Testo in lingua italiana
Traduzione in lingua francese
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Traduzione in lingua spagnola
Testo in lingua italiana
Nota esplicativa
1. Il Decreto generale Le associazioni di fedeli disciplina l’esercizio del governo nelle associazioni internazionali di fedeli, private e pubbliche, e negli altri enti con personalità giuridica soggetti alla vigilanza diretta del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Il Decreto è da leggersi nel contesto della missione affidata al Dicastero, come anche in riferimento al Magistero riguardante le associazioni di fedeli e i movimenti ecclesiali.
2. Al Dicastero, nell’ambito della propria competenza, spetta il compito di accompagnare la vita e lo sviluppo delle aggregazioni di fedeli e dei movimenti laicali (cfr. Statuto, art. 7). Il suo operato è animato dal desiderio di promuovere la crescita delle realtà ecclesiali ad esso affidate, nonché di aiutare i Pastori a svolgere adeguatamente il loro ruolo di guida e di accompagnamento nei confronti delle medesime.
3. Sulla scia del Concilio Vaticano II, che riconosceva nell’apostolato laicale organizzato un’espressione della vocazione e responsabilità missionaria dei fedeli laici (cfr. Apostolicam Actuositatem, 1,18-19), San Giovanni Paolo II vedeva realizzata nelle aggregazioni di fedeli l’essenza della Chiesa stessa: «rendere presente il mistero di Cristo e la sua opera salvifica nel mondo» (Messaggio ai partecipanti al Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali, 27 maggio 1998). Con intuito profetico, rivolgendosi ai movimenti ecclesiali in occasione della Veglia di Pentecoste dell’anno 1998, lanciò loro una nuova sfida: «Oggi dinanzi a voi si apre una tappa nuova: quella della maturità ecclesiale. Ciò non vuol dire che tutti i problemi siano stati risolti. È, piuttosto, una sfida. Una via da percorrere. La Chiesa si aspetta da voi frutti “maturi” di comunione e di impegno» (Discorso ai movimenti ecclesiali e alle nuove comunità alla Veglia di Pentecoste, 30 maggio 1998).
4. Benedetto XVI approfondiva le implicazioni di questa nuova fase di maturità ecclesiale additando, quale via per comprendere adeguatamente le aggregazioni di fedeli alla luce del disegno di Dio e della missione della Chiesa, una più matura comunione di tutte le componenti ecclesiali, «perché tutti i carismi, nel rispetto della loro specificità, possano pienamente e liberamente contribuire all’edificazione dell’unico corpo di Cristo» (Ai Vescovi partecipanti al Seminario di studio promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici, 17 maggio 2008). Egli sollecitava, inoltre, i movimenti ecclesiali a sottomettersi con pronta obbedienza e adesione al discernimento dell’autorità ecclesiastica, indicando tale disponibilità quale garanzia stessa dell’autenticità dei carismi e della bontà evangelica del loro operato (cfr. Messaggio ai partecipanti al II Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, 22 maggio 2006).
5. Papa Francesco, in linea con i predecessori, suggerisce di comprendere le esigenze richieste dal cammino di maturità ecclesiale delle aggregazioni di fedeli nell’ottica della conversione missionaria (cfr. Evangelii Gaudium, 29-30). Egli indica come prioritari il rispetto della libertà personale; il superamento dell’autoreferenzialità, degli unilateralismi e delle assolutizzazioni; la promozione di una più ampia sinodalità, come anche il bene prezioso della comunione. «La vera comunione – precisa – non può esistere in un movimento o in una nuova comunità, se non si integra nella comunione più grande che è la nostra Santa Madre Chiesa Gerarchica» (Discorso ai partecipanti al III Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, 22 novembre 2014).
In riferimento alla maturità ecclesiale, Papa Francesco esorta: «Non dimenticate che, per raggiungere questo traguardo, la conversione deve essere missionaria: la forza di superare tentazioni e insufficienze viene dalla gioia profonda dell’annuncio del Vangelo, che è alla base di tutti i vostri carismi» (Discorso ai partecipanti al III Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, 22 novembre 2014). Questa è la chiave interpretativa che permette di cogliere il significato ecclesiale del presente Decreto, che mira, nello specifico, a far superare “tentazioni e insufficienze” riscontrate nel modo di esercitare il governo all’interno delle associazioni di fedeli.
6. Nel suo servizio di accompagnamento di oltre cento associazioni e altri enti internazionali sui quali esercita vigilanza diretta, il Dicastero ha avuto modo di osservare prassi di gestione delle responsabilità direttive assai diversificate. Questa esperienza ha sollecitato uno studio e un discernimento che avesse come oggetto la retta conduzione del governo all’interno delle suddette aggregazioni.
