Intervento di Padre Fabio Baggio, C.S.
Intervento della Dott.ssa Pascale Debbané
Intervento dell’Em.mo Card. Francesco Montenegro
Alle ore 11.30 di questa mattina, presso l’Aula “Giovanni Paolo II” della Sala Stampa della Santa Sede, ha avuto luogo la Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre Francesco per la 108a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che sarà celebrata domenica 25 settembre 2022, sul tema: “Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati”.
Nel corso della Conferenza Stampa è stato presentato il primo video inedito del Santo Padre per la campagna di preparazione alla Giornata.
Sono intervenuti: P. Fabio Baggio, C.S., Sotto-Segretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale con la responsabilità della Sezione Migranti e Rifugiati e dei Progetti speciali; la Dott.ssa Pascale Debbané, Officiale di origine libanese della medesima Sezione Migranti e Rifugiati e l’Em.mo Card. Francesco Montenegro, Arcivescovo emerito di Agrigento e Membro del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.
Ne riportiamo di seguito gli interventi:
Intervento di Padre Fabio Baggio, C.S.
“Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati”: questo è il tema che il Santo Padre ha dato al suo Messaggio per la 108a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si celebrerà il prossimo 25 settembre.
In un mondo profondamente segnato dalla crisi pandemica e da emergenze umanitarie vecchie e nuove, Papa Francesco ribadisce con vigore l'impegno comune a costruire un futuro che risponda sempre di più al progetto di Dio, un futuro di pace e prosperità, il Regno di Dio.
Il futuro va costruito “con” i migranti e i rifugiati - sottolinea il Santo Padre - così come con tutti gli abitanti delle periferie esistenziali, con gli scartati e gli emarginati, perché nessuno rimanga escluso. Questa inclusione è conditio sine qua non perché “senza di loro non sarebbe il Regno che Dio vuole”.
Ma “costruire con” significa anche riconoscere e promuovere il contributo dei migranti e dei rifugiati a tale opera di costruzione, perché solo così si potrà edificare un mondo che assicuri le condizioni per lo sviluppo umano integrale di tutti e tutte.
Nel Suo Messaggio Papa Francesco fa ampio riferimento alla visione profetica di Isaia 60, nella quale l’arrivo degli stranieri è presentato come un’opportunità di arricchimento sociale ed economico per la Nuova Gerusalemme. E “la storia ci insegna che il contributo dei migranti e dei rifugiati è stato fondamentale per la crescita sociale ed economica delle nostre società. E lo è anche oggi.” Si tratta indubbiamente di un grande potenziale che va riconosciuto e valorizzato.
Il Santo Padre evidenzia come la presenza di migranti e rifugiati rappresenta anche un’occasione di crescita culturale e spirituale per le comunità che le accolgono. “Grazie a loro abbiamo la possibilità di conoscere meglio il mondo e la bellezza della sua diversità.” L’incontro e la conoscenza reciproca ci fanno crescere nella nostra umanità e apre la nostra mente a visioni e prospettive nuove.
Dal Messaggio si evince come i migranti e i rifugiati cattolici siano una vera “benedizione” per le Chiese locali, in quanto permettono di vivere più pienamente la cattolicità. “Essi sono spesso portatori di dinamiche rivitalizzanti e animatori di celebrazioni vibranti.” Con le loro espressioni di fede e devozioni, essi contribuiscono a rendere ancora più bella l'esperienza comunitaria.
Secondo il Santo Padre, “Costruire il futuro” è un imperativo che si declina in prima persona plurale. E’ un dovere e un impegno di tutti e tutti che deve cominciare da subito “Perché il futuro comincia oggi e comincia da ciascuno di noi”. Non c’è tempo da perdere se davvero vogliamo che il progetto di Dio sul mondo si realizzi davvero.
Il Santo Padre conclude il suo Messaggio con una preghiera dai toni squisitamente francescani:
Signore, rendici portatori di speranza,
perché dove c’è oscurità regni la tua luce,
e dove c’è rassegnazione rinasca la fiducia nel futuro.
Signore, rendici strumenti della tua giustizia,
perché dove c’è esclusione fiorisca la fraternità,
e dove c’è ingordigia prosperi la condivisione.
Signore, rendici costruttori del tuo Regno
Insieme con i migranti e i rifugiati
e con tutti gli abitanti delle periferie.
Signore, fa’ che impariamo com’è bello
vivere tutti da fratelli e sorelle. Amen.
[00737-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Intervento della Dott.ssa Pascale Debbané
Migrating helped build my present
The Holy Father writes that “Building the future with migrants and refugees also means recognising and appreciating how much each of them can contribute in the process of construction.” I would like to share how my experience as a migrant has enriched the mission entrusted to me today at the Section.
During the war, my family had to migrate to Canada. We were warmly welcomed and quickly integrated into the local community through our school, our parish and the various activities in which we participated.
As a teenager, I felt very guilty for leaving my country behind. Integration was challenging for me. At school, I was told to blend in normally and keep my feelings to myself, as if my life was normal, but it wasn't! I was filled with anger, sadness and frustration. Unfortunately, I was not able to hide it and was often in trouble! Thankfully, my English teacher helped me express my anger by making me write daily in a journal that he had to correct in order to assess my writing skills. My teacher and I were not of the same religion, his empathy towards me made me experience kindness and broke the boundaries of prejudice. I, in turn, was able to share this openness when I returned to my country after the war.
