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Santa Messa nella Domenica di Pentecoste, 05.06.2022


Omelia del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Alle ore 10 di questa mattina, Domenica di Pentecoste, l’Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Decano del Collegio Cardinalizio, ha presieduto la Celebrazione Eucaristica nella Basilica di San Pietro, alla presenza di Papa Francesco.

Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Santo Padre ha pronunciato dopo la proclamazione del Vangelo:

Omelia del Santo Padre

Nella frase finale del Vangelo che abbiamo ascoltato, Gesù fa un’affermazione che ci dà speranza e nello stesso tempo ci fa riflettere. Dice ai discepoli: «Lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26). Ci colpisce questo “ogni cosa”, e questo “tutto”; e ci domandiamo: in che senso lo Spirito dà a chi lo riceve questa comprensione nuova e piena? Non è questione di quantità né questione accademica: Dio non vuole fare di noi delle enciclopedie, o degli eruditi. No. È questione di qualità, di prospettiva, di fiuto. Lo Spirito ci fa vedere tutto in modo nuovo, secondo lo sguardo di Gesù. Lo esprimerei così: nel grande cammino della vita, Egli ci insegna da dove partire, quali vie prendere e come camminare. C’è lo Spirito che ci dice da dove partire, quale via prendere e come camminare, lo stile del “come camminare”.

In primo luogo: da dove partire. Lo Spirito, infatti, ci indica il punto di partenza della vita spirituale. Qual è? Ne parla Gesù al primo versetto di oggi, dove dice: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti» (v. 15). Se mi amate, osserverete: ecco la logica dello Spirito. Noi pensiamo spesso all’inverso: se osserviamo, amiamo. Siamo abituati a pensare che l’amore derivi essenzialmente dalla nostra osservanza, dalla nostra bravura, dalla nostra religiosità. Invece lo Spirito ci ricorda che, senza l’amore alla base, tutto il resto è vano. E che questo amore non nasce tanto dalle nostre capacità, questo amore è dono suo. Lui ci insegna ad amare, e dobbiamo chiedere questo dono. È lo Spirito d’amore che mette in noi l’amore, è Lui che ci fa sentire amati e ci insegna ad amare. È Lui il “motore” – per così dire – della nostra vita spirituale. È Lui che muove tutto dentro di noi. Ma se non incominciamo dallo Spirito o con lo Spirito o per mezzo dello Spirito, la strada non si può fare.

Egli stesso ce lo ricorda, perché è la memoria di Dio è Colui che ci ricorda tutte le parole di Gesù (cfr v. 26). E lo Spirito Santo è una memoria attiva, che accende e riaccende nel cuore l’affetto di Dio. Abbiamo sperimentato la sua presenza nel perdono dai peccati, quando siamo stati riempiti della sua pace, della sua libertà, della sua consolazione. È essenziale alimentare questa memoria spirituale. Ricordiamo sempre le cose che non vanno: risuona spesso in noi quella voce che ci ricorda i fallimenti e le inadeguatezze, che ci dice: “Vedi, un’altra caduta, un’altra delusione, non ce la farai mai, non sei capace”. Questo è un ritornello brutto e cattivo. Lo Spirito Santo, invece, ricorda tutt’altro: “Sei caduto? Ma, sei figlio. Sei caduto o caduta? Sei figlia di Dio, sei una creatura unica, scelta, preziosa; sei caduto o sei caduta, ma sei sempre amato e amata: anche se hai perso fiducia in te, Dio si fida di te!”. Questa è la memoria dello Spirito, quello che lo Spirito ci ricorda continuamente: Dio si ricorda di te. Tu perderai la memoria di Dio, ma Dio non la perde di te: continuamente si ricorda di te.

Tu però potresti obiettare: belle parole, ma io ho tanti problemi, ferite e preoccupazioni che non si risolvono con facili consolazioni! Ebbene, è proprio lì che lo Spirito chiede di poter entrare. Perché Lui, il Consolatore, è spirito di guarigione, è Spirito di risurrezione e può trasformare quelle ferite che ti bruciano dentro. Lui ci insegna a non ritagliare i ricordi delle persone e delle situazioni che ci hanno fatto male, ma a lasciarli abitare dalla sua presenza. Così ha fatto con gli Apostoli e con i loro fallimenti. Avevano abbandonato Gesù prima della Passione, Pietro l’aveva rinnegato, Paolo aveva perseguitato i cristiani: quanti sbagli, quanti sensi di colpa! E noi, pensiamo ai nostri sbagli: quanti sbagli, quanti sensi di colpa! Da soli non c’era via di uscita. Da soli no; con il Consolatore sì. Perché lo Spirito guarisce i ricordi: guarisce i ricordi. Come? Rimettendo in cima alla lista ciò che conta: il ricordo dell’amore di Dio, il suo sguardo su di noi. Così mette ordine nella vita: ci insegna ad accoglierci, ci insegna a perdonare, perdonare noi stessi. Non è facile perdonare sé stessi: lo Spirito ci insegna questa strada, ci insegna a riconciliarci con il passato. A ripartire.

Oltre a ricordarci il punto di partenza, lo Spirito ci insegna quali vie prendere. Ci ricorda il punto di partenza, ma adesso ci insegna quale via prendere. Lo apprendiamo dalla seconda Lettura, dove san Paolo spiega che quanti «sono guidati dallo Spirito di Dio» (Rm 8,14) «camminano non secondo la carne ma secondo lo spirito» (v. 4). Lo Spirito, in altre parole, di fronte agli incroci dell’esistenza, ci suggerisce la strada migliore da prendere. Perciò è importante saper discernere la sua voce da quella dello spirito del male. Ambedue ci parlano: imparare a discernere per capire dove è la voce dello Spirito, per riconoscerla e seguire la strada, seguire le cose che Lui ci sta dicendo.

Facciamo alcuni esempi: lo Spirito Santo non ti dirà mai che nel tuo cammino va tutto bene. Mai te lo dirà, perché non è vero. No, ti corregge, ti porta anche a piangere per i peccati; ti sprona a cambiare, a combattere con le tue falsità e doppiezze, anche se ciò richiede fatica, lotta interiore e sacrificio. Lo spirito cattivo, invece, ti spinge a fare sempre quello che ti piace e che ti pare e piace; ti porta a credere che hai diritto a usare la tua libertà come ti va. Poi però, quando resti con il vuoto dentro – è brutta, questa esperienza di sentire il vuoto dentro: tanti di noi l’abbiamo sentita! –, e tu, quando resti con il vuoto dentro, ti accusa: lo spirito cattivo ti accusa, diviene l’accusatore, e ti butta a terra, ti distrugge. Lo Spirito Santo, che nel cammino ti corregge, non ti lascia mai a terra, mai, ma ti prende per mano, ti consola e ti incoraggia sempre.

Ancora, quando vedi che si agitano in te amarezza, pessimismo e pensieri tristi – quante volte noi siamo caduti in questo! –, quando accadono queste cose è bene sapere che ciò non viene mai dallo Spirito Santo. Mai: le amarezze, il pessimismo, i pensieri tristi non vengono dallo Spirito Santo. Vengono dal male, che si trova a suo agio nella negatività e usa spesso questa strategia: alimenta l’insofferenza, il vittimismo, fa sentire il bisogno di piangersi addosso – è brutto, questo piangersi addosso, ma quante volte … -, e con il bisogno di piangersi addosso il bisogno di reagire ai problemi criticando, addossando tutta la colpa agli altri. Ci rende nervosi, sospettosi e lamentosi. La lamentela, è proprio il linguaggio dello spirito cattivo: ti porta alla lamentela, che è sempre un essere triste, con uno spirito da corteo funebre. Le lamentele … Lo Spirito Santo, al contrario, invita a non perdere mai la fiducia e a ricominciare sempre: alzati!, alzati! Sempre ti dà animo: alzati! E ti prende per mano: alzati! Come? Mettendoci in gioco per primi, senza aspettare che sia qualcun altro a cominciare. E poi portando a chiunque incontriamo speranza e gioia, non lamentele; a non invidiare mai gli altri, mai! L’invidia è la porta per la quale entra lo spirito cattivo, lo dice la Bibbia: per l’invidia del diavolo il male è entrato nel mondo. Mai invidiare, mai! Lo Spirito Santo ti porta bene, ma ti porta a rallegrarci dei successi degli altri: “Che bello! Ma, che bello che questo è andato bene …”.

Inoltre, lo Spirito Santo è concreto, non è idealista: ci vuole concentrati sul qui e ora, perché il posto dove stiamo e il tempo che viviamo sono i luoghi della grazia. Il luogo della grazia è il luogo concreto di oggi: qui, adesso. Come? Non sono le fantasie che noi possiamo pensare, e lo Spirito Santo ti porta al concreto, sempre. Lo spirito del male, invece, vuole distoglierci dal qui e dall’ora, portarci con la testa altrove: spesso ci àncora al passato: ai rimpianti, alle nostalgie, a quello che la vita non ci ha dato. Oppure ci proietta nel futuro, alimentando timori, paure, illusioni, false speranze. Lo Spirito Santo no, ci porta ad amare qui e ora, in concreto: non un mondo ideale, una Chiesa ideale, non una congregazione religiosa ideale, ma quello che c’è, alla luce del sole, nella trasparenza, nella semplicità. Quanta differenza con il maligno, che fomenta le cose dette alle spalle, i pettegolezzi, le chiacchiere! Il chiacchiericcio è un’abitudine brutta, che distrugge l’identità delle persone.

Lo Spirito ci vuole insieme, ci fonda come Chiesa e oggi – terzo e ultimo aspetto – insegna alla Chiesa come camminare. I discepoli erano rintanati nel cenacolo, poi lo Spirito scende e li fa uscire. Senza Spirito stavano tra di loro, con lo Spirito si aprono a tutti. In ogni epoca, lo Spirito ribalta i nostri schemi e ci apre alla sua novità. C’è la novità di Dio sempre, che è la novità dello Spirito Santo; sempre insegna alla Chiesa la necessità vitale di uscire, il bisogno fisiologico di annunciare, di non restare chiusa in sé stessa: di non essere un gregge che rafforza il recinto, ma un pascolo aperto perché tutti possano nutrirsi della bellezza di Dio; ci insegna a essere una casa accogliente senza mura divisorie. Lo spirito mondano, invece, preme perché ci concentriamo solo sui nostri problemi, e sui nostri interessi, sul bisogno di apparire rilevanti, sulla difesa strenua delle nostre appartenenze nazionali e di gruppo. Lo Spirito Santo no: invita a dimenticarsi di sé stessi, e ad aprirsi a tutti. E così ringiovanisce la Chiesa. Stiamo attenti: Lui la ringiovanisce, non noi. Noi cerchiamo di truccarla un po’: questo non serve. Lui, la ringiovanisce. Perché la Chiesa non si programma e i progetti di ammodernamento non bastano. C’è lo Spirito ci libera dall’ossessione delle urgenze e ci invita a camminare su vie antiche e sempre nuove, quelle della testimonianza, le vie della testimonianza, le vie della povertà, le vie della missione, per liberarci da noi stessi e inviarci al mondo.

E alla fine - la cosa che è curiosa - lo Spirito Santo è l’autore della divisione, anche del chiasso, di un certo disordine. Pensiamo alla mattina di Pentecoste: l’autore crea divisione di lingue, di atteggiamenti … era un chiasso, quello! Ma allo stesso modo, è l’autore dell’armonia. Divide con la varietà dei carismi, ma una divisione finta, perché la vera divisione si inserisce nell’armonia. Lui fa la divisione con i carismi e Lui fa l’armonia con tutta questa divisione, e questa è la ricchezza della Chiesa.

Fratelli e sorelle, mettiamoci alla scuola dello Spirito Santo, perché ci insegni ogni cosa. Invochiamolo ogni giorno, perché ci ricordi di partire sempre dallo sguardo di Dio su di noi, di muoverci nelle nostre scelte ascoltando la sua voce, di camminare insieme, come Chiesa, docili a Lui e aperti al mondo. Così sia.

