercions parce que vous n’avez pas perdu confiance en la Providence, et vous avez vu comment Dieu travaille aussi en votre faveur à travers des personnes concrètes qu’il vous a fait rencontrer: des familles accueillantes, des médecins qui vous ont aidées et beaucoup de personnes de bon cœur. La guerre vous a mises devant le cynisme et la brutalité humaine, mais vous avez aussi rencontré des gens de grande humanité. Le pire et le meilleur de l’homme! Il est important pour chacun de ne pas rester obsédé par le pire, mais de valoriser le meilleur, le grand bien dont tout être humain est capable, et, de là, recommencer.

Je vous remercie aussi, Pietro et Erika, pour avoir raconté votre histoire et pour la générosité avec laquelle vous avez accueilli Iryna et Sofia dans votre famille déjà nombreuse. Vous nous avez confié que vous l’avez fait par gratitude envers Dieu et avec un esprit de foi, comme un appel du Seigneur. Erika a dit que l’accueil a été une “bénédiction du ciel”. En effet, l’hospitalité est un “charisme” des familles, et surtout des familles nombreuses! On pense que dans une maison où l’on est déjà nombreux, il est plus difficile d’accueillir d’autresµ. En réalité, il n’en est pas ainsi, car les familles avec de nombreux enfants sont habituées à faire de la place aux autres. Ils trouvent toujours un espace pour les autres.

Et cela, après tout, c’est la dynamique de la famille. En famille on vit une dynamique d’accueil, car les époux se sont d’abord accueillis l’un l’autre, comme ils se sont dit réciproquement le jour du mariage: «Je t’accueille». Et puis, en donnant naissance aux enfants, ils ont accueilli la vie de nouvelles créatures. Et alors que dans les contextes anonymes le plus faible est souvent rejeté, dans les familles en revanche, il est naturel de l’accueillir: un enfant en situation de handicap, une personne âgée nécessitant des soins, un parent en difficulté qui n’a personne... Et cela donne de l’espérance. Les familles sont des lieux d’accueil, et malheur à elles si elles y manquaient! Malheur. Une société deviendrait froide et invivable sans des familles accueillantes. Elles sont un peu la chaleur de la société, ces familles accueillantes et généreuses.

5. “Un pas de plus” vers la fraternité. Je te remercie, Zakia, pour nous avoir raconté ton histoire. Il est beau et réconfortant que ce que vous avez construit ensemble, toi et Luca, demeure vivant. Votre histoire est née et s’est basée sur le partage d’idéaux très élevés, que vous avez décrits ainsi: «Nous avons fondé notre famille sur l’amour authentique, avec le respect, la solidarité et le dialogue entre nos cultures». Et rien de tout cela n’a été perdu, même après la mort tragique de Luca. En effet, non seulement l’exemple et l’héritage spirituel de Luca restent vivants et parlent aux consciences de beaucoup, mais l’organisation que Zakia a fondée, en un certain sens, poursuit sa mission. En effet, on peut dire que la mission diplomatique de Luca est devenue une “mission de paix” pour toute la famille. Dans votre histoire, on voit bien comment ce qui est humain et ce qui est religieux peuvent s’entremêler et donner de beaux fruits. En Zakia et Luca nous retrouvons la beauté de l’amour humain, la passion de la vie, l’altruisme mais aussi la fidélité à sa foi et à sa tradition religieuse, source d’inspiration et de force intérieure.

L’idéal de la fraternité s’exprime dans votre famille. En plus d’être mari et femme, vous avez vécu comme des frères en humanité, comme des frères dans diverses expériences religieuses, comme des frères dans l’engagement social. Cela aussi est une école qui s’apprend en famille. En vivant avec celui qui est différent de soi, on apprend dans la famille à être frères et sœurs. On apprend à dépasser les divisions, les préjugés, les fermetures et à construire ensemble quelque chose de grand et de beau, à partir de ce que l’on a en commun. Des exemples vécus de fraternité, comme celui de Luca et Zakia, nous donnent de l’espérance et nous font regarder avec plus de confiance notre monde déchiré par les divisions et les inimitiés. Merci pour cet exemple de fraternité! Et je ne voudrais pas conclure ce souvenir de Luca et toi sans mentionner ta maman. Ta maman qui est là et qui t’a toujours accompagnée dans ton cheminement: c’est le bien que font les belles-mères dans une famille, les bonnes belles-mères, les bonnes mamans! Je la remercie d’être venue avec toi, aujourd’hui.

Chers amis, chacune de vos familles a une mission à remplir dans le monde, un témoignage à donner. Nous baptisés, en particulier, sommes appelés à être «un message que l’Esprit Saint puise dans la richesse de Jésus-Christ et offre à son peuple» (Exhort. ap. Gaudete et exsultate, n. 21). C’est pourquoi je vous propose de vous poser cette question: quelle est la parole que le Seigneur veut dire, par notre vie, aux personnes que nous rencontrons? Quel “pas de plus” demande-t-il à notre famille aujourd’hui? A ma famille: chacun doit dire cela. Mettez-vous à son écoute. Laissez-vous transformer par Lui, afin que vous aussi puissiez transformer le monde et en faire une “maison” pour ceux qui ont besoin d’être accueillis, pour ceux qui ont besoin de rencontrer le Christ et de se sentir aimés. Nous devons vivre les yeux fixés vers le Ciel: comme le disaient les bienheureux Maria et Luigi Beltrame Quattrocchi à leurs enfants, affrontant les peines et les joies de la vie “en regardant toujours du toit vers le haut”.

Je vous remercie d’être venus ici. Je vous remercie de votre engagement à vous occuper de vos familles. En avant, avec courage, avec joie. Et s’il vous plaît, n’oubliez pas de prier pour moi.

[00988-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Dear families,

I am happy to be here with you, following the disturbing events that you have all recently experienced: first the pandemic and now the war in Europe, to say nothing of the other wars afflicting our human family.

I thank Cardinal Farrell, Cardinal De Donatis, the personnel of the Dicastery for the Laity, the Family and Life, as well as those of the Diocese of Rome, whose dedication has made this meeting possible.

I would also like to thank the families present, who have come from many parts of the world, especially those who have shared their testimonies with us. Thank you so much! It is not easy to speak before so large an audience about your lives, your troubles and those gifts, wonderful but profoundly personal, that you have received from the Lord. Your testimonies have served as “amplifiers”: you have given voice to the experiences of other families in the world that, like yourselves, are sharing in the same joys and concerns, the same hardships and hopes.

For this reason, I would like to say something to those of you here present and to all the married couples and families listening to us throughout the world. I want you to feel my closeness to you, wherever you are, and to your concrete life situation. My word of encouragement is precisely this: start from where you are, and, from there, try to journey together: together as couples, together in your families, together with other families, together with the Church. I think of the parable of the Good Samaritan who meets someone wounded and in need. He draws near to him, cares for him and helps him to resume his journey. That is what I want the Church to be for all of you! A Good Samaritan that draws near to you and helps you to continue your journey and to take a step forward, however small. Never forget that closeness is the “style” of God, closeness and tender love. I will now try to indicate a few “steps forward” that need to be taken together, by reflecting on the testimonies we have heard.

1. “A step forward” towards marriage. Thank you, Luigi and Serena, for having told us with great honesty about your own experience, with its hardships and hopes. I think it was painful for all of us to hear you say, “We did not find a community that would support us with open arms for what we are”. That is painful! It should make us all think. We need to be converted and to journey as a welcoming Church, so that our dioceses and parishes can increasingly become “communities that support with open arms”. How much we need this, in our present-day culture of indifference! Providentially, you found support in other families, which are in fact “little churches”.

I was greatly consoled when you explained the reason that led you to baptize your children. You said something very beautiful: “Despite our noblest human efforts, we are not sufficient unto ourselves”. It is true, we can have the loveliest dreams, the loftiest ideals, but in the end, we also discover – and this is wisdom – our own limitations, which we cannot overcome by ourselves but by opening ourselves to the Father, to his love and to his grace. That is the meaning of the sacraments of baptism and of matrimony: they are the concrete helps that God gives us in order not to leave us alone, precisely because “we are not sufficient unto ourselves”. It was good to hear those words: “we are not sufficient unto ourselves”.

We can say that whenever a man and a woman fall in love, God offers them a gift; that gift is marriage. It is a marvellous gift, which contains the power of God’s own love: strong, enduring, faithful, ready to start over after every failure or moment of weakness. Marriage is not a formality you go through. You don’t get married in order to be “card-carrying” Catholics, to obey a rule, or because the Church tells you to, or to have a party… No, you get married because you want to build your marriage on the love of Christ, which is solid as rock. In marriage, Christ gives himself to you, so that you can find the strength to give yourselves to one another. So take heart: family life is not “mission impossible”! By the grace of the sacrament, God makes it a wonderful journey, to be undertaken together with him and never alone. The family is not a lofty ideal that is unattainable in reality. God solemnly promises his presence in your marriage and family, not only on the day of your wedding, but for the rest of your lives. And he keeps supporting you, every day of your journey.

2. “A step forward” to embrace the cross. I thank you, Roberto and Maria Anselma, because you told us the moving story of your own family, and in particular about Chiara. You spoke to us of the cross, which is part of the life of every individual and of every family. You testified that the heavy cross of Chiara’s sickness and death did not destroy your family or eliminate the serenity and peace of your hearts. We can see this in your faces. You are not downcast, desperate or angry with life. Quite the opposite! What we see in you is great serenity and great faith. You told us how “Chiara’s serenity opened for us a window onto eternity”. To see how she experienced the trial of her illness helped you to lift up your gaze, not to remain imprisoned in grief, but to be open to something greater: the mysterious plans of God, to eternity, to heaven. I thank you for this witness of faith! You also quoted something that Chiara had said: “God puts a truth in each of us and it is not possible to misunderstand it”. God put into Chiara’s heart the truth of a holy life, and so she wished to preserve the life of her child at the cost of her own life. As a wife, alongside her husband, she followed the way of the Gospel of the family, simply and spontaneously. Chiara’s heart also welcomed the truth of the cross as gift of self: hers was a life given to her family, to the Church and to the whole world. We always need great examples to look to. May Chiara be an inspiration on our own journey of holiness, and may the Lord support and make fruitful every cross that families have to bear.

3. “A step forward” towards forgiveness. Paul and Germaine, you found the courage to tell us about the crisis that you went through in your marriage, and we thank you for that, because every marriage has its moments of crisis. We need to say this, not to hide it, and to take steps to overcome those crises. You didn’t try to sweeten matters with a bit of sugar! You called every cause of the crisis by its name: insincerity, infidelity, the misuse of money, the idols of power and career, growing resentment and hardness of heart. As you were speaking, I believe that all of us relived our own experiences of pain before similar situations of broken families. To see a family break up is a tragedy that cannot leave us indifferent. The laughter of married couples disappears, children are troubled, serenity is lost. And most of the time, nobody knows exactly what to do.

That is why your story transmits hope. Paul said that at the bleakest moment of the crisis, the Lord answered his heart’s deepest desire and saved his marriage. That is what happens. Deep within the heart of each person is the desire for love not to end, for the story of a love experienced together not to be cut short, for the fruits of love not to be dispersed. Everyone has this desire. No one wants a love that is short-term or is marked with an expiration date. So we suffer greatly whenever failings, negligence and human sins make a shipwreck of marriage. But even amid the tempest, God sees what is in our hearts. By his providence, you met a group of laypersons specifically committed to assisting families. That was the start of a journey of rapprochement and healing in your relationship. You began to talk to one another, to be open and sincere with each other, to acknowledge your faults, to pray together with other couples, and all those things brought you to reconciliation and forgiveness.

Brothers and sisters, forgiveness heals every wound. Forgiveness is a gift welling up from the grace that Christ showers on couples and whole families whenever we let him act, whenever we turn to him. It was wonderful that you celebrated your own “feast of forgiveness” with your children, and renewed your marriage promises at the celebration of Mass. It made me think of the feast that, in Jesus’ parable, the father organized for his prodigal son (cf. Lk 15:20-24). Only this time, the ones who went astray were the parents, not the child! “Prodigal parents”. Yet this too is wonderful and can be a great witness for children. Young people, as they emerge from infancy, begin to realize that their parents are not “superheroes”; they are not all-powerful, much less perfect. In you, your children saw something much more important: they saw the humility to beg forgiveness and the God-given strength to pick yourselves up after the fall. This is something that children really need! For they too will make mistakes in life and realize that they too are not perfect, but they will also remember that the Lord raises us up, that all of us are forgiven sinners, that we have to beg forgiveness from others but also be able to forgive ourselves. The lesson that they learned from you will remain in their hearts forever. It was good for us too, to hear this. Thank you for your witness of forgiveness!

4. “A step forward” towards welcome. Thank you, Iryna and Sofia, for your witness. You gave a voice to all those persons whose lives have been devastated by the war in Ukraine. In you, we see the faces and the stories of so many men and women forced to leave their homeland. We thank you, for you have not lost your trust in providence and you have seen how God is at work in your lives, not least through the flesh and blood people he led you to encounter: host families, the doctors who helped you, and other kind-hearted men and women. The war brought you face to face with cynicism and human brutality, yet you also encountered people of great humanity. People at their worst and people at their best! It is important for all of us not to keep dwelling on the worst, but to maximize the best, the great goodness of which every man and woman is capable, and from there to start over again.

