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Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco a Malta – Cerimonia di benvenuto, Visita di cortesia al Presidente della Repubblica di Malta e breve incontro con il Primo Ministro e Incontro con le Autorità e il Corpo Diplomatico, 02.04.2022


Cerimonia di benvenuto all’Aeroporto Internazionale di Malta

Visita di cortesia al Presidente della Repubblica di Malta e breve incontro con il Primo Ministro presso il Palazzo del Gran Maestro

Incontro con le Autorità e con il Corpo Diplomatico nel Palazzo del Gran Maestro

Cerimonia di benvenuto all’Aeroporto Internazionale di Malta

Al Suo arrivo all’Aeroporto Internazionale di Malta, il Santo Padre Francesco è stato accolto dal Presidente della Repubblica, S.E. il Signor George William Vella, e dalla Consorte. Due bambini in abito tradizionale hanno consegnato un omaggio floreale al Papa.

Dopo la presentazione delle rispettive Delegazioni, l’esecuzione degli inni e la Guardia d’Onore, il Presidente della Repubblica e la Consorte hanno accompagnato il Papa nella Presidential Lounge and Ministerial CIP Lounge. Quindi il Santo Padre si è trasferito in auto al Palazzo del Gran Maestro a La Valletta, per la Visita di cortesia al Presidente e l’Incontro con le Autorità e con il Corpo Diplomatico.

[00490-IT.01]

Visita di cortesia al Presidente della Repubblica di Malta e breve incontro con il Primo Ministro presso il Palazzo del Gran Maestro

Al Suo arrivo in papamobile al Palazzo del Gran Maestro per la visita di cortesia, il Santo Padre Francesco è stato accolto dal Presidente della Repubblica di Malta, S.E. il Signor George William Vella, e dalla Consorte che lo hanno accompagnano nella Pages’ Chamber dove ha avuto luogo lo scambio dei doni. Quindi si sono recati nella Ambassadors’ Chamber. Dopo la foto ufficiale si è svolto l’incontro privato. Poi, dopo la presentazione della famiglia e la Firma del Libro d’Onore, il Presidente della Repubblica ha accompagnato il Papa nella Pages’ Chamber dove ha avuto luogo un breve incontro in privato con il Primo Ministro, S.E. il Signor Robert Abela, e i familiari.

Al termine, il Presidente, il Papa e il Primo Ministro si sono recati nella Grand Council Chamber per l’Incontro con le Autorità e il Corpo Diplomatico.

[00491-IT.01]

Incontro con le Autorità e con il Corpo Diplomatico nel Palazzo del Gran Maestro

Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Alle ore 11.50 di questa mattina, il Santo Padre Francesco ha incontrato le Autorità e i Membri del Corpo Diplomatico nella Grand Council Chamber del Palazzo del Gran Maestro.

Dopo il saluto del Presidente della Repubblica di Malta, S.E. il Signor George William Vella, Papa Francesco ha pronunciato il Suo discorso.

Al termine il Santo Padre, il Presidente della Repubblica e la Consorte, il Primo Ministro e la Consorte, il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, Em.mo Card. Mario Grech, l’Arcivescovo Metropolita di Malta, S.E. Charles J. Scicluna, e il Vescovo di Gozo, S.E. Anthony Teuma, si sono affacciati dal balcone per salutare i presenti in piazza.

Quindi Papa Francesco, prima di lasciare il Palazzo, ha fatto una foto con i Membri del Parlamento e, dopo essersi congedato dal Presidente della Repubblica, si è trasferito in auto alla Nunziatura Apostolica di Malta.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha pronunciato nel corso dell’incontro con le Autorità e i Membri del Corpo Diplomatico:

Discorso del Santo Padre

Signor Presidente della Repubblica,
Membri del Governo e del Corpo diplomatico,
distinte Autorità religiose e civili,
insigni Rappresentanti della società e del mondo della cultura,
Signore e Signori!

Vi saluto cordialmente e ringrazio il Signor Presidente per le cortesi parole che mi ha rivolto a nome di tutti i cittadini. I vostri antenati diedero ospitalità all’Apostolo Paolo mentre era diretto a Roma, trattando lui e i suoi compagni di viaggio «con rara umanità» (At 28,2); ora, venendo da Roma, sperimento anch’io la calorosa accoglienza dei maltesi, tesoro che nel Paese si tramanda di generazione in generazione.

Per la sua posizione Malta può essere definita il cuore del Mediterraneo. Ma non solo per la posizione: l’intreccio di avvenimenti storici e l’incontro di popolazioni fanno da millenni di queste isole un centro di vitalità e di cultura, di spiritualità e di bellezza, un crocevia che ha saputo accogliere e armonizzare influssi provenienti da molte parti. Questa diversità di influssi fa pensare alla varietà dei venti che caratterizzano il Paese. Non a caso nelle antiche rappresentazioni cartografiche del Mediterraneo la rosa dei venti era spesso collocata vicino all’isola di Malta. Vorrei prendere in prestito proprio l’immagine della rosa dei venti, che posiziona le correnti d’aria in base ai quattro punti cardinali, per delineare quattro influssi essenziali per la vita sociale e politica di questo Paese.

È prevalentemente da nord-ovest che i venti soffiano sulle isole maltesi. Il nord richiama l’Europa, in particolare la casa dell’Unione Europea, edificata perché vi abiti una grande famiglia unita nel custodire la pace. Unità e pace sono i doni che il popolo maltese chiede a Dio ogni volta che intona l’inno nazionale. La preghiera scritta da Dun Karm Psaila recita infatti: «Dona, Dio Onnipotente, saggezza e misericordia a chi governa, salute a chi lavora, e assicura al popolo maltese unità e pace». La pace segue l’unità e sgorga da essa. Ciò richiama l’importanza di lavorare insieme, di anteporre la coesione a ogni divisione, di rinsaldare radici e valori condivisi che hanno forgiato l’unicità della società maltese.

Ma per garantire una buona convivenza sociale, non basta consolidare il senso di appartenenza; occorre rafforzare le fondamenta del vivere comune, che poggia sul diritto e sulla legalità. L’onestà, la giustizia, il senso del dovere e la trasparenza sono pilastri essenziali di una società civilmente progredita. L’impegno a rimuovere l’illegalità e la corruzione sia dunque forte, come il vento che, soffiando da nord, spazza le coste del Paese. E siano sempre coltivate la legalità e la trasparenza, che permettono di sradicare malvivenza e criminalità, accomunate dal fatto di non agire alla luce del sole.

La casa europea, che s’impegna nel promuovere i valori della giustizia e dell’equità sociale, è anche in prima linea per la salvaguardia della più ampia casa del creato. L’ambiente in cui viviamo è un regalo del cielo, come ancora riconosce l’inno nazionale, chiedendo a Dio di guardare la bellezza di questa terra, madre adornata della più alta luce. È vero, a Malta, dove la luminosità del paesaggio allevia le difficoltà, il creato appare come il dono che, fra le prove della storia e della vita, ricorda la bellezza di abitare la terra. Va perciò custodito dall’avidità vorace, dall’ingordigia del denaro e dalla speculazione edilizia, che non compromette solo il paesaggio, ma il futuro. Invece, la tutela dell’ambiente e la giustizia sociale preparano l’avvenire, e sono ottime vie per far appassionare i giovani alla buona politica, sottraendoli alle tentazioni del disinteresse e del disimpegno.

Il vento del nord si mescola spesso con quello che spira da ovest. Questo Paese europeo, in particolare nella sua gioventù, condivide infatti gli stili di vita e di pensiero occidentali. Da ciò derivano grandi beni – penso per esempio ai valori della libertà e della democrazia –, ma anche rischi su cui occorre vigilare, perché la brama del progresso non porti a staccarsi dalle radici. Malta è un meraviglioso “laboratorio di sviluppo organico”, dove progredire non significa tagliare le radici con il passato in nome di una falsa prosperità dettata dal profitto, dai bisogni indotti dal consumismo, oltre che dal diritto di avere qualsiasi diritto. Per uno sviluppo sano, è importante custodire la memoria e tessere con rispetto l’armonia tra le generazioni, senza lasciarsi assorbire da omologazioni artificiali e da colonizzazioni ideologiche, che spesso avvengono, per esempio, nel campo della vita, del principio della vita. Sono colonizzazioni ideologiche che vanno contro il diritto alla vita dal momento del concepimento.

Alla base di una crescita solida c’è la persona umana, il rispetto della vita e della dignità di ogni uomo e di ogni donna. Conosco l’impegno dei maltesi nell’abbracciare e proteggere la vita. Già negli Atti degli Apostoli vi distinguevate per salvare tanta gente. Vi incoraggio a continuare a difendere la vita dall’inizio fino al suo termine naturale, ma anche a custodirla in ogni momento dallo scarto e dalla trascuratezza. Penso specialmente alla dignità dei lavoratori, degli anziani e dei malati. E ai giovani, che rischiano di buttare via il bene immenso che sono, inseguendo miraggi che lasciano dentro tanto vuoto. È quello che provocano il consumismo esasperato, la chiusura alle necessità degli altri e la piaga della droga, che soffoca la libertà creando dipendenza. Proteggiamo la bellezza della vita!

Proseguendo nella rosa dei venti, guardiamo a sud. Da lì giungono tanti fratelli e sorelle in cerca di speranza. Vorrei ringraziare le Autorità e la popolazione per l’accoglienza loro riservata in nome del Vangelo, dell’umanità e del senso di ospitalità tipico dei maltesi. Secondo l’etimologia fenicia, Malta significa “porto sicuro”. Tuttavia, di fronte al crescente afflusso degli ultimi anni, timori e insicurezze hanno generato scoraggiamento e frustrazione. Per ben affrontare la complessa questione migratoria occorre situarla entro prospettive più ampie di tempo e di spazio. Di tempo: il fenomeno migratorio non è una circostanza del momento, ma segna la nostra epoca. Porta con sé i debiti di ingiustizie passate, di tanto sfruttamento, di cambiamenti climatici, di sventurati conflitti di cui si pagano le conseguenze. Dal sud povero e popolato masse di persone si spostano verso il nord più ricco: è un dato di fatto, che non si può respingere con anacronistiche chiusure, perché non vi saranno prosperità e integrazione nell’isolamento. C’è poi da considerare lo spazio: l’allargamento dell’emergenza migratoria – pensiamo ai rifugiati dalla martoriata Ucraina adesso – chiede risposte ampie e condivise. Non possono alcuni Paesi sobbarcarsi l’intero problema nell’indifferenza di altri! E non possono Paesi civili sancire per proprio interesse torbidi accordi con malviventi che schiavizzano le persone. Purtroppo questo succede. Il Mediterraneo ha bisogno di corresponsabilità europea, per diventare nuovamente teatro di solidarietà e non essere l’avamposto di un tragico naufragio di civiltà. Il mare nostrum non può diventare il cimitero più grande dell’Europa.

E a proposito di naufragio, penso a San Paolo, che nel corso della sua ultima traversata nel Mediterraneo giunse su queste coste in modo imprevisto e fu soccorso. Poi, morso da una vipera, fu giudicato un malvivente; poco dopo, invece, venne ritenuto una divinità per non averne subito conseguenze (cfr At 28,3-6). Tra le esagerazioni dei due estremi sfuggiva l’evidenza primaria: Paolo era un uomo, bisognoso di accoglienza. L’umanità viene prima di tutto e premia in tutto: lo insegna questo Paese, la cui storia ha beneficiato del disperato arrivo dell’apostolo naufrago. In nome del Vangelo che egli visse e predicò, allarghiamo il cuore e riscopriamo la bellezza di servire i bisognosi. Continuiamo su questa strada. Mentre oggi, nei confronti di chi attraversa il Mediterraneo in cerca di salvezza, prevalgono il timore e “la narrazione dell’invasione”, e l’obiettivo primario sembra essere la tutela ad ogni costo della propria sicurezza, aiutiamoci a non vedere il migrante come una minaccia e a non cedere alla tentazione di innalzare ponti levatoi e di erigere muri. L’altro non è un virus da cui difendersi, ma una persona da accogliere, e «l’ideale cristiano inviterà sempre a superare il sospetto, la sfiducia permanente, la paura di essere invasi, gli atteggiamenti difensivi che il mondo attuale ci impone» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 88). Non lasciamo che l’indifferenza spenga il sogno di vivere insieme! Certo, accogliere costa fatica e richiede rinunce. Anche per San Paolo fu così: per mettersi in salvo fu prima necessario sacrificare i beni della nave (cfr At 27,38). Ma sono sante le rinunce fatte per un bene più grande, per la vita dell’uomo, che è il tesoro di Dio!

C’è, infine, il vento proveniente da est, che spesso soffia all’aurora. Omero lo chiamava “Euro” (Odissea V,379.423). Ma proprio dall’est Europa, dall’Oriente dove sorge prima la luce, sono giunte le tenebre della guerra. Pensavamo che invasioni di altri Paesi, brutali combattimenti nelle strade e minacce atomiche fossero ricordi oscuri di un passato lontano. Ma il vento gelido della guerra, che porta solo morte, distruzione e odio, si è abbattuto con prepotenza sulla vita di tanti e sulle giornate di tutti. E mentre ancora una volta qualche potente, tristemente rinchiuso nelle anacronistiche pretese di interessi nazionalisti, provoca e fomenta conflitti, la gente comune avverte il bisogno di costruire un futuro che, o sarà insieme, o non sarà. Ora, nella notte della guerra che è calata sull’umanità, per favore, non facciamo svanire il sogno della pace.

Malta, che brilla di luce nel cuore del Mediterraneo, può ispirarci, perché è urgente ridare bellezza al volto dell’uomo, sfigurato dalla guerra. Una bella statua mediterranea risalente a secoli prima di Cristo raffigura la pace, Irene, come una donna che ha in braccio Pluto, la ricchezza. Ricorda che la pace genera benessere e la guerra solo povertà. E fa pensare il fatto che nella statua pace e ricchezza siano raffigurate come una mamma che tiene in braccio un bimbo. La tenerezza delle madri, che danno al mondo la vita, e la presenza delle donne sono l’alternativa vera alla logica scellerata del potere, che porta alla guerra. Di compassione e di cura abbiamo bisogno, non di visioni ideologiche e di populismi, che si nutrono di parole d’odio e non hanno a cuore la vita concreta del popolo, della gente comune.

Più di sessant’anni fa, a un mondo minacciato dalla distruzione, dove a dettare legge erano le contrapposizioni ideologiche e la ferrea logica degli schieramenti, dal bacino mediterraneo si levò una voce controcorrente, che all’esaltazione della propria parte oppose un sussulto profetico in nome della fraternità universale. Era la voce di Giorgio La Pira, che disse: «La congiuntura storica che viviamo, lo scontro di interessi e di ideologie che scuotono l’umanità in preda a un incredibile infantilismo, restituiscono al Mediterraneo una responsabilità capitale: definire di nuovo le norme di una Misura dove l’uomo lasciato al delirio e alla smisuratezza possa riconoscersi» (Intervento al Congresso Mediterraneo della Cultura, 19 febbraio 1960). Sono parole attuali; possiamo ripeterle perché hanno una grande attualità. Quanto ci serve una “misura umana” davanti all’aggressività infantile e distruttiva che ci minaccia, di fronte al rischio di una “guerra fredda allargata” che può soffocare la vita di interi popoli e generazioni! Quell’“infantilismo”, purtroppo, non è sparito. Riemerge prepotentemente nelle seduzioni dell’autocrazia, nei nuovi imperialismi, nell’aggressività diffusa, nell’incapacità di gettare ponti e di partire dai più poveri. Oggi è tanto difficile pensare con la logica della pace. Ci siamo abituati a pensare con la logica della guerra. Da qui comincia a soffiare il vento gelido della guerra, che anche stavolta è stato alimentato negli anni. Sì, la guerra si è preparata da tempo con grandi investimenti e commerci di armi. Ed è triste vedere come l’entusiasmo per la pace, sorto dopo la seconda guerra mondiale, si sia negli ultimi decenni affievolito, così come il cammino della comunità internazionale, con pochi potenti che vanno avanti per conto proprio, alla ricerca di spazi e zone d’influenza. E così non solo la pace, ma tante grandi questioni, come la lotta alla fame e alle disuguaglianze sono state di fatto derubricate dalle principali agende politiche.

