Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Messaggio Pasquale del Santo Padre e Benedizione “Urbi et Orbi, 17.04.2022


Messaggio del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Alle ore 12, dalla Loggia Centrale della Basilica di San Pietro, il Santo Padre Francesco ha rivolto ai fedeli presenti in piazza San Pietro e a quanti lo ascoltavano attraverso la radio, la televisione e gli altri mezzi di comunicazione il Messaggio Pasquale.

Quindi, dopo l’annuncio della concessione dell’indulgenza dato dal Cardinale Protodiacono Renato Raffaele Martino, il Papa ha impartito la Benedizione “Urbi et Orbi”.

Pubblichiamo di seguito il Messaggio Pasquale del Santo Padre:

Messaggio del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle, buona Pasqua!

Gesù, il Crocifisso, è risorto! Viene in mezzo a coloro che lo piangono, rinchiusi in casa, pieni di paura e di angoscia. Viene a loro e dice: «Pace a voi!» (Gv 20,19). Mostra le piaghe nelle mani e nei piedi, la ferita nel costato: non è un fantasma, è proprio Lui, lo stesso Gesù che è morto sulla croce ed è stato nel sepolcro. Davanti agli sguardi increduli dei discepoli Egli ripete: «Pace a voi!» (v. 21).

Anche i nostri sguardi sono increduli, in questa Pasqua di guerra. Troppo sangue abbiamo visto, troppa violenza. Anche i nostri cuori si sono riempiti di paura e di angoscia, mentre tanti nostri fratelli e sorelle si sono dovuti chiudere dentro per difendersi dalle bombe. Facciamo fatica a credere che Gesù sia veramente risorto, che abbia veramente vinto la morte. Che sia forse un’illusione? Un frutto della nostra immaginazione?

No, non è un’illusione! Oggi più che mai risuona l’annuncio pasquale tanto caro all’Oriente cristiano: «Cristo è risorto! È veramente risorto!» Oggi più che mai abbiamo bisogno di Lui, al termine di una Quaresima che sembra non voler finire. Abbiamo alle spalle due anni di pandemia, che hanno lasciato segni pesanti. Era il momento di uscire insieme dal tunnel, mano nella mano, mettendo insieme le forze e le risorse... E invece stiamo dimostrando che in noi non c’è ancora lo spirito di Gesù, c’è ancora lo spirito di Caino, che guarda Abele non come un fratello, ma come un rivale, e pensa a come eliminarlo. Abbiamo bisogno del Crocifisso Risorto per credere nella vittoria dell’amore, per sperare nella riconciliazione. Oggi più che mai abbiamo bisogno di Lui, che venga in mezzo a noi e ci dica ancora: «Pace a voi!».

Solo Lui può farlo. Solo Lui ha il diritto oggi di annunciarci la pace. Solo Gesù, perché porta le piaghe, le nostre piaghe. Quelle sue piaghe sono nostre due volte: nostre perché procurate a Lui da noi, dai nostri peccati, dalla nostra durezza di cuore, dall’odio fratricida; e nostre perché Lui le porta per noi, non le ha cancellate dal suo Corpo glorioso, ha voluto tenerle in sé per sempre. Sono un sigillo incancellabile del suo amore per noi, un’intercessione perenne perché il Padre celeste le veda e abbia misericordia di noi e del mondo intero. Le piaghe nel Corpo di Gesù risorto sono il segno della lotta che Lui ha combattuto e vinto per noi, con le armi dell’amore, perché noi possiamo avere pace, essere in pace, vivere in pace.

Guardando quelle piaghe gloriose, i nostri occhi increduli si aprono, i nostri cuori induriti si schiudono e lasciano entrare l’annuncio pasquale: «Pace a voi!».

Fratelli e sorelle, lasciamo entrare la pace di Cristo nelle nostre vite, nelle nostre case, nei nostri Paesi!

Sia pace per la martoriata Ucraina, così duramente provata dalla violenza e dalla distruzione della guerra crudele e insensata in cui è stata trascinata. Su questa terribile notte di sofferenza e di morte sorga presto una nuova alba di speranza! Si scelga la pace. Si smetta di mostrare i muscoli mentre la gente soffre. Per favore, per favore: non abituiamoci alla guerra, impegniamoci tutti a chiedere a gran voce la pace, dai balconi e per le strade! Pace! Chi ha la responsabilità delle Nazioni ascolti il grido di pace della gente. Ascolti quella inquietante domanda posta dagli scienziati quasi settant’anni fa: «Metteremo fine al genere umano, o l’umanità saprà rinunciare alla guerra?» (Manifesto Russell-Einstein, 9 luglio 1955).

Porto nel cuore tutte le numerose vittime ucraine, i milioni di rifugiati e di sfollati interni, le famiglie divise, gli anziani rimasti soli, le vite spezzate e le città rase al suolo. Ho negli occhi lo sguardo dei bambini rimasti orfani e che fuggono dalla guerra. Guardandoli non possiamo non avvertire il loro grido di dolore, insieme a quello dei tanti altri bambini che soffrono in tutto il mondo: quelli che muoiono di fame o per assenze di cure, quelli che sono vittime di abusi e violenze e quelli a cui è stato negato il diritto di nascere.

Nel dolore della guerra non mancano anche segni incoraggianti, come le porte aperte di tante famiglie e comunità che in tutta Europa accolgono migranti e rifugiati. Questi numerosi atti di carità diventino una benedizione per le nostre società, talvolta degradate da tanto egoismo e individualismo, e contribuiscano a renderle accoglienti per tutti.

Il conflitto in Europa ci renda più solleciti anche davanti ad altre situazioni di tensione, sofferenza e dolore, che interessano troppe regioni del mondo e non possiamo né vogliamo dimenticare.

Sia pace per il Medio Oriente, lacerato da anni di divisioni e conflitti. In questo giorno glorioso domandiamo pace per Gerusalemme e pace per coloro che la amano (cfr Sal 121 [122]), cristiani, ebrei, e musulmani. Possano israeliani, palestinesi e tutti gli abitanti della Città Santa, insieme con i pellegrini, sperimentare la bellezza della pace, vivere in fraternità e accedere con libertà ai Luoghi Santi nel rispetto reciproco dei diritti di ciascuno.

Sia pace e riconciliazione per i popoli del Libano, della Siria e dell’Iraq, e in particolare per tutte le comunità cristiane che vivono in Medio Oriente.

Sia pace anche per la Libia, perché trovi stabilità dopo anni di tensioni, e per lo Yemen, che soffre per un conflitto da tutti dimenticato con continue vittime: la tregua siglata nei giorni scorsi possa restituire speranza alla popolazione.

Al Signore risorto chiediamo il dono della riconciliazione per il Myanmar, dove perdura un drammatico scenario di odio e di violenza, e per l’Afghanistan, dove non si allentano le pericolose tensioni sociali e dove una drammatica crisi umanitaria sta martoriando la popolazione.

Sia pace per tutto il continente africano, affinché cessino lo sfruttamento di cui è vittima e l’emorragia portata dagli attacchi terroristici – in particolare nella zona del Sahel – e incontri sostegno concreto nella fraternità dei popoli. Ritrovi l’Etiopia, afflitta da una grave crisi umanitaria, la via del dialogo e della riconciliazione, e cessino le violenze nella Repubblica Democratica del Congo. Non manchi la preghiera e la solidarietà per le popolazioni del Sudafrica orientale, colpite da devastanti alluvioni.

Cristo risorto accompagni e assista le popolazioni dell’America Latina, che in alcuni casi hanno visto peggiorare, in questi tempi difficili di pandemia, le loro condizioni sociali, esacerbate anche da casi di criminalità, violenza, corruzione e narcotraffico.

Al Signore Risorto domandiamo di accompagnare il cammino di riconciliazione che la Chiesa Cattolica canadese sta percorrendo con i popoli autoctoni. Lo Spirito di Cristo Risorto sani le ferite del passato e disponga i cuori alla ricerca della verità e della fraternità.

Cari fratelli e sorelle, ogni guerra porta con sé strascichi che coinvolgono tutta l’umanità: dai lutti al dramma dei profughi, alla crisi economica e alimentare di cui si vedono già le avvisaglie. Davanti ai segni perduranti della guerra, come alle tante e dolorose sconfitte della vita, Cristo, vincitore del peccato, della paura e della morte, esorta a non arrendersi al male e alla violenza. Fratelli e sorelle, lasciamoci vincere dalla pace di Cristo! La pace è possibile, la pace è doverosa, la pace è primaria responsabilità di tutti!