I thank you also, Pietro and Erika, for telling your own story, and for the generosity with which you welcomed Iryna and Sofia into your already large family. You shared with us that you did so out of gratitude to God and with a spirit of faith, as a call from the Lord. Erika told us that welcoming them was a “blessing from heaven”. Indeed, welcoming is a genuine “charism” of families, and especially of large families! We may think that, in a large home, it is harder to welcome other people; yet that is not the case, for families with numerous children are “trained” to make room for others. They always have room for others.

In the end, this is what family is all about. In the family, we experience what it is to be welcomed. Husbands and wives are the first to “welcome” and accept one another, as they said they would do on the day of their marriage: “I take you…” Later, as they bring a child into the world, they welcome that new life. Whereas in cold and anonymous situations, the weak are often rejected, in families it is natural to welcome them: to accept a child with a disability, an elderly person in need of care, a family member in difficulty who has no one else… This gives hope. Families are places of welcome, and woe if they were to disappear! Society would become cold and unbearable without welcoming families. Welcome and generous families give “warmth” to society.

5. “A step forward” towards fraternity. I thank you, Zakia, for having shared your story with us. It is amazing and consoling that what you and Luca built together remains alive. Your story was born and built on the sharing of very high ideals that you described when you said: “We based our family on authentic love, with respect, solidarity and dialogue between our cultures”. Nothing of that was lost, not even after the tragedy of Luca’s death. Not only do the example and the spiritual legacy of Luca continue to live on and to speak to the consciences of many people, but also the organization that Zakia founded in some way carries on his mission. Indeed, we can say that Luca’s diplomatic mission has now become “a mission of peace” on the part of your entire family. In your story, we see clearly how what is human and what is religious can become intertwined and bring forth precious fruit. In Zakia and Luca, we find the beauty of human love, passion for life, altruism and fidelity to one’s own beliefs and religious tradition, as a source of inspiration and interior strength.

Your family expresses the ideal of fraternity. In addition to being husband and wife, you lived as brother and sister in your humanity, in your differing religious experiences, and in your commitment to society. This too is a lesson that is learned in the family. Living in the family together with others different from ourselves, we learn to be brothers and sisters. We learn to overcome divisions, prejudices and narrow-mindedness, and to build together something grand, something beautiful, on the basis of what we have in common. Lived examples of fraternity, like that of Luca and Zakia, give us hope; they help us to look with greater confidence at our world, so torn by division and hostility. Thank you for this example of fraternity!

I don’t not want to move on from Luca and you without mentioning your mother. She is here, and she has always been at your side. This is the goodness that mothers-in-law bring to families, good mothers-in-law and good mothers! I thank her for coming with you today.

Dear friends, each of your families has a mission to carry out in our world, a testimony to give. We the baptized are especially called to be “a message that the Holy Spirit takes from the riches of Jesus Christ and gives to his people” (Gaudete et Exsultate, 21). For this reason, I would like you to ask yourselves this question: What is the word that the Lord wants to speak through our life to all those whom we meet? What “step forward” is he asking of our family, my family, today? Everyone should ask this. Stop and listen. Let yourselves be changed by him, so that you too can change the world and make it “home” for all those who need to feel welcomed and accepted, for all those who need to encounter Christ and to know that they are loved. We need to live with our eyes raised to heaven: as Blessed Maria and Luigi Beltrame Quattrocchi used to say to their children, confronting the efforts and joys of life, “always looking from the roof upwards”.

I thank you for coming here. I thank you for the efforts you make in raising your families. Keep moving forward, with courage and with joy. And please, don’t forget to pray for me.

[00988-EN.021] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Liebe Familien,

es ist mir eine Freude, hier bei euch zu sein, nach den erschütternden Ereignissen, die unser Leben in letzter Zeit geprägt haben: zuerst die Pandemie und nun der Krieg in Europa, der zu den anderen Kriegen hinzukommt, die die Menschheitsfamilie heimsuchen.

Ich danke Kardinal Farrell, Kardinal De Donatis und allen Mitarbeitern des Dikasteriums für die Laien, die Familie und das Leben und der Diözese Rom, deren Engagement dieses Treffen möglich gemacht hat.

Ich möchte mich auch bei den anwesenden Familien bedanken, die aus so vielen Teilen der Welt angereist sind, und vor allem bei denen, die uns ihr Zeugnis geschenkt haben: herzlichen Dank! Es ist nicht leicht, vor einem so großen Publikum über sein Leben, seine Schwierigkeiten oder die wunderbaren, aber vertrauten und persönlichen Gaben zu sprechen, die man vom Herrn erhalten hat. Eure Zeugnisse haben als „Verstärker“ gewirkt: Ihr habt den Erfahrungen so vieler Familien in der Welt eine Stimme verliehen, die wie ihr die gleichen Freuden, Sorgen, die gleichen Leiden und Hoffnungen erleben.

Deshalb wende ich mich jetzt sowohl an euch hier als auch an die Brautleute und Familien, die uns in der Welt zuhören. Ich möchte euch meine Nähe spüren lassen, genau dort, wo ihr seid, in eurer konkreten Lebenssituation. Meine Ermutigung ist vor allem dies: Geht von eurer realen Situation aus und versucht von dort aus, gemeinsam zu gehen: gemeinsam als Eheleute, gemeinsam in eurer Familie, gemeinsam mit anderen Familien, gemeinsam mit der Kirche. Ich denke dabei an das Gleichnis vom barmherzigen Samariter, der einen Verwundeten auf der Straße antrifft, sich ihm nähert, sich um ihn kümmert und ihm dabei hilft, seinen Weg wiederaufzunehmen. Ich möchte, dass die Kirche genau das für euch ist! Ein barmherziger Samariter, der sich euch nähert, euch nahekommt, und euch hilft, euren Weg fortzusetzen und „einen Schritt weiter“ zu gehen, auch wenn er klein sein mag. Vergessen wir nicht, dass die Nähe der Stil Gottes ist: Nähe, Mitleid und Zärtlichkeit. Das ist der Stil Gottes. Ich versuche, diese „weiteren Schritte“ aufzuzeigen, die wir gemeinsam gehen können, indem wir die Zeugnisse, die wir gehört haben, aufgreifen.

1. Einen Schritt weiterhin zur Ehe. Ich danke euch, Luigi und Serena, dass ihr mit großer Ehrlichkeit von euren Erfahrungen berichtet habt, mit euren Schwierigkeiten und Wünschen. Ich denke, es ist für alle schmerzlich, was ihr erzählt habt: „Wir haben keine Gemeinschaft gefunden, die uns mit offenen Armen so, wie wir sind, unterstützten wollte“. Das ist hart! Das muss uns zum Nachdenken bringen. Wir müssen umkehren und uns als einladende Kirche auf den Weg machen, damit unsere Diözesen und Pfarreien mehr und mehr zu „Gemeinschaften werden, die jeden mit offenen Armen empfangen“. Das haben wir sehr nötig, in dieser Kultur der Gleichgültigkeit! Und ihr habt durch die Vorsehung Unterstützung in anderen Familien gefunden, die im Grunde kleine Kirchen sind.

Es hat mich sehr aufgerichtet, als ihr den Beweggrund für die Taufe eurer Kinder erklärt habt. Ihr habt einen sehr schönen Satz gesagt: „Trotz der edelsten menschlichen Bemühungen genügen wir uns selbst nicht“. Es stimmt, wir können die schönsten Träume haben, die höchsten Ideale, aber am Ende entdecken wir auch unsere Grenzen – es ist weise, die eigenen Grenzen zu kennen -, diese Grenzen, die wir nicht allein überwinden, sondern nur, indem wir uns dem Vater, seiner Liebe, seiner Gnade öffnen. Das ist die Bedeutung der Sakramente der Taufe und der Ehe: Sie sind die konkrete Hilfe, die Gott uns gibt, um uns nicht allein zu lassen, weil „wir uns nicht selbst genügen“. Dieser Satz hat uns so wohlgetan: „wir genügen uns nicht selbst“.

Wir können sagen, dass Gott einem Mann und einer Frau, die sich ineinander verlieben, ein Geschenk macht: die Ehe. Ein wunderbares Geschenk, das die Macht der göttlichen Liebe in sich trägt: stark, dauerhaft, treu, fähig, sich nach jedem Scheitern oder jeder Schwäche zu erholen. Die Ehe ist keine Formalität, die es zu erfüllen gilt. Man heiratet nicht, um sich katholisch „zu etikettieren“, um eine Regel zu befolgen oder weil die Kirche es so sagt, oder weil man eine Feier ausrichten will; nein, man heiratet, weil man die Ehe auf die Liebe Christi gründen will, die felsenfest ist. In der Ehe schenkt Christus sich euch, damit ihr die Kraft habt, euch einander zu schenken. Also nur Mut, das Familienleben ist keine unmögliche Aufgabe! Mit der Gnade des Sakraments macht Gott es zu einer wunderbaren Reise, die wir gemeinsam mit ihm gehen, niemals allein. Die Familie ist kein schönes, in der Wirklichkeit unerreichbares Ideal. Gott garantiert seine Gegenwart in Ehe und Familie, nicht nur am Tag der Hochzeit, sondern das ganze Leben lang. Und er stützt euch jeden Tag auf eurem Weg.

2. „Einen Schritt weiter“, um das Kreuz zu umarmen. Ich danke euch, Roberto und Maria Anselma, weil ihr uns die bewegende Geschichte eurer Familie und insbesondere von Chiara erzählt habt. Ihr habt uns vom Kreuz erzählt, das Teil des Lebens eines jeden Menschen und einer jeden Familie ist. Und ihr habt bezeugt, dass das harte Kreuz der Krankheit und des Todes von Chiara eure Familie nicht zerstört und die Gelassenheit und den Frieden in euren Herzen nicht ausgelöscht hat. Das sieht man auch an euren Blicken. Ihr seid keine Menschen, die niedergeschlagen, verzweifelt und wütend auf das Leben sind. Ganz im Gegenteil! Man kann in euch eine tiefe Gelassenheit und einen großen Glauben wahrnehmen. Ihr habt gesagt: „Chiaras Gelassenheit hat uns ein Fenster zur Ewigkeit geöffnet“. Mitzuerleben, wie sie die Prüfung der Krankheit getragen hat, hat euch geholfen, nach oben zu schauen und nicht Gefangene des Schmerzes zu bleiben, sondern euch für etwas Größeres zu öffnen: die geheimnisvollen Ratschlüsse Gottes, die Ewigkeit, den Himmel. Ich danke euch für dieses Glaubenszeugnis! Ihr habt auch den Satz zitiert, den Chiara zu sagen pflegte: „Gott legt die Wahrheit in jeden von uns hinein, und es ist nicht möglich, sie zu missverstehen“. In Chiaras Herz setzte Gott die Wahrheit eines heiligen Lebens ein, und deshalb wollte sie das Leben ihres Sohnes um den Preis ihres eigenen Lebens bewahren. Und als Ehefrau hat sie an der Seite ihres Gatten den Weg des Evangeliums der Familie in einer einfachen, unverkrampften Weise beschritten. In das Herz von Chiara hat auch die Wahrheit des Kreuzes als Selbsthingabe Eingang gefunden: ein Leben, das sie ihrer Familie, der Kirche und der ganzen Welt geschenkt hat. Wir brauchen immer große Vorbilder, zu denen wir aufschauen können: Möge Chiara uns auf unserem Weg der Heiligkeit inspirieren, und möge der Herr die Familien in jedem Kreuz, das sie zu tragen haben, stützen und Frucht bringen lassen.

3. „Einen Schritt weiter“ hin zur Vergebung. Paul und Germaine, ihr hattet den Mut, uns von der Krise in eurer Ehe zu erzählen. Wir danken euch dafür, denn in jeder Ehe gibt es Krisen: das müssen wir uns sagen, das müssen wir aufdecken und uns auf den Weg machen, um das zu lösen. Ihr wolltet die Realität nicht unter einem Zuckerguss versüßen! Ihr habt alle Ursachen der Krise genannt: mangelnde Aufrichtigkeit, Untreue, falscher Gebrauch des Geldes, Götzen von Macht und Karriere, wachsende Verbitterung und Verhärtung des Herzens. Während ihr spracht, haben wir wohl alle die Erfahrung des Schmerzes nachempfunden, die wir in ähnlichen Situationen zerrütteter Familien gemacht haben. Zu sehen, wie eine Familie zerbricht, ist ein Drama, das uns nicht gleichgültig lassen kann. Das Lächeln der Ehegatten verschwindet, die Kinder sind verstört, die Unbeschwertheit aller ist dahin. Und meistens weiß man nicht, was man tun soll.