Ma la soluzione alle crisi di ciascuno è prendersi cura di quelle di tutti, perché i problemi globali richiedono soluzioni globali. Aiutiamoci ad ascoltare la sete di pace della gente, lavoriamo per porre le basi di un dialogo sempre più allargato, ritorniamo a riunirci in conferenze internazionali per la pace, dove sia centrale il tema del disarmo, con lo sguardo rivolto alle generazioni che verranno! E gli ingenti fondi che continuano a essere destinati agli armamenti siano convertiti allo sviluppo, alla salute e alla nutrizione.

Guardando ancora ad est, vorrei infine rivolgere un pensiero al vicino Medio Oriente, che si riflette nella lingua di questo Paese, la quale si armonizza con altre, quasi a ricordare la capacità dei maltesi di generare benefiche convivenze, in una sorta di convivialità delle differenze. Di questo ha bisogno il Medio Oriente: il Libano, la Siria, lo Yemen e altri contesti dilaniati da problemi e violenza. Malta, cuore del Mediterraneo, continui a far pulsare il battito della speranza, la cura per la vita, l’accoglienza dell’altro, l’anelito di pace, con l’aiuto di Dio, il cui nome è pace.

Dio benedica Malta e Gozo!

[00484-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Monsieur le Président de la République,
Membres du Gouvernement et du Corps diplomatique
distinguées Autorités civiles et religieuses,
éminents Représentants de la société et du monde de la culture,
Mesdames et messieurs !

Je vous salue cordialement et je remercie le Président pour les aimables paroles qu’il m’a adressées au nom de tous les citoyens. Vos ancêtres ont offert l'hospitalité à l'apôtre Paul sur le chemin de Rome, le traitant, lui et ses compagnons de voyage, «avec une rare humanité» (Ac 28, 2). Aujourd'hui, venant de Rome, j'expérimente moi aussi l'accueil chaleureux des Maltais, un trésor du pays qui se transmet de génération en génération.

En raison de sa situation, Malte peut être définie comme le cœur de la Méditerranée. Mais pas seulement sa situation géographique : l'imbrication des événements historiques et la rencontre des peuples ont fait de ces îles, depuis des millénaires, un centre de vitalité et de culture, de spiritualité et de beauté, un carrefour qui a su accueillir et harmoniser des influences venues de toutes parts. Cette diversité d'influences fait penser à la variété des vents qui caractérisent le pays. Ce n'est pas un hasard si, dans les anciennes représentations cartographiques de la Méditerranée, la rose des vents était souvent située près de l'île de Malte. Je voudrais emprunter l'image de la rose des vents, qui situe les mouvements d'air selon les quatre points cardinaux, afin de décrire quatre influences essentielles à la vie sociale et politique de ce pays.

C'est principalement du Nord-Ouest que les vents soufflent sur les îles maltaises. Le Nord rappelle l'Europe, en particulier la maison qu’est l'Union européenne, édifiée pour qu'une grande famille puisse y vivre unie afin de préserver la paix. L'unité et la paix sont les cadeaux que le peuple maltais demande à Dieu chaque fois qu'il chante l'hymne national. La prière écrite par Dun Karm Psaila dit en effet : «Accorde, Dieu tout-puissant, sagesse et miséricorde à ceux qui gouvernent, santé à ceux qui travaillent, et assure au peuple maltais l'unité et la paix». La paix suit l'unité et en découle. Cela nous rappelle l'importance de travailler ensemble, de faire passer la cohésion avant la division, de renforcer les racines et les valeurs communes qui ont forgé l’unité de la société maltaise.

Mais pour assurer une bonne coexistence sociale, il ne suffit pas de consolider le sentiment d'appartenance, il faut renforcer les fondements de la vie commune, basée sur le droit et la loi. L'honnêteté, la justice, le sens du devoir et la transparence sont les piliers essentiels d'une société civilement avancée. L'engagement à éliminer l'illégalité et la corruption doit donc être aussi fort que le vent du Nord qui balaie les côtes du pays. Que le droit et la transparence soient toujours cultivés, car ils permettent d'éradiquer les brigandages et la criminalité, qui ont en commun le fait de ne pas agir à la lumière du jour.

La maison européenne, qui s'engage à promouvoir les valeurs de justice et d'équité sociale, est également en première ligne pour la sauvegarde de la grande maison de la création. L'environnement dans lequel nous vivons est un don du ciel, comme le reconnaît encore l'hymne national qui demande à Dieu de garder la beauté de cette terre, une mère parée de la plus belle lumière. À Malte, où la luminosité du paysage soulage les difficultés, la création apparaît comme un don rappelant, dans les épreuves de l'histoire et de la vie, qu’il est beau d'habiter la terre. Il convient donc de la préserver de l'avidité insatiable, de l’appétit d'argent et de la spéculation immobilière qui compromettent non seulement les paysages, mais aussi l'avenir. Au contraire, la protection de l'environnement et la justice sociale préparent l'avenir, et sont d'excellents moyens d’enthousiasmer les jeunes à la bonne politique, de les éloigner de la tentation du désintérêt et du désengagement.

Le vent du Nord se mêle souvent au vent d'Ouest. Ce pays européen, en particulier sa jeunesse, partage les modes de vie et de pensée occidentaux. Cela comporte de grands avantages - je pense par exemple aux valeurs de liberté et de démocratie - mais aussi des risques dont il faut se prémunir afin que la soif de progrès ne conduise pas à un détachement des racines. Malte est un merveilleux "laboratoire de développement organique" où le progrès ne signifie pas couper les racines du passé au nom d'une fausse prospérité dictée par le profit, les besoins induits par la consommation, ou par le droit d'avoir n'importe quel droit. Pour obtenir un sain développement, il est important de préserver la mémoire et de tisser respectueusement l'harmonie entre les générations, sans se laisser prendre par les approbations artificielles et par les colonisations idéologiques qui surviennent, par exemple, dans le domaine de la vie, du principe de la vie. Ce sont des colonisations idéologiques qui vont contre le droit à la vie dès le moment de sa conception.

À la base d'une croissance solide, il y a la personne humaine, le respect de la vie et de la dignité de chaque homme et de chaque femme. Je connais l'engagement des Maltais à protéger la vie et à en prendre soin. Déjà dans les Actes des Apôtres, vous vous êtes distingués en sauvant nombre de personnes. Je vous encourage à continuer à défendre la vie, à partir de son début jusqu'à sa fin naturelle, mais aussi à la protéger à tout moment contre le rejet et le mépris. Je pense notamment à la dignité des travailleurs, des personnes âgées et des malades; et des jeunes, qui risquent de gâcher l'immense bien qu'ils sont en poursuivant des mirages qui laissent un si grand vide en eux. C'est ce que provoquent le consumérisme exacerbé, la fermeture aux besoins des autres et le fléau de la drogue qui étouffe la liberté en créant la dépendance. Protégeons la beauté de la vie !

En continuant la rose des vents, nous regardons vers le Sud. De nombreux frères et sœurs en quête d’espérance arrivent de cette direction. Je tiens à remercier les Autorités et la population de les avoir accueillis au nom de l'Évangile, de l'humanité et du sens de l'hospitalité typique des maltais. Selon l'étymologie phénicienne, Malte signifie "port sûr". Cependant, face à l'afflux croissant de ces dernières années, les craintes et les insécurités ont généré découragement et frustration. Afin d’affronter correctement la complexe question migratoire, il est nécessaire de la situer dans des perspectives plus larges de temps et d'espace. Dans le temps : le phénomène migratoire n'est pas une circonstance du moment, mais il marque notre époque. Il porte en lui les dettes des injustices passées, de l’exploitation, du changement climatique, et des conflits aventureux dont nous payons les conséquences. Du Sud pauvre et peuplé, des personnes en grand nombre se déplacent vers le Nord plus riche : c'est un fait, qui ne peut être rejeté par des fermetures anachroniques, car il n'y aura pas de prospérité ni d'intégration dans l'isolement. Ensuite, il y a la question de l'espace : l'élargissement de l'urgence migratoire - pensons aux réfugiés de l'Ukraine martyrisée - appelle des réponses larges et partagées. Il n'est pas possible que certains pays prennent en charge l'ensemble du problème dans l'indifférence des autres ! Et les pays civilisés ne peuvent cautionner des accords obscurs avec des criminels qui asservissent des personnes pour leur propre bénéfice. Malheureusement cela arrive. La Méditerranée a besoin d'une coresponsabilité européenne, afin qu'elle redevienne le lieu de la solidarité et non l'avant-poste d'un tragique naufrage de la civilisation. Le Mare nostrum ne peut devenir le cimetière le plus grand d’Europe.

Et à propos de naufrages, je pense à saint Paul qui, au cours de sa dernière traversée de la Méditerranée, arrive sur ces côtes de manière inattendue, et qui est secouru. Puis, mordu par une vipère, il est jugé comme un criminel ; mais peu après, n’en ayant subi aucune conséquence (cf. Ac 28, 3-6), il est considéré comme une divinité. Entre les exagérations des deux extrêmes, l'évidence première s'est imposée : Paul est un homme qui a besoin d'être accueilli. L'humanité passe avant tout, elle est première sur tout. C'est ce qu'enseigne ce pays dont l'histoire a bénéficié de l'arrivée désespérée de l'apôtre naufragé. Au nom de l'Évangile qu'il a vécu et prêché, élargissons nos cœurs et redécouvrons la beauté de servir ceux qui sont dans le besoin. Continuons dans cette voie. Alors qu'aujourd'hui, la peur et le "récit de l'invasion" prévalent à l'égard de ceux qui traversent la Méditerranée en quête de salut, et que l'objectif premier semble être la protection de sa propre sécurité à tout prix, aidons-nous à ne pas voir le migrant comme une menace et à ne pas céder à la tentation d’installer des pont-levis et d'ériger des murs. L'autre n'est pas un virus dont il faudrait se défendre, mais une personne à accueillir, et «l’idéal chrétien invitera toujours à dépasser le soupçon, le manque de confiance permanent, la peur d’être envahi, les comportements défensifs que le monde actuel nous impose» (Exhort. ap. Evangelii Gaudium, n. 88). Ne laissons pas l'indifférence éteindre le rêve de vivre ensemble ! Bien sûr, accepter demande des efforts et impose des sacrifices. C'était aussi le cas pour saint Paul : pour se sauver, il a fallu d'abord sacrifier les biens du navire (cf. Ac 27, 38). Mais elles sont saintes, ces renonciations faites pour un bien plus grand, pour la vie de l'homme qui est le trésor de Dieu !

Enfin, il y a le vent d'Est, qui souffle souvent à l'aube. Homère l'appelait "Euro" (Odyssée V, 379,423). Mais de l'Europe de l'Est, de l’Orient où la lumière se lève en premier, sont arrivées les ténèbres de la guerre. Nous pensions que les invasions d'autres pays, les violents combats urbains et les menaces atomiques étaient de sombres souvenirs d'un passé lointain. Mais le vent glacial de la guerre, qui n'apporte que mort, destruction et haine, s’est abattu avec violence sur la vie de nombre de personnes, et sur les journées de tous. Et tandis qu'une fois de plus quelques puissants, tristement enfermés dans leurs prétentions anachroniques d’intérêts nationalistes, provoquent et fomentent des conflits, le peuple ordinaire ressent le besoin de construire un avenir qui, ou bien sera fait ensemble ou bien ne sera pas. À présent, dans la nuit de la guerre qui s'est abattue sur l'humanité, s’il vous plait, ne laissons pas le rêve de paix s'évanouir.

Malte, qui brille de lumière au cœur de la Méditerranée, peut nous inspirer car il est urgent de redonner de la beauté au visage de l'homme défiguré par la guerre. Une belle statue méditerranéenne datant de plusieurs siècles avant Jésus-Christ représente la paix, Irène, sous les traits d'une femme tenant Pluton, la richesse, dans ses bras. Cela nous rappelle que la paix engendre le bienêtre, et la guerre seulement la pauvreté. Le fait que la statue représente la paix et la richesse comme une mère tenant un enfant, fait réfléchir. La tendresse des mères qui donnent la vie au monde, et la présence des femmes, sont la véritable alternative à la logique contre-nature du pouvoir qui conduit à la guerre. Ce dont nous avons besoin, c'est de compassion et d'attention, et non de visions idéologiques et de populisme qui se nourrissent de paroles de haine et qui n'ont pas à cœur la vie concrète des gens, des gens ordinaires.

Il y a plus de soixante ans, dans un monde menacé de destruction où les oppositions idéologiques et la logique de fer des partis dictaient la loi, une voix à contre-courant s'éleva du bassin méditerranéen, opposant à l'exaltation de son propre camp un élan prophétique au nom de la fraternité universelle. C’était la voix de Giorgio La Pira qui affirmait : «La conjoncture historique que nous vivons, le choc des intérêts et des idéologies qui secouent l'humanité en proie à un incroyable infantilisme, redonnent à la Méditerranée une responsabilité capitale : redéfinir les règles d'une Mesure où l'homme laissé au délire et à la démesure puisse se reconnaître» (Discours au Congrès Méditerranéen de la Culture, 19 février 1960). Ces mots sont actuels : nous pouvons les répéter car ils ont une grande utilité. Comme nous avons besoin d'une "mesure humaine" face à l'agressivité puérile et destructrice qui nous menace, face au risque d'une "guerre froide étendue" qui pourrait étouffer la vie de peuples entiers et de générations ! Cet "infantilisme" n'a malheureusement pas disparu. Il resurgit avec force dans les séductions de l'autocratie, dans les nouveaux impérialismes, dans l’agressivité généralisée, dans l'incapacité de construire des ponts et de partir des plus pauvres. Il est très difficile de penser aujourd’hui dans une logique de paix. Nous nous sommes habitués à penser dans une logique de guerre. C'est de là que le vent glacial de la guerre commence à souffler et qui, cette fois encore, a été nourri au fil des ans. Oui, la guerre couve depuis longtemps avec de grands investissements et la vente des armes. Et il est triste de constater que l'enthousiasme pour la paix, né après la Seconde Guerre mondiale, s'est émoussé au cours des dernières décennies, tout comme le chemin de la communauté internationale, avec un petit nombre de puissants qui vont de l’avant pour leur propre compte, à la recherche d'espaces et de zones d'influence. Ainsi, non seulement la paix, mais aussi de nombreuses questions majeures telles que la lutte contre la faim et les inégalités, ont été de facto reléguées hors des principaux agendas politiques.

