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Messaggio del Santo Padre per la XXX Giornata Mondiale del Malato (11 febbraio 2022), 04.01.2022


Testo in lingua italiana

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Pubblichiamo di seguito il Messaggio del Santo Padre Francesco in occasione della XXX Giornata Mondiale del Malato, che ricorre l’11 febbraio, memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, sul tema «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36). Porsi accanto a chi soffre in un cammino di carità:

Testo in lingua italiana

 

«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36).
Porsi accanto a chi soffre in un cammino di carità

 

Cari fratelli e sorelle,

trent’anni fa san Giovanni Paolo II istituì la Giornata Mondiale del Malato per sensibilizzare il popolo di Dio, le istituzioni sanitarie cattoliche e la società civile all’attenzione verso i malati e verso quanti se ne prendono cura.[1]

Siamo riconoscenti al Signore per il cammino compiuto in questi anni nelle Chiese particolari del mondo intero. Molti passi avanti sono stati fatti, ma molta strada rimane ancora da percorrere per assicurare a tutti i malati, anche nei luoghi e nelle situazioni di maggiore povertà ed emarginazione, le cure sanitarie di cui hanno bisogno; come pure l’accompagnamento pastorale, perché possano vivere il tempo della malattia uniti a Cristo crocifisso e risorto. La 30ª Giornata Mondiale del Malato, la cui celebrazione culminante, a causa della pandemia, non potrà aver luogo ad Arequipa in Perù, ma si terrà nella Basilica di San Pietro in Vaticano, possa aiutarci a crescere nella vicinanza e nel servizio alle persone inferme e alle loro famiglie.

1. Misericordiosi come il Padre

Il tema scelto per questa trentesima Giornata, «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36), ci fa anzitutto volgere lo sguardo a Dio “ricco di misericordia” (Ef 2,4), il quale guarda sempre i suoi figli con amore di padre, anche quando si allontanano da Lui. La misericordia, infatti, è per eccellenza il nome di Dio, che esprime la sua natura non alla maniera di un sentimento occasionale, ma come forza presente in tutto ciò che Egli opera. È forza e tenerezza insieme. Per questo possiamo dire, con stupore e riconoscenza, che la misericordia di Dio ha in sé sia la dimensione della paternità sia quella della maternità (cfr Is 49,15), perché Egli si prende cura di noi con la forza di un padre e con la tenerezza di una madre, sempre desideroso di donarci nuova vita nello Spirito Santo.

2. Gesù, misericordia del Padre

Testimone sommo dell’amore misericordioso del Padre verso i malati è il suo Figlio unigenito. Quante volte i Vangeli ci narrano gli incontri di Gesù con persone affette da diverse malattie! Egli «percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo» (Mt 4,23). Possiamo chiederci: perché questa attenzione particolare di Gesù verso i malati, al punto che essa diventa anche l’opera principale nella missione degli apostoli, mandati dal Maestro ad annunciare il Vangelo e curare gli infermi? (cfr Lc 9,2).

Un pensatore del XX secolo ci suggerisce una motivazione: «Il dolore isola assolutamente ed è da questo isolamento assoluto che nasce l’appello all’altro, l’invocazione all’altro».[2] Quando una persona sperimenta nella propria carne fragilità e sofferenza a causa della malattia, anche il suo cuore si appesantisce, la paura cresce, gli interrogativi si moltiplicano, la domanda di senso per tutto quello che succede si fa più urgente. Come non ricordare, a questo proposito, i numerosi ammalati che, durante questo tempo di pandemia, hanno vissuto nella solitudine di un reparto di terapia intensiva l’ultimo tratto della loro esistenza, certamente curati da generosi operatori sanitari, ma lontani dagli affetti più cari e dalle persone più importanti della loro vita terrena? Ecco, allora, l’importanza di avere accanto dei testimoni della carità di Dio che, sull’esempio di Gesù, misericordia del Padre, versino sulle ferite dei malati l’olio della consolazione e il vino della speranza.[3]

3. Toccare la carne sofferente di Cristo

L’invito di Gesù a essere misericordiosi come il Padre acquista un significato particolare per gli operatori sanitari. Penso ai medici, agli infermieri, ai tecnici di laboratorio, agli addetti all’assistenza e alla cura dei malati, come pure ai numerosi volontari che donano tempo prezioso a chi soffre. Cari operatori sanitari, il vostro servizio accanto ai malati, svolto con amore e competenza, trascende i limiti della professione per diventare una missione. Le vostre mani che toccano la carne sofferente di Cristo possono essere segno delle mani misericordiose del Padre. Siate consapevoli della grande dignità della vostra professione, come pure della responsabilità che essa comporta.

Benediciamo il Signore per i progressi che la scienza medica ha compiuto soprattutto in questi ultimi tempi; le nuove tecnologie hanno permesso di approntare percorsi terapeutici che sono di grande beneficio per i malati; la ricerca continua a dare il suo prezioso contributo per sconfiggere patologie antiche e nuove; la medicina riabilitativa ha sviluppato notevolmente le sue conoscenze e le sue competenze. Tutto questo, però, non deve mai far dimenticare la singolarità di ogni malato, con la sua dignità e le sue fragilità.[4] Il malato è sempre più importante della sua malattia, e per questo ogni approccio terapeutico non può prescindere dall’ascolto del paziente, della sua storia, delle sue ansie, delle sue paure. Anche quando non è possibile guarire, sempre è possibile curare, sempre è possibile consolare, sempre è possibile far sentire una vicinanza che mostra interesse alla persona prima che alla sua patologia. Per questo auspico che i percorsi formativi degli operatori della salute siano capaci di abilitare all’ascolto e alla dimensione relazionale.

4. I luoghi di cura, case di misericordia

La Giornata Mondiale del Malato è occasione propizia anche per porre la nostra attenzione sui luoghi di cura. La misericordia verso i malati, nel corso dei secoli, ha portato la comunità cristiana ad aprire innumerevoli “locande del buon samaritano”, nelle quali potessero essere accolti e curati malati di ogni genere, soprattutto coloro che non trovavano risposta alla loro domanda di salute o per indigenza o per l’esclusione sociale o per le difficoltà di cura di alcune patologie. A farne le spese, in queste situazioni, sono soprattutto i bambini, gli anziani e le persone più fragili. Misericordiosi come il Padre, tanti missionari hanno accompagnato l’annuncio del Vangelo con la costruzione di ospedali, dispensari e luoghi di cura. Sono opere preziose mediante le quali la carità cristiana ha preso forma e l’amore di Cristo, testimoniato dai suoi discepoli, è diventato più credibile. Penso soprattutto alle popolazioni delle zone più povere del pianeta, dove a volte occorre percorrere lunghe distanze per trovare centri di cura che, seppur con risorse limitate, offrono quanto è disponibile. La strada è ancora lunga e in alcuni Paesi ricevere cure adeguate rimane un lusso. Lo attesta ad esempio la scarsa disponibilità, nei Paesi più poveri, di vaccini contro il Covid-19; ma ancor di più la mancanza di cure per patologie che necessitano di medicinali ben più semplici.

In questo contesto desidero riaffermare l’importanza delle istituzioni sanitarie cattoliche: esse sono un tesoro prezioso da custodire e sostenere; la loro presenza ha contraddistinto la storia della Chiesa per la prossimità ai malati più poveri e alle situazioni più dimenticate.[5] Quanti fondatori di famiglie religiose hanno saputo ascoltare il grido di fratelli e sorelle privi di accesso alle cure o curati malamente e si sono prodigati al loro servizio! Ancora oggi, anche nei Paesi più sviluppati, la loro presenza è una benedizione, perché sempre possono offrire, oltre alla cura del corpo con tutta la competenza necessaria, anche quella carità per la quale il malato e i suoi familiari sono al centro dell’attenzione. In un tempo nel quale è diffusa la cultura dello scarto e la vita non è sempre riconosciuta degna di essere accolta e vissuta, queste strutture, come case della misericordia, possono essere esemplari nel custodire e curare ogni esistenza, anche la più fragile, dal suo inizio fino al suo termine naturale.

5. La misericordia pastorale: presenza e prossimità

Nel cammino di questi trent’anni, anche la pastorale della salute ha visto sempre più riconosciuto il suo indispensabile servizio. Se la peggiore discriminazione di cui soffrono i poveri – e i malati sono poveri di salute – è la mancanza di attenzione spirituale, non possiamo tralasciare di offrire loro la vicinanza di Dio, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede.[6] A questo proposito, vorrei ricordare che la vicinanza agli infermi e la loro cura pastorale non è compito solo di alcuni ministri specificamente dedicati; visitare gli infermi è un invito rivolto da Cristo a tutti i suoi discepoli. Quanti malati e quante persone anziane vivono a casa e aspettano una visita! Il ministero della consolazione è compito di ogni battezzato, memore della parola di Gesù: «Ero malato e mi avete visitato» (Mt 25,36).

Cari fratelli e sorelle, all’intercessione di Maria, salute degli infermi, affido tutti i malati e le loro famiglie. Uniti a Cristo, che porta su di sé il dolore del mondo, possano trovare senso, consolazione e fiducia. Prego per tutti gli operatori sanitari affinché, ricchi di misericordia, offrano ai pazienti, insieme alle cure adeguate, la loro vicinanza fraterna.

Su tutti imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Roma, San Giovanni in Laterano, 10 dicembre 2021, Memoria della B.V. Maria di Loreto

 

FRANCESCO

_______________________

[1] Cfr S. Giovanni Paolo II, Lettera al Cardinale Fiorenzo Angelini, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale degli Operatori Sanitari, per l’Istituzione della Giornata Mondiale del Malato (13 maggio 1992).

[2] E. Lévinas, « Une éthique de la souffrance », in Souffrances. Corps et âme, épreuves partagées, a cura di J.-M. von Kaenel, Autrement, Paris 1994, pp. 133-135.

[3] Cfr Messale Romano, Prefazio Comune VIII, Gesù buon samaritano.

[4] Cfr Discorso alla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, 20 settembre 2019.

[5] Cfr Angelus al Policlinico “Gemelli” di Roma, 11 luglio 2021.

[6] Cfr Esort. ap. Evangelii gaudium (24 novembre 2013), 200.

[00010-IT.01] [Testo originale: Italiano]

 

Traduzione in lingua francese

 

«Soyez miséricordieux, comme votre père est miséricordieux»(Lc 6, 36).
Se tenir à côté de celui qui souffre sur le chemin de la charité

 

Chers frères et sœurs,

Il y a trente ans, saint Jean-Paul II institua la Journée Mondiale du Malade pour sensibiliser le peuple de Dieu, les institutions sanitaires catholiques et la société civile à l’attention envers les malades et envers tous ceux qui prennent soin d’eux.[1]

Nous sommes reconnaissants envers le Seigneur pour le chemin parcouru au cours de ces années dans les Églises particulières du monde entier. Beaucoup de pas en avant ont été accomplis, mais il reste encore une longue route à parcourir pour assurer à tous les malades, notamment dans les lieux et dans les situations de plus grande pauvreté et d’exclusion, les soins dont ils ont besoin, ainsi que l’accompagnement pastoral, afin qu’ils puissent vivre le temps de la maladie en étant unis au Christ crucifié et ressuscité. Que la 30èmeJournée Mondiale du Malade - dont la célébration culminante ne pourra pas avoir lieu comme prévu, à cause de la pandémie, à Arequipa, au Pérou, mais se tiendra dans la basilique Saint-Pierre, au Vatican – puisse nous aider à grandir en proximité et dans le service des personnes malades et de leurs familles.