[00894-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Dans la dernière phrase de l’Évangile que nous avons écoutée, Jésus fait une affirmation qui nous donne de l’espérance et en même temps qui nous fait réfléchir. Il dit aux disciples: «L’Esprit Saint que le Père enverra en mon nom, lui, vous enseignera tout, et il vous fera souvenir de tout ce que je vous ai dit» (Jn 14, 26). On est frappé par ce «toute chose» et ce «tout»; et nous nous demandons: dans quel sens l’Esprit donne-t-il cette compréhension nouvelle et complète à ceux qui le reçoivent? Ce n’est pas une question de quantité ni une question académique: Dieu ne veut pas faire de nous des encyclopédies ou des savants. Non. C’est une question de qualité, de perspective, de flair. L’Esprit nous fait tout voir d’une manière nouvelle, selon le regard de Jésus. Je l’exprimerais ainsi: dans le grand cheminement de la vie, il nous enseigne par où commencer, quels chemins emprunter et comment marcher. Il y a l’Esprit qui nous dit par où commencer, quel chemin prendre et comment marcher, le style du “comment marcher”.

Premièrement: par où commencer. En effet, l’Esprit nous montre le point de départ de la vie spirituelle. Quel est-il? Jésus en parle dans le premier verset d’aujourd’hui, où il dit: «Si vous m’aimez, vous garderez mes commandements» (v. 15). Si vous m’aimez, vous garderez: c’est la logique de l’Esprit. On pense souvent l’inverse: si nous gardons, nous aimons. Nous sommes habitués à penser que l’amour découle essentiellement de notre observance, de nos compétences, de notre religiosité. Au lieu de cela, l’Esprit nous rappelle que, sans amour à la base, tout le reste est vain. Et que cet amour ne naît pas tant de nos capacités, cet amour est son don. Il nous enseigne à aimer, et nous devons demander ce don. C’est l’Esprit d’amour qui met de l’amour en nous, c’est lui qui nous fait nous sentir aimés et qui nous apprend à aimer. Il est le “moteur” – en quelque sorte – de notre vie spirituelle. C’est lui qui fait tout bouger en nous. Mais si nous ne commençons pas par l’Esprit ou avec l’Esprit ou à travers l’Esprit, on ne peut pas se mettre en route.

Lui-même nous le rappelle, car il est la mémoire de Dieu, Celui qui nous rappelle toutes les paroles de Jésus (cf. v. 26). Et l’Esprit Saint est une mémoire active, qui allume et ravive l’affection de Dieu dans le cœur. Nous avons fait l’expérience de sa présence dans le pardon des péchés, lorsque nous avons été remplis de sa paix, de sa liberté, de sa consolation. Il est essentiel de nourrir cette mémoire spirituelle. Nous nous souvenons toujours de ce qui ne va pas: résonne souvent en nous cette voix qui nous rappelle les échecs et les insuffisances, qui nous dit: “Regarde, encore une chute, encore une déception, tu n’y arriveras jamais, tu n’en es pas capable”. C’est un refrain mauvais et méchant. L’Esprit Saint, en revanche, en rappelle tout autrement: “Tu es tombé? Mais, tu es fils. Tu es tombé(e)? Tu es fille de Dieu, tu es une créature unique, choisie, précieuse, tu es tombé(e), mais tu es toujours aimé(e): même si tu as perdu confiance en toi, Dieu te fait confiance!». C’est la mémoire de l’Esprit, ce que l’Esprit nous rappelle continuellement: Dieu se souvient de toi. Tu perdras la mémoire de Dieu, mais Dieu ne t’oublie pas: il se souvient continuellement de toi.

Mais tu pourrais objecter: ce sont de belles paroles, mais j’ai beaucoup de problèmes, de blessures et de soucis qui ne se résolvent pas avec des consolations faciles! Eh bien, c’est là justement que l’Esprit demande à pouvoir entrer. Parce que Lui, le Consolateur, il est un esprit de guérison, il est Esprit de résurrection et il peut transformer ces blessures qui te brûlent à l’intérieur. Il nous apprend à ne pas effacer les souvenirs des personnes et des situations qui nous ont fait du mal, mais à les habiter de sa présence. Il a fait de même avec les Apôtres et avec leurs échecs. Ils avaient abandonné Jésus avant la Passion, Pierre l’avait renié, Paul avait persécuté les chrétiens: que d’erreurs, que de sentiments de culpabilité! Et nous, nous pensons à nos erreurs: que d’erreurs, que de sentiments de culpabilité! Seuls, il n’y avait pas d’issue. Seuls, non; avec le Consolateur oui. Parce que l’Esprit guérit les souvenirs: il guérit les souvenirs. Comment? En remettant ce qui compte en tête de liste: le souvenir de l’amour de Dieu, son regard sur nous. Ainsi met-il de l’ordre dans la vie: il nous apprend à nous accueillir, il nous apprend à nous pardonner. Il n’est pas facile de se pardonner: l’Esprit nous enseigne cette route, il nous enseigne à nous réconcilier avec le passé. A recommencer.

En plus de nous rappeler le point de départ, l’Esprit nous enseigne les chemins à emprunter. Il nous rappelle le point de départ, mais maintenant il nous enseigne quelle voie prendre. Nous l’apprenons de la deuxième Lecture, où saint Paul explique que ceux «qui se laissent conduire par l’Esprit de Dieu» (Rm 8, 14) «se conduisent non selon la chair mais selon l’Esprit» (v. 4). Autrement dit, l’Esprit, au carrefour de l’existence, suggère le meilleur chemin à suivre. Il est donc important de savoir discerner sa voix de celle de l’esprit du mal. Les deux nous parlent: apprendre à discerner pour comprendre où est la voix de l’Esprit, pour la reconnaître et suivre le chemin, suivre les choses qu’il nous dit.

Donnons quelques exemples: l’Esprit Saint ne te dira jamais que tout va bien sur ton chemin. Il ne te dira jamais, parce que ce n’est pas vrai. Non, il te corrige, il t’amène aussi à pleurer tes péchés; il te pousse à changer, à combattre tes mensonges et tes duplicités, même si cela demande des efforts, des luttes intérieures et des sacrifices. Le mauvais esprit, en revanche, te pousse à toujours faire ce que tu aimes et veux; il t’amène à croire que tu as le droit d’utiliser ta liberté comme bon te semble. Mais alors, quand tu te retrouves avec le vide à l’intérieur – cette expérience de sentir le vide à l’intérieur est mauvaise: beaucoup d’entre nous l’ont ressenti! – et toi, quand tu restes avec le vide à l’intérieur, il t’accuse: l’esprit mauvais t’accuse, il devient l’accusateur, et il te jette au sol, il te détruit. L’Esprit Saint, qui te corrige dans ton cheminement, ne te laisse jamais à terre, jamais, mais te prend par la main, te réconforte et t’encourage toujours.

Encore une fois, quand tu vois l’amertume, le pessimisme et les pensées tristes s’agiter en toi – combien de fois sommes-nous tombés là-dedans! – quand ces choses arrivent, il est bon de savoir que cela ne vient jamais de l’Esprit Saint. Jamais: l’amertume, le pessimisme, les pensées tristes ne viennent pas de l’Esprit Saint. Ils viennent du mal, qui est à l’aise dans la négativité et utilise souvent cette stratégie: il alimente l’intolérance, la victimisation, il fait ressentir le besoin de s’apitoyer sur soi-même – c’est mauvais, ce sentiment d’apitoiement sur soi-même, mais combien de fois... –, et le besoin de s’apitoyer sur soi-même, l’envie de réagir aux problèmes en critiquant, rejetant toute la faute sur les autres. Il nous rend nerveux, méfiants et geignards. La plainte est précisément le langage du mauvais esprit: il t’amène à te plaindre, lui qui est toujours un être triste, avec un esprit cortège funèbre. Les plaintes... L’Esprit Saint, au contraire, nous invite à ne jamais perdre confiance et à toujours recommencer. Lève-toi!, lève-toi! Il donne toujours du courage: lève-toi ! Et il te prend par la main: lève-toi! Comment? En nous impliquant en premier, sans attendre que quelqu’un d’autre commence. Et puis, en apportant à chacun que nous rencontrons l’espérance et la joie, pas les plaintes; à ne jamais envier les autres, jamais! L’envie est la porte par laquelle entre l’esprit malin, dit la Bible: par l’envie du diable le mal est entré dans le monde. Ne jamais envier, jamais! L’Esprit Saint te fait du bien, mais il t’amène à te réjouir du succès des autres: “Comme c’est beau! Mais, comme c’est beau que cela se soit bien passé… ”.

De plus, l’Esprit Saint est concret, non idéaliste: il veut que nous nous concentrions sur l’ici et maintenant, car la place où nous sommes et le temps que nous vivons sont les lieux de la grâce. Le lieu de grâce est le lieu concret d’aujourd’hui: ici, maintenant. Comment? Ce ne sont pas les fantaisies auxquelles nous pouvons penser, et l’Esprit Saint t’emmène vers le concret, toujours. L’esprit du mal, en revanche, veut nous distraire de l’ici et du maintenant, nous emmener ailleurs: il nous accroche souvent au passé: les regrets, la nostalgie, ce que la vie ne nous a pas donné. Ou il nous projette dans l’avenir, nourrissant des craintes, des peurs, des illusions, de fausses espérances. L’Esprit Saint non, il nous conduit à aimer ici et maintenant, dans le concret: non pas un monde idéal, une Église idéale, non pas une congrégation religieuse idéale, mais ce qui existe, à la lumière du soleil, dans la transparence, dans la simplicité. Quelle différence avec le malin, qui fomente ce qui se dit dans le dos, les commérages, les bavardages! Le commérage est une mauvaise habitude, qui détruit l’identité des gens.

L’Esprit nous veut ensemble, il nous fonde comme Église et aujourd’hui – troisième et dernier aspect – il enseigne à l’Église comment marcher. Les disciples s’étaient enfermés dans le Cénacle, puis l’Esprit descend et les fait sortir. Sans l’Esprit ils restaient entre eux, avec l’Esprit ils s’ouvrent à tous. A chaque époque, l’Esprit renverse nos schémas et nous ouvre à sa nouveauté. Il existe toujours la nouveauté de Dieu, qui est la nouveauté de l’Esprit Saint; il enseigne toujours à l’Église la nécessité vitale de sortir, la nécessité physiologique d’annoncer, de ne pas rester fermée sur elle-même: de ne pas être un troupeau qui renforce la clôture, mais un pâturage ouvert pour que chacun puisse se nourrir de la beauté de Dieu; il nous enseigne à être une maison accueillante sans cloisons. L’esprit mondain, au contraire, nous presse à nous concentrer uniquement sur nos problèmes, nos intérêts, sur la nécessité de paraître pertinents, sur la défense acharnée de nos appartenances nationales et de groupe. L’Esprit Saint non: il invite à s’oublier soi-même et à s’ouvrir à tous. Et il rajeunit ainsi l’Église. Soyons attentifs: c’est lui qui la rajeunit, pas nous. Nous essayons de la maquiller un peu: cela ne sert à rien. Il la rajeunit. Car l’Église ne se programme pas et les projets de modernisation ne suffisent pas. Il y a l’Esprit qui nous libère de l’obsession des urgences et nous invite à parcourir des chemins anciens et toujours nouveaux, ceux du témoignage, les voies du témoignage, les voies de la pauvreté, de la mission, pour nous libérer de nous-mêmes et nous envoyer au monde.

Et à la fin – chose curieuse – l’Esprit Saint est l’auteur de la division, voire du bruit, d’un certain désordre. Pensons au matin de la Pentecôte: l’auteur crée une division de langues, d’attitudes... c’était du vacarme! Mais de la même manière, il est l’auteur de l’harmonie. Il divise avec la variété des charismes, mais une fausse division, car la vraie division fait partie de l’harmonie. Il crée la division avec les charismes et Il crée l’harmonie avec toute cette division, et c’est la richesse de l’Église.

Frères et sœurs, mettons-nous à l’école de l’Esprit Saint, afin qu’il nous enseigne tout. Invoquons-le chaque jour, pour qu’il nous rappelle de toujours partir du regard de Dieu sur nous, d’avancer dans nos choix en écoutant sa voix, de cheminer ensemble, en Église, dociles à lui et ouverts sur le monde. Ainsi soit-il.

