Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Celebrazione dei Secondi Vespri della Solennità della Conversione di San Paolo Apostolo a conclusione della Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani, 25.01.2022


Omelia del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Questo pomeriggio, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, il Santo Padre Francesco ha presieduto la celebrazione dei Secondi Vespri della solennità della Conversione di San Paolo Apostolo, a conclusione della 55.ma Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani sul tema: «In Oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo » (cfr. Mt 2, 2).

Hanno preso parte alla celebrazione i Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali presenti a Roma.

Al termine dei Vespri, prima della benedizione apostolica, l’Em.mo Card. Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha rivolto al Santo Padre un indirizzo di saluto.

Pubblichiamo di seguito il testo dell’omelia che Papa Francesco ha pronunciato nel corso della celebrazione:

Omelia del Santo Padre

Prima di condividere alcuni pensieri, vorrei esprimere la mia gratitudine a Sua Eminenza il Metropolita Polykarpos, rappresentante del Patriarcato Ecumenico, a Sua Grazia Ian Ernest, rappresentante personale dell’Arcivescovo di Canterbury a Roma, e ai rappresentanti delle altre Comunità cristiane presenti. E grazie a tutti voi, fratelli e sorelle, per essere venuti a pregare. Saluto in particolare gli studenti: quelli dell’Ecumenical Institute of Bossey, che approfondiscono la conoscenza della Chiesa Cattolica; quelli anglicani del Nashotah College negli Stati Uniti d’America; quelli ortodossi e ortodossi orientali che studiano con la borsa di studio offerta dal Comitato di Collaborazione Culturale con le Chiese Ortodosse. Accogliamo l’accorato desiderio di Gesù, che ci vuole «una sola cosa» (Gv 17,21) e, con la sua grazia, camminiamo verso la piena unità!

In questo cammino ci aiutano i Magi. Guardiamo stasera al loro itinerario, che ha tre tappe: comincia da oriente, passa attraverso Gerusalemme e infine raggiunge Betlemme.

1. Anzitutto i Magi partono «da oriente» (Mt 2,1), perché da lì vedono spuntare la stella. Si mettono in viaggio da oriente, da dove sorge la luce solare, ma vanno in cerca di una luce più grande. Questi sapienti non si accontentano delle loro conoscenze e delle loro tradizioni, ma desiderano di più. Perciò affrontano un viaggio rischioso, animati dall’inquietudine della ricerca di Dio. Cari fratelli e sorelle, seguiamo anche noi la stella di Gesù! Non lasciamoci distogliere dai bagliori del mondo, stelle luccicanti ma stelle cadenti. Non seguiamo le mode del momento, meteore che si spengono; non inseguiamo la tentazione di brillare di luce propria, di chiuderci cioè nel nostro gruppo e di autoconservarci. Il nostro sguardo sia fisso su Cristo, in Cielo, sulla stella di Gesù. Seguiamo Lui, il suo Vangelo, il suo invito all’unità, senza preoccuparci di quanto lungo e faticoso sarà il viaggio per raggiungerla pienamente. Non dimentichiamo che, guardando la luce, la Chiesa, la nostra Chiesa, nel cammino dell’unità, continua a essere il “mysterium lunae”. Desideriamo e camminiamo insieme, sostenendoci a vicenda, come hanno fatto i Magi. La tradizione li ha spesso raffigurati con abiti variegati, a rappresentare popolazioni differenti. In loro possiamo vedere riflesse le nostre diversità, le varie tradizioni ed esperienze cristiane, ma anche la nostra unità, che nasce dallo stesso desiderio: guardare il Cielo e camminare insieme sulla terra. Camminare.

L’oriente ci fa pensare anche ai cristiani che abitano diverse regioni falcidiate dalla guerra e dalla violenza. Proprio il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente ha preparato i sussidi per questa Settimana di preghiera. Quei nostri fratelli e sorelle hanno tante sfide difficili da affrontare, eppure con la loro testimonianza ci danno speranza: ci ricordano che la stella di Cristo risplende nelle tenebre e non tramonta; che il Signore dall’alto accompagna e incoraggia i nostri passi. Attorno a Lui, in Cielo, brillano insieme, senza distinzioni di confessione, moltissimi martiri: essi indicano a noi sulla terra una via precisa, quella dell’unità!

2. Da oriente i Magi arrivano a Gerusalemme con il desiderio di Dio nel cuore, dicendo: «Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo» (v. 2). Ma dal desiderio del Cielo vengono riportati alla cruda realtà della terra: «All’udire questo – afferma il Vangelo – il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme» (v. 3). Nella città santa i Magi, anziché veder riflessa la luce della stella, sperimentano la resistenza delle forze oscure del mondo. Non c’è solo Erode che si sente minacciato dalla novità di una regalità diversa da quella corrotta dal potere mondano, c’è tutta Gerusalemme che si turba all’annuncio dei Magi.

Anche lungo il nostro cammino verso l’unità può accadere di arrestarci per lo stesso motivo che paralizzò quella gente: il turbamento, la paura. È il timore della novità, che scuote le abitudini e le sicurezze acquisite; è la paura che l’altro destabilizzi le mie tradizioni e i miei schemi consolidati. Ma, alla radice, è la paura che abita il cuore dell’uomo, dalla quale il Signore Risorto vuole liberarci. Lasciamo risuonare sul nostro cammino di comunione la sua esortazione pasquale: «Non temete» (Mt 28,5.10). Non temiamo di anteporre il fratello alle nostre paure! Il Signore desidera che ci fidiamo gli uni degli altri e che camminiamo insieme, nonostante le nostre debolezze e i nostri peccati, nonostante gli sbagli del passato e le ferite reciproche.

La vicenda dei Magi ci incoraggia anche in questo. A Gerusalemme, luogo di delusione e di opposizione, proprio lì dove la via indicata dal Cielo sembra infrangersi contro i muri eretti dall’uomo, essi scoprono la via per Betlemme. Sono i sacerdoti e gli scribi a fornire l’indicazione, scrutando le Scritture (cfr Mt 2,4). I Magi trovano Gesù non solo grazie alla stella, nel frattempo scomparsa; hanno bisogno della Parola di Dio. Anche noi cristiani non possiamo arrivare al Signore senza la sua Parola viva ed efficace (cfr Eb 4,12). Essa è stata data all’intero Popolo di Dio, perché sia accolta, pregata, perché sia meditata insieme a tutto il Popolo di Dio. Avviciniamoci dunque a Gesù attraverso la sua Parola, ma avviciniamoci anche ai fratelli attraverso la Parola di Gesù. La sua stella sorgerà nuovamente sul nostro cammino, e ci darà gioia.

3. È ciò che accadde ai Magi, giunti all’ultima tappa: Betlemme. Lì entrano nella casa, si prostrano e adorano il Bambino (cfr Mt 2,11). Così si conclude il loro viaggio: insieme, nella stessa casa, in adorazione. I Magi anticipano così i discepoli di Gesù, i quali, diversi ma uniti, alla fine del Vangelo si prostrano davanti al Risorto sul monte della Galilea (cfr Mt 28,17). Diventano così un segno di profezia per noi, desiderosi del Signore, compagni di viaggio lungo le strade del mondo, cercatori attraverso la Sacra Scrittura dei segni di Dio nella storia. Fratelli e sorelle, anche per noi l’unità piena, nella stessa casa, non può che giungere attraverso l’adorazione del Signore. Care sorelle e cari fratelli, la tappa decisiva del cammino verso la piena comunione richiede una preghiera più intensa, richiede di adorare, richiede l’adorazione di Dio.

I Magi però ci ricordano che per adorare c’è un passaggio da compiere: occorre prima prostrarsi. Questa è la via, piegarci verso il basso, mettere da parte le proprie pretese per lasciare al centro solo il Signore. Quante volte l’orgoglio è stato il vero ostacolo alla comunione! I Magi hanno avuto il coraggio di lasciare a casa prestigio e reputazione, per abbassarsi nella povera casetta di Betlemme; così hanno scoperto «una gioia grandissima» (Mt 2,10). Abbassarsi, lasciare, semplificare: chiediamo a Dio stasera questo coraggio, il coraggio dell’umiltà, unica via per arrivare ad adorare Dio nella stessa casa, attorno allo stesso altare.

A Betlemme, dopo essersi prostrati in adorazione, i Magi aprono i loro scrigni e appaiono oro, incenso e mirra (cfr v. 11). Questo ci ricorda che, solo dopo aver pregato insieme, solo davanti a Dio, nella sua luce, ci rendiamo davvero conto dei tesori che ciascuno possiede. Ma sono tesori che appartengono a tutti, che vanno offerti e condivisi. Sono infatti doni che lo Spirito destina al bene comune, all’edificazione e all’unità del suo popolo. E di questo ci accorgiamo pregando, ma anche servendo: quando doniamo a chi è nel bisogno offriamo a Gesù, che si identifica con chi è povero e ai margini (cfr Mt 25,34-40); e Lui ci unisce tra di noi.

I doni dei Magi simboleggiano quello che il Signore desidera ricevere da noi. A Dio va dato l’oro, l’elemento più prezioso, perché Dio è al primo posto. È a Lui che occorre guardare, non a noi; alla sua volontà, non alla nostra; alle sue vie, non alle nostre. Se il Signore è davvero al primo posto, le nostre scelte, anche ecclesiastiche, non possono più basarsi sulle politiche del mondo, ma sui desideri di Dio. E poi c’è l’incenso, a richiamare l’importanza della preghiera, che sale a Dio come profumo gradito (cfrSal141,2). Non stanchiamoci di pregare gli uni per gli altri e gli uni con gli altri. Infine la mirra, che sarà usata per onorare il corpo di Gesù deposto dalla croce (cfr Gv 19,39), ci rimanda alla cura per la carne sofferente del Signore, straziata nelle membra dei poveri. Serviamo i bisognosi, serviamo insieme Gesù che soffre!

Cari fratelli e sorelle, accogliamo dai Magi le indicazioni per il nostro cammino; e facciamo come loro, che ritornarono a casa «per un’altra strada» (Mt 2,12). Sì, come Saulo prima dell’incontro con Cristo, abbiamo bisogno di cambiare strada, di invertire la rotta delle nostre abitudini e delle nostre convenienze per trovare la via che il Signore ci mostra, la via dell’umiltà, la via della fraternità, dell’adorazione. Donaci, Signore, il coraggio di cambiare strada, di convertirci, di seguire la tua volontà e non le nostre opportunità; di andare avanti insieme, verso di Te, che con il tuo Spirito vuoi fare di noi una sola cosa. Amen.

