Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


L’Udienza Generale, 18.05.2022


Catechesi del Santo Padre in lingua italiana

Sintesi della catechesi e saluti nelle diverse lingue

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Francesco ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa, continuando il ciclo di catechesi sulla Vecchiaia, ha incentrato la sua riflessione sul tema: Giobbe. La prova della fede, la benedizione dell’attesa (Lettura: Gb 42,1-6.12.16).

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha indirizzato particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

 

Catechesi del Santo Padre in lingua italiana

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il brano biblico che abbiamo ascoltato chiude il Libro di Giobbe, un vertice della letteratura universale. Noi incontriamo Giobbe nel nostro cammino di catechesi sulla vecchiaia: lo incontriamo come testimone della fede che non accetta una “caricatura” di Dio, ma grida la sua protesta di fronte al male, finché Dio risponda e riveli il suo volto. E Dio alla fine risponde, come sempre in modo sorprendente: mostra a Giobbe la sua gloria ma senza schiacciarlo, anzi, con sovrana tenerezza, come fa Dio, sempre, con tenerezza. Bisogna leggere bene le pagine di questo libro, senza pregiudizi, senza luoghi comuni, per cogliere la forza del grido di Giobbe. Ci farà bene metterci alla sua scuola, per vincere la tentazione del moralismo davanti all’esasperazione e all’avvilimento per il dolore di aver perso tutto.

In questo passaggio conclusivo del libro – noi ricordiamo la storia, Giobbe che perde tutto nella vita, perde le ricchezze, perde la famiglia, perde il figlio e perde anche la salute e rimane lì, piagato, in dialogo con tre amici, poi un quarto, che vengono a salutarlo: questa è la storia – e in questo passaggio di oggi, il passaggio conclusivo del libro, quando Dio finalmente prende la parola (e questo dialogo di Giobbe con i suoi amici è come una strada per arrivare al momento che Dio dia la sua parola) Giobbe viene lodato perché ha compreso il mistero della tenerezza di Dio nascosta dietro il suo silenzio. Dio rimprovera gli amici di Giobbe che presumevano di sapere tutto, sapere di Dio e del dolore, e, venuti per consolare Giobbe, avevano finito per giudicarlo con i loro schemi precostituiti. Dio ci preservi da questo pietismo ipocrita e presuntuoso! Dio ci preservi da quella religiosità moralistica e quella religiosità di precetti che ci dà una certa presunzione e porta al fariseismo e all’ipocrisia.

Ecco come si esprime il Signore nei loro confronti. Così dice il Signore: «La mia ira si è accesa contro di [voi][…], perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe. […]»: questo è quello che dice il Signore agli amici di Giobbe. «Il mio servo Giobbe pregherà per voi, affinché io, per riguardo a lui, non punisca la vostra stoltezza, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe» (42,7-8). La dichiarazione di Dio ci sorprende, perché abbiamo letto le pagine infuocate della protesta di Giobbe, che ci hanno lasciato sgomenti. Eppure – dice il Signore – Giobbe ha parlato bene, anche quando era arrabbiato e anche arrabbiato contro Dio, ma ha parlato bene, perché ha rifiutato di accettare che Dio sia un “Persecutore”, Dio è un’altra cosa. E in premio Dio restituisce a Giobbe il doppio di tutti i suoi beni, dopo avergli chiesto di pregare per quei suoi cattivi amici.

Il punto di svolta della conversione della fede avviene proprio al culmine dello sfogo di Giobbe, là dove dice: «Io so che il mio redentore è vivo /e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! /Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, / senza la mia carne, vedrò Dio. /Io lo vedrò, io stesso, / i miei occhi lo contempleranno e non un altro» (19,25-27). Questo passaggio è bellissimo. A me viene in mente la fine di quell’oratorio geniale di Haendel, il Messia, dopo quella festa dell’Alleluja lentamente il soprano canta questo passaggio: “Io so che il mio Redentore vive”, con pace. E così, dopo tutta questa cosa di dolore e di gioia di Giobbe, la voce del Signore è un’altra cosa. “Io so che il mio Redentore vive”: è una cosa bellissima. Possiamo interpretarlo così: “Mio Dio, io so che Tu non sei il Persecutore. Il mio Dio verrà e mi renderà giustizia”. È la fede semplice nella risurrezione di Dio, la fede semplice in Gesù Cristo, la fede semplice che il Signore sempre ci aspetta e verrà.