[00567-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Chers frères et sœurs, joyeuses Pâques !

Jésus, le Crucifié, est ressuscité ! Il vient au milieu de ceux qui le pleurent, enfermés dans une maison, remplis de peur et d’angoisse. Il vient au milieu d’eux et dit: « La paix soit avec vous ! » (Jn 20, 19). Il montre les plaies de ses mains et de ses pieds, la blessure de son côté: ce n’est pas un fantôme, c’est précisément Lui, le même Jésus qui est mort sur la croix et qui a été déposé dans le tombeau. Devant les regards incrédules des disciples, il répète: « La paix soit avec vous ! » (v. 21).

Nos regards sont aussi incrédules, en cette Pâques de guerre. Nous avons vu trop de sang, trop de violence. Nos cœurs se sont remplis aussi de peur et d’angoisse, tandis qu’un grand nombre de nos frères et sœurs ont dû s’enfermer pour se défendre contre les bombes. Nous avons du mal à croire que Jésus soit vraiment ressuscité, qu’il ait vraiment vaincu la mort. Serait-ce peut-être une illusion ? Un fruit de notre imagination ?

Non, ce n’est pas une illusion ! Aujourd’hui plus que jamais retentit l’annonce pascale si chère à l’Orient chrétien: «Le Christ est ressuscité ! Il est vraiment ressuscité!» Aujourd’hui plus que jamais nous avons besoin de Lui, au terme d’un Carême qui semble ne pas vouloir finir. Nous avons derrière nous deux ans de pandémie, qui ont laissé des traces profondes. Il était temps de sortir ensemble du tunnel, main dans la main, en rassemblant nos forces et nos ressources... Et au lieu de cela, nous démontrons qu’en nous il n’y a pas encore l’esprit de Jésus, il y a encore l’esprit de Caïn, qui regarde Abel non pas comme un frère, mais comme un rival, et pense à la façon de l’éliminer. Nous avons besoin du Crucifié Ressuscité pour croire en la victoire de l’amour, pour espérer en la réconciliation. Aujourd’hui plus que jamais nous avons besoin de Lui, qu’il vienne parmi nous et nous dise encore: «La paix soit avec vous!».

Lui seul peut le faire. Lui seul a le droit de nous annoncer la paix aujourd’hui. Jésus seul, parce qu’il porte les plaies, nos plaies. Ses plaies sont deux fois les nôtres : les nôtres parce qu’elles Lui ont été faites par nous, par nos péchés, par notre dureté de cœur, par notre haine fratricide ; et les nôtres parce qu’il les porte pour nous, il ne les a pas effacées de son Corps glorieux, il a voulu les garder en lui pour toujours. Elles sont un sceau ineffaçable de son amour pour nous, une intercession perpétuelle pour que le Père céleste les voie et qu’il ait pitié de nous et du monde entier. Les plaies dans le Corps de Jésus ressuscité sont le signe de la lutte qu’il a menée et vaincue pour nous, avec les armes de l’amour, afin que nous puissions avoir la paix, être en paix, vivre en paix.

En regardant ces plaies glorieuses, nos yeux incrédules s’ouvrent, nos cœurs endurcis s’ouvrent et laissent entrer l’annonce pascale : « La paix soit avec vous! ».

Frères et sœurs, laissons la paix du Christ entrer dans nos vies, dans nos maisons, dans nos pays !

Qu’il y ait la paix pour l’Ukraine martyrisée, si durement éprouvée par la violence et par la destruction de la guerre cruelle et insensée dans laquelle elle a été entraînée. Qu’une nouvelle aube d’espérance se lève bientôt sur cette terrible nuit de souffrance et de mort ! Que l’on choisisse la paix. Que l’on arrête de montrer les muscles pendant que les gens souffrent. S’il vous plaît, s’il vous plaît: ne nous habituons pas à la guerre, engageons-nous tous à demander la paix, depuis les balcons et dans les rues! Paix! Que ceux qui ont la responsabilité des Nations entendent le cri de paix des gens. Qu’ils entendent cette question inquiétante posée par les scientifiques, il y a presque soixante-dix ans : « Allons-nous mettre fin à la race humaine, ou l’humanité saura-t-elle renoncer à la guerre? » (Manifeste Russell-Einstein, 9 juillet 1955).

Je porte dans mon cœur toutes les nombreuses victimes ukrainiennes, les millions de réfugiés et de déplacés internes, les familles divisées, les personnes âgées restées seules, les vies brisées et les villes rasées. J’ai dans les yeux le regard des enfants devenus orphelins et fuyant la guerre. En les regardant, nous ne pouvons pas ne pas entendre leur cri de douleur, avec celui des nombreux autres enfants qui souffrent dans le monde entier: ceux qui meurent de faim ou par manque de soins, ceux qui sont victimes d’abus et de violences et ceux qui ont été privés du droit de naître.

Dans la douleur de la guerre, des signes encourageants ne manquent également pas, comme les portes ouvertes de nombreuses familles et communautés qui accueillent des migrants et des réfugiés dans toute l’Europe. Que ces nombreux actes de charité deviennent une bénédiction pour nos sociétés, parfois dégradées par tant d’égoïsme et d’individualisme, et qu’ils contribuent à les rendre accueillantes pour tous.

Que le conflit en Europe nous rende également plus attentifs face à d’autres situations de tension, de souffrance et de douleur, qui affectent trop de régions du monde et que nous ne pouvons, ni ne voulons oublier.

Qu’il y ait la paix pour le Moyen-Orient, déchiré par des années de divisions et de conflits. En ce jour glorieux, demandons la paix pour Jérusalem et la paix pour ceux qui l’aiment (cf. Ps 121 [122]), chrétiens, juifs et musulmans. Puissent Israéliens, Palestiniens et tous les habitants de la Ville Sainte, avec les pèlerins, faire l’expérience de la beauté de la paix, vivre en fraternité et accéder avec liberté aux Lieux Saints dans le respect réciproque des droits de chacun.

Qu’il y ait la paix et la réconciliation pour les peuples du Liban, de la Syrie et de l’Irak, et en particulier pour toutes les communautés chrétiennes qui vivent au Moyen-Orient.

Qu’il y ait la paix aussi pour la Libye, afin qu’elle trouve la stabilité après des années de tensions, et pour le Yémen, qui souffre d’un conflit oublié par tous, avec sans cessede nouvelles victimes : que la trêve signée ces derniers jours puisse redonner espoir à la population.

Demandons au Seigneur ressuscité le don de la réconciliation pour le Myanmar, où perdure un scénario dramatique de haine et de violence, et pour l’Afghanistan, où les dangereuses tensions sociales ne s’apaisent pas et, où une crise humanitaire dramatique est en train de martyriser la population.

Qu’il y ait la paix pour tout le continent africain, afin que cessent l’exploitation dont elle est victime et l’hémorragie causée par les attaques terroristes – en particulier dans la zone du Sahel – et qu’elle rencontre un soutien concret dans la fraternité des peuples. Que l’Éthiopie, frappée par une grave crise humanitaire, retrouve la voie du dialogue et de la réconciliation, et que cessent les violences en République démocratique du Congo. Que la prière et la solidarité de manquent pas pour les populations d’Afrique du Sud orientale, touchées par des inondations dévastatrices.

Que le Christ ressuscité accompagne et assiste les populations d’Amérique latine, qui dans certains cas ont vu empirer, en ces temps difficiles de pandémie, leurs conditions sociales, exacerbées également par des cas de criminalité, de violence, de corruption et de trafic de drogue.

Demandons au Seigneur ressuscité d’accompagner le chemin de réconciliation que l’Église catholique du Canada réalise avec les Peuples autochtones. Que l'Esprit du Christ ressuscité guérisse les blessures du passé et dispose les cœurs à la recherche de la vérité et de la fraternité.

Chers frères et sœurs, chaque guerre porte en elle des séquelles qui impliquent toute l’humanité: des deuils au drame des réfugiés, à la crise économique et alimentaire dont on voit déjà les signes avant-coureurs. Face aux signes persistants de la guerre, comme aux nombreuses et douloureuses défaites de la vie, le Christ, vainqueur du péché, de la peur et de la mort, exhorte à ne pas s’abandonner au mal et à la violence. Frères et sœurs, laissons-nous vaincre par la paix du Christ ! La paix est possible, la paix est un devoir, la paix est la responsabilité première de tous !

[00567-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Dear brothers and sisters, Happy Easter!