[00109-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Avant de partager avec vous quelques pensées, je voudrais exprimer ma gratitude à Son Éminence le Métropolite Polykarpos, représentant du Patriarcat Œcuménique, à Sa Grâce Ian Ernest, représentant personnel de l’Archevêque de Canterbury à Rome, et aux représentants des autres communautés chrétiennes présentes. Et merci à vous tous, frères et sœurs, d’être venus prier. Je salue en particulier les étudiants: ceux de l’Ecummenical Institute of Bossey, qui approfondissent la connaissance de l’Église catholique ; les anglicans du Nashotah College aux États-Unis d’Amérique ; les orthodoxes et orthodoxes orientaux qui étudient avec une bourse d’étude offerte par le Comité de Collaboration Culturelle avec les Églises Orthodoxes. Accueillons le désir profond de Jésus qui veut «que tous soient un» (Jn 17, 21) et, par sa grâce, marchons vers la pleine unité !

Que les Mages nous aident sur ce chemin. Regardons ce soir leur itinéraire, qui comporte trois étapes: il commence en Orient, passe par Jérusalem et rejoint finalement Bethléem.

1. Tout d’abord, les Mages partent «d’Orient » (Mt 2, 1), car de là ils voient surgir l’étoile. Ils se mettent en route depuis l’Orient, d’où surgit la lumière du soleil, mais ils vont à la recherche d’une lumière plus grande. Ces sages ne se contentent pas de leurs connaissances et de leurs traditions, mais ils désirent davantage. C’est pourquoi ils affrontent un voyage risqué, animés par l’inquiétude de la recherche de Dieu. Chers frères et sœurs, nous aussi, suivons l’étoile de Jésus ! Ne nous laissons pas détourner par les lumières éblouissantes du monde, la lumière d’étoiles brillantes mais des étoiles filantes. Ne suivons pas les modes du moment, météores qui s’éteignent ; ne poursuivons pas la tentation de briller de notre propre lumière, c’est-à-dire de nous enfermer dans notre groupe et de nous auto-préserver. Que notre regard soit fixé sur le Christ au Ciel, sur l’étoile de Jésus. Suivons-le, lui, son Évangile, son invitation à l’unité, sans nous préoccuper de la durée et de la difficulté du voyage pour atteindre pleinement cette unité. N’oublions pas que, en regardant la lumière, l’Eglise, notre Eglise, sur le chemin de l’unité, continue d’être le “mysterium lunae” Désirons et marchons ensemble, en nous soutenant mutuellement, comme l’ont fait les Mages. La tradition les a souvent dépeints avec des vêtements variés, représentant des populations différentes. En eux, nous pouvons voir le reflet de nos diversités, de nos traditions et expériences chrétiennes diverses, mais aussi notre unité naissant d’un même désir: regarder le Ciel et marcher ensemble sur la terre. Marcher.

L'Orient nous fait aussi penser aux chrétiens qui habitent diverses régions ravagées par la guerre et la violence. Le Conseil des Églises du Moyen-Orient a préparé des aides pour cette Semaine de prière. Ces frères et sœurs qui sont les nôtres ont de nombreux défis difficiles à relever, mais, avec leur témoignage, ils nous donnent de l'espoir : ils nous rappellent que l'étoile du Christ resplendit dans les ténèbres et ne s’éteint pas ; que, de là-haut, le Seigneur accompagne et encourage nos pas. Autour de lui, dans le Ciel, brillent ensemble de nombreux martyrs, sans distinction(s) de confession : ils nous indiquent, à nous sur terre, une voie précise, celle de l'unité !

2. De l'Orient, les Mages arrivent à Jérusalem avec le désir de Dieu dans leur cœur, disant : «Nous avons vu son étoile se lever et nous sommes venus l'adorer» (v. 2). Mais du désir du Ciel, ils sont ramenés à la dure réalité de la terre : « Quand le roi Hérode entendit cela - dit l'Évangile - il fut troublé et tout Jérusalem avec lui » (v. 3). Dans la ville sainte, les Mages, au lieu de voir se refléter la lumière de l'étoile, se heurtent à la résistance des forces obscures du monde. Il n'y a pas qu’Hérode à se sentir menacé par la nouveauté d'une royauté autre que celle corrompue par le pouvoir mondain, il y a tout Jérusalem à se montrer troublée à l'annonce des Mages.

Tout au long de notre chemin vers l'unité, il peut aussi arriver que nous nous arrêtions pour la même raison qui paralysa ces personnes : le trouble, la peur. C'est la peur de la nouveauté qui ébranle les habitudes et les certitudes acquises ; c'est la peur que l'autre ne dérange mes traditions et mes schémas consolidés. Mais, à la racine, il y a la peur qui habite le cœur de l'homme dont le Seigneur ressuscité veut nous libérer. Laissons résonner sur notre chemin de communion son exhortation pascale : « N'ayez pas peur » (Mt 28,5.10). Ne craignons pas de faire passer notre frère avant nos peurs! Le Seigneur veut que nous nous fassions confiance les uns les autres et que nous marchions ensemble, malgré nos faiblesses et nos péchés, malgré les erreurs du passé et les blessures réciproques.

L'histoire des Mages nous encourage également dans ce sens. A Jérusalem, lieu de déception et d'opposition, précisément là où le chemin indiqué par le Ciel semble se briser contre les murs érigés par l'homme, ils découvrent le chemin de Bethléem. Ce sont les prêtres et les scribes qui fournissent l'indication, en scrutant les Écritures (cf. Mt 2, 4). Les Mages ne trouvent pas Jésus uniquement grâce à l'étoile, qui a entre-temps disparu ; ils ont besoin de la Parole de Dieu. Nous aussi, chrétiens, ne pouvons atteindre le Seigneur sans sa Parole vivante et efficace (cf. He 4,12). Elle a été donnée à tout le peuple de Dieu pour être accueillie, priée afin qu’elle soit méditée avec tout le Peuple de Dieu. Approchons-nous donc de Jésus par sa Parole, mais approchons-nous aussi de nos frères par la Parole de Jésus. Son étoile se lèvera à nouveau sur notre chemin et nous procurera de la joie.

3. C'est ce qui est arrivé aux Mages lorsqu'ils ont atteint la dernière étape: Bethléem. Ils entrent dans la maison, se prosternent et adorent l'Enfant (cf. Mt 2, 11). C'est ainsi que se termine leur voyage : ensemble, dans la même maison, en adoration. Les Mages préfigurent ainsi les disciples de Jésus qui, différents mais unis, se prosternent, à la fin de l'Évangile, devant le Ressuscité sur la montagne de Galilée (cf. Mt 28, 17). Ils deviennent ainsi un signe de prophétie pour nous, désireux du Seigneur, compagnons de voyage sur les routes du monde, chercheurs à travers l'Écriture Sainte des signes de Dieu dans l'histoire. Frères et sœurs, pour nous aussi, l’unité parfaite, dans la même maison, ne peut venir que de l'adoration du Seigneur. Chères sœurs et chers frères, l'étape décisive du chemin vers la communion parfaite exige une prière plus intense, elle exige d’adorer, elle exige l'adoration de Dieu.

Mais les Mages nous rappellent que, pour adorer, il y a une étape à franchir : il faut d'abord se prosterner. C'est le chemin, s'incliner, mettre de côté ses propres prétentions pour ne laisser que le Seigneur au centre. Combien de fois l'orgueil a-t-il été le véritable obstacle à la communion ! Les Mages ont eu le courage de laisser leur prestige et leur réputation chez eux, pour s'abaisser dans la pauvre petite maison de Bethléem ; ils ont ainsi découvert «une très grande joie» (Mt 2, 10). S'abaisser, quitter, simplifier: demandons ce soir à Dieu ce courage, le courage de l'humilité, seul moyen de venir adorer Dieu dans la même maison, autour du même autel.

A Bethléem, après s’être prosternés en adoration, les Mages ouvrent leurs coffrets et l’or, l’encens et la myrrhe apparaissent (cf. v. 11). Cela nous rappelle que ce n’est qu’après avoir prié ensemble, c’est uniquement devant Dieu, dans sa lumière, que nous nous rendons vraiment compte des trésors que chacun possède. Mais ce sont des trésors qui appartiennent à tous, qui doivent être offerts et partagés. Ce sont en effet des dons que l’Esprit destine au bien commun, pour l’édification et l’unité de son peuple. Et nous en prenons conscience en priant, mais aussi en servant: lorsque nous donnons aux nécessiteux, nous offrons à Jésus qui s’identifie à celui qui est pauvre et aux marginalisés (cf. Mt 25, 34-40); et il nous unit entre nous.

Les dons des mages symbolisent ce que le Seigneur souhaite recevoir de nous. L’or, l’élément le plus précieux, parce que Dieu est à la première place. C’est vers lui que nous devons regarder, non vers nous; faire sa volonté, pas la nôtre; suivre ses voies, pas les nôtres. Si le Seigneur est vraiment à la première place, nos choix, même ecclésiastiques, ne peuvent plus être basés sur les politiques du monde, mais sur les désirs de Dieu. Et puis il y a l’encens, pour rappeler l’importance de la prière qui monte vers Dieu comme une odeur agréable (cf. Ps 141, 2). Ne nous lassons pas de prier les uns pour les autres et les uns avec les autres. Enfin, la myrrhe, qui servira à honorer le corps de Jésus descendu de la croix (cf. Jn 19, 39), nous renvoie au soin de la chair souffrante du Seigneur, déchirée dans les membres des pauvres. Servons les nécessiteux, servons ensemble Jésus qui souffre!

Chers frères et sœurs, accueillons des Mages les indications pour notre cheminement; et faisons comme eux qui sont rentrés chez eux «par un autre chemin» (Mt 2, 12). Oui, comme Saul avant la rencontre avec le Christ, nous avons besoin de changer de voie, d’inverser le cours de nos habitudes et de nos convenances pour retrouver la voie que le Seigneur nous montre, la voie de l’humilité, la voie de la fraternité, de l’adoration. Donne-nous, Seigneur, le courage de changer de direction, de nous convertir, de suivre ta volonté et non nos perspectives; pour avancer ensemble, vers Toi, qui avec ton Esprit veux nous unir. Amen.