La parabola del libro di Giobbe rappresenta in modo drammatico ed esemplare quello che nella vita accade realmente. Cioè che su una persona, su una famiglia o su un popolo si abbattono prove troppo pesanti, prove sproporzionate rispetto alla piccolezza e fragilità umana. Nella vita spesso, come si dice, “piove sul bagnato”. E alcune persone sono travolte da una somma di mali che appare veramente eccessiva e ingiusta. E tante persone sono così.

Tutti abbiamo conosciuto persone così. Siamo stati impressionati dal loro grido, ma spesso siamo anche rimasti ammirati di fronte alla fermezza della loro fede e del loro amore nel loro silenzio. Penso ai genitori di bambini con gravi disabilità o a chi vive un’infermità permanente o al familiare che sta accanto... Situazioni spesso aggravate dalla scarsità di risorse economiche. In certe congiunture della storia, questi cumuli di pesi sembrano darsi come un appuntamento collettivo. È quello che è successo in questi anni con la pandemia di Covid-19 e che sta succedendo adesso con la guerra in Ucraina.

Possiamo giustificare questi “eccessi” come una superiore razionalità della natura e della storia? Possiamo benedirli religiosamente come giustificata risposta alle colpe delle vittime, che se li sono meritati? No, non possiamo. Esiste una sorta di diritto della vittima alla protesta, nei confronti del mistero del male, diritto che Dio concede a chiunque, anzi, che è Lui stesso, in fondo, a ispirare. Alle volte io trovo gente che mi si avvicina e mi dice: “Ma, Padre, io ho protestato contro Dio perché ho questo problema, quell’altro …”. Ma, sai, caro, che la protesta è un modo di preghiera, quando si fa così. Quando i bambini, i ragazzi protestano contro i genitori, è un modo per attirare l’attenzione e chiedere che si prendano cura di loro. Se tu hai nel cuore qualche piaga, qualche dolore e ti viene voglia di protestare, protesta anche contro Dio, Dio ti ascolta, Dio è Padre, Dio non si spaventa della nostra preghiera di protesta, no! Dio capisce. Ma sii libero, sii libera nella tua preghiera, non imprigionare la tua preghiera negli schemi preconcetti! La preghiera dev’essere così, spontanea, come quella di un figlio con il padre, che gli dice tutto quello che gli viene in bocca perché sa che il padre lo capisce. Il “silenzio” di Dio, nel primo momento del dramma, significa questo. Dio non si sottrarrà al confronto, ma all’inizio lascia a Giobbe lo sfogo della sua protesta, e Dio ascolta. Forse, a volte, dovremmo imparare da Dio questo rispetto e questa tenerezza. E a Dio non piace quella enciclopedia – chiamiamola così – di spiegazioni, di riflessione che fanno gli amici di Giobbe. Quello è succo di lingua, che non è giusto: è quella religiosità che spiega tutto, ma il cuore rimane freddo. A Dio non piace, questo. Piace più la protesta di Giobbe o il silenzio di Giobbe.

La professione di fede di Giobbe – che emerge proprio dal suo incessante appello a Dio, a una giustizia suprema – si completa alla fine con l’esperienza quasi mistica, direi io, che gli fa dire: «Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto» (42,5). Quanta gente, quanti di noi dopo un’esperienza un po’ brutta, un po’ oscura, dà il passo e conosce Dio meglio di prima! E possiamo dire, come Giobbe: “Io ti conoscevo per sentito dire, ma adesso ti ho visto, perché tu ho incontrato. Questa testimonianza è particolarmente credibile se la vecchiaia se ne fa carico, nella sua progressiva fragilità e perdita. I vecchi ne hanno viste tante nella vita! E hanno visto anche l’inconsistenza delle promesse degli uomini. Uomini di legge, uomini di scienza, uomini di religione persino, che confondono il persecutore con la vittima, imputando a questa la responsabilità piena del proprio dolore. Si sbagliano!