[00894-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

In the final words of the Gospel we have just heard, Jesus says something that can offer us hope and make us think. He tells his disciples: “The Holy Spirit, whom the Father will send in my name, will teach you everything, and remind you of all I have said to you (Jn 14:26). “Everything”, “all” – these words are striking; they make us wonder: how does the Spirit give this new and full understanding to those who receive him? It is not about quantity, or an academic question: God does not want to make us encyclopedias or polymaths. No. It is a question of quality, perspective, perception. The Spirit makes us see everything in a new way, with the eyes of Jesus. I would put it this way: in the great journey of life, the Spirit teaches us where to begin, what paths to take, and how to walk.

First, where to begin. The Spirit points out to us the starting point of the spiritual life. What is it? Jesus speaks of it in the first verse of the Gospel, when he says: “If you love me, you will keep my commandments” (v. 15). If you love me, you will keep…. This is the “logic” of the Spirit. We tend to think the exact opposite: if we keep the commandments, we will love Jesus. We tend to think that love comes from our keeping, our fidelity and our devotion. Yet the Spirit reminds us that without love as our basis, all the rest is in vain. And that love comes not so much from our abilities, but as his gift. He teaches us to love and we have to ask for this gift. The Spirit of love pours love into our hearts, he makes us feel loved and he teaches us how to love. He is the “motor” of our spiritual lives. He set it in motion within us. But if we do not begin from the Spirit, or with the Spirit or through the Spirit, we will get nowhere.

The Spirit himself reminds us of this, because he is the memory of God, the one who brings to our minds all that Jesus has said (cf. v. 26). The Holy Spirit is an active memory; he constantly rekindles the love of God in our hearts. We have experienced his presence in the forgiveness of our sins, in moments when we are filled with his peace, his freedom and his consolation. It is essential to cherish this spiritual memory. We always remember the things that go wrong; we listen to the voice within us that reminds us of our failures and failings, the voice that keeps saying: “Look, yet another failure, yet another disappointment. You will never succeed; you cannot do it”. This is a terrible thing to be told. Yet the Holy Spirit tells us something completely different. He reminds us: “Have you fallen? You are a son or daughter of God. You are a unique, elect, precious and beloved child. Even when you lose confidence in yourself, God has confidence in you!” This is the “memory” of the Spirit, what the Spirit constantly reminds us: God knows you. You may forget about God, but he does not forget about you. He remembers you always.

You, however, may well object: these are nice words, but I have problems, hurts and worries that cannot be removed by facile words of comfort! Yet that is precisely where the Holy Spirit asks you to let him in. Because he, the Consoler, is the Spirit of healing, of resurrection, who can transform the hurts burning within you. He teaches us not to harbour the memory of all those people and situations that have hurt us, but to let him purify those memories by his presence. That is what he did with the apostles and their failures. They had deserted Jesus before the Passion; Peter had denied him; Paul had persecuted Christians. We too think of our own mistakes. How many of them, and so much guilt! Left to themselves, they had no way out. Left to themselves, no. But with the Comforter, yes. Because the Spirit heals memories. How? By putting at the top of the list the thing that really matters: the memory of God’s love, his loving gaze. In this way, he sets our lives in order. He teaches us to accept one another, to forgive one another and to forgive ourselves; he teaches us to be reconciled with the past. And to set out anew.

In addition to reminding us where to begin, the Spirit teaches us what paths to take. We see this in the second reading, where Saint Paul explains that those “led by the Spirit of God” (Rom 8:14) “walk not according to the flesh but according to the Spirit” (v. 4). The Spirit, at every crossroads in our lives, suggests to us the best path to follow. It is important, then, to be able to distinguish his voice from the voice of the spirit of evil. Both speak to us: we need to learn to distinguish the voice of the Spirit, to be able to recognize that voice and follow its lead, to follow the things he tells us.

Let us consider some examples. The Holy Spirit will never tell you that on your journey everything is going just fine. He will never tell you this, because it isn’t true. No, he corrects you; he makes you weep for your sins; he pushes you to change, to fight against your lies and deceptions, even when that calls for hard work, interior struggle and sacrifice. The evil spirit, on the contrary, pushes you to do always what you want, what you find pleasing. He makes you think that you have the right to use your freedom any way you want. Then, once you are left feeling empty inside – and how many of us have known that terrible feeling of emptiness! – then he blames you and casts you down. The evil spirit blames you, he becomes the accuser. He casts you down and destroys you. The Holy Spirit, correcting you along the way, never leaves you lying on the ground: He takes you by the hand, comforts you and constantly encourages you.

Then again, whenever you feel troubled by bitterness, pessimism and negativity – how many times have we fallen into this! – then it is good to remember that these things never come from the Holy Spirit. Bitterness, pessimism, sad thoughts, these never come from the Holy Spirit. They come from evil, which is at home with negativity. It often uses this strategy: it stokes impatience and self-pity, and with self-pity the need to blame others for all our problems. It makes us edgy, suspicious, querulous. Complaining is the language of the evil spirit; he wants to make you complain, to be gloomy, to put on a funeral face. The Holy Spirit on the other hand urges us never to lose heart and always to start over again. He always encourages you to get up. He takes you by the hand and says: “Get up!” How do we do that? By jumping right in, without waiting for someone else. And by spreading hope and joy, not complaints; never envying others. Never! Envy is the door through which the evil spirit enters. The Bible tells us this: by the envy of the devil, evil entered the world. So never be envious! The Holy Spirit brings you goodness; he leads you to rejoice in the success of others.

The Holy Spirit is practical, he is not an idealist. He wants us to concentrate on the here and now, because the time and place in which we find ourselves are themselves grace-filled. These are they concrete times and places of grace, here and now. That is where the Holy Spirit is leading us. The spirit of evil, however, would pull us away from the here and now, and put us somewhere else. Often he anchors us to the past: to our regrets, our nostalgia, our disappointments. Or else he points us to the future, fueling our fears, illusions and false hopes. But not the Holy Spirit. The Spirit leads us to love, concretely, here and now, not an ideal world or an ideal Church, an ideal religious congregation, but the real ones, as they are, seen in broad light of day, with transparency and simplicity. How very different from the evil one, who foments gossip and idle chatter. Idle chatter is a nasty habit; it destroys a person’s identity.

The Holy Spirit wants us to be together; he makes us Church and today – here is the third and final aspect – he teaches the Church how to walk. The disciples were cowering in the Upper Room; the Spirit then came down and made them go forth. Without the Spirit, they were alone, by themselves, huddled together. With the Spirit, they were open to all. In every age, the Spirit overturns our preconceived notions and opens us to his newness. God, the Spirit, is always new! He constantly teaches the Church the vital importance of going forth, impelled to proclaim the Gospel. The importance of our being, not a secure sheepfold, but an open pasture where all can graze on God’s beauty. He teaches us to be an open house without walls of division. The worldly spirit drives us to concentrate on our own problems and interests, on our need to appear relevant, on our strenuous defense of the nation or group to which we belong. That is not the way of the Holy Spirit. He invites to forget ourselves and to open our hearts to all. In that way, he makes the Church grow young. We need to remember this: the Spirit rejuvenates the Church. Not us and our efforts to dress her up a bit. For the Church cannot be “programmed” and every effort at “modernization” is not enough. The Spirit liberates us from obsession with emergencies. He beckons us to walk his paths, ever ancient and ever new, the paths of witness, poverty and mission, and in this way, he sets us free from ourselves and sends us forth into the world.

And finally, oddly, the Holy Spirit is the author of division, of ruckus, of a certain disorder. Think of the morning of Pentecost: he is the author… he creates division of languages and attitudes… it was a ruckus, that! Yet at the same time, he is the author of harmony. He divides with the variety of charisms, but it is a false division, because true division is part of harmony. He creates division with charisms and he creates harmony with all this division. This is the richness of the Church.

Brothers and sisters, let us sit at the school of the Holy Spirit, so that he can teach us all things. Let us invoke him each day, so that he can remind us to make God’s gaze upon us our starting point, to make decisions by listening to his voice, and to journey together as Church, docile to him and open to the world. Amen

[00894-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Im letzten Satz des Evangeliums, das wir soeben gehört haben, macht Jesus eine Aussage, die uns Hoffnung gibt und gleichzeitig zum Nachdenken bringt. Er sagt zu den Jüngern: »Der Heilige Geist, den der Vater in meinem Namen senden wird, […] wird euch alles lehren und euch an alles erinnern, was ich euch gesagt habe« (Joh 14,26). Wir sind erstaunt über dieses „alles“, und fragen uns: In welchem Sinn gibt der Geist denen, die ihn empfangen, dieses neue und volle Verständnis? Es ist weder eine Frage der Quantität, noch eine akademische Frage. Gott will aus uns keine Enzyklopädien oder Gelehrte machen. Nein, es ist eine Frage der Qualität, der Perspektive, des Gespürs. Der Geist lässt uns alles auf eine neue Art und Weise sehen, so wie Jesus es gesehen hat. Ich würde es so ausdrücken: Auf der großen Lebensreise lehrt er uns, wo wir anfangen sollen, welche Wege wir einschlagen und wie wir gehen sollen. Es ist der Geist, der uns sagt, wo wir anfangen sollen, welchen Weg wir einschlagen und wie wir gehen sollen, der Stil des "Wie man gehen soll".

Zunächst einmal: Wo sollen wir anfangen? Der Heilige Geist zeigt uns in der Tat den Ausgangspunkt des geistlichen Lebens. Was ist das? Jesus spricht davon im ersten Vers des heutigen Tages, wo er sagt: »Wenn ihr mich liebt, werdet ihr meine Gebote halten« (V. 15). Wenn ihr mich liebt, werdet ihr euch daran halten: Das ist die Logik des Geistes. Wir denken oft das Gegenteil: Wenn wir uns daran halten, dann lieben wir. Wir sind daran gewöhnt zu denken, dass die Liebe im Wesentlichen von unserer Gesetzestreue, von unseren Fähigkeiten unserer Religiosität abhängt. Stattdessen erinnert uns der Geist daran, dass ohne die Liebe an der Basis alles andere umsonst ist. Und dass diese Liebe nicht so sehr von unseren Fähigkeiten stammt, diese Liebe ist sein Geschenk. Er lehrt uns zu lieben, und wir müssen ihn um dieses Geschenk bitten. Es ist der Geist der Liebe, der in uns die Liebe einpflanzt, er ist es, der uns das Gefühl gibt, geliebt zu sein, und uns lehrt zu lieben. Er ist - gleichsam - der „Motor“ unseres geistlichen Lebens. Er ist es, der alles in uns bewegt. Er ist es, der alles in uns bewegt. Aber wenn wir nicht im Geist oder mit dem Geist oder durch den Geist beginnen, kann der Weg nicht bewältigt werden.

Er selbst erinnert uns, denn er ist das Gedächtnis Gottes und derjenige, der uns an alle Worte Jesu erinnert (vgl. V. 26). Und der Heilige Geist ist ein lebendiges Gedächtnis, das die Liebe Gottes im Herzen entzündet und neu entfacht. Wir haben seine Gegenwart in der Vergebung der Sünden erfahren, als wir von seinem Frieden, seiner Freiheit, seinem Trost erfüllt wurden. Es ist wichtig, diese geistige Erinnerung zu pflegen. Wir erinnern uns immer an die Dinge, die missglückt sind: Oft ertönt jene Stimme in uns, die uns an Scheitern und Unzulänglichkeiten erinnert, die uns sagt: „Siehst du, noch ein Sturz, noch eine Enttäuschung, du wirst es nie schaffen, du bist zu nichts fähig“. Das ist ein hässlicher und gemeiner Spruch. Der Heilige Geist hingegen erinnert uns an etwas ganz anderes: „Bist du gefallen? Aber du bist Sohn. Bist du gestürzt oder gefallen? Du bist eine Tochter Gottes, du bist ein einzigartiges, auserwähltes, kostbares Geschöpf. Du bist gefallen oder gestürzt, aber du bist immer geliebt und gewollt. Auch wenn du das Vertrauen in dich selbst verloren hast, Gott vertraut dir!“ Das ist das Gedächtnis des Geistes, das, woran der Geist uns ständig erinnert: Gott erinnert sich an dich. Du wirst die Erinnerung an Gott verlieren, aber Gott verliert die Erinnerung an dich nicht. Er erinnert sich immerzu an dich.