[00109-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Before sharing a few thoughts, I would like to express my gratitude to his Eminence Metropolitan Polykarpos, the representative of the Ecumenical Patriarchate, to His Grace Ian Ernest, the personal representative in Rome of the Archbishop of Canterbury, and to the representatives of the other Christian communities present. I likewise thank all of you, dear brothers and sisters, for coming here to pray. In a particular way, I greet the students from the Ecumenical Institute of Bossey who are deepening their knowledge of the Catholic Church, the Anglican students from Nashotah College in the United States of America, and the Orthodox and Oriental Orthodox recipients of scholarships from the Committee for Cultural Collaboration with the Orthodox Churches. Let us make our own the deep desire of Jesus that we may be “one” (Jn 17:21) and, by his grace, advance along the path to full unity!

On this path, the Magi can help us. Let us consider this evening their journey, which had three steps: it began from the East, passed through Jerusalem, and at last came to Bethlehem.

1. First the Magi set out “from the East” (Mt 2:1), for that is where they first saw the star. They set out from the East, from where the sun rises, yet they were in search of a greater light. These wise men were not content with their own knowledge and traditions; they desired something more. Hence, they embarked on a risky voyage, driven by a restless search for God. Dear brothers and sisters, may we too follow the star of Jesus! May we not let ourselves be distracted by the glittering lights of this world, brilliant yet falling stars. May we not follow the fashions of the moment, shooting stars that burn out. May we not follow the temptation of shining with our own light, concerned only with our own group and our self-preservation. Let us fix our gaze on Christ, on heaven, on the star of Jesus. Let us follow him, his Gospel, his invitation to unity, without worrying about how long and tiring may be the road to its full attainment. Let us not forget that by looking at the light, the Church – our Church – on the path of unity, continues to be the “mysterium lunae”. Let us desire to journey together, supporting one another, as did the Magi. Traditionally, the Magi have been portrayed with colorful robes that represent the various peoples. In them, we can see reflected our own differences, our different Christian traditions and experiences, but also our unity, which is born of the same desire: to look to heaven and to journey together on earth.

The East also makes us think of Christians living in various regions devastated by war and violence. It was the Middle East Council of Churches that prepared the resources for this Week of Prayer. These brothers and sisters of ours confront any number of difficult challenges, yet by their testimony they give us hope. They remind us that the star of Christ shines in the darkness and never sets; from on high, the Lord accompanies and encourages our steps. Around him, in heaven, there shine together, without distinction of confession, a great band of martyrs; they indicate to us here below a clear way, the way of unity!

2. From the East, the Magi arrive in Jerusalem, their hearts burning with desire for God. They tell Herod: “We have observed his star and its rising, and have come to pay him homage” (v. 2). From the desire of heaven, however, they are brought back to earth and its harsh realities: “When King Herod heard this”, the Gospel tells us, “he was troubled, and all Jerusalem with him” (v. 3). In the holy city the Magi did not see reflected the light of the star, but experienced the resistance of the dark forces of this world. Nor does Herod alone feel threatened by this new and different kingship, uncorrupted by worldly power: all Jerusalem is troubled by the message of the Magi.

Along our journey towards unity, we too can halt for the same reason that paralyzed those people: confusion and fear. The fear of a newness that upsets our usual habits and our sense of security; the fear that others may destabilize my traditions and long-established patterns. Yet deep down it is the fear lurking in every human heart, the fear from which the risen Lord wishes to liberate us. On our journey of fellowship, may we never fail to hear his words of encouragement: “Do not be afraid” (Mt 28:5.10). Let us not fear to put our brothers and sisters ahead of our own fears! The Lord wants us to trust one another and to journey together, despite our failings and our sins, despite the errors of the past and our mutual wounds.

Here too, the account of the Magi encourages us. Precisely in Jerusalem, the place of disappointment and opposition, where the path shown by heaven appeared to collide with walls erected by man, they discovered the way to Bethlehem. They learned it from the priests and scribes, who pored over the Scriptures (cf. Mt 2:4). The Magi found Jesus not only from the star, which had meantime disappeared; they also needed the word of God. Nor can we Christians come to the Lord without his living and effective word (cf. Heb 4:12). That word has been given to the entire people of God to be welcomed and prayed over, so that it can be meditated upon together, by the whole people of God. Let us then draw near to Jesus through his word, but let us also draw near to our brothers and sisters through the word of Jesus. His star will rise anew on our journey, and he will give us joy.

3. That is what happened with the Magi, once they arrived at their final destination: Bethlehem. There they entered the house, knelt down and worshiped the child (cf. Mt 2:11). So their journey ended: together, in the same house, in adoration. In this way, the Magi foreshadowed the disciples of Jesus, many yet one, who at the conclusion of the Gospel fell down in worship before the risen Lord on the mountain in Galilee (cf. Mt 28:17). In this way, they also become a prophetic sign for us who long for the Lord, our traveling companions along the paths of the world, seekers through sacred Scripture of the signs of God in history. Brothers and sisters, for us too, the fullness of unity, in the same house, will only be attained through worship of the Lord. Dear brothers and sisters, the decisive stage of the journey towards full communion requires ever more intense prayer, it requires worship, the worship of God.

The Magi, however, remind us that worship demands something else of us: first, we must fall to our knees. That is the way: bending low, setting aside our own pretenses in order to make the Lord alone the centre of everything. How many times has pride proved the real obstacle to communion! The Magi had the courage to leave behind their prestige and reputation in order to humble themselves in the lowly house of Bethlehem; and as a result they found themselves “overwhelmed with joy” (Mt 2:10). To humble ourselves, to leave certain things behind, to simplify our lives: this evening, let us ask God for that courage, the courage of humility, the one way to come to worship God in the same house, around the same altar.

In Bethlehem, after they had fallen down in adoration, the Magi opened their treasure chests and there appeared gold, frankincense and myrrh (cf. v. 11). These gifts remind us that, only after we have prayed together, only in the presence of God and in his light, do we become truly aware of the treasures that each of us possesses. They are treasures, however, that belong to all, and are meant to be shared. For they are gifts of the Spirit, destined for the common good, for the upbuilding and unity of his people. We come to see this by prayer, but also by service: when we give to those in need, we make our offering to Jesus, who identifies with those who are poor and on the margins (cf. Mt 25:34-40); and he makes us one.

The gifts of the Magi symbolize the gifts the Lord desires to receive from us. God must be given the gold, that which is most precious, because the first place must always go to God. It is to him that we should look, not to ourselves; to his will, not our own; to his ways, not our own. If the Lord is truly in the first place, our choices, including our ecclesiastical choices, can no longer be based on the politics of this world, but on the will of God. Then there is the incense, which recalls the importance of prayer, which rises up to God as a pleasing fragrance (cf. Ps 141:2). May we never tire of praying for one another and with one another. Finally, there is the myrrh, which would be used to honour the body of Jesus taken down from the cross (cf. Jn 19:39), and which speaks to us of care for the suffering flesh of the Lord, reflected in the wounds of the poor. Let us serve those in need. Together, let us serve the suffering Jesus!

Dear brothers and sisters, let us take from the Magi directions for our own journey, and do as they did, returning home “by another road” (Mt 2:12). Like Saul before his encounter with Christ, we need to change course, to invert the route of our habits and our ways, in order to find the path that the Lord points out to us: the path of humility, fraternity and adoration. O Lord, grant us the courage to change course, to be converted, to follow your will and not our own; to go forward together, towards you, who by your Spirit wish to make us one. Amen.

[00109-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Bevor ich einige Gedanken mit euch teile, möchte ich Seiner Eminenz Metropolit Polykarpos, dem Vertreter des Ökumenischen Patriarchats, Seiner Gnaden Ian Ernest, dem persönlichen Vertreter des Erzbischofs von Canterbury in Rom, und den Vertretern der anderen anwesenden christlichen Gemeinschaften meinen Dank aussprechen. Und ich danke euch allen, Brüder und Schwestern, dass ihr zum Gebet gekommen seid. Ich begrüße insbesondere die Studenten: die des Ecumenical Institute of Bossey, die ihre Kenntnis der katholischen Kirche vertiefen; die anglikanischen Studenten des Nashotah College in den Vereinigten Staaten von Amerika; die orthodoxen und orientalisch-orthodoxen Studenten, die ihrem Studium durch das Stipendium des Komitees für die kulturelle Zusammenarbeit mit den orthodoxen Kirchen nachgehen. Nehmen wir den schmerzvollen Wunsch Jesu an, der will, dass wir »eins« sind (Joh 17,21), und gehen wir mit seiner Gnade auf die volle Einheit zu!

Die Sterndeuter helfen uns auf dieser Reise. Schauen wir uns heute Abend ihre Wegstrecke an, die aus drei Etappen besteht: Sie beginnt im Osten, führt durch Jerusalem und erreicht schließlich Betlehem.

1. Zunächst machten sich die Sterndeuter »aus dem Osten « (Mt 2,1) auf den Weg, denn von dort her sahen sie, wie der Stern aufstieg. Sie brechen von Osten her auf, von dort, wo das Sonnenlicht aufgeht, aber sie sind auf der Suche nach einem größeren Licht. Diese Weisen geben sich nicht mit ihrem eigenen Wissen und ihren Traditionen zufrieden, sondern wollen mehr. So begeben sie sich auf eine riskante Reise, getrieben von der Unruhe der Suche nach Gott. Liebe Brüder und Schwestern, lasst auch uns dem Stern Jesu folgen! Lassen wir uns nicht vom Schein der Welt ablenken, der nur mit Sternschnuppen leuchtet. Folgen wir nicht den Moden des Augenblicks, die erlöschende Meteoren sind; folgen wir nicht der Versuchung, in unserem eigenen Licht zu glänzen, das heißt, uns in unserer eigenen Gruppe abzuschotten und uns selbst zu bewahren. Unser Blick soll auf Christus, auf den Himmel gerichtet sein, auf den Stern Jesu. Folgen wir ihm, seinem Evangelium, seiner Einladung zur Einheit, ohne uns Gedanken darüber zu machen, wie lang und beschwerlich der Weg sein wird, um sie ganz zu erreichen. Vergessen wir nicht, dass die Kirche, unsere Kirche, auf dem Weg der Einheit in ihrem Schauen auf das Licht weiterhin das „mysterium lunae“ ist. Lasst uns gemeinsam danach sehnen und zusammen fortschreiten und uns gegenseitig unterstützen, wie es die Sterndeuter taten. Die Tradition hat sie oft in vielfältigen Kleidern dargestellt, um die Verschiedenheit der Völker zu zeigen. In ihnen spiegeln sich unsere Unterschiede, unsere verschiedenen Traditionen und christlichen Erfahrungen wider, aber auch unsere Einheit, die aus derselben Sehnsucht entspringt: auf den Himmel zu schauen und auf der Erde gemeinsam zu gehen. Gehen.