I vecchi che trovano la strada di questa testimonianza, che converte il risentimento per la perdita nella tenacia per l’attesa della promessa di Dio – c’è un cambiamento, dal risentimento per la perdita verso una tenacia per seguire la promessa di Dio – questi vecchi sono un presidio insostituibile per la comunità nell’affrontare l’eccesso del male. Lo sguardo dei credenti che si rivolge al Crocifisso impara proprio questo. Che possiamo impararlo anche noi, da tanti nonni e nonne, da tanti anziani che, come Maria, uniscono la loro preghiera, a volte straziante, a quella del Figlio di Dio che sulla croce si abbandona al Padre. Guardiamo gli anziani, guardiamo i vecchi, le vecchie, le vecchiette; guardiamoli con amore, guardiamo la loro esperienza personale. Essi hanno sofferto tanto nella vita, hanno imparato tanto nella vita, ne hanno passate tante, ma alla fine hanno questa pace, una pace – io direi – quasi mistica, cioè la pace dell’incontro con Dio, tanto che possono dire “Io ti conoscevo per sentito dire, ma adesso ti hanno visto i miei occhi”. Questi vecchi assomigliano a quella pace del figlio di Dio sulla croce che si abbandona al Padre.

[00771-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Sintesi della catechesi e saluti nelle diverse lingue

In lingua francese

Speaker:

Chers frères et sœurs,

alors que nous poursuivons notre réflexion sur la vieillesse, nous rencontrons la figure de Job. Ce témoin de la foi n’accepte pas la caricature d’un Dieu vengeur que ses amis, plein de piétisme hypocrite et présomptueux, lui présentent; Dieu les condamne pour cela. Venus le consoler, ils en finissent même par le juger responsable de son malheur. Job crie à Dieu sa protestation face au mal. Mais derrière le silence de Dieu se manifeste le mystère de sa tendresse. Il se révèlera à lui de manière inattendue en lui montrant sa gloire. Dieu nous donne le droit de protester contre l’injustice et le mal, Job refuse la rationalité du mal et que Dieu soit un persécuteur: son désir incessant de la justice suprême sera comblé dans le face à face avec le Seigneur.

Encore aujourd’hui, comme Job, nous voyons des personnes, des familles, des peuples souffrir de maux injustes, nous sommes impressionnés par leur cris et émerveillés par la constance de leur foi et de leur amour. Les personnes âgées affligées de maux, portent en elles fragilité et pertes progressives. Par leurs prières et leurs souffrances unies au Christ, elles sont un témoignage crédible et un rempart de la communauté dans sa lutte contre le mal.

Santo Padre:

Saluto cordialmente i fedeli di lingua francese, in particolare i ragazzi delle scuole medie provenienti dalla Francia, i pellegrini della Diocesi di Besançon e della Missione Cattolica Vietnamita di Lione. Il Signore ha posto sul nostro cammino fratelli e sorelle sofferenti che testimoniano una grande fede e un grande amore. Prendiamo a cuore le loro testimonianze e chiediamo a Dio la forza di perseverare con speranza in mezzo alle prove della vita. Dio vi benedica.

Speaker:

Je salue cordialement les personnes de langue française, en particulier les collégiens venus de France ainsi que les pèlerins du Diocèse de Besançon et la Mission Catholique Vietnamienne de Lyon. Le Seigneur a mis sur notre route des frères et sœurs souffrant qui témoignent d’une grande foi et d’un grand amour. Gardons à cœur leurs témoignages et demandons au Dieu la force de persévérer dans l’espérance au milieu des épreuves de la vie. Que Dieu vous bénisse.