Deshalb vermittelt eure Geschichte Hoffnung. Paul sagte, dass der Herr im dunkelsten Moment der Krise den tiefsten Wunsch seines Herzens erhört und seine Ehe gerettet hat. Genauso ist es. Der Wunsch, der in der Tiefe des Herzens eines jeden liegt, ist, dass die Liebe nicht enden möge, dass die Geschichte, die man gemeinsam mit dem geliebten Menschen aufgebaut hat, nicht unterbrochen wird, dass die Früchte, die sie hervorgebracht hat, nicht verloren gehen. Alle haben diese Sehnsucht. Niemand wünscht sich eine „kurzlebige“ oder „befristete“ Liebe. Und ist es ein großes Leiden, wenn menschliche Fehler, Nachlässigkeiten und Sünden das Scheitern einer Ehe hervorrufen. Aber selbst inmitten des Sturms sieht Gott, was in unserem Herzen vorgeht. Und die Vorsehung hat es so gefügt, dass ihr eine Gruppe von Laien getroffen habt, die sich gerade den Familien widmet. Dort hat ein Weg der erneuten Annäherung und Heilung eurer Beziehung begonnen. Ihr habt wieder miteinander geredet, euch aufrichtig füreinander geöffnet, Schuld eingestanden, gemeinsam mit anderen Paaren gebetet, und all das hat zu Versöhnung und Vergebung geführt.

Die Vergebung, liebe Brüder und Schwestern, die Vergebung heilt jede Wunde; die Vergebung ist ein Geschenk, das aus der Gnade fließt, mit der Christus das Paar und die ganze Familie erfüllt, wenn man ihn handeln lässt, wenn man sich ihm zuwendet. Es ist sehr schön, dass ihr euer „Fest der Vergebung“ mit euren Kindern gefeiert habt und eure Eheversprechen in der Eucharistiefeier erneuert habt. Ich musste dabei an das Fest im Gleichnis Jesu denken, das der Vater für den verlorenen Sohn bereitet (vgl. Lk 15,20-24). Nur waren es diesmal die Eltern, die in die Irre gegangen waren, nicht der Sohn! Die „verlorenen Eltern“. Aber auch das ist schön und kann ein großes Zeugnis für die Kinder sein. Denn die Kinder erkennen als Heranwachsende, dass die Eltern keine „Superhelden“ sind, dass sie nicht allmächtig und vor allem nicht vollkommen sind. Und eure Kinder haben etwas viel Wichtigeres in euch gesehen: Sie haben die Demut gesehen, dass ihr euch gegenseitig um Vergebung bittet, und die Kraft, die ihr vom Herrn erhalten habt, um euch von dem Fall zu erholen. Dessen bedürfen sie wirklich! Denn auch sie werden im Leben Fehler machen und entdecken, dass sie nicht vollkommend sind, aber sie werden sich daran erinnern, dass der Herr uns aufrichtet, dass wir alle Sünder sind, denen vergeben wurde, dass wir die anderen um Vergebung bitten müssen und dass wir auch uns selbst vergeben müssen. Diese Lehre, die sie von euch erhalten haben, wird für immer in ihren Herzen bleiben. Und auch uns hat es gutgetan, euch anzuhören: Ich danke euch für dieses Zeugnis der Vergebung! Vielen Dank.

4. „Einen Schritt weiter” hin zur Aufnahme. Ich danke euch, Iryna und Sofia, für euer Zeugnis. Ihr habt so vielen Menschen eine Stimme gegeben, deren Leben durch den Krieg in der Ukraine erschüttert wurde. Wir sehen in euch die Gesichter und Geschichten so vieler Männer und Frauen, die aus ihrem Heimatland fliehen mussten.  Wir danken euch, weil ihr den Glauben an die Vorsehung nicht verloren habt und gesehen habt, wie Gott zu euren Gunsten wirkt, auch durch die konkreten Menschen, die er euch hat begegnen lassen: gastfreundliche Familien, Ärzte, die euch geholfen haben, und so viele herzensgute Menschen. Der Krieg hat euch mit dem Zynismus und der Brutalität der Menschen konfrontiert, aber ihr habt auch Personen von großer Mitmenschlichkeit getroffen. Der Mensch von seiner schlimmsten und seiner besten Seite! Es ist für jeden wichtig, nicht auf das Schlimmste fixiert zu sein, sondern das Beste zu schätzen, das viele Gute, zu dem jeder Mensch fähig ist, und von dort aus neu aufzubrechen.

Ich danke auch euch, Pietro und Erika, dass ihr eure Geschichte erzählt habt und für die Großzügigkeit, mit der ihr Iryna und Sofia in eure bereits große Familie aufgenommen habt. Ihr habt uns anvertraut, dass ihr dies aus Dankbarkeit gegenüber Gott und im Geiste des Glaubens getan habt, als Antwort auf einen Ruf des Herrn. Erika sagte, die Aufnahme sei ein „Segen des Himmels“ gewesen. Die Aufnahmebereitschaft ist in der Tat ein „Charisma“ von Familien, insbesondere von großen Familien! Man sollte meinen, dass es in einem Haus, in dem bereits viele Menschen leben, schwieriger wäre, andere aufzunehmen, aber in Wirklichkeit ist das nicht der Fall, denn kinderreiche Familien sind darin geübt, Platz für andere zu schaffen. Sie finden immer noch einen Platz für andere.

Und das ist im Grunde die Dynamik der Familie. In der Familie gibt es eine Dynamik der Aufnahme, denn zuallererst haben sich die Ehepartner gegenseitig angenommen, indem sie an ihrem Hochzeitstag zueinander sagten: „Ich nehme dich an“. Und als sie dann Kinder zur Welt gebracht haben, haben sie das Leben neuer Geschöpfe angenommen. Und während in anonymen Umfeldern die Schwächeren oft verschmäht werden, ist es in der Familie hingegen selbstverständlich, sie aufzunehmen: ein behindertes Kind, ein pflegebedürftiger älterer Mensch, ein Verwandter in Schwierigkeiten, der niemanden hat ... Und das gibt Hoffnung. Die Familien sind ein Ort der Annahme, und wehe, wenn sie fehlen würden! Wehe. Eine Gesellschaft ohne aufnahmewillige Familien würde kalt und unerträglich werden. Diese gastfreundlichen und großherzigen Familien sind ein bisschen wie die Wärme dieser Gesellschaft.

5. „Einen Schritt weiter“ hin zur Geschwisterlichkeit. Ich danke dir, Zakia, dass du uns deine Geschichte erzählt hast. Es ist schön und tröstlich, dass das, was ihr, du und Luca, gemeinsam aufgebaut habt, lebendig bleibt. Eure Geschichte wurde auf der Grundlage gemeinsamer hoher Ideale geboren, die ihr wie folgt beschrieben habt: „Wir haben unsere Familie auf echte Liebe mit Respekt, Solidarität und Dialog zwischen unseren Kulturen gegründet. Und nichts von alledem ist verloren gegangen, nicht einmal nach Lucas tragischem Tod. Nicht nur Lucas Beispiel und sein geistiges Vermächtnis bleiben lebendig und sprechen das Gewissen vieler Menschen an, sondern auch die von Zakia gegründete Organisation führt in gewisser Weise seine Mission fort. In der Tat kann man sagen, dass die diplomatische Mission von Luca nun zu einer „Friedensmission“ der ganzen Familie geworden ist. In eurer Geschichte sehen wir, wie das Menschliche und das Religiöse ineinandergreifen und sehr schöne Früchte tragen können. In Zakia und Luca finden wir die Schönheit der menschlichen Liebe, die Leidenschaft für das Leben, den Einsatz für den Nächsten und auch die Treue zum eigenen Glauben und zur religiösen Tradition, eine Quelle der Inspiration und der inneren Stärke.

In eurer Familie kommt das Ideal der Geschwisterlichkeit zum Ausdruck. Ihr seid nicht nur Ehemann und Ehefrau, sondern habt auch als Geschwister in der Menschheit gelebt, als Geschwister in unterschiedlichen religiösen Erfahrungen, als Geschwister im sozialen Engagement. Auch das ist eine Lehre, die man in der Familie lernt. Im Zusammenleben mit Menschen, die anders sind als ich, lernt man in der Familie, Brüder und Schwestern zu sein. Man lernt, Trennungen, Vorurteile und Verschlossenheit zu überwinden und gemeinsam etwas Großes und Schönes aufzubauen, ausgehend von dem, was uns verbindet. Gelebte Beispiele der Geschwisterlichkeit, wie das von Luca und Zakia, geben uns Hoffnung und lassen uns mit mehr Zuversicht auf unsere von Spaltungen und Feindschaften zerrissene Welt blicken. Ich danke Euch für dieses Beispiel der Geschwisterlichkeit! Und ich will diese Erzählung von Luca und dir nicht beenden, ohne deine Mutter zu erwähnen. Deine Mutter ist hier und hat dich immer auf deinem Weg begleitet: das ist das Gute, das die Schwiegermütter in einer Familie leisten, die guten Schwiegermütter, die guten Mütter! Ich danke ihr, dass sie heute mit dir hierhergekommen ist.

Liebe Freunde, jede eurer Familien hat eine Mission in der Welt zu erfüllen, ein Zeugnis zu geben. Gerade wir Getaufte sind dazu berufen, »eine Botschaft zu sein, die der Heilige Geist aus dem Reichtum Jesu Christi schöpft und seinem Volk schenkt« (vgl. Apostolisches Schreiben Gaudete et Exsultate, 21). Deshalb schlage ich vor, euch folgende Frage zu stellen: Welches ist das Wort, das der Herr durch unser Leben zu den Menschen sprechen will, denen wir begegnen? Welchen „Schritt weiter“ verlangt er heute von unserer Familie? Von meiner Familie: jeder muss sich das fragen. Hört auf ihn. Lasst euch von ihm umgestalten, damit auch ihr die Welt umgestalten und sie zu einem „Zuhause“ für diejenigen machen könnt, die der Aufnahme bedürfen, für diejenigen, die es nötig haben, Christus zu begegnen und geliebt zu werden. Wir müssen mit dem Blick zum Himmel leben: wie die seligen Maria und Luigi Beltrame Quattrocchi zu ihren Kindern zu sagen pflegten, den Mühen und Freuden des Lebens immer mit dem Blick »vom Dach aus nach oben« zu begegnen.

Ich danke euch für eure Anwesenheit. Ich danke euch für den Einsatz, eure Familien weiterzubringen. Macht weiter, mit Mut, mit Freude. Und ich bitte euch: vergesst nicht, für mich zu beten.

[00988-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Queridas familias:

Para mí es una alegría estar aquí con vosotros, después de los impactantes acontecimientos que, en los últimos tiempos, han marcado nuestras vidas. Primero la pandemia y, ahora, la guerra en Europa, que se añade a otras guerras que afligen a la familia humana.

Agradezco al cardenal Farrell, al cardenal De Donatis y a todos los colaboradores del Dicasterio para los Laicos, la Familia y la Vida, así como de la diócesis de Roma, que con su dedicación han hecho posible este Encuentro.

También quiero dar las gracias a las familias presentes, que han venido de tantas partes del mundo; y en particular a las que nos han regalado sus testimonios: ¡Gracias de corazón! No es fácil hablar ante un público tan grande de la propia vida, de las dificultades o de los dones maravillosos, pero íntimos y personales, que habéis recibido del Señor. Vuestros testimonios han sido como “amplificadores”, habéis dado voz a la experiencia de muchas familias en el mundo que, como vosotros, experimentan las mismas alegrías, inquietudes, los mismos sufrimientos y esperanzas.

Por eso ahora me dirijo tanto a vosotros aquí presentes como a los esposos y a las familias que nos escuchan en el mundo. Quisiera haceros sentir mi cercanía precisamente allí donde os encontráis, en vuestra concreta condición de vida. La palabra de aliento es sobre todo esta: partir de vuestra situación real y desde allí intentar caminar juntos, juntos como esposos, juntos en vuestra familia, juntos con las demás familias, juntos con la Iglesia. Pienso en la parábola del buen samaritano, que encuentra a un hombre herido en el camino, se le acerca, se hace cargo de él y lo ayuda a reanudar el viaje. Justamente esto quisiera que la Iglesia fuera para vosotros. Un buen samaritano que se os acerca, cercano a vosotros y os ayuda a proseguir vuestro camino y a dar “un paso más”, aunque sea pequeño. Y no os olvidéis que la cercanía es el estilo de Dios: cercanía, compasión y ternura. Este es el estilo de Dios. Trataré de indicar estos “pasos más” para dar juntos, retomando los testimonios que hemos escuchado.

1. “Un paso más” hacia el matrimonio. Os agradezco, Luigi y Serena, que nos hayáis compartido con gran honestidad vuestra experiencia, con sus dificultades y sus aspiraciones. Pienso que sea doloroso para todos lo que habéis contado: “No encontramos una comunidad que nos sostuviera afectuosamente por lo que somos”. Es duro escuchar esto. Esto nos debe hacer reflexionar. Debemos convertirnos y caminar como Iglesia acogedora, para que nuestras diócesis y parroquias sean cada vez más “comunidades que sostienen a todos con los brazos abiertos”. Esto es indispensable, sobre todo en esta cultura de la indiferencia Y vosotros, providencialmente, habéis encontrado apoyo en otras familias, que son, de hecho, pequeñas iglesias.

Me sentí muy consolado cuando habéis explicado el motivo que os impulsó a bautizar a vuestros hijos. Habéis dicho una frase muy hermosa: “A pesar de los esfuerzos humanos más nobles, nosotros no nos bastamos”. Es verdad, podemos tener los sueños más hermosos, los ideales más altos, pero al final descubrimos también nuestros límites —es sabio tener conciencia de los propios límites—, estos límites que no podemos superar por nosotros mismos, sino sólo abriéndonos al Padre, a su amor, a su gracia. Este es el significado de los sacramentos del Bautismo y del Matrimonio, son la ayuda concreta que Dios nos da para no dejarnos solos, porque “nosotros no nos bastamos”. Esta frase nos hace mucho bien escucharla: “Nosotros no nos bastamos”.