Der Osten lässt uns auch an die Christen denken, die in verschiedenen durch Krieg und Gewalt dezimierten Regionen leben. Eben darum hat der Rat der Kirchen im Nahen Osten die Texte für diese Gebetswoche vorbereitet. Diese unsere Brüder und Schwestern haben viele schwierige Herausforderungen zu bewältigen, doch mit ihrem Zeugnis geben sie uns Hoffnung: Sie erinnern uns daran, dass der Stern Christi in der Dunkelheit leuchtet und nicht untergeht; dass der Herr aus der Höhe unsere Schritte begleitet und ermutigt. Um ihn herum, im Himmel, leuchtet eine Vielzahl von Märtyrern gemeinsam ohne Unterschied der Konfession: Sie zeigen uns auf der Erde einen eindeutigen Weg, den der Einheit!

2. Die Sterndeuter aus dem Osten kommen in Jerusalem an, mit der Sehnsucht nach Gott im Herzen, und sagen: »Wir haben seinen Stern aufgehen sehen und sind gekommen, um ihm zu huldigen« (V. 2). Doch von ihrer Sehnsucht nach dem Himmel werden sie in die harte Realität der Erde zurückgebracht: »Als König Herodes das hörte«, sagt das Evangelium, »erschrak er und mit ihm ganz Jerusalem« (V. 3). In der heiligen Stadt sehen die Sterndeuter nicht das Licht des Sterns sich widerspiegeln, sondern erleben den Widerstand der dunklen Mächte der Welt. Nicht nur Herodes fühlt sich von der Neuheit eines Königtums bedroht, das sich von dem durch die weltliche Macht korrumpierten unterscheidet, sondern ganz Jerusalem wird durch die Ankündigung der Sterndeuter beunruhigt.

Auch auf unserem Weg zur Einheit können wir aus demselben Grund ins Stocken geraten, der jene Menschen lähmte: die Angst, die Verstörung. Es ist die Furcht vor dem Neuen, die Gewohnheiten und erworbene Sicherheiten ins Wanken bringt; es ist die Angst, dass der andere meine Traditionen und gefestigten Schemata infrage stellt. Aber im Grunde ist es die Angst, die im menschlichen Herzen wohnt und von der uns der auferstandene Herr befreien will. Lassen wir seinen österlichen Zuspruch auf unserem Weg der Gemeinschaft ertönen: »Fürchtet euch nicht« (Mt 28,5.10). Haben wir keine Angst, den Bruder oder die Schwester unseren Ängsten voranzustellen! Der Herr möchte, dass wir einander vertrauen und miteinander gehen, trotz unserer Schwächen und Sünden, trotz vergangener Fehler und gegenseitiger Verletzungen.

Das Ereignis der Sterndeuter ermutigt uns auch darin. In Jerusalem, einem Ort der Enttäuschung und des Widerstands, wo der vom Himmel gewiesene Weg an den vom Menschen errichteten Mauern zu zerbrechen scheint, entdecken sie den Weg nach Betlehem. Es sind die Priester und Schriftgelehrten, die den Hinweis geben, indem sie die Schrift durchforschen (vgl. Mt 2,4). Die Sterndeuter finden Jesus nicht nur dank des Sterns, der inzwischen verschwunden ist; sie benötigen das Wort Gottes. Auch wir Christen können den Herrn nicht ohne sein lebendiges und wirksames Wort erreichen (vgl. Hebr 4,12). Es ist dem ganzen Volk Gottes gegeben worden, damit es gemeinsam mit dem ganzen Volk Gottes empfangen, gebetet und betrachtet wird. Nähern wir uns also Jesus durch sein Wort, aber nähern wir uns durch das Wort Jesu auch unseren Geschwistern. Sein Stern wird auf unserem Weg erneut aufgehen und uns Freude schenken.

3. So erging es auch den Sterndeutern, als sie die letzte Etappe erreichten: Betlehem. Dort betreten sie das Haus, werfen sich nieder und huldigen dem Kind (vgl. Mt 2,11). So findet ihre Reise den Abschluss: gemeinsam, im selben Haus, in der Anbetung. Die Sterndeuter gehen damit den Jüngern Jesu voraus, die sich am Ende des Evangeliums auf dem Berg in Galiläa vor dem auferstandenen Herrn niederwerfen (vgl. Mt 28,17). Sie werden so zu einem prophetischen Zeichen für uns, die wir uns nach dem Herrn sehnen, die wir auf den Straßen der Welt Weggefährten sind, die wir durch die Heilige Schrift die Zeichen Gottes in der Geschichte suchen. Brüder und Schwestern, auch für uns kann die volle Einheit im selben Haus nur durch die Anbetung des Herrn entstehen. Liebe Schwestern und liebe Brüder, die entscheidende Etappe auf dem Weg zur vollen Gemeinschaft erfordert ein intensiveres Gebet, sie erfordert die Anbetung, sie verlangt die Anbetung Gottes.

Die Sterndeuter erinnern uns jedoch daran, dass wir einen Schritt vollziehen müssen, um anzubeten: Zuerst müssen wir uns niederwerfen. Das ist der Weg: sich niederbeugen, die eigenen Ansprüche beiseiteschieben, um nur den Herrn im Mittelpunkt zu lassen. Wie oft ist der Stolz das eigentliche Hindernis für die Gemeinschaft gewesen! Die Sterndeuter hatten den Mut, Prestige und Ansehen zu Hause zu lassen und sich in die Erniedrigung der armen Hütte in Betlehem zu begeben; so entdeckten sie »eine große Freude« (Mt 2,10). Demütig werden, verlassen, einfach werden: Bitten wir Gott heute Abend um diesen Mut, den Mut der Demut, den einzigen Weg, um Gott im selben Haus, am selben Altar anzubeten.

Nachdem die Sterndeuter sich in Anbetung niedergeworfen haben, öffnen sie in Betlehem ihre Schatullen und bringen Gold, Weihrauch und Myrrhe zum Vorschein (vgl. V. 11). Das erinnert uns daran, dass wir uns nur nach dem gemeinsamen Gebet, nur vor Gott, in seinem Licht, der Schätze, die jeder von uns besitzt, wirklich bewusstwerden. Aber es sind Schätze, die allen gehören, die dargeboten und geteilt werden müssen. Es sind in der Tat Gaben, die der Geist für das Wohl aller, für den Aufbau und die Einheit seines Volkes bestimmt. Wir werden dessen gewahr, wenn wir beten, aber auch, wenn wir dienen: Wenn wir den Bedürftigen etwas geben, bringen wir es Jesus dar, der sich mit den Armen und Ausgegrenzten identifiziert (vgl. Mt 25,34-40); und er verbindet uns miteinander.

Die Gaben der Sterndeuter versinnbilden, was der Herr von uns empfangen möchte. Gott soll das Gold, das kostbarste Element, erhalten; denn Gott steht an erster Stelle. Auf ihn müssen wir schauen, nicht auf uns; auf seinen Willen, nicht auf den unseren; auf seine Wege, nicht auf die unseren. Wenn der Herr wirklich an erster Stelle steht, können sich unsere Entscheidungen, auch die kirchlichen, nicht mehr nach der Politik der Welt richten, sondern nur nach den Wünschen Gottes. Und dann ist da der Weihrauch, der uns an die Bedeutung des Gebets erinnert, das wie ein wohlgefälliger Duft zu Gott aufsteigt (vgl. Ps 141,2). Lasst uns nicht müde werden, füreinander und miteinander zu beten. Die Myrrhe schließlich, die zur Verehrung des vom Kreuz herabgenommenen Leibes Jesu eingesetzt werden wird (vgl. Joh 19,39), verweist uns auf die Sorge um das leidende Fleisch des Herrn, das in den Gliedern der Armen gepeinigt wird. Lasst uns den Bedürftigen dienen, lasst uns gemeinsam dem leidenden Jesus dienen!

Liebe Brüder und Schwestern, lassen wir uns von Sterndeutern den Weg weisen; machen wir es wie sie, die »auf einem anderen Weg« (Mt 2,12) nach Hause zurückkehrten. Ja, wie Saulus vor seiner Begegnung mit Christus müssen wir unsere Richtung ändern, die Route unserer Gewohnheiten und Vorteile umkehren, um den Weg zu finden, den der Herr uns zeigt, den Weg der Demut, den Weg der Geschwisterlichkeit und der Anbetung. Gib uns, Herr, den Mut, unsere Wege zu ändern, uns zu bekehren, deinem Willen zu folgen und nicht unseren eigenen Zweckmäßigkeiten; gemeinsam voranzuschreiten, auf dich zu, der du uns durch deinen Geist eins machen willst. Amen.

[00109-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Antes de compartir algunas reflexiones, quisiera expresar mi gratitud a Su Eminencia el Metropolita Polykarpos, representante del Patriarcado Ecuménico, a Su Gracia Ian Ernest, representante personal del Arzobispo de Canterbury en Roma y a los representantes de las otras Comunidades cristianas presentes. Y gracias a todos ustedes, hermanos y hermanas, por haber venido a rezar. Saludo en particular a los estudiantes: los del Ecumenical Institute of Bossey, que profundizan el conocimiento de la Iglesia católica; los anglicanos del Nashotah College en los Estados Unidos de América; los ortodoxos y ortodoxos orientales que estudian con becas concedidas por el Comité para la Colaboración Cultural con las Iglesias Ortodoxas. Acojamos el apremiante deseo de Jesús, que quiere que todos seamos uno (cf. Jn 17,21) y, con su gracia, caminemos hacia la unidad plena.

En este camino nos ayudan los Magos. Contemplemos esta tarde su itinerario, que consta de tres etapas: comienza en oriente, pasa por Jerusalén y por último llega a Belén.