[00772-FR.01] [Texte original: Français]

In lingua inglese

Speaker:

Dear brothers and sisters: In our continuing catechesis on the meaning and value of old age in the light of God’s word, we now turn to the great biblical figure of Job. Job’s persevering faith amid profound suffering led him to understand that God, who often appears silent in the face of evil, is nonetheless mysteriously present with his redemptive mercy and love. In his affliction, Job rejects the facile explanations of evil offered by his friends and pours out all his violent pain and protest before God. At the same time, he expresses his trust in God’s justice, to be revealed in due time. All of us know situations where good people endure sufferings that appear unjust and unbearable, yet, like Job, continue to put their faith in God’s promises. The elderly, with the vision born of faith and long experience, can offer a privileged witness in this regard. By their example of trusting prayer, they can teach us to unite ourselves to the crucified Jesus, who on the cross surrendered himself completely into the hands of his heavenly Father, whose infinite love transforms death into life and the greatest evil into abundant good.

Santo Padre:

Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Regno Unito, Danimarca, Israele e Medio Oriente, Canada e Stati Uniti d’America. Nella gioia del Cristo Risorto, invoco su ciascuno di voi, e sulle vostre famiglie, l’amore misericordioso di Dio nostro Padre. Il Signore vi benedica!

Speaker:

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, especially those from the United Kingdom, Denmark, Israel and the Middle East, Canada and the United States of America. In the joy of the Risen Christ, I invoke upon you and your families the loving mercy of God our Father. May the Lord bless you!

[00773-EN.01] [Original text: English]

In lingua tedesca

Speaker:

Liebe Brüder und Schwestern, heute betrachten wir das Glaubenszeugnis Ijobs, der eine Reihe schwerster Schicksalsschläge zu erleiden hatte. Er klagt Gott nicht nur sein Leid, er klagt ihn schließlich sogar dafür an und fordert eine Antwort auf seine bohrenden Fragen. Nach einem schier unerträglich langen Schweigen, das Ijobs Glauben schwer auf die Probe stellt, antwortet Gott. Mit göttlicher Autorität und äußerst liebevoll zugleich führt er Ijob seine unergründliche Herrlichkeit vor Augen. Schnell wird Ijob bewusst, dass er Gott vertrauen und ihm sein Leben mit allen berechtigten Fragen und Zweifeln getrost überlassen darf. Ijob wird von Gott für diese Haltung reich belohnt. Der Herr lobt ihn, weil er das ihm widerfahrende Übel, anders als seine wohlmeinenden aber unverständigen Freunde, nicht als Strafe Gottes gedeutet, sondern stets auf Gottes Liebe und Güte vertraut hatte – gerade auch in seiner ehrlichen und daher Gott ernstnehmenden Klage. Wir alle kennen diese alles in Frage stellende Wirklichkeit von Not und Leid aus eigener oder fremder Anschauung und gewiss haben wir auch schon Menschen erlebt, die sich durch nichts von ihrem Gottvertrauen abbringen ließen. Besonders ältere Menschen, die schon so vieles erlebt und erlitten haben, können uns hier ein glaubwürdiges Zeugnis geben, das uns angesichts des oft übermächtig erscheinenden Leids nicht irrewerden lässt und uns zeigt, dass Gottes Wege, auch wenn sie unser Verstehen übersteigen, am Ende doch zum Heil führen.

Santo Padre:

Cari fedeli di lingua tedesca, vi invito ad aiutare le tante persone che soffrono, siano esse lontane o vicine. Facciamo tutto ciò che ci è possibile, confidando che ogni nostra buona azione è sempre accompagnata e sorretta dalla grazia del Signore.

Speaker:

Liebe Gläubige deutscher Sprache, ich lade euch ein, den vielen Menschen in Not zu helfen, seien sie fern oder nah. Tun wir alles, was wir können und vertrauen wir darauf, dass jede gute Tat immer von der Gnade des Herrn begleitet und getragen wird.