Mais la solution aux crises de chacun consiste à s'occuper de celles de tous, car les problèmes mondiaux appellent des solutions mondiales. Aidons-nous à écouter la soif de paix des peuples, travaillons à jeter les bases d'un dialogue toujours plus large, recommençons à nous réunir dans des conférences internationales pour la paix, où la question du désarmement soit centrale, le regard tourné vers les générations à venir ! Et que les fonds énormes qui continuent d'être alloués aux armements soient convertis en développement, en santé et en alimentation.

Toujours en regardant vers l'Est, je voudrais enfin tourner mes pensées vers le Moyen-Orient voisin qui se reflète dans la langue de ce pays, laquelle s'harmonise avec beaucoup d’autres, comme pour rappeler la capacité des Maltais à générer des coexistences bénéfiques dans une sorte de convivialité des différences. C'est ce dont le Moyen-Orient a besoin : le Liban, la Syrie, le Yémen et d'autres contextes déchirés par les problèmes et la violence. Que Malte, cœur de la Méditerranée, continue à faire palpiter l’espérance, le soin de la vie, l'acceptation des autres, l'aspiration à la paix, avec l'aide de Dieu, dont le nom est paix.

Que Dieu bénisse Malte et Gozo !

[00484-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Mr President of the Republic,
Members of Government and the Diplomatic Corps,
Distinguished Religious and Civil Authorities,
Representatives of Social and Cultural Life,
Ladies and Gentlemen,

I greet you cordially and I think you, Mr President, for your gracious words of welcome on behalf of your fellow-citizens. Your ancestors showed hospitality to the Apostle Paul in his journey to Rome, treating him and his traveling companions “with unusual kindness” (Acts 28:2). Coming from Rome, I too am now experiencing that same warm hospitality, a treasure that the Maltese people have handed on from generation to generation.

Thanks to its geographical position, Malta can be called the heart of the Mediterranean. Not only by its geography: for thousands of years, the interplay of historical events and the encounter of different peoples has made this island a centre of vitality and of culture, spirituality and beauty, a crossroads that has received and harmonized influences from many parts of the world. This variety of influences makes us think of the various winds that sweep this country. Not by chance, in the ancient maps of the Mediterranean, the compass rose, or “rose of winds” was often depicted near the island of Malta. I would like to borrow that image of the rose of winds, which describes the winds in terms of the four cardinal points of the compass, to describe four fundamental influences for the social and political life of this country.

It is prevalently from northwest that the winds blow on the Maltese islands. The north recalls Europe, especially the home represented by the European Union, build as a dwelling-place for a single great family united in maintaining peace. Unity and peace are the gifts that the Maltese people implore from God whenever your national anthem is sung. The prayer written by Dun Karm Psaila says: “Grant, Almighty God, wisdom to those who govern, strength to those who work, affirm unity among the Maltese people, and peace”. Peace follows unity and rises up from it. This reminds us of the importance of working together, of preferring cohesion to division, and of strengthening the shared roots and values that have forged Maltese society in its uniqueness.

To ensure a sound social coexistence, however, it is not enough to strengthen the sense of belonging; there is a need to shore up the foundations of life in society, which rests on law and legality. Honesty, justice, a sense of duty and transparency are the essential pillars of a mature civil society. May your commitment to eliminate illegality and corruption be strong, like the north wind that sweeps the coasts of this country. May you always cultivate legality and transparency, which will enable the eradication of corruption and criminality, neither of which acts openly and in broad daylight.

The European home, committed to promoting the values of justice and social equality, is also in forefront of efforts to protect the larger home that is God’s creation. The environment in which we live is a gift from heaven, as your national anthem also recognizes, by asking God to preserve the beauty of this land, a mother dressed by brightest light. In Malta, where the luminous beauty of the landscape alleviates difficulties, creation appears as the gift that, amid the trials of history and life, reminds us of the beauty of our life on earth. It must therefore be kept safe from rapacious greed, from avarice and from construction speculation, which compromises not only the landscape but the very future. Instead, the protection of the environment and the promotion of social justice prepare for the future, and are optimal ways to instil in young people a passion for a healthy politics and to shield them from the temptation to indifference and lack of commitment.

The north wind often blends with blowing from the west. This European country, especially in its young people, shares western lifestyles and thinking. This brings great benefits – I think, for example, of the values of freedom and of democracy - but also risks, which call for vigilance lest the desire for progress be accompanied by detachment from your own roots. Malta is a splendid “laboratory of organic development”, where progress does not mean cutting one’s roots with the past in the name of a false prosperity dictated by profit, by needs created by consumerism, to say nothing of the right to have any and every “right”. A sound development needs to preserve the memory of the past and foster respect and harmony between the generations, without yielding to bland uniformity and to forms of ideological colonization, that take place, for example, in the field and principle of life. That is ideological colonization that goes against the right to life from the moment it is conceived.

The basis of all solid growth is respect for the human person, respect for the life and dignity of every man and every woman. I am aware of the commitment of the Maltese people to embracing and protecting life. Already in the Acts of the Apostles, the people of this island were known for saving many lives. I encourage you to continue to defend life from its beginning to its natural end, but also to protect it at every moment from being cast aside and deprived of care and concern. I think especially of the rightful dignity of workers, the elderly and sick. And of those young people who risk squandering all the good have within them by following mirages that leave only emptiness in their wake. These are the fruits of radical consumerism, indifference to the needs of others and the scourge of drugs, which suppresses freedom and creates dependence. Let us protect the beauty of life!

Continuing to follow the rose of winds, we now look to the south, from where so many of our brothers and sisters have come in search of hope. I would like to thank the civil authorities and the people of Malta for the welcome they have given them in the name of the Gospel, our common humanity and of their native sense of hospitality. According to its Phoenician etymology, Malta means “safe harbor”. Nonetheless, given the growing influx of recent years, fear and insecurity have nurtured a certain discouragement and frustration. If the complexity of the migration issue is to be properly addressed, it needs to be situated within a broader context of time and space. Time, in the sense that migration phenomenon is not a temporary situation, but a sign of our times. It brings with it the burden of past injustice, exploitation, climatic changes and tragic conflicts, whose effects are now making themselves felt. From the poor and densely populated south, great numbers of people are moving to the wealthy north: this is a fact, and it cannot be ignored by adopting an anachronistic isolationism, which will not produce prosperity and integration. From the standpoint of space, the growing migration emergency – here we can think of the refugees from war-torn Ukraine – calls for a broad-based and shared response. Some countries cannot respond to the entire problem, while others remain indifferent onlookers! Civilized countries cannot approve for their own interest sordid agreements with criminals who enslave other human beings. Unfortunately this happens. The Mediterranean needs co-responsibility on the part of Europe, in order to become a new theatre of solidarity and not the harbinger of a tragic shipwreck of civilization. The mare nostrum should not become the biggest cemetery of Europe.

With this mention of shipwreck, my thoughts turn to Saint Paul who, in the course of his last journey across the Mediterranean, unexpectedly came to these shores and found ready assistance. Then, bitten by a viper, he was thought to criminal, but then came to be considered a god because he suffered no ill effects from it (cf. Acts 28:3-6). Between these two extremes, the really important thing was missed: Paul was a man, a man in need of assistance. Humanity is first and foremost: that is the lesson taught by this country whose history was blessed by the arrival of the shipwrecked apostle. In the name of the Gospel that Paul lived and preached, let us open our hearts and rediscover the beauty of serving our neighbours in need. Let us continue on this path. Today, when those who cross the Mediterranean in search of salvation are met with fear and the narrative of “invasion”, and safeguarding one’s own security at any price seems to be the primary goal, let us help one another not to view the migrant as a threat and not to yield to the temptation of raising drawbridges and erecting walls. Other people are not a virus from which we need to be protected, but persons to be accepted. For that matter, “the Christian ideal always be a summons to overcome suspicion, ingrained mistrust, fear of losing our privacy, all those defensive attitudes which today's world imposes on us” (Evangelii Gaudium, 88). May we not allow indifference to stifle our dream of living as one! Certainly, acceptance entails effort and requires renunciations. So it was in the experience of Saint Paul: to save the ship, it was necessary to sacrifice the merchandise it was carrying (cf. Acts 27:38). Yet every sacrifice, every renunciation made for a greater good, for life of man who is the treasure of God, is holy!

Finally, there is the wind coming from the east , which often blows at dawn, which is why Homer called it “Eurus” (Odyssey, V, 349.423). Yet from the east of Europe, from the land of sunrise, the dark shadows of war have now spread. We had thought that invasions of other countries, savage street fighting and atomic threats were grim memories of a distant past. However, the icy winds of war, which bring only death, destruction and hatred in their wake, have swept down powerfully upon the lives of many people and affected us all. Once again, some potentate, sadly caught up in anachronistic claims of nationalist interests, is provoking and fomenting conflicts, whereas ordinary people sense the need to build a future that, will either shared, or not be at all. Now in the night of the war that is fallen upon humanity, please, let us not allow the dream of peace to fade!

Malta, which shines brilliantly in the heart of the Mediterranean, can serve as an inspiration to us, for it is urgent to restore beauty to the face of a humanity marred by war. A beautiful Mediterranean statue dating back centuries before Christ depicts peace as a woman, Eirene, holding in her arms Ploutus, wealth. That statue reminds us that peace generates prosperity, and war only poverty. Significantly, in that statue peace and prosperity are depicted as a mother holding her child in her arms. The tender love of mothers, who give life to the world, and the presence of women are the true alternative to the baneful logic of power that leads to war. We need compassion and care, not ideological and populist visions fueled by words of hatred and unconcerned for the concrete life of the people, ordinary people.

Over sixty years ago, in a world menaced by destruction, where law was dictated by ideological conflicts and the grim logic of blocs, a different voice was raised from the Mediterranean basin, countering the exaltation of self-interests with a call for a prophetic leap in the name of universal fraternity. It was the voice of Georgio La Pira, who stated that “the historic juncture in which we are living, the clash of interests and ideologies that shake a humanity in prey to incredible childishness, restore to the Mediterranean a capital responsibility. It is that of defining once more the rule of a moderation in which man, abandoned to madness and lack of moderation, can recognize himself” (Intervention at the Mediterranean Congress of Culture, 19 February 1960). Those were timely words; we can repeat them because they have a great relevance. How much we need a “human moderation” before the infantile and destructive aggression that threatens us, before the risk of an “enlarged Cold War” that can stifle the life of entire peoples and generations. That “childishness”, sadly, has not disappeared. It has reemerged powerfully in the seductions of autocracy, new forms of imperialism, widespread aggressiveness, and the inability to build bridges and start from the poorest in our midst. Today, it is difficult to think with the logic of peace. We have gotten used to thinking with the logic of war. It is from there that cold wind of war begins to blow, and this time it has been encouraged over the years. War has in fact been prepared for some time by great investments in weaponry and a massive trade in arms. It is distressing to see how the enthusiasm for peace, which emerged after the Second World War, has faded in these recent decades, as has the progress of the international community, with a few powers who go ahead on their own account, seeking spaces and zones of influence. In this way, not only peace, but also so many great questions, like the fight against hunger and inequality are no longer on the list of the main political agendas.

But the solution to the crisis of each is care for those of all, since global problems require global solutions. Let us help one another to sense people’s yearning for peace. Let us work to lay the foundations of an ever more expanded dialogue. Let us go back to gathering in international peace conferences, where the theme of disarmament will have a central place, where our thoughts will turn to future generations! And where the enormous funds that continue to be destined to weaponry may be diverted to development, health care and nutrition.

Looking once more to the east, I would like to devote a final thought to the nearby Middle East, whose languages, harmonized with others, are reflected in the native language of this nation, as if to recall the capacity of the Maltese people to generate beneficial forms of coexistence in a sort of conviviality of differences. This is what the Middle East needs: Lebanon, Syria, Yemen, and other contexts torn by problems and violence. May Malta, the heart of the Mediterranean, continue to foster the heartbeat of hope, care for life, acceptance of others, yearning for peace, with the help of the God whose name is peace.

God bless Malta and Gozo!

[00484-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Herr Staatspräsident,
Mitglieder der Regierung und des diplomatischen Korps,
verehrte religiöse und zivile Würdenträger,
geschätzte Vertreter von Gesellschaft und Kultur,
meine Damen und Herren!

Herzlich grüße ich Sie und danke dem Herrn Präsidenten für die freundlichen Worte, die er im Namen aller Bürger an mich gerichtet hat. Ihre Vorfahren haben den Apostel Paulus auf seinem Weg nach Rom beherbergt und ihm und seinen Mitreisenden »ungewöhnliche Menschenfreundlichkeit« (Apg 28,2) erwiesen; jetzt komme ich von Rom und erlebe ebenso die herzliche Gastfreundschaft der Malteser, einen Schatz, der im Land von Generation zu Generation weitergegeben wird.

Aufgrund seiner Lage kann Malta als das Herz des Mittelmeerraums bezeichnet werden. Aber nicht nur aufgrund seiner Lage: Die Verflechtung historischer Ereignisse und das Zusammentreffen von Bevölkerungen haben diese Inseln seit Jahrtausenden zu einem Zentrum von Vitalität und Kultur, von Spiritualität und Schönheit gemacht, zu einem Knotenpunkt, der Einflüsse aus vielen Gebieten aufnehmen und in Einklang bringen konnte. Diese Vielfalt an Einflüssen erinnert an die Unterschiedlichkeit der Winde, die das Land prägen. Es ist kein Zufall, dass die Windrose in alten kartografischen Darstellungen des Mittelmeers häufig in der Nähe der Insel Malta zu finden ist. Ich möchte das Bild der Windrose, die die Luftströme nach den vier Himmelsrichtungen einteilt, entlehnen, um vier Einflüsse zu veranschaulichen, die für das soziale und politische Leben in diesem Land wesentlich sind.

Die Winde wehen auf den maltesischen Inseln überwiegend aus Nordwest. Der Norden erinnert an Europa, insbesondere an das Haus der Europäischen Union, das so gebaut wurde, dass dort eine große Familie leben kann, die in der Bewahrung des Friedens vereint ist. Einheit und Frieden sind die Gaben, um die das maltesische Volk Gott jedes Mal bittet, wenn es die Nationalhymne anstimmt. Das von Dun Karm Psaila verfasste Gebet lautet: »Gewähre, allmächtiger Gott, Weisheit und Barmherzigkeit den Regierenden, Gesundheit den Arbeitenden und sichere dem maltesischen Volk Einheit und Frieden«. Der Friede folgt der Einheit und entspringt aus ihr. Dies erinnert uns daran, wie wichtig es ist, zusammenzuarbeiten, den Zusammenhalt über die Spaltung zu stellen und die gemeinsamen Wurzeln und Werte zu stärken, die die Einzigartigkeit der maltesischen Gesellschaft geformt haben.

Um ein gutes gesellschaftliches Zusammenleben zu gewährleisten, reicht es jedoch nicht aus, das Gefühl der Zugehörigkeit zu festigen, sondern es müssen auch die Grundlagen des Zusammenlebens gestärkt werden, die auf Recht und Gesetzlichkeit aufbauen. Die Ehrlichkeit, die Gerechtigkeit, das Pflichtbewusstsein und die Transparenz sind Grundpfeiler einer in der Zivilisation fortgeschrittenen Gesellschaft. Das Engagement zur Beseitigung von Illegalität und Korruption sollte daher so stark sein wie der Wind, der aus dem Norden weht und über die Küsten des Landes hinwegfegt. Und man pflege stets Legalität und Transparenz, denn sie ermöglichen die Austrocknung des Verbrechertums und der Kriminalität, die darin übereinstimmen, dass sie nicht bei Tageslicht handeln.