1. Antes que nada, los Magos salen «del oriente» (Mt 2,1), porque desde allí ven aparecer la estrella. Inician su viaje en oriente, que es donde sale el sol, pero van en busca de una luz más grande. Estos sabios no se conforman con sus conocimientos y sus tradiciones, sino que desean algo más. Por eso afrontan un viaje arriesgado, impulsados por la inquietud de la búsqueda de Dios. Queridos hermanos y hermanas, sigamos también nosotros la estrella de Jesús. No nos dejemos deslumbrar por los resplandores del mundo, estrellas esplendentes pero fugaces. No sigamos las modas del momento, meteoros que se apagan; no caigamos en la tentación de brillar con luz propia, o sea de encerrarnos en nuestro grupo y salvaguardarnos a nosotros mismos. Que nuestra mirada esté fija en Cristo, en el cielo, en la estrella de Jesús. Sigámoslo a Él, a su Evangelio y a su invitación a la unidad, sin preocuparnos de lo largo y difícil que será el camino para alcanzarla plenamente. No olvidemos que la Iglesia, nuestra Iglesia, en el camino hacia la unidad, contemplando la luz, continúa siendo el “mysterium lunae” Anhelemos y caminemos juntos, apoyándonos recíprocamente, como lo hicieron los Magos. La tradición nos los ha descrito frecuentemente vestidos con trajes diferentes, para simbolizar pueblos diversos. En los Magos podemos ver reflejadas nuestras diferencias, las distintas tradiciones y experiencias cristianas, pero también nuestra unidad, que nace del mismo deseo: mirar al cielo y caminar juntos en la tierra. Caminar.

El oriente nos hace pensar también en los cristianos que viven en varias regiones diezmadas por la guerra y la violencia. Es precisamente el Consejo de las Iglesias de Oriente Medio el que ha preparado los subsidios para esta Semana de oración. Estos hermanos y hermanas nuestros tienen muchos desafíos difíciles que afrontar y, sin embargo, con su testimonio nos dan esperanza, nos recuerdan que la estrella de Cristo sigue brillando en las tinieblas y no se apaga; que el Señor desde lo alto acompaña y alienta nuestros pasos. Alrededor de Él, en el cielo, brillan juntos, sin distinciones de confesión, muchísimos mártires, que nos indican a los que estamos en la tierra, un camino preciso, el de la unidad.

2. De oriente los Magos llegan a Jerusalén con el deseo de Dios en el corazón, diciendo: «Vimos su estrella en el oriente y hemos venido a adorarlo» (v. 2). Pero de su deseo por el cielo son llevados de regreso a la dura realidad de la tierra: «cuando el rey Herodes oyó esto —dice el Evangelio—, se alarmó, y con él toda Jerusalén» (v. 3). En la ciudad santa los Magos, en vez de ver reflejada la luz de la estrella, experimentan la resistencia de las fuerzas oscuras del mundo. No es sólo Herodes el que se siente amenazado por la novedad de una realeza distinta de la corrompida por el poder mundano, es toda Jerusalén la que se turba por el anuncio de los Magos.

Incluso en nuestro camino hacia la unidad podemos estancarnos por la misma razón que paralizó a aquella gente: la conmoción, el miedo. Es el temor a la novedad, que sacude los hábitos y las seguridades adquiridas; es el miedo a que el otro desestabilice mis tradiciones y mis esquemas consolidados; pero, en el fondo, es el miedo que vive en el corazón del hombre y del que el Señor Resucitado quiere liberarnos. Dejemos, pues, resonar en nuestro camino de comunión su exhortación pascual: «¡No teman!» (Mt 28,5.10). No temamos anteponer al hermano a nuestros miedos, porque el Señor quiere que confiemos los unos en los otros y que caminemos juntos, a pesar de nuestras debilidades y nuestros pecados, a pesar de los errores del pasado y las heridas recíprocas.

En Jerusalén, lugar de decepción y de oposición, justo donde la vía indicada por el Cielo parece estrellarse contra los muros levantados por los hombres, es donde los Magos descubren el camino hacia Belén; y son los sacerdotes y los escribas quienes, escrutando las Escrituras (cf. Mt 2,4), dan la indicación. Los Magos encuentran a Jesús no solo gracias a la estrella, que entretanto había desaparecido; sino también a la Palabra de Dios. Tampoco nosotros, los cristianos, podemos llegar al Señor sin su Palabra viva y eficaz (cf. Hb 4,12), que fue dada a todo el Pueblo de Dios para ser recibida, para orar con ella, para ser meditada junto con todo el Pueblo de Dios. Acerquémonos, pues, a Jesús por medio de su Palabra, pero acerquémonos también a nuestros hermanos por medio de la Palabra de Jesús. Así su estrella surgirá de nuevo en nuestro camino y nos dará alegría.

3. Esto es lo que les sucedió a los Magos cuando llegaron a su última etapa: Belén. Allí entran en la casa, se postran y adoran al Niño (cf. Mt 2,11). Así es como termina su viaje: juntos, en la misma casa, en adoración. De este modo los Magos anticipan a los discípulos de Jesús, que aun diversos pero unidos, al final del Evangelio se postran delante del Resucitado en el monte de Galilea (cf. Mt 28,17); se convierten en un signo de profecía para nosotros, que anhelamos al Señor, que somos compañeros de viaje por los caminos del mundo y buscadores de los signos de Dios en la historia a través de la Sagrada Escritura. Hermanos y hermanas, también para nosotros la unidad plena, ese estar en la misma casa, sólo puede realizarse si adoramos al Señor. Queridas hermanas y queridos hermanos, la etapa decisiva del camino hacia la plena comunión requiere una oración más intensa, requiere que adoremos, requiere la adoración de Dios.

Los Magos nos recuerdan entonces que para adorar hay un paso que dar: es necesario postrarse. Este es el camino, abajarnos, dejar de lado nuestras pretensiones y poner al Señor en centro. Cuántas veces el orgullo ha sido el verdadero obstáculo para la comunión. Los Magos tuvieron el valor de dejar en casa prestigio y reputación, para abajarse en la pobre casita de Belén; fue así como se llenaron de una «inmensa alegría» (Mt 2,10). Abajarse, dejar, simplificar. Pidamos a Dios en esta tarde que nos conceda esta valentía, la valentía de la humildad, único camino para llegar a adorar a Dios en la misma casa y en torno al mismo altar.

En Belén, después de postrarse en adoración, los Magos abren sus cofres y ofrecen oro, incienso y mirra (cf. v. 11). Esto nos recuerda que sólo después de haber orado juntos, que sólo ante Dios y bajo su luz, nos damos realmente cuenta de los tesoros que cada uno posee. Pero son tesoros que pertenecen a todos, que deben ser ofrecidos y compartidos. Son, en efecto, dones que el Espíritu Santo destina para el bien común, para la edificación y la unidad de su pueblo. Y esto lo constatamos cuando rezamos, pero también cuando servimos: cuando damos a quien tiene necesidad, se lo estamos dando a Jesús, que se identifica con los pobres y los marginados (cf. Mt 25,33-40); y es Él quien nos une a los unos con los otros.

Los dones de los Magos simbolizan lo que el Señor quiere recibir de nosotros. A Dios hay ofrecerle el oro, el elemento más valioso, porque Dios está al centro. Es a Él a quien debemos mirar, no a nosotros; a su voluntad, no a la nuestra; a sus caminos, no a los nuestros. Y si el Señor está realmente en el primer lugar, entonces nuestras opciones, incluso las eclesiásticas, ya no pueden basarse en las políticas del mundo, sino en los deseos de Dios. Después está el incienso, que nos recuerda la importancia de la oración, que sube a Dios como perfume agradable (cf. Sal 141, 2). No nos cansemos, pues, de rezar los unos por los otros y los unos con los otros. Y, por último, la mirra, que se usará para honrar el cuerpo de Jesús depuesto de la cruz (cf. Jn 19,39), nos recuerda la necesidad de cuidar la carne sufriente del Señor, desgarrada en los miembros de los pobres. Sirvamos a los necesitados, sirvamos juntos a Jesús sufriente.

Queridos hermanos y hermanas, sigamos las indicaciones de los Magos para nuestro camino; y actuemos como ellos, que para regresar a casa “tomaron otro camino” (Mt 2,12). Sí, como Saulo antes de encontrarse con Cristo, también nosotros necesitamos cambiar de ruta, invertir el rumbo de nuestros hábitos y de nuestros intereses para encontrar la senda que el Señor nos muestra, el camino de la humildad, el camino de la fraternidad, de la adoración. Te pedimos Señor que nos concedas el valor de cambiar camino, de convertirnos, de seguir tu voluntad y no nuestras conveniencias; de ir hacia adelante juntos, hacia Ti, que con tu Espíritu quieres que todos seamos una sola cosa. Amén.

[00109-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Antes de partilhar alguns pensamentos, quero expressar a minha gratidão a Sua Eminência o Metropolita Polykarpos, representante do Patriarcado Ecuménico, a Sua Graça Ian Ernest, representante pessoal do Arcebispo de Cantuária em Roma, e aos representantes das outras Comunidades cristãs presentes. E obrigado a todos vós, irmãos e irmãs, por terdes vindo rezar. Saúdo em particular os estudantes: os do Ecumenical Institute of Bossey, que aprofundam o conhecimento da Igreja Católica; os anglicanos do Nashotah College, nos Estados Unidos da América; os ortodoxos e ortodoxos orientais que estudam com o apoio da bolsa de estudos oferecida pelo Comité de Colaboração Cultural com as Igrejas Ortodoxas. Acolhamos o ardente desejo de Jesus que nos quer «um só» (Jo 17, 21) e, com a sua graça, caminhemos rumo à plena unidade!

Neste caminho, servem-nos de ajuda os Magos. Nesta tarde, contemplemos o seu itinerário, que tem três etapas: parte do Oriente, passa por Jerusalém e, finalmente, chega a Belém.

1. Primeiro, os Magos partem «do Oriente» (Mt 2, 1), porque lá veem despontar a estrela. Põem-se em viagem do Oriente, donde surge a luz solar, mas vão à procura duma luz maior. Estes sábios não se contentam com os seus conhecimentos e tradições, mas anseiam por mais. Por isso enfrentam uma viagem arriscada, animados pela inquietação da busca de Deus. Queridos irmãos e irmãs, sigamos também nós a estrela de Jesus! Não nos deixemos distrair pelos fulgores do mundo, estrelas cintilantes mas estrelas cadentes. Não sigamos as modas passageiras, meteoros que se apagam; não cedamos à tentação de brilhar com luz própria, ou seja, de nos fechar no nosso grupo para nos autoconservarmos. Mas, que o nosso olhar esteja fixo em Cristo, no Céu, na estrela de Jesus. Sigamos a Ele, ao seu Evangelho, ao seu convite à unidade, sem nos preocuparmos de quão longa e cansativa possa ser a viagem para a alcançar plenamente. Não esqueçamos que, contemplando a luz, a Igreja, a nossa Igreja, no caminho da unidade, continua a ser o «mysterium lunæ». Aspiremos e caminhemos juntos, apoiando-nos mutuamente, como fizeram os Magos. Muitas vezes a tradição no-los mostrou com indumentos variegados para representar diferentes populações. Neles, podemos ver refletidas as nossas diversidades, as várias tradições e experiências cristãs, mas também a nossa unidade, que nasce do mesmo desejo: ver o Céu e caminhar juntos na terra. Caminhar.