7. In seno alle associazioni di fedeli, l’autorità viene attribuita dalla libera volontà degli associati a norma degli statuti, e va esercitata come servizio per il buon governo dell’ente, in riferimento alle finalità specifiche nell’adempimento della missione ecclesiale. Infatti, i carismi che hanno suscitato la nascita di variegate realtà aggregative sono stati elargiti dallo Spirito Santo ad utilitatem di tutto il Popolo di Dio, non solo a beneficio di chi li riceve (cfr. Iuvenescit Ecclesia, 5-7). Di conseguenza, l’orizzonte ultimo sullo sfondo del quale concepire ogni dimensione della vita delle realtà aggregative rimane la Chiesa, non l’ambito ristretto dell’associazione internazionale o, ancor meno, di ciascun singolo gruppo locale. Dunque, anche il governo nelle associazioni di fedeli è da intendersi in una prospettiva di comunione ecclesiale, e si esercita a norma del diritto universale e di quello proprio, sotto la vigilanza dell’autorità ecclesiastica (cfr. cann. 305, 315, 323 Codice di diritto canonico; Lumen gentium, 12 b; Iuvenescit Ecclesia, 8).
8. Nell’ambito della vigilanza che gli compete, il Dicastero – a seguito di un attento studio del Magistero e del diritto della Chiesa, nonché di una prudente consultazione interdicasteriale – ha identificato alcuni criteri di ragionevolezza in merito a due aspetti necessari per un retto esercizio del governo: la regolamentazione dei mandati degli organi di governo a livello internazionale e la rappresentatività di questi ultimi. Il Decreto generale promulgato in data odierna – che gode dell’approvazione in forma specifica del Sommo Pontefice – disciplina tali mandati quanto a durata e a numero e, per le associazioni, la partecipazione dei membri nella costituzione degli organi centrali di governo.
9. Non di rado la mancanza di limiti ai mandati di governo favorisce, in chi è chiamato a governare, forme di appropriazione del carisma, personalismi, accentramento delle funzioni nonché espressioni di autoreferenzialità, che facilmente cagionano gravi violazioni della dignità e della libertà personali e, finanche, veri e propri abusi. Un cattivo esercizio del governo, inoltre, crea inevitabilmente conflitti e tensioni che feriscono la comunione, indebolendo lo slancio missionario.
10. Parimenti, l’esperienza ha mostrato che il ricambio generazionale degli organi di governo mediante la rotazione delle responsabilità direttive, apporta grandi benefici alla vitalità dell’associazione: è opportunità di crescita creativa e spinta per l’investimento formativo; rinvigorisce la fedeltà al carisma; dà respiro ed efficacia all’interpretazione dei segni dei tempi; incoraggia modalità nuove e attuali di azione missionaria.
11. Il Decreto abroga ogni norma ad esso contraria, in vigore negli statuti delle aggregazioni e degli enti interessati.
12. In merito alla rappresentatività, il Decreto prevede che i membri pleno iure di un’associazione partecipino, almeno indirettamente, al processo di elezione dell’organo centrale di governo a livello internazionale (Art. 3).
13. Per quanto concerne il rinnovo delle cariche di governo, il Decreto limita a cinque anni la durata massima di ciascun mandato nell’organo centrale di governo a livello internazionale (Art. 1), ad un massimo di dieci anni consecutivi l’esercizio di qualsiasi incarico in tale organo (Art. 2 § 1) con possibilità di rielezione solo dopo la vacanza di un mandato (Art. 2 § 2), eccetto il caso di elezione a moderatore, incarico che potrà essere esercitato indipendentemente dagli anni già trascorsi in altro incarico nell’organo centrale (Art. 2 § 3); la funzione di moderatore può essere svolta per un massimo di dieci anni in assoluto, dopodiché non si può più accedere a tale incarico (Art. 2 § 4).
14. Consapevole del ruolo chiave svolto dai fondatori in diverse associazioni o enti internazionali, il Dicastero, al momento di approvarne gli statuti, ha spesso concesso stabilità agli incarichi di governo attribuiti ai fondatori stessi. In tal modo, si è cercato di concedere un tempo sufficiente per far sì che il carisma da essi ricevuto trovi adeguata collocazione nella Chiesa e sia fedelmente recepito da parte dei membri. In forza di questo Decreto, il Dicastero si riserva di dispensare i fondatori dai limiti stabiliti (Art. 5), se lo riterrà opportuno per lo sviluppo e la stabilità dell’associazione o dell’ente, e se tale dispensa corrispondesse alla chiara volontà dell’organo centrale di governo.