Das Haus Europa, das sich für die Förderung der Werte der sozialen Gerechtigkeit und Angemessenheit einsetzt, steht auch bei der Bewahrung des größeren Hauses der Schöpfung an vorderster Front. Die Umwelt, in der wir leben, ist ein Geschenk des Himmels, wie es die Nationalhymne noch immer anerkennt, in der Gott gebeten wird, auf die Schönheit dieser Erde wie auf eine Mutter herabzublicken, die mit dem hellsten Licht geschmückt ist. In der Tat erscheint auf Malta, wo die Helligkeit der Landschaft die Mühsale abmildert, die Schöpfung wie ein Geschenk, das uns inmitten der Prüfungen der Geschichte und des Lebens daran erinnert, wie schön es ist, die Erde zu bewohnen. Sie muss daher vor unersättlicher Raffsucht, Geldgier und Bauspekulation bewahrt werden, die nicht nur die Landschaft, sondern auch die Zukunft gefährdet. Umweltschutz und soziale Gerechtigkeit hingegen bereiten auf die Zukunft vor und sind hervorragende Mittel, um junge Menschen für gute Politik zu begeistern und sie so der Versuchung des Desinteresses und der Untätigkeit zu entreißen.

Der Nordwind vermischt sich oft mit dem Wind aus dem Westen. Dieses europäische Land Malta und insbesondere seine Jugend teilen den westlichen Lebensstil und die westliche Denkweise. Das bringt große Vorteile mit sich - ich denke dabei z.B. an die Werte der Freiheit und der Demokratie -, aber auch Risiken, vor denen man sich hüten muss, damit die Sehnsucht nach Fortschritt nicht zu einer Loslösung von den Wurzeln führt. Malta ist ein wunderbares „Laboratorium der organischen Entwicklung“, in dem Fortschritt nicht bedeutet, die Wurzeln der Vergangenheit im Namen eines falschen Wohlstands zu kappen, der durch Profit, konsumistische Bedürfnisse und von der Haltung, ein Recht auf alles zu haben, diktiert wird. Für eine gesunde Entwicklung ist es wichtig, die Erinnerung zu bewahren und den Einklang zwischen den Generationen respektvoll zu gestalten, ohne sich von künstlicher Vereinheitlichung und ideologischer Kolonisierung vereinnahmen zu lassen, die z.B. oft im Bereich des Lebens, des Prinzips des Lebens vorkommen. Das sind ideologische Kolonialisierungen, die gegen das Recht auf Leben vom Zeitpunkt der Empfängnis an verstoßen.

Die Grundlage für ein solides Wachstum ist die menschliche Person, die Achtung vor dem Leben und vor der Würde jedes Mannes und jeder Frau. Ich weiß, wie sehr sich die Malteser für die Annahme und den Schutz des Lebens einsetzen. Schon in der Apostelgeschichte zeichneten Sie sich dadurch aus, viele Menschen gerettet zu haben. Ich möchte Sie ermutigen, das Leben von seinem Anfang bis zu seinem natürlichen Ende weiterhin zu verteidigen, es aber auch jederzeit vor Missachtung und Vernachlässigung zu schützen. Ich denke dabei vor allem an die Würde der Arbeitnehmer, der älteren Menschen und der Kranken. Und an die jungen Menschen, die Gefahr laufen, das unermesslich Gute, das sie sind, wegzuwerfen, indem sie Trugbildern nachjagen, die so viel Leere in ihnen hinterlassen. Das ist es, was das übersteigerte Konsumverhalten, die Verschlossenheit gegenüber den Bedürfnissen der anderen und das Übel der Drogen, die die Freiheit ersticken und Abhängigkeit schaffen, verursachen. Lasst uns die Schönheit des Lebens schützen!

Wenn wir in der Windrose weitergehen, schauen wir nach Süden. Von dort kommen viele Brüder und Schwestern auf der Suche nach Hoffnung. Ich möchte den Behörden und der Bevölkerung dafür danken, dass Sie sie im Namen des Evangeliums, der Menschlichkeit und des maltesischen Sinns für Gastfreundschaft aufgenommen haben. Gemäß der phönizischen Etymologie bedeutet Malta „sicherer Hafen“. Angesichts des wachsenden Zustroms in den letzten Jahren haben jedoch Ängste und Unsicherheiten zu Entmutigung und Frustration geführt. Um sich dem komplexen Thema der Migration angemessen zu stellen, ist es notwendig, es in eine breitere zeitliche und räumliche Perspektive einzuordnen. In der Zeit: Das Migrationsphänomen ist nicht ein zeitweiliger Umstand, sondern kennzeichnet unsere Epoche. Es bringt die Schuld vergangener Ungerechtigkeiten, vieler Ausbeutungen, des Klimawandels und unglücklicher Konflikte mit sich, für die wir jetzt die Konsequenzen tragen. Aus dem armen und bevölkerungsreichen Süden strömen Menschenmassen in den reicheren Norden: Das ist eine Tatsache, die nicht mit anachronistischen Abschottungen abgewehrt werden kann, denn in der Isolation wird es keinen Wohlstand und keine Integration geben. Und dann ist da noch die Frage des Raums: Die Ausweitung der Notsituation der Migration - man denke nur an die Flüchtlinge aus der gepeinigten Ukraine jetzt - verlangt nach umfassenden, gemeinsamen Antworten. Es ist nicht möglich, dass sich einige Länder das gesamte Problem aufbürden, während die anderen Länder in der Gleichgültigkeit verharren! Und zivilisierte Länder können nicht zu ihrem eigenen Vorteil undurchsichtige Abkommen mit Verbrechern abschließen, die Menschen versklaven. Das geschieht leider. Der Mittelmeerraum braucht europäische Mitverantwortung, damit es wieder zu einem Schauplatz der Solidarität und nicht zum Vorposten eines tragischen Schiffbruchs der Zivilisation wird. Das mare nostrum darf nicht zum größten Friedhof Europas werden.

Und im Zusammenhang von Schiffbruch denke ich an den heiligen Paulus, der während seiner letzten Mittelmeerüberquerung unerwartet an diese Küste kam und gerettet wurde. Als er dann von einer Viper gebissen wurde, hielt man ihn für einen Übeltäter; bald darauf betrachtete man ihn jedoch als eine Gottheit, weil er keine Folgen erlitten hatte (vgl. Apg 28,3-6). Zwischen den Übertreibungen der beiden Extreme entging ihnen die Hauptsache: Paulus war ein Mensch, der der Aufnahme bedurfte. Die Menschlichkeit steht an erster Stelle und wird in allem belohnt: Das lehrt dieses Land, dessen Geschichte von der verzweifelten Ankunft des schiffbrüchigen Apostels begünstigt wurde. Im Namen des Evangeliums, das er gelebt und gepredigt hat, wollen wir unsere Herzen weiten und die Schönheit des Dienstes an den Bedürftigen wiederentdecken. Gehen wir auf dieser Straße weiter. Während heute gegenüber denjenigen, die auf der Suche nach Rettung das Mittelmeer überqueren, die Angst und das „Narrativ der Invasion“ vorherrschen und das oberste Ziel der Schutz der eigenen Sicherheit um jeden Preis zu sein scheint, helfen wir uns gegenseitig, den Migranten nicht als Bedrohung zu sehen und nicht der Versuchung nachzugeben, Zugbrücken hochzuziehen und Mauern zu errichten. Der andere ist kein Virus, den es abzuwehren gilt, sondern eine Person, die man aufnehmen muss, und »das christliche Ideal wird immer dazu auffordern, den Verdacht, das ständige Misstrauen, die Angst überschwemmt zu werden, die defensiven Verhaltensweisen, die die heutige Welt uns auferlegt, zu überwinden« (Apostolisches Schreiben Evangelii Gaudium, 88). Lassen wir nicht zu, dass die Gleichgültigkeit den Traum vom gemeinschaftlichen Leben auslöscht! Natürlich kostet das Aufnehmen Mühe und erfordert Verzicht. So erging es auch dem heiligen Paulus: Um sich zu retten, musste er zunächst die Güter des Schiffes opfern (vgl. Apg 27,38). Aber der Verzicht für ein höheres Gut, für das Leben des Menschen, das der Schatz Gottes ist, ist heilig!

Und dann ist da noch der Wind aus dem Osten, der oft in der Morgendämmerung weht. Homer nannte ihn „Euros“ (Odyssee V, 379. 423). Aber gerade aus dem Osten Europas, aus dem Orient, wo das Licht zuerst aufgeht, ist die Finsternis des Krieges gekommen. Wir dachten, dass Invasionen aus anderen Ländern, brutale Straßenkämpfe und atomare Bedrohungen dunkle Erinnerungen an eine ferne Vergangenheit seien. Doch der frostige Wind des Krieges, der nur Tod, Zerstörung und Hass mit sich bringt, ist anmaßend über das Leben vieler und die Tage aller hereingebrochen. Und während wieder einmal einige wenige Mächtige, die leider in den anachronistischen Forderungen nationalistischer Interessen gefangen sind, Konflikte provozieren und schüren, verspüren die einfachen Menschen das Bedürfnis, eine Zukunft zu gestalten, die entweder gemeinsam sein wird oder gar nicht sein wird. Jetzt, in der Nacht des Krieges, die über die Menschheit herabgesunken ist, lassen wir bitte nicht zu, dass der Traum vom Frieden entschwindet.

Malta, das lichtumflutet im Herzen des Mittelmeers erscheint, kann uns inspirieren, denn es ist dringend notwendig, dem vom Krieg entstellten Antlitz des Menschen wieder Schönheit zu verleihen. Eine schöne mediterrane Statue, die aus den Jahrhunderten vor Christus stammt, stellt den Frieden, Irene, als eine Frau dar, die Pluto, den Reichtum, in ihren Armen hält. Sie erinnert uns daran, dass Frieden Wohlstand schafft und Krieg nur Armut. Und es gibt zu denken, dass in der Statue Frieden und Reichtum in Form einer Mutter dargestellt werden, die ein Kind in den Armen hält. Die Zärtlichkeit der Mütter, die der Welt Leben schenken, und die Präsenz der Frauen sind die wahre Alternative zur niederträchtigen Logik der Macht, die zum Krieg führt. Was wir brauchen, sind Mitgefühl und Fürsorge, nicht ideologische Visionen und Populismus, die sich aus Worten des Hasses speisen und denen am konkreten Leben der Menschen, der einfachen Leute, nichts liegt.

Vor mehr als sechzig Jahren, in einer vom Untergang bedrohten Welt, in der ideologische Gegensätze und die eiserne Logik der Konfliktparteien das Gesetz diktierten, erhob sich eine Stimme aus dem Mittelmeergebiet gegen den Strom und setzte der Überhöhung der eigenen Seite einen prophetischen Aufschrei im Namen der universellen Geschwisterlichkeit entgegen. Es war die Stimme von Giorgio La Pira, der sagte: »Die historische Konjunktur, in der wir leben, der Zusammenprall von Interessen und Ideologien, der die Menschheit im Griff eines unglaublichen Infantilismus erschüttert, gibt dem Mittelmeerraum eine große Verantwortung zurück: die Regeln eines Maßes neu zu definieren, in dem sich der dem Delirium und der Maßlosigkeit überlassene Mensch wiedererkennen kann« (Rede auf dem Mittelmeerkongress der Kultur, 19. Februar 1960). Dies sind aktuelle Worte; wir können sie wiederholen, weil sie eine große Aktualität haben. Wie sehr brauchen wir ein „menschliches Maß“ angesichts der infantilen und zerstörerischen Aggression, die uns bedroht, angesichts der Gefahr eines „erweiterten kalten Krieges“, der das Leben ganzer Völker und Generationen ersticken könnte! Dieser „Infantilismus“ ist leider nicht verschwunden. Er kommt in den Verlockungen der Autokratie, in neuen Imperialismen, in weit verbreiteter Aggression, in der Unfähigkeit, Brücken zu bauen und bei den Ärmsten anzufangen, überheblich wieder zum Vorschein. Heute ist es so schwierig, in der Logik des Friedens zu denken. Wir haben uns daran gewöhnt, in der Logik des Krieges zu denken. Von hier aus beginnt der frostige Wind des Krieges zu wehen, und auch dieses Mal wurde er über Jahre hinweg geschürt. Ja, der Krieg hat sich seit langem zusammengebraut, mit großen Investitionen und Waffengeschäften. Und es ist traurig zu sehen, wie der Enthusiasmus für den Frieden, der nach dem Zweiten Weltkrieg aufkam, in den letzten Jahrzehnten ermattet ist, ebenso wie der Weg der internationalen Gemeinschaft, auf dem einige wenige Mächtige eigenmächtig auf der Suche nach Raum und Einflusszonen voranschreiten. Und so sind nicht nur der Frieden, sondern auch viele wichtige Themen wie der Kampf gegen Hunger und Ungleichheit von den wichtigsten politischen Agenden faktisch verdrängt worden.

Aber die Lösung für die Krise eines jeden einzelnen ist es, sich um die Krise aller anderen zu kümmern, denn globale Probleme erfordern globale Lösungen. Helfen wir uns gegenseitig, dem Friedensdurst der Menschen Gehör zu schenken, arbeiten wir daran, die Grundlagen für einen immer breiter angelegten Dialog zu schaffen, treffen wir uns wieder auf internationalen Friedenskonferenzen, auf denen das Thema Abrüstung im Hinblick auf die kommenden Generationen im Mittelpunkt steht! Und die enormen Mittel, die nach wie vor für die Rüstung ausgegeben werden, mögen in Entwicklung, Gesundheit und Ernährung umgesetzt werden.

Wenn ich weiter nach Osten blicke, möchte ich einen Gedanken dem benachbarten Nahen Osten zuwenden, der sich in der Sprache dieses Landes widerspiegelt, die mit anderen harmoniert, als ob sie uns an die maltesische Fähigkeit erinnern würde, in einer Art Geselligkeit der Unterschiede wohltuende Weisen des Zusammenlebens zu schaffen. Das ist es, was der Nahe Osten braucht: Libanon, Syrien, Jemen und andere von Problemen und Gewalt heimgesuchte Gebiete. Möge Malta als das Herz des Mittelmeerraums weiterhin den Puls der Hoffnung, der Sorge um das Leben, der Annahme der anderen und der Sehnsucht nach Frieden vorgeben - mit der Hilfe Gottes, dessen Name Frieden ist.

Gott segne Malta und Gozo!

[00484-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Señor Presidente de la República,
miembros del gobierno y del Cuerpo diplomático,
distinguidas autoridades religiosas y civiles,
insignes representantes de la sociedad y del mundo de la cultura,
señoras y señores:

Los saludo cordialmente y agradezco al señor Presidente las amables palabras que me ha dirigido en nombre de todos los ciudadanos. Vuestros antepasados ofrecieron hospitalidad al apóstol Pablo cuando se dirigía a Roma, tratándolo a él y a sus compañeros de viaje con «una cordialidad fuera de lo común» (Hch 28,2); ahora, viniendo de Roma, yo también experimento la cálida acogida de los malteses, tesoro que se transmite en este país de generación en generación.