[00774-DE.01] [Originalsprache: Deutsch]

In lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

La catequesis de hoy sobre la ancianidad nos presenta la figura de Job, que gritaba de dolor y le pedía a Dios una respuesta que diera sentido a las numerosas desgracias y humillaciones que padecía en su vida. De ese clamor incesante surgió su conversión y su profesión de fe, ya que Dios le dio a conocer su verdadero rostro. Job, por tanto, obtuvo una respuesta, y fue bendecido con una larga ancianidad, porque se dejó transformar por el misterio de la ternura de Dios, que muchas veces se esconde en el silencio.

La historia de Job ejemplifica la vida de tantas personas, familias y pueblos marcados por el sufrimiento. Su dolor nos interpela, y nos admira la firmeza de su fe y de su amor. Así también los ancianos —que ya han atravesado muchas pruebas a lo largo de su vida—, cuando saben convertir el dolor por las pérdidas en espera confiada de las promesas de Dios, son un testimonio y un tesoro insustituible para que la comunidad pueda aprender a afrontar las dificultades y el exceso de mal.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española. Los invito a releer el libro de Job, y a dejarnos interpelar por su testimonio. Aunque tuvo que atravesar numerosas pruebas y sufrimientos, nunca dejó de elevar su oración al Padre. Unámonos también nosotros a esa súplica, y pidamos al Señor que aumente y fortalezca nuestra fe. Que Dios los bendiga. Muchas gracias.

[00775-ES.02] [Texto original: Español]

In lingua portoghese

Speaker:

Hoje, em nosso caminho nestas catequeses sobre a velhice, encontramos Jó, testemunha da fé que não aceita uma “caricatura” de Deus, mas eleva o seu grito diante do mal até que Deus lhe responda e revele o seu rosto. Deus lhe responde, revelando-lhe a ternura que se escondia por detrás do seu silêncio. Apesar do seu impetuoso protesto, o Senhor afirma que Jó expressou-se bem, por ter rejeitado aceitar que Deus fosse um “Perseguidor”. Em prêmio, Deus restitui a Jó o dobro de todos os seus bens, depois de pedir-lhe que rezasse por seus amigos. A parábola do livro de Jó representa de modo dramático o que pode acontecer em nossa vida: algumas pessoas são golpeadas por uma série de males que, muitas vezes, parece excessiva e injusta. Todos conhecemos pessoas assim e ficamos impressionados com o seu grito diante do sofrimento, mas ficamos também admirados diante da firmeza de sua fé e de seu amor. Os idosos que, tendo visto tantas experiências semelhantes em suas vidas, encontram o caminho do testemunho que converte o ressentimento pelas perdas em tenaz esperança nas promessas de Deus, tornam-se insubstituíveis para que a comunidade possa superar o excesso do mal.

Santo Padre:

Saluto i pellegrini di lingua portoghese, in particolare i fedeli di Cascavel, di Jundiaí, di São Paulo e di Fátima; le Suore della Presentazione di Maria e il gruppo sportivo e culturale proveniente dal Portogallo. Fratelli e sorelle, quando ci troviamo ad affrontare il male, dobbiamo imparare – dall’esempio di tanti anziani – a unire la nostra preghiera a quella di Gesù, che sulla croce si abbandona al Padre. Dio vi benedica!

Speaker:

Saúdo os peregrinos de língua portuguesa, em particular os fiéis de Cascavel, de Jundiaí, de São Paulo e de Fátima; as Irmãs da Apresentação de Maria e o grupo desportivo e cultural proveniente de Portugal. Irmãos e irmãs, quando nos encontramos a enfrentar o mal, devemos aprender – com o exemplo de tantos idosos – a unir a nossa oração àquela de Jesus, que sobre a cruz Se abandona ao Pai. Que Deus vos abençoe!