15. Il Dicastero è fiducioso che tale Decreto venga recepito nel giusto spirito di filiale obbedienza e di comunione ecclesiale, di cui hanno dato prova in modo esemplare tante associazioni di fedeli e enti internazionali, e che ne venga colta appieno la motivazione pastorale, nata dal desiderio della Chiesa-madre di far progredire questi suoi figli verso la piena maturità ecclesiale auspicata. Il Dicastero rende grazie al Signore per il dono prezioso costituito da queste realtà internazionali, impegnate ad annunciare Cristo Risorto e a trasformare il mondo secondo il Vangelo.
[00817-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
Note explicative
1. Le Décret général Les associations de fidèles réglemente l’exercice du gouvernement au sein des associations internationales de fidèles, tant privées que publiques, et dans les autres organismes dotés de personnalité juridique soumis à la vigilance directe du Dicastère pour les Laïcs, la Famille et la Vie. Le Décret doit être lu dans le contexte de la mission confiée au Dicastère, et en référence au Magistère sur les associations de fidèles et les mouvements ecclésiaux.
2. Le Dicastère, dans le cadre de ses compétences propres, a le devoir d’accompagner la vie et le développement des associations de fidèles et des mouvements laïcaux (cf. Statuts, art. 7). Son travail est animé par le désir de promouvoir la croissance des réalités ecclésiales qui lui sont confiées, et d’aider les Pasteurs à remplir adéquatement leur rôle de guide et d’accompagnateur.
3. Dans la foulée du Concile Vatican II, qui a reconnu l’apostolat laïc organisé comme une expression de la vocation et de la responsabilité missionnaire des fidèles laïcs (cf. Apostolicam Actuositatem, 1, 18-19), Saint Jean-Paul II a vu se réaliser dans les associations de fidèles l’essence même de l’Église : “rendre présent le mystère du Christ et de son œuvre rédemptrice dans le monde” (Message aux participants du Congrès Mondial des Mouvements ecclésiaux, 27 mai 1998). S’adressant aux mouvements ecclésiaux à l’occasion de la Veillée de Pentecôte de 1998, il leur a prophétiquement lancé un nouveau défi : “Aujourd’hui s’ouvre devant vous une nouvelle étape : celle de la maturité ecclésiale. Cela ne signifie pas que tous les problèmes ont été résolus. Il s’agit plutôt d’un défi. C’est un moyen d’avancer. L’Église attend de vous des fruits “mûrs” de communion et d’engagement” (Discours aux Mouvements ecclésiaux et aux Communautés nouvelles lors de la Veillée de Pentecôte, 30 mai 1998).
4. Benoît XVI a approfondi les implications de cette nouvelle phase de maturité ecclésiale, en indiquant qu’une communion plus mûre de toutes les composantes ecclésiales est la clé pour comprendre correctement les associations de fidèles à la lumière du plan de Dieu et de la mission de l’Église, “pour que tous les charismes, dans le respect de leur spécificité, puissent pleinement et librement contribuer à l’édification de l’unique Corps du Christ” (Aux Évêques participant au Séminaire d’étude promu par le Conseil Pontifical pour les Laïcs, 17 mai 2008). Il a également exhorté les mouvements ecclésiaux à se soumettre avec une prompte obéissance et adhésion au discernement de l’autorité ecclésiastique, soulignant que cette disponibilité est la garantie même de l’authenticité de leurs charismes et de la bonté évangélique de leur travail (cf. Message aux participants du deuxième Congrès Mondial des Mouvements ecclésiaux et des Communautés nouvelles, 22 mai 2006).
5. Le Pape François, à la suite de ses prédécesseurs, suggère de comprendre les exigences requises par le parcours de maturité ecclésiale des associations de fidèles dans la perspective de la conversion missionnaire (cf. Evangelii Gaudium, 29-30). Il indique comme priorités le respect de la liberté personnelle ; le dépassement de l’autoréférentialité, de l’unilatéralisme et des absolutisations ; la promotion d’une synodalité plus large, ainsi que le bien précieux de la communion. “La vraie communion, ensuite, ne peut pas exister dans un mouvement ou dans une nouvelle communauté, si elle ne s’intègre pas dans la communion plus grande qu’est notre Sainte Mère l’Église Hiérarchique.” (Discours aux participants du IIIe Congrès Mondial des Mouvements ecclésiaux et des Communautés nouvelles, 22 novembre 2014).