Aber man könnte einwenden: Das sind schöne Worte, doch ich habe so viele Probleme, Wunden und Sorgen, die sich nicht mit einfachen Tröstungen lösen lassen! Nun, genau hier bittet der Geist, eintreten zu können. Denn er, der Tröster, ist der Geist der Heilung und der Geist der Auferstehung und kann die Wunden, die in dir brennen, verwandeln. Er lehrt uns, die Erinnerungen an Menschen und Situationen, die uns verletzt haben, nicht auszumerzen, sondern sie von seiner Gegenwart heimsuchen zu lassen. So hat er es auch mit den Aposteln und ihrem Versagen gemacht. Sie hatten Jesus vor der Passion im Stich gelassen, Petrus hatte ihn verleugnet, Paulus hatte die Christen verfolgt: wie viele Fehler, wie viel Schuld! Und wir, wir denken an unsere Fehler: wie viele Fehler, wie viele Schuld!

Alleine gab es da keinen Ausweg. Alleine nicht, mit dem Tröster schon. Denn der Geist heilt Erinnerungen. Er heilt die Erinnerungen. Wie tut er das? Indem wir das, was zählt, wieder an die Spitze der Liste stellen: die Erinnerung an Gottes Liebe, seinen Blick auf uns. So bringt er das Leben in Ordnung: Er lehrt uns, uns selbst anzunehmen, er lehrt uns zu vergeben, uns selbst zu vergeben. Es ist nicht einfach, sich selbst zu vergeben. Der Geist lehrt uns aber diesen Weg, er lehrt uns, uns mit der Vergangenheit zu versöhnen. Wieder neu anzufangen.

Der Geist erinnert uns nicht nur an den Ausgangspunkt, sondern lehrt uns auch, welche Wege wir einschlagen sollen. Er erinnert uns an den Ausgangspunkt, lehrt uns aber zugleich, welchen Weg wir einschlagen müssen.

Das erfahren wir aus der zweiten Lesung, wo Paulus erklärt, dass diejenigen, die »sich vom Geist Gottes leiten lassen« (Röm 8,14), »nicht nach dem Fleisch, sondern nach dem Geist« wandern (V. 4). Mit anderen Worten: Der Geist schlägt angesichts der Scheidewege der Existenz den besten Weg vor. Deshalb ist es wichtig, seine Stimme von der des Geistes des Bösen unterscheiden zu können. Beide sprechen zu uns: Wir müssen daher lernen, zu unterscheiden, um zu verstehen, wo die Stimme des Geistes ist, sie zu erkennen und dem Weg zu folgen, den Weisungen zu folgen, die er uns gibt.

Dazu einige Beispiele: Der Heilige Geist wird dir niemals sagen, dass auf deinem Weg alles in Ordnung ist. Er wird es dir nie sagen, denn es ist nicht wahr. Nein, er korrigiert dich, er bringt dich sogar dazu, wegen deiner Sünden zu weinen; er spornt dich an, dich zu ändern, gegen deine Falschheit und Doppelzüngigkeit anzukämpfen, auch wenn dies Mühe, inneren Kampf und Opfer erfordert. Der böse Geist hingegen drängt dich dazu, immer das zu tun, was dir gefällt und was du willst; immer das zu tun, was dir gefällt; er bringt dich zu der Überzeugung, dass du das Recht hast, deine Freiheit so zu nutzen, wie es dir gefällt. Wenn du aber dann mit einer inneren Leere zurückbleibst, - es ist hässlich, diese Erfahrung der inneren Leere: so viele von uns haben sie gefühlt! -, und du, wenn du mit einer inneren Leere zurückbleibst, klagt er dich an: der böse Geist klagt dich an, wird zum Ankläger und wirft dich zu Boden, zerstört dich. Der Heilige Geist, der dich auf deinem Weg korrigiert, lässt dich nie im Stich, niemals, sondern nimmt dich an die Hand, tröstet dich und ermutigt dich immer wieder.

Weiter gilt: Wenn du merkst, dass in dir Bitterkeit, Pessimismus und traurige Gedanken aufsteigen – wie oft sind wir schon in diese Situation geraten! -, wann diese Dinge vorkommen, ist es gut zu wissen, dass dies niemals vom Heiligen Geist kommt. Niemals: Bitterkeit, Pessimismus, traurige Gedanken kommen nicht vom Heiligen Geist. Sie kommen vom Bösen, das in der Negativität zu Hause ist und sich oft dieser Strategie bedient: Es schürt die Ungeduld, das sich als Opfer fühlen, das Bedürfnis, uns selbst zu bemitleiden - es ist hässlich, dieses Selbstmitleid, aber wie oft ... -, und mit dem Bedürfnis, sich selbst zu bemitleiden, das Bedürfnis auf Probleme zu reagieren, indem wir kritisieren und alle Schuld auf andere schieben. Er macht uns nervös, misstrauisch und weinerlich. Die Klage, das ist wirklich die Sprache des bösen Geistes: es führt dich zum Jammern, was immer ein trauriges Wesen ist, mit dem Geist eines Leichenzuges. Die Klagen… Der Heilige Geist lädt uns im Gegenteil dazu ein, niemals das Vertrauen zu verlieren und immer wieder neu anzufangen: Steh auf! Steh auf! Gibt dir immer Mut: Steh auf! Und nimmt dich bei der Hand: Steh auf!  Wie macht er das? Indem wir uns selbst einbringen, ohne darauf zu warten, dass jemand anderes beginnt. Und indem wir allen, denen wir begegnen, Hoffnung und Freude bringen, statt zu klagen; indem wir andere nicht beneiden, niemals! Der Neid ist die Tür, durch die der böse Geist eintritt, so sagt es bereits die Bibel: Durch den Neid des Teufels ist das Böse in die Welt gekommen. Niemals neidisch sein, niemals! Der Heilige Geist bringt dir Gutes, aber er bringt dich dazu, dich über die Erfolge anderer zu freuen: "Wie wunderbar! Aber wie schön, dass es gut gelaufen ist ...".

Weiterhin ist der Heilige Geist konkret und ist nicht idealistisch: Er will, dass wir uns auf das Hier und Jetzt konzentrieren, denn der Ort, an dem wir uns befinden, und die Zeit, in der wir leben, sind die Orte der Gnade. Der Ort der Gnade ist der konkrete Ort von heute: hier und jetzt. Wie? Es gibt keine Hirngespinste, die wir uns ausdenken können, und der Heilige Geist bringt dich zum Konkreten, immer. Der Geist des Bösen hingegen will uns vom Hier und Jetzt ablenken, uns woanders hinführen: Er klammert sich oft an die Vergangenheit: an das Bedauern, an die Nostalgie, an das, was das Leben uns vorenthalten hat. Oder er projiziert uns in die Zukunft und nährt Ängste, Illusionen und falsche Hoffnungen. Der Heilige Geist tut das nicht, er bringt uns dazu, hier und jetzt zu lieben, ganz konkret: nicht eine ideale Welt, eine ideale Kirche, nicht eine ideale Ordensgemeinschaft, sondern das, was da ist, im Licht der Sonne, in der Transparenz, in der Einfachheit. Wie anders als das Böse, das hinter dem Rücken Gerüchte, Klatsch und Tratsch schürt! Das Geschwätz ist eine hässliche Angewohnheit, die die Identität der Menschen zerstört.

Der Geist will uns zusammenbringen, er gründet uns als eine Kirche und lehrt heute – das ist der dritte und letzte Aspekt – die Kirche, wie sie gehen soll. Die Jünger hatten sich im Abendmahlssaal verkrochen, dann kommt der Geist herab und drängt sie hinauszugehen. Ohne den Geist blieben sie unter sich, mit dem Geist öffnen sie sich für alle. In jeder Epoche wirft der Geist unsere Pläne über den Haufen und öffnet uns für seine Neuheit. Es gibt immer die Neuheit Gottes, die die Neuheit des Heiligen Geistes ist; er lehrt die Kirche stets die lebenswichtige Notwendigkeit hinauszugehen, die naturgegebene Notwendigkeit zu verkünden, nicht in sich selbst verschlossen zu bleiben: keine Herde zu sein, die in einen Zaun eingezwängt ist, sondern eine offene Weide, damit sich alle von der Schönheit Gottes nähren können; der uns lehrt, ein gastfreundliches Haus ohne trennende Mauern zu sein. Der weltliche Geist hingegen drängt uns, uns nur auf unsere eigenen Probleme, unsere Interessen zu konzentrieren, auf die Notwendigkeit, relevant zu erscheinen, auf die mühsame Verteidigung unserer nationalen Identitäten und Gruppenzugehörigkeiten. Der Heilige Geist tut das nicht: Er lädt uns ein, uns selbst zu vergessen und uns für alle zu öffnen. Und so verjüngt sich die Kirche. Achtung: Er verjüngt sie, nicht wir. Wir versuchen, sie ein wenig zu schminken, aber das hilft nicht. Er verjüngt sie. Denn die Kirche kann man nicht programmieren, und Modernisierungsprojekte sind nicht genug. Es ist der Geist befreit uns von der Besessenheit auf Dringlichkeiten und lädt uns ein, alte und immer neue Wege zu gehen, die Wege des Zeugnisses, die Wege der Armut, die Wege der Mission, um uns von uns selbst zu befreien und uns in die Welt auszusenden.

Und zum Schluss - das ist das Kuriose - ist der Heilige Geist der Urheber der Spaltung, ja des Aufruhrs, einer gewissen Unordnung. Denken wir an den Pfingstmorgen: Der Autor schafft eine Unterscheidung der Sprachen, der Haltungen ... das war ein Aufruhr! Aber er ist auch der Urheber der Harmonie. Er trennt mit der Auffächerung der Charismen, aber es ist eine vorgetäuschte Trennung, denn der wirkliche Gegensatz fügt sich in die Harmonie ein. Er bewirkt die Aufteilung mit den Charismen und bildet die Harmonie mit all dieser Spaltung, und das ist der Reichtum der Kirche.

Brüder und Schwestern, begeben wir uns in die Schule des Heiligen Geistes, damit er uns alles lehrt. Rufen wir ihn jeden Tag an, damit er uns daran erinnert, immer von Gottes Blick auf uns auszugehen, in unseren Entscheidungsfindungen auf seine Stimme zu hören, gemeinsam als Kirche zu gehen, fügsam gegenüber ihm und offen für die Welt. So möge es sein.

[00894-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

En la frase final del Evangelio que hemos escuchado, Jesús hace una afirmación que nos da esperanza y al mismo tiempo nos lleva a reflexionar. Dice a los discípulos: «El Espíritu Santo, a quien el Padre enviará en mi nombre, les enseñará todo y les recordará todo lo que yo les he dicho» (Jn 14,26). Nos impacta ese “todo”, y nos preguntamos, ¿en qué sentido el Espíritu da esta comprensión nueva y plena a quienes lo reciben? No es una cuestión de cantidad, ni una cuestión académica, Dios no quiere convertirnos en enciclopedias o en eruditos. No. Es una cuestión de calidad, de perspectiva, de olfato. El Espíritu nos hace ver todo de un modo nuevo, según la mirada de Jesús. Yo lo diría de esta manera: en el gran viaje de la vida, Él nos enseña por dónde empezar, qué caminos tomar y cómo caminar. Está el Espíritu que nos dice por dónde empezar, qué camino tomar y cómo caminar, el estilo de “cómo caminar”.

En primer lugar, por dónde empezar. El Espíritu, en efecto, nos indica el punto de partida de la vida espiritual. ¿Cuál es? Jesús habla de ello en el primer versículo de hoy, cuando dice: «Si me aman, cumplirán mis mandamientos» (v. 15). Si me aman, cumplirán; esta es la lógica del Espíritu. Nosotros a menudo pensamos al revés: si cumplimos, amamos. Estamos acostumbrados a pensar que el amor proceda esencialmente de nuestro cumplimiento, de nuestro talento, de nuestra religiosidad. En cambio, el Espíritu nos recuerda que, sin el amor en el centro, todo lo demás es vano. Y que este amor no nace tanto de nuestras capacidades, este amor es un don suyo. Él nos enseña a amar y tenemos que pedir este don. El Espíritu de amor es el que nos infunde el amor, Él es quien nos hace sentir amados y nos enseña a amar. Él es el “motor” —por así decirlo— de nuestra vida espiritual. Él es quien mueve todo en nuestro interior. Pero si no comenzamos por el Espíritu, con el Espíritu o por medio del Espíritu, el camino no se puede hacer.