[00776-PO.01] [Texto original: Português]

In lingua araba

Speaker:

تَكلَّمَ قَداسَةُ البابا اليَوْمَ علَى أيوبَ البارِّ في موضوعِ امتحانِ الإيمانِ وانتظارِ وَعدِ الله، وَقال: كانَ أيوبُ شاهدًا على الإيمانِ باللهِ عندما امتَحَنَهُ الشَّيطان. لم يَقبَلْ مِن أصدقائِهِ صورةَ اللهِ المُضطَهِدِ والظَالِم، بلْ احتَجَّ في وجهِ الشَّر، إلى أنْ أجابَهُ اللهُ وكشفَ لهُ عَن وجهِهِ، وأظهَرَ لهُ مجدَهُ بحنانٍ وأنصَفَهُ. لذلكَ مَدَحَ اللهُ أيوبَ لِفَهمِهِ سِرَّ حنانِهِ المُختَفِي وراءَ صَمتِهِ، ووَبَّخَ اللهُ أصدِقاءَ أيوبَ الّذينَ افتَرَضُوا أنَّهم يَعرفونَ كلَّ شيءٍ عنِ اللهِ والألم. ومِن أجلِ إيمانِ أيوبَ أعادَ اللهُ إليهِ كلَّ ما خسِرَهُ، وبارَكَهُ. وقالَ قداسَتُهُ: سِفرُ أيوبَ يُمَثِّلُ بِطَريقَةٍ مأساويَّةٍ ما يحدُثُ بالفِعلِ في الحياةِ عندما تَنزِلُ مِحَنٌ شديدةٌ جدًّا بشخصٍ أو عائلةٍ أو شَعب، لا تتناسَبُ مَعَ صِغَرِ الإنسانِ وَضَعفِهِ، وعندما يَغرَقُ البَعضُ في شرورٍ ومآسٍ تبدو مُبالَغًا فيها وظالِمة. أمامَ هذا الواقِعِ يَحِقُّ للإنسانِ أنْ يحتَجَّ علَى سِرِّ الشَّرِّ فهوَ حقٌّ مَنَحَهُ اللهُ لنا. واختَتَمَ قداسَتُهُ التَّعلِيمَ وَقال: المُسِنُّونَ الّذينَ يَتَبَنُّونَ شهادةَ أيوبَ الَّتي تُبَدِّلُ الاستِياءَ مِن الخَسارَةِ إلى انتِظارٍ لِوَعدِ الله، هُم ذُخرٌ لا غِنى عنهُ للجماعَةِ في مواجَهَةِ تجاوُزاتِ الشَّرّ. فالكثيرُ مِنهُم يَضُمُّونَ صلاتَهُم في الصُّعوبات، مِثلَ مريم، مَعَ صلاةِ يسوعَ الَّذي سَلَّمَ نفسَهُ للآبِ على الصَّلِيب.

Santo Padre:

Saluto i fedeli di lingua araba. Giobbe è l’uomo sofferente che ha protestato per la gravità del suo dolore, ma è rimasto solido nella fede, per questo Dio lo ha riempito di tenerezza e l’ha accompagnato in un percorso spirituale per arrivare alla verità e per scoprire che Dio è buono. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga ‎sempre da ogni male‎‎‎‏‎‎‎‏!

Speaker:

أُحَيِّي المُؤمِنِينَ الناطِقِينَ باللغَةِ العَرَبِيَّة. أيوب هوَ الإنسانُ المتألِّمُ الَّذي احتَجَّ لِشِدَّةِ ألَمِهِ، لكنَّهُ بَقِيَ ثابتًا في الإيمان، لِهذا مَلأَهُ اللهُ بالحنانِ ورافَقَهُ في مسيرةٍ روحيَّةٍ لِلوُصُولِ إلى الحَقِيقة، ولْيَكتَشِفَ أنَّ اللهَ صالح. باركَكُم الرَّبُّ جَميعًا وحَماكُم دائِمًا مِن كُلِّ شَرّ!