Jesus, the Crucified One, is risen! He stands in the midst of those who mourned him, locked behind closed doors and full of fear and anguish. He comes to them and says: “Peace be with you!” (Jn 20:19). He shows the wounds in his hands and feet, and the wound in his side. He is no ghost; it is truly Jesus, the same Jesus who died on the cross and was laid in the tomb. Before the incredulous eyes of the disciples, he repeats: “Peace be with you!” (v. 21).

Our eyes, too, are incredulous on this Easter of war. We have seen all too much blood, all too much violence. Our hearts, too, have been filled with fear and anguish, as so many of our brothers and sisters have had to lock themselves away in order to be safe from bombing. We struggle to believe that Jesus is truly risen, that he has truly triumphed over death. Could it be an illusion? A figment of our imagination?

No, it is not an illusion! Today, more than ever, we hear echoing the Easter proclamation so dear to the Christian East: “Christ is risen! He is truly risen!” Today, more than ever, we need him, at the end of a Lent that has seemed endless. We emerged from two years of pandemic, which took a heavy toll. It was time to come out of the tunnel together, hand in hand, pooling our strengths and resources... Instead, we are showing that we do not yet have within us the spirit of Jesus but the spirit of Cain, who saw Abel not as a brother, but as a rival, and thought about how to eliminate him. We need the crucified and risen Lord so that we can believe in the victory of love, and hope for reconciliation. Today, more than ever, we need him to stand in our midst and repeat to us: “Peace be with you!”

Only he can do it. Today, he alone has the right to speak to us of peace. Jesus alone, for he bears wounds… our wounds. His wounds are indeed ours, for two reasons. They are ours because we inflicted them upon him by our sins, by our hardness of heart, by our fratricidal hatred. They are also ours because he bore them for our sake; he did not cancel them from his glorified body; he chose to keep them forever. They are the indelible seal of his love for us, a perennial act of intercession, so that the heavenly Father, in seeing them, will have mercy upon us and upon the whole world. The wounds on the body of the risen Jesus are the sign of the battle he fought and won for us, won with the weapons of love, so that we might have peace and remain in peace.

As we contemplate those glorious wounds, our incredulous eyes open wide; our hardened hearts break open and we welcome the Easter message: “Peace be with you!”

Brothers and sisters, let us allow the peace of Christ to enter our lives, our homes, our countries!

May there be peace for war-torn Ukraine, so sorely tried by the violence and destruction of the cruel and senseless war into which it was dragged. In this terrible night of suffering and death, may a new dawn of hope soon appear! Let there be a decision for peace. May there be an end to the flexing of muscles while people are suffering. Please, please, let us not get used to war! Let us all commit ourselves to imploring peace, from our balconies and in our streets! Peace! May the leaders of nations hear people’s plea for peace. May they listen to that troubling question posed by scientists almost seventy years ago: “Shall we put an end to the human race, or shall mankind renounce war?” (Russell-Einstein Manifesto, 9 July 1955).

I hold in my heart all the many Ukrainian victims, the millions of refugees and internally displaced persons, the divided families, the elderly left to themselves, the lives broken and the cities razed to the ground. I see the faces of the orphaned children fleeing from the war. As we look at them, we cannot help but hear their cry of pain, along with that of all those other children who suffer throughout our world: those dying of hunger or lack of medical care, those who are victims of abuse and violence, and those denied the right to be born.

Amid the pain of the war, there are also encouraging signs, such as the open doors of all those families and communities that are welcoming migrants and refugees throughout Europe. May these numerous acts of charity become a blessing for our societies, at times debased by selfishness and individualism, and help to make them welcoming to all.

May the conflict in Europe also make us more concerned about other situations of conflict, suffering and sorrow, situations that affect all too many areas of our world, situations that we cannot overlook and do not want to forget.

May there be peace for the Middle East, racked by years of conflict and division. On this glorious day, let us ask for peace upon Jerusalem and peace upon all those who love her (cf. Ps 121 [122]), Christians, Jews and Muslims alike. May Israelis, Palestinians and all who dwell in the Holy City, together with the pilgrims, experience the beauty of peace, dwell in fraternity and enjoy free access to the Holy Places in mutual respect for the rights of each.

May there be peace and reconciliation for the peoples of Lebanon, Syria and Iraq, and in particular for all the Christian communities of the Middle East.

May there be peace also for Libya, so that it may find stability after years of tensions, and for Yemen, which suffers from a conflict forgotten by all, with continuous victims: may the truce signed in recent days restore hope to its people.

We ask the risen Lord for the gift of reconciliation for Myanmar, where a dramatic scenario of hatred and violence persists, and for Afghanistan, where dangerous social tensions are not easing and a tragic humanitarian crisis is bringing great suffering to its people.

May there be peace for the entire African continent, so that the exploitation it suffers and the hemorrhaging caused by terrorist attacks – particularly in the Sahel region – may cease, and that it may find concrete support in the fraternity of the peoples. May the path of dialogue and reconciliation be undertaken anew in Ethiopia, affected by a serious humanitarian crisis, and may there be an end to violence in the Democratic Republic of Congo. May prayer and solidarity not be lacking for the people in the eastern part of South Africa, struck by devastating floods.

May the risen Christ accompany and assist the people of Latin America, who in some cases have seen their social conditions worsen in these difficult times of pandemic, exacerbated as well by instances of crime, violence, corruption and drug trafficking.

Let us ask the risen Lord to accompany the journey of reconciliation that the Catholic Church in Canada is making with the indigenous peoples. May the Spirit of the risen Christ heal the wounds of the past and dispose hearts to seek truth and fraternity.

Dear brothers and sisters, every war brings in its wake consequences that affect the entire human family: from grief and mourning to the drama of refugees, and to the economic and food crisis, the signs of which we are already seeing. Faced with the continuing signs of war, as well as the many painful setbacks to life, Jesus Christ, the victor over sin, fear and death, exhorts us not to surrender to evil and violence. Brothers and sisters, may we be won over by the peace of Christ! Peace is possible; peace is a duty; peace is everyone’s primary responsibility!

[00567-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern, frohe Ostern!

Jesus, der Gekreuzigte, ist auferstanden! Er kommt in die Mitte derer, die sich zu Hause eingeschlossen haben und angst- und schreckerfüllt um ihn trauern. Er kommt in ihre Mitte und sagt: „Friede sei mit euch!“ (Joh 20,19). Er zeigt ihnen die Wunden an seinen Händen und Füßen, die Wunde an seiner Seite: Es ist kein Gespenst, es ist er, derselbe Jesus, der am Kreuz starb und im Grab war. Unter den ungläubigen Blicken der Jünger wiederholt er: „Friede sei mit euch!“ (V. 21).

Auch unsere Blicke sind an diesem Osterfest in Kriegszeiten ungläubig. Wir haben zu viel Blutvergießen, zu viel Gewalt gesehen. Auch unsere Herzen waren von Angst und Schrecken erfüllt, während so viele unserer Brüder und Schwestern sich einschließen mussten, um sich vor den Bomben zu schützen. Es fällt uns schwer zu glauben, dass Jesus wirklich auferstanden ist, dass er den Tod wirklich besiegt hat. Ist es vielleicht eine Illusion? Das Ergebnis unserer Einbildungskraft?

Nein, es ist keine Illusion! Heute erklingt mehr denn je die Osterbotschaft, die dem christlichen Osten so teuer ist: „Christus ist auferstanden! Er ist wahrhaftig auferstanden!“ Heute sind wir mehr denn je auf ihn angewiesen, am Schluss einer Fastenzeit, die nicht zu enden wollen scheint. Wir haben zwei Jahre Pandemie hinter uns, die schwere Spuren hinterlassen haben. Es war an der Zeit, gemeinsam aus dem Tunnel herauszukommen, Hand in Hand, mit vereinten Kräften und Mitteln ... Aber stattdessen zeigen wir, dass wir immer noch nicht den Geist Jesu in uns tragen, sondern noch den Geist Kains, der Abel nicht als Bruder, sondern als Rivalen ansieht und darüber nachsinnt, wie er ihn beseitigen kann. Wir brauchen den auferstandenen Gekreuzigten, um an den Sieg der Liebe zu glauben, um auf Versöhnung zu hoffen. Heute brauchen wir ihn mehr denn je, der zu uns kommt und uns erneut sagt: „Friede sei mit euch!“.