Él mismo nos lo recuerda, porque es la memoria de Dios, es Aquel que nos recuerda todas las palabras de Jesús (cf. v. 26). Y el Espíritu Santo es una memoria activa, que enciende y reaviva el amor de Dios en nuestro corazón. Hemos experimentado su presencia en el perdón de los pecados, cuando nos hemos sentido llenos de su paz, de su libertad y de su consolación. Alimentar esta memoria espiritual es esencial. Siempre recordamos lo que va mal, con frecuencia resuena en nosotros esa voz que nos recuerda los fracasos y las deficiencias, que nos dice: “Ves, otra caída, otra desilusión, nunca lo conseguirás, no eres capaz”. Esto es un estribillo malo y peligroso. El Espíritu Santo, en cambio, nos recuerda todo lo contrario: “¿Has caído? Pero, eres hijo. ¿Has caído? Eres hija de Dios, eres una criatura única, elegida, preciosa. ¿Has caído? Pero eres siempre amado y amada; aunque hayas perdido la confianza en ti mismo, Dios confía en ti”. Esta es la memoria del Espíritu, lo que el Espíritu nos recuerda continuamente: Dios se acuerda de ti. Tú puedes perder la memoria de Dios, pero Dios no se olvida de ti, se acuerda di ti continuamente.

Sin embargo, tú podrías objetar: son sólo bonitas palabras; yo tengo muchos problemas, heridas y preocupaciones que no se resuelven con consuelos fáciles. Pues bien, es precisamente ahí que el Espíritu pide poder entrar. Porque Él, el Consolador, es Espíritu de sanación, es Espíritu de resurrección, y puede transformar esas heridas que te queman por dentro. Él nos enseña a no suprimir los recuerdos de las personas y de las situaciones que nos han hecho mal, sino a dejarlos habitar por su presencia. Así hizo con los Apóstoles y con sus fallas. Habían abandonado a Jesús antes de la Pasión, Pedro lo había negado, Pablo había perseguido a los cristianos. ¡Cuántos errores, cuántos sentimientos de culpa! Y nosotros pensamos en nuestros errores, cuántos errores, cuántos sentimientos de culpa. Por sí mismos no podían encontrar una salida. Solos no; con el Consolador sí. Porque el Espíritu sana los recuerdos. Sana los recuerdos. ¿Cómo? Dándole importancia a lo que cuenta, es decir, el recuerdo del amor de Dios y su mirada sobre nosotros. De este modo pone orden en la vida; nos enseña a acogernos, nos enseña a perdonar, a perdonarnos a nosotros mismos. No es fácil perdonarse a sí mismo, el Espíritu nos enseña este camino, nos enseña a reconciliarnos con el pasado. A volver a empezar.

El Espíritu no sólo nos recuerda por dónde empezar, sino que también nos enseña qué caminos tomar. Nos recuerda cuál es el punto de partida, y ahora nos enseña qué camino tomar. Nos lo dice la segunda Lectura, donde san Pablo explica que «quienes se dejan conducir por el Espíritu de Dios» (Rm 8,14) caminan «según el Espíritu y no según la carne» (v. 4). En otras palabras, el Espíritu, frente a las encrucijadas de la existencia, nos sugiere el mejor camino a recorrer. Por eso es importante saber discernir su voz de la del espíritu del mal. Las dos voces nos hablan, tenemos que aprender a discernir para saber dónde está la voz del Espíritu, para reconocerla y seguir su camino, seguir lo que Él nos está diciendo.

Pongamos algunos ejemplos: el Espíritu Santo nunca te dirá que en tu camino va todo bien. Nunca te lo dirá porque no es verdad. No, te corrige, te lleva también a llorar por los pecados, y te anima a cambiar, a combatir contra tus falsedades e hipocresías, aun cuando eso implique esfuerzo, lucha interior y sacrificio. El mal espíritu, en cambio, te empuja a hacer siempre lo que te guste y lo que quieras; te lleva a creer que tienes derecho a usar tu libertad como te parezca. Pero después, cuando te quedas vacío interiormente, —es fea esta experiencia de sentir el vacío dentro, ¡muchos de nosotros la hemos sentido!—, y cuando tú te quedas con el vacío dentro, te acusa. El espíritu malo te acusa, se convierte en el acusador, te tira por tierra y te destruye. El Espíritu Santo, que te corrige a lo largo del camino, nunca te deja tirado en el suelo, nunca, sino que siempre te toma de la mano, te consuela y te alienta.

Cuando veas que la amargura, el pesimismo y los pensamientos tristes se agitan dentro de ti, —¡cuántas veces nosotros hemos caído en esto!—, cuando suceden estas cosas es bueno saber que eso nunca viene del Espíritu Santo. Nunca las amarguras, el pesimismo, los pensamientos tristes vienen del Espíritu Santo. Vienen del mal, que se siente cómodo en la negatividad y usa a menudo esta estrategia: alimenta la impaciencia, el victimismo, hace sentir la necesidad de autocompadecernos. Qué malo es este autocompadecernos, con él viene la necesidad de reaccionar a los problemas criticando, y echando toda la culpa a los demás. Nos vuelve nerviosos, desconfiados y quejosos. La queja es el lenguaje del espíritu del mal, que nos lleva a lamentarnos, nos entristece y nos contagia de un espíritu de cortejo fúnebre. Las quejas. El Espíritu Santo, por el contrario, nos invita a no perder nunca la confianza y a volver a empezar siempre. Nos anima diciendo: levántate, levántate. Siempre nos da la mano y nos levanta. ¿Cómo? Haciendo que tomemos la iniciativa, sin esperar que sea otro el que comience. Y luego, llevando esperanza y alegría a quienes encontremos, no quejas; no envidiando nunca a los demás, ¡nunca! La envidia es la puerta por la que entra el espíritu del mal, lo dice la Biblia, por la envidia entró el diablo en el mundo. Nunca envidiar, nunca. El Espíritu Santo te conduce bien, te lleva a alegrarte del éxito de los demás: “Qué bueno que esto salió bien”.

Además, el Espíritu Santo es concreto, no es idealista; quiere que nos concentremos en el aquí y ahora, porque el sitio donde estamos y el tiempo en que vivimos son los lugares de la gracia. El lugar de la gracia es el lugar concreto hoy, en el aquí y el ahora. ¿Cómo? No son las fantasías que nosotros podemos pensar, es el Espíritu que te lleva siempre a lo concreto. El espíritu del mal, en cambio, quiere distraernos del aquí y del ahora, y llevarnos con la cabeza a otra parte. Con frecuencia nos ancla en el pasado, en los remordimientos, en las nostalgias y en aquello que la vida no nos ha dado; o bien nos proyecta hacia el futuro, alimentando temores, miedos, ilusiones y falsas esperanzas. El Espíritu Santo, en cambio, nos lleva a amar el aquí y el ahora, en concreto, no un mundo ideal, ni una Iglesia ideal, ni una congregación religiosa ideal, sino la realidad, a la luz del sol, en la transparencia y la sencillez. ¡Qué diferencia con el maligno, que fomenta las cosas dichas a las espaldas, las habladurías y los chismorreos! El chisme es un hábito malo que destruye la identidad de las personas.

El Espíritu nos quiere juntos, nos funda como Iglesia y hoy —tercer y último aspecto— enseña a la Iglesia cómo caminar. Los discípulos estaban escondidos en el cenáculo, después el Espíritu descendió e hizo que salieran. Sin el Espíritu estaban encerrados en ellos mismos, con el Espíritu se abrieron a todos. En cada época, el Espíritu le da vuelta a nuestros esquemas y nos abre a su novedad. Hay siempre una novedad que es la novedad del Espíritu Santo; siempre enseña a la Iglesia la necesidad vital de salir, la exigencia fisiológica de anunciar, de no quedarse encerrada en sí misma, de no ser un rebaño que refuerza el recinto, sino un prado abierto para que todos puedan alimentarse de la belleza de Dios, nos enseña a ser una casa acogedora sin muros divisorios. El Espíritu mundano, en cambio, nos presiona para que sólo nos concentremos en nuestros problemas, en nuestros intereses, en la necesidad de ser relevantes, en la defensa tenaz de nuestras pertenencias nacionales y de grupo. El Espíritu Santo no. Él nos invita a olvidarnos de nosotros mismos y a abrirnos a todos. Y así rejuvenece a la Iglesia. Pero pongamos atención, es Él quien la rejuvenece, no nosotros. Nosotros tratamos de maquillarla un poco y esto no sirve. Pero Él la rejuvenece. Porque la Iglesia no se programa, y los proyectos de renovación no bastan. El Espíritu nos libera de obsesionarnos con las urgencias, y nos invita a recorrer caminos antiguos y siempre nuevos, los del testimonio, los caminos del testimonio, los caminos de la pobreza y los caminos de la misión, para liberarnos de nosotros mismos y enviarnos al mundo.

Y al final —lo que es curioso— el Espíritu Santo es el autor de la división, incluso de una cierta confusión, de un cierto desorden. Pensemos en la mañana de Pentecostés, el Espíritu crea división de lenguas, de actitudes, ¡eso era todo un alboroto! Pero, del mismo modo, es el autor de la armonía. Divide con la variedad de los carismas, pero es una división falsa, porque la verdadera división se integra en la armonía. Él hace la división con los carismas y hace la armonía con toda esta división, y esta es la riqueza de la Iglesia.

Hermanos y hermanas, entremos en la escuela del Espíritu Santo, para que nos enseñe todo. Invoquémoslo cada día, para que nos recuerde que debemos partir siempre de la mirada de Dios sobre nosotros, tomar decisiones escuchando su voz, y caminar juntos, como Iglesia, dóciles a Él y abiertos al mundo. Que así sea.

[00894-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Na frase final do Evangelho que ouvimos, Jesus faz uma afirmação que nos dá esperança e, ao mesmo tempo, faz refletir. Diz Ele aos discípulos: «O Espírito Santo que o Pai enviará em meu nome, Esse é que vos ensinará tudo, e há de recordar-vos tudo o que Eu vos disse» (Jo 14, 26). Ficamos impressionados com este «tudo», perguntando-nos: Em que sentido dá o Espírito esta compreensão nova e plena a quem O recebe? Não é questão de quantidade, nem questão académica: Deus não quer fazer de nós enciclopédias, nem eruditos. Não. É questão de qualidade, de perspetiva, de intuito. O Espírito faz-nos ver tudo de modo novo, segundo o olhar de Jesus. Poderíamos expressá-lo assim: no grande caminho da vida, Ele ensina-nos donde começar, que caminhos seguir e como caminhar. Temos o Espírito que nos diz donde começar, que caminhos seguir e como caminhar, o estilo «como caminhar».

Primeiro: donde começar. De facto, o Espírito indica-nos o ponto de partida da vida espiritual. E qual é? Disso nos falava Jesus pouco antes, quando diz: «Se me tendes amor, observareis os meus mandamentos» (14, 15). Se me amardes, observareis: esta é a lógica do Espírito. Muitas vezes pensamos ao contrário: se observarmos, amamos. Estamos habituados a pensar que o amor deriva, essencialmente, da nossa observância, da nossa perícia, da nossa religiosidade; ao passo que o Espírito nos lembra que, sem o amor na base, tudo o mais é vão e que este amor não nasce das nossas capacidades, este amor é dom d’Ele. Ele ensina-nos a amar, e devemos pedir este dom. É o Espírito de amor que põe em nós o amor, é Ele que nos faz sentir amados e nos ensina a amar. Ele é – por assim dizer – o «motor» da nossa vida espiritual. É Ele que move tudo a partir de dentro de nós. Mas, se não começamos do Espírito ou com o Espírito ou por meio do Espírito, não se consegue caminhar.