O Oriente leva-nos a pensar também nos cristãos que lá habitam em várias regiões devastadas pela guerra e a violência. Foi precisamente o Conselho das Igrejas do Médio Oriente que preparou o roteiro para esta Semana de Oração. Aqueles nossos irmãos e irmãs enfrentam tantos desafios difíceis e no entanto, com o seu testemunho, dão-nos esperança: lembram-nos não só que a estrela de Cristo resplandece nas trevas e não conhece ocaso, mas também que, do Alto, o Senhor acompanha e anima os nossos passos. Ao redor d’Ele no Céu brilham, juntos e sem distinções de confissão, inúmeros mártires; estes indicam-nos na terra um caminho concreto: o da unidade!

2. Do Oriente, os Magos chegam a Jerusalém com o desejo de Deus no coração, dizendo: «Vimos a sua estrela no Oriente e viemos adorá-lo» (2, 2). Mas, do desejo do Céu, veem-se reconduzidos à dura realidade da terra: «Ao ouvir tal notícia – diz o Evangelho –, o rei Herodes perturbou-se e toda a Jerusalém com ele» (2, 3). Na Cidade Santa, os Magos, em vez de ver refletida a luz da estrela, experimentam a resistência das forças tenebrosas do mundo. Não é só Herodes que se sente ameaçado pela novidade duma realeza diversa da sua corrompida pelo poder mundano, mas toda a Jerusalém se perturba com o anúncio dos Magos.

Também ao longo do nosso caminho rumo à unidade, pode acontecer que nos detenhamos pelo mesmo motivo que paralisou aquela gente: a perturbação, o medo. É o temor da novidade que faz alterar os costumes e as certezas adquiridas; é o medo de que o outro desnorteie as minhas tradições e esquemas consolidados. Mas, na raiz, está o medo que habita o coração do homem e do qual nos quer libertar o Senhor Ressuscitado. Deixemos ressoar no nosso caminho de comunhão a sua exortação pascal: «Não temais!» (Mt 28, 10). Não temamos antepor o irmão aos nossos medos! O Senhor deseja que confiemos uns nos outros e caminhemos juntos, não obstante as nossas fraquezas e pecados, apesar dos erros do passado e das feridas mútuas.

Também nisto nos dá coragem a vicissitude dos Magos. Embora Jerusalém seja lugar de deceção e oposição, onde o caminho indicado pelo Céu parece interromper-se contra os muros erguidos pelo homem, todavia é lá precisamente que os Magos descobrem o caminho para Belém. São os sacerdotes e os escribas que fornecem a indicação, sondando as Escrituras (cf. Mt 2, 4). Os Magos encontram Jesus não só graças à estrela, entretanto desaparecida, mas eles precisam também da Palavra de Deus. De igual modo nós, cristãos, não podemos chegar ao Senhor sem a sua Palavra viva e eficaz (cf. Heb 4, 12). Esta foi dada a todo o Povo de Deus para ser acolhida, rezada, para ser meditada juntamente com todo o Povo de Deus. Aproximemo-nos, pois, de Jesus através da sua Palavra, mas aproximemo-nos também dos irmãos através da Palavra de Jesus. A sua estrela surgirá de novo no nosso caminho e encher-nos-á de alegria.

3. Assim aconteceu com os Magos, chegados à última etapa: Belém. Aqui entram na casa, prostram-se e adoram o Menino (cf. Mt 2, 11). Deste modo termina a sua viagem: juntos, na mesma casa, em adoração. Os Magos antecipam-se assim aos discípulos de Jesus que, diversos mas unidos, no final do Evangelho se prostram diante do Ressuscitado no monte da Galileia (cf. Mt 28, 17). Desta forma tornam-se um sinal de profecia para nós, desejosos do Senhor, companheiros de viagem pelas estradas do mundo, pesquisadores através da Sagrada Escritura dos sinais de Deus na história. Irmãos e irmãs, também para nós, a unidade plena, na mesma casa, só pode chegar através da adoração do Senhor. Queridas irmãs e queridos irmãos, a etapa decisiva do caminho rumo à plena comunhão requer uma oração mais intensa, requer que se adore, requer a adoração de Deus.

Entretanto os Magos lembram-nos que, para adorar, há um passo a realizar: primeiro é preciso prostrar-se. Este é o caminho, inclinar-se para o chão, pôr de lado as próprias pretensões para deixar no centro apenas o Senhor. Quantas vezes o orgulho foi o verdadeiro obstáculo à comunhão! Os Magos tiveram a coragem de deixar em casa prestígio e reputação, para se abaixarem na pobre casinha de Belém; assim descobriram uma «imensa alegria» (Mt 2, 10). Abaixar-se, deixar, simplificar: nesta tarde, peçamos a Deus esta coragem, a coragem da humildade, único caminho para chegar a adorar a Deus na mesma casa, ao redor do mesmo altar.

Em Belém, depois de se terem prostrado em adoração, os Magos abrem os seus escrinhos e aparecem ouro, incenso e mirra (cf. 2, 11). Isto vem lembrar-nos que, só depois de ter rezado juntos, só diante de Deus, na sua luz, nos apercebemos verdadeiramente dos tesouros que possui cada um. Mas são tesouros que pertencem a todos, que devem ser oferecidos e partilhados. Com efeito, trata-se de dons que o Espírito concede para benefício comum, para edificação e unidade do seu povo. E apercebemo-nos disto não só rezando, mas também servindo: quando damos a quem passa necessidade, oferecemos a Jesus, que Se identifica com quem é pobre e marginalizado (cf. Mt 25, 34-40); e Ele une-nos entre nós.

Os presentes dos Magos simbolizam aquilo que o Senhor deseja receber de nós. A Deus deve ser dado o ouro, o elemento mais precioso, porque Deus está em primeiro lugar. É para Ele que é preciso olhar, não para nós; para a sua vontade, não a nossa; para os seus caminhos, não para os nossos. Se verdadeiramente temos o Senhor no primeiro lugar, então as nossas opções – mesmo eclesiásticas – não mais se podem basear nas políticas do mundo, mas nos desejos de Deus. Depois temos o incenso, para recordar a importância da oração, que se eleva para Deus como perfume de agradável odor (cf. Sal 141, 2). Não nos cansemos de rezar uns pelos outros e uns com os outros. E por fim aparece a mirra, que será usada para venerar o corpo de Jesus descido da cruz (cf. Jo 19, 39), remete-nos para o cuidado da carne sofredora do Senhor, dilacerada nos membros dos pobres. Sirvamos os necessitados, juntos sirvamos a Jesus que sofre!

Amados irmãos e irmãs, recolhamos, dos Magos, as indicações para o nosso caminho; e façamos como eles, que regressaram a casa «por outro caminho» (Mt 2, 12). Sim, como Saulo antes do encontro com Cristo, precisamos de mudar de estrada, inverter a rota dos nossos hábitos e conveniências para encontrar o caminho que o Senhor nos mostra, o caminho da humildade, o caminho da fraternidade, da adoração. Dai-nos, Senhor, a coragem de trocar estrada, converter-nos, seguir a vossa vontade e não as nossas comodidades; a coragem de avançar juntos, para Vós, que com o vosso Espírito quereis fazer de nós um só. Amen.

[00109-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Zanim podzielę się kilkoma refleksjami, chciałbym wyrazić moją wdzięczność Jego Eminencji Metropolicie Polikarpowi, przedstawicielowi Patriarchatu Ekumenicznego, Jego Ekscelencji Ianowi Ernestowi, osobistemu przedstawicielowi Arcybiskupa Canterbury w Rzymie, oraz przedstawicielom innych obecnych tu wspólnot chrześcijańskich. I dziękuję wam wszystkim, bracia i siostry, za przybycie na modlitwę. Pozdrawiam w szczególności studentów: z Instytutu Ekumenicznego w Bossey, którzy pogłębiają swoją wiedzę o Kościele katolickim; studentów anglikańskich z Nashotah College w Stanach Zjednoczonych Ameryki; studentów prawosławnych i ortodoksyjnych wschodnich, którzy studiują dzięki stypendium oferowanemu przez Komisję ds. Współpracy Kulturalnej z Kościołami Prawosławnymi. Przyjmijmy żarliwe pragnienie Jezusa, który chce, abyśmy byli „jedno” (J 17, 21) i z Jego łaską podążajmy ku pełnej jedności!

W tym podążaniu pomagają nam Mędrcy. Przyjrzyjmy się dziś wieczorem ich trasie, która ma trzy etapy: zaczyna się na Wschodzie, przechodzi przez Jerozolimę i wreszcie osiąga Betlejem.

1. Przede wszystkim Mędrcy wyruszają „ze Wschodu” (Mt 2,1), bo tam właśnie zobaczyli gwiazdę. Wyruszyli ze Wschodu, skąd wschodzi światło słoneczne, ale idą w poszukiwaniu wspanialszego światła. Owi Mędrcy nie poprzestają na swojej wiedzy i tradycji, ale pragną więcej. Dlatego podejmują ryzykowną podróż, kierowani niepokojem poszukiwania Boga. Drodzy bracia i siostry, i my podążajmy za gwiazdą Jezusa! Nie dajmy się rozproszyć blaskami świata, gwiazdami świecącymi, lecz gwiazdami upadającymi. Nie podążajmy za modą chwili, za gasnącymi meteorytami; nie ulegajmy pokusie błyszczenia we własnym świetle, to znaczy zamykania się we własnym gronie i instynkcie przetrwania. Niech nasze spojrzenie będzie utkwione w Chrystusa, w niebo, na gwiazdę Jezusa. Idźmy za Nim, za Jego Ewangelią, za Jego zaproszeniem do jedności, nie martwiąc się o to, jak długa i uciążliwa będzie droga, by w pełni ją osiągnąć. Nie zapominajmy, że patrząc na światło, Kościół, nasz Kościół, na drodze do jedności, nadal jest „mysterium lunae”. Pragnijmy i idźmy razem, wspierając się wzajemnie, tak jak to czynili Mędrcy. Tradycja często przedstawiała ich w różnych strojach, reprezentujących różne ludy. W nich możemy dostrzec odbicie naszych różnic, naszych odmiennych tradycji i doświadczeń chrześcijańskich, ale także naszą jedność, zrodzoną z tego samego pragnienia: patrzeć w niebo i podążać razem na ziemi. Podążać.