Por su posición, Malta puede ser definida el corazón del Mediterráneo. Pero no sólo por su posición: el entramado de acontecimientos históricos y el encuentro de los pueblos hacen de estas islas, desde milenios, un centro de vitalidad y de cultura, de espiritualidad y de belleza, una encrucijada que ha sabido acoger y armonizar influjos provenientes de muchas partes. Esta diversidad de influencias hace pensar en la variedad de vientos que caracterizan al país. No es casual que en las antiguas representaciones cartográficas del Mediterráneo la rosa de los vientos se colocara a menudo cerca de la isla de Malta. Quisiera tomar prestada precisamente esa imagen de la rosa de los vientos, que posiciona las corrientes de aire en base a los cuatro puntos cardinales, para delinear cuatro influencias esenciales para la vida social y política de este país.

Los vientos que prevalentemente soplan en las islas malteses son del noroeste. El norte evoca Europa, en particular la casa de la Unión Europea, edificada para que allí viva una gran familia unida en la salvaguardia de la paz. Unidad y paz son los dones que el pueblo maltés pide a Dios cada vez que entona el himno nacional. La oración escrita por Dun Karm Psaila, en efecto, dice: «Concede, Dios omnipotente, sabiduría y misericordia a los que gobiernan, salud a los que trabajan, y asegura al pueblo maltés la unidad y la paz». La paz sigue a la unidad y brota de ella. Esto recuerda la importancia de trabajar juntos, de anteponer la cohesión a toda división, de afianzar las raíces y los valores compartidos que han forjado la singularidad de la sociedad maltesa.

Pero para garantizar una buena convivencia social, no basta con consolidar el sentido de pertenencia, sino que hay que reforzar los fundamentos de la vida común, que se basa en el derecho y la legalidad. La honestidad, la justicia, el sentido del deber y la transparencia son pilares esenciales de una sociedad civilmente desarrollada. Que el compromiso para extirpar la ilegalidad y la corrupción sea, por tanto, fuerte como el viento que, soplando desde el norte, barre las costas del país. Y que se cultiven siempre la legalidad y la transparencia, que permiten erradicar la delincuencia y la criminalidad, unidas por el hecho de que no actúan a la luz del sol.

La casa europea, que se compromete a promover los valores de la justicia y de la equidad social, también está en primera línea para salvaguardar la casa más amplia, la de la creación. El ambiente en el que vivimos es un regalo del cielo, como lo reconoce el himno nacional, pidiéndole a Dios que mire la belleza de esta tierra, madre adornada con la más alta luz. Es cierto, en Malta, donde la luminosidad del paisaje alivia las dificultades, la creación se muestra como el don que, en medio de las pruebas de la historia y de la vida, recuerda la belleza de habitar la tierra. Por eso, hay que protegerla de la avidez voraz, de la codicia del dinero y de la especulación edilicia, que no sólo afectan el paisaje, sino el futuro. En cambio, el cuidado del ambiente y la justicia social preparan el porvenir, y son excelentes caminos para que los jóvenes se apasionen por la buena política, sustrayéndolos a las tentaciones del desinterés y de la falta de compromiso.

El viento del norte a menudo se mezcla con el que sopla del oeste. Este país europeo, particularmente en su juventud, comparte, en efecto, los estilos de vida y de pensamiento occidentales. De esto proceden grandes bienes —pienso, por ejemplo, en los valores de la libertad y de la democracia—, pero también riesgos que es necesario vigilar, para que el afán de progreso no lleve a apartarse de las raíces. Malta es un maravilloso “laboratorio de desarrollo orgánico”, donde progresar no significa cortar las raíces con el pasado en nombre de una falsa prosperidad dictada por las ganancias y las necesidades creadas por el consumismo, así como por el derecho de tener cualquier derecho. Para un desarrollo sano es importante conservar la memoria y tejer respetuosamente la armonía entre las generaciones, sin dejarse absorber por homologaciones artificiales y colonizaciones ideológicas, que frecuentemente se suscitan, por ejemplo, en el campo de la vida, del inicio de la vida. Son colonizaciones ideológicas que van contra el derecho a la vida desde el momento de la concepción.

En el fundamento de un crecimiento sólido está la persona humana, el respeto a la vida y a la dignidad de todo hombre y de toda mujer. Conozco el compromiso de los malteses por abrazar y proteger la vida. Ya en los Hechos de los Apóstoles ustedes se distinguían por salvar a mucha gente. Los animo a seguir defendiendo la vida desde el inicio hasta su fin natural, pero también a protegerla en todo momento del descarte y del abandono. Pienso especialmente en la dignidad de los trabajadores, de los ancianos y de los enfermos. Y en los jóvenes, que corren el peligro de desperdiciar el bien inmenso que son, persiguiendo espejismos que dejan tanto vacío interior. Es lo que provocan el consumismo exacerbado, la cerrazón ante las necesidades de los demás y la plaga de la droga, que sofoca la libertad creando dependencia. ¡Protejamos la belleza de la vida!

Continuando con la rosa de los vientos, miramos al sur. Desde allí llegan tantos hermanos y hermanas en busca de esperanza. Quisiera agradecer a las autoridades y a la población por la acogida que les ofrecen en nombre del Evangelio, de la humanidad y del sentido de hospitalidad típico de los malteses. Según la etimología fenicia, Malta significa “puerto seguro”. Sin embargo, ante la creciente afluencia de los últimos años, los temores y las inseguridades han provocado desánimo y frustración. Para afrontar de una manera adecuada la compleja cuestión migratoria es necesario situarla dentro de perspectivas más amplias de tiempo y de espacio. De tiempo: el fenómeno migratorio no es una circunstancia del momento, sino que marca nuestra época; lleva consigo las deudas de injusticias pasadas, de tanta explotación, de los cambios climáticos, de los desventurados conflictos cuyas consecuencias hay que pagar. Desde el sur, pobre y poblado, multitud de personas se trasladan hacia el norte más rico. Es un hecho que no se puede rechazar con cerrazones anacrónicas, porque en el aislamiento no habrá prosperidad ni integración. Asimismo, hay que considerar el espacio. La expansión de la emergencia migratoria —pensemos en los refugiados de la martirizada Ucrania actualmente— exige respuestas amplias y compartidas. No pueden cargar con todo el problema sólo algunos países, mientras otros permanecen indiferentes. Y países civilizados no pueden sancionar por interés propio acuerdos turbios con delincuentes que esclavizan a las personas. Desgraciadamente esto sucede. El Mediterráneo necesita la corresponsabilidad europea, para convertirse nuevamente en escenario de solidaridad y no ser la avanzada de un trágico naufragio de civilizaciones. El mare nostrum no puede convertirse en el mayor cementerio de Europa.

Y a propósito de naufragio, pienso en san Pablo, que en el curso de su última travesía en el Mediterráneo llegó a estas costas de manera inesperada y fue socorrido. Después, mordido por una víbora, pensaron que era un asesino; pero luego, al ver que no le pasó nada malo, fue en cambio considerado un dios (cf. Hch 28,3-6). Entre las exageraciones de los dos extremos se escapaba la evidencia principal: Pablo era un hombre, necesitado de acogida. La humanidad está ante todo y recompensa en todo. Lo enseña este país, cuya historia se ha visto beneficiada por la llegada forzosa del apóstol náufrago. En nombre del Evangelio que él vivió y predicó, ensanchemos el corazón y descubramos la belleza de servir a los necesitados. Sigamos por este camino. Hoy, mientras prevalece el miedo y “la narrativa de la invasión”, y el objetivo principal parece ser la tutela de la propia seguridad a cualquier costo, ayudémonos a no ver al migrante como una amenaza y a no ceder a la tentación de alzar puentes levadizos y de erigir muros. El otro no es un virus del que hay que defenderse, sino una persona que hay que acoger, y «el ideal cristiano siempre invitará a superar la sospecha, la desconfianza permanente, el temor a ser invadidos, las actitudes defensivas que nos impone el mundo actual» (Exhort. ap. Evangelii gaudium, 88). ¡No dejemos que la indiferencia desvanezca el sueño de vivir juntos! Ciertamente, acoger supone esfuerzo y exige renuncias. También le ocurrió a san Pablo: para ponerse a salvo primero tuvo que sacrificar los bienes de la nave (cf. Hch 27,38). Pero son santas las renuncias que se hacen por un bien más grande, por la vida del hombre, que es el tesoro de Dios.

Por último, está el viento proveniente del este, que a menudo sopla al amanecer. Homero lo llamaba “Euro” (cf. La Odisea, Canto V). Pero, precisamente del este de Europa, del Oriente, donde surge antes la luz, han llegado las tinieblas de la guerra. Pensábamos que las invasiones de otros países, los brutales combates en las calles y las amenazas atómicas fueran oscuros recuerdos de un pasado lejano. Pero el viento gélido de la guerra, que sólo trae muerte, destrucción y odio, se ha abatido con prepotencia sobre la vida de muchos y los días de todos. Y mientras una vez más algún poderoso, tristemente encerrado en las anacrónicas pretensiones de intereses nacionalistas, provoca y fomenta conflictos, la gente común advierte la necesidad de construir un futuro que, o será juntos, o no será. Ahora, en la noche de la guerra que ha caído sobre la humanidad —por favor— no hagamos que desaparezca el sueño de la paz.

Malta, que resplandece con luz propia en el corazón del Mediterráneo, puede inspirarnos, porque es urgente devolver la belleza al rostro del hombre, desfigurado por la guerra. Hay una hermosa estatua mediterránea datada siglos antes de Cristo que representa a la paz, Irene, como una mujer que tiene en brazos a Pluto, la riqueza. Nos recuerda que la paz produce bienestar y la guerra solamente pobreza, y nos hace pensar el hecho de que en la estatua la paz y la riqueza se representen como una mamá que tiene en brazos un bebé. La ternura de las madres, que dan la vida al mundo, y la presencia de las mujeres son la verdadera alternativa a la lógica perversa del poder, que conduce a la guerra. Necesitamos compasión y cuidados, no visiones ideológicas y populismos que se alimentan de palabras de odio y no se preocupan de la vida concreta del pueblo, de la gente común.

Hace más de sesenta años, en un mundo amenazado por la destrucción, donde las leyes eran dictadas por las contraposiciones ideológicas y la férrea lógica de las coaliciones, desde la cuenca mediterránea se elevó una voz contracorriente, que a la exaltación de la propia parte opuso un impulso profético en nombre de la fraternidad universal. Era la voz de Giorgio La Pira, que dijo: «La coyuntura histórica que vivimos, el choque de intereses e ideologías que sacuden a la humanidad, presa de un increíble infantilismo, restituyen al Mediterráneo una responsabilidad capital: definir nuevamente las normas de una Medida donde el hombre, abandonado al delirio y a la desmesura, pueda reconocerse» (Intervención en el Congreso Mediterráneo de la Cultura, 19 febrero 1960). Son palabras actuales; podemos repetirlas porque tienen una gran actualidad. Cuánto necesitamos una “medida humana” frente a la agresividad infantil y destructiva que nos amenaza, frente al riesgo de una “guerra fría ampliada” que puede sofocar la vida de pueblos y generaciones enteros. Ese “infantilismo”, lamentablemente, no ha desaparecido. Vuelve a aparecer prepotentemente en las seducciones de la autocracia, en los nuevos imperialismos, en la agresividad generalizada, en la incapacidad de tender puentes y de comenzar por los más pobres. Hoy es muy difícil pensar con la lógica de la paz. Nos hemos habituado a pensar con la lógica de la guerra. Es aquí donde comienza a soplar el viento gélido de la guerra, que también esta vez ha sido alimentado a lo largo de los años. Sí, la guerra se fue preparando desde hace mucho tiempo, con grandes inversiones y comercio de armas. Y es triste ver cómo el entusiasmo por la paz, que surgió después de la segunda guerra mundial, se haya debilitado en los últimos decenios, así como el camino de la comunidad internacional, con pocos poderosos que siguen adelante por cuenta propia, buscando espacios y zonas de influencia. Y, de este modo, no sólo la paz, sino tantas grandes cuestiones, como la lucha contra el hambre y las desigualdades han sido de hecho canceladas de las principales agendas políticas.

Pero la solución a las crisis de cada uno es hacerse cargo de las de todos, porque los problemas globales requieren soluciones globales. Ayudémonos a escuchar la sed de paz de la gente, trabajemos para poner las bases de un diálogo cada vez más amplio, volvamos a reunirnos en conferencias internacionales por la paz, donde el tema central sea el desarme, con la mirada dirigida a las generaciones que vendrán. Y que los cuantiosos recursos que siguen siendo destinados a los armamentos se empleen en el desarrollo, la salud y la alimentación.

En fin, mirando todavía hacia el este, quisiera dirigir un pensamiento al vecino Oriente Medio, que se refleja en la lengua de este país, que se armoniza con otras, como recordando la capacidad de los malteses de generar convivencias benéficas, en una suerte de coexistencia de las diferencias. Esto es lo que necesita Oriente Medio: el Líbano, Siria, Yemen y otros contextos destrozados por los problemas y la violencia. Que Malta, corazón del Mediterráneo, siga haciendo palpitar el latido de la esperanza, el cuidado de la vida, la acogida del otro, el anhelo de paz, con la ayuda de Dios, cuyo nombre es paz.

¡Que Dios bendiga a Malta y a Gozo!

[00484-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Senhor Presidente da República,
Membros do Governo e do Corpo Diplomático,
Distintas Autoridades religiosas e civis,
Ilustres Representantes da sociedade e do mundo da cultura,
Senhoras e Senhores!

Saúdo-vos cordialmente e agradeço ao Senhor Presidente as amáveis palavras que me dirigiu em nome de todos os cidadãos. Os vossos antepassados deram hospitalidade ao Apóstolo Paulo durante a sua viagem para Roma, tratando-o a ele e aos seus companheiros de viagem «com invulgar humanidade» (At 28, 2); agora também eu, vindo de Roma, experimento o acolhimento caloroso dos malteses, tesouro que passa de geração em geração no país.

Devido à sua posição, pode-se definir Malta como o coração do Mediterrâneo. E não só pela posição: há milénios que o entrelaçamento de acontecimentos históricos e o encontro de populações fazem destas ilhas um centro de vitalidade e cultura, espiritualidade e beleza, uma encruzilhada que soube acolher e harmonizar influxos originários de muitas partes. Esta diversidade de influxos faz pensar na variedade dos ventos que caraterizam o país. Não é por acaso que, nas antigas representações cartográficas do Mediterrâneo, a rosa dos ventos estava frequentemente colocada perto da ilha de Malta. Servindo-me precisamente desta imagem da rosa dos ventos, que localiza as correntes de ar segundo os quatro pontos cardeais, quero delinear quatro influxos essenciais para a vida social e política deste país.

Sobre as ilhas maltesas, os ventos sopram predominantemente de noroeste. O norte lembra a Europa, em particular a casa da União Europeia, edificada para que nela habite uma grande família unida na salvaguarda da paz. Unidade e paz são os dons que o povo maltês pede a Deus cada vez que entoa o Hino Nacional. Com efeito assim reza a oração escrita por Dun Karm Psaila: «Concedei, Deus Omnipotente, sabedoria e misericórdia a quem governa, saúde a quem trabalha e assegura ao povo maltês unidade e paz». A paz vem depois da unidade e brota dela. Isto faz pensar na importância de trabalhar juntos, colocar a coesão antes de toda a divisão, revigorar raízes e valores partilhados que forjaram a unicidade da sociedade maltesa.