1. Miséricordieux comme le Père

Le thème choisi pour cette trentième Journée : «Soyez miséricordieux, comme votre Père est miséricordieux»(Lc6,36), oriente avant tout notre regard vers Dieu «riche en miséricorde» (Ep2,4), qui regarde toujours ses enfants avec un amour de père, même lorsqu’ils s’éloignent de lui. De fait, la miséricorde est, par excellence le nom de Dieu, qui exprime sa nature, non pas à la manière d’un sentiment occasionnel, mais comme une force présente dans tout ce qu’il accomplit. Il est à la fois force et tendresse. Voilà pourquoi nous pouvons dire, avec stupeur et reconnaissance, que la miséricorde de Dieu comporte à la fois la dimension de la paternité et celle de la maternité (cf.Is49,15), car il prend soin de nous avec la force d’un père et avec la tendresse d’une mère, toujours désireux de nous donner la vie nouvelle dans l’Esprit Saint.

2. Jésus, miséricorde du Père

Le témoin suprême de l’amour miséricordieux du Père envers les malades est son Fils unique. Combien de fois les Évangiles nous rapportent-ils les rencontres de Jésus avec des personnes frappées par différentes maladies. Il «parcourait toute la Galilée, enseignant dans leurs synagogues, proclamant la Bonne Nouvelle du Royaume et guérissant toute maladie et toute langueur parmi le peuple» (Mt4,23). Nous pouvons nous demander: pourquoi cette attention particulière de Jésus à l’égard des malades, au point que celle-ci devient même l’œuvre principale dans le cadre de la mission des apôtres, envoyés par le Maître annoncer l’Évangile et guérir les malades? (cf.Lc9,2).

Un penseur du XXèmesiècle nous suggère une raison: «La douleur isole d’une manière absolue et c’est de cet isolement absolu que naît l’appel à l’autre, l’invocation à l’autre».[2]Quand une personne, dans sa propre chair, fait l’expérience de la fragilité et de la souffrance à cause de la maladie, son cœur devient lourd, la peur s’accroît, les interrogations se multiplient, la demande de sens pour tout ce qui arrive devient plus urgente. Comment ne pas rappeler, à ce propos, les nombreux malades qui, durant cette période de pandémie, ont vécu dans la solitude d’un service de soins intensifs la dernière partie de leur existence, certes soignés par de généreux agents de santé, mais éloignés de l’affection des êtres qui leur étaient les plus chers et des personnes les plus importantes de leur vie terrestre? D’où l’importance d’avoir auprès de soi des témoins de la charité de Dieu qui, à l’exemple de Jésus, miséricorde du Père, versent sur les plaies des malades l’huile de la consolation et le vin de l’espérance.[3]

3. Toucher la chair souffrante du Christ

L’invitation de Jésus à être miséricordieux comme le Père acquiert une signification particulière pour les personnels de santé. Je pense aux médecins, aux infirmiers, aux laborantins, à ceux qui sont préposés à l’assistance et au soin des malades, de même qu’aux nombreux volontaires qui donnent de leur précieux temps à ceux qui souffrent. Chers opérateurs de santé, votre service auprès des malades, accompli avec amour et compétence, transcende les limites de la profession pour devenir une mission. Vos mains qui touchent la chair souffrante du Christ peuvent être un signe des mains miséricordieuses du Père. Soyez conscients de la grande dignité de votre profession, comme de la responsabilité qu’elle comporte.

Bénissons le Seigneur pour les progrès que la science médicale a accomplis surtout ces derniers temps; les nouvelles technologies ont permis d’établir des parcours thérapeutiques qui sont d’un grand bénéfice pour les malades; la recherche continue à apporter sa précieuse contribution pour combattre d’anciennes et de nouvelles pathologies; la médecine de rééducation a largement développé ses connaissances et ses compétences. Mais tout cela ne doit jamais nous faire oublier la singularité de chaque malade, avec sa dignité et ses fragilités.[4]Le malade est toujours plus important que sa maladie et c’est pourquoi toute approche thérapeutique ne peut pas négliger l’écoute du patient, son histoire, ses angoisses et ses peurs. Même lorsqu’il n’est pas possible de guérir, il est toujours possible de soigner, il est toujours possible de consoler, il est toujours possible de faire sentir une proximité qui manifeste de l’intérêt davantage pour la personne que pour sa pathologie. C’est pourquoi je souhaite que les parcours de formation des personnels de santé soient capables de rendre disponible à l’écoute et à la dimension relationnelle.

4. Les lieux de soins, maisons de miséricorde

La Journée Mondiale du Malade constitue aussi une occasion propice pour faire porter notre attention sur les lieux de soins. Au cours des siècles, la miséricorde envers les malades a conduit la communauté chrétienne à ouvrir d’innombrables “auberges du bon Samaritain”, où les malades de tout genre pourraient être accueillis et soignés, surtout ceux qui ne trouvaient pas de réponse à leur question de santé, à cause de leur indigence ou de l’exclusion sociale ou encore des difficultés de soigner certaines pathologies. Dans ces situations, ce sont les enfants, les personnes âgées et les personnes les plus fragiles qui en font les frais. Miséricordieux comme le Père, de nombreux missionnaires ont accompagné l’annonce de l’Évangile par la construction d’hôpitaux, de dispensaires et de maison de soins. Ce sont des œuvres précieuses à travers lesquelles la charité chrétienne a pris forme, et l’amour du Christ dont ses disciples ont témoigné, est devenu plus crédible. Je pense surtout aux populations des régions les plus pauvres de la planète, où il faut parfois parcourir de longues distances pour trouver des centres de soins qui, malgré leurs ressources limitées, offrent ce qui est disponible. La route est encore longue et dans certains pays recevoir des soins appropriés demeure un luxe, comme l’atteste, par exemple, le peu de vaccins disponibles contre le covid-19 dans les pays les plus pauvres; mais encore plus le manque de soins pour des pathologies qui nécessitent des médicaments bien plus simples.

Dans ce contexte, je désire réaffirmer l’importance des institutions catholiques de santé: elles sont un précieux trésor à soutenir et sur lequel veiller; leur présence a caractérisé l’histoire de l’Église en raison de leur proximité avec les malades les plus pauvres et les situations les plus oubliées.[5]Combien de fondateurs de familles religieuses ont su écouter le cri de frères et de sœurs privés d’accès aux soins ou mal soignés et se sont prodigués à leur service! Aujourd’hui encore, même dans les pays les plus développés, leur présence constitue une bénédiction car elles peuvent toujours offrir, en plus des soins du corps avec toute la compétence nécessaire, la charité pour laquelle le malade et sa famille sont au centre de l’attention. À une époque où la culture du déchet est si répandue et où la vie n’est pas toujours reconnue digne d’être accueillie et vécue, ces établissements, en tant que maisons de la miséricorde, peuvent être exemplaires pour soigner et veiller sur chaque existence, même la plus fragile, de son commencement jusqu’à son terme naturel.

5. La miséricorde pastorale: présence et proximité

Au long du cheminement de ces trente années, la pastorale de la santé a vu également son indispensable service être toujours plus reconnu. Si la pire discrimination dont souffrent les pauvres –et les malades sont les pauvres en santé– est le manque d’attention spirituelle, nous ne pouvons pas manquer de leur offrir la proximité de Dieu, sa bénédiction, sa Parole, la célébration des Sacrements et la proposition d’un chemin de croissance et de maturation dans la foi.[6]À ce propos, je voudrais rappeler qu’être proche des malades et leur offrir un accompagnement pastoral n’est pas seulement la tâche réservées à quelques ministres spécifiquement dévoués à cela. Visiter les malades est une invitation que le Christ adresse à tous ses disciples. Combien de malades et de personnes âgées vivent chez eux et attendent une visite! Le ministère de la consolation est un devoir de tout baptisé, en se souvenant de la parole de Jésus: «J’étais malade et vous m’avez visité» (Mt25,36).

Chers frères et sœurs, à l’intercession de Marie, santé des malades, je confie tous les malades et leurs familles. Unis au Christ, qui porte sur lui la douleur du monde, puissent-ils trouver sens, consolation et confiance. Je prie pour tous les personnels de santé afin que, riches en miséricorde, ils offrent aux patients, en plus des soins adaptés, leur proximité fraternelle.

À tous, je donne de tout cœur la Bénédiction apostolique.

Rome, Saint-Jean-de-Latran, 10 décembre 2021, mémoire de Notre Dame de Lorette.

FRANÇOIS

_______________________

[1]Cf.S. Jean-Paul II,Lettre au Cardinal Fiorenzo Angelini, Président du Conseil Pontifical pour la Pastorale des Services de la Santé, pour l’Institution de la Journée Mondiale du Malade(13 mai 1992).

[2]E. Lévinas, «Une éthique de la souffrance», inSouffrances. Corps etâme, épreuves partagées, sous la direction de J.-M. von Kaenel, Autrement, Paris 1994, pp. 133-135.

[3]Cf.Missel Romain, Préface commune VIII,Jésus bon Samaritain.

[4]Cf. Discours “A la Fédération nationale des ordres des médecins chirurgiens et des odontologues italiens, 20 septembre 2019».

[5]Cf.Angélusà l’hôpital “Gemelli” de Rome, 11 juillet 2021.

[6] Cf. Exhort. ap.Evangelii gaudium(24 novembre 2013), 200.

[00011-FR.01] [Texte original: Italien]

 

Traduzione in lingua inglese

Be merciful, even as your Father is merciful” (Lk 6:36).
Standing beside those who suffer on a path of charity

Dear brothers and sisters,

Thirty years ago, Saint John Paul II instituted the World Day of the Sick to encourage the people of God, Catholic health institutions and civil society to be increasingly attentive to the sick and to those who care for them.[1]

We are grateful to the Lord for the progress made over the years in the particular Churches worldwide.Many advances have been made, yet there is still a long way to go in ensuring that all the sick, also those living in places and situations of great poverty and marginalization, receive the health care they need, as well as the pastoral care that can help them experience their sickness in union with the crucified and risen Christ.May the Thirtieth World Day of the Sick – whose closing celebration, due to the pandemic, will not take place as planned in Arequipa, Peru, but in Saint Peter’s Basilica in the Vatican – help us grow in closeness and service to the sick and to their families.