No-lo recorda Ele mesmo, porque é a memória de Deus, é Aquele que nos recorda todas as palavras de Jesus (cf. Jo 14, 26). E o Espírito Santo é uma memória ativa, que acende e reacende no coração a amizade a Deus. Experimentamos a sua presença no perdão dos pecados, quando ficamos repletos da sua paz, da sua liberdade, da sua consolação. É essencial alimentar esta memória espiritual. Sempre nos lembramos das coisas que correm mal: muitas vezes faz-se ouvir em nós a voz que nos recorda os fracassos e as inaptidões, dizendo-nos: «Vês? Outra queda, outra deceção! Nunca conseguirás, não és capaz!» Trata-se duma lengalenga antipática e ruim. O Espírito Santo, por outro lado, lembra outra bem diferente: «Caíste? Mas, és filho, és filha de Deus; és uma criatura única, eleita, preciosa, Caíste? Mas continuas a ser amado, amada. Ainda que tenhas perdido a confiança em ti próprio, Deus confia em ti!» Esta é a memória do Espírito, aquilo que o Espírito nos lembra continuamente: Deus lembra-Se de ti. Perderás a memória de Deus, mas Deus não a perde de ti: recorda-Se continuamente de ti.

Entretanto poder-te-ia vir a vontade de objetar: «Palavras belas! Mas eu tenho tantos problemas, feridas e preocupações, que não se resolvem com fáceis consolações». Ora é justamente neste ponto que o Espírito pede a possibilidade de entrar, porque Ele, o Consolador, é Espírito de cura, é Espírito de ressurreição, e pode transformar as feridas cuja ardida sentes dentro. Ensina-nos a não extirpar as recordações de pessoas e situações que nos fizeram mal, mas deixá-las habitar pela sua presença. Assim fez com os Apóstolos e os seus fracassos. Abandonaram Jesus antes da Paixão, Pedro negara-O, Paulo perseguira os cristãos: quantos erros, quantos sentimentos de culpa! E nós próprios? Quantos erros, quantos sentimentos de culpa! Sozinhos, não encontravam saída. Sozinhos, não; mas com o Consolador, sim! Porque o Espírito cura as recordações. É verdade! Cura as recordações. Como? Colocando no cimo da lista aquilo que conta: a recordação do amor de Deus, o seu olhar pousado sobre nós. Deste modo põe ordem na vida: ensina a acolher-nos, ensina-nos a perdoar, perdoar a nós próprios. Não é fácil perdoar-se a si mesmo: o Espírito ensina-nos esta estrada, ensina a reconciliar-nos com o passado. A recomeçar.

Além de nos recordar o ponto de partida, o Espírito ensina-nos que caminhos seguir. Primeiro lembrava-nos o ponto de partida, agora ensina-nos qual estrada seguir. Deduzimo-lo da segunda Leitura, onde São Paulo explica que «todos os que se deixam guiar pelo Espírito de Deus» «caminham, não segundo a carne, mas segundo o Espírito» (Rm 8, 14.4). Por outras palavras, nas encruzilhadas da vida, o Espírito sugere-nos o melhor caminho a seguir. Por isso, é importante saber discernir entre a voz d’Ele e a do espírito do mal. É que ambos nos falam. É preciso aprender a discernir e compreender onde está a voz do Espírito, para a identificar e seguir a estrada d’Ele, seguir as coisas que Ele está a dizer-nos.

Demos alguns exemplos: o Espírito Santo nunca te dirá que está tudo bem no teu caminho. Nunca to dirá, porque não é verdade. Ele corrige-te, leva-te também a chorar os próprios pecados; instiga-te a mudar, a lutar contra as tuas intrujices e duplicidades, embora tudo isso exija esforço, luta interior e sacrifício. O espírito mau, ao contrário, impele-te a fazer sempre o que te apetece e vem à cabeça; leva-te a crer que tens direito de usar da tua liberdade como te apetece. Depois, porém, quando ficas vazio por dentro… (faz-nos mal esta experiência de sentir o vazio dentro: muitos de nós a sentimos!) e tu quando ficas vazio por dentro, acusa-te: o espírito mau acusa-te, torna-se o acusador, e lança-te por terra, destrói-te. O Espírito Santo, que te corrige ao longo do caminho, nunca te deixa por terra, mas toma-te pela mão, consola-te e sempre te encoraja.

Depois, quando vires que giram dentro de ti amargura, pessimismo e pensamentos tristes (quantas vezes nos deixamos cair nisto!), quando acontecem estas coisas, é bom saber que isso nunca vem do Espírito Santo. Nunca! A amargura, o pessimismo, os pensamentos tristes não vêm do Espírito Santo. Vêm do maligno, que se sente à vontade na negatividade e recorre muitas vezes a esta estratégia: alimenta a impaciência, a vitimização, faz sentir a necessidade de lamentar-se – é feio este lamentar-se e, contudo, quantas vezes…! – e com a necessidade de lamentar-se vem a necessidade de reagir aos problemas criticando, dando a culpa toda aos outros. Torna-nos nervosos, desconfiados e lamurientos. A linguagem do espírito mau é precisamente a lamúria: ele leva-te à lamúria, que é estar sempre triste, com um espírito de funeral. As lamúrias… O Espírito Santo, pelo contrário, convida-nos a não perder jamais a confiança e recomeçar sempre: levanta-te! Levanta-te! Sempre te encoraja: levanta-te! E toma-te pela mão: levanta-te! E como recomeçar? Sendo nós os primeiros a descer em campo, sem esperar que comece outro qualquer. E, depois, levando àqueles que encontramos esperança e alegria, não lamúrias; convida-nos a nunca invejar os outros, nunca! A inveja é a porta por onde entra o espírito mau. Assim no-lo diz a Bíblia: pela inveja do diabo, entrou o mal no mundo. Nunca invejes, nunca! O Espírito Santo leva-te pelo bom caminho, fazendo com que te alegres com os sucessos dos outros. «Que bom! Isso correu-te bem!»

Além disso, o Espírito Santo não é idealista, mas concreto: quer que nos concentremos sobre o aqui e agora, porque o sítio onde estamos e o tempo que vivemos são os lugares da graça. O lugar da graça é o lugar concreto de hoje: aqui, agora. Como? Não são as fantasias que conseguimos pensar… O Espírito leva-te ao concreto, sempre. Ao contrário, o espírito do mal quer afastar-nos do aqui e do agora, levar-nos com a imaginação para outro lugar: muitas vezes ancora-nos ao passado, aos queixumes, às saudades, àquilo que a vida não nos deu; ou então projeta-nos para o futuro, alimentando temores, medos, ilusões, falsas esperanças. O Espírito Santo, não! Leva-nos a amar aqui e agora, em concreto: não um mundo ideal, uma Igreja ideal, não uma congregação religiosa ideal, mas aquilo que existe, à luz do sol, na transparência, na simplicidade. Quanta diferença do maligno, que fomenta as coisas ditas nas costas, as murmurações, as críticas! As críticas são um mau hábito, que destrói a identidade das pessoas.

O Espírito quer-nos juntos; funda-nos como Igreja e hoje – terceiro e último aspeto – ensina à Igreja o modo como caminhar. Os discípulos estavam fechados no Cenáculo; então o Espírito desce e fá-los sair. Sem o Espírito, estavam uns no meio dos outros; com o Espírito, abrem-se a todos. Em cada época, o Espírito transtorna os nossos esquemas e abre-nos à sua novidade. Temos sempre a novidade de Deus, que é a novidade do Espírito Santo; Ele sempre ensina à Igreja a necessidade vital de sair, a necessidade fisiológica de anunciar, de não ficar fechada em si mesma. Ensina a não ser um rebanho que reforça o recinto, mas uma pastagem aberta, para que todos possam alimentar-se da beleza de Deus; ensina a ser uma casa acolhedora, sem divisórias. O espírito mundano, pelo contrário, faz pressão para que nos concentremos apenas sobre os nossos problemas, sobre os nossos interesses, na necessidade de aparecermos relevantes, na defesa a todo o custo das nossas identificações nacionais e de grupo. O Espírito Santo, não! Convida a esquecer-se de si mesmo, a abrir-se a todos. E assim rejuvenesce a Igreja. Atenção! É Ele que a rejuvenesce, não nós. Nós procuramos apenas maquilhá-la um pouco: mas isto não resulta. É Ele que a rejuvenesce. Porque a Igreja não se programa, e os projetos de modernização não bastam. Temos o Espírito que nos liberta da obsessão das urgências e convida-nos a percorrer caminhos antigos e sempre novos, ou seja, os caminhos do testemunho, os caminhos da pobreza, os caminhos da missão, para libertar-nos de nós mesmos e enviar-nos ao mundo.

Mas no fim – curioso! – o Espírito Santo é o autor da divisão, até da confusão, duma certa desordem. Pensemos na manhã de Pentecostes: Ele é o autor que cria divisão de línguas, de atitudes... aquilo era uma confusão! Mas, ao mesmo tempo, é o autor da harmonia. Divide com a variedade dos carismas, mas uma divisão fictícia, porque a verdadeira divisão acaba inserida na harmonia. Faz a divisão com os carismas e faz a harmonia com toda esta divisão, e esta é a riqueza da Igreja.

Irmãos e irmãs, vamos à escola do Espírito Santo, para que nos ensine tudo. Invoquemo-Lo todos os dias, para que nos lembre de começar sempre do olhar de Deus pousado sobre nós, mover-nos nas nossas escolhas escutando a sua voz, caminhar juntos, como Igreja, dóceis a Ele e abertos ao mundo. Assim seja!

[00894-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

W końcowym zdaniu usłyszanej przez nas Ewangelii Jezus wypowiada stwierdzenie, które daje nam nadzieję, a jednocześnie skłania do refleksji. Mówi do uczniów: „Duch Święty, którego Ojciec pośle w moim imieniu, On was wszystkiego nauczy i przypomni wam wszystko, co Ja wam powiedziałem” (J 14, 26). Uderza nas to „wszystkiego”, i to „wszystko”. Pytamy się: w jakim sensie Duch Święty daje tym, którzy Go przyjmują, to nowe i pełne zrozumienie? Nie chodzi tu o ilość, nie jest to kwestia akademicka: Bóg nie chce uczynić z nas encyklopedii ani uczonych. Nie. Jest to kwestia jakości, perspektywy, nosa. Duch Święty sprawia, że widzimy wszystko w nowy sposób, według spojrzenia Jezusa. Wyraziłbym to tak: w wielkiej wędrówce życia On nas uczy, od czego wyjść, jakimi drogami podążać i jak iść. Istnieje Duch Święty, który mówi nam skąd wyruszyć, jaką drogę obrać i jak podążać, wskazuje nam styl „jak podążać”.

Po pierwsze: od czego wyjść. Duch Święty ukazuje nam punkt wyjścia życia duchowego. Cóż to jest? Jezus mówi o tym w dzisiejszym pierwszym wersecie, gdzie stwierdza: „Jeżeli Mnie miłujecie, będziecie zachowywać moje przykazania” (w. 15). Jeśli mnie miłujecie, będziecie zachowywać: oto logika Ducha. Często myślimy odwrotnie: jeśli zachowujemy przykazania, miłujemy. Przyzwyczailiśmy się myśleć, że miłość wynika zasadniczo z naszego przestrzegania przykazań, naszych umiejętności i naszej pobożności. Duch Święty przypomina nam natomiast, że bez miłości u podstaw, wszystko pozostałe jest daremne. I że ta miłość rodzi się nie tyle z naszych zdolności, ale jest Jego darem. On nas uczy miłowania i winniśmy prosić o ta miłość jest Jego  darem. To Duch miłości wlewa w nas miłość, to On sprawia, że czujemy się miłowani i uczy nas kochać. On jest – że tak powiem- „motorem” naszego życia duchowego. To On wszystko w nas porusza. Ale jeśli nie zaczniemy od Ducha, lub z Duchem lub poprzez Ducha, tej drogi nie można przebyć.