Wschód każe nam również myśleć o chrześcijanach, którzy żyją w różnych regionach zdziesiątkowanych przez wojny i przemoc. To właśnie Rada Kościołów Bliskiego Wschodu przygotowała materiały na obecny Tydzień Modlitw. Ci nasi bracia i siostry mają przed sobą wiele trudnych wyzwań, ale swoim świadectwem dają nam nadzieję: przypominają nam, że gwiazda Chrystusa świeci w ciemnościach i nie gaśnie; że Pan z wysoka nam towarzyszy i wspiera nasze kroki. Wokół Niego, w niebie, jaśnieje wielu męczenników, niezależnie od wyznania: wskazują nam oni na ziemi precyzyjną drogę, drogę jedności!

2. Mędrcy przybywają ze Wschodu do Jerozolimy z pragnieniem Boga w sercu, mówiąc: „Ujrzeliśmy jego gwiazdę i przybyliśmy oddać mu pokłon” (w. 2). Ale od pragnienia nieba zostają sprowadzani do brutalnej rzeczywistości ziemskiej: „Skoro to usłyszał król Herod, przeraził się, a z nim cała Jerozolima” (w. 3) - mówi Ewangelia. W świętym mieście Mędrcy, zamiast ujrzeć odbijające się światło gwiazdy, doświadczają oporu mrocznych sił świata. Nie tylko Herod czuje się zagrożony nowością królewskości innej niż ta zdeprawowany przez władzę światową, ale cała Jerozolima jest przerażona zapowiedzią Mędrców.

Także na naszej drodze ku jedności możemy się zatrzymać z tego samego powodu, który sparaliżował tamtych ludzi: przerażenia, strachu. Jest to lęk przed nowością, która burzy przyzwyczajenia i nabyte pewniki. Jest to lęk przed tym, że drugi człowiek zaburzy moje tradycje i utarte schematy. Ale u podstaw tkwi lęk, który istnieje w ludzkim sercu, a od którego chce nas uwolnić Zmartwychwstały Pan. Pozwólmy, aby na naszej drodze komunii rozbrzmiewało Jego wielkanocne wezwanie: „Nie bójcie się” (Mt 28, 5. 10). Nie bójmy się przedkładać naszego brata nad nasze lęki! Pan chce, abyśmy ufali sobie nawzajem i szli razem, pomimo naszych słabości i grzechów, pomimo błędów przeszłości i wzajemnych ran.

Historia Mędrców zachęca nas również do tego. W Jerozolimie, miejscu rozczarowań i sprzeciwu, właśnie tam, gdzie droga wskazana przez Niebo zdaje się rozbijać o mury wzniesione przez człowieka, odkrywają drogę do Betlejem. To kapłani i uczeni w Piśmie są tymi, którzy udzielają wskazówek, badając Pisma (por. Mt 2, 4). Mędrcy odnajdują Jezusa nie tylko dzięki gwieździe, która w międzyczasie zniknęła. Potrzebują Słowa Bożego. Również my, chrześcijanie, nie możemy dotrzeć do Pana bez Jego żywego i skutecznego Słowa (por. Hbr 4, 12). Zostało ono dane całemu Ludowi Bożemu, aby wspólnie zostało przyjęte, abyśmy wspólnie się nim modlili, abyśmy rozważali je wraz z całym Ludem Bożym. Zbliżmy się zatem do Jezusa poprzez Jego Słowo, ale zbliżmy się także do naszych braci i sióstr przez Słowo Jezusa. Jego gwiazda znów wzejdzie na naszej drodze i przyniesie nam radość.

3. Tak właśnie stało się z Mędrcami, gdy dotarli do ostatniego etapu: Betlejem. Tam weszli do domu, oddali pokłony i adorowali Dzieciątko (por. Mt 2, 11). Tak kończy się ich podróż: razem, w tym samym domu, w adoracji. Mędrcy antycypują w ten sposób uczniów Jezusa, którzy - różni, ale zjednoczeni - pod koniec Ewangelii oddają pokłon Zmartwychwstałemu na górze w Galilei (por. Mt 28, 17). Stają się oni w ten sposób znakiem proroctwa dla nas, pragnących Pana, współtowarzyszy podróży po drogach świata, poszukiwaczy znaków Boga w historii poprzez Pismo Święte. Bracia i siostry, również dla nas pełna jedność, w tym samym domu, może przyjść jedynie poprzez adorację Pana. Drodzy bracia i siostry, decydujący etap na drodze do pełnej komunii wymaga bardziej intensywnej modlitwy, wymaga adoracji Boga.

Mędrcy przypominają nam zatem, że aby oddać pokłon, trzeba wykonać pewien krok: najpierw trzeba upaść na twarz. To jest droga, pochylić się, odłożyć na bok własne roszczenia i pozostawić w centrum jedynie Pana. Jakże często pycha była prawdziwą przeszkodą dla komunii! Mędrcy mieli odwagę pozostawić w domu prestiż i reputację, aby się uniżyć w ubogim domku w Betlejem i w ten sposób odkryli „radość wielką” (por. Mt 2, 10). Uniżyć się, pozostawić, uprościć: prośmy Boga tego wieczoru o tę odwagę, odwagę pokory, jedyną drogę, aby dojść do adoracji Boga w tym samym domu, wokół tego samego ołtarza.

W Betlejem, upadłszy na twarze i oddawszy pokłon, Mędrcy otwierają swoje szkatułki, i ukazuje się złoto, kadzidło i mirra (por. w. 11). To nam przypomina, że tylko po wspólnej modlitwie, tylko przed Bogiem, w Jego świetle, możemy naprawdę uświadomić sobie skarby, które posiada każdy z nas. Ale są to skarby, które należą do wszystkich, które trzeba ofiarować i którymi trzeba się dzielić. Są to bowiem dary, które Duch Święty przeznacza dla wspólnego dobra, dla budowania i jedności swojego ludu. Uświadamiamy to sobie, kiedy się modlimy, ale także kiedy służymy: dając potrzebującym, dajemy Jezusowi, który utożsamia się z ubogimi i znajdującymi się na marginesie (por. Mt 25, 34-40); i jednoczy nas między sobą.

Dary Mędrców symbolizują to, co Pan chce otrzymać od nas. Bogu należy dać złoto, najcenniejszy pierwiastek, bo Bóg jest na pierwszym miejscu. To na Niego należy patrzeć, a nie na nas; na Jego wolę, a nie na naszą; na Jego drogi, a nie na nasze. Jeśli Pan jest naprawdę na pierwszym miejscu, to nasze wybory, nawet te kościelne, nie mogą się już opierać na politykach świata, lecz na pragnieniach Boga. Następnie jest kadzidło, przypominające nam o znaczeniu modlitwy, która wznosi się do Boga jako przyjemna woń (por. Ps 141, 2). Nie ustawajmy w modlitwie za siebie nawzajem i jedni z drugimi. Wreszcie mirra, która zostanie użyta do uczczenia ciała Jezusa zdjętego z krzyża (por. J 19, 39), przypomina nam o trosce o cierpiące ciało Pana, rozdarte w członkach ubogich. Służmy potrzebującym, służmy razem cierpiącemu Jezusowi!

Drodzy bracia i siostry, przyjmijmy od Mędrców wskazania na naszą drogę i uczyńmy tak, jak oni, którzy wrócili do domu „inną drogą” (Mt 2, 12). Tak, jak Szaweł przed spotkaniem z Chrystusem, musimy zmienić nasze drogi, odwrócić bieg naszych przyzwyczajeń i wygód, aby odnaleźć drogę, którą wskazuje nam Pan, drogę pokory, drogę braterstwa i adoracji. Daj nam, Panie, odwagę przemiany naszych dróg, nawrócenia, pójścia za Twoją wolą, a nie za tym, co jest dla nas sprzyjające; do pójścia naprzód razem, ku Tobie, który wraz z Twoim Duchem chcesz uczynić nas jednością. Amen.

[00109-PL.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

عظة قداسة البابا فرنسيس

في صلاة الغروب يوم عيد اهتداء القدّيس بولس

في ختام أسبوع الصّلاة من أجل وَحدة المسيحيّين

25 كانون الثاني/يناير 2022

بازيليكا القدّيس بولس خارج الأسوار

قبل أن أشارككم بعض الأفكار، أودّ أن أعبّر عن شكري لصاحب السّيادة المتروبوليت بوليكاربوس، ممثّل البطريركيّة المسكونيّة، ولصاحب السّيادة إيان إرنست، الممثّل الشّخصي في روما لرئيس أساقفة كانتربري، ولممثّلي الطوائف المسيحيّة الأخرى الحاضرين. وشكرًا لكم جميعًا، أيّها الإخوة والأخوات، على مجيئكم للصّلاة. أحيّي بشكل خاصّ الطلّاب: طُلّاب المعهد المسكوني في بوسّيه (Bossey)، الذين يعمقّون معرفتهم بالكنيسة الكاثوليكيّة، وطلّاب الكنيسة الأنجليكانية من كليّة ناشوتا (Nashotah College) في الولايات المتّحدة الأمريكيّة، والطّلاب الأرثوذكسيّين والأرثوذكسيّين الشرقيّين الذين يدرسون بمِنَح دراسيّة مُقدّمة من قبل لجنة التّعاون الثّقافي مع الكنائس الأرثوذكسيّة. إنّنا نرحب برغبة يسوع الشديدة، الذي يريدنا أن نكون "واحِدًا" (يوحنّا 17، 21)، وبنعمته تعالى، نسير نحو الوَحدة الكاملة!

يساعدنا المجوس في مسيرتنا هذه. لننظر في هذا المساء إلى طريق رحلتهم، التي تتكوّن من ثلاث مراحل: تبدأ من المشرق، وتمرّ في أورشليم وتصل في النّهاية إلى بيت لحم.