Nur er kann dies tun. Nur er hat heute das Recht, uns den Frieden zu verkünden. Nur Jesus, denn er trägt die Wunden, unsere Wunden. Diese seine Wunden sind auf zweifache Weise die unseren: Sie sind die unseren, weil sie ihm von uns zugefügt wurden, von unseren Sünden, von unserer Herzenshärte, von brudermörderischem Hass; und sie sind die unseren, weil er sie für uns trägt, er hat sie nicht von seinem glorreichen Leib getilgt, er wollte sie für immer an sich behalten. Sie sind ein unauslöschliches Siegel seiner Liebe zu uns, als immerwährende Fürsprache, damit unser himmlischer Vater sie sieht und sich über uns und die ganze Welt erbarmt. Die Wunden am Leib des auferstandenen Jesus sind das Zeichen des Kampfes, den er für uns mit den Waffen der Liebe geführt und gewonnen hat, auf dass wir Frieden haben, in Frieden sein und in Frieden leben können.

Wenn wir auf diese glorreichen Wunden schauen, öffnen sich unsere ungläubigen Augen, unsere verhärteten Herzen lösen sich und lassen die Osterbotschaft eintreten: „Friede sei mit euch!“.

Brüder und Schwestern, lassen wir den Frieden Christi in unser Leben, in unsere Häuser, in unsere Länder eintreten!

Möge der leidgeprüften Ukraine, die durch die Gewalt und die Zerstörung des grausamen und sinnlosen Krieges, in den sie hineingezogen wurde, so sehr gelitten hat, Frieden widerfahren. Möge bald eine neue Morgendämmerung der Hoffnung über diese schreckliche Nacht des Leidens und des Todes hereinbrechen! Möge man den Frieden wählen. Man möge aufhören, die Muskeln spielen zu lassen, während die Menschen leiden. Bitte, bitte: Gewöhnen wir uns nicht an den Krieg, setzen wir uns alle dafür ein, von unseren Balkonen und auf den Straßen mit lauter Stimme den Frieden zu verlangen! Frieden! Diejenigen, die für die Nationen Verantwortung tragen, mögen auf den Schrei der Menschen nach Frieden hören. Sie mögen die beunruhigende Frage hören, die Wissenschaftler vor fast siebzig Jahren stellten: »Werden wir dem Menschengeschlecht ein Ende setzen, oder wird die Menschheit im Stande sein, auf den Krieg verzichten?« (Russell-Einstein-Manifest, 9. Juli 1955).

In meinem Herzen trage ich all die vielen ukrainischen Opfer, die Millionen von Flüchtlingen und Binnenvertriebenen, die auseinandergerissenen Familien, die allein gelassenen alten Menschen, die zerstörten Leben und die dem Erdboden gleichgemachten Städte. Ich habe den Blick der Waisenkinder, die vor dem Krieg fliehen, in meinen Augen. Wenn wir sie betrachten, können wir nicht umhin, ihren Schmerzensschrei zu hören, ebenso wie den der vielen anderen Kinder, die überall auf der Welt leiden: derjenigen, die an Hunger oder mangelnder Versorgung sterben, derjenigen, die Opfer von Missbrauch und Gewalt sind, und derjenigen, denen das Recht verweigert wurde, geboren zu werden.

Inmitten des Schmerzes des Krieges fehlt es auch nicht an ermutigenden Zeichen, wie die offenen Türen so vieler Familien und Gemeinschaften, die in ganz Europa Migranten und Flüchtlinge aufnehmen. Mögen diese vielen Taten der Nächstenliebe zum Segen für unsere Gesellschaft werden, die durch so viel Egoismus und Individualismus zuweilen verkommen ist. Mögen diese Taten ein Beitrag sein, der die Gesellschaft bereitmacht, alle aufzunehmen.

Möge der Konflikt in Europa uns auch auf andere Situationen der Spannung, des Leids und des Schmerzes aufmerksam machen, die allzu viele Regionen der Welt betreffen und die wir nicht vergessen können und wollen.

Möge dem Nahen Osten, der seit Jahren von Spaltung und Konflikten zerrissen ist, Frieden beschieden sein. An diesem glorreichen Tag bitten wir um Frieden für Jerusalem und um Frieden für alle, die es lieben (vgl. Ps 121 [122]), Christen, Juden, Muslime. Mögen Israelis, Palästinenser und alle Bewohner der Heiligen Stadt zusammen mit den Pilgern die Schönheit des Friedens erleben, in Geschwisterlichkeit leben und die Heiligen Stätten unter gegenseitiger Achtung der Rechte jedes Einzelnen frei betreten.

Mögen Frieden und Versöhnung für die Völker des Libanon, Syriens und Iraks und insbesondere für alle im Nahen Osten lebenden christlichen Gemeinschaften sein.

Möge auch in Libyen Frieden herrschen, damit das Land nach Jahren der Spannungen zu Stabilität findet, und im Jemen, der unter einem von allen vergessenen Konflikt leidet, der beständig Opfer fordert: Möge der in den letzten Tagen unterzeichnete Waffenstillstand der Bevölkerung wieder Hoffnung geben.

Wir bitten den auferstandenen Herrn um die Gabe der Versöhnung für Myanmar, wo ein dramatisches Szenario von Hass und Gewalt andauert, und für Afghanistan, wo die gefährlichen sozialen Spannungen nicht nachlassen und eine tragische humanitäre Krise die Bevölkerung quält.

Möge auf dem gesamten afrikanischen Kontinent Frieden herrschen, damit die Ausbeutung, der er ausgesetzt ist, und das Ausbluten durch terroristische Anschläge - insbesondere in der Sahelzone - aufhören, und möge er eine konkrete Stütze in der Geschwisterlichkeit der Völker finden. Möge Äthiopien, das von einer schweren humanitären Krise heimgesucht wird, den Weg des Dialogs und der Versöhnung finden, und möge die Gewalt in der Demokratischen Republik Kongo ein Ende finden. Möge es nicht an Gebet und Solidarität für die von verheerenden Überschwemmungen betroffenen Bevölkerungen im Osten Südafrikas mangeln.

Der auferstandene Christus begleite und stehe den Völkern Lateinamerikas bei, deren soziale Lage sich in einigen Fällen in diesen schwierigen Zeiten der Pandemie verschlimmert hat, die zudem durch Kriminalität, Gewalt, Korruption und Drogenhandel verschärft wird.

Wir bitten den auferstandenen Herrn, den Weg der Versöhnung zu begleiten, den die katholische Kirche in Kanada mit den autochthonen Völkern eingeschlagen hat. Möge der Geist des auferstandenen Christus die Wunden der Vergangenheit heilen und die Herzen zur Suche nach Wahrheit und Geschwisterlichkeit befähigen.

Liebe Brüder und Schwestern, jeder Krieg hat Nachwirkungen, welche die ganze Menschheit anbelangen: von den Todesfällen über das Flüchtlingsdrama bis hin zur Wirtschafts- und Ernährungskrise, deren Vorboten bereits erkennbar sind. Angesichts der anhaltenden Zeichen des Krieges wie auch der vielen schmerzhaften Niederlagen des Lebens ermutigt uns Christus, der Sieger über Sünde, Angst und Tod, nicht dem Bösen und der Gewalt nachzugeben. Brüder und Schwestern, lassen wir uns vom Frieden Christi überwältigen! Der Frieden ist möglich, der Frieden ist eine Pflicht, der Frieden ist die vorrangige Verantwortung aller!

[00567-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas: ¡Feliz Pascua!

Jesús, el Crucificado, ha resucitado. Se presenta ante aquellos que lloran por él, encerrados en sus casas, llenos de miedo y angustia. Se pone en medio de ellos y les dice: «¡La paz esté con ustedes!» (Jn 20,19). Les muestra las llagas de sus manos y de sus pies, y la herida de su costado. No es un fantasma, es Él, el mismo Jesús que murió en la cruz y estuvo en el sepulcro. Ante las miradas incrédulas de los discípulos, Él repite: «¡La paz esté con ustedes!» (v. 21).

También nuestras miradas son incrédulas en esta Pascua de guerra. Hemos visto demasiada sangre, demasiada violencia. También nuestros corazones se llenaron de miedo y angustia, mientras tantos de nuestros hermanos y hermanas tuvieron que esconderse para defenderse de las bombas. Nos cuesta creer que Jesús verdaderamente haya resucitado, que verdaderamente haya vencido a la muerte. ¿Será tal vez una ilusión, un fruto de nuestra imaginación?