1.Merciful like the Father

The theme chosen for this Thirtieth World Day of the Sick, “Be merciful, even as your Father is merciful” (Lk6:36), makes us first turn our gaze towards God, who is “rich in mercy” (Eph2:4); he always watches over his children with a father’s love, even when they turn away from him.Mercy is God’s name par excellence; mercy, understood not as an occasional sentimental feeling but as an ever-present and active force, expresses God’s very nature.It combines strength and tenderness.For this reason, we can say with wonder and gratitude that God’s mercy embraces both fatherhood and motherhood (cf.Is49:15).God cares for us with the strength of a father and the tenderness of a mother; he unceasingly desires to give us new life in the Holy Spirit.

2.Jesus, the mercy of the Father

The supreme witness of the Father’s merciful love for the sick is his only-begotten Son.How often do the Gospels relate Jesus’ encounters with people suffering from various diseases!He “went about all Galilee, teaching in their synagogues and preaching the gospel of the kingdom and healing every disease and every infirmity among the people” (Mt4:23). We do well to ask ourselves why Jesus showed such great concern for the sick, so much so that he made it paramount in the mission of the apostles, who were sent by the Master to proclaim the Gospel and to heal the sick (cf.Lk9:2).

One twentieth-century philosopher suggests a reason for this: “Pain isolates in an absolute way, and absolute isolation gives rise to the need to appeal to the other, to call out to the other”.[2]When individuals experience frailty and suffering in their own flesh as a result of illness, their hearts become heavy, fear spreads, uncertainties multiply, and questions about the meaning of what is happening in their lives become all the more urgent.How can we forget, in this regard, all those patients who, during this time of pandemic spent the last part of their earthly life in solitude, in an intensive care unit, assisted by generous healthcare workers, yet far from their loved ones and the most important people in their lives?This helps us to see how important is the presence at our side of witnesses to God’s charity, who, following the example of Jesus, the very mercy of the Father, pour the balm of consolation and the wine of hope on the wounds of the sick.[3]

3.To touch the suffering flesh of Christ

Jesus’ invitation to be merciful like the Father has particular significance for healthcare workers.I think of all those physicians, nurses, laboratory technicians, the support staff and the caretakers of the sick, as well as the numerous volunteers who donate their precious time to assist those who suffer.Dear healthcare workers, your service alongside the sick, carried out with love and competence, transcends the bounds of your profession and becomes a mission.Your hands, which touch the suffering flesh of Christ, can be a sign of the merciful hands of the Father.Be mindful of the great dignity of your profession, as well as the responsibility that it entails.

Let us thank the Lord for the progress that medical science has made, especially in recent times; new technologies have made it possible to prepare therapies that are of great benefit to the sick; research continues to make a valuable contribution to eliminating old and new pathologies; rehabilitation medicine has greatly expanded its expertise and skills.None of this, however, must make us forget the uniqueness of each patient, his or her dignity and frailties.[4]Patients are always more important than their diseases, and for this reason, no therapeutic approach can prescind from listening to the patient, his or her history, anxieties and fears.Even when healing is not possible, care can always be given.It is always possible to console, it is always possible to make people sense a closeness that is more interested in the person than in his or her pathology. For this reason, I would hope that the training provided to health workers might enable them to develop a capacity for listening and relating to others.

4.Centres of care as “houses of mercy”

The World Day of the Sick is also a good occasion to focus our attention on centres of care.Down the centuries, showing mercy to the sick led the Christian community to open innumerable “inns of the good Samaritan”, where love and care can be given to people with various kinds of sickness, especially those whose health needs are not being met due to poverty or social exclusion or to the difficulties associated with treating certain pathologies.In these situations, it is children, the elderly and those who are most frail who most often pay the price.Merciful like the Father, countless missionaries have combined the preaching of the Gospel with the construction of hospitals, dispensaries and care homes.These are precious means whereby Christian charity has taken visible shape and the love of Christ, witnessed by that of his disciples, has become more credible.I think especially of people in the poorest areas of our planet, where it is sometimes necessary to travel long distances to find treatment centres that, albeit with limited resources, offer what is available.We still have a long way to go; in some countries, access to adequate care remains a luxury.We see this, for example, in the scarcity of available vaccines against Covid-19 in poor countries; but even more in the lack of treatment for illnesses that require much simpler medicines.

In this context, I wish to reaffirm the importance of Catholic healthcare institutions: they are a precious treasure to be protected and preserved; their presence has distinguished the history of the Church, showing her closeness to the sick and the poor, and to situations overlooked by others.[5]How many founders of religious families have listened to the cry of their brothers and sisters who lack access to care or are poorly cared for, and have given their utmost in their service!Today too, even in the most developed countries, their presence is a blessing, since in addition to caring for the body with all necessary expertise, they can always offer the gift of charity, which focuses on the sick themselves and their families.At a time in which the culture of waste is widespread and life is not always acknowledged as worthy of being welcomed and lived, these structures, like “houses of mercy”, can be exemplary in protecting and caring for all life, even the most fragile, from its beginning until its natural end.

5.Pastoral mercy: presence and proximity

In the past thirty years, pastoral health care has also seen its indispensable service increasingly recognized.If the worst discrimination suffered by the poor – including the sick, who are poor in health – is the lack of spiritual attention, we cannot fail to offer them God’s closeness, his blessing and his word, as well as the celebration of the sacraments and the opportunity for a journey of growth and maturation in faith.[6]In this regard, I would like to remind everyone that closeness to the sick and their pastoral care is not only the task of certain specifically designated ministers; visiting the sick is an invitation that Christ addresses to all his disciples.How many sick and elderly people are living at home and waiting for a visit!The ministry of consolation is a task for every baptized person, mindful of the word of Jesus: “I was sick and you visited me” (Mt25:36).

Dear brothers and sisters, to the intercession of Mary, Health of the Infirm, I entrust all the sick and their families.United with Christ, who bears the pain of the world, may they find meaning, consolation and trust.I pray for healthcare workers everywhere, that, rich in mercy, they may offer patients, together with suitable care, their fraternal closeness.

To all I cordially impart my Apostolic Blessing.

Rome, Saint John Lateran, 10 December 2021, Memorial of Our Lady of Loreto.

FRANCIS

________________________________

[1]Cf. SAINT JOHN PAUL II,Letter to Cardinal Fiorenzo Angelini, President of the Pontifical Council for the Pastoral Care of Healthcare Workers, for the Establishment of the World Day of the Sick(May 13, 1992).

[2]E. Lévinas, «Une éthique de la souffrance», inSouffrances. Corps etâme, épreuves partagées, edited by J.-M. von Kaenel, Autrement, Paris 1994, pp. 133-135.

[3]Cf.Roman Missal, Common Preface VIII, Jesus the Good Samaritan.

[4]Cf.Address to the National Federation of the Orders of Physicians and Dental Surgeons, 20 September 2019.

[5]Cf.Angelusfrom Gemelli Hospital, Rome, 11 July 2021.

[6]Apostolic ExhortationEvangelii Gaudium(24 November 2013), 200.

[00010-EN.01] [Original text: Italian]

 

Traduzione in lingua tedesca

»Seid barmherzig, wie auch euer Vater barmherzig ist!« (Lk 6,36) .

Steht denen bei, die auf einem Weg der Nächstenliebe leiden

 

Liebe Brüder und Schwestern,

vor dreißig Jahren rief der heilige Johannes Paul II. den Welttag der Kranken ins Leben, um das Volk Gottes, die katholischen Gesundheitseinrichtungen und die Zivilgesellschaft für die Notwendigkeit zu sensibilisieren, den Kranken und denen, die sie pflegen, Aufmerksamkeit zu schenken[1].

Wir sind dem Herrn dankbar für den Weg, der in all diesen Jahren in den Teilkirchen der Welt zurückgelegt worden ist. Es wurden viele Fortschritte erzielt, aber es bleibt noch viel zu tun, um sicherzustellen, dass alle Kranken, selbst an den Orten und in den Situationen größter Armut und Ausgrenzung, die nötige medizinische Versorgung und auch die seelsorgerische Begleitung erhalten, damit sie die Zeit der Krankheit in Vereinigung mit dem gekreuzigten und auferstandenen Christus leben können. Möge der 30. Welttag der Kranken, dessen Abschlussfeier wegen der Pandemie nicht in Arequipa in Peru, sondern im Petersdom im Vatikan stattfinden wird, uns helfen, in der Nähe und im Dienst an den Kranken und ihren Familien zu wachsen.

1. Barmherzig wie der Vater

Das für diesen dreißigsten Welttag gewählte Thema »Seid barmherzig, wie auch euer Vater barmherzig ist« (Lk 6,36), lässt uns vor allem auf Gott schauen, der »reich ist an Erbarmen» (Eph 2,4) und der seine Kinder immer mit väterlicher Liebe betrachtet, auch wenn sie sich weit von ihm entfernen. Die Barmherzigkeit ist in der Tat der Name Gottes schlechthin, die ihr Wesen nicht in Form eines gelegentlichen Gefühls zum Ausdruck bringt, sondern als eine Kraft, die in allem, was er tut, präsent ist. Sie ist Stärke und Zärtlichkeit zugleich. Deshalb können wir mit Staunen und Dankbarkeit sagen, dass die Barmherzigkeit Gottes sowohl die Dimension der Vaterschaft als auch die der Mutterschaft in sich trägt (vgl. Jes 49,15), denn er kümmert sich um uns mit der Kraft eines Vaters und der Zärtlichkeit einer Mutter, immer darauf bedacht, uns neues Leben im Heiligen Geist zu schenken.

2. Jesus, Barmherzigkeit des Vaters

Der größte Zeuge für die barmherzige Liebe des Vaters gegenüber den Kranken ist sein einziger Sohn. Wie oft berichten die Evangelien von den Begegnungen Jesu mit Menschen, die an verschiedenen Krankheiten leiden! Er »zog in ganz Galiläa umher, lehrte in den Synagogen, verkündete das Evangelium vom Reich und heilte im Volk alle Krankheiten und Leiden« (Mt 4,23). Wir können uns fragen: Warum ist diese besondere Aufmerksamkeit Jesu für die Kranken so groß, dass sie auch zur Hauptaufgabe der Apostel wird, die vom Meister gesandt wurden, um das Evangelium zu verkünden und die Kranken zu heilen? (vgl. Lk 9,2).

Ein Denker des zwanzigsten Jahrhunderts schlägt eine Motivation vor: »Der Schmerz isoliert unumschränkt, und aus dieser unumschränkten Isolation entsteht der Appell an den anderen, der Anruf an den anderen«[2]. Wenn ein Mensch durch Krankheit Gebrechlichkeit und Leid am eigenen Leib erfährt, wird auch sein Herz schwerer, die Angst wächst, die Fragen mehren sich, und die Frage nach dem Sinn hinter allem, was geschieht, wird dringlicher. Wie können wir in diesem Zusammenhang nicht an die vielen kranken Menschen denken, die in dieser Zeit der Pandemie die letzte Etappe ihres Lebens in der Einsamkeit einer Intensivstation verbracht haben, sicherlich betreut von großherzigem medizinischem Personal, aber weit weg von ihren engsten Angehörigen und den wichtigsten Menschen in ihrem irdischen Leben? Deshalb ist es so wichtig, Zeugen der Nächstenliebe Gottes an unserer Seite zu haben, die nach dem Beispiel Jesu, der Barmherzigkeit des Vaters, das Öl des Trostes und den Wein der Hoffnung auf die Wunden der Kranken gießen[3].