Podemos decir que cuando un hombre y una mujer se enamoran, Dios les ofrece un regalo: el matrimonio. Un don maravilloso, que tiene en sí mismo el poder del amor divino: fuerte, duradero, fiel, capaz de recuperarse después de cada fracaso o fragilidad. El matrimonio no es una formalidad que hay que cumplir. Uno no se casa para ser católico “con la etiqueta”, para obedecer a una regla, o porque lo dice la Iglesia o para hacer una fiesta; no, uno se casa porque quiere fundar el matrimonio en el amor de Cristo, que es sólido como una roca. En el matrimonio Cristo se entrega a vosotros, para que vosotros tengáis la fuerza de entregaros mutuamente. Ánimo, pues, ¡la vida familiar no es una misión imposible! Con la gracia del sacramento, Dios la convierte en un viaje maravilloso para emprender con Él, nunca solos. La familia no es un hermoso ideal, inalcanzable en la realidad. Dios garantiza su presencia en el matrimonio y en la familia, no solo en el día de la boda sino durante toda la vida. Y Él os sostiene cada día en vuestro camino.

2. “Un paso más” para abrazar la cruz. Os agradezco a vosotros, Roberto y María Anselma, porque nos habéis contado la conmovedora historia de vuestra familia y, en particular, de Chiara. Nos habéis hablado de la cruz, que forma parte de la vida de cada persona y de cada familia. Y habéis dado testimonio de que la dura cruz de la enfermedad y de la muerte de Chiara no ha destruido a la familia ni ha eliminado la serenidad y la paz de vuestros corazones. Esto también se ve en vuestras miradas. No sois personas abatidas, desesperadas y enfurecidas con la vida, ¡al contrario! Se perciben en vosotros una gran serenidad y una gran fe. Habéis dicho: “La serenidad de Chiara nos ha abierto una ventana a la eternidad”. Ver cómo vivió ella la prueba de la enfermedad os ayudó a levantar la mirada y a no permanecer prisioneros del dolor, sino a abriros a algo más grande: a los designios misteriosos de Dios, a la eternidad, el cielo. ¡Os agradezco este testimonio de fe! También habéis citado esa frase que decía Chiara: «Dios pone la verdad en cada uno de nosotros y no es posible malinterpretarla». En el corazón de Chiara Dios puso la verdad de una vida santa, y por eso ella quiso proteger la vida de su hijo al precio de su misma vida. Y como esposa, junto a su marido, recorrió el camino del Evangelio de la familia de manera sencilla y espontánea. En el corazón de Chiara entró también la verdad de la cruz como don de sí misma, con una vida entregada a su familia, a la Iglesia y al mundo entero. Siempre necesitamos tener grandes ejemplos que nos estimulen. Que Chiara nos sirva de inspiración en nuestro camino de santidad, y que el Señor sostenga y haga fecunda cada cruz que las familias tienen que cargar.

3. “Un paso más” hacia el perdón. Paul y Germaine, habéis tenido la valentía de contarnos la crisis que habéis vivido en vuestro matrimonio. Os lo agradecemos, porque en todo matrimonio hay crisis; tenemos que decirlo, que descubrirlo y continuar caminando para resolverlas. No habéis querido endulzar la realidad con un poco de azúcar, habéis llamado por su nombre a todas las causas de la crisis: la falta de sinceridad, la infidelidad, el mal uso del dinero, los ídolos del poder y de la carrera, el resentimiento acumulado y la dureza del corazón. Mientras hablabais, pienso que todos nosotros hemos revivido la experiencia de dolor que se experimenta frente a situaciones similares de familias divididas. Ver a una familia que se rompe es un drama que no puede dejarnos indiferentes. La sonrisa de los cónyuges desaparece, los hijos están confundidos, la serenidad de todos se desvanece. Y la mayoría de las veces no se sabe qué hacer.

Por eso vuestra historia transmite esperanza. Paul dijo que, justo en el momento más oscuro de la crisis, el Señor respondió al deseo más profundo de su corazón y salvó su matrimonio. Eso es exactamente así. El deseo que hay en lo más profundo del corazón de cada uno es que el amor no se acabe, que la historia construida juntos con la persona amada no llegue a su fin, que los frutos que esta generó no se pierdan. Todos tienen este deseo. Nadie desea un amor a “corto plazo” o a “tiempo determinado”. Y por eso se sufre mucho cuando los fallos, las negligencias y los pecados humanos hacen naufragar un matrimonio. Pero incluso en medio de la tempestad, Dios ve lo que hay en el corazón. Y, providencialmente, vosotros encontrasteis un grupo de laicos que se dedica precisamente a las familias. Ahí comenzó un camino de acercamiento y renovación de vuestra relación. Habéis vuelto a hablaros, a abriros con sinceridad, a reconocer las culpas, a rezar juntos con otras parejas, y todo eso llevó a la reconciliación y al perdón.

El perdón, hermanos y hermanas, el perdón cura todas las heridas; el perdón es un don que brota de la gracia con la que Cristo colma a la pareja y a toda la familia cuando lo dejamos actuar, cuando recurrimos a Él. Es muy hermoso que hayáis celebrado vuestra “fiesta del perdón” con vuestros hijos, renovando las promesas matrimoniales en la celebración eucarística. Me hizo pensar en la fiesta que el padre organizó para el hijo pródigo en la parábola de Jesús (cf. Lc 15,20-24), solo que esta vez los que se habían perdido eran los padres, no el hijo. Los “padres pródigos”. Pero también esto es hermoso y puede ser un gran testimonio para los hijos. Porque los hijos, al salir de la infancia, se dan cuenta de que los padres no son unos “súper héroes”, no son omnipotentes y, sobre todo, que no son perfectos. Vuestros hijos han visto en vosotros algo mucho más importante, han visto la humildad de pedirse perdón y la fuerza que habéis recibido del Señor para levantaros de la caída. De esto tienen verdaderamente necesidad. También ellos en su vida se equivocarán y descubrirán que no son perfectos, pero recordarán que el Señor vuelve a levantarnos, que todos somos pecadores perdonados, que debemos pedir perdón a los demás y también que debemos perdonarnos a nosotros mismos. Esta lección que han recibido de vosotros permanecerá en sus corazones para siempre. También a nosotros nos ha hecho mucho bien escucharos: ¡gracias por este testimonio de perdón! Muchas gracias.

4. “Un paso más” hacia la acogida. Os agradezco a vosotros, Iryna y Sofía, vuestro testimonio. Habéis dado voz a tantas personas cuyas vidas se han visto afectadas por la guerra en Ucrania. Vemos en vosotros los rostros y las historias de tantos hombres y mujeres que tuvieron que huir de su tierra. Os agradecemos porque no habéis perdido la confianza en la Providencia, y habéis visto cómo Dios obra en vuestro favor también por medio de personas concretas que os ha hecho encontrar: familias acogedoras, médicos que os han ayudado y tantos hombres de buen corazón. La guerra os ha puesto frente al cinismo y a la brutalidad humana, pero también habéis encontrado personas de gran humanidad. ¡Lo peor y lo mejor del hombre! Es importante para todos no quedarse fijados en lo peor, sino valorar lo mejor, el mucho bien que es capaz de hacer todo ser humano, y volver a partir de allí.

También os agradezco a vosotros, Pietro y Erika, por haber contado vuestra historia y por la generosidad con la que habéis acogido a Iryna y Sofía en vuestra ya numerosa familia. Nos habéis confiado que lo habéis hecho por gratitud a Dios y con un espíritu de fe, como una llamada del Señor. Erika ha dicho que la acogida ha sido una “bendición del cielo”. En efecto, la acogida es precisamente un “carisma” de las familias, ¡y sobre todo de las numerosas! Se piensa que en una casa donde ya son muchos sea más difícil acoger a otros; en cambio, en la realidad no es así, porque las familias con muchos hijos están entrenadas para hacer espacio a los demás. Siempre encuentran espacio para los demás.

Y esta, al final, es la dinámica propia de la familia. En la familia se vive una dinámica de acogida, porque sobre todo los esposos se han acogido el uno al otro, como se lo dijeron mutuamente el día del matrimonio: “Yo te recibo a ti”. Y después, trayendo hijos al mundo, han acogido la vida de nuevas criaturas. Y mientras que en los contextos anónimos se suele rechazar al que es más débil, en las familias, en cambio, es natural acogerlo: un hijo con discapacidad, una persona anciana que necesita cuidados, un pariente en dificultad que no tiene a nadie. Y esto da esperanza. Las familias son lugares de acogida y qué problema sería si faltaran. ¡Un verdadero problema! Una sociedad sin familias acogedoras se volvería fría e invivible. Estas familias acogedoras y generosas son un poco el calor de la sociedad.

5. “Un paso más” hacia la fraternidad. Te agradezco a ti, Zakia, por habernos contado tu historia. Es hermoso y consolador que lo que habéis construido juntos, Luca y tú, sigue vivo. Vuestra historia nació y se fundó en el compartir ideales muy altos, que tú has descrito de este modo: «Basamos nuestra familia en el amor auténtico, con respeto, solidaridad y diálogo entre nuestras culturas». Y nada de todo eso se perdió, ni siquiera después de la trágica muerte de Luca. De hecho, no solo el ejemplo y la herencia espiritual de Luca permanecen vivos y hablan a la conciencia de muchos, sino que también la organización que fundó Zakia lleva adelante, en cierto modo, su misión. Es más, podemos decir que la misión diplomática de Luca se volvió ahora una “misión de paz” de toda la familia. En vuestra historia se ve bien cómo lo que es humano y lo que es religioso pueden entrelazarse y dar frutos bellísimos. En Zakia y Luca encontramos la belleza del amor humano, la pasión por la vida, el altruismo y también la fidelidad al propio credo y a la propia tradición religiosa, fuente de inspiración y de fuerza interior.

En vuestra familia se expresa el ideal de la fraternidad. Además de ser marido y mujer, vosotros habéis vivido como hermanos en humanidad, como hermanos en experiencias religiosas diversas, como hermanos en el compromiso social. También esta es una escuela que se aprende en familia. Viviendo junto al que es diferente a mí, en la familia se aprende a ser hermanos y hermanas. Se aprende a superar divisiones, prejuicios, cerrazones y a construir juntos algo grande y hermoso, partiendo de lo que nos une. Ejemplos vividos de fraternidad, como el de Luca y Zakia, nos dan esperanza y nos hacen mirar con más confianza a nuestro mundo desgarrado por divisiones y enemistades. ¡Gracias por este ejemplo de fraternidad! Y no quisiera terminar este recuerdo tuyo y de Luca sin mencionar a tu mamá. Tu mamá que está aquí presente y que siempre te ha acompañado en tu camino. Este es el bien que hacen las suegras en una familia, las buenas suegras, las buenas mamás. Le agradezco a ella que te haya acompañado hoy.

Queridos amigos, cada una de vuestras familias tiene una misión que cumplir en el mundo, un testimonio que dar. Los bautizados, en particular, estamos llamados a ser «un mensaje que el Espíritu Santo toma de la riqueza de Jesucristo y regala a su pueblo» (Exhort. ap. Gaudete et exsultate, 21). Por eso os propongo que os hagais esta pregunta: ¿cuál es la palabra que el Señor quiere decir con nuestra vida a las personas que encontramos? ¿Qué “paso sucesivo” le pide hoy a nuestra familia? A mi familia, debe decir cada uno. Poneos a la escucha. Dejaos transformar por Él, para que también vosotros podáis transformar el mundo y hacerlo “casa” para quien necesita ser acogido, para quien necesita encontrar a Cristo y sentirse amado. Tenemos que vivir con la mirada puesta en el cielo, como le decían los beatos María y Luis Beltrame Quattrocchi a sus hijos, afrontando las fatigas y las alegrías de la vida “mirando siempre por encima del techo”.

Os agradezco que hayáis venido aquí. Os agradezco el compromiso de sacar adelante a vuestras familias. Adelante, con ánimo, con alegría. Y, por favor, no os olvidéis de rezar por mí.

[00988-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Queridas famílias!

Sinto-me feliz por estar aqui convosco, depois dos acontecimentos que transtornaram as nossas vidas nos últimos tempos: primeiro, a pandemia e, agora, a guerra na Europa, que veio juntar-se às outras guerras que afligem a família humana.

Agradeço ao Cardeal Farrell, ao Cardeal Donatis e a todos os colaboradores tanto do Dicastério para os Leigos, a Família e a Vida como da Diocese de Roma, cuja dedicação tornou possível este encontro.

Depois quero agradecer às famílias presentes, vindas de diversas partes do mundo, e de modo particular àquelas que nos deram o seu testemunho: Obrigado, de coração! Não é fácil falar a um público tão amplo acerca da própria vida, das dificuldades ou dos dons, maravilhosos mas íntimos e pessoais, que recebestes do Senhor. Os vossos testemunhos serviram de «amplificadores»: destes voz à experiência de tantas famílias no mundo que, como vós, vivem as mesmas alegrias e inquietações, as mesmas tribulações e esperanças.