No, no es una ilusión. Hoy más que nunca resuena el anuncio pascual tan querido para el Oriente cristiano: «¡Cristo ha resucitado! ¡Verdaderamente ha resucitado!». Hoy más que nunca tenemos necesidad de Él, al final de una Cuaresma que parece no querer terminar. Hemos pasado dos años de pandemia, que han dejado marcas profundas. Parecía que había llegado el momento de salir juntos del túnel, tomados de la mano, reuniendo fuerzas y recursos. Y en cambio, estamos demostrando que no tenemos todavía el espíritu de Jesús, tenemos aún en nosotros el espíritu de Caín, que mira a Abel no como a un hermano, sino como a un rival, y piensa en cómo eliminarlo. Necesitamos al Crucificado Resucitado para creer en la victoria del amor, para esperar en la reconciliación. Hoy más que nunca lo necesitamos a Él, para que poniéndose en medio de nosotros nos vuelva a decir: «¡La paz esté con ustedes!».

Sólo Él puede hacerlo. Sólo Él tiene hoy el derecho de anunciarnos la paz. Sólo Jesús, porque lleva las heridas, nuestras heridas. Esas heridas suyas son doblemente nuestras: nuestras porque nosotros se las causamos a Él, con nuestros pecados, con nuestra dureza de corazón, con el odio fratricida; y nuestras porque Él las lleva por nosotros, no las ha borrado de su Cuerpo glorioso, ha querido conservarlas consigo para siempre. Son un sello indeleble de su amor por nosotros, una intercesión perenne para que el Padre celestial las vea y tenga misericordia de nosotros y del mundo entero. Las heridas en el Cuerpo de Jesús resucitado son el signo de la lucha que Él combatió y venció por nosotros con las armas del amor, para que nosotros pudiéramos tener paz, estar en paz, vivir en paz.

Mirando sus llagas gloriosas, nuestros ojos incrédulos se abren, nuestros corazones endurecidos se liberan y dejan entrar el anuncio pascual: «¡La paz esté con ustedes!».

Hermanos y hermanas, ¡dejemos entrar la paz de Cristo en nuestras vidas, en nuestras casas y en nuestros países!

Que haya paz en la martirizada Ucrania, tan duramente probada por la violencia y la destrucción de la guerra cruel e insensata a la que ha sido arrastrada. Que un nuevo amanecer de esperanza despunte pronto sobre esta terrible noche de sufrimiento y de muerte. Que se elija la paz. Que se dejen de hacer demostraciones de fuerza mientras la gente sufre. Por favor, por favor, no nos acostumbremos a la guerra, comprometámonos todos a pedir la paz con voz potente, desde los balcones y en las calles. ¡Paz! Que los responsables de las naciones escuchen el grito de paz de la gente, que escuchen esa inquietante pregunta que se hicieron los científicos hace casi sesenta años: «¿Vamos a poner fin a la raza humana; o deberá renunciar la humanidad a la guerra?» (Manifiesto Russell-Einstein, 9 julio 1955).

Llevo en el corazón a las numerosas víctimas ucranianas, a los millones de refugiados y desplazados internos, a las familias divididas, a los ancianos que se han quedado solos, a las vidas destrozadas y a las ciudades arrasadas. Tengo ante mis ojos la mirada de los niños que se quedaron huérfanos y huyen de la guerra. Mirándolos no podemos dejar de percibir su grito de dolor, junto con el de muchos otros niños que sufren en todo el mundo: los que mueren de hambre o por falta de atención médica, los que son víctimas de abusos y violencia, y aquellos a los que se les ha negado el derecho a nacer.

En medio del dolor de la guerra no faltan también signos esperanzadores, como las puertas abiertas de tantas familias y comunidades que acogen a migrantes y refugiados en toda Europa. Que estos numerosos actos de caridad sean una bendición para nuestras sociedades, a menudo degradadas por tanto egoísmo e individualismo, y ayuden a hacerlas acogedoras para todos.

Que el conflicto en Europa nos haga también más solícitos ante otras situaciones de tensión, sufrimiento y dolor que afectan a demasiadas regiones del mundo y que no podemos ni debemos olvidar.

Que haya paz en Oriente Medio, lacerado desde hace años por divisiones y conflictos. En este día glorioso pidamos paz para Jerusalén y paz para aquellos que la aman (cf. Sal 121 [122]), cristianos, judíos, musulmanes. Que los israelíes, los palestinos y todos los habitantes de la Ciudad Santa, junto con los peregrinos, puedan experimentar la belleza de la paz, vivir en fraternidad y acceder con libertad a los Santos Lugares, respetando mutuamente los derechos de cada uno.

Que haya paz y reconciliación en los pueblos del Líbano, de Siria y de Irak, y particularmente en todas las comunidades cristianas que viven en Oriente Medio.

Que haya paz también en Libia, para que encuentre estabilidad después de años de tensiones; y en Yemen, que sufre por un conflicto olvidado por todos con incesantes víctimas, pueda la tregua firmada en los últimos días devolverle la esperanza a la población.

Al Señor resucitado le pedimos el don de la reconciliación para Myanmar, donde perdura un dramático escenario de odio y de violencia, y para Afganistán, donde no se consiguen calmar las peligrosas tensiones sociales, y una dramática crisis humanitaria está atormentando a la población.

Que haya paz en todo el continente africano, para que acabe la explotación de la que es víctima y la hemorragia causada por los ataques terroristas ―especialmente en la zona del Sahel―, y que encuentre ayuda concreta en la fraternidad de los pueblos. Que Etiopía, afligida por una grave crisis humanitaria, vuelva a encontrar el camino del diálogo y la reconciliación, y se ponga fin a la violencia en la República Democrática del Congo. Que non falten la oración y la solidaridad para los habitantes de la parte oriental de Sudáfrica afectados por graves inundaciones.

Que Cristo resucitado acompañe y asista a los pueblos de América Latina que, en estos difíciles tiempos de pandemia, han visto empeorar, en algunos casos, sus condiciones sociales, agravadas también por casos de criminalidad, violencia, corrupción y narcotráfico.

Pedimos al Señor Resucitado que acompañe el camino de reconciliación que está siguiendo la Iglesia Católica canadiense con los pueblos indígenas. Que el Espíritu de Cristo Resucitado sane las heridas del pasado y disponga los corazones en la búsqueda de la verdad y la fraternidad.

Queridos hermanos y hermanas, toda guerra trae consigo consecuencias que afectan a la humanidad entera: desde los lutos y el drama de los refugiados, a la crisis económica y alimentaria de la que ya se están viendo señales. Ante los signos persistentes de la guerra, como en las muchas y dolorosas derrotas de la vida, Cristo, vencedor del pecado, del miedo y de la muerte, nos exhorta a no rendirnos frente al mal y a la violencia. Hermanos y hermanas, ¡dejémonos vencer por la paz de Cristo! ¡La paz es posible, la paz es necesaria, la paz es la principal responsabilidad de todos!

[00567-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs, feliz Páscoa!

Jesus, o Crucificado, ressuscitou! Veio ter com aqueles que choram por Ele, fechados em casa, cheios de medo e angústia. Veio a eles e disse: «A paz esteja convosco!» (Jo 20, 19). Mostra as chagas nas mãos e nos pés, a ferida no lado: não é um fantasma, é mesmo Ele, o mesmo Jesus que morreu na cruz e esteve no sepulcro. Diante dos olhos incrédulos dos discípulos, repete: «A paz esteja convosco!» (20, 21).

Também os nossos olhos estão incrédulos, nesta Páscoa de guerra. Demasiado sangue, vimos; demasiada violência. Também os nossos corações se encheram de medo e angústia, enquanto muitos dos nossos irmãos e irmãs tiveram de se fechar nos subterrâneos para se defender das bombas. Sentimos dificuldade em acreditar que Jesus tenha verdadeiramente ressuscitado, que tenha verdadeiramente vencido a morte. Terá porventura sido uma ilusão? Um fruto da nossa imaginação?

Não; não é uma ilusão! Hoje, mais do que nunca, ressoa o anúncio pascal tão caro ao Oriente cristão: «Cristo ressuscitou! Verdadeiramente ressuscitou!» Hoje mais do que nunca precisamos d’Ele, no termo duma Quaresma que parece não querer acabar. Temos atrás de nós dois anos de pandemia, que deixaram marcas pesadas. Era o momento de sairmos do túnel juntos, de mãos dadas, juntando as forças e os recursos... Em vez disso, estamos demostrando que ainda não existe em nós o Espírito de Jesus, mas existe ainda em nós o espírito de Caim, que vê Abel não como um irmão, mas como um rival, e pensa como há de eliminá-lo. Temos necessidade do Crucificado ressuscitado para acreditar na vitória do amor, para esperar na reconciliação. Hoje mais do que nunca precisamos d’Ele, precisamos que venha colocar-Se no meio de nós e nos diga mais uma vez: «A paz esteja convosco!»