Mas, para garantir uma boa convivência social, não basta consolidar o sentido de pertença; é necessário também reforçar os alicerces da vida comum, que assenta sobre o direito e a legalidade. A honestidade, a justiça, o sentido do dever e a transparência são pilares essenciais duma sociedade civilmente avançada. Por isso o empenho em eliminar a ilegalidade e a corrupção seja forte como o vento que, soprando de norte, varre as costas do país. E sempre se cultivem a legalidade e a transparência, que permitem erradicar a candonga e a criminalidade, unidas pelo facto de não agirem à luz do sol.

A casa europeia, que está empenhada na promoção dos valores da justiça e equidade social, encontra-se também na vanguarda da tutela da casa mais ampla da criação. O ambiente onde vivemos é uma dádiva do céu, como reconhece também o Hino Nacional ao pedir a Deus que olhe pela beleza desta terra, mãe adornada com a mais alta luz. É verdade! Em Malta, onde a luminosidade da paisagem alivia as dificuldades, a criação aparece como o dom que, por entre as provas da história e da vida, recorda a beleza de habitar a terra. Por isso deve ser preservada da ganância devoradora, da sofreguidão do dinheiro e da especulação imobiliária, que compromete não só a paisagem, mas também o futuro. Ao passo que a defesa do ambiente e a justiça social preparam o futuro, e são ótimos caminhos para fazer apaixonar os jovens pela boa política, libertando-os das tentações do desinteresse e alheamento.

O vento norte mistura-se muitas vezes com o vento que sopra de oeste. De facto este país europeu, particularmente a sua juventude, partilha os estilos de vida e de pensamento ocidentais. Daqui derivam grandes bens – penso por exemplo nos valores da liberdade e da democracia –, mas também riscos sobre os quais é preciso vigiar, para que a ambição do progresso não leve a separar-se das raízes. Malta é um maravilhoso «laboratório de desenvolvimento orgânico», onde progredir não significa cortar as raízes com o passado em nome duma falsa prosperidade ditada pelo lucro, as necessidades sugeridas pelo consumismo, bem como pelo direito de ter todo e qualquer direito. Para um desenvolvimento saudável, é importante preservar a memória e tecer respeitosamente a harmonia entre as gerações, sem se deixar absorver por homogeneizações artificiais e colonizações ideológicas, que muitas vezes ocorrem, por exemplo, no campo da vida, do princípio da vida. São colonizações ideológicas que vão contra o direito à vida desde o momento da conceção.

Na base dum sólido crescimento, está a pessoa humana, o respeito pela vida e pela dignidade de todo o homem e mulher. Conheço o empenho dos malteses em abraçar e proteger a vida. Já nos Atos dos Apóstolos vos distinguíeis por salvar tantas pessoas. Encorajo-vos a continuar a defender a vida desde o início até ao seu fim natural, mas também a preservá-la sempre de ser descartada e negligenciada. Penso especialmente na dignidade dos trabalhadores, dos idosos e dos doentes. E aos jovens, que correm o risco de desperdiçar o bem imenso que são, perseguindo miragens que deixam no íntimo tanto vazio. A provocar tudo isto é o consumismo exasperado, o fechamento às necessidades dos outros e a praga da droga, que sufoca a liberdade ao criar dependência. Protejamos a beleza da vida!

Continuando na rosa dos ventos, olhemos para sul. De lá chegam muitos irmãos e irmãs à procura de esperança. Quero agradecer às Autoridades e à população pelo acolhimento que lhes dão em nome do Evangelho, da humanidade e do sentido de hospitalidade típico dos malteses. Segundo a etimologia fenícia, Malta significa «porto seguro». Mas, perante o afluxo crescente dos últimos anos, medos e inseguranças geraram desânimo e frustração. Para se enfrentar adequadamente a complexa questão da migração, é preciso situá-la dentro de perspetivas de tempo e espaço mais amplas. De tempo: o fenómeno migratório não é uma conjuntura do momento, mas marca a nossa época. Traz consigo as dívidas de injustiças passadas, de tanta exploração, de mudanças climáticas e de desditosos conflitos cujas consequências se pagam. Do sul pobre e povoado, massas de pessoas deslocam-se para o norte mais rico: é um dado real, que não se pode enjeitar com anacrónicos fechamentos, porque não haverá prosperidade nem integração no isolamento. Depois há que considerar o espaço: o agravamento da emergência migratória – pensemos nos refugiados da martirizada Ucrânia – exige respostas amplas e partilhadas. Não podem apenas alguns países arcar com o problema inteiro, na indiferença de outros! Nem podem países civis sancionar, para seu próprio interesse, acordos obscuros com criminosos que escravizam as pessoas. Isto, infelizmente, acontece. O Mediterrâneo precisa de corresponsabilidade europeia, para voltar a ser teatro de solidariedade e não a dianteira dum trágico naufrágio da civilização. O mare nostrum não pode tornar-se o maior cemitério da Europa.

E a propósito de naufrágio, penso em São Paulo que, durante a sua última travessia no Mediterrâneo, chegou a estas costas de maneira inesperada e foi socorrido. Depois, mordido por uma víbora, foi julgado um criminoso, passando pouco depois a ser considerado uma divindade por não ter sofrido consequências (cf. At 28, 3-6). Por entre os exageros dos dois extremos, escapava a evidência primária: Paulo era um homem, necessitado de acolhimento. A humanidade vem em primeiro lugar e antepõe-se a tudo: ensina-o este país, cuja história beneficiou com a penosa chegada do Apóstolo naufragado. Em nome do Evangelho que ele viveu e pregou, alarguemos o coração e descubramos a beleza de servir os necessitados. Continuemos por esta estrada. Enquanto hoje, a respeito de quem atravessa o Mediterrâneo à procura de segurança, prevalecem o medo e «a narração da invasão», e o objetivo primário parece ser a tutela a todo custo da própria segurança, ajudemo-nos a não ver o migrante como uma ameaça não cedendo à tentação de construir pontes levadiças e erguer muros. O outro não é um vírus do qual nos devemos defender, mas uma pessoa a acolher, e «o ideal cristão convidará sempre a superar a suspeita, a desconfiança permanente, o medo de sermos invadidos, as atitudes defensivas que nos impõe o mundo atual» (Francisco, Exort. ap. Evangelii gaudium, 88). Não deixemos que a indiferença apague o sonho de vivermos juntos! Claro, acolher custa fadiga e exige renúncias. Foi assim também com São Paulo: para se porem a salvo, foi necessário primeiro sacrificar os bens do navio (cf. At 27, 38). Mas trata-se de santas renúncias as que são feitas por um bem maior, pela vida do homem, que é o tesouro de Deus!

E temos, enfim, o vento de leste, que sopra muitas vezes ao amanhecer. Homero chamava-o «Euro» (Odisseia V, 379.423). Entretanto foi precisamente do leste da Europa, do Oriente onde primeiro aparece a luz, que chegaram as trevas da guerra. Pensávamos que invasões doutros países, combates brutais pelas estradas e ameaças atómicas fossem sombrias recordações dum passado distante. Mas o vento gelado da guerra, que só traz morte, destruição e ódio, abateu-se prepotentemente sobre a vida de muitos e sobre os dias de todos. E enquanto mais uma vez um poderoso qualquer, tristemente fechado em anacrónicas reivindicações de interesses nacionalistas, provoca e fomenta conflitos, a gente comum sente a necessidade de construir um futuro que será vivido conjuntamente por todos ou então não subsistirá. Agora, na noite da guerra que caiu sobre a humanidade, por favor não façamos evaporar-se o sonho da paz.

Malta, que resplandece luminosa no coração do Mediterrâneo, pode inspirar-nos, porque é urgente devolver beleza ao rosto do homem, desfigurado pela guerra. Uma bela estátua mediterrânica, que remonta a séculos antes de Cristo, retrata a paz, Irene, como uma mulher segurando Plutão, a riqueza. Recorda que a paz gera bem-estar, e a guerra só pobreza. E impressiona o facto de, na estátua, a paz e a riqueza aparecerem retratadas como uma mãe que segura um filho nos braços. A ternura das mães, que dão ao mundo a vida, e a presença das mulheres são a verdadeira alternativa à perversa lógica do poder, que leva à guerra. Precisamos de compaixão e cuidados, não de visões ideológicas e populismos, que se alimentam com palavras de ódio e não têm a peito a vida concreta do povo, da gente comum.

Há mais de sessenta anos, da bacia do Mediterrâneo para um mundo ameaçado pela destruição, onde ditavam lei as contraposições ideológicas e a lógica férrea dos alinhamentos, ergueu-se uma voz contracorrente, que contrapôs, à exaltação da própria parte, um salto profético em nome da fraternidade universal. Era a voz de Jorge La Pira, que disse: «A conjuntura histórica que vivemos, o choque de interesses e ideologias que abalam a humanidade a braços com um infantilismo incrível, devolvem ao Mediterrâneo uma responsabilidade capital: definir de novo as normas duma Medida onde se possa reconhecer o homem abandonado ao delírio e aos excessos» (Discurso no Congresso Mediterrânico de Cultura, 19/II/1960). São palavras atuais; podemos repeti-las, porque têm uma grande atualidade! Quanto precisamos duma «medida humana» face à agressividade infantil e destrutiva que nos ameaça, frente ao risco duma «guerra fria alargada» que pode sufocar a vida de gerações e povos inteiros! Infelizmente, aquele «infantilismo» não desapareceu. Ressurge prepotentemente nas seduções da autocracia, nos novos imperialismos, na difusa agressividade, na incapacidade de lançar pontes e começar pelos mais pobres. Hoje é tão difícil pensar com a lógica da paz; habituamo-nos a pensar com a lógica da guerra. Disto começa a soprar o vento gelado da guerra, que esta vez também foi alimentado ao longo dos anos. Sim, desde há tempos que a guerra tem vindo a ser preparando com grandes investimentos e tráficos de armas. E é triste ver como o entusiasmo pela paz, surgido depois da II Guerra Mundial, se debilitou nas últimas décadas, bem como o percurso da comunidade internacional, com alguns poderosos que avançam por conta própria à procura de espaços e zonas de influência. E assim não só a paz, mas também muitas questões importantes, como a luta contra a fome e as desigualdades, foram efetivamente canceladas das principais agendas políticas.

Mas a solução para as crises de cada um é ocupar-se das crises de todos, porque os problemas globais requerem soluções globais. Ajudemo-nos a auscultar a sede de paz das pessoas, trabalhemos por colocar as bases dum diálogo cada vez mais alargado, voltemos a reunir-nos em conferências internacionais pela paz, onde seja central o tema do desarmamento, com o olhar fixo nas gerações vindouras! E os enormes fundos que continuam a ser destinados para armamentos sejam aplicados no desenvolvimento, na saúde e na nutrição.

Olhando ainda para leste, gostaria por fim de dirigir um pensamento ao Médio Oriente, cuja proximidade se reflete na língua deste país, que se harmoniza com outras, como se quisesse recordar a capacidade que têm os malteses de gerar benéficas convivências, numa espécie de convívio das diferenças. Disto precisa o Médio Oriente: o Líbano, a Síria, o Iémen e outros contextos dilacerados por problemas e violência. Que Malta, coração do Mediterrâneo, continue a fazer palpitar a esperança, o cuidado pela vida, o acolhimento do outro, o anseio de paz, com a ajuda de Deus, cujo nome é paz.

Deus abençoe Malta e Gozo!

[00484-PO.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Panie Prezydencie Republiki,
Członkowie rządu i korpusu dyplomatycznego,
Szanowni przedstawiciele władz religijnych i cywilnych,
Wybitni przedstawiciele społeczeństwa i świata kultury,
Panie i Panowie!

Serdecznie Was pozdrawiam i dziękuję Panu Prezydentowi za uprzejme słowa skierowane do mnie w imieniu wszystkich obywateli. Wasi przodkowie udzielili gościny apostołowi Pawłowi, gdy udawał się do Rzymu, traktując go i jego towarzyszy podróży „z niespotykaną życzliwością” (Dz 28, 2). Obecnie, przybywając z Rzymu, ja również doświadczam ciepłego powitania Maltańczyków, skarbu, który w tym kraju przekazuje się z pokolenia na pokolenie.

Ze względu na swoje położenie, Malta może być określana jako serce Morza Śródziemnego. Ale nie tylko ze względu na swoje położenie: splot wydarzeń historycznych i spotkanie narodów od tysiącleci czynią z tych wysp centrum żywotności i kultury, duchowości i piękna, rozdroże, które potrafiło przyjąć i zharmonizować wpływy pochodzące z wielu stron. Ta różnorodność wpływów przywodzi na myśl różnorodność wiatrów, które charakteryzują ten kraj. Nie jest przypadkiem, że na starożytnych przedstawieniach kartograficznych Morza Śródziemnego róża wiatrów często znajdowała się blisko wyspy Malty. Chciałbym zapożyczyć obraz róży wiatrów, która umiejscawia prądy powietrzne zgodnie z czterema zasadniczymi punktami, aby nakreślić cztery wpływy, które są istotne dla życia społecznego i politycznego tego kraju.

Wiatry wiejące nad wyspami maltańskimi wieją głównie z północnego zachodu. Północ przypomina Europę, a zwłaszcza siedzibę Unii Europejskiej, zbudowaną tak, by mogła w niej mieszkać duża rodzina, zjednoczona w strzeżeniu pokoju. Jedność i pokój to dary, o które naród maltański prosi Boga za każdym razem, gdy śpiewa hymn narodowy. Rzeczywiście modlitwa napisana przez Dun Karm Psaila brzmi: „Boże Wszechmogący, daj rządzącym mądrość i miłosierdzie, zdrowie pracującym, zapewnij narodowi maltańskiemu jedność i pokój”. Za pokojem podąża jedność, która z niego wynika. Przypomina to o znaczeniu wspólnej pracy, o przedkładaniu spójności nad podziały, o umacnianiu wspólnych korzeni i wartości, które ukształtowały niepowtarzalność społeczeństwa maltańskiego.

Aby jednak zapewnić dobre współżycie społeczne, nie wystarczy umacnianie poczucia przynależności. Trzeba wzmocnić podstawy życia wspólnego, które jest oparte na prawie i praworządności. Uczciwość, sprawiedliwość, poczucie obowiązku i przejrzystość są podstawowymi filarami społeczeństwa o zaawansowanej cywilizacji. Dlatego zaangażowanie w usuwanie bezprawia i korupcji powinno być tak silne, jak wiatr wiejący z północy i omiatający wybrzeża kraju. I niech zawsze będą pielęgnowane praworządność i przejrzystość, ponieważ umożliwiają one wykorzenienie bandytyzmu i przestępczości, które mają tę wspólną cechę, iż nie działają w świetle dnia.

Dom Europejski, angażujący się w promowanie wartości sprawiedliwości i równości społecznej, odgrywa również wiodącą rolę w ochronie szeroko rozumianego domu stworzenia. Środowisko, w którym żyjemy, jest darem niebios, jak to jeszcze uznaje hymn narodowy, prosząc Boga, by spojrzał na piękno tej ziemi, matki ozdobionej najwznioślejszym światłem. To prawda, że na Malcie, gdzie świetliste piękno łagodzi trudności, stworzenie jawi się jako dar, który pośród prób historii i życia przypomina nam o pięknie zamieszkiwania ziemi. Należy więc strzec go przed żarłoczną chciwością, pazernością pieniądza i spekulacją budowlaną, która nie tylko niszczy krajobraz, ale i przyszłość. Z drugiej strony, ochrona środowiska i sprawiedliwość społeczna przygotowują przyszłość i są doskonałymi sposobami na zainteresowanie ludzi młodych dobrą polityką, uchronienie ich przed pokusą braku zainteresowania i zaangażowania.