Today, I work in the Migrants and Refugees Section of the Vatican, assisting the local churches in the Middle-East. Through the meticulous work of personal conversion and of transforming reality, I had to forgive and heal in order to fulfil my mission as Regional Coordinator. The human kindness I received then, played a major part in helping me heal and understand fraternity.
Because the future starts today and begins with each of us, I am grateful that providence has found a way for me to use my experience as a migrant to help build the future of other migrants and refugees, so that God’s plan for the world may be realised and his Kingdom of justice, fraternity, and peace may come.
[00735-EN.01] [Original text: English]
Intervento dell’Em.mo Card. Francesco Montenegro
Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati
Anche quest’anno accogliamo il messaggio che il Santo Padre ha indirizzato alla Chiesa per la prossima giornata mondiale del migrante e del rifugiato che sarà celebrata il 25 settembre. Al centro vi è il tema dell’impegno a costruire il futuro con i migranti, i rifugiati e quanti abitano le periferie esistenziali.
Il Papa ci invita a riflettere sul legame profondo che c’è tra la dimensione della vita eterna verso la quale ci muoviamo e il presente della storia che appare così confuso e preoccupante a motivo di quello che sta succedendo (guerre, emarginazioni, disuguaglianze). Sembra ci sia una distanza abissale tra l’annuncio della Dimora celeste affidato alla chiesa, carico di speranza, e la storia abitata dagli uomini.
Il futuro di cui parla il Papa nel messaggio non è un generico “domani” ma è la certezza che appartiene al credente il quale sa di camminare verso l’eternità; così come il presente non lo si può inquadrare in un confuso insieme di fatti che nulla hanno a che vedere con il progetto di Dio. La comunità cristiana ha la responsabilità di vivere l’oggi cercando di realizzare il progetto di Dio attraverso la giustizia, la pace, il rispetto della dignità di ogni persona. In questo modo, mentre cammina nel tempo in obbedienza alla volontà di Dio, prepara il futuro – potremmo dire – anticipa l’eternità.
Questa visione della storia della salvezza impone una logica inclusiva: tutti siamo chiamati ad entrare nella Dimora eterna. Da qui il titolo della giornata: “Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati”. Il Papa ci invita di passare dalla logica della semplice accoglienza a quella evangelica della fraternità universale in cui l’altro – e in particolare il povero – è il fratello col quale sono chiamato a camminare. Non ci sono alcuni che accolgono e altri che vengono accolti ma fratelli che dobbiamo amarci, imparando a fare della diversità culturale, religiosa o sociale una grande opportunità di crescita per tutti.
L’esperienza che ho fatto come Vescovo di Agrigento mi permette di confermare questi principi che animano il messaggio di Papa Francesco. Tutto ciò che avveniva a Lampedusa con il continuo arrivo di migranti ha scosso non solo quella comunità parrocchiale e la diocesi agrigentina ma, mi sento di dire, il mondo intero. Cosa fare di fronte a migliaia di persone che ogni giorno arrivano con mezzi di fortuna? Cosa fare quando – come nel 2013 – diverse centinaia di loro affondarono a pochi metri dalla costa perdendo la vita? Quando ti trovi di fronte a questi fatti ti accorgi che solo il principio della fraternità ti può aiutare. Se riesci a guardare negli occhi quell’uomo, quella donna o quel bambino capisci che è uguale a te, che è tuo fratello. In quell’istante cadono tutte le distinzioni, le diatribe politiche, le logiche dei numeri o le normative di questo o di quel paese. Quegli occhi ti dicono la dignità di quella persona prima e più della sua appartenenza a un paese “X” o a una religione “Y”. Costruire il futuro richiede questo sguardo sull’altro libero da ogni pregiudizio e da ogni privilegio. Il Papa insiste molto sul fatto che questa prospettiva può rivelarsi una opportunità di crescita per tutti. La storia ci insegna che laddove il futuro lo si è costruito in una logica inclusiva, alla fine, ci hanno guadagnato tutti, non solo in termini di rispetto ma anche economicamente e culturalmente.
Il Papa rivolge l’appello a tutti e in particolare ai giovani. In effetti sono quelli meglio predisposti a entrare in questa visione. Tante realtà associative, cattoliche e non, si accostano al migrante e al rifugiato proprio con lo spirito auspicato da Papa Francesco. Ai giovani viene spontaneo abbattere le barriere. Sentono il futuro come la loro casa e credo che dobbiamo fidarci di più del loro istinto per costruire percorsi di integrazione fra tutti i popoli della terra.
Siamo certi che il messaggio incontrerà l’accoglienza delle comunità cristiane e di tante persone di buona volontà desiderose di abitare in mondo segnato di giustizia, fraternità e pace. Molto bella la preghiera che chiude il testo. Riprendo la parte centrale:
“Signore, rendici costruttori del tuo Regno
insieme con i migranti e i rifugiati
e con tutti gli abitanti delle periferie”
[00736-IT.01] [Testo originale: Italiano]
[B0349-XX.02]