Por isso me dirijo, agora, quer a vós aqui presentes quer aos esposos e famílias que nos escutam em todo o mundo. Desejo fazer-vos sentir a minha proximidade justamente onde vos encontrais, na vossa condição concreta de vida. E este é precisamente o meu primeiro encorajamento: começai da vossa situação real e, a partir desta, tentai caminhar juntos; juntos como esposos, juntos na vossa família, juntos com as outras famílias, juntos com a Igreja. Penso na parábola do bom samaritano que encontra pela estrada um homem ferido: aproxima-se dele, toma-o ao seu cuidado e ajuda-o a retomar o caminho. Queria que a Igreja fosse precisamente isto para vós: um bom samaritano que se faz próximo, se aproxima de vós e vos ajuda a continuar o vosso caminho, vos ajuda a dar «um passo mais», nem que seja pequeno. E não esqueçais que a proximidade é o estilo de Deus: proximidade, compaixão, ternura. Este é o estilo de Deus. E o tal «passo mais» a dar juntos pode tomar várias direções, que tento agora indicar-vos retomando os testemunhos que ouvimos.

1. «Um passo mais» rumo ao matrimónio. Agradeço-vos, Luigi e Serena, por terdes contado com grande honestidade a vossa experiência, com as suas dificuldades e aspirações. Penso que é doloroso para todos aquilo que contastes: «Não conseguimos encontrar uma comunidade que, de braços abertos, nos apoiasse assim como somos». Isto é penoso; deve fazer-nos refletir. Temos de nos converter e caminhar como Igreja acolhedora, para que as nossas dioceses e paróquias se tornem cada vez mais «comunidades que, de braços abertos, apoiem a todos». Há tanta necessidade disso, nesta cultura da indiferença! Providencialmente, vós encontrastes apoio noutras famílias, que, na realidade, são Igrejas em miniatura.

Entretanto veio-me consolar a explicação do motivo que vos levou a batizar os vossos filhos. Dissestes uma frase muito linda: «Ainda que empregássemos os mais nobres esforços humanos, não nos bastaríamos a nós mesmos». É verdade! Podemos ter os mais belos sonhos, os mais elevados ideais, mas no fim embatemos também nos nossos limites – revela sabedoria conhecer os próprios limites –, limites que não superamos sozinhos, mas abrindo-nos ao Pai, ao seu amor, à sua graça. Este é o significado dos sacramentos do Batismo e do Matrimónio: são a ajuda concreta que Deus nos dá para não nos deixar sozinhos, porque «não nos bastaríamos a nós mesmos». Fez-me muito bem ouvir esta frase: «não nos bastaríamos a nós mesmos».

Podemos dizer que, quando um homem e uma mulher se apaixonam, Deus oferece-lhes um presente: o matrimónio. Um dom maravilhoso, que contém em si a força do amor divino: forte, duradouro, fiel, capaz de se restabelecer depois de qualquer fracasso ou fragilidade. O matrimónio não é uma formalidade a ser cumprida. Não vos casais para ser católicos «com a etiqueta», para obedecer a uma regra ou porque a Igreja assim o diz ou então para fazer uma festa. Não! Casais-vos, porque quereis fundar o matrimónio no amor de Cristo, que é firme como uma rocha. No matrimónio, Cristo dá-Se a vós para terdes a força de vos dar um ao outro. Por isso, coragem! A vida familiar não é uma missão impossível. Com a graça do sacramento, Deus torna-a uma viagem maravilhosa que se há de fazer juntamente com Ele; nunca sozinhos. A família não é um ideal, belo mas na realidade inatingível. Deus garante a sua presença no matrimónio e na família, não só no dia do casamento, mas ao longo da vida inteira. Apoia-vos todos os dias no vosso caminho.

2. «Um passo mais» para abraçar a cruz. Agradeço-vos, Roberto e Maria Anselma, por nos terdes contado a história comovente da vossa família, particularmente de Chiara. Falastes-nos da cruz, que faz parte da vida de cada pessoa e de cada família. E destes testemunho de que a dura cruz da doença e da morte de Chiara não destruiu a família nem eliminou a serenidade e a paz dos vossos corações. Isto mesmo é visível também nos vossos olhos. Não sois pessoas abatidas, desesperadas e zangadas com a vida. Pelo contrário! De vós transparece uma grande serenidade e uma grande fé. Dissestes: «A serenidade de Chiara abriu-nos uma janela para a eternidade». Ver como ela viveu a prova da doença ajudou-vos a levantar o olhar, não ficando prisioneiros da tribulação, mas abrindo-vos para algo maior: os desígnios misteriosos de Deus, a eternidade, o Céu. Obrigado por este testemunho de fé! Citastes também esta frase que Chiara dizia: «Deus coloca a verdade em cada um de nós, não é possível retorcê-la». No coração de Chiara, Deus colocou a verdade duma vida santa e, por isso, quis salvar a vida do seu filho à custa da própria vida. E como esposa, ao lado do marido, percorreu o caminho do Evangelho da família de forma simples e espontânea. No coração de Chiara, entrou também a verdade da cruz como dom de si mesma: uma vida doada à sua família, à Igreja, ao mundo inteiro. Precisamos sempre de ter diante dos olhos grandes exemplos: sirva-nos Chiara de inspiração no nosso caminho de santidade, e que o Senhor sustente e torne fecundas as variadas cruzes que as famílias carregam.

3. «Um passo mais» rumo ao perdão. Paul e Germaine, tivestes a coragem de contar a crise que vivestes no vosso matrimónio. Agradeço-vos por isso. Com efeito, há crises em todo o casamento: há que o reconhecer, devemos fazê-lo saber e procurar o caminho para as resolver. E não procurastes suavizar a realidade; mas chamastes pelo nome a todas as causas da crise: a falta de sinceridade, a infidelidade, o mau uso do dinheiro, os ídolos do poder e da carreira, o rancor crescente e o endurecimento do coração. Acho que, enquanto faláveis, todos revivemos a dolorosa experiência sentida perante situações semelhantes de famílias divididas. Ver a família desagregar-se é um drama que não nos pode deixar indiferentes. O sorriso dos esposos desaparece, os filhos sentem-se perdidos, de todos desaparece a serenidade. E, na maioria dos casos, não se sabe o que fazer.

Por isso, a vossa história transmite esperança. Paul disse que, justamente no momento mais escuro da crise, o Senhor respondeu ao desejo mais profundo do seu coração e salvou o seu casamento. É mesmo assim. O desejo que existe no fundo do coração de cada um é que o amor não acabe, que a história construída juntamente com a pessoa amada não se interrompa, que os frutos nela gerados não se percam. Todos têm este desejo. Ninguém quer um amor de «curto prazo» ou com «prazo estabelecido». E por isso sofre-se tanto, quando as falhas, as negligências e os pecados humanos fazem naufragar um casamento. Entretanto, mesmo no meio da tempestade, Deus vê o que se passa no coração. Providencialmente, vós encontrastes um grupo de leigos que se dedica precisamente às famílias. Aí começou um caminho de reaproximação e cura da vossa relação. Voltastes a falar entre vós, a abrir-vos com sinceridade, a reconhecer as culpas, a rezar juntamente com outros casais, e tudo isso levou à reconciliação e ao perdão.

O perdão, irmãos e irmãs, o perdão cura todas as feridas; o perdão é um dom que brota da graça com a qual Cristo inunda o casal e a família inteira, quando se deixa Ele agir, quando se volta para Ele. Foi muito bom terdes celebrado a vossa «festa do perdão», com os vossos filhos, renovando as promessas matrimoniais na Celebração Eucarística. Isto traz-me ao pensamento a festa que o pai organiza para o filho pródigo na parábola de Jesus (cf. Lc 15, 20-24). Só que desta vez foram os pais que se extraviaram, não o filho! Os «pais pródigos». Mas também isto é bom, revelando-se um grande testemunho para os filhos. Com efeito eles, ultrapassada a infância, apercebem-se de que os pais não são «super-heróis», não são omnipotentes e sobretudo não são perfeitos. Os vossos filhos viram em vós algo muito mais importante: viram a humildade de pedir mutuamente perdão e a força que recebestes do Senhor para vos levantar da queda. E os filhos têm verdadeiramente necessidade disto! De facto, também eles cometerão erros na vida e descobrirão que não são perfeitos; então lembrar-se-ão que o Senhor nos levanta, que todos somos pecadores perdoados, que devemos pedir perdão aos outros e por nossa vez deveremos também nós perdoar. Esta lição que de vós receberam permanecerá no seu coração para sempre. E, a nós, também nos fez bem ouvir-vos: obrigado por este testemunho de perdão! Muito obrigado!

4. «Um passo mais» rumo ao acolhimento. Agradeço-vos, Iryna e Sofia, pelo vosso testemunho. Destes voz a muitas pessoas, cuja vida foi transtornada pela guerra na Ucrânia. Em vós, vemos os rostos e as histórias de tantos homens e mulheres que tiveram de fugir da sua terra. Obrigado por não terdes perdido a fé na Providência, vendo como Deus atua em vosso favor inclusivamente através das pessoas concretas que vos fez encontrar: famílias hospitaleiras, médicos que vos ajudaram e tantas pessoas de bom coração. A guerra confrontou-vos com o cinismo e a brutalidade humana, mas encontrastes também pessoas de grande humanidade. O pior e o melhor do ser humano! É importante, para todos, não permanecer fixados no pior, mas valorizar o melhor, o bem imenso de que é capaz todo ser humano e, a partir daí, recomeçar...

Agradeço também a vós, Pietro e Erika, por terdes narrado a vossa história e pela generosidade com que acolhestes Iryna e Sofia no seio da vossa já numerosa família. Confidenciastes-nos tê-lo feito por gratidão a Deus e com espírito de fé, como um apelo do Senhor. Erika disse que o acolhimento foi uma «bênção do Céu». De facto, o acolhimento é precisamente um «carisma» das famílias, sobretudo das numerosas! Pensa-se que, numa casa onde já estão muitos, seja mais difícil acolher outros; mas na realidade não é assim, porque as famílias com muitos filhos estão treinadas para dar espaço aos outros. Conseguem sempre encontrar espaço para os outros.

E esta, no fim de contas, é a dinâmica própria da família. Na família, vive-se uma dinâmica de acolhimento, porque antes de mais nada os esposos acolheram-se mutuamente, como disseram um ao outro no dia do casamento: «Eu … recebo-te a ti …». E depois, ao trazer os filhos ao mundo, acolheram a vida de novas criaturas. E enquanto, nos contextos anónimos, quem é mais frágil acaba frequentemente rejeitado, já nas famílias é natural acolhê-lo: um filho portador duma deficiência, uma pessoa idosa necessitada de cuidados, um parente em dificuldade que não tem ninguém... E isto dá esperança. As famílias são lugares de acolhimento, e ai de nós se deixassem de existir! Ai de nós! Sem famílias acolhedoras, a sociedade tornar-se-ia fria e inabitável. Estas famílias acolhedoras e generosas são de certo modo o calor da sociedade.

5. «Um passo mais» rumo à fraternidade. Agradeço-te, Zakia, por nos teres contado a tua história. É maravilhoso e consolador ver que continua vivo aquilo que construístes juntos, tu e Luca. A vossa história nasceu e assentou na partilha de ideais muito altos, que tu assim descreveste: «Baseamos a nossa família no amor autêntico, com respeito, solidariedade e diálogo entre as nossas culturas». E nada disto se perdeu, nem mesmo depois da trágica morte de Luca. De facto, não só permanecem vivos e interpelam a consciência de muitos o exemplo e a herança espiritual de Luca, mas a própria organização que Zakia fundou de certo modo continua a sua missão. Mais, podemos dizer que a missão diplomática de Luca agora tornou-se uma «missão de paz» de toda a família. Vê-se bem, na vossa história, como se podem entrelaçar aquilo que é humano e aquilo que é religião, dando ótimos frutos. Em Zakia e Luca, encontramos a beleza do amor humano, a paixão pela vida, o altruísmo e também a fidelidade ao próprio credo e à própria tradição religiosa, fonte de inspiração e de força interior.

Na vossa família, expressa-se o ideal da fraternidade. Além de serdes marido e mulher, vivestes como irmãos na humanidade, como irmãos nas várias experiências religiosas, como irmãos no compromisso social. Também esta é uma escola que se aprende em família. Vivendo juntos com quem é diverso de mim, na família aprende-se a ser irmãos e irmãs. Aprende-se a superar divisões, preconceitos, fechamentos e a construir juntos algo grande e belo a partir daquilo que temos em comum. Exemplos vivos de fraternidade, como o de Luca e Zakia, dão-nos esperança e fazem-nos olhar com mais confiança para o nosso mundo dilacerado por divisões e inimizades. Obrigado por este exemplo de fraternidade! E não quero terminar esta lembrança de ambos, tu e Luca, sem mencionar a tua mãe. A tua mãe que está aqui e sempre te acompanhou no teu percurso: aqui vemos o bem que as sogras fazem numa família: as boas sogras, as boas mães! Agradeço-lhe por ter vindo hoje contigo.