Wiatr północny często miesza się z wiatrem zachodnim. Ten europejski kraj, a zwłaszcza jego młodzież, podziela zachodni styl życia i sposób myślenia. Niesie to ze sobą wielkie korzyści – myślę tu na przykład o wartościach takich jak wolność i demokracja – ale także zagrożenia, nad którymi należy czuwać, aby pragnienie postępu nie doprowadziło do oderwania się od korzeni. Malta jest wspaniałym „laboratorium organicznego rozwoju”, gdzie postęp nie oznacza odcinania korzeni od przeszłości w imię fałszywego dobrobytu dyktowanego zyskiem, potrzebami i konsumpcją, a także prawem do posiadania wszelkich praw. Dla zdrowego rozwoju ważne jest, aby strzec pamięć i z szacunkiem zachować harmonię między pokoleniami, nie dając się pochłonąć sztucznym ujednoliceniom i kolonizacjom ideologicznym, do których często dochodzi na przykład w dziedzinie życia, zasady poszanowania życia. Są to kolonizacje ideologiczne, wymierzone przeciwko prawu do życia od chwili poczęcia.

Podstawą solidnego wzrostu jest osoba ludzka, poszanowanie dla życia i godności każdego mężczyzny i każdej kobiety. Znam zaangażowanie Maltańczyków w przyjęcie i ochronę życia. Już w Dziejach Apostolskich wyróżnialiście się tym, że uratowaliście wielu ludzi. Zachęcam was, abyście nadal bronili życia od jego początku aż do naturalnego końca, ale także abyście zawsze strzegli go przed odrzuceniem i lekceważeniem. Myślę tu przede wszystkim o godności pracowników, osób starszych i chorych. I o młodych, którym grozi odrzucenie tego ogromnego dobra, którym są, w pogoni za mirażami, które pozostawiają we wnętrzu wiele pustki. One właśnie powodują ekstremalny konsumpcjonizm, zamknięcie się na potrzeby innych i plaga narkomanii, które tłumią wolność stwarzając uzależnienie. Chrońmy piękno życia!

Kontynuując wędrówkę po róży wiatrów, spoglądamy na południe. Stamtąd pochodzi wielu braci i sióstr poszukujących nadziei. Pragnę podziękować władzom i mieszkańcom za przyjęcie ich w imię Ewangelii, humanizmu i typowego dla Maltańczyków poczucia gościnności. Według etymologii fenickiej Malta oznacza „bezpieczną przystań”. Jednak w obliczu rosnącego w ostatnich latach napływu tychże, obawy i niepewność wywołały zniechęcenie i frustrację. Aby właściwie podejść do złożonej kwestii migracyjnej, należy umieścić ją w szerszej perspektywie czasu i przestrzeni. Czasu: zjawisko migracyjne nie jest okolicznością danej chwili, ale naznacza naszą epokę. Niesie ze sobą długi przeszłych niesprawiedliwości wielkiego wyzysku, zmian klimatycznych, nieszczęsnych konfliktów, których konsekwencje się płaci. Z biednego i zaludnionego południa masy ludzi przemieszczają się na bogatszą północ: to fakt, którego nie można odrzucać anachronicznymi zamknięciami, ponieważ w izolacji nie osiągnie się dobrobytu i integracji. Potem trzeba wziąć pod uwagę przestrzeń: rozszerzanie się sytuacji kryzysowej związanej z migracjami – pomyślmy teraz o uchodźcach z udręczonej Ukrainy – wymaga szerokich, wspólnych reakcji. Nie jest możliwe, aby jedne kraje wzięły na siebie cały problem przy obojętności innych! A cywilizowane kraje nie mogą sankcjonować dla własnych korzyści mętnych umów z przestępcami, którzy zniewalają ludzi. To się niestety zdarza. Region Morza Śródziemnego potrzebuje europejskiej współodpowiedzialności, aby mógł na nowo stać się sceną solidarności, a nie przyczółkiem tragicznej katastrofy cywilizacyjnej. Mare nostrum nie może się stać największym cmentarzem Europy!

A mówiąc o katastrofach statków, myślę o św. Pawle, który podczas swojej ostatniej podróży przez Morze Śródziemne niespodziewanie dotarł do tych brzegów i został ocalony. Następnie, ukąszony przez żmiję, został uznany za złoczyńcę. Zaraz potem jednak uznano go za bóstwo, bo nic się jemu nie stało (por. Dz 28, 3-6). Pomiędzy przesadą obu skrajności umyka podstawowa oczywistość: Paweł był człowiekiem, potrzebującym przyjęcia. Człowieczeństwo liczy się przede wszystkim i jest na pierwszym miejscu: tego uczy ten kraj, którego historia skorzystała z przybycia Apostoła – rozbitka. W imię Ewangelii, którą żył i którą głosił, poszerzmy nasze serca i odkryjmy na nowo piękno służenia potrzebującym. Idźmy nadal tą drogą. Podczas gdy dzisiaj, w odniesieniu do tych, którzy przemierzają Morze Śródziemne w poszukiwaniu ocalenia, dominuje strach i „narracja o inwazji”, a głównym celem zdaje się być ochrona własnego bezpieczeństwa za wszelką cenę, pomóżmy sobie, żeby nie postrzegać migranta jako zagrożenia i nie ulegać pokusie podnoszenia mostów zwodzonych i wznoszenia murów. Drugi człowiek nie jest wirusem, przed którym trzeba się bronić, ale osobą, którą należy przyjąć, a „ideał chrześcijański będzie zachęcał zawsze do przezwyciężenia podejrzenia, stałej nieufności, obawy przed inwazją ze strony innych, postaw obronnych, jakie narzuca nam dzisiejszy świat” (Adhort. apost. Evangelii gaudium, 88). Nie pozwólmy, by obojętność zgasiła marzenie o wspólnym życiu! Oczywiście, gościnność kosztuje trudu i wymaga poświęcenia. Tak też było w przypadku św. Pawła: aby się uratować, trzeba było najpierw poświęcić dobra będące na statku (por. Dz 27, 38). Święte są jednakże wyrzeczenia czynione dla większego dobra, dla życia człowieka, będącego skarbem Boga!

Wreszcie, jest wiatr przychodzący ze wschodu, który często wieje o świcie. Homer nazwał go „Euros” (Odyseja V,379,423). Ale z samego wschodu Europy, ze wschodu, gdzie najpierw wschodzi światło, nadeszły mroki wojny. Myśleliśmy, że najazdy innych krajów, brutalne walki uliczne i zagrożenia atomowe to mroczne wspomnienia z odległej przeszłości. Ale lodowaty wiatr wojny, który przynosi jedynie śmierć, zniszczenie i nienawiść, wymierzył brutalny cios w życie wielu osób i w dni wszystkich. I podczas gdy po raz kolejny jakiś możny, niestety osadzony w anachronicznych roszczeniach interesów nacjonalistycznych, prowokuje i podsyca konflikty, zwykli ludzie czują potrzebę budowania przyszłości, która albo będzie wspólna, albo jej nie będzie. W nocy wojny, która zapadła nad ludzkością, nie pozwólmy, proszę was, by zgasło marzenie o pokoju.

Malta, jaśniejąca światłem w sercu Morza Śródziemnego, może nas zainspirować, ponieważ istnieje pilna potrzeba przywrócenia piękna oszpeconemu przez wojnę obliczu człowieka. Piękny posąg śródziemnomorski Ejrene, pochodzący z czasów przed Chrystusem, przedstawia pokój, jako kobietę trzymającą w ramionach Plutona, uosobienie bogactwa. Przypomina nam, że pokój rodzi dobrobyt, a wojna jedynie ubóstwo. I nasuwa się myśl, że w posągu pokój i dobrobyt przedstawione są jako matka trzymająca na ręku dziecko. Czułość matek, które dają światu życie, i obecność kobiet są prawdziwą alternatywą dla niegodziwej logiki władzy, która prowadzi do wojny. Potrzebujemy współczucia i troski, a nie ideologicznych wizji i pluralizmów, które karmią się słowami nienawiści, a nie mają w sercu życia konkretnego ludu, zwykłych ludzi.

Ponad sześćdziesiąt lat temu, w świecie zagrożonym zniszczeniem, gdzie przeciwieństwa ideologiczne i żelazna logika układów dyktowały prawa, z basenu Morza Śródziemnego podniósł się głos sprzeciwu, który zaoponował przeciwko wynoszeniu tego, co własne, proroczy zryw w imię powszechnego braterstwa. Był to głos Giorgio La Piry, który powiedział: „Moment historyczny, w którym żyjemy, ścieranie się interesów i ideologii, które wstrząsają ludzkością w uścisku niewiarygodnego infantylizmu, nakłada na region śródziemnomorski na nowo wielką odpowiedzialność: ponownego określenia reguł Miary, gdzie człowiek nakierowany na szał i nieumiarkowanie może się rozpoznać" (Intervento al Congresso Mediterraneo della Cultura, 19 febbraio 1960). Są to słowa aktualne; możemy je powtórzyć, bo mają wielkie znaczenie. Jakże bardzo potrzebujemy „ludzkiej miary” w obliczu zagrażającej nam infantylnej i niszczycielskiej agresywności, w obliczu groźby „poszerzonej zimnej wojny”, która mogłaby zdławić życie całych narodów i pokoleń! Ten „infantylizm”, niestety, nie zniknął. Pojawia się na nowo apodyktycznie w uwodzeniu autokracji, w nowych imperializmach, w rozpowszechnionej agresji, w niezdolności do budowania mostów i zaczynania od najuboższych. Dziś tak trudno jest myśleć zgodnie z logiką pokoju. Przyzwyczailiśmy się do myślenia zgodnie z logiką wojny.

To właśnie tutaj zaczyna wiać lodowaty wiatr wojny, który i tym razem był pielęgnowany przez lata. Tak, wojna była przygotowywana już od dłuższego czasu dzięki ogromnym inwestycjom i transakcjom zbrojeniowym. Ze smutkiem obserwujemy, jak entuzjazm dla pokoju, który narodził się po II wojnie światowej, osłabł w ostatnich dekadach, podobnie jak droga wspólnoty międzynarodowej, na której kilku możnych idzie naprzód osobno, szukając przestrzeni i stref wpływów. W ten sposób nie tylko pokój, ale także wiele ważnych kwestii, takich jak walka z głodem i nierównościami, zostało de facto odsuniętych na dalszy plan w głównych programach politycznych.

Jednak rozwiązaniem kryzysów poszczególnych osób jest troska o kryzysy wszystkich, ponieważ problemy globalne wymagają rozwiązań globalnych. Pomóżmy sobie nawzajem wsłuchiwać się w ludzkie pragnienie pokoju, pracujmy nad stworzeniem podstaw do coraz szerszego dialogu, powróćmy do spotkań na międzynarodowych konferencjach pokojowych, gdzie centralnym tematem niech będzie rozbrojenie, z myślą o przyszłych pokoleniach! I niech ogromne fundusze, które nadal przeznaczane są na zbrojenia, będą przeznaczone na rozwój, zdrowie i wyżywienie.

Patrząc wciąż na wschód, chciałbym skierować myśl ku sąsiedniemu Bliskiemu Wschodowi, co znajduje odzwierciedlenie w języku tego kraju, który harmonizuje z innymi, jakby przypominając nam o zdolności Maltańczyków do tworzenia dobroczynnej koegzystencji, w swoistym współistnieniu różnic. Tego właśnie potrzebuje Bliski Wschód: Liban, Syria, Jemen i inne kraje rozdarte przez problemy i przemoc. Niech Malta, znajdująca się w centrum Morza Śródziemnego, nadal pulsuje tętnem nadziei, troski o życie, gościnności dla innych, tęsknoty za pokojem, z pomocą Boga, którego imię brzmi pokój.

Niech Bóg błogosławi Maltę i Gozo!

[00484-PL.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

الزيارة الرسوليّة إلى مالطا

كلمة قداسة البابا فرنسيس

في اللقاء مع السُّلُطات والمجتمع المدنيّ والسّلك الدبلوماسيّ

في ”قاعة المجلس الكبرى“ في القصر الرئاسي ”جران مايسترو“ في لافاليتا

السبت 2 نيسان/أبريل 2022

السيّد رئيس الجمهوريّة،

أعضاء الحكومة والسّلك الدبلوماسيّ،

السّلطات الدينيّة والمدنيّة،

ممثليّ المجتمع وعالم الثّقافة الكرام،

سيداتي سادتي،

أُحيّيكم تحية قلبيّة. وأشكّر السيّد الرئيس لكلماته الطيبة التي وجَّهها إليّ باسم جميع المواطنين. قدّم أجدادكم الضيافة لبولس الرّسول، وهو في طريقه إلى روما، وعاملوه ورفاقه في السفر "بإنسانيّة نادرة" (أعمال الرسل 28، 2). الآن، أنا أيضًا، قادمًا من روما، أشعر بالترحيب الحارّ من أهل مالطا، فهذا كنز ينتقل من جيل إلى جيل في هذا البلد.

نظرًا لموقع مالطا، يمكن تعريفها بأنّها قلب البحر الأبيض المتوسط. وليس فقط بسبب موقعها: بل لتشابك الأحداث التاريخيّة والتقاء الشّعوب الذي جعل من هذه الجزر منذ آلاف السنين مركز حيويّة وثقافة وروحانيّة وجمال، ومفترق طرق عرف أن يرحّب بالتأثيرات القادمة من جهات كثيرة والتنسيق بينها. يشير هذا التنوُّع في التأثيرات إلى تنوُّع الرياح التي تميِّز هذا البلد. ليس من قبيل الصدفة أن وُضعت ”وردة الرياح“ (خريطة الرياح) في رسومات الخرائط القديمة للبحر الأبيض المتوسط، قرب جزيرة مالطا. أودّ أن أستعير صورة ”وردة الرياح“، التي تدل على تيارات الرياح، وفق نقاط الجهات الرئيسيّة الأربع، لأحدِّد أربعة مؤثرات أساسيّة في الحياة الاجتماعيّة والسياسيّة لهذا البلد.

تهب الرياح بشكل رئيسي من الشمال الغربي على جزر مالطا. الشمال يذكّر بأوروبا، ولا سيّما الاتّحاد الأوروبي، الذي تكوَّن لتسكنه عائلة كبيرة متّحدة في حماية السّلام. الوَحدة والسّلام هما الهبات التي يطلبها شعب مالطا من الله في كلّ مرة ينشد النشيد الوطني. الصّلاة التي كتبها دون كرم بسايلا (Dun Karm Psaila) تقول في الواقع: "أعط، أيّها الإلّه القدّير، الحكمة والرّحمة لمن يحكم، والصّحّة لمن يعمل، واضمن الوَحدة والسّلام لشعب مالطا". السّلام يتبع الوَحدة وينبع منها. وهذا يُذكِّر بضرورة العمل معًا، وتفضيل التماسك على كلّ انقسام، وتقويّة الجذور والقيّم المشتركة التي صاغت الطابع الفريد لمجتمع مالطا.