3. Berührung des leidenden Fleisches Christi

Die Aufforderung Jesu, barmherzig zu sein wie der Vater, hat für Beschäftigte im Gesundheitswesen eine besondere Bedeutung. Ich denke an die Ärzte, Krankenschwestern und -pfleger, an die Laboranten, an alle, die mit der Pflege und Behandlung von Kranken zu tun haben, sowie an die vielen Ehrenamtlichen, die ihre kostbare Zeit den Leidenden widmen. Liebe Mitarbeiterinnen und Mitarbeiter des Gesundheitswesens, Ihr Dienst an den Kranken, den Sie mit Liebe und Kompetenz ausüben, geht über die Grenzen Ihres Berufs hinaus und wird zu einer Sendung. Ihre Hände, die das leidende Fleisch Christi berühren, können ein Zeichen für die barmherzigen Hände des Vaters sein. Seien Sie sich der großen Würde Ihres Berufs bewusst, aber auch der Verantwortung, die er mit sich bringt.

Danken wir dem Herrn für die Fortschritte, die die medizinische Wissenschaft vor allem in jüngster Zeit gemacht hat: Neue Technologien haben es möglich gemacht, therapeutische Wege zu finden, die für die Kranken von großem Nutzen sind; die Forschung leistet weiterhin ihren wertvollen Beitrag zur Überwindung alter und neuer Pathologien; die Rehabilitationsmedizin hat ihre Kenntnisse und Fähigkeiten weit fortentwickelt. All dies darf jedoch niemals die Einzigartigkeit eines jeden Patienten mit seiner Würde und seinen Schwächen verdecken[4]. Der Patient ist immer wichtiger als seine Krankheit, und deshalb kann jeder therapeutische Ansatz nicht darauf verzichten, dem Patienten, seiner Geschichte, seinen Ängsten und Befürchtungen zuzuhören. Auch wenn es nicht möglich ist zu heilen, ist es immer möglich zu pflegen, es ist immer möglich zu trösten, es ist immer möglich, den Patienten eine Nähe spüren zu lassen, die das Interesse an der Person noch vor ihrer Pathologie zeigt. Deshalb hoffe ich, dass die Ausbildung des Gesundheitspersonals zum Zuhören und zu menschlichen Beziehungen befähigt.

4. Orte der Pflege, Häuser der Barmherzigkeit

Der Welttag der Kranken ist auch eine gute Gelegenheit, unsere Aufmerksamkeit auf Orte der Pflege zu richten. Die Barmherzigkeit gegenüber den Kranken hat die christliche Gemeinschaft im Laufe der Jahrhunderte dazu veranlasst, unzählige „Herbergen des barmherzigen Samariters“ zu eröffnen, in denen Kranke aller Art aufgenommen und behandelt werden konnten, insbesondere diejenigen, die keine Lösung für ihre Gesundheitsprobleme finden konnten, sei es, weil sie mittellos oder sozial ausgegrenzt waren oder weil die Behandlung bestimmter Krankheiten schwierig war. Unter solchen Situationen leiden vor allem Kinder, ältere und gebrechlichere Menschen. Barmherzig wie der Vater, haben viele Missionare die Verkündigung des Evangeliums mit dem Bau von Krankenhäusern, Behandlungszentren und Pflegeeinrichtungen verbunden. Dies sind wertvolle Werke, durch die die christliche Nächstenliebe Gestalt angenommen hat und die Liebe Christi, die von seinen Jüngern bezeugt wurde, glaubwürdiger geworden ist. Ich denke dabei vor allem an die Menschen in den ärmsten Teilen der Welt, wo man manchmal weite Strecken zurücklegen muss, um Behandlungszentren zu finden, die trotz begrenzter Mittel das anbieten, was verfügbar ist. Es gibt noch viel zu tun, und in einigen Ländern ist eine angemessene Behandlung nach wie vor ein Luxus. Die fehlende Verfügbarkeit von Impfstoffen gegen Covid-19 in den ärmsten Ländern zum Beispiel, aber noch mehr die fehlende Behandlung von Krankheiten, die viel einfachere Medikamente erfordern.

In diesem Zusammenhang möchte ich die Bedeutung der katholischen Gesundheitseinrichtungen bekräftigen: Sie sind ein kostbarer Schatz, den es zu bewahren und zu unterstützen gilt; ihre Präsenz hat sich in der Geschichte der Kirche durch ihre Nähe zu den ärmsten Kranken und den am meisten vergessenen Situationen ausgezeichnet[5]. Wie viele Gründerinnen und Gründer von Ordensfamilien haben den Hilferuf ihrer Brüder und Schwestern gehört, die keinen Zugang zu medizinischer Versorgung haben oder schlecht behandelt werden, und haben ihr Möglichstes getan, um ihnen zu helfen! Auch heute noch ist ihre Anwesenheit selbst in den fortschrittlichsten Ländern ein Segen, denn sie können nicht nur die Sorge um den Leib mit all der notwendigen Kompetenz anbieten, sondern immer auch jene Nächstenliebe, bei der die Kranken und ihre Familien im Mittelpunkt stehen. In einer Zeit, in der die Wegwerfkultur weit verbreitet ist und das Leben nicht immer als würdig anerkannt wird, um angenommen und gelebt zu werden, können diese Strukturen als Häuser der Barmherzigkeit beispielhaft sein, indem sie selbst die zerbrechlichste Existenz von ihrem Anfang bis zu ihrem natürlichen Ende schützen und pflegen.

5. Pastorale Barmherzigkeit: Präsenz und Nähe

Im Laufe dieser dreißig Jahre wurde auch der unverzichtbare Dienst der Krankenpastoral zunehmend anerkannt. Wenn die schlimmste Benachteiligung der Armen - und die Kranken sind arm an Gesundheit - der Mangel an geistlicher Zuwendung ist, können wir nicht umhin, ihnen die Nähe Gottes, seinen Segen, sein Wort, die Feier der Sakramente und das Angebot eines Weges des Wachstums und der Reifung im Glauben anzubieten[6]. In diesem Zusammenhang möchte ich daran erinnern, dass die Nähe zu den Kranken und ihre seelsorgerische Betreuung nicht nur die Aufgabe einiger besonders beauftragter Seelsorger ist; der Krankenbesuch ist eine Aufforderung Christi an alle seine Jünger. Wie viele kranke und alte Menschen leben zu Hause und warten auf Besuch! Der Dienst des Trostes ist die Aufgabe eines jeden Getauften, eingedenk der Worte Jesu: »Ich war krank und ihr habt mich besucht« (Mt 25,36).

Liebe Brüder und Schwestern, der Fürsprache Marias, dem Heil der Kranken, vertraue ich alle Kranken und ihre Familien an. In Vereinigung mit Christus, der den Schmerz der Welt auf sich nimmt, mögen sie Sinn, Trost und Zuversicht finden. Ich bete für alle Mitarbeiter des Gesundheitswesens, dass sie, reich an Barmherzigkeit, den Patienten zusammen mit einer angemessenen Pflege ihre geschwisterliche Nähe anbieten mögen.

Euch allen erteile ich von Herzen den Apostolischen Segen.

Rom, St. Johannes im Lateran, 10. Dezember 2021, Gedenktag Unserer Lieben Frau von Loreto.

Franziskus

_______________________

[1] Vgl. Hl. Johannes Paul II., Brief an Kardinal Fiorenzo Angelini, Präsident des Päpstlichen Rates für die Pastoral im Krankendienst, anlässlich der Einführung des Welttages der Kranken (13. Mai 1992).

[2] E. Lévinas, »Une éthique de la souffrance«, in Souffrances. Corps et âme, épreuves partagées, hrg. von J.-M. von Kaenel, Autrement, Paris 1994, S. 133-135.

[3] Vgl. Römisches Messbuch, italienische 3. Aufl.: Wochentagspräfation VIII “Gesù buon samaritano“ („Jesus, der barmherzige Samariter“).

[4] Vgl. Ansprache an den italienischen Verband der Ärzte- und Zahnärztekammern, 20. September 2019.

[5] Angelus in der Gemelli-Klinik, 11. Juli 2021.

[6] Apostolisches Schreiben Evangelii gaudium (24. November 2013), 200.

[00010-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]

 

Traduzione in lingua spagnola

«Sean misericordiosos así como el Padre de ustedes es misericordioso» (Lc 6,36).
Estar al lado de los que sufren en un camino de caridad

 

Queridos hermanos y hermanas:

Hace treinta años, san Juan Pablo II instituyó la Jornada Mundial del Enfermo para sensibilizar al Pueblo de Dios, a las instituciones sanitarias católicas y a la sociedad civil sobre la necesidad de asistir a los enfermos y a quienes los cuidan.[1]

Estamos agradecidos al Señor por el camino realizado en las Iglesias locales de todo el mundo durante estos años. Se ha avanzado bastante, pero todavía queda mucho camino por recorrer para garantizar a todas las personas enfermas, principalmente en los lugares y en las situaciones de mayor pobreza y exclusión, la atención sanitaria que necesitan, así como el acompañamiento pastoral para que puedan vivir el tiempo de la enfermedad unidos a Cristo crucificado y resucitado. Que la XXX Jornada Mundial del Enfermo —cuya celebración conclusiva no tendrá lugar en Arequipa, Perú, debido a la pandemia, sino en la Basílica de San Pedro en el Vaticano— pueda ayudarnos a crecer en el servicio y en la cercanía a las personas enfermas y a sus familias.

1. Misericordiosos como el Padre

El tema elegido para esta trigésima Jornada, «Sean misericordiosos así como el Padre de ustedes es misericordioso» (Lc 6,36), nos hace volver la mirada hacia Dios «rico en misericordia» (Ef 2,4), que siempre mira a sus hijos con amor de padre, incluso cuando estos se alejan de Él. De hecho, la misericordia es el nombre de Dios por excelencia, que manifiesta su naturaleza, no como un sentimiento ocasional, sino como fuerza presente en todo lo que Él realiza. Es fuerza y ternura a la vez. Por eso, podemos afirmar con asombro y gratitud que la misericordia de Dios tiene en sí misma tanto la dimensión de la paternidad como la de la maternidad (cf. Is 49,15), porque Él nos cuida con la fuerza de un padre y con la ternura de una madre, siempre dispuesto a darnos nueva vida en el Espíritu Santo.

2. Jesús, misericordia del Padre

El testigo supremo del amor misericordioso del Padre a los enfermos es su Hijo unigénito. ¡Cuántas veces los Evangelios nos narran los encuentros de Jesús con personas que padecen diversas enfermedades! Él «recorría toda Galilea enseñando en las sinagogas de los judíos, proclamando la Buena Noticia del Reino y sanando todas las enfermedades y dolencias de la gente» (Mt 4,23). Podemos preguntarnos: ¿por qué esta atención particular de Jesús hacia los enfermos, hasta tal punto que se convierte también en la obra principal de la misión de los apóstoles, enviados por el Maestro a anunciar el Evangelio y a curar a los enfermos? (cf. Lc 9,2).