Parlant de la maturité ecclésiale, le Pape François exhorte : “N’oubliez pas que, pour atteindre cet objectif, la conversion doit être missionnaire : la force de surmonter les tentations et les carences vient de la joie profonde de l’annonce de l’Évangile, qui est à la base de tous vos charismes.” (Discours aux participants du troisième Congrès Mondial des Mouvements ecclésiaux et des Communautés nouvelles, 22 novembre 2014). C’est la clé d’interprétation qui permet de saisir le sens ecclésial du présent Décret, qui vise, en particulier, à surmonter les “tentations et les carences” dans l’exercice du gouvernement au sein des associations de fidèles.
6. Dans son service d’accompagnement des plus de cent associations et autres organismes internationaux sur lesquels il exerce une vigilance directe, le Dicastère a eu l’occasion d’observer des pratiques très diversifiées dans la gestion des responsabilités de gouvernement. Cette expérience a suscité une étude et un discernement visant au bon exercice de gouvernement au sein de ces associations.
7. Dans les associations de fidèles, l’autorité est attribuée par la libre volonté des membres, conformément aux statuts, et doit être exercée comme un service pour le bon gouvernement de l’association, en fonction des finalités spécifiques dans la réalisation de la mission ecclésiale. En effet, les charismes qui ont donné naissance à nombre de réalités associatives ont été conférés par l’Esprit Saint ad utilitatem de tout le Peuple de Dieu, et pas seulement au bénéfice de ceux qui les reçoivent (cf. Iuvenescit Ecclesia, 5-7). Par conséquent, l’horizon ultime à partir duquel l’on doit concevoir tout aspect de la vie des réalités associatives reste l’Église, et non la sphère restreinte de l’association internationale ou, encore moins, de chaque groupe local. Par conséquent, le gouvernement dans les associations de fidèles doit lui aussi être compris dans une perspective de communion ecclésiale, et il est exercé selon les normes du droit universel et de leur droit propre, sous la vigilance de l’autorité ecclésiastique (cf. cc. 305, 315, 323 Code de droit canonique ; Lumen gentium, 12 b ; Iuvenescit Ecclesia, 8).
8. Dans le cadre de la mission de vigilance qui lui incombe, le Dicastère – après une étude attentive du Magistère et du droit de l’Église, ainsi qu’une prudente consultation interdicastérielle – a identifié certains critères raisonnables concernant deux aspects nécessaires au bon exercice du gouvernement : la réglementation des mandats des organes de gouvernement au niveau international et la représentativité de ces derniers. Le Décret général promulgué aujourd’hui – qui jouit de l’approbation spécifique du Saint-Père – réglemente ces mandats en termes de durée et de nombre et, pour les associations, la participation des membres à la constitution des organes centraux du gouvernement.
9. Il n’est pas rare que l’absence de limites aux mandats de gouvernement favorise, chez ceux qui sont appelés à gouverner, des formes d’appropriation du charisme, de personnalisme, de centralisation des fonctions, ainsi que des expressions d’autoréférentialité, qui conduisent facilement à de graves violations de la dignité et de la liberté personnelles, voire à de véritables abus. En outre, un mauvais exercice du gouvernement crée inévitablement des conflits et des tensions qui blessent la communion et minent le zèle missionnaire.
10. De même, l’expérience a montré que le renouvellement générationnel des organes de gouvernement, à travers la rotation des responsabilités directives, apporte de grands bénéfices à la vitalité de l’association : c’est une occasion de croissance créative et un encouragement à investir sur la formation ; cela renforce la fidélité au charisme ; donne du souffle et de l’efficacité à l’interprétation des signes des temps ; encourage des formes nouvelles et actuelles d’action missionnaire.
11. Le Décret abroge toute norme contraire actuellement en vigueur dans les statuts des associations et organismes concernés.
12. En ce qui concerne la représentativité, le décret prévoit que les membres pleno iure d’une association participent, au moins indirectement, au processus d’élection de l’organe central de gouvernement au niveau international (art. 3).
13. n ce qui concerne le renouvellement des fonctions gouvernementales, le Décret limite à cinq ans la durée maximale de chaque mandat au sein de l’organe central de gouvernement au niveau international (art. 1), et à un maximum de dix années consécutives l’exercice de toute fonction au sein de cet organe (art. 2, § 1), avec la possibilité de réélection seulement après la vacance d’un mandat (art. 2, § 2), sauf dans le cas de l’élection du modérateur, fonction qui peut être exercée indépendamment du temps déjà passé dans un autre rôle au sein de l’organe central (art. 2, § 3); la fonction de modérateur peut être exercée pendant dix ans au plus, après quoi il n’est plus possible d’exercer cette fonction (art. 2 § 4).