Só Ele o pode fazer. Só Ele tem hoje o direito de anunciar-nos a paz. Só Jesus, porque traz as chagas, as nossas chagas. Aquelas chagas d’Ele são nossas duas vezes: são nossas, porque Lh’as provocamos nós com os nossos pecados, a nossa dureza de coração, o ódio fratricida; e são nossas, porque Ele as traz por nós, não as cancelou do seu Corpo glorioso, quis conservá-las, trazê-las consigo para sempre. São um timbre indelével do seu amor por nós, uma perene intercessão ao Pai celeste para que as veja e tenha misericórdia de nós e do mundo inteiro. As chagas no Corpo de Jesus ressuscitado são o sinal da luta que Ele travou e venceu por nós, com as armas do amor, para podermos ter paz, estar em paz, viver em paz.

Contemplando aquelas chagas gloriosas, os nossos olhos incrédulos escancaram-se, os nossos corações endurecidos abrem-se e deixam entrar o anúncio pascal: «A paz esteja convosco!»

Irmãos e irmãs, deixemos entrar a paz de Cristo nas nossas vidas, nas nossas casas, nos nossos países!

Haja paz para a martirizada Ucrânia, tão duramente provada pela violência e a destruição da guerra cruel e insensata para a qual foi arrastada. Sobre esta noite terrível de sofrimento e morte, surja depressa uma nova aurora de esperança. Escolha-se a paz! Deixe-se de exibir os músculos, enquanto as pessoas sofrem. Por favor, por favor: não nos habituemos à guerra, empenhemo-nos todos a pedir a paz, em alta voz, das varandas e pelas ruas! Paz! Quem tem a responsabilidade das nações, ouça o clamor do povo pela paz. Lembre-se daquela inquietadora pergunta feita pelos cientistas, há quase setenta anos: «Poremos fim ao género humano, ou a humanidade saberá renunciar à guerra?» (Manifesto Russell-Einstein, 09/VII/1955).

Trago no coração todas e cada uma das numerosas vítimas ucranianas, os milhões de refugiados e deslocados internos, as famílias divididas, os idosos abandonados, as vidas destroçadas e as cidades arrasadas. Não me sai da mente o olhar das crianças que ficaram órfãs e fogem da guerra. Vendo-as, não podemos deixar de nos dar conta do seu grito de sofrimento, juntamente com o de tantas outras crianças que sofrem em todo o mundo: as que morrem de fome ou por falta de cuidados médicos, as que são vítimas de abusos e violências e aquelas a quem foi negado o direito de nascer.

No meio da angústia da guerra, não faltam também sinais encorajadores, como as portas abertas de tantas famílias e comunidades que acolhem migrantes e refugiados em toda a Europa. Que estes numerosos atos de caridade se tornem uma bênção para as nossas sociedades, por vezes degradadas por tanto egoísmo e individualismo, e contribuam para torná-las acolhedoras com todos.

Que o conflito na Europa nos torne mais solícitos também perante outras situações de tensão, sofrimento e angústia, que tocam demasiadas regiões do mundo e que não podemos nem queremos esquecer.

Haja paz no Médio Oriente, dilacerado por anos de divisões e conflitos. Neste dia glorioso, peçamos paz para Jerusalém e paz para aqueles que a amam (cf. Sal 121/122): cristãos, judeus e muçulmanos. Possam israelitas, palestinenses e todos os habitantes da Cidade Santa, juntamente com os peregrinos, experimentar a beleza da paz, viver em fraternidade e gozar de livre acesso aos Lugares Santos no mútuo respeito pelos direitos de cada um.

Haja paz e reconciliação para os povos do Líbano, da Síria e do Iraque, e, de modo particular, para todas as comunidades cristãs que vivem no Médio Oriente.

Haja paz também para a Líbia, a fim de encontrar estabilidade depois das tensões destes anos, e para o Iémen, que sofre com um conflito esquecido por todos mas com vítimas contínuas: a trégua assinada nos últimos dias possa devolver esperança à população.

Ao Senhor ressuscitado, pedimos o dom da reconciliação para Myanmar, onde perdura um cenário dramático de ódio e violência, e para o Afeganistão, onde não diminuem as perigosas tensões sociais e onde uma dramática crise humanitária atormenta a população.

Haja paz para todo o continente africano, a fim de que cessem a exploração de que é vítima e a hemorragia causada pelos ataques terroristas – particularmente na região do Sahel – e encontre apoio concreto na fraternidade dos povos. Que a Etiópia, atribulada por uma grave crise humanitária, reencontre o caminho do diálogo e da reconciliação e cessem as violências na República Democrática do Congo. Não falte a oração e a solidariedade pelas populações do leste da África do Sul, atingidas por enchentes devastadoras.

Cristo ressuscitado acompanhe e assista as populações da América Latina, que, em alguns casos, viram piorar as suas condições sociais nestes tempos difíceis de pandemia, agravadas também por casos de criminalidade, violência, corrupção e tráfico de drogas.

Peçamos ao Senhor ressuscitado que acompanhe o caminho de reconciliação que a Igreja Católica no Canadá está percorrendo com os povos autóctones. Que o Espírito de Cristo ressuscitado cure as feridas do passado e disponha os corações na busca da verdade e da fraternidade.

Queridos irmãos e irmãs, cada guerra traz consigo consequências que envolvem toda a humanidade: do luto ao drama dos refugiados, até à crise económica e alimentar de que já se veem os primeiros sintomas. Perante os sinais perdurantes da guerra, bem como diante das muitas e dolorosas derrotas da vida, Cristo, vencedor do pecado, do medo e da morte, exorta-nos a não nos rendermos ao mal e à violência. Irmãos e irmãs, deixemo-nos vencer pela paz de Cristo! A paz é possível, a paz é um dever, a paz é responsabilidade primária de todos!

[00567-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Drodzy bracia i siostry, dobrych Świąt Wielkanocnych!

Jezus, którego ukrzyżowano, Zmartwychwstał! Wchodzi między tych, którzy Go opłakują, zamkniętych w domu, pełnych lęku i trwogi. Wchodzi między nich i mówi: „Pokój wam!” (J 20, 19). Ukazuje rany na dłoniach i stopach, ranę boku: nie jest duchem, to właśnie On, ten sam Jezus, który umarł na krzyżu i był złożony w grobie. Wobec niedowierzających spojrzeń uczniów On powtarza: „Pokój wam!” (w. 21).

W tę Wielkanoc wojny również nasze spojrzenia są pełne niedowierzania. Widzieliśmy zbyt wiele przelewu krwi, zbyt wiele przemocy. Także nasze serca wypełnił strach i udręka, podczas gdy wielu naszych braci i sióstr musiało schronić się w domach, żeby bronić się przed bombami. Trudno nam uwierzyć, że Jezus naprawdę zmartwychwstał, że naprawdę pokonał śmierć. Czy to jest iluzja? Wytwór naszej wyobraźni?

Nie, to nie jest iluzja! Dziś bardziej niż kiedykolwiek rozbrzmiewa proklamacja wielkanocna, jakże droga chrześcijańskiemu Wschodowi: „Chrystus Zmartwychwstał! – Prawdziwie Zmartwychwstał!”. Dziś potrzebujemy Go bardziej niż kiedykolwiek, pod koniec Wielkiego Postu, który jakby nie chciał się zakończyć. Mamy za sobą dwa lata pandemii, które pozostawiły po sobie ciężkie ślady. Nadszedł czas, aby razem wyjść z tunelu, ramię w ramię, łącząc nasze siły i zasoby... Tymczasem ukazujemy, że nie ma w nas jeszcze ducha Jezusowego, wciąż mamy w sobie ducha Kaina, który patrzy na Abla nie jak na brata, lecz jak na rywala, i myśli o tym, jak się go pozbyć. Potrzebujemy Ukrzyżowanego, który Zmartwychwstał, aby uwierzyć w zwycięstwo miłości, aby mieć nadzieję na pojednanie. Dziś bardziej niż kiedykolwiek potrzebujemy Tego, który przychodzi pośród nas i ponownie mówi nam: „Pokój wam!”