Un pensador del siglo XX nos sugiere una motivación: «El dolor aísla completamente y es de este aislamiento absoluto del que surge la llamada al otro, la invocación al otro».[2] Cuando una persona experimenta en su propia carne la fragilidad y el sufrimiento a causa de la enfermedad, también su corazón se entristece, el miedo crece, los interrogantes se multiplican; hallar respuesta a la pregunta sobre el sentido de todo lo que sucede es cada vez más urgente. Cómo no recordar, a este respecto, a los numerosos enfermos que, durante este tiempo de pandemia, han vivido en la soledad de una unidad de cuidados intensivos la última etapa de su existencia atendidos, sin lugar a dudas, por agentes sanitarios generosos, pero lejos de sus seres queridos y de las personas más importantes de su vida terrenal. He aquí, pues, la importancia de contar con la presencia de testigos de la caridad de Dios que derramen sobre las heridas de los enfermos el aceite de la consolación y el vino de la esperanza, siguiendo el ejemplo de Jesús, misericordia del Padre.[3]

3. Tocar la carne sufriente de Cristo

La invitación de Jesús a ser misericordiosos como el Padre adquiere un significado particular para los agentes sanitarios. Pienso en los médicos, los enfermeros, los técnicos de laboratorio, en el personal encargado de asistir y cuidar a los enfermos, así como en los numerosos voluntarios que donan un tiempo precioso a quienes sufren. Queridos agentes sanitarios, su servicio al lado de los enfermos, realizado con amor y competencia, trasciende los límites de la profesión para convertirse en una misión. Sus manos, que tocan la carne sufriente de Cristo, pueden ser signo de las manos misericordiosas del Padre. Sean conscientes de la gran dignidad de su profesión, como también de la responsabilidad que esta conlleva.

Bendigamos al Señor por los progresos que la ciencia médica ha realizado, sobre todo en estos últimos tiempos. Las nuevas tecnologías han permitido desarrollar tratamientos que son muy beneficiosos para las personas enfermas; la investigación sigue aportando su valiosa contribución para erradicar enfermedades antiguas y nuevas; la medicina de rehabilitación ha desarrollado significativamente sus conocimientos y competencias. Todo esto, sin embargo, no debe hacernos olvidar la singularidad de cada persona enferma, con su dignidad y sus fragilidades.[4] El enfermo es siempre más importante que su enfermedad y por eso cada enfoque terapéutico no puede prescindir de escuchar al paciente, de su historia, de sus angustias y de sus miedos. Incluso cuando no es posible curar, siempre es posible cuidar, siempre es posible consolar, siempre es posible hacer sentir una cercanía que muestra interés por la persona antes que por su patología. Por eso espero que la formación profesional capacite a los agentes sanitarios para saber escuchar y relacionarse con el enfermo.

4. Los centros de asistencia sanitaria, casas de misericordia

La Jornada Mundial del Enfermo también es una ocasión propicia para centrar nuestra atención en los centros de asistencia sanitaria. A lo largo de los siglos, la misericordia hacia los enfermos ha llevado a la comunidad cristiana a abrir innumerables “posadas del buen samaritano”, para acoger y curar a enfermos de todo tipo, sobre todo a aquellos que no encontraban respuesta a sus necesidades sanitarias, debido a la pobreza o a la exclusión social, o por las dificultades a la hora de tratar ciertas patologías. En estas situaciones son sobre todo los niños, los ancianos y las personas más frágiles quienes sufren las peores consecuencias. Muchos misioneros, misericordiosos como el Padre, acompañaron el anuncio del Evangelio con la construcción de hospitales, dispensarios y centros de salud. Son obras valiosas mediante las cuales la caridad cristiana ha tomado forma y el amor de Cristo, testimoniado por sus discípulos, se ha vuelto más creíble. Pienso sobre todo en los habitantes de las zonas más pobres del planeta, donde a veces hay que recorrer largas distancias para encontrar centros de asistencia sanitaria que, a pesar de contar con recursos limitados, ofrecen todo lo que tienen a su disposición. Aún queda un largo camino por recorrer y en algunos países recibir un tratamiento adecuado sigue siendo un lujo. Lo demuestra, por ejemplo, la falta de disponibilidad de vacunas contra el virus del Covid-19 en los países más pobres; pero aún más la falta de tratamientos para patologías que requieren medicamentos mucho más sencillos.

En este contexto, deseo reafirmar la importancia de las instituciones sanitarias católicas: son un tesoro precioso que hay que custodiar y sostener; su presencia ha caracterizado la historia de la Iglesia por su cercanía a los enfermos más pobres y a las situaciones más olvidadas.[5] ¡Cuántos fundadores de familias religiosas han sabido escuchar el grito de hermanos y hermanas que no disponían de acceso a los tratamientos sanitarios o que no estaban bien atendidos y se han entregado a su servicio! Aún hoy en día, incluso en los países más desarrollados, su presencia es una bendición, porque siempre pueden ofrecer, además del cuidado del cuerpo con toda la pericia necesaria, también aquella caridad gracias a la cual el enfermo y sus familiares ocupan un lugar central. En una época en la que la cultura del descarte está muy difundida y a la vida no siempre se le reconoce la dignidad de ser acogida y vivida, estas estructuras, como casas de la misericordia, pueden ser un ejemplo en la protección y el cuidado de toda existencia, aun de la más frágil, desde su concepción hasta su término natural.

5. La misericordia pastoral: presencia y cercanía

A lo largo de estos treinta años el servicio indispensable que realiza la pastoral de la salud se ha reconocido cada vez más. Si la peor discriminación que padecen los pobres —y los enfermos son pobres en salud— es la falta de atención espiritual, no podemos dejar de ofrecerles la cercanía de Dios, su bendición, su Palabra, la celebración de los sacramentos y la propuesta de un camino de crecimiento y maduración en la fe.[6] A este propósito, quisiera recordar que la cercanía a los enfermos y su cuidado pastoral no sólo es tarea de algunos ministros específicamente dedicados a ello; visitar a los enfermos es una invitación que Cristo hace a todos sus discípulos. ¡Cuántos enfermos y cuántas personas ancianas viven en sus casas y esperan una visita! El ministerio de la consolación es responsabilidad de todo bautizado, consciente de la palabra de Jesús: «Estuve enfermo y me visitaron» (Mt 25,36).

Queridos hermanos y hermanas, encomiendo todos los enfermos y sus familias a la intercesión de María, Salud de los enfermos. Que unidos a Cristo, que lleva sobre sí el dolor del mundo, puedan encontrar sentido, consuelo y confianza. Rezo por todos los agentes sanitarios para que, llenos de misericordia, ofrezcan a los pacientes, además de los cuidados adecuados, su cercanía fraterna.

A todos les imparto con afecto la Bendición Apostólica.

Roma, San Juan de Letrán, 10 de diciembre de 2021, Memoria de la Bienaventurada Virgen María de Loreto.

FRANCISCO

_______________________

[1] Cf. Carta al Cardenal Fiorenzo Angelini, Presidente del Consejo Pontificio para la Pastoral de los Agentes Sanitarios, con ocasión de la institución de la Jornada Mundial del Enfermo (13 mayo 1992).

[2] E. Lévinas, « Une éthique de la souffrance », en Souffrances. Corps et âme, épreuves partagées, J.-M. von Kaenel edit., Autrement, París 1994, pp. 133-135.

[3] Cf. Misal Romano, Prefacio Común VIII, Jesús, buen samaritano.

[4] Cf. Discurso a la Federación Nacional de los Colegios de Médicos y Cirujanos Dentales (20 septiembre 2019).

[5] Cf. Ángelus desde el Policlínico «Gemelli» de Roma (11 julio 2021).

[6] Cf. Exhort. ap. Evangelii gaudium (24 noviembre 2013), 200.

[00010-ES.01] [Texto original: Italiano]

 

Traduzione in lingua portoghese

«Sede misericordiosos como o vosso Pai é misericordioso» (Lc 6, 36).
Colocar-se ao lado de quem sofre num caminho de caridade»

 

Queridos irmãos e irmãs!

Há trinta anos, São João Paulo II instituiu o Dia Mundial do Doente para sensibilizar o povo de Deus, as instituições sanitárias católicas e a sociedade civil para a solicitude com os enfermos e quantos cuidam deles.[1]

Agradecemos ao Senhor o caminho feito durante estes anos nas Igrejas particulares de todo o mundo. Já se deram muitos passos em frente, mas há ainda um longo caminho a percorrer para garantir a todos os doentes, mesmo nos lugares e situações de maior pobreza e marginalização, os cuidados de saúde, de que necessitam, e também o devido acompanhamento pastoral para conseguirem viver o período da doença unidos a Cristo crucificado e ressuscitado. Que o XXX Dia Mundial do Doente – por causa da pandemia, a sua celebração culminante não poderá ter lugar em Arequipa, no Perú, mas vai realizar-se na Basílica de São Pedro, no Vaticano – nos ajude a crescer na proximidade e no serviço às pessoas enfermas e às suas famílias.

1. Misericordiosos como o Pai

O tema escolhido para este trigésimo Dia Mundial – «Sede misericordiosos como o vosso Pai é misericordioso» (Lc 6, 36) – faz-nos, antes de mais nada, voltar o olhar para Deus, «rico em misericórdia» (Ef 2, 4), que olha sempre para os seus filhos com amor de pai, mesmo quando se afastam d’Ele. Com efeito a misericórdia é, por excelência, o nome de Deus, que expressa a sua natureza não como um sentimento ocasional, mas como força presente em tudo o que Ele faz. É conjuntamente força e ternura. Por isso podemos dizer, cheios de maravilha e gratidão, que a misericórdia de Deus tem nela mesma tanto a dimensão da paternidade como a da maternidade (cf. Is 49, 15), porque Ele cuida de nós com a força dum pai e com a ternura duma mãe, sempre desejoso de nos dar vida nova no Espírito Santo.

2. Jesus, misericórdia do Pai

Suprema testemunha do amor misericordioso do Pai para com os enfermos é o seu Filho unigénito. Quantas vezes os Evangelhos nos narram os encontros de Jesus com pessoas que sofriam de várias doenças! Ele «começou a percorrer toda a Galileia, ensinando nas sinagogas, proclamando o Evangelho do Reino e curando entre o povo todas as doenças e enfermidades» (Mt 4, 23). Podemos perguntar-nos: Porquê esta atenção particular de Jesus para com os doentes, a ponto da mesma se tornar também a atividade principal na missão dos apóstolos, enviados pelo Mestre a anunciar o Evangelho e curar os enfermos (cf. Lc 9, 2)?