14. Conscient du rôle clé joué par les fondateurs dans diverses associations ou organismes internationaux, le Dicastère, lors de l’approbation de leurs statuts, a souvent accordé une stabilité aux fonctions de gouvernement attribuées aux fondateurs eux-mêmes. De cette manière, on a cherché à laisser suffisamment de temps pour que le charisme qu’ils ont reçu trouve une place adéquate dans l’Église et soit reçu fidèlement par les membres. Par à ce décret, le Dicastère se réserve la faculté de dispenser les fondateurs des limites établies (art. 5), s’il le jugera opportun pour le développement et la stabilité de l’association ou de l’organisme, et si une telle dispense correspond à la volonté claire de l’organe central de gouvernement.
15. Le Dicastère est confiant que ce Décret sera accueilli dans le juste esprit d’obéissance filiale et de communion ecclésiale, dont ont fait preuve tant d’associations de fidèles et d’organismes internationaux, et que l’on saisira pleinement sa motivation pastorale, née du désir de l’Église-Mère d’aider ses enfants à progresser vers la pleine maturité ecclésiale souhaitée. Le Dicastère rend grâce au Seigneur pour le don précieux que sont ces réalités internationales, engagées dans l’annonce du Christ ressuscité et dans la transformation du monde selon l’Évangile.
[00817-FR.01] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
Explanatory Note
1. The General Decree “The Associations of the Faithful” disciplines the internal government of the international associations of the faithful, private and public, and of the other bodies with juridical personality subject to the direct supervision of the Dicastery for Laity, Family and Life. The decree is to be read in the context of the mission entrusted to the Dicastery and with reference to Magisterium concerning the associations of the faithful and the ecclesial movements.
2. In the context of its own competence, the Dicastery has the task of accompanying the life and the development of associations of the faithful and lay movements (cf. Statutes, art. 7). The Dicastery’s activity is animated by the desire to promote growth in the ecclesial entities entrusted to it, and to help Bishops to adequately fulfil their own role in guiding and accompanying these entities.
3. Following on from Vatican Council II, which recognised the lay apostolate as an expression of the vocation and missionary responsibility of the lay faithful (cf. Apostolicam Actuositatem, 1, 18-19), Saint John Paul II saw the essence of the Church itself realised in the associations of the faithful: “make the mystery of Christ and his saving work present in the world (Message for the World Congress of Ecclesial Movements and New Communities, May 27th 1998). With prophetic intuition, addressing the ecclesial movements during the Pentecost Vigil in 1998, he set them a new challenge: “Today a new stage is unfolding before you: that of ecclesial maturity. This does not mean that all problems have been solved. Rather, it is a challenge. A road to take. The Church expects from you the ‘mature’ fruits of communion and commitment” (Meeting with Ecclesial Movements and New Communities for the Vigil of Pentecost, May 30th 1998).
4. Benedict XVI explored the implications of this new phase of ecclesial maturity pointing, as a path for adequately understanding the associations of the faithful in the light of God’s plan and the mission of the Church, to a more mature communion of all parts of the Church “so that all the charisms, with respect for their specificity, may freely and fully contribute to the edification of the one Body of Christ” (Address to Bishops participating in a Seminar organised by the Pontifical Council for the Laity, May 17th 2008). He also invited the ecclesial movements to submit with prompt obedience and adherence to the discernment of the ecclesiastical authorities, indicating this availability as the guarantee of the authenticity of their charisms and the evangelical goodness of their actions (cf. Message for the Second World Congress of Ecclesial Movements and New Communities, May 22nd 2006).
5. Pope Francis, in line with his predecessors, suggests understanding the demands that the path of ecclesial maturity makes upon the associations of the faithful in a perspective of missionary conversion (cf. Evangelii Gaudium, 29-30). He indicates as priorities respecting personal freedom; overcoming self-referentiality, unilateralism and absolutisation; promoting a broader synodality, and the precious gift of communion. Indeed “real communion cannot exist in Movements or in New Communities unless these are integrated within the greater communion of our Holy Mother, the hierarchical Church” (Address to the Third World Congress of Ecclesial Movements and New Communities, November 22nd 2014).
With reference to ecclesial maturity, Pope Francis exhorts: “Do not forget, however, that to reach this goal, conversion must be missionary: the strength to overcome temptations and insufficiencies comes from the profound joy of proclaiming the Gospel, which is the foundation of your charisms” (Address to the Third World Congress of Ecclesial Movements and New Communities, November 22nd 2014). This is the interpretative key that allows us to understand the ecclesial meaning of this Decree, aiming, as it does, to overcome ‘temptations and insufficiencies’ encountered in how government is exercised within associations of the faithful.