On sam nam to przypomina, ponieważ jest pamięcią Boga, jest Tym, który przypomina nam wszystkie słowa Jezusa (por. w. 26). To Duch Święty jest pamięcią aktywną, która zapala i rozpala na nowo w sercu miłość Boga. Doświadczyliśmy Jego obecności w przebaczeniu grzechów, gdy zostaliśmy napełnieni Jego pokojem, Jego wolnością i Jego pocieszeniem. Istotne jest podtrzymywać duchową pamięć. Zawsze pamiętamy o tym, co się nie udaje: często rozbrzmiewa w nas głos, przypominający nam porażki i niedoskonałości, który nam mówi: „Zobacz, kolejny upadek, kolejne rozczarowanie, nigdy ci się nie uda, nie potrafisz”. To refren okropny i zły. Duch Święty natomiast przypomina nam o czymś zupełnie innym: „Upadłeś, ale jesteś synem, Upadłeś,  czy upadłaś? Jesteś córką Boga, jesteś stworzeniem jedynym, wybranym, cennym: upadłeś czy upadłaś, ale jesteś zawsze kochanym i kochaną: nawet jeśli straciłeś zaufanie do siebie, Bóg ufa ci!”. To jest pamięć Ducha, to, o czym Duch nieustannie nam przypomina: Bóg o tobie pamięta. Ty stracisz pamięć o Bogu, ale Bóg jej nigdy nie traci w stosunku do ciebie: nieustannie o tobie pamięta.

Mógłbyś jednak oponować: ładne słówka, ale ja mam tyle problemów, zranień i trosk, których nie da się rozwiązać łatwymi pocieszeniami! To Duch Święty prosi by mógł wejść właśnie tam. Bo On, Pocieszyciel, jest duchem uzdrowienia, to Duch zmartwychwstania i może przemienić te rany, które cię palą wewnętrznie. Uczy nas, abyśmy nie odcinali wspomnień o ludziach, którzy nas skrzywdzili, i sytuacjach które nas skrzywdziły, ale abyśmy pozwolili aby w nich była Jego obecność. Tak właśnie postąpił z Apostołami i ich upadkami. Przed Męką opuścili Jezusa, Piotr się Go zaparł, Paweł prześladował chrześcijan: ileż błędów, ileż poczucia winy! A my, my myślimy o naszych błędach: ileż błędów, ileż poczucia winy! W pojedynkę nie było wyjścia. Samodzielnie nie, ale z Pocieszycielem tak. Ponieważ Duch Święty uzdrawia wspomnienia, uzdrawia wspomnienia. Jak? Stawiając na pierwszym miejscu to, co się liczy: pamięć o miłości Boga, Jego spojrzeniu na nas. W ten sposób wprowadza ład w nasze życie: uczy nas akceptować siebie, uczy nas przebaczać sobie samym. nie łatwo jest sobie przebaczyć: Duch uczy nas tej drogi, uczy nas pogodzenia się z przeszłością. Aby zacząć od nowa.

Duch Święty oprócz przypominania nam o punkcie wyjścia, uczy nas także, jakimi drogami podążać. Przypomina nam o punkcie wyjścia, ale teraz uczy nas, jaką drogę obrać. Dowiadujemy się tego z drugiego czytania, gdzie św. Paweł wyjaśnia, że ci, „których prowadzi Duch Boży” (Rz 8,14), „nie postępują według ciała, lecz według Ducha" (w. 4). Innymi słowy, Duch Święty, w obliczu rozdroży życiowych podpowiada najlepszą drogę do wzięcia. Dlatego ważne jest, aby umieć odróżnić Jego głos od głosu złego ducha. Obydwa mówią do nas: trzeba uczyć się rozeznawać, aby zrozumieć, gdzie jest głos Ducha, aby go rozpoznać i iść drogą, aby podążać za tym, co On nam mówi.

Podajmy kilka przykładów: Duch Święty nigdy ci nie powie, że na twojej drodze wszystko jest w porządku. Nigdy ci tego nie powie, bo nie jest to prawda. Nie, On ciebie koryguje, sprawia, że opłakujesz swoje grzechy; zachęca cię do przemiany, do zwalczania twoich fałszów i dwulicowości, nawet jeśli wymaga to wysiłku, wewnętrznej walki i poświęcenia. Zły duch natomiast popycha cię, byś zawsze robił to, co lubisz i chcesz; skłania cię do przekonania, że masz prawo korzystać ze swojej wolności, jak ci się podoba. Ale potem, gdy zostajesz z pustką wewnętrzną – jest to okropne doświadczenie, gdy odczuwamy pustkę wewnętrzną: jakże wielu z nas ją odczuliśmy . a gdy zostają z pustą w swoim wnętrzu – to ona oskarża cię. zły duch cię oskarża, staje się oskarżycielem  i powala na ziemię, niszczy ciebie. Duch Święty, który napomina cię w drodze, nigdy nie zostawia ciebie na pastwę losu, nigdy, ale bierze cię za rękę, pociesza i zawsze dodaje

I znowu, kiedy widzisz, że budzą się w tobie gorycz, pesymizm i smutne myśli – ileż razy w to popadliśmy, to dobrze jest wiedzieć, że to nigdy nie pochodzi od Ducha Świętego. Nigdy, rozgoryczenie, pesymizm, smutne myśli nie pochodzą od Ducha Świętego. Pochodzą od zła, które dobrze czuje się w negatywności i często wykorzystuje tę strategię: podsycanie niecierpliwości, robienie z siebie ofiary, odczuwanie potrzeby użalania się nad sobą, - to okropne, to użalanie się nad sobą, ale ile razy... - a wraz z potrzebą użalania się nad sobą pojawia się potrzeba reagowania na problemy krytyką, zrzucając całą winę na innych. Sprawia, że jesteśmy nerwowi, podejrzliwi i narzekający. Narzekanie to język złego ducha: prowadzi do narzekania, które jest zawsze smutną istotą, z duchem orszaku pogrzebowego. Narzekanie ... Duch Święty, przeciwnie, zaprasza nas, abyśmy nigdy nie tracili ufności i zawsze zaczynali od nowa: wstawaj!, wstawaj! Zawsze dodaje odwagi: wstań! I bierze cię za rękę. Jak? Angażując się jako pierwsi, nie czekając, aż zacznie ktoś inny. Ponadto, niosąc nadzieję i radość wszystkim, których spotykamy, a nie narzekania; nigdy nie zazdrościć innym, nigdy! Zazdrość jest drzwiami, przez które wchodzi zły duch, tak mówi Biblia: przez zawiść diabła zło weszło na świat. Nigdy nie zazdrość, nigdy! Duch Święty przynosi ci dobro, prowadzi cię, abyś cieszył się z  sukcesów innych osób: „Jak wspaniale! Ale jak dobrze, że się udało...”.

Co więcej, Duch Święty jest konkretny, nie jest marzycielem: chce, abyśmy skupili się na tym, co tu i teraz, ponieważ miejsce, w którym jesteśmy, i czas, w którym żyjemy są miejscami łaski. Miejscem łaski jest konkretne miejsce dnia dzisiejszego: tu i teraz. W jaki sposób? To nie są fantazje, które możemy sobie wymyślać, a Duch Święty zawsze prowadzi was do konkretów. Zły duch natomiast chce odwrócić naszą uwagę od tego, co tu i teraz, zabrać nasze myśli gdzie indziej: często przykuwa nas do przeszłości: żalów, nostalgii, do tego, czego nie dało nam życie. Albo projektuje nas w przyszłość, podsycając lęki, złudzenia, fałszywe nadzieje. Duch Święty tego nie czyni, On prowadzi nas do miłowania tu i teraz, w konkretnej rzeczywistości, nie jakiegoś świata idealnego, idealnego Kościoła, nie idealnego zgromadzenia zakonnego, ale tego, co jest, w świetle słońca, w przejrzystości, w prostocie. Jakże różni się od złego, który podsyca to, co się mówi za plecami, plotki, obmowy! Plotkowanie to okropny nawyk, niszczący tożsamość osób.

Duch Święty chce, abyśmy byli razem, ustanawia nas jako Kościół, a dzisiaj - trzeci i ostatni aspekt - uczy Kościół, jak ma iść. Uczniowie byli ukryci w Wieczerniku, a potem Duch Święty zstępuje i wyprowadza ich na zewnątrz. Bez Ducha Świętego byli we własnym gronie, z Duchem Świętym otwierają się na wszystkich. W każdej epoce Duch Święty obala nasze schematy i otwiera nas na swoją nowość. Zawsze jest nowość Boża, która jest nowością Ducha Świętego; zawsze uczy Kościół żywotnej potrzeby wychodzenia na zewnątrz, fizjologicznej potrzeby głoszenia, nie zamykania się w sobie: nie bycia owczarnią, która umacnia ogrodzenie, ale otwartym pastwiskiem, aby wszyscy mogli karmić się pięknem Boga; uczy na bycia domem gościnnym, bez murów, które dzielą. Duch świata natomiast naciska na nas, byśmy skupiali się jedynie na własnych problemach i na własnych interesach, na potrzebie pokazywania się jako osoby znaczące, na usilnej obronie naszej przynależności narodowej i grupowej. Duch Święty tego nie czyni: zachęca, abyśmy zapominali o sobie i otwierali się na wszystkich. I w ten sposób odmładza Kościół. Zauważmy: to On go odmładza, nie my. Staramy się go czasami trochę umalować: ale to na nic. On go odmładza. Ponieważ Kościoła nie programuje się, a projekty modernizacji nie wystarczają. To Duch Święty uwalnia nas od obsesji pilnych spraw i zaprasza nas do kroczenia drogami dawnymi i wciąż nowymi drogami, drogami świadectwa, drogami świadectwa, drogami ubóstwa, drogami misji, aby wyzwolić nas od samych siebie i posłać do świata.

I w końcu - co ciekawe - Duch Święty jest sprawcą podziału, a nawet rumoru, pewnego nieładu. Pomyślmy o poranku Pięćdziesiątnicy: autor wprowadza podział języków, postaw... to był zgiełk! Ale w ten sam sposób jest On autorem harmonii. Dzieli za pomocą różnorodności charyzmatów, ale jest to podział udawany, ponieważ prawdziwy podział wpisuje się w harmonię. Dokonuje podziału za pomocą charyzmatów i wprowadza harmonię w całym tym podziale, i to jest bogactwo Kościoła.

Bracia i siostry, stańmy w szkole Ducha Świętego, aby On nas wszystkiego nauczył. Wzywajmy Go każdego dnia, aby przypominał nam zaczynać zawsze od spojrzenia Boga na nas, w naszych wyborach kierować się słuchaniem Jego głosu, że idziemy razem, jako Kościół, ulegli Jemu i otwarci na świat. Niech się tak stanie.

[00894-PL.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

عظة قداسة البابا فرنسيس

في القدّاس الإلهيّ

في مناسبة عيد العنصرة

يوم الأحد 5 حزيران/يونيو 2022

بازيليكا القدّيس بطرس

في الجملة الأخيرة من الإنجيل الذي أصغينا إليه، أكّد يسوع شيئًا يمنحنا الرّجاء وفي نفس الوقت يجعلنا نفكّر. قال للتلاميذ: "الرُّوحَ القُدُس الَّذي يُرسِلُه الآبُ بِاسمي هو يُعَلِّمُكم جَميعَ الأشياء ويُذَكِّرُكُم جَميعَ ما قُلتُه لَكم" (يوحنا 14، 26). تدهشنا هذه الكلمة ”جميع الأشياء“، وكلمة ”جميع ما قُلتُه لَكم“، ونسأل أنفسنا: بأيّ معنى يعطي الرّوح هذا الفهم الجديد والكامل للذين يقبلونه؟ إنّها ليست مسألة كميّة ولا مسألة أكاديميّة: الله لا يريد أن يحوِّلنا إلى موسوعات أو علماء في كلّ شيء. لا. إنّها مسألة نوعيّة في المعرفة ووجهة نظر وإرادة. الرّوح يجعلنا نرى كلّ شيء بطريقة جديدة، وفقًا لنظرة يسوع. أقول ذلك بعبارة أخرى: في مسيرة الحياة الكبرى، الرّوح يعلّمنا من أين نبدأ، وما هي الطرق التي يجب أن نسلكها وكيف نسير. هناك الرّوح الذي يقول لنا من أين نبدأ، وما هي الطريق التي يجب أن نسلكها وكيف نسير.