Um pensador do século XX sugere-nos uma razão: «A dor isola duma forma absoluta e é deste isolamento absoluto que nasce o apelo ao outro, a invocação ao outro».[2] Quando uma pessoa experimenta na própria carne fragilidade e sofrimento por causa da doença, também o seu coração se sente acabrunhado, cresce o medo, multiplicam-se as dúvidas, torna-se mais impelente a questão sobre o sentido de tudo o que está a acontecer. A propósito, como não recordar os numerosos enfermos que, durante este tempo de pandemia, viveram a última parte da sua existência na solidão duma Unidade de Terapia Intensiva, certamente cuidados por generosos profissionais de saúde, mas longe dos afetos mais queridos e das pessoas mais importantes da sua vida terrena? Daqui vemos a importância de se ter ao lado testemunhas da caridade de Deus, que a exemplo de Jesus, misericórdia do Pai, derramem sobre as feridas dos enfermos o óleo da consolação e o vinho da esperança.[3]

3. Tocar a carne sofredora de Cristo

O convite de Jesus a ser misericordiosos como o Pai adquire um significado particular para os profissionais de saúde. Penso nos médicos, enfermeiros, técnicos de laboratório, auxiliares e cuidadores dos enfermos, bem como nos numerosos voluntários que doam tempo precioso a quem sofre. Queridos profissionais da saúde, o vosso serviço junto dos doentes, realizado com amor e competência, ultrapassa os limites da profissão para se tornar uma missão. As vossas mãos que tocam a carne sofredora de Cristo podem ser sinal das mãos misericordiosas do Pai. Permanecei cientes da grande dignidade da vossa profissão e também da responsabilidade que ela acarreta.

Bendizemos o Senhor pelos progressos que a ciência médica realizou sobretudo nestes últimos tempos; as novas tecnologias permitiram dispor de vias terapêuticas de grande utilidade para os doentes; a pesquisa continua a dar a sua valiosa contribuição para derrotar velhas e novas patologias; a medicina de reabilitação desenvolveu notavelmente os seus conhecimentos e competências. Tudo isso, porém, não deve jamais fazer esquecer a singularidade de cada doente, com a sua dignidade e as suas fragilidades.[4] O doente é sempre mais importante do que a sua doença, e por isso qualquer abordagem terapêutica não pode prescindir da escuta do paciente, da sua história, das suas ansiedades, dos seus medos. Mesmo quando não se pode curar, sempre é possível tratar, consolar e fazer sentir à pessoa uma proximidade que demonstre mais interesse por ela do que pela sua patologia. Espero, pois, que os percursos de formação dos operadores da saúde sejam capazes de os habilitar para a escuta e a dimensão relacional.

4. Os lugares de tratamento, casas de misericórdia

O Dia Mundial do Doente é ocasião propícia também para determos a nossa atenção nos lugares de tratamento. A misericórdia para com os enfermos levou a comunidade cristã a abrir, no decorrer dos séculos, inúmeras «estalagens do bom samaritano» (cf. Lc 10, 34), onde pudessem ser acolhidos e tratados doentes de todo o género, sobretudo aqueles que, por indigência, pela exclusão social ou pelas dificuldades no tratamento dalgumas patologias, não encontravam resposta ao seu pedido de saúde. Em tais situações, são sobretudo as crianças, os idosos e as pessoas mais fragilizadas que pagam o preço mais alto. Misericordiosos como o Pai, muitos missionários acompanharam o anúncio do Evangelho com a construção de hospitais, dispensários e lugares de tratamento. São obras preciosas, através das quais se concretizou a caridade cristã e se tornou mais credível o amor de Cristo, testemunhado pelos seus discípulos. Penso sobretudo nas populações das zonas mais pobres da Terra, onde por vezes é necessário percorrer longas distâncias para encontrar centros de tratamento que, embora com recursos limitados, oferecem tudo o que têm disponível. Ainda há um longo caminho a percorrer e, nalguns países, receber adequados tratamentos continua a ser um luxo. Testemunha-o, por exemplo, a escassa disponibilidade, nos países mais pobres, de vacinas contra a Covid-19 e ainda mais a falta de tratamentos para patologias que requerem medicamentos muito mais simples.

Neste contexto, desejo reafirmar a importância das instituições sanitárias católicas: são um tesouro precioso que deve ser preservado e sustentado; a sua presença caraterizou a história da Igreja pela sua proximidade aos doentes mais pobres e às situações mais esquecidas.[5] Quantos fundadores de famílias religiosas souberam ouvir o clamor de irmãos e irmãs privados de acesso aos tratamentos ou mal atendidos, prodigalizando-se ao seu serviço! Ainda hoje, mesmo nos países mais desenvolvidos, a sua presença é uma bênção, porque, além de cuidar do corpo com toda a competência necessária, sempre podem oferecer também aquela caridade cujo centro da atenção são os doentes e os seus familiares. Numa época em que se difundiu a cultura do descarte e nem sempre se reconhece a vida como digna de ser acolhida e vivida, estas estruturas, como casas da misericórdia, podem ser exemplares na salvaguarda e no cuidado de cada existência, mesmo a mais frágil, desde o próprio início até ao seu termo natural.

5. A misericórdia pastoral: presença e proximidade

No caminho feito ao longo destes trinta anos, a própria pastoral da saúde viu o seu serviço ser cada vez mais reconhecido como indispensável. Na verdade, se a pior discriminação sofrida pelos pobres – e os doentes são pobres de saúde – é a falta dos cuidados espirituais, não podemos exonerar-nos de lhes oferecer a proximidade de Deus, a sua bênção, a sua Palavra, a celebração dos Sacramentos e a proposta dum caminho de crescimento e amadurecimento na fé.[6] A propósito, gostaria de lembrar que a proximidade aos enfermos e o seu cuidado pastoral não competem apenas a alguns ministros especificamente deputados para o efeito; visitar os enfermos é um convite feito por Cristo a todos os seus discípulos. Quantos doentes e quantas pessoas idosas há que vivem em casa e esperam por uma visita! O ministério da consolação é tarefa de todo o batizado, recordando-se das palavras de Jesus: «Estive doente e visitastes-Me» (Mt 25, 36).

Queridos irmãos e irmãs, à intercessão de Maria, Saúde dos Enfermos, confio todos os doentes e as suas famílias. Unidos a Cristo, que carrega sobre Si o sofrimento do mundo, possam encontrar sentido, consolação e confiança. Rezo por todos os profissionais de saúde para que, ricos em misericórdia, ofereçam aos pacientes, juntamente com os tratamentos devidos, a sua proximidade fraterna.

De coração, a todos concedo a Bênção Apostólica.

Roma, São João de Latrão, na Memória de Nossa Senhora de Loreto, 10 de dezembro de 2021.

FRANCISCO

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[1] Cf. São João Paulo II, Carta ao Cardeal Fiorenzo Angelini, Presidente do Conselho Pontifício para a Pastoral no Campo da Saúde, para a instituição do Dia Mundial do Doente (13/V/1992).

[2] E. Levinas, «Une éthique de la souffrance», in: J.-M. von Kaenel (ed.), Souffrances. Corps et âme, épreuves partagées (Autrement, Paris 1994), 133-135.

[3] Cf. Missal Romano, Prefácio Comum VIII «Cristo, o bom samaritano».

[4] Cf. Francisco, Discurso à Federação Nacional das Ordens dos Médicos Cirurgiões e dos Dentistas (20/IX/2019).

[5] Cf. Francisco, Angelus, na Policlínica «Gemelli» em Roma (11/VII/2021).

[6] Cf. Francisco, Exort. ap. Evangelii gaudium (24/XI/2013), 200.

[00010-PO.01] [Texto original: Italiano]

 

Traduzione in lingua polacca

„Bądźcie miłosierni, jak Ojciec wasz jest miłosierny” (Łk 6, 36)
Trwając na drodze miłosierdzia przy tych, którzy cierpią

 

Drodzy Bracia i Siostry,

trzydzieści lat temu św. Jan Paweł II ustanowił Światowy Dzień Chorego, aby uwrażliwić lud Boży, katolickie instytucje służby zdrowia i społeczeństwo cywilne na potrzebę zwrócenia uwagi na chorych i na tych, którzy się nimi opiekują[1].

Jesteśmy wdzięczni Panu za drogę, jaką przebyły w ostatnich latach Kościoły partykularne na całym świecie. Poczyniono wiele kroków naprzód, ale pozostaje jeszcze długa droga do tego, aby wszyscy chorzy, także w miejscach i sytuacjach największego ubóstwa i marginalizacji, otrzymali potrzebną im opiekę zdrowotną, a także opiekę duszpasterską, aby mogli przeżywać czas choroby w zjednoczeniu z Chrystusem ukrzyżowanym i zmartwychwstałym. Niech trzydziesty Światowy Dzień Chorego, którego kulminacyjne obchody, z powodu pandemii, nie będą mogły odbyć się w Arequipie w Peru, lecz w Bazylice św. Piotra na Watykanie, pomoże nam wzrastać w bliskości i służbie chorym i ich rodzinom.

1. Miłosierni jak Ojciec

Temat wybrany na ten trzydziesty Dzień Chorego: „Bądźcie miłosierni, jak Ojciec wasz jest miłosierny” (Łk 6, 36), skłania nas przede wszystkim do zwrócenia naszego spojrzenia na Boga „bogatego w miłosierdzie” (Ef 2, 4), który zawsze patrzy na swoje dzieci z ojcowską miłością, nawet wtedy, gdy one od Niego oddalają się. Miłosierdzie, w rzeczywistości, jest par excellence imieniem Boga, które wyraża Jego naturę nie na sposób okazjonalnego uczucia, ale jako siłę obecną we wszystkim, co On czyni. Jest to siła i czułość razem. Dlatego możemy powiedzieć z zachwytem i wdzięcznością, że miłosierdzie Boże ma w sobie zarówno wymiar ojcostwa, jak i macierzyństwa (por. Iz 49, 15), ponieważ On troszczy się o nas z siłą ojca i czułością matki, zawsze pragnąc dać nam nowe życie w Duchu Świętym.

2. Jezus, miłosierdzie Ojca

Największym świadkiem miłosiernej miłości Ojca do chorych jest Jego jednorodzony Syn. Ileż to razy Ewangelie opowiadają nam o spotkaniach Jezusa z ludźmi cierpiącymi na różne choroby! On „chodził po całej Galilei, nauczając w ich synagogach, głosząc Ewangelię o Królestwie i lecząc wszelkie choroby i dolegliwości wśród ludu” (Mt 4, 23). Możemy zadać sobie pytanie: skąd ta szczególna uwaga Jezusa wobec chorych, do tego stopnia, że staje się ona również głównym dziełem w misji apostołów, posłanych przez Mistrza, by głosić Ewangelię i uzdrawiać chorych? (por. Łk 9, 2).