Tylko On może to uczynić. Tylko On ma dziś prawo ogłaszać nam pokój. Tylko Jezus, bo On nosi rany, nasze rany. Te Jego rany są podwójnie nasze: nasze, ponieważ zostały Mu zadane przez nas, przez nasze grzechy, przez naszą zatwardziałość serca, przez bratobójczą nienawiść; i nasze, ponieważ nosi je dla nas, nie usunął ich ze swego chwalebnego Ciała, zechciał je zachować, nosić je w sobie na zawsze. Są one nieusuwalną pieczęcią Jego miłości do nas, wiecznym wstawiennictwem, aby nasz Ojciec niebieski mógł je zobaczyć i zmiłował się nad nami i nad całym światem. Rany na ciele Jezusa Zmartwychwstałego są znakiem walki, którą On stoczył i zwyciężył dla nas, posługując się orężem miłości, abyśmy mogli mieć pokój, zaznawać pokoju, żyć w pokoju.

Spoglądając na te chwalebne rany, nasze nieufne oczy się otwierają, nasze zatwardziałe serca otwierają się i pozwalają, by dotarło do nich orędzie paschalne: „Pokój wam!”.

Bracia i siostry, pozwólmy, aby pokój Chrystusa zagościł w naszym życiu, w naszych domach, w naszych krajach!

Niech nastanie pokój dla udręczonej Ukrainy, tak ciężko doświadczonej przemocą i zniszczeniami okrutnej, bezsensownie rozpętanej wojny, w którą została wciągnięta. Niech nad tą straszliwą nocą cierpienia i śmierci wkrótce wzejdzie nowy świt nadziei! Wybierzmy pokój. Przestańmy prężyć muskuły, gdy ludzie cierpią. Proszę, proszę: nie przyzwyczajajmy się do wojny, włączmy się wszyscy w wołanie o pokój, z naszych balkonów i na ulicach! Pokój! Niech rządzący państwami wsłuchają się w wołanie ludu o pokój. Niech wsłuchają się w to niepokojące pytanie postawione przez naukowców prawie siedemdziesiąt lat temu: „Czy mamy pogodzić się z kresem ludzkości, czy też ludzkość powinna wyrzec się wojny?” (Manifest Russella-Einsteina, 9 lipca 1955 r.).

W moim sercu noszę wszystkie liczne ukraińskie ofiary, miliony uchodźców i przesiedleńców wewnętrznych, rozdzielone rodziny, osoby starsze pozostawione samym sobie, zgładzone ludzkie istnienia i miasta zrównane z ziemią. Mam w oczach spojrzenie dzieci osieroconych i uciekających przed wojną. Patrząc na nie, nie możemy nie słyszeć ich krzyku bólu, podobnie jak krzyku wielu innych dzieci, które cierpią na całym świecie: umierają z głodu lub braku leczenia, dzieci będących ofiarami nadużyć i przemocy, a także tych, którym odmówiono prawa do narodzin.

Pośród bólu wojny są też znaki otuchy, takie jak otwarte drzwi domów, jakże wielu rodzin i wspólnot w całej Europie, które przyjmują migrantów i uchodźców. Oby te liczne akty miłosierdzia stały się błogosławieństwem dla naszych społeczeństw, niekiedy niszczonych przez wiele egoizmu i indywidualizmu, i przyczyniły się do uczynienia ich gościnnymi dla wszystkich.

Niech konflikt w Europie sprawi, abyśmy bardziej przejmowali się także innymi sytuacjami napięcia, cierpienia i bólu, które dotykają zbyt wielu regionów świata, a o których nie możemy i nie chcemy zapomnieć.

Oby na Bliskim Wschodzie, rozdartym przez lata podziałów i konfliktów, zapanował pokój. W tym dniu chwały prosimy o pokój dla Jerozolimy i o pokój dla tych, którzy ją miłują (por. Ps 121 [122]), chrześcijan, żydów, muyułmanów. Oby Izraelczycy, Palestyńczycy i wszyscy mieszkańcy Miasta Świętego, wraz z pielgrzymami, mogli doświadczać piękna pokoju, żyć w braterstwie i mieć swobodny dostęp do miejsc świętych, przy wzajemnym poszanowaniu praw każdego z nich.

Niech nastanie pokój i pojednanie dla narodów Libanu, Syrii i Iraku, a zwłaszcza dla wszystkich wspólnot chrześcijańskich żyjących na Bliskim Wschodzie.

Oby pokój zapanował również w Libii, żeby po latach napięć mogła zaznać stabilizacji, i w Jemenie, który cierpi z powodu zapomnianego przez wszystkich konfliktu, z ciągle nowymi ofiarami: niech rozejm podpisany w minionych dniach przywróci mieszkańcom nadzieję.

Prośmy Zmartwychwstałego Pana o dar pojednania dla Mjanmy, gdzie trwa dramatyczny scenariusz nienawiści i przemocy, oraz dla Afganistanu, gdzie niebezpieczne napięcia społeczne nie słabną i gdzie ludność dręczy dramatyczny kryzys humanitarny.

Niech nastanie pokój na całym kontynencie afrykańskim, aby ustał wyzysk, którego jest ofiarą, i przelew krwi wywołany atakami terrorystycznymi - zwłaszcza w regionie Sahelu - a także, aby znalazł on konkretne wsparcie w braterskiej wspólnocie narodów. Oby Etiopia, dotknięta poważnym kryzysem humanitarnym, znalazła drogę dialogu i pojednania, i aby ustała przemoc w Demokratycznej Republice Konga. Niech nie zabraknie modlitwy i solidarności z mieszkańcami wschodniej części Republiki Południowej Afryki, dotkniętych niszczycielskimi powodziami.

Niech Zmartwychwstały Chrystus towarzyszy i wspomaga mieszkańców Ameryki Łacińskiej, którzy w niektórych przypadkach doświadczyli, w tych trudnych czasach pandemii pogorszenia warunków socjalnych, zaostrzonych także przez przestępczość, przemoc, korupcję i handel narkotykami.

Prośmy Zmartwychwstałego Pana, aby towarzyszył na drodze pojednania, którą Kościół katolicki w Kanadzie podąża z ludami autochtonicznymi. Niech Duch Chrystusa Zmartwychwstałego uleczy rany przeszłości i uzdolni serca do poszukiwania prawdy i braterstwa.

Drodzy Bracia i Siostry, każda wojna przynosi ze sobą konsekwencje, które dotykają całej ludzkości: od żałoby, przez dramat uchodźców, po kryzys gospodarczy i żywnościowy, którego oznaki już widzimy. W obliczu trwałych znaków wojny, a także wielu bolesnych porażek życiowych, Chrystus, zwycięzca nad grzechem, lękiem i śmiercią, wzywa nas, abyśmy nie poddawali się złu i przemocy. Bracia i siostry, dajmy się zwyciężyć pokojowi Chrystusa! Pokój jest możliwy, pokój jest konieczny, pokój jest podstawowym obowiązkiem wszystkich!

[00567-PL.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

بركة قداسة البابا فرنسيس

لمدينة روما وللعالم

في مناسبة عيد الفصح

يوم الأحد 17 نيسان/أبريل 2022

بازيليكا القدّيس بطرس

 

أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء، أتمنّى لكم فصحًا مجيدًا!

يسوع المصلوب قد قام! وجاء إلى الذين بكوا عليه، منغلقين على أنفسهم في بيتهم، وقد امتلأوا بالخوف والشدّة. جاء إليهم وقال لهم: "السَّلامُ علَيكم!" (يوحنا 20، 19). وبيّن لهم الجروح في يدَيه وقدمّيه، والجرح في جنبه: لم يكن شبحًا، بل كان هو نفسه، نفس يسوع الذي مات على الصّليب ووُضِع في القبر. وكرّر أمام عيون التلاميذ غير المؤمنة: "السَّلامُ علَيكم!" (الآية 21).