Queridos amigos, cada uma das vossas famílias tem uma missão a cumprir no mundo, um testemunho a dar. De modo particular nós, os batizados, somos chamados a ser «uma mensagem que o Espírito Santo extrai da riqueza de Jesus Cristo e dá ao seu povo» (Francisco, Exort. ap. Gaudete et exsultate, 21). Por isso proponho-vos que ponhais a vós mesmos esta pergunta: Qual é a palavra que o Senhor quer dizer, com a nossa vida, às pessoas que encontramos? Qual «passo mais» pede hoje à nossa família? Melhor: à minha família, pois cada um se deve interrogar sobre isto. Colocai-vos à escuta. Deixai-vos transformar por Ele, para que também vós possais transformar o mundo e torná-lo «casa» para quem tem necessidade de ser acolhido, para quem precisa de encontrar Cristo e sentir-se amado. Devemos viver com os olhos voltados para o Céu; como diziam os Beatos Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi aos seus filhos, ao enfrentar as canseiras e as alegrias da vida, «olhemos sempre do telhado para cima».

Obrigado por terdes vindo aqui. Agradeço-vos pelo empenho com que levais por diante as vossas famílias. Avante! Com coragem, com alegria… E, por favor, não vos esqueçais de rezar por mim.

[00988-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Drogie rodziny!

To dla mnie radość, że mogę być tu z wami, po przygnębiających wydarzeniach, które w ostatnim czasie naznaczyły nasze życie: najpierw pandemia, a teraz wojna w Europie, która dołącza do innych wojen nękających rodzinę ludzką.

Dziękuję kardynałowi Farrellowi, kardynałowi De Donatisowi i wszystkim współpracownikom z Dykasterii ds. Świeckich, Rodziny i Życia oraz z diecezji rzymskiej, których zaangażowanie umożliwiło to spotkanie.

Pragnę również podziękować obecnym tu rodzinom, które przybyły z wielu stron świata, a zwłaszcza tym, które podzieliły się z nami swoim świadectwem: serdecznie dziękuję! Nie łatwo mówić przed tak liczną publicznością o swoim życiu, o trudnościach czy o wspaniałych, ale intymnych i osobistych darach, które otrzymaliście od Pana. Wasze świadectwa zadziałały jak „wzmacniacze”: ubraliście w słowa doświadczenia wielu rodzin na świecie, które tak jak i wy przeżywają te same radości, niepokoje, te same cierpienia i nadzieje.

Dlatego też zwracam się teraz zarówno do was, tu obecnych, jak i do małżonków i rodzin słuchających nas na całym świecie. Chciałbym, abyście odczuli moją bliskość właśnie tam, gdzie się znajdujecie, w konkretnych okolicznościach waszego życia. Moja zachęta brzmi przede wszystkim następująco: postawcie sobie za punkt wyjścia waszą rzeczywistą sytuację i, wychodząc z niej, próbujcie wędrować wspólnie: wspólnie jako małżonkowie, wspólnie jako rodzina, wspólnie z innymi rodzinami i wspólnie z Kościołem. Myślę o przypowieści o dobrym Samarytaninie, który spotyka przy drodze poranionego człowieka, podchodzi do niego, troszczy się o niego i pomaga mu podjąć dalszą podróż. Chciałbym, aby tym właśnie był dla was Kościół! Dobrym Samarytaninem, który się do was zbliża, podchodzi i pomaga wam kontynuować waszą podróż oraz wykonać „kolejny krok”, choćby i najmniejszy. Nie zapominajmy, że bliskość jest stylem Boga: bliskość, współczucie i czułość. Oto styl Boga. Postaram się wskazać te „kolejne kroki”, które musimy wykonać razem, odwołując się do świadectw, które usłyszeliśmy.

1. „Kolejny krok” ku małżeństwu. Dziękuję wam, Luigi i Sereno, że z wielką szczerością opowiedzieliście o swoim doświadczeniu, związanym także z trudnościami i aspiracjami. Myślę, że dla wszystkich jest bolesne to, co opowiedzieliście: „Nie znaleźliśmy wspólnoty, która by nas wsparła z otwartymi ramionami z powodu tego, kim jesteśmy”. To bolesne! To musi nas skłonić do refleksji. Musimy się nawracać i podążać naprzód jako Kościół gościnny, aby nasze diecezje i parafie stawały się coraz bardziej „wspólnotami, które wspierają wszystkich z otwartymi ramionami”. Bardzo tego potrzeba, w tej kulturze obojętności! A wy, opatrznościowo, znaleźliście oparcie w innych rodzinach, które są w rzeczywistości małymi Kościołami.

Bardzo mnie pocieszyło, gdy wyjaśniliście powody, dla których ochrzciliście swoje dzieci. Powiedzieliście bardzo piękne zdanie: „Pomimo najszlachetniejszych ludzkich wysiłków, sami nie damy rady”. To prawda, możemy mieć najpiękniejsze marzenia, najwznioślejsze ideały, ale w końcu odkrywamy też nasze ograniczenia – uznanie swoich ograniczeń jest mądrością – tych ograniczeń, których nie pokonujemy sami, ale otwierając się na Ojca, na Jego miłość, na Jego łaskę. Takie jest znaczenie sakramentów chrztu i małżeństwa: są one konkretną pomocą, której Bóg nam udziela, aby nie pozostawić nas samymi, ponieważ „sami nie damy rady”. Bardzo dobrze, że usłyszeliśmy to zdanie: „sami nie damy rady”.

Można powiedzieć, że kiedy mężczyzna i kobieta zakochują się w sobie, Bóg ofiarowuje im dar: małżeństwo. Wspaniały dar, który ma w sobie moc Bożej miłości: silnej, trwałej, wiernej, zdolnej do odrodzenia się po każdej porażce czy słabości. Małżeństwo nie jest formalnością, którą trzeba wypełnić. Nie zawiera się związku małżeńskiego, żeby być katolikiem „z etykietą”, aby przestrzegać jakiejś reguły lub dlatego, że tak mówi Kościół, czy żeby wyprawić wesele. Związek małżeński zawiera się dlatego, ponieważ pragnie się oprzeć małżeństwo na miłości Chrystusa, która jest mocna jak skała. W małżeństwie Chrystus daje wam siebie, abyście mieli siłę do wzajemnego składania daru z siebie. Zatem: odwagi! Życie rodzinne nie jest misją niewykonalną! Dzięki łasce sakramentu Bóg sprawia, że jest ono wspaniałą wędrówką, którą trzeba odbyć razem z Nim, nigdy samotnie. Rodzina nie jest pięknym ideałem nieosiągalnym w rzeczywistości. Bóg zapewnia swoją obecność w małżeństwie i rodzinie, nie tylko w dniu ślubu, ale przez całe życie. I On was wspiera każdego dnia na waszej drodze.

2. „Kolejny krok” by przyjąć krzyż. Dziękuję wam, Roberto i Mario Anselmo, że opowiedzieliście nam wzruszającą historię waszej rodziny, a w szczególności historię Chiary. Mówiliście nam o krzyżu, który jest częścią życia każdego człowieka i każdej rodziny. Daliście świadectwo, że ciężki krzyż choroby i śmierci Chiary nie zniszczył waszej rodziny i nie usunął z waszych serc pogody ducha i pokoju. Widać to również w waszych spojrzeniach. Nie jesteście ludźmi przygnębionymi, zrozpaczonymi, rozgniewanymi na życie. Wręcz przeciwnie! Można w was dostrzec wielką pogodę ducha i wiarę. Powiedzieliście: „Pogoda ducha Chiary otworzyła nam okno na wieczność”. Obserwowanie, jak ona przeżywała doświadczenie choroby, pomogło wam wznieść wzrok ku górze i nie pozostać więźniami cierpienia, ale otworzyć się na coś większego: na tajemnicze plany Boga, na wieczność, na Niebo. Dziękuję wam za to świadectwo wiary! Przytoczyliście też zdanie, które wypowiedziała Chiara: „Bóg zawiera w każdym z nas prawdę której nie można przeinaczyć". W sercu Chiary Bóg umieścił prawdę o świętości życia i dlatego on chciała ocalić życie swojego dziecka za cenę własnego. I jako małżonka, wraz ze swoim mężem, szła drogą Ewangelii rodziny w sposób prosty i spontaniczny. Do serca Chiary dotarła również prawda o krzyżu jako darze z siebie: życia ofiarowanego swej rodzinie, Kościołowi i całemu światu. Zawsze potrzebujemy wspaniałych przykładów, na których możemy się wzorować: niech Chiara będzie inspiracją na naszej drodze do świętości, a Pan niech podtrzymuje i czyni owocnym każdy krzyż, który muszą dźwigać rodziny.

3. „Kolejny krok” ku przebaczeniu. Paul i Germaine, mieliście odwagę opowiedzieć nam o kryzysie, jaki przeżyliście w waszym małżeństwie. Dziękujemy wam za to, bo w każdym małżeństwie występują kryzysy, musimy sobie o nich powiedzieć, odkryć je i zmierzać do ich rozwiązania. Nie zechcieliście osłodzić tej rzeczywistości odrobiną lukru! Nazwaliście po imieniu wszystkie przyczyny kryzysu: brak szczerości, niewierność, niewłaściwe używanie pieniędzy, bożki władzy i kariery, narastającą urazę i zatwardziałość serca. Myślę, że w czasie, gdy mówiliście, wszyscy na nowo przeżywaliśmy doświadczenie bólu, odczuwanego w obliczu podobnych sytuacji rozbitych rodzin. Widok rozpadu rodziny to dramat, wobec którego nie można przejść obojętnie. Znikają uśmiechy małżonków, dzieci są zagubione, znika pogoda ducha wszystkich. I w większości przypadków nie wiadomo, co robić.

Dlatego wasza historia przekazuje nadzieję. Paul powiedział, że właśnie w najbardziej mrocznym momencie kryzysu Pan odpowiedział na najgłębsze pragnienie jego serca i uratował jego małżeństwo. Tak właśnie się dzieje. Pragnieniem, które tkwi w głębi serca każdego człowieka, jest to, aby miłość się nie skończyła, aby historia budowana wspólnie z ukochaną osobą nie została przerwana, aby owoce, jakie ona zrodziła, nie zostały roztrwonione. Takie pragnienie mają wszyscy. Nikt nie pragnie miłości „krótkotrwałej” lub „na czas określony”. I dlatego bardzo cierpimy, gdy ludzkie wady, zaniedbania i grzechy niszczą małżeństwo. Ale nawet w samym środku burzy Bóg widzi to, co znajduje się w sercu. A wy opatrznościowo spotkaliście grupę ludzi świeckich, która poświęca się właśnie rodzinom. Wtedy rozpoczęła się droga waszego zbliżenia i uzdrowienia waszej relacji. Ponownie zaczęliście ze sobą rozmawiać, otwierając się szczerze, przyznając się do błędów, modląc się razem z innymi małżeństwami, i wszystko to doprowadziło do pojednania i przebaczenia.

Przebaczenie, bracia i siostry, przebaczenie leczy każdą ranę, przebaczenie jest darem, który wypływa z łaski, jaką Chrystus napełnia małżonków i całą rodzinę, gdy pozwolicie Mu działać, gdy zwrócicie się do Niego. To bardzo piękne, że obchodzicie z dziećmi wasze „święto przebaczenia”, odnawiając przysięgę małżeńską podczas celebracji eucharystycznej. Przypomina mi to ucztę, którą w przypowieści Jezusa ojciec przygotowuje dla syna marnotrawnego (por. Łk 15, 20-24). Tylko że tym razem to rodzice pobłądzili, a nie syn! Ale to też jest piękne i może być wspaniałym świadectwem dla dzieci. „Rodzice marnotrawni”. Dzieci, wyrastając z okresu dzieciństwa, zdają sobie sprawę, że rodzice nie są „super bohaterami”, że nie są wszechmocni, a przede wszystkim, że nie są doskonali. A wasze dzieci zobaczyły w was coś znacznie ważniejszego: zobaczyły pokorę, by prosić siebie nawzajem o przebaczenie, i siłę, jaką otrzymaliście od Pana, by podnieść się z upadku. Tego im naprawdę potrzeba! One także będą popełniać w życiu błędy i odkryją, że nie są doskonałe, ale będą pamiętać, że Pan nas podnosi, że wszyscy jesteśmy grzesznikami, którym przebaczono, że musimy prosić innych o przebaczenie i musimy także przebaczać sobie samym. Ta lekcja, którą otrzymały od was, pozostanie w ich sercach na zawsze. Także i dla nas wysłuchanie was było korzystne: dziękuję za to świadectwo przebaczenia! Bardzo dziękuję.

4. „Kolejny krok” ku gościnności. Dziękuję wam, Irino i Sofio, za wasze świadectwa. Udzieliłyście głosu wielu osobom, których życie zostało zburzone przez wojnę na Ukrainie. Widzimy w was twarze i historie tak wielu mężczyzn i kobiet, którzy musieli uciekać ze swojej ojczyzny. Dziękujemy wam, bo nie straciłyście wiary w Opatrzność i zobaczyłyście, jak Bóg sprzyja wam także poprzez konkretnych ludzi, z którymi się zetknęłyście: gościnne rodziny, lekarzy, którzy wam pomogli, i wielu ludzi dobrego serca. Wojna skonfrontowała was z ludzkim cynizmem i brutalnością, ale spotkałyście też ludzi o wielkim humanizmie. To, co w człowieku najgorsze i to, co najlepsze! Ważne jest, aby nie skupiać się na tym, co najgorsze, ale docenić to, co lepsze, ogrom dobra, do którego zdolny jest każdy człowiek, i od tego dobra rozpocząć na nowo.