6. In its service of accompanying the more than one hundred international associations and other entities over which it exercises direct supervision, the Dicastery has been able to observe a broad variety of methods in carrying out the responsibilities of government. This experience has led to study and discernment on good government within these associations.
7. Within associations of the faithful, authority is attributed by the free will of the members as set out in the statutes, and is exercised as a service for the good government of the association, with reference to specific purposes, in the fulfilment of an ecclesial mission. Indeed, the charisms that are at the origins of many associative entities have been given by the Holy Spirit for the benefit not only of those who receive them but of all the People of God (cf. Iuvenescit Ecclesia, 5-7). Consequently, the backdrop against which all dimensions of the life of these associations is to be understood remains the Church itself, and not the more limited sphere of the international association or, even less so, of its local groups. Therefore, government in an association of the faithful is also to be understood in a perspective of ecclesial communion, and is to be exercised according to the norms of universal law and the association’s own norms, under the supervision of ecclesiastical authority (cf. cc. 305, 315, 323 Code of Canon Law; Lumen gentium, 12 b; Iuvenescit Ecclesia, 8).
8. In the context of its role of supervision, the Dicastery – after an attentive study of Magisterium and of the law of the Church, and after prudent inter-dicasterial consultation – has identified several reasonable criteria concerning two necessary aspects of good government: regulating the terms of office in governing bodies at international level, and the representativeness of these bodies. The General Decree promulgated today – which has been approved in forma specifica by the Supreme Pontiff – disciplines the length and number of these terms of office and, for the associations, the participation of its members in the constitution of its central governing bodies.
9. Not infrequently, for those called to govern, the absence of limits in terms of office favours forms of appropriation of the charism, personalisation, centralisation and expressions of self-referentiality which can easily cause serious violations of personal dignity and freedom, and even real abuses. Furthermore, bad government inevitably creates conflicts and tensions which injure communion and weaken missionary dynamism.
10. Equally, experience has shown that a change in generations inside governing bodies through a rotation of responsibilities benefits the vitality of the association. It provides an opportunity for creative growth and stimulates investment in training. It reinvigorates faithfulness to the charism, breathes new life and efficacy to the interpretation of the signs of the times, and encourages new and updated paths of missionary action.
11. The decree abrogates any norm contrary to it, contained in the statutes of the associations and entities concerned.
12. With regard to representativeness, the decree provides that pleno iure members of an association are to participate, at least indirectly, in the process of electing the central governing body at international level (art. 3).
13. With regard to the renewal of positions in government, the decree limits to five years the maximum length of each term of office in the central governing body at international level (art. 1), to a maximum of ten consecutive years the exercise of all positions in this body (art. 2 § 1), with the possibility of re-election only after a vacancy of one term (art. 2§ 2), except for the case of the moderator, whose functions can be exercised independently of the time already spent in other positions within the central governing body (art. 2 § 3). The position of moderator can be held for a maximum of ten years in total, after which it is not possible to access this position again (art. 2 § 4).
14. Acknowledging the key role played by founders in many international associations or entities, in approving statutes, the Dicastery has often granted stability to the positions in government exercised by these founders. In doing so, the Dicastery has sought to allow sufficient time to ensure that the charism received by them might be appropriately received in the Church and be faithfully assimilated by members. By virtue of this decree, the Dicastery reserves the power to dispense founders from the limits set out in it (art. 5), if it considers this opportune for the development and stability of the association or entity, and if a dispensation corresponds to the clear will of the central governing body.
15. The Dicastery is confident that this decree will be received in the appropriate spirit of filial obedience and ecclesial communion that so many international associations of the faithful and international entities demonstrate in exemplary fashion, and that the pastoral motivation for this decree will be fully understood, born as it is from the desire of Mother-Church to help its children progress towards full ecclesial maturity. The Dicastery gives thanks to the Lord for the precious gift of these international entities, committed to announcing the Risen Christ and to transforming the world according to the Gospel.
[00817-EN.01] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua spagnola
Nota explicativa
1. El Decreto General Las asociaciones de fieles regula el ejercicio del gobierno en las asociaciones internacionales de fieles, tanto privadas como públicas, y en otras entidades con personalidad jurídica sujetas a la supervisión directa del Dicasterio para los Laicos, la Familia y la Vida. El Decreto debe leerse en el contexto de la misión encomendada al Dicasterio, así como en referencia al Magisterio sobre las asociaciones de fieles y los movimientos eclesiales.
2. El Dicasterio, en el ámbito de su propia competencia, tiene la tarea de acompañar la vida y el desarrollo de las asociaciones de fieles y de los movimientos laicales (cfr. Estatuto, Art. 7). Su labor está animada por el deseo de promover el crecimiento de las realidades eclesiales que le han sido confiadas, así como de ayudar a los Pastores a desempeñar adecuadamente su función de guía y acompañamiento.