وعيوننا أيضًا غير مؤمنة، في هذا الفصح القادم في الحرب. رأينا الدم الكثير، والعنف الكثير. وامتلأت قلوبنا أيضًا بالخوف والشدّة، بينما اضطّر الكثير من إخوتنا وأخواتنا إلى أن يحبسوا أنفسهم للدفاع عن أنفسهم من القنابل. قد نجد صعوبة في أن نؤمن أنّ يسوع قد قام حقًّا وأنّه غلب الموت حقًّا. هل هو وَهْم؟ وثمرة خيالنا؟

لا، هذا ليس وَهْمًا! اليوم أكثر من أي وقت مضى، تصدح بشرى الفصح العزيزة جدًّا على الشّرق المسيحي: "المسيح قام! حقًّا قام!". نحن بحاجة إليه، إلى الرّبّ القائم، اليوم أكثر من أي وقت مضى، في نهاية صوم أربعيني يبدو أنّه لا يريد أن ينتهي. سنتان من الجائحة خلفنا، تركت فينا آثارها الثقيلة. كان حينها الوقت لنخرج من النفق معًا، جنبًا إلى جنب، ولنضع معًا قوّتنا ومواردنا... وبدلًا من ذلك ما زلنا نُظهر أنّه لا يوجد فينا روح يسوع بعد، بل يوجد فينا روح قايين، الذي لا ينظر إلى هابيل كأخ، بل يرى فيه خصمًا، ويفكر كيف يقضي عليه. نحن بحاجة إلى المصلوب القائم من بين الأموات لنؤمن بانتصار الحبّ، ولنضع رجاءنا في المصالحة. نحن بحاجة إليه اليوم أكثر من أي وقت مضى، ليأتيَ بيننا ويقول لنا مرةً أخرى: "السَّلامُ علَيكم!".

هو وحده يستطيع أن يفعل ذلك. هو وحده يحق له اليوم أن يبشّرنا بالسّلام. يسوع فقط، لأنّه يحمل الجروح، جروحنا. جروحه هذه هي جروحنا مرتين: هي جروحنا لأنّها أصابته بسببنا، بسبب خطايانا، وصلابة قلوبنا، والكراهية بين الأشقاء. وهي جروحنا لأنّه هو حملها من أجلنا، ولم يُزِلْها من جسده الممجّد، بل أراد أن يحفظها في نفسه إلى الأبد. إنّها ختمٌ لا يُمحى لمحبّته لنا، وشفاعةٌ دائمة لنا حتى يراها الآب السماوي فيرحمنا ويرحم العالم أجمع. جروح جسد يسوع القائم من بين الأموات هي علامة المعركة التي خاضها وانتصر فيها من أجلنا، بأسلحة الحبّ، حتى نستطيع أن ننال السّلام، ونكون في سلام، ونعيش في سلام.

ننظر إلى تلك الجروح الممجّدة، فتنفتحُ عيوننا غيرُ المؤمنة، وتَلِين قلوبنا المتصلبة، وتسمح بدخول بُشرَى الفصح: "السَّلامُ لكم!".

أيّها الإخوة والأخوات، لنسمح لسلام المسيح أن يدخل حياتنا وبيوتنا وبلادنا!

ليحلّ السّلام في أوكرانيا المعذبة، التي امتحنها العنف ودمار حرب وحشيّة، لا معنى لها، جُرّت إليها. في هذه الليلة الرهيبة من الألم والموت، لِيُشرِقْ سريعًا فجر رجاء جديد! اختاروا السّلام. وتوقّفوا عن استعراض العضلات بينما الناس يُعَذَّبُون. من فضلكم، لا نتعوّد على الحرب، ولنلتزم جميعًا بأن نطلب بصوت عالٍ السّلام، من الشرفات وفي الشوارع! من لديه مسؤولية الأوطان، فليسمع صرخة الناس للسّلام. وليُسمَع هذا السؤال المقلق الذي طرحه العلماء منذ سبعين سنة تقريبًا: "هل تنتهي البشريّة أم تتمكّن البشريّة من إنهاء الحرب؟" (بيان راسل-أينشتاين، 9 تموز/يوليو 1955).

أحمل في قلبي جميع الضحايا الأوكرانيّين العديدين، وملايين اللاجئين والنازحين في داخل البلاد، والعائلات المشتتة، وكبار السّن الذين بقوا وحدهم، والنفوس المحطمة والمدن المدّمرة. أرى في عينَيَّ نظرة الأطفال الذين تَيتموا أو هربوا من الحرب. ننظر إليهم، ولا يمكننا ألّا نسمع صراخ ألمهم، مع صراخ الأطفال الآخرين الكثيرين المتألّمين في جميع أنحاء العالم: الذين يموتون من الجوع أو نقص الرعاية، أو يقعون فريسة للاستغلال والعنف، والذين حُرموا حقهم في أن يولدوا.

مع ألَم الحرب، تظهر أيضًا علامات مشجعة، مثل الأبواب المفتوحة، أبواب العائلات والجماعات التي ترّحب بالمهاجرين واللاجئين في جميع أنحاء أوروبا. أتمنى أن تصبح أعمال المحبّة العديدة هذه بركة لمجتمعاتنا، التي تتردى أحيانًا بسبب الأنانيّة والفرديّة الكثيرة، وأن تسهم في خلق مجتمعات ترّحب بالجميع.

الصّراع في أوروبّا يزيد اهتمامنا بأوضاع توتّر ومعاناة وآلام أخرى، في مناطق عديدة في العالم، ولا يمكننا ولا نريد أن ننساها.

ليحلّ السّلام في الشّرق الأوسط، الذي مزّقته الانقسامات والصّراعات منذ سنوات. في هذا اليوم المجيد لنطلب السّلام للقدس والسّلام لكلّ محبِّيها (راجع مزمور 121 [122])، المسيحيّين واليهود والمسلمين. لِيَختَبِر الإسرائيليّون والفلسطينيّون وجميع سكّان المدينة المقدّسة، والحجّاج إليها، جمال السّلام، والعيش في أخوّة، والدخول بحريّة إلى الأماكن المقدّسة، والاحترام المتبادل لحقوق كلّ واحد.

ليحلّ السّلام والمصالحة على شعوب لبنان وسورية والعراق، وخصوصًا جميع الجماعات المسيحيّة التي تعيش في الشّرق الأوسط.

ليحلّ السّلام أيضًا في ليبيا، حتّى تجد الاستقرار بعد سنوات من التوتّرات، وفي اليَمَن الذي يتألّم من صراع نَسِيَهُ الجميع، والضحايا فيه مستمرّة: أرجو أن تُعِيد الهدنة الموقّعة في الأيّام الأخيرة الرّجاء للسكّان.

لنطلب إلى الرّبّ يسوع القائم من بين الأموات عطيّة المصالحة لميانمار، حيث يستمرّ مشهد الكراهية والعنف المأساوي، ولأفغانستان، حيث لا تخفّ حدّة التوتّرات الاجتماعيّة الخطيرة، وحيث تتسبّب أزمة إنسانيّة مأساويّة في عذاب السكّان.

ليحلّ السّلام في القارّة الأفريقيّة بأسرها، حتّى يتوقّف الاستغلال التي هي ضحيّته والنّزيف الناتج عن الهجمات الإرهابيّة - خاصة في منطقة الساحل - وتجد دعمًا عمليًّا في أخوّة الشّعوب. لتجد أثيوبيا الواقعة في أزمة إنسانيّة خطيرة، طريق الحوار والمصالحة، وليتوقّف العنف في جمهوريّة الكونغو الديمقراطيّة. ونرجو الصّلاة والتضامن من أجل شعوب شرق جنوب إفريقيا المتضررة من الفيضانات المدّمرة.

ليرافق المسيح القائم من بين الأموات ويساعد شعوب أمريكا اللاتينيّة، الذين شهدوا في بعض الحالات ظروفهم الاجتماعيّة تزداد سوءًا في هذه الأوقات العصيبة من الجائحة، وتفاقمت أيضًا بسبب حالات الجريمة والعنف والفساد والاتجار بالمخدّرات.

لنطلب إلى الرّبّ القائم من بين الأموات أن يرافق مسيرة المصالحة التي تقوم بها الكنيسة الكنديّة الكاثوليكيّة مع الشعوب الأصليّة. وليشف روح المسيح القائم من بين الأموات جراح الماضي ويُعدّ القلوب لكي تبحث عن الحقيقة والأخوّة.

أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء، كلّ حرب تجلب معها عواقب تشمل البشريّة جمعاء: من الحزن إلى مأساة اللاجئين، إلى الأزمة الاقتصاديّة والغذائيّة التي صرنا نرى دلائلها منذ اليوم. أمام علامات الحرب المستمرّة، وهزيمة الحياة في ظروف عديدة مؤلمة، المسيح الذي انتصر على الخطيئة والخوف والموت، يحثّنا على ألّا نستسلم للشّرّ والعنف. أيّها الإخوة والأخوات، لنترك سلام المسيح يغلبنا! السّلام ممكن، والسّلام واجب، والسّلام مسؤوليّة الجميع الأولى!

[00567-AR.02] [Testo originale: Italiano]

 

[B0269-XX.02]