أوّلًا: من أين نبدأ. في الواقع، الرّوح القدس يبيّن لنا نقطة انطلاق الحياة الروحيّة. وما هي؟ تحدّث يسوع عن ذلك اليوم في الآية الأولى، حيث قال: "إذا كُنتُم تُحِبُّوني، حَفِظتُم وَصاياي" (الآية 15). إذا كنتم تُحِبُّوني، حَفِظتُم: هذا هو منطق الرّوح. نفكّر غالبًا في الاتجاه المعاكس: إذا حفظنا، سنحبّ. اعتدنا على التفكير في أنّ الحبّ ينبع أساسًا من محافظتنا ومهارتنا وتديّننا. لكن الرّوح يذكّرنا أنّه بدون حبّ في الأساس، كلّ شيء آخر باطل. وأنّ هذا الحبّ لا يُولَد كثيرًا من قدراتنا بل هو عطيّة. الرّوح يعلّمنا أن نحبّ، وعلينا أن نطلب هذه العطيّة. إنّ روح المحبّة هو الذي يضع الحبّ فينا، وهو الذي يجعلنا نشعر بالحبّ ويعلّمنا أن نحبّ. إنّه ”المحرّك“ - إن صحّ التعبير – محرّك حياتنا الروحيّة. هو الذي يحرّك كلّ شيء فينا. لكن إذا لم نبدأ بالرّوح أو مع الرّوح أو في الرّوح، فلا يمكن أن نسلك الطريق.

هو نفسه يذكّرنا بذلك، لأنّه ذاكرة الله، الذي يذكّرنا بكلّ كلمات يسوع (راجع الآية 26). والرّوح القدس هو ذاكرة نشطة تُشعل وتحيِي من جديد محبّة الله في القلب. لقد اختبرنا حضوره لـمّا غُفِرَت خطايانا، عندما امتلأنا بسلامه وحريته وعزائه. من الضروري تغذيّة هذه الذاكرة الروحيّة. نحن نتذكّر دائمًا الأخطاء: يتردّد فينا كثيرًا هذا الصّوت الذي يذكّرنا بالفشل والعيوب، ويقول لنا: ”انظر، هذه سقطة أخرى، فشل آخر، لن تنجح أبدًا، أنت لا تقدر“. هذه لازمة شنيعة وسيّئة. لكن الرّوح القدس يذكّرنا بأشياء أخرى: ”هل سقطتَ؟ لكن أنتَ ابن الله. هل سقطتِ؟ لكن أنتِ ابنة الله، أنت خليقة فريدة، ومختارة، وعزيزة. وإن سقطتَ أو سقطتِ فإنّ الله يحبّكَ ويحبّكِ دائمًا: حتى لو فَقَدتَ الثقة بنفسك، فإنّ الله يثق بك!“. هذه هي ذاكرة الرّوح، ما يذكّرنا به الرّوح باستمرار: الله يذكّرك. قد لا تتذكّر الله، لكن الله يذكّرك: فهو يذكّرك باستمرار.

لكن يمكنك الاعتراض على ذلك فتقول: إنّها كلمات جميلة، لكن لدي مشاكل كثيرة وجروح وهموم لا يتمّ حلّها بتعزيّة بسيطة! هناك بالتحدّيد الرّوح يطلب أن يكون قادرًا على الدخول. لأنّه المعزي، وروح الشفاء وروح القيامة، ويمكنه أن يغيّر الجروح التي تؤلمك في داخلك. إنّه يعلّمنا ألّا نقطع ذكريات الأشخاص والمواقف التي أساءت إلينا، بل أن نذكرهم لكن بحضوره. هكذا فعل مع الرسل وإخفاقاتهم. لقد تخلّوا عن يسوع قبل آلامه، وأنكره بطرس، واضطهد بولس المسيحيّين: كم من الأخطاء، وكم شعور بالذنب! ونحن لنفكر في أخطائنا: كم من الأخطاء، وكم شعور بالذنب! وحدنا لا نستطيع أن نجد مخرجًا. وحدنا لا نستطيع. مع المعزي نستطيع. لأنّ الرّوح يشفي الذكريات. كيف؟ إنّه يعيد من جديد ما يهُم إلى رأس القائمة: بأن نتذكّر محبّة الله، ونظرته إلينا. وهكذا يُنظم الحياة: يعلّمنا أن نقبل أنفسنا، ويعلّمنا أن نغفر لأنفسنا. ليس من السهل أن نغفر لأنفسنا: الرّوح يعلّمنا هذه الطريق، ويعلّمنا أن نتصالح مع الماضي. للانطلاق من جديد.

بالإضافة إلى أنّه يذكّرنا بنقطة البدايّة، الرّوح يعلّمنا أيّ طرق يجب أن نسلكها. إنّه يذكّرنا بنقطة البدايّة، لكنّه الآن يعلّمنا أي طريق يجب أن نسلكها. نتعلّم ذلك من القراءة الثانيّة، حيث يوضّح القدّيس بولس أنّ هؤلاء "يَنقادونَ لِرُوحِ الله" (رومة 8، 14) "نَحنُ الَّذينَ لا يَسلكُونَ سَبيلَ الجَسَد، بل سَبيلَ الرُّوح" (الآية 4). بكلمات أخرى، الرّوح القدس، أمام مفترق طرق الحياة، يقترح علينا أفضل طريق يجب اتباعها. لذلك من المهم أن نعرف كيف نميِّز صوته عن صوت روح الشّرّ. كلاهما يكلّماننا: لكن علينا أن نتعلّم كيف نميِّز بينهما من أجل معرفة مكان صوت الرّوح، حتى نتعرّف عليه ونتبع الطريق، ونتبع الأمور التي يقولها لنا.

لنعطِ بعض الأمثلة: الرّوح القدس لن يقول لك أبدًا أنّ كلّ شيء على ما يرام في مسيرتك. لا، إنّه يصحّحك، ويجعلك تبكي أيضًا على الخطايا، ويحفزك على التغيير ومقاومة أكاذيبك وازدواجيتك، حتى لو تطلّب ذلك جهدًا وصراعًا داخليًّا وتضحيّة. أمّا روح الشّرّ فيدفعك إلى فعل ما تريده وما تحبّه، ويقودك إلى الاعتقاد بأنّ لديك الحقّ في استخدام حريتك كما يحلو لك. ولكن بعد ذلك، عندما تُترك مع الفراغ في داخلك - إنّ خبرة الشعور بالفراغ في الداخل هي أمر سيئ: لقد شعرها الكثير منا! – وأنت، عندما تُترك مع الفراغ في داخلك، فإنّ روح الشّرّ يتهمك، ويُلقي بك على الأرض ويدمرك. الرّوح القدس، الذي يصحّحك في مسيرتك، لا يتركك على الأرض أبدًا، بل يأخذك بيدك ويعزيك ويشجعك دائمًا.

مرة أخرى، عندما ترى المرارة والتشاؤم والأفكار الحزينة تثيرك - كم مرة سقطنا في هذا! - عندما تحدث هذه الأمور فمن الجيّد أن تعرف أنّها لا تأتي أبدًا من الرّوح القدس. بل تأتي من الشّرّ، الذي يشعر بالراحة تجاه السلبيّة وغالبًا ما يستخدم هذه الاستراتيجيّة: إنّه يغذي القلق فيك والسلوك أنّك ضحيّة ويجعلك تشعر بالحاجة إلى الشعور بالأسف على نفسك، والرّد على المشاكل بالانتقاد، وإلقاء اللوم على الآخرين. إنّه يجعلنا متوترين ومرتابين ومتذمرين. الشكوى هي بالتحديد لغة روح الشّرّ: فهو يقودك للتشكي، وأن تكون كائنًا حزينًا دائمًا، بروح الموكب الجنائزي. عكس ذلك، فإنّ الرّوح القدس يدعونا إلى ألّا نفقد الثقة أبدًا وأن نبدأ من جديد دائمًا. كيف؟ بأن نبادر أوّلًا، دون أن ننتظر أن يبدأ شخص آخر. وبعد ذلك نحمل إلى كلّ شخص نلتقي به الرّجاء والفرح وليس الشكاوي. ولا نحسد الآخرين أبدًا. الحسد هو الباب الذي يدخل من خلاله روح الشّرّ، يقول عن ذلك الكتاب المقدس: بسبب حسد إبليس دخل الشّرّ إلى العالم. لا نحسد أبدًا! الرّوح القدس يقودك إلى الخير، ويقودك إلى أن تفرح بنجاحات الآخرين، وأن تقول: ”كم هو جميل! كم هو جميل أنّ هذا سار بشكل جيّد...“.

بالإضافة إلى ذلك، فإنّ الروح القدس عملي، وليس مثاليًّا: يريدنا أن نركّز على ”الآن وهنا“، لأنّ المكان الذي نحن فيه والوقت الذي نعيش فيه هما لحظة النعمة. لكن روح الشّرّ يريد أن يشتّت انتباهنا عن ”هنا والآن“، ويريد أن يأخذنا إلى مكان آخر: غالبًا ما يلقي مراسيه في الماضي: في الندّم، والحنين إلى الماضي، وإلى ما لم تعطنا إياه الحياة. أو يوجّهنا إلى المستقبل، ويغذي فينا القلق، والمخاوف، والأوهام، والآمال الزائفة. أمّا الرّوح القدس فلا يفعل ذلك، بل يقودنا إلى الحبّ هنا والآن: لا يقودنا إلى عالم مثالي، ولا إلى كنيسة مثاليّة، ولا إلى جماعة دينيّة مثاليّة، بل إلى ما هو موجود، إلى نور الشمس، وفي الشفافيّة، وفي البساطة. الفرق كبير مقارنة مع روح الشرير الذي يثير فينا الأشياء التي تقال من وراء الظهر، الإشاعات والثرثرة! الثرثرة عادة سيئة تدمّر هويّة الناس.

الرّوح يريدنا أن نكون معًا، ويقيمنا كنيسةً اليوم – هذا هو الجانب الثالث والأخير - ويعلّم الكنيسة كيف عليها أن تسير. تحصّن التلاميذ في العلية، ثم نزل الرّوح عليهم وجعلهم يخرجون. بدون الرّوح كانوا سيبقون مع بعضهم، ومع الرّوح فتحوا أنفسهم على الجميع. في كلّ عصر، ينقلب الرّوح على مخططاتنا ويفتحنا ويدفعنا إلى ما هو جديد. هناك دائمًا ما هو جديد من الله والذي هو من الرّوح القدس أيضًا، والرّوح يعلّم الكنيسة دائمًا ضرورة الحيويّة للخروج، والحاجة الفيزيولوجيّة للبشارة، ولا أن تبقى منغلقة على نفسها: ألّا تكون قطيعًا يقوّي السياج، بل تكون مرعى مفتوحًا حتى يتمكّن الجميع من أن يغذّوا أنفسهم بجمال الله، وتكون بيتًا مرحّبًا دون جدران مقسمة. لكن الرّوح الدنيويّة تضغطنا حتى نركّز فقط على مشاكلنا ومصالحنا، وعلى الحاجة إلى الظهور على نحو ملائم، وعلى الدفاع الجاد عن انتماءاتنا القوميّة والجماعيّة. الرّوح القدس لا يفعل ذلك: إنّه يدعونا إلى أن ننسى أنفسنا وأن نفتح أنفسنا على الجميع. وهكذا تسترّد الكنيسة من جديد شبابها. لننتبه: الرّوح يعيد إليها من جديد شبابها، وليس نحن. لأنّ الكنيسة لا تبرمِج نفسها، ومشاريع التحديث لا تكفي. الرّوح يحرّرنا من هوس الاستعجال ويدعونا إلى أن نسير على طرق قديمة وجديدة دائمًا، على طرق الشهادة والفقر والإرساليّة، لتحرير أنفسنا من أنفسنا ولنذهب إلى العالم.

أيّها الإخوة والأخوات، لنذهب إلى مدرسة الرّوح القدس لكي يعلّمنا كلّ شيء. ولنبتهل إليه كلّ يوم، لكي يذكّرنا أن ننطلق دائمًا من نظرة الله إلينا، ونتحرّك في اختياراتنا بالإصغاء إلى صوته، ونسير معًا، ككنيسة، مطيعة له ومنفتحة على العالم. آمين.

[00894-AR.02] [Testo originale: Italiano]

[B0432-XX.02]