3. Siguiendo la huella del Concilio Vaticano II, que reconoció en el apostolado laical organizado una expresión de la vocación y la responsabilidad misionera de los fieles laicos (cfr. Apostolicam actuositatem, 1, 18-19), san Juan Pablo II veía realizada en las agregaciones de fieles la esencia de la misma Iglesia: «hacer presente el misterio de Cristo y su obra salvífica en el mundo» (Mensaje a los participantes en el Congreso mundial de los movimientos eclesiales, 27 de mayo de 1998). Con clarividencia profética, dirigiéndose a los movimientos eclesiales con ocasión de la Vigilia de Pentecostés de 1998, les lanzó un nuevo reto: «Hoy ante vosotros se abre una etapa nueva: la de la madurez eclesial. Esto no significa que todos los problemas hayan quedado resueltos. Más bien, es un desafío, un camino por recorrer. La Iglesia espera de vosotros frutos “maduros” de comunión y de compromiso» (Discurso a los movimientos eclesiales y a las nuevas comunidades en la Vigilia de Pentecostés, 30 de mayo de 1998).
4. Benedicto XVI profundizó en las implicaciones de esta nueva fase de madurez eclesial, señalando una comunión más madura de todos los componentes eclesiales como el modo de entender adecuadamente las agregaciones de fieles a la luz del plan de Dios y de la misión de la Iglesia, «para que todos los carismas, en el respeto de su especificidad, puedan contribuir plena y libremente a la edificación del único Cuerpo de Cristo» (A los obispos participantes en el Seminario de estudio organizado por el Consejo Pontificio para los Laicos, 17 de mayo de 2008). También exhortó a los movimientos eclesiales a someterse con pronta obediencia y adhesión al discernimiento de la autoridad eclesiástica, señalando esta voluntad como la garantía misma de la autenticidad de sus carismas y de la bondad evangélica de su labor (cfr. Mensaje a los participantes en el II Congreso mundial de los movimientos eclesiales y de las nuevas comunidades, 22 de mayo de 2006).
5. El Papa Francisco, en línea con sus predecesores, sugiere entender las necesidades que requiere el camino de madurez eclesial de las agregaciones de fieles desde la perspectiva de la conversión misionera (cfr. Evangelii gaudium, 29-30). Señala como prioridades el respeto a la libertad personal; la superación de la autorreferencialidad, la unilateralidad y la absolutización; la promoción de una sinodalidad más amplia, así como el preciado bien de la comunión. «La verdadera comunión – señala – no puede existir en un movimiento o en una nueva comunidad si no se integra en la comunión más grande que es nuestra Santa Madre Iglesia Jerárquica» (Discurso a los participantes en el III Congreso mundial de los movimientos eclesiales y las nuevas comunidades, 22 de noviembre de 2014).
En referencia a la madurez eclesial, el Papa Francisco exhorta: «No olvidéis que, para alcanzar esta meta, la conversión debe ser misionera: la fuerza de superar tentaciones y carencias viene de la alegría profunda del anuncio del Evangelio, que está en la base de todos vuestros carismas» (Discurso a los participantes en el III Congreso mundial de los movimientos eclesiales y las nuevas comunidades, 22 de noviembre de 2014). Esta es la clave interpretativa que permite captar el sentido eclesial del presente Decreto, que pretende, en concreto, superar las “tentaciones e insuficiencias” que se encuentran en el modo de ejercer el gobierno dentro de las asociaciones de fieles.
6. En su servicio de acompañamiento a más de un centenar de asociaciones y otras entidades internacionales sobre los que ejerce una vigilancia directa, el Dicasterio ha tenido la oportunidad de observar prácticas muy diversificadas en la gestión de las responsabilidades de dirección. Esta experiencia ha suscitado un estudio y un discernimiento que tiene por objeto la buena conducción del gobierno dentro de estas agregaciones.
7. En las asociaciones de fieles, la autoridad es atribuida por la libre voluntad de los asociados de acuerdo con los estatutos, y debe ser ejercida como un servicio para el buen gobierno de la entidad, con referencia a los objetivos específicos en el cumplimiento de la misión eclesial. En efecto, los carismas que han dado lugar al nacimiento de diversas realidades agregativas han sido otorgados por el Espíritu Santo ad utilitatem de todo el Pueblo de Dios, no solo en beneficio de quienes los reciben (cfr. Iuvenescit Ecclesia, 5-7). En consecuencia, el horizonte último para concebir cada dimensión de la vida de las realidades agregativas sigue siendo la Iglesia, no el ámbito restringido de la asociación internacional o, menos aún, de cada grupo local individual. Por tanto, también el gobierno en las asociaciones de fieles debe entenderse en una perspectiva de comunión eclesial, y se ejerce según las normas del derecho universal y del derecho propio, bajo la vigilancia de la autoridad eclesiástica (cfr. cann. 305, 315, 323, Código de Derecho Canónico; Lumen gentium, 12 b; Iuvenescit Ecclesia, 8).