Dziękuję również wam, Pietro i Eriko, za opowiedzenie waszej historii i za wspaniałomyślność, z jaką przyjęliście Irinę i Sofię do waszej i tak już licznej rodziny. Wyznaliście, że uczyniliście to z wdzięczności Bogu i w duchu wiary, że jest to wezwanie od Pana. Erika powiedziała, że gościnność była „błogosławieństwem nieba”. Istotnie gościnność jest „charyzmatem” rodzin, zwłaszcza wielodzietnych! Można by pomyśleć, że w domu, w którym jest już wiele osób, trudniej będzie przyjąć innych, ale w rzeczywistości tak nie jest, ponieważ rodziny wielodzietne są przyzwyczajone do czynienia miejsca dla innych. Zawsze znajdują miejsce dla innych.

I taka jest przecież dynamika właściwa rodzinie. W rodzinie żyjemy dynamiką gościnności, ponieważ po pierwsze małżonkowie przyjęli siebie nawzajem, mówiąc sobie nawzajem w dniu ślubu: „biorę ciebie”. A potem, wydając na świat dzieci, przyjęli życie nowych stworzeń. I o ile w okolicznościach anonimowych osoby słabsze są często odrzucane, o tyle w rodzinach jest rzeczą naturalną, że się je przyjmuje: dziecko niepełnosprawne, osobę starszą wymagającą opieki, krewnego w trudnej sytuacji, który nie ma nikogo... A to daje nadzieję. Rodziny to miejsca gościnności, i biada, gdyby ich zabrakło! Biada. Bez gościnnych rodzin społeczeństwo stałoby się zimne i nie nadawałoby się do życia. Te rodziny gościnne i szczodre są entuzjazmem społeczeństwa.

5. „Kolejny krok” ku braterstwu. Dziękuję ci, Zakia, że opowiedziałaś nam swoją historię. To piękne i pocieszające, że to, co zbudowaliście razem, ty i Luca, pozostaje żywe. Wasza historia narodziła się i opierała na dzieleniu się bardzo wzniosłymi ideałami, które opisaliście w następujący sposób: „Oparliśmy naszą rodzinę na prawdziwej miłości, szacunku, solidarności i dialogu między naszymi kulturami”. I nic z tego nie zostało utracone, nawet po tragicznej śmierci Luki. Nie tylko przykład i duchowa spuścizna Luki pozostają żywe i przemawiają do sumień wielu ludzi, ale także organizacja, którą Zakia założyła, w pewnym sensie kontynuuje jego misję. Można powiedzieć, że owa misja dyplomatyczna Luki stała się teraz „misją pokojową” całej rodziny. W waszej historii widzimy, jak to, co ludzkie i to, co religijne, może się przeplatać i przynosić piękne owoce. W Zakii i Luce odnajdujemy piękno ludzkiej miłości, umiłowanie życia, altruizm, a także wierność własnym przekonaniom i tradycji religijnej, będących źródłem inspiracji i siły wewnętrznej.

W waszej rodzinie wybrzmiewa ideał braterstwa. Oprócz tego, że byliście mężem i żoną, żyliście braterstwem w człowieczeństwie, braterstwem w różnych doświadczeniach religijnych, braterstwem w zaangażowaniu społecznym. Także i to jest lekcją, którą otrzymujemy w rodzinie. W rodzinie, żyjąc wspólnie z tymi, którzy są inni niż ja, uczymy się być braćmi i siostrami. Uczymy się pokonywać podziały, uprzedzenia, zamknięcia i budować razem coś wielkiego i pięknego, zaczynając od tego, co nas łączy. Żywe przykłady braterstwa, jak w przypadku Luki i Zakii, dają nam nadzieję i sprawiają, że z większą ufnością spoglądamy na nasz świat, rozdarty podziałami i wrogością. Dziękuję za ten przykład braterstwa! Nie chciałbym zakończyć tego wspomnienia o Luce i tobie, nie wspomniawszy twojej mamy. Twoja mama jest tutaj i zawsze towarzyszyła ci na twojej drodze. To jest dobro, jakie w rodzinie czynią teściowe, dziele teściowe, dzielne matki. Dziękuję jej, że z tobą dzisiaj przybyła.

Drodzy przyjaciele, każda z waszych rodzin ma misję do spełnienia w świecie, ma świadectwo do przekazania. Zwłaszcza my, ochrzczeni, jesteśmy wezwani, aby być „orędziem, które Duch Święty bierze z bogactwa Jezusa Chrystusa i przekazuje Jego ludowi” (Adhort. apost. Gaudete et exsultate, 21). Dlatego proponuję wam, byście zadali sobie następujące pytanie: jakie słowo Pan chce wypowiedzieć poprzez nasze życie osobom, które spotykamy? Jakiego „kolejnego kroku” żąda On dzisiaj od naszej rodziny? Od mojej rodziny: każdy to winien powiedzieć. Nadstawcie ucha. Pozwólcie się Mu przemieniać, abyście i wy mogli przemieniać świat i uczynić go „domem” dla tych, którzy potrzebują przyjęcia, dla tych, którzy potrzebują spotkania z Chrystusem i poczucia, że miłowani. Musimy żyć ze wzrokiem zwróconym ku Niebu: jak mawiali błogosławieni Maria i Luigi Beltrame Quattrocchi do swoich dzieci, stawiając czoła trudom i radościom życia „zawsze patrząc z dachu wzwyż".

Dziękuję, że tu przybyliście. Dziękuję wam za wasze zaangażowanie na rzecz waszych rodzin. Idźcie odważnie naprzód, z radością.  I proszę was: nie zapominajcie modlić się za mnie.

[00988-PL.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua araba

كلمة قداسة البابا فرنسيس

في اللقاء العالمي العاشر للعائلات

في مهرجان العائلات

يوم الأربعاء 22 حزيران/يونيو 2022

قاعة بولس السادس

العائلات العزيزة،

إنّه لمن دواعي سروري أن أكون هنا معكم، بعد الأحداث والمصائب التي ألمّت بنا في الآونة الأخيرة، وتركت أثرًا كبيرًا في حياتنا: أولًا الجائحة والآن الحرب في أوروبا، التي تضاف إلى حروب أخرى تزيد الألم بالأسرة البشريّة.

أشكّر الكاردينال فاريل والكاردينال دي دوناتيس وجميع المعاونين في دائرة العلمانيّين والعائلة والحياة وأبرشية روما، الذين جعلوا هذا اللقاء ممكنًا بتفانيهم.

كما أودّ أن أشكّر العائلات الحاضرة التي جاءت من أنحاء كثيرة من العالم. ولا سيّما الذين قدّموا لنا شهادتهم: شكرًا من كلّ قلبي! ليس من السهل التحدّث أمام هذا الجمهور الكبير عن حياتكم الخاصّة وعن صعوباتكم، أو عن المواهب العجيبة، الحميمة والشخصيّة، التي نلتموها من الرّبّ يسوع. كانت شهاداتكم بمثابة ”مكبرات صوت“: لقد أعطيتم صوتًا لخبرة العائلات العديدة في العالم، التي تعيش مثلكم نفس الأفراح والقلق والآلام والآمال.

لهذا أتوجّه الآن إليكم أنتم الحاضرين هنا، وإلى الأزواج والعائلات الذين يصغون إلينا في العالم. أودّ أن تشعروا بقربي بالتّحديد هناك حيث أنتم تتواجدون، في ظروف حياتكم الواقعيّة. تشجيعي قبل كلّ شيء هو هذا على وجه التّحديد: أن ننطلق من ظروفكم الواقعيّة ومن هناك، نحاول أن نسير معًا: نسير معًا كأزواج، ومعًا مع عائلتكم، ومعًا مع عائلات أخرى، ومعًا مع الكنيسة. أفكّر في مَثَلِ السّامري الرّحيم، الذي التقى برجل جريح ملقًى على الطريق، فاقترب منه، واهتمّ به وساعده ليستعيد مسيرته. أودّ تمامًا أن تكون الكنيسة هي هذه من أجلكم! أن تكون السّامري الرّحيم الذي يقترب منكم ويساعدكم لمواصلة مسيرتكم ولكي تَخطُوا ”خطوة أخرى“، حتى لو كانت صغيرة. ولا تنسوا أنّ القُرب هو أسلوب الله: القُرب والرّحمة والحنان. هذا هو أسلوب الله. سأحاولّ أن أشير إلى هذه ”الخطوات الأخرى“ التي يجب أن نَخطُوَها معًا، مستفيدًا من الشهادات التي أصغينا إليها.

1. ”خطوة أخرى“ نحو الزواج. أشكّركما، لويجي وسيرينا، لأنّكما رويتما خبرتكما بصدق كبير، بما فيها من صعوبات وتطلعات. أعتقد أنّ ما قُلْتُمَاه هو مؤلمٌ للجميع: ”لم نجد جماعة تدعمنا بأذرع مفتوحة كما نحن“. إنّه أمرٌ قاسٍ! هذا يجب أن يجعلنا نفكّر. علينا أن نتوب ونسير ككنيسة مُرَحِّبَة، حتى تصبح أبرشياتنا ورعايانا أكثر فأكثر ”جماعات تدعم الجميع بأذرع مفتوحة“. هناك من هم بحاجة ماسة إلى ذلك، في ثقافة اللامبالاة هذه! وأنتما، عن طريق العنايّة الإلهيّة، وجدتما الدعم في عائلات أخرى، التي هي الواقع كنائس صغيرة.

لقد شعرت بالعزاء الشّديد عندما أوضحتما السّبب الذي دفعكما إلى المجيء بأبنائكم إلى المعموديّة. قلتما جملة جميلة جدًّا: ”بالرّغم من كلّ جهودنا البشريّة وبالرّغم مما فيها من سمُوّ، إلّا أنّنا وحدنا لا نكفي“. هذا صحيح، يمكن أن تكون لدينا أجمل الأحلام، والمُثُل العليا، لكنّنا في النهاية نكتشف أيضًا حدودنا – من الحكمة أن نعرف حدودنا -، هذه الحدود التي لا نقدر أن نتجاوزها وحدنا، إلّا إذا انفتحنا على الآب، وعملنا بقوة محبّته، ونعمته. هذا هو معنى سِرَّيْ المعموديّة والزواج: إنّهما المساعدة العمليّة التي يمنحنا إياها الله حتى لا يتركنا وحدنا، لأنّنا ”وحدنا لا نكفي“. كان مفيدًا لنا أن نصغي إلى هذه الجملة: ”وحدنا لا نكفي“.

يمكننا القول إنّه عندما يقع رجل وامرأة في الحبّ، فإنّ الله يقدّم لهما هدية: الزواج. إنّه عطية رائعة يحتوي على قدرة المحبّة الإلهيّة: محبّة قويّة، ودائمة، ومخلصة، وقادرة على التعافي بعد أي إخفاق أو ضعف. الزواج ليس إجراءً شكليًّا يجب إتمامه. أنتم لا تتزوّجون لتكونوا كاثوليك ”بشهادة“، أو لتخضعوا للقوانين، أو لأنّ الكنيسة تقول ذلك، أو لتقيموا احتفالًا، لا، تتزوّجون لأنّكم تريدون أن تؤسّسوا الزواج على محبّة المسيح، زواجًا متينًا مثلَ الصّخر. في الزواج، يهب المسيح نفسه لكم، حتى يكون لديكم القوّة لكي يعطي كلّ واحد نفسه للآخر. تشجّعوا، إذن، الحياة العائليّة ليست رسالة مستحيلة! بنعمة السّرّ المقدس، الله يجعلها رحلة مدهشة نقوم بها معه، وليس وحدنا أبدًا. العائلة ليست مثلًا أعلى جميلًا لا يمكن تحقيقه في الواقع. إنّ الله يضمن حضوره في الزواج وفي العائلة، وليس في يوم الزواج فقط بل طوال الحياة. وهو يسندكم كلّ يوم في مسيرتكم.

2. ”خطوة أخرى“ لمعانقة الصّليب. أشكّركما، روبرتو وماريا أنسيلما، لأنّكما رويتما القصة المؤثّرة لعائلتكما وخاصّة قصة كيارا. لقد كلّمتمانا على الصّليب، الذي هو جزء من حياة كلّ شخص وكلّ عائلة. وشهدتما أنّ الصّليب القاسي لمرض كيارا وموتها لم يهدم العائلة ولم يقضِ على الطمأنينة والسّلام في قلبيكما. يمكن رؤيّة ذلك أيضًا في نظرتكما. أنتما لستما شخصَين محبطَين ويائسَين وغاضبَين على الحياة. على العكس تمامًا! فيكما طمأنينة كبيرة وإيمان كبير. قلتما: ”طمأنينة كيارا فتحت لنا نافذة على الأبديّة“. عندما رأيتما كيف عاشت تجربة المرض، فقد ساعدتكما على النظر إلى الأعلى، وعلى عدم البقاء أسيرَيْن للألم، بل على البقاء منفتحَين على شيء أكبر، وهو: مشاريع الله الغامضة، والأبديّة، والسّماء. أشكّركما على شهادة الإيمان هذه! كما استشهدتما بتلك الجملة التي كانت كيارا تقولها: ”الله يضع الحقيقة في كلّ واحد منا ولا يمكن أن نسيء فهمها“. وضع الله في قلب كيارا حقيقة الحياة المقدّسة، ولذلك أرادت أن تحافظ على حياة ابنها على حساب حياتها. وبصفتها زوجة، سارت جنبًا إلى جنب مع زوجها في طريق إنجيل العائلة بطريقة بسيطة وعفويّة. دخلت حقيقة الصّليب أيضًا إلى قلب كيارا على أنّه هبة للذات: فقد أعطت حياتها من أجل عائلتها والكنيسة والعالم أجمع. نحتاج دائمًا إلى أمثلة رائعة لنتطلّع إليها: لتكن كيارا مصدر إلهامٍ في مسيرة قداستنا، وليسند الرّبّ يسوع كلّ صليب تحمله العائلات وليجعله مصدرَ خِصبٍ لها.