XX-wieczny myśliciel podsuwa nam motywację: „Ból absolutnie izoluje i z tej absolutnej izolacji rodzi się apel do drugiego, wzywanie drugiego”[2]. Kiedy człowiek doświadcza słabości i cierpienia we własnym ciele z powodu choroby, jego serce staje się cięższe, wzrasta lęk, mnożą się pytania, coraz bardziej palące staje się pytanie o sens wszystkiego, co się dzieje. Jakże nie wspomnieć w tym kontekście o wielu chorych, którzy w czasie pandemii przeżyli ostatni etap swojego życia w samotności na oddziale intensywnej terapii, z pewnością pod opieką wspaniałych pracowników służby zdrowia, ale z dala od najbliższych i najważniejszych osób w ich ziemskim życiu? Dlatego tak ważne jest, by mieć u swego boku świadków Bożego miłosierdzia, którzy za przykładem Jezusa, miłosierdzia Ojca, wylewają na rany chorych olej pocieszenia i wino nadziei[3].

3. Dotknąć cierpiącego ciała Chrystusa

Zaproszenie Jezusa, by być miłosiernym jak Ojciec, nabiera szczególnego znaczenia dla pracowników służby zdrowia. Myślę o lekarzach, pielęgniarkach, diagnostach laboratoryjnych, osobach asystujących w leczeniu i opiece nad chorymi, a także o wielu wolontariuszach, którzy poświęcają swój cenny czas cierpiącym. Drodzy pracownicy opieki zdrowotnej, wasza służba chorym, pełniona z miłością i kompetencją, wykracza poza granice zawodu, aby stać się misją. Wasze ręce dotykające cierpiącego ciała Chrystusa mogą być znakiem miłosiernych rąk Ojca. Bądźcie świadomi wielkiej godności waszego zawodu, a także odpowiedzialności, jaka się z nim wiąże.

Błogosławmy Pana za postęp, jaki dokonał się w naukach medycznych, zwłaszcza w ostatnich czasach: nowe technologie pozwoliły wypracować metody terapeutyczne, które są bardzo korzystne dla chorych; badania naukowe nadal wnoszą cenny wkład w pokonywanie starych i nowych patologii; medycyna rehabilitacyjna bardzo rozwinęła swoją wiedzę i umiejętności. Wszystko to jednak nie może nigdy przesłonić wyjątkowości każdego pacjenta, z jego godnością i jego słabością[4]. Chory jest zawsze ważniejszy od jego choroby, dlatego w każdym podejściu terapeutycznym nie można pominąć wsłuchiwania się w głos pacjenta, jego historię, lęki i obawy. Nawet wtedy, gdy nie można wyleczyć, zawsze można otoczyć opieką, zawsze można pocieszyć, zawsze można sprawić, by pacjent poczuł bliskość, która świadczy o zainteresowaniu osobą bardziej niż jej chorobą. Dlatego wyrażam życzenie, aby procesy formacyjne pracowników służby zdrowia uzdalniały ich do słuchania i nawiązywania relacji.

4. Miejsca opieki, domy miłosierdzia

Światowy Dzień Chorego jest również właściwą okazją, aby skupić naszą uwagę na miejscach opieki. W ciągu wieków miłosierdzie wobec chorych doprowadziło do otwarcia przez wspólnotę chrześcijańską niezliczonych "gospód dobrego Samarytanina", gdzie przyjmowano i leczono chorych wszelkiego rodzaju, zwłaszcza tych, którzy nie mogli znaleźć odpowiedzi na swoje potrzeby zdrowotne z powodu ubóstwa, wykluczenia społecznego lub trudności w leczeniu niektórych chorób. Największą cenę w tych sytuacjach płacą przede wszystkim dzieci, osoby starsze i najbardziej wrażliwe. Miłosierni jak Ojciec, liczni misjonarze, głosząc Ewangelię, budowali szpitale, przychodnie i ośrodki opieki. Są to cenne dzieła, dzięki którym chrześcijańska miłość nabierała kształtu, a miłość Chrystusa, o której świadczyli Jego uczniowie, stawała się bardziej wiarygodna. Myślę przede wszystkim o ludziach w najbiedniejszych częściach świata, gdzie czasami trzeba pokonywać duże odległości, aby znaleźć placówki medyczne, które pomimo ograniczonych środków oferują to, co jest dostępne. Przed nami jeszcze długa droga, a w niektórych krajach otrzymanie odpowiedniego leczenia pozostaje luksusem. Potwierdza to, na przykład, ograniczona dostępność szczepionek przeciwko Covid-19 w najbiedniejszych krajach, ale jeszcze bardziej brak możliwości leczenia chorób, które wymagają znacznie prostszych leków.

W tym kontekście chciałbym potwierdzić znaczenie katolickich instytucji opieki zdrowotnej: są one cennym skarbem, który należy chronić i wspierać; dzięki nim dzieje Kościoła wyróżniają się bliskością wobec najbiedniejszych chorych i w sytuacjach największego zapomnienia [5]. Iluż założycieli rodzin zakonnych potrafiło wsłuchiwać się w wołanie braci i sióstr, którzy nie mieli dostępu do opieki lub byli niewłaściwie leczeni, i robili wszystko, co w ich mocy, aby im służyć! Także dzisiaj, nawet w krajach najbardziej rozwiniętych, obecność katolickich placówek sanitarnych jest błogosławieństwem, ponieważ zawsze mogą zaoferować nie tylko opiekę nad ciałem ze wszystkimi niezbędnymi kompetencjami, ale także tę dobroczynną miłość, dzięki której chorzy i ich rodziny są w centrum uwagi. W czasie, kiedy panuje kultura odrzucania, a życie nie zawsze jest uznawane za godne przyjęcia i przeżywania, te struktury, jako domy miłosierdzia, mogą być przykładem ochrony i troski o każde istnienie, nawet najbardziej kruche, od jego początku aż po naturalny kres.

5. Miłosierdzie duszpasterskie: obecność i bliskość

W ciągu tych trzydziestu lat również duszpasterstwo służby zdrowia było coraz bardziej doceniane jako niezbędna posługa. Jeśli najgorszą dyskryminacją, jakiej doświadczają ubodzy – a chorzy są ubogimi w zdrowiu – jest brak duchowej uwagi, nie możemy nie zaoferować im bliskości Boga, Jego błogosławieństwa, Jego Słowa, sprawowania sakramentów, zaproponowania drogi duchowego wzrastania i dojrzewania w wierze[6]. W związku z tym pragnę przypomnieć, że bliskość wobec chorych i ich duszpasterstwo nie jest zadaniem tylko niektórych duszpasterzy specjalnie przygotowanych; odwiedzanie chorych jest zaproszeniem skierowanym przez Chrystusa do wszystkich Jego uczniów. Ile osób chorych i starszych mieszka w domach i czeka na wizytę! Posługa pocieszania jest zadaniem każdego ochrzczonego, który pamięta o słowach Jezusa: „Byłem chory, a odwiedziliście Mnie” (Mt 25, 36).

Drodzy bracia i siostry, wstawiennictwu Maryi, Uzdrowienia Chorych, zawierzam wszystkich chorych i ich rodziny. Zjednoczeni z Chrystusem, który bierze na siebie ból świata, niech odnajdą sens, pocieszenie i ufność. Modlę się za wszystkich pracowników służby zdrowia, aby bogaci w miłosierdzie, potrafili ofiarować pacjentom, wraz z odpowiednią opieką, swoją braterską bliskość.

Z serca udzielam wszystkim Apostolskiego Błogosławieństwa.

Rzym, u św. Jana na Lateranie, 10 grudnia 2021 r., we wspomnienie Matki Bożej Loretańskiej.

FRANCISZEK

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[1] Por. Św. JAN PAWEŁ II, List do Kardynała Fiorenzo Angeliniego, Przewodniczącego Papieskiej Rady ds. Duszpasterstwa Służby Zdrowia ustanawiający Światowy Dzień Chorego, 13 maja 1992.

[2] E. LEVINAS, «Une éthique de la souffrance», in Souffrances. Corps et âme, épreuves partagées, red. J.-M. von Kaenel, Autrement, Paris 1994, pp. 133-135.

[3] Por. CEI, Messale Romano, 2020, Prefazio Comune VIII, Gesù buon samaritano.

[4] Por. Przemówienie do Krajowej Federacji Izb Lekarzy Chirurgów i Stomatologów (20 września 2019): L’Osservatore Romano, 21 września 2019, s. 8.

[5] Por. Anioł Pański, Poliklinka “Gemelli”, Rzym (11 lipca 2021): L’Osservatore Romano, wyd. polskie, n. 8-9(435)/2021, s. 31-32.

[6] Por. Adhort. apost. Evangelii gaudium, 24 listopada 2013, 200.

[00010-PL.01] [Testo originale: Italiano]

 

Traduzione in lingua araba

رسالة قداسة البابا فرنسيس

في مناسبة اليوم العالمي الثّلاثين للمريض

11 شباط/ فبراير 2022

"كونوا رُحَماءَ كما أَنَّ أَباكُم رَحيم" (لوقا 6، 36)

قِفْ بجانب الذين يعانون وسرّ معهم في مسيرة محبّة

أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء،

قبل ثلاثين عامًا، أنشأ القدّيس يوحنّا بولس الثّاني اليوم العالمي للمريض لتوعية شعب الله، والمؤسّسات الصحيّة الكاثوليكيّة والمجتمع المدني، وحثِّه على الاهتمام بالمرضى ومن يعتنون بهم[1].

إنّا نشكر الرّبّ يسوع على المسيرة التي حقّقناها في هذه السّنوات، في الكنائس الخاصّة في العالم كلّه. خطونا خُطُوات كثيرة إلى الأمام، ولكن ما زال الطريق أمامنا طويلًا لكي نضمن لجميع المرضى، حتّى في الأماكن والظّروف الأكثر فقرًا وتهميشًا، الرّعاية الصحيّة التي يحتاجون إليها، والمرافقة الرعويّة، لكي يعيشوا فترة مرضهم متّحدين بالمسيح المصلوب والقائم من بين الأموات. ليساعدنا اليوم العالمي الثلاثون للمريض، والذي بسبب الجائحة، لا يمكننا أن نحتفل به في أريكيبا (Arequipa) في البيرو، ولكن سنحتفل به في بازيليكا القدّيس بطرس في الفاتيكان، ليساعدنا هذا اليوم أن نزداد قُربًا وخدمة للمرضى وعائلاتهم.

1. رحماء مثل الآب

الموضوع الذي اخترناه لهذا اليوم العالمي الثلاثين هو: "كونوا رُحَماءَ كما أَنَّ أَباكُم رَحيم" (لوقا 6، 36)، ويجعلنا أوّلاً نوجّه نظرنا إلى الله "الواسِعَ الرَّحمَة" (أفسس 2، 4)، الذي ينظر دائمًا إلى أبنائه بمحبّة الأب، حتّى عندما يبتعدون عنه. في الواقع، الرّحمة هي اسم الله بامتياز، وهي تعبّر عن طبيعته ليس على أنّها عاطفة عابرة، بل هي قوّة حاضرة في كلّ ما يعمل. إنّها قوّة وحنان معًا. ويمكننا أن نقول، باندهاش وشكر، إنّ رحمة الله تشمل معًا البُعد الأبويّ وبُعد الأمومة (راجع أشعيا 49، 15)، لأنّ الله يعتني بنا بقوّة الأب وحنان الأم، ويرغب دائمًا في أن يمنحنا حياة جديدة في الرّوح القدس.