8. En el ámbito de la vigilancia que le corresponde, el Dicasterio – tras un cuidadoso estudio del Magisterio y del derecho de la Iglesia, así como una prudente consulta interdicasterial – ha identificado algunos criterios de razonabilidad en relación con dos aspectos necesarios para el buen ejercicio del gobierno: la regulación de los mandatos de los órganos de gobierno a nivel internacional y la representatividad de estos últimos. El Decreto General promulgado hoy – que cuenta con la aprobación en forma específica del Sumo Pontífice – reglamenta estos mandatos en cuanto a su duración y número y, para las asociaciones, la participación de los miembros en la constitución de los órganos centrales de gobierno.
9. No pocas veces, la falta de límites a los mandatos de gobierno fomenta, en los llamados a gobernar, formas de apropiación del carisma, de personalismo, de centralización de funciones, así como expresiones de autorreferencialidad, que fácilmente conducen a graves violaciones de la dignidad y la libertad personales, e incluso a verdaderos abusos. Además, un mal ejercicio de gobierno crea inevitablemente conflictos y tensiones que hieren la comunión y debilitan el celo misionero.
10. Del mismo modo, la experiencia ha demostrado que el relevo generacional de los órganos de gobierno, a través de la rotación de las responsabilidades directivas, aporta grandes beneficios a la vitalidad de la asociación: es una oportunidad de crecimiento creativo y un impulso a la inversión formativa; revitaliza la fidelidad al carisma; da aliento y eficacia a la interpretación de los signos de los tiempos; fomenta formas nuevas y actuales de acción misionera.
11. El Decreto abroga cualquier norma contraria a él vigente en los estatutos de las agregaciones y entidades interesadas.
12. En cuanto a la representatividad, el Decreto establece que los miembros pleno iure de una asociación participen, al menos indirectamente, en el proceso de elección del órgano central de gobierno a nivel internacional (Art. 3).
13. En cuanto a la renovación de los cargos de gobierno, el Decreto limita a cinco años la duración máxima de cada mandato en el órgano central de gobierno a nivel internacional (Art. 1), y a un máximo de diez años consecutivos el ejercicio de cualquier cargo en dicho órgano (Art. 2 § 1), con la posibilidad de reelección solo tras la vacante de un mandato (Art. 2 § 2), excepto en el caso de la elección como moderador, que puede ejercerse con independencia de los años ya transcurridos en otro cargo del órgano central (Art. 2 § 3). 2 § 2), salvo en el caso de la elección como moderador, cargo que puede ejercerse con independencia de los años que se hayan pasado en otro puesto en el órgano central (Art. 2 § 3); la función de moderador puede ejercerse durante un máximo de diez años en absoluto, después de los cuales ya no es posible ejercer ese cargo (Art. 2 § 4).
14. Consciente del papel clave que desempeñan los fundadores en diversas asociaciones o entidades internacionales, el Dicasterio, al aprobar los estatutos, ha otorgado a menudo estabilidad a los cargos de gobierno atribuidos a los mismos fundadores. De este modo, ha querido dar el tiempo suficiente para que el carisma que han recibido encuentre un lugar adecuado en la Iglesia y sea acogido fielmente por los miembros. En virtud de este Decreto, el Dicasterio se reserva la facultad de dispensar a los fundadores de los límites establecidos (Art. 5), si lo considera oportuno para el desarrollo y la estabilidad de la asociación o entidad, y si tal dispensa corresponde a la clara voluntad del órgano central de gobierno.
15. El Dicasterio confía en que este Decreto sea acogido con el debido espíritu de obediencia filial y de comunión eclesial, del que tantas asociaciones de fieles y entidades internacionales han dado prueba ejemplar, y que se capte plenamente su motivación pastoral, nacida del deseo de la Iglesia-Madre de ayudar a estos hijos suyos a progresar hacia la plena madurez eclesial deseada. El Dicasterio da gracias al Señor por el precioso don que constituyen estas realidades internacionales, comprometidas en el anuncio de Cristo Resucitado y en la transformación del mundo según el Evangelio.
[00817-ES.01] [Texto original: Italiano]
[B0375-XX.01]