3. ”خطوة أخرى“ نحو المغفرة. بول وجيرمين، لقد تحلّيتما بالشّجاعة لترويا الأزمة التي عشتماها في زواجكما. نشكركما على هذا، لأنّه في كلّ زواج يوجد أزمات: علينا أن نقولها ونعلنها وأن نسير على الطّريق لكي نحلّها. لم تريدا أن تحلّيا الواقع بقليل من السكّر! بل سمّيتما كلّ شيء باسمه، جميع أسباب أزمتكما، قلتما: عدم صدق، عدم أمانة، واستخدام خاطئ للمال، وأصنام السّلطة والمناصب، وتزايد الحقد وتصلّب القلب. بينما كنتما تتكلّمان، أعتقد أنّنا كلّنا عشنا من جديد خبرة الألم التي شعرنا بها أمام المواقف المشابهة في العائلات المنقسمة. أن نرى عائلة تنهار، هي مأساة لا يمكن أن تتركنا غير مبالين. تختفي ابتسامة الزوجَين، ويضيع الأبناء، ويختفي صفاء الجميع. وفي أكثر الحالات لا نعرف ماذا نفعل.

لهذا، فإنّ قصّتكما تحمل الرّجاء. قال بول إنّه في أحلك لحظات الأزمة، استجاب الرّبّ يسوع إلى أعمق رغبة في قلبه وأنقذ زواجه. هكذا تسير الأمور. الرّغبة الكامنة في أعماق قلب كلّ واحدٍ هي ألّا ينتهي الحبّ، وألّا تتوقّف القصة التي بدأنا نبنيها مع الشّخص الذي نحبّه، وألّا تضيع الثّمار التي نتجت عن ذلك. كلّنا لدينا هذه الرّغبة. لا أحد يرغب في حبّ ”قصير الأمد“ أو ”لوقت محدود“. لهذا نحن نتألّم كثيرًا عندما يتسبّب النّقصان والإهمال والأخطاء البشريّة في تحطيم الزواج. لكن، حتّى في خضمّ العاصفة، الله يرى ما في القلب. وقد جعلتكما العناية الإلهيّة تقابلان مجموعة من العلمانيّين الذين كرّسوا أنفسهم للعائلات بالتّحديد. هناك بدأت مسيرة التقرّب والشّفاء لعلاقتكما. لقد استأنفتما الكلام أحدكما مع الآخر، وانفتحتما بصدق أحدكما على الآخر، واعترفتما بخطاياكما، وصلّيتما مع أزواجٍ آخرين، وكلّ هذا أدّى إلى المصالحة والمغفرة.

المغفرة، أيّها الإخوة والأخوات، المغفرة تشفي كلّ جرح، إنّها عطيّة تنبع من النّعمة التي يملأ بها المسيح الزّوجَين والعائلة كلّها عندما يسمحون له بأن يعمل، وعندما يلجأون إليه. جميلٌ جدًّا أنّكما احتفلتما بـ ”عيد المغفرة“ مع أبنائكما، وجدّدتما عهد الزّواج في الاحتفال الإفخارستيّ. فكّرت في الاحتفال الذي أعدّه الأب للابن الضّال في مثل يسوع (راجع لوقا 15، 20-24). غير أنّ هذه المرّة كان الوالدان هما من ضاعا وليس الابن! ”الوالدان الضّائعان“. هذا أيضًا جميل ويمكن أن يكون شهادة كبيرة للأبناء. في الواقع، عندما يُنهي الأبناء سنّ الطفولة، إنّهم يدركون أنّ والديهم ليسوا ”أبطالًا خارقين“، وكلّيّي القدرة، وقبل كلّ شيء ليسوا كاملين. وقد رأى أبناؤكما أمرًا أكثر أهميّة فيكما: رأَوا التّواضع لطلب المغفرة والقوّة التي تلقّيتماها من الرّبّ يسوع ليُقيمُكما من عثرتكما. هم حقًّا بحاجة إلى هذا! في الواقع، هم أيضًا سيرتكبون أخطاءً في الحياة وسيكتشفون أنّهم ليسوا كاملين، لكنّهم سيتذكّرون أنّ الرّبّ يسوع ينهضنا، وأنّنا كلّنا خَطَأَة غفر الله لنا، وأنّه علينا أن نطلب المغفرة من الآخرين ويجب علينا نحن أيضًا أن نغفر لغيرنا. هذا الدّرس الذي تلقّوه منكما سيبقى في قلوبهم إلى الأبد. ولنا أيضًا كان مفيدًا أن نصغي إليكما: شكرًا على شهادة المغفرة هذه! شكرًا جزيلًا.

4. ”خطوة أخرى“ نحو القبول. أشكّركما، إيرينا وصوفيا، على شهادتكما. لقد أعطيتما صوتًا للأشخاص الكثيرين الذين اضطربت حياتهم بسبب الحرب في أوكرانيا. نرى فيكما وجوه وقصص الرّجال والنّساء الكثيرين الذين اضطّروا إلى أن يهربوا من أرضهم. أشكّركما لأنّكما لم تفقدا إيمانكما بالعناية الإلهيّة، ورأيتما كيف يعمل الله لخيركما، أيضًا من خلال أشخاص حقيقيّين جعلكما تلتقيان بهم: العائلات المضيفة، والأطباء الذين ساعدوكما والكثير من النّاس ذوي القلب الطيّب. وضعتكما الحرب أمام الاستهتار والوحشية البشريّة، لكنّكما قابلتما أيضًا أشخاصًا ذوي إنسانيّة كبيرة. أسوأ وأفضل ما في الإنسان! من المهمّ لنا كلّنا ألّا نبقى مركّزين على الأسوأ، بل أن نقدّر الأفضل، والخير الكثير الذي يستطيع كلّ إنسان أن يحقّقه، ومن هناك ننطلق من جديد.

أشكّركما أيضًا، بييترو وإيريكا، لأنّكما رَوَيتُمَا لنا قصّتكما وعلى كرمكما في قبول إيرينا وصوفيا في عائلتكما الكبيرة. لقد صارحتمانا أنّكما فعلتما ذلك لشكر الله وبروح الإيمان، وكأنّها دعوة من الرّبّ يسوع. قالت إيريكا إنّ قبول الآخرين كان ”نعمة من السّماء“. في الواقع، قبول الآخرين هو بالفعل ”كاريزما“ موهبة للعائلات، وخاصّة العائلات الكبيرة! قد يعتقد البعض أنّه في البيت الذي يحوي أشخاصًا كثيرين، يكون من الصّعب قبول الآخرين، بينما الواقع ليس كذلك، لأنّ العائلات التي لديها الكثير من الأبناء متمرّسة لأن تُفسِح المجال للآخرين. إنّها تجد دائمًا مجالًا تُفسِحهُ للآخرين.

وهذه هي في الأساس ديناميّة العائلة. تعيش العائلة ديناميّة الاستقبال، لأنّ الزوجَين أوّلًا استقبل أحدهما الآخر، كما قالا، أحدهما للآخر، في يوم زواجهما: ”أنا أقبلك“. ثمّ، عندما أنجبا أبناءهما، قبلا حياة خليقة جديدة. في البيئات المجهولة، يُرفَضُ الأضعف عادة، لكن، في العائلات، من الطّبيعي أن يُقبَل الضعيف: ابنٌ معوَّق، وشخص مسنّ بحاجة إلى رعاية، وقريب يتألّم من صعوبة ولا أحد له... وهذا ما يعطي الرّجاء. العائلات هي أماكن قبول واستقبال، والويل لها إن قصّرت بهذا! الويل لها. سيصبح المجتمع باردًا وغير قابل للعيش فيه من دون عائلات تستقبل. هذه العائلات المُستَقبِلة والكريمة هي بعض الشيء دِفءُ المجتمع.

5. ”خطوة أخرى“ نحو الأخوّة. أشكّرك زكيّة لأنّك رويتِ لنا قصّتك. إنّه جميل ومعزّ أنّ ما بنيتهِ أنتِ ولوقا معًا، لا يزال حيًّا. ولدت قصّتكما وارتكزت على المشاركة في مُثُل عالية جدًّا، وَصَفتِهَا كما يلي: "أسّسنا عائلتنا على المحبّة الأصيلة، والاحترام والتّضامن والحوار بين ثقافتينا". ولم تفقدا أيّ شيء من هذا، ولا حتّى بعد وفاة لوقا المأساويّ. ليس هذا فقط، في الواقع، ظلّ مثال لوقا وتراثه الرّوحيّ حيًّا يكلّم ضمير الكثيرين، وأيضًا المنظّمة التي أسّستها زكيّة، بمعنى ما، تُكمل رسالته. بل يمكننا أن نقول إنّ بعثة لوقا الدبلوماسيّة أصبحت الآن ”رسالة سلام“ من كلّ العائلة. يمكننا أن نرى جيّدًا في قصّتكما كيف يمكن أن يتشابك ما هو إنسانيّ وما هو ديني ويؤتي ثمارًا جميلة. نجد في زكيّة ولوقا جمال المحبّة الإنسانيّة، وشّغف الحياة، وحبّ الغَير والإخلاص للعقيدة والتّقاليد الدينيّة الخاصّة، مصدرًا للإلهام والقوّة الداخليّة.

عائلتكما تعَبِّر عن المثل الأعلى للأخوّة. بالإضافة إلى كونكما زوجًا وزوجة، أنتما عشتما إخوة في الإنسانيّة، وإخوة في الاختبارات الدينيّة المختلفة، وإخوة في الالتزام الاجتماعيّ. هذه أيضًا مدرسة نتعلّمها في العائلة. عندما نعيش مع من يختلف عنّا، نتعلّم في العائلة أن نكون إخوة وأخوات. نتعلّم كيف نتغلّب على الانقسامات، والأحكام المسبقة، والانغلاق على النفس، وأن نبني معًا شيئًا رائعًا وجميلًا، انطلاقًا ممّا هو مشترك بيننا. إنّ أمثلة الأخوّة المُعاشة، مثل لوقا وزكيّة، تعطينا الرّجاء وتجعلنا ننظر بثقة أكبر إلى عالمنا الذي تمزّقه الانقسامات والعداوات. شكرًا على مثال الأخوّة هذا! ولا أريد أن أختتم سيرة حياة لوقا وسيرة حياتك من دون أن أذكر والدتك. والدتك التي هي هنا ورافقتك دائمًا في مسيرتك: هذا هو الخير الذي تفعله الحماة في العائلة، الحموات الصالحات، والأمّهات الصّالحات! أشكرها لأنّها جاءت معك اليوم.

أيّها الأصدقاء الأعزّاء، كلّ عائلة من عائلاتكم لديها رسالة يجب أن تتمّمها في العالم، وشهادة يجب أن تؤدِيَّها. نحن المعمَّدين، خصوصًا، مدعوّون لأن نكون "رسالة يأخذها الرّوح القدس من غِنى يسوع المسيح ويعطيها لشعبه" (الإرشاد الرّسولي اِفَرحوا وابتَهِجوا، 21). لهذا أقترح أن أطرح عليكم هذا السّؤال: ما هي الكلمة التي يريد الرّبّ يسوع أن يقولها من خلال حياتنا للأشخاص الذين نلتقي بهم؟ ما هي ”الخطوة الأخرى“ التي يطلبها من عائلتنا اليوم؟ ومن عائلتي: كلّ واحدٍ يجب أن يسأل نفسه هذا السّؤال. أصغوا إليه. دعوه يغيّركم، حتّى تستطيعوا أنتم أيضًا أن تغيّروا العالم وتجعلوه ”بيتًا“ للذين هم بحاجة للاستقبال، وللذين هم بحاجة إلى لقاء المسيح ولأن يشعروا بأنّهم محبوبون. علينا أن نعيش وأعيننا متّجهة نحو السّماء: كما قال الطوباويّان ماريا ولويجي بلترام كواتروكّي لأبنائهما، وهم يواجهون مصاعب الحياة وأفراحها ”انظروا دائمًا من السّقف وما فوق“.

أشكّركم على حضوركم هنا. أشكّركم على الالتزام في المضي قُدُمًا بعائلاتكم. امضوا قُدُمًا، بشجاعة وبفرح. ومن فضلكم، لا تنسَوْا أن تصلّوا من أجلي.

[00988-AR.02] [Testo originale: Italiano]

[B0480-XX.02]