2. يسوع هو رحمة الآب

الشّاهد الأعظم لمحبّة الآب الرّحيمة نحو المرضى هو ابنه الوحيد. كم مرّة رَوَت لنا الأناجيل عن لقاءات يسوع مع أشخاص مصابين بأمراض مختلفة! كان يسوع "يَسيرُ في الجَليلِ كُلِّه، يُعَلِّمُ في مَجامِعِهم ويُعلِنُ بِشارَةَ المَلَكوت، ويَشْفي الشَّعبَ مِن كُلِّ مَرَضٍ وعِلَّة" (متّى 4، 23). يمكننا أن نسأل أنفسنا: لماذا هذا الاهتمام الخاصّ بالمرضى من قِبَلِ يسوع، لدرجة أنّه أصبح أيضًا العمل الرّئيسي في رسالة الرّسل، الذين أرسلهم المعلّم لإعلان الإنجيل وشفاء المرضى؟ (راجع لوقا 9، 2).

اقترح علينا مفكّر من القرن العشرين سببًا، وهو: أنّ "الألم يعزل عزلًا تامًّا، ومن هذه العزلة المطلقة يولد النّداء إلى الآخر، والتّضرع إلى الآخر"[2]. عندما يختبر الإنسان الضّعف والألم في جسده بسبب المرض، يرزح قلبه تحت الثِقل، ويزداد فيه الخوف، وتكثر التساؤلات، ويصير السّؤال عن المعنى مُلِحًّا، عن معنى كلّ ما يحدث. كيف يمكننا أن ننسى، في هذا الصّدد، المرضى الكثيرين الذين عاشوا، خلال فترة الجائحة، المرحلة الأخيرة من حياتهم في عزلة داخل قسم العناية المركّزة، وقد اعتنى بهم بالتّأكيد عاملون في مجال الصّحّة أسخياء، لكنّهم كانوا بعيدين عن أحبّائهم الأعزّاء، وعن أهمّ الأشخاص في حياتهم الأرضيّة؟ وهنا تكمن أهمّيّة وجود شهود لمحبّة الله بجانبنا، والذين، على مثال يسوع، رحمة الآب، يسكبون زيت التّعزية وخمر الرّجاء على جراح المرضى[3].

3. لمس جسد المسيح المتألّم

تكتسب دعوة يسوع لكي نكون رحماء مثل الآب معنىً خاصًّا للعاملين في مجال الصّحّة، أفكّر في الأطبّاء، والممرّضين والممرّضات، وفنّيّي المختبرات، والمختصّين في تقديم المساعدة والرّعاية للمرضى، والمتطوّعين الكثيرين الذين يهبون وقتًا ثمينًا للذين يعانون. أعزّائي العاملين في مجال الصّحّة، إنّ خدمتكم للمرضى، التي تقدّمونها بمحبّة وكفاءة، تتجاوز حدود المهنة لتصبح رسالة. ويمكن لأياديكم التي تلمس جسد المسيح المتألّم أن تكون علامة تدل على يدَي الآب الرّحيمتَين. كونوا واعين لكرامة مهنتكم الكبيرة، وللمسؤوليّة التي تقتضيها.

لنبارك الرّبّ يسوع على التّقدّم الذي أحرزته العلوم الطبيّة، وخاصّة في الآونة الأخيرة، فقد سمحت التّقنيّات الحديثة بتحضير مسارات علاجيّة ذات فائدة كبيرة للمرضى، ويستمرّ البحث في تقديم مساهمته القيّمة من أجل التّغلّب على الأمراض القديمة والجديدة، وقد طوّر طبّ إعادة التّأهيل معرفته ومهاراته بشكل ملحوظ. كلّ هذا، مع ذلك، يجب ألّا يجعلنا ننسى أبدًا خصوصيّة كلّ مريض، بكرامته وضعفه[4]. المريض هو دائمًا أهمّ من مرضه، ولهذا لا يمكن فصل أيّ نهج علاجي عن الاستماع إلى المريض، وإلى تاريخه، وقلقه ومخاوفه. حتّى عندما لا يكون شفاؤه ممكنًا، فإنّه من الممكن دائمًا معالجته، ومن الممكن دائمًا تعزيته، ومن الممكن دائمًا أن نشعره بالقُرب الذي يُظهر الاهتمام بالشّخص، أكثر من الاهتمام بمرضه. لهذا، آمل أن تكون الدّورات التدريبيّة للعاملين في مجال الصّحّة قادرة على أن تفعّل الاستماع والبعد العلائقي.

4. أماكن العناية هي بيوت للرحمة

إنّ اليوم العالمي للمريض هو مناسبة مواتية أيضًا لتركيز انتباهنا على أماكن الرّعاية. حملت الرّحمة تجاه المرضى، على مرّ القرون، الجماعة المسيحيّة على افتتاح عدد لا يُحصى من الأماكن الشبيهة بـ”فندق السّامري الرّحيم“، حيث يمكن استقبال ومعالجة المرضى على أنواعهم، وخاصّة الذين لا يتمكنون من العثور على من يستجيب ويعتني بهم، إمّا بسبب الفقر، وإمّا بسبب الإقصاء الاجتماعي، أو الصّعوبة في علاج بعض الأمراض. والذين يدفعون الثّمن، في هذه الحالات، هم أوّلًا الأطفال، وكبار السّن، والأضعفون. رافق مرسلون عديدون، رحماء على مثال الآب، إعلان الإنجيل ببناء المستشفيات، والمستوصفات ودور الرّعاية. إنّها أعمال قيّمة، وفيها تجسدت المحبّة المسيحيّة، وأصبحت محبّة المسيح، التي شهد لها تلاميذه، أكثر مصداقيّة. أفكّر قبل كلّ شيء في سكّان أفقر مناطق الكوكب، حيث يلزم في بعض الأحيان قطع مسافات طويلة للعثور على مراكز الرّعاية التي تقدّم ما توفّر لها، ولو بموارد محدودة. لا يزال الطّريق أمامنا طويلًا، وفي بعض البلدان يظلّ تلقّي الرّعاية المناسبة وكأنّه رفاهية زائدة. يؤكّد ذلك، على سبيل المثال، ندرة اللقاحات ضدّ كوفيد-19 في أكثر البلدان فقرًا، وأكثر من ذلك نقص في علاج الأمراض التي تتطلّب أدوية بسيطة.

في هذا السّياق، أرغب في أن أعيد التّأكيد على أهميّة المؤسّسات الصحيّة الكاثوليكيّة: إنّها كنز ثمين يجب أن نحافظ عليه وندعمه. لقد ميَّز وجودها تاريخ الكنيسة بقربها من أفقر المرضى ومن الحالات المنسية[5]. كم من مؤسّسي الرهبانات عرفوا أن يستمعوا إلى صرخة الإخوة والأخوات المحرومين من الرّعاية أو تتمّ رعايتهم بطريقة سيّئة، وبذلوا نفسهم في خدمتهم! اليوم أيضًا، حتّى في أكثر البلدان تقدّمًا، وجودهم هو نعمة، لأنّه يمكنهم دائمًا أن يقدّموا، ليس فقط الرّعاية الجسديّة مع كلّ الخبرات اللازمة، بل أيضًا المحبّة التي تجعل المريض وعائلته محور الاهتمام. في زمنٍ انتشرت فيه ثقافة ”التّخلّص من الأشياء والناس“، ولم يعد يُعترف دائمًا بأنّ الحياة تستحق أن نستقبلها ونعيشها، يمكن لهذه المنشآت، باعتبارها بيوت الرّحمة، أن تكون مثاليّة في حماية ورعاية كلّ حياة، حتى أكثرها ضعفًا، من بدايتها حتّى نهايتها الطبيعيّة.

5. الرّحمة الرعويّة: حضورٌ وقرب

هذه السّنوات الثّلاثون، شهدت ازديادًا في الاعتراف بأهمية رعوية الصّحّة وخدمتها وأنّها لا غنى عنها. إذا كان أسوأ تمييز يعاني منه الفقراء - والمرضى هم فقراء من حيث الصّحّة - هو انعدام العناية الرّوحيّة، فلا يسعنا إلّا أن نقدّم لهم القرب من الله، وبركته، وكلمته، والاحتفال بالأسرار المقدّسة، واقتراح طريق نموّ ونضوج في الإيمان[6]. في هذا الصدد، أودّ أن أذكّركم بأنّ القُرب من المرضى ورعايتهم الرعويّة ليست مهمّة بعض الخدّام المختصّين بهذا المجال فقط، بل زيارة المرضى هي دعوة يوجّهها المسيح إلى جميع تلاميذه. كم من المرضى والأشخاص المسنّين الذين يعيشون في البيت وينتظرون من يزورهم! خدمة التّعزية هي مهمّة كلّ معمّد، وعليه أن يتذكّر كلمة يسوع: "كُنتُ مَريضًا فعُدتُموني" (متّى 25، 36).

أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء، أوكل إلى شفاعة مريم، شفاء المرضى، كلّ المرضى وعائلاتهم. وعسى أن يجدوا باتّحادهم مع المسيح الذي حمل آلام العالم، المعنى والتّعزية والثّقة. أصلّي من أجل جميع العاملين في مجال الصّحّة، حتى يكونوا ممتلئين بالرّحمة، فيقدّموا للمرضى، بالإضافة إلى الرّعاية المناسبة، قربهم الأخويّ.

وأمنح الجميع من كلّ قلبي البركة الرسوليّة.

أُعطيَ في روما، في بازيليكا القدّيس يوحنّا في اللاتران، يوم 10 كانون الأوّل/ديسمبر من العام 2021، في تذكار مريم العذراء الطّوباويّة، سيّدة لوريتو.

[00010-AR.01] [Testo originale: Italiano]

[B0006-XX.02]

 

[1] راجع القدّيس يوحنّا بولس الثاني، رسالة إلى الكاردينال فيورينزو أنجيليني، رئيس المجلس الحبري للرعاية الأبرشية للعاملين في مجال الرعاية الصحية، من أجل تأسيس اليوم العالمي للمريض (13 أيّار/مايو 1992).

[2] E. LÉVINAS, «Une éthique de la souffrance», in Souffrances. Corps et âme, épreuves partagées, a cura di J.-M. von Kaenel, Autrement, Paris 1994, pp. 133-135.

[3] راجع كتاب القدّاس بحسب الطّقس اللاتيني، مقدّمة الصّلاة الإفخارستيّة الثامنة، يسوع السّامري الرّحيم.

[4] راجع كلمة إلى الاتّحاد الوطني لجماعة الأطبّاء الجرّاحين وأطبّاء الاسنان، 20 أيلول/سبتمبر 2019.

[5] راجع صلاة التبشير الملائكي، في مستشفى الـ Gemelli في روما، 11 تمّوز/يوليو 2021.

[6] راجع الإرشاد الرّسولي، فرح الإنجيل، (24 تشرين الثّاني/نوفمبر 2013)، 200.