1. أوّلاً، انطلق المجوس "مِنَ المَشرِق" (متى 2، 1)، لأنّهم هناك رأوا النجم. انطلقوا من المشرق، حيث يُشرق نور الشّمس، لكنّهم ذهبوا للبحث عن نور أكبر. لم يكتفِ هؤلاء العُلماء بعلمهم وتقاليدهم، بل أرادوا المزيد. لذلك شرعوا في رحلة محفوفة بالمخاطر، يدفعهم القلق في بحثهم عن الله. أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء، لنتبع نحن أيضًا نجمة يسوع! لا ننشغل بتألّق العالم، الذي يشبه نجومًا تضيء ثم تسقط في النّهاية. ولا نتبع صرعات اللحظة، فهي مثل الشُّهب التي تنتهي فتنطفئ، ولا نتبع تجربة الإشعاع بنورنا الخاصّ، فننغلق على أنفسنا، في مجموعتنا، حتى نحافظ على أنفسنا فقط. لنثبِّتْ نظرنا في المسيح، وفي السّماء، وفي نجمة يسوع. لنتبعه هو، وإنجيله، ودعوته إلى الوَحدة، دون أن نقلق كم ستكون الرّحلة طويلة ومتعبة، إلى أن تتمّ بصورة كاملة. لنرغب ولنَسِر معًا، ولنسند بعضنا بعضًا، كما فعل المجوس. صوّرهم التّقليد غالبًا بثياب مختلفة، حتّى يمثّلوا شعوبًا مختلفة. يمكننا أن نرى فيهم انعكاسًا لتنوّعنا، والتّقاليد والخبرات المسيحيّة المختلفة، ولكن أيضًا نرى فيهم وَحدتنا، التي تولد من الرّغبة نفسها، فننظر إلى السّماء ونسير على الأرض معًا. لنسير.

يجعلنا المشرق نفكّر أيضًا في المسيحيّين الذين يعيشون في مناطق مختلفة مزّقتها الحرب والعنف. أعدّ مجلس كنائس الشّرق الأوسط المساعدات لأسبوع الصّلاة هذا. يواجه إخوتنا وأخواتنا هؤلاء الكثير من التّحديات الصّعبة، ومع ذلك، فهم، بشهاداتهم، يعطوننا الرّجاء، ويذكّروننا أنّ نجمة المسيح تضيء في الظّلام ولا تغيب، وأنّ الله يرافقنا ويشجّع خطواتنا من العُلى. ومن حوله، في السّماء، يتألّق شهداء كثيرون معًا، دون تمييز في مذهبهم: هم يدلّوننا على طريقٍ محدّدة على الأرض، هي طريق الوَحدة!

2. جاء المجوس من المشرق إلى أورشليم، وفي قلوبهم رغبة إلى الله. قالوا: "رأَينا نَجمَه في المَشرِق، فجِئْنا لِنَسجُدَ لَه" (الآية 2). ومن رغبة السّماء عادوا إلى واقع الأرض القاسي، قال الإنجيل: "فلَمَّا بلَغَ الخَبَرُ المَلِكَ هيرودُس، اِضطَرَبَ واضطَرَبَت معَه أُورَشَليمُ كُلُّها" (الآية 3). في المدينة المقدّسة، بدلًا من أن يرى المجوس انعكاس نور النّجمة، اختبروا مقاومة قِوى الظّلام في العالم. لم يكن هيرودُس وحده الذي شعر بأنّه مُهدّد بوجود مُلكٍ جديد مُختلف عن المُلك الذي أفسدته السّلطة الدنيويّة، بل اضطربت أورشليم كلّها من إعلان المجوس.

نحن أيضًا في مسيرتنا نحو الوَحدة، يمكنّنا أن نتوقّف للسّبب نفسه الذي شلّ حركة هؤلاء الناس، وهو: الاضطراب، والخوف. إنّ الخشية من كلّ ما هو جديد هو الذي يهزّ العادات والأمان المكتسبَين، وهو الخوف مِن أَن يزعزع الآخر استقرار تقاليدي ومخطّطاتي الثّابتة. ولكن، في الأصل، الخوف هو الذي سكن قلب الإنسان، وهو الذي أراد الرّبّ يسوع القائم من بين الأموات أن يحرّرنا منه. لندع وصيته الفصحيّة يتردّد صداها في مسيرتنا نحو الشّركة، فهو يقول لنا: "لا تخافوا" (متّى 28، 5، 10). لا نَخَف أن نفضّل أخانا على مخاوفنا! يريد الرّبّ يسوع أن نثق بعضنا ببعض وأن نسير معًا، على الرّغم من ضعفنا وخطايانا، وعلى الرّغم من أخطاء الماضي والجراح المتبادلة.

في هذا أيضًا تشجّعنا قصّة المجوس. في أورشليم، مكان خيبة الأمل والمعارضة، هناك بالتحدّيد، حيث الطّريق الذي أشارت إليه السّماء بدا مسدودًا أمام الأسوار التي بناها الإنسان، هم اكتشفوا الطّريق إلى بيت لحم. الكهنة والكتبة هم الذين قدّموا الإرشادات، بعد أن تفحّصوا الكتاب المقدّس (راجع متّى 2، 4). وجد المجوس يسوع ليس فقط بفضل النجمة، التي اختفت موقتًا، بل لأنّهم كانوا بحاجة إلى كلمة الله أيضًا. ونحن المسيحيّين أيضًا، لا يمكننا أن نصل إلى الرّبّ يسوع من دون كلمته الحيّة والنّاجعة (راجع عبرانيّين 4، 12). لقد أُعطيت لشعب الله كلّه، ليستقبلها ويصلّي معها ويتأمّل فيها معًا. لذلك، لنقترب من يسوع من خلال كلمته، ولنقترب أيضًا من إخوتنا من خلال كلمة يسوع. وسوف تُشرق نجمته مرّة أخرى في مسيرتنا، وسوف تعطينا فرحًا.

3. هذا ما حدث للمجوس الذين وصلوا إلى المرحلة الأخيرة: بيت لحم. هناك دخلوا البيت وجثوا وسجدوا للطفل (راجع متى 2، 11). هكذا انتهت رحلتهم: انتهت معًا، وفي نفس البيت، وفي السّجود. المجوس هم صورة مسبقة لتلاميذ يسوع، كانوا مختلفين لكن متحدّين، وفي نهاية الإنجيل سجدوا أمام القائم من بين الأموات على جبل الجليل (راجع متى 28، 17). وهكذا أصبحوا علامة نبوّة لنا، متشوقين إلى الرّبّ يسوع، ورفقاء سفر على طرق العالم، وباحثين من خلال الكتاب المقدّس عن علامات الله في التاريخ. أيّها الإخوة والأخوات، بالنسبة لنا أيضًا، لا يمكن أن تتحقّق الوَحدة الكاملة، في البيت نفسه، إلّا من خلال السّجود للرّبّ يسوع. أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء، تتطلب المرحلة الحاسمة من المسيرة نحو الشّركة الكاملة مزيدًا من الصّلاة المكثفة، والسّجود لله.

ومع ذلك، يذكّرنا المجوس أنّه من أجل السّجود هناك خطوة يجب أن نَخطُوَها: من الضروري أوّلاً أن نجثو وننحني. هذا هو الطريق، أن ننحني نحو الأسفل، ونترك مطالبنا جانبًا حتى نترك الرّبّ يسوع وحده هو المحور. كم مرة كان الكبرياء هو العقبة الحقيقية أمام الشّركة! كان لدى المجوس الشجاعة لترك الاعتبار والسمعة في بيتهم، لينحنوا في البيت الصغير الفقير في بيت لحم، وهكذا اكتشفوا "فَرحًا عَظيمًا جِدًّا" (متى 2، 10). انحنوا، وتركوا (بلادهم)، وبسَّطوا الأمور: لنطلب من الله في هذه الليلة، هذه الشجاعة، شجاعة التواضع، الطريق الوحيد للسّجود لله في نفس البيت، وحول نفس المذبح.

في بيت لحم، بعد أن جثوا وسجدّوا، فتح المجوس الصناديق وقدّموا ذهبًا وبخورًا ومُرًّا (راجع الآية 11). هذا يذكّرنا بأنّنا، فقط بعد أن نصلّي معًا، وفقط أمام الله، في نوره، ندرك حقًا الكنوز التي يمتلكها كلّ واحد. لكنّها كنوز تعود إلى الجميع ويجب تقديمها والمشاركة فيها. إنّها في الحقيقة عطايا يمنحها الرّوح القدس للخير العام، ولبنيان شعبه ووَحدته. ونحن ندرك ذلك بالصّلاة، ولكن بالخدمة أيضًا: عندما نعطي للمحتاجين فنحن نقدّم ليسوع، الذي ساوى نفسه مع الفقراء والمهمشين (راجع متى 25، 34-40)، وهو الذي يوحدّنا.

هدايا المجوس ترمز إلى ما يريد الرّبّ يسوع أن نعطيه. لله يُعطَى الذهب، وهو أثمن شيء لأن الله في المكان الأوّل. وإليه يجب أن ننظر لا إلى أنفسنا، وأن ننظر إلى إرادته لا إلى إرادتنا، وإلى طرقه لا إلى طرقنا. إن كان الله حقًا في المكان الأوّل، فإنّ اختياراتنا، حتى الكنسيّة منها، لا يمكن أن تستند على سياسات العالم، بل على رغبات الله. ثم البخور، للتذكير بأهمية الصّلاة، الذي يرتفع إلى الله مثل عطر مرضي (راجع مزمور 141، 2). لا نتعب من الصّلاة بعضنا لبعض، وبعضنا مع بعض. أخيرًا، المُرّ الذي سيُستخدم لتكريم جسد يسوع المنزل عن الصليب (راجع يوحنا ​​19، 39)، ويذكِّرنا بالعناية بجسد الرّبّ يسوع المتألّم، والممزق في أعضاء الفقراء. لنخدم المحتاجين، ولنخدم معًا يسوع الذي يتألّم!

أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء، لنأخذ العلامات لطريقنا من المجوس، ولنعمل مثلهم، هم الذين عادوا إلى بيتهم "في طَريقٍ آخَر" (متى 2، 12). نعم، مثل شاول قَبْلَ لقائه بالمسيح، نحتاج إلى أن نغيّر طريقنا، وأن نقلب مسار عاداتنا وراحتنا لنجد الطريق الذي يبيّن فيه الرّبّ يسوع لنا، طريق التواضع والأخوّة والسّجود. امنحنا يا ربّ الشجاعة لنغيّر الطريق ولنتوب ولنتبع إرادتك وليس ما يناسبنا. أعطنا أن نتقدّم معًا، نحوك، أنت الذي تريد أن تجعلنا واحدًا بروحك. آمين.

[00109-AR.02] [Testo originale: Italiano]

[B0057-XX.02]