لكن، لضمان عيشٍ مشتركٍ جيّد في المجتمع، لا يكفي ترسيخ الشعور بالانتماء. من الضروري تقويّة أسّس العيش المشترك الذي يقوم على القانون والشرعيّة. الصدق والعدل والإحساس بالواجب والشفافية، كلّها ركائز أساسيّة لمجتمع مدنيٍّ متقدّم. لذلك، فإنّ الالتزام لإزالة اللاشرعيّة والفساد يجب أن يكون قويًّا، مثل الريح التي تهب من الشمال على سواحل هذا البلد. لتترسَّخْ دائمًا الشرعيّة والشفافيّة، التي تتيح باستئصال الجريمة، وكلّ ما لا يعمل في ضوء الشمس.

البيت الأوروبي، الذي يعمل على تعزيز قيَم العدل والمساواة الاجتماعيّة، هو أيضًا في الطليعة في حماية بيت الخليقة الأوسع. البيئة التي نعيش فيها هي هبة من السماء، كما يعترف بذلك أيضًا النشيد الوطني الذي يطلب من الله أن ينظر إلى جمال هذه الأرض، الأمّ المزدانة بأسمى الأنوار. هذا صحيح، في مالطا، حيث تألُّق المناظر الطبيعيّة يُليِّنُ الصعوبات، تَظهر الخليقة هبة تذكِّر، في وسط محن التاريخ والحياة، بجمال العيش على الأرض. لهذا يجب حمايتها من الجشع الشديد لدى البعض، ومن جشع المال، والتلاعب بتشييد الأبنية التي لا تُفسد فقط مشهد الطبيعة، بل المستقبل. عكس ذلك، فإنّ حماية البيئة والعدالة الاجتماعيّة تهيِّئ المستقبل، وهي طرق ممتازة لملء الشباب بالحماس والاندفاع إلى السياسة الصّالحة، فيَنجُو من إغراءات اللامبالاة وعدم الالتزام.

تختلط ريح الشمال غالبًا بالرياح الغربية. هذا البلد الأوروبي، وخاصة في شبابه، يشترك في الواقع في أساليب الحياة والتفكير الغربي. نَجَمَ عن هذا خيرات عظيمة – أفكّر مثلاً في قيَم الحرية والديمقراطيّة - ولكن أيضًا المخاطر التي يجب الحذر منها، حتى لا تؤدي الرغبة في التقدّم إلى الانفصال عن الجذور. مالطا ”مختبر تنمية عضوية“ رائع، حيث التقدّم لا يعني قطع جذور الماضي باسم ازدهار زائف يمليه الربح والاحتياجات النّاجمة عن النّزعة الاستهلاكيّة، بالإضافة إلى ”الحق في التمتع بأيّ حق“. من أجل تنمية سليمة، من المهم الحفاظ على الذاكرة ونسج الانسجام بين الأجيال باحترام، دون الانزلاق إلى ”تسوية“ اصطناعيّة بين الناس، ولا إلى استعمارات فكريّة أيّا كانت، التي تحدث غالبًا، على سبيل المثال، في مجال الحياة، ومبدأ الحياة. إنّها استعمارات فكريّة تتعارض مع الحقّ في الحياة منذ لحظة الحَبَل.

الإنسان هو على أساس كلّ نمو متين، واحترام حياة وكرامة كلّ رجل وامرأة. أعرف التزام المالطيين باحتضان الحياة وحمايتها. منذ زمن، في سفر أعمال الرسل، ميَّزتم أنفسكم بإنقاذ أناس كثيرين. أشجعكم على الاستمرار في الدفاع عن الحياة من بدايتها إلى نهايتها الطبيعيّة، لكن أيضًا لحمايتها في جميع الأوقات من تهميش البعض أو إهمالهم. أفكّر بشكل خاص في كرامة العمال وكبار السّن والمرضى، وفي الشّباب الذين قد يتركون الخير الكبير الذي هو فيهم، ليطاردوا سرابًا يترك وراءه فراغًا كبيرًا في الداخل. هذا ما يسببه روح استهلاك مفرط، والانغلاق على احتياجات الآخرين، ووباء المخدرات الذي يخنق الحرية بخلق الإدمان. لنَحمِ جمال الحياة!

لنتابع مع ”وردة الرياح“، ولننظر إلى الجنوب. من هناك يأتي إخوة وأخوات كثيرون يبحثون عن الأمل. أودّ أن أشكّر السّلطات والسكان على التّرحيب بهم باسم الإنجيل والإنسانيّة وحسن الضيافة الذي يميِّز أهل مالطا. حسب الأصل الفينيقي للكلمة، مالطا تعني ”بَرّ الأمان“. ومع ذلك، أمام تدفق المهاجرين المتزايد في السنوات الأخيرة، ولدت المخاوف وانعدام الأمن والإحباط واليأس. لمواجهة بشكل صحيح قضية الهجرة المعقدة، يجب وضعها ضمن منظورات أوسع في الزمان والمكان. في الزمان: ظاهرة الهجرة ليست حدثًا منفردًا، بل هي ظاهرة تطبع زماننا. إنّها تحمل في طياتها ديون مظالم ماضيّة، واستغلال كثير، وتغيُّر المناخ، وصراعات مؤسفة هذه عواقبها. من الجنوب الفقير والمكتظ بالسكان، تتحرّك الجماهير نحو الشمال الأكثر ثراءً: هذا واقع لا يمكن إنكاره بانغلاقات في غير زمنها، لأنّه لن يكون هناك ازدهار وتكامل في مواقف الانعزال. ثم من حيث المكان: ازدياد حالة الهجرة الطارئة - نفكّر الآن في اللاجئين من أوكرانيا المعذبة - يدعو إلى استجابات واسعة ومشتركة. لا يمكن لبعض الدول أن تتحمل كلّ المشكلة وحدها، والآخرون لا يبالون. ولا يجوز للدول المتحضرة أن تعقد، لمصلحتها الخاصة، اتفاقيات غامضة مع المجرمين الذين يعملون للاتجار بالإنسان. للأسف هذا يحدث. يحتاج البحر الأبيض المتوسط إلى مسؤوليّة أوروبيّة مشتركة، لكي يصبح مرة أخرى مسرحًا للتضامن، وحتى لا يكون الخط الأمامي لمأساة غريق الحضارة. لا يمكن لبحرنا أن يصبح المقبرة الأكبر في أوروبّا.

وبالحديث عن الغرق، أفكِّر في القديس بولس، الذي وصل إلى هذه السواحل بشكل غير متوقع خلال سفرته الأخيرة في البحر الأبيض المتوسط وتمّ إنقاذه. ثم، بعد أن عضته أفعى، حُكِم عليه بأنّه مجرم، وبعد ذلك بقليل، اعتُبر إلهًا لأنّ نتائج السُمّ لم تظهر عليه (راجع أعمال الرسل 28، 3-6). بين مبالغات الطرفين، غاب الأمر الواضح: كان بولس إنسانًا بحاجة إلى ضيافة. تأتي الإنسانيّة قبل كلّ شيء، وهي تكافئ في كلّ شيء: هذا هو ما يعلّمه هذا البلد الذي استفاد تاريخه من وصول الرسول اليائس الذي تعرّض للغرق. باسم الإنجيل الذي عاشه وبشّر به، لنوسِّع قلوبنا ولنُعِد اكتشاف جمال خدمة المحتاجين. لنستمر على هذا الخطّ. لأنّ الذين يعبرون البحر الأبيض المتوسط اليوم بحثًا عن الخلاص، يُنظَر إليهم بخوف وفي ضوء ”رواية الغزو“، ويبدو أنّ الهدف الأوّل من ذلك هو حماية النفس بأيّ ثمن. لنساعد بعضنا بعضًا حتى لا نرى في المهاجر إنسانًا يهدِّدُنا، ولا نستسلم لإغراء بناء الجسور المتحرّكة وإقامة الجدران. الآخر ليس فَيروسًا يجب أن نحمي أنفسنا منه، لكنّه شخص يجب التّرحيب به، "والمثال المسيحيّ يدعونا دائمًا إلى التغلب على الاتهام، وعلى عدم الثقة الدائمة، والخوف من التعرض للغزو، والمواقف الدفاعيّة التي يفرضها علينا عالم اليوم" (الإرشاد الرسولي، فرح الإنجيل Evangelii gaudium، 88). لا ندَعْ اللامبالاة تقضي على حلم العيش معًا! بالطبع، الترحيب يكلِّف تعبًا ويتطلب تضحيات. كان الأمر كذلك مع القدّيس بولس: لإنقاذه وإنقاذ الجميع كان من الضروري أوّلًا التضحية بكلّ ما في السفينة (راجع أعمال الرسل 27، 38). لكن التضحيات المقدمة من أجل خير أكبر، من أجل حياة الإنسان، هي مقدّسة وهي كنز عند الله!

أخيرًا، هناك رياح شرقية تهبّ غالبًا عند الفجر. أطلق عليها هوميروس اسم ”يورو“ (Odissea V,379.423). لكن بالتّحديد من شرق أوروبا، من الشّرق حيث يشرق النور أوّلًا، جاء اليوم ظلام الحرب. كنّا نظن أنّ غزوَ بلدان أخرى، والمعارك الوحشيّة في الشوارع، والتّهديدات الذرية صارت كلّها ذكريات مظلمة في ماضٍ بعيد. لكن رياح الحرب الجليدية، التي لا تجلب إلّا الموت والدّمار والكراهية، اجتاحت بقوّة حياة الكثيرين وأيام الجميع. وفي حين أنّ بعض الأقوياء، الذين سَجنوا أنفسهم، للأسف، في ادعاءات مصالح قوميّة عفا عليها الزمن، أثار الصراعات وسبَّبها مرة أخرى، بينما يشعر الناس العاديون بالحاجة إلى بناء مستقبل إمّا أن يكون معًا أو لن يكون. الآن، في ليلة الحرب التي عصفت بالبشريّة، من فضلكم، لا ندَعْ حلم السّلام يغيب.

مالطا التي تتألّق بالنور في قلب البحر الأبيض المتوسّط، يمكن أن تلهمنا، لأنّه من الضروري إعادة الجمال إلى وجه الإنسان الذي شوَّهته الحرب. يوجد تمثال جميل من البحر الأبيض المتوسّط يعود تاريخه إلى قرون قبل المسيح يمثِّل السّلام، إيريني (Irene)، في صورة امرأة تحمل بين ذراعيها ”بلوتو“ (Pluto)، الثراء. فهو يذكِّر أنّ السّلام يولِّد الرّخاء، والحرب تولّد فقط الفقر. وهذه الحقيقة أنّ السّلام والثّراء مُمَثَّلَيْن في التمثال في صورة أُمٍّ تحمل طفلًا بين ذراعيها، يجعلنا نفكِّر في الأمر. حنان الأمهات اللواتي يعطين الحياة للعالم وحضور النساء هو البديل الحقيقي لمنطق السّلطة المستبدّة، التي تقود إلى الحرب. نحن بحاجة إلى عطف ورعاية، وليس إلى رؤى أيديولوجيّة وشعبويّة، تتغذّى بكلمات البغضاء ولا تهتّم لحياة الناس العملية، الناس العاديين.

منذ أكثر من ستين سنة، في عالم مهدَّد بالدمار، حيث كانت التناقضات الأيديولوجيّة والمنطق الحديدي للاصطفافات هي التي تملي القانون، ارتفع صوت عكس التيار من حوض البحر الأبيض المتوسّط، رفع صوتًا نبويًّا باسم الأخوَّة العالميّة، معارضًا التمسك بالرؤى المنحازة. كان صوت جورجيو لابيرا (Giorgio La Pira) هو الذي قال: "إنّ الوضع التاريخي الذي نعيشه، وصراع المصالح والأيديولوجيات الذي يهّز الإنسانيّة الواقعة في حالة طفولة مذهلة لا تصدق، يعيد إلى البحر الأبيض المتوسّط مسؤوليّة أساسيّة: إعادة تحديد معايير تسمح للإنسان المتروك لهذيانه وللإفراط، أن يعرف نفسه" (مداخلة في مؤتمر البحر الأبيض المتوسّط للثقافة، 19 شباط/فبراير 1960). هذه كلمات ما زال لها معنى اليوم، يمكننا أن نردّدها لأنّ لها معنًى كبير اليوم. كم نحتاج إلى ”معايير بشريّة“ في وجه العدوان ”الطفولي“ المدمّر الذي يهدّدنا، في مواجهة خطر ”الحرب الباردة الموسعة“ التي يمكن أن تخنق حياة شعوب وأجيال بأكملها! للأسف، لم تختف هذه ”الطفولة غير الناضجة“. إنّها تظهر مرة أخرى بشكل ساحق في إغراءات الاستبداد، في الإمبريالية الجديدة، في عدوان واسع النطاق، وفي عدم القدرة على بناء الجسور، والانطلاق من أفقر الناس. من الصّعب اليوم أن نفكّر بمنطق السّلام. لقد تعوّدنا على أن نفكّر بمنطق الحرب. من هنا تبدأ رياح الحرب الجليدية بالهبوب، وهذه المرة أيضًا كانت تتغذّى مدة سنين طويلة. نعم، كان الاستعداد للحرب منذ زمن باستثمارات كبيرة وصفقات أسلحة. ومن المحزن أن نرى كيف تلاشى، في العقود الأخيرة، الحماس من أجل السّلام، الذي نشأ بعد الحرب العالميّة الثانيّة، وما حدث مع مسار المجتمع الدولي، مع بعض الأقوياء الذين يسيرون كلّ واحد لمصلحته، بحثًا عن مساحات ومناطق نفوذ. وهكذا ليس فقط السّلام، بل قضايا أخرى رئيسيّة أيضًا، مثل مكافحة الجوع وعدم المساواة، استُبعِدَت عن أهمّ الأجندات السياسيّة.

إنّ حلَّ أزمات الجميع هو الاهتمام بأزمات الجميع، لأنّ المشاكل العالميّة تتطلّب حلولًا عالميّة. لنساعِدْ بعضنا بعضًا ولنَسمَعْ عطش الناس إلى السّلام، لنعمَلْ معًا على إرساء الأسّس لحوار موسَّع، لنَعُدْ ونجتمع في مؤتمرات دوليّة من أجل السّلام، حيث يكون موضوع نزع السّلاح موضوعًا رئيسيًّا، ناظرين إلى الأجيال القادمة! والأموال الضخمة التي لا تزال تذهب إلى الأسلحة ليتمّ تحويلها إلى التنميّة والصّحّة والتغذيّة.

أَنظر أيضًا إلى الشّرق، وأريد أن أوجِّه فكري إلى الشّرق الأوسط، الحاضر في لغة هذا البلد، والتي تنسجم مع لغات أخرى، كما لو كانت تذكِّر بقدرة المالطيين على تحقيق عيش معًا صالح ومفيد، في عيش الاختلافات معًا. هذا ما يحتاج إليه الشّرق الأوسط: لبنان وسوريا واليمن ومناطق أخرى مزقتها المشاكل والعنف. لتستمرّ مالطا، قلبُ البحر الأبيض المتوسّط، في إبقاء قلب الأمل خافقًا، وكذلك العنايّة بالحياة، والتّرحيب بالآخرين، والتّوق إلى السّلام، بعون الله، الذي اسمه السّلام.

ليبارك الله مالطا وجوزو!

[00484-AR.02] [Testo originale: Italiano]

[B0235-XX.02]