[00777-AR.01] [Testo originale: Arabo]

In lingua polacca

 

Speaker:

W naszym cyklu katechez na temat starości spotykamy biblijnego Hioba, jako świadka wiary, który pomimo swojego cierpienia, nie godzi się jednak na przypisanie Bogu miana „prześladowcy”. W wielkim bólu, wykrzykuje on swój protest, oczekując na Bożą odpowiedź. I Bóg, który milczał, słuchając zbolałego Hioba, w końcu odpowiada. Ukazuje mu swoją chwałę i obdarza największą czułością, a jego przyjaciół, którzy moralizując, uważali, że wiedzą wszystko o Bogu i cierpieniu, upomina słowami: „Zapłonąłem gniewem, bo nie mówiliście o Mnie prawdy”. Księga Hioba w sposób dramatyczny przedstawia prawdę o życiu, o momentach, kiedy na człowieka, rodzinę lub naród spadają nazbyt ciężkie próby, choroby, nieproporcjonalne do ludzkiej małości i słabości. Tak było w minionych latach z pandemią wirusa Covid-19 i tak jest obecnie z wojną na Ukrainie. Czy możemy usprawiedliwić te „ekscesy”, jako wyższą racjonalność natury i historii? Czy możemy je religijnie pobłogosławić, jako słuszną reakcję na winę ofiar, które na nie zasłużyły? Nie możemy! Istnieje swego rodzaju prawo ofiary do protestu w obliczu tajemnicy zła. „Milczenie” Boga w pierwszym momencie dramatu Hioba oznacza właśnie, że Bóg nie unika konfrontacji, ale na początku milczy, pozostawiając człowiekowi możliwość wyrażenia swojego sprzeciwu. Uczmy się od Maryi łączyć swoją modlitwę, niekiedy przejmującą, z modlitwą cierpiącego Syna Bożego, który na krzyżu powierza się Ojcu.

Santo Padre:

Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Due giorni fa avete ricordato Sant'Andrea Bobola, martire gesuita, patrono della vostra Patria. Il suo impegno per l'unità della Chiesa, la sua forza d'animo e la sua fermezza nella difesa della fede in Cristo, vi diano il coraggio di professare i valori evangelici, soprattutto di fronte alle tentazioni della mondanità. Vi benedico di cuore.

Speaker:

Pozdrawiam serdecznie pielgrzymów polskich. Dwa dni temu wspominaliście św. Andrzeja Bobolę, jezuickiego męczennika, patrona Waszej Ojczyzny. Niech jego troska o jedność Kościoła oraz męstwo i bezkompromisowość w obronie wiary w Chrystusa, dodają Wam odwagi w wyznawaniu ewangelicznych wartości, zwłaszcza w obliczu pokusy światowości. Z serca Wam błogosławię.

[00778-PL.01] [Testo originale: Polacco]

In lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i sacerdoti della diocesi di Milano e i diaconi prossimi al sacerdozio di Padova: vi esorto a rinnovare giorno per giorno la disponibilità a rispondere fedelmente alla chiamata del Signore per un servizio generoso al popolo santo di Dio. Saluto l’Associazione “Famiglie per l’accoglienza” che si dedica all’adozione, prendendosi cura di bambini e anziani in difficoltà: perseverate nella fede e nella cultura dell’accoglienza, offrendo così una bella testimonianza cristiana e un importante servizio sociale. Grazie, grazie per quello che fate.

Il mio pensiero va infine, come di consueto, agli anziani, agli ammalati, ai giovani e agli sposi novelli. Carigiovani, non abbiate paura di mettere le vostre energie al servizio del Vangelo, con l’entusiasmo caratteristico della vostra età; e voi, carianziani e cari malati, siate consapevoli di offrire un contributo prezioso alla società, grazie alla vostra saggezza; e voi, carisposi novelli, fate sì che le vostre famiglie crescano come luoghi in cui si impara ad amare Dio ed il prossimo nella serenità e nella gioia.

[00779-IT.01] [Testo originale: Italiano]

[B0369-XX.02]