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Santa Messa nella Solennità di Pentecoste, 23.05.2021


Omelia del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Alle ore 10.00 di questa mattina, Domenica di Pentecoste, il Santo Padre Francesco ha celebrato la Santa Messa nella Basilica di San Pietro.

Pubblichiamo di seguito l’omelia che Papa Francesco ha pronunciato nel corso della Celebrazione Eucaristica, dopo la proclamazione del Vangelo:

Omelia del Santo Padre

«Verrà il Paraclito, che io manderò dal Padre» (Gv15,26). Con queste parole Gesù promette ai discepoli lo Spirito Santo, il dono definitivo, il dono dei doni. Ne parla usando un’espressione particolare, misteriosa:Paraclito. Accogliamo oggi questa parola, non facile da tradurre in quanto racchiude in sé più significati. Paraclito, in sostanza, vuol dire due cose:ConsolatoreeAvvocato.

1.Il Paraclito è il Consolatore. Tutti noi, specialmente nei momenti difficili, come quello che stiamo attraversando,a causa della pandemia,cerchiamo consolazioni. Ma spesso ricorriamo solo a consolazioni terrene, che svaniscono presto, sono consolazioni del momento. Gesù ci offre oggi la consolazione del Cielo, lo Spirito, il «Consolatore perfetto» (Sequenza). Qual è la differenza? Le consolazioni del mondo sono come gli anestetici: danno un sollievo momentaneo, ma non curano il male profondo che ci portiamo dentro. Distolgono, distraggono, ma non guarisconoalla radice. Agiscono in superficie, a livello dei sensi edifficilmentedel cuore. Perché solo chi ci fa sentire amati così come siamo dà pace al cuore. Lo Spirito Santo, l’amore di Dio, fa così: scende dentro, in quanto Spirito agisce nel nostro spirito. Visita «nell’intimo il cuore», come «ospite dolce dell’anima» (ibid.). È la tenerezza stessa di Dio, che non ci lascia soli; perché stare con chi è solo è già consolare.

Sorella, fratello, se avverti il buio della solitudine, se porti dentro un macigno che soffoca la speranza, se hai nel cuore una ferita che brucia, se non trovi la via d’uscita, apriti allo Spirito. Egli, scriveva San Bonaventura, «dove c’è maggiore tribolazione porta maggiore consolazione, non come fa il mondo che nella prosperità consola e adula ma nell’avversità deride e condanna» (Sermone fra l’ottava dell’Ascensione). Così fa il mondo, così fa soprattutto lo spirito nemico, il diavolo: prima ci lusinga e ci fa sentire invincibili– le lusinghe del diavolo che fanno crescere la vanità –, poi ci butta a terra e ci fa sentire sbagliati: gioca con noi. Fa di tutto per buttarci giù, mentre lo Spirito del Risorto vuole risollevarci. Guardiamo agli Apostoli: erano soliquella mattina, erano solie smarriti, stavano a porte chiuseper la paura, vivevano nel timore e davanti agli occhi avevano tutte le loro fragilità e i loro fallimenti, i loro peccati: avevano rinnegato Gesù Cristo. Gli anni passati con Gesù non li avevano cambiati, continuavano a essere gli stessi. Poi ricevono lo Spirito e tutto cambia: i problemi e i difetti rimangono gli stessi, eppure non li temono piùperchénon temono nemmeno chi vuol fare loro del male. Si sentono consolati dentro e vogliono riversare fuori la consolazione di Dio. Prima impauriti, ora hanno paura solo di non testimoniare l’amore ricevuto. Gesù l’aveva profetizzato: lo Spirito «darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza» (Gv15,26-27).

E facciamo un passo avanti.Pure noi siamo chiamati a testimoniare nello Spirito Santo, adiventare paracliti,cioèconsolatori. Sì, lo Spirito ci chiede di dare corpo alla sua consolazione. Comepossiamo fare questo? Non facendo grandi discorsi, ma facendoci prossimi; non con parole di circostanza, ma con la preghiera e la vicinanza.Ricordiamo che la vicinanza, la compassione e la tenerezza è lo stile di Dio, sempre.Il Paraclito dice alla Chiesa che oggi èil tempo della consolazione. È il tempo del lieto annuncio del Vangelo più che della lotta al paganesimo. È il tempo per portare la gioia del Risorto, non per lamentarci del dramma della secolarizzazione. È il tempo per riversare amore sul mondo, senza sposare la mondanità. È il tempo in cui testimoniare la misericordia più che inculcare regole e norme. È il tempo del Paraclito!È il tempo della libertà del cuore, nel Paraclito.

2.Il Paraclito, poi,è l’Avvocato. Nel contesto storico di Gesù, l’avvocato non svolgeva le sue funzioni come oggi: anziché parlare al posto dell’imputato, gli stava di solito accanto e gli suggeriva all’orecchio gli argomenti per difendersi. Così fa il Paraclito, «lo Spirito della verità» (v. 26), che non si sostituisce a noi, ma ci difende dalle falsità del male ispirandoci pensieri e sentimenti. Lo fa con delicatezza, senza forzarci: si propone ma non si impone. Lo spirito della falsità, il maligno, fa il contrario: cerca di costringerci, vuole farci credere che siamo sempre obbligati a cedere alle suggestioni cattive e alle pulsioni dei vizi. Proviamo allora ad accogliere tre suggerimenti tipici del Paraclito, del nostro Avvocato. Sono tre antidoti basilari contro altrettante tentazioni, oggitantodiffuse.

Il primo consiglio dello Spirito Santo è: “Abita il presente”. Il presente, non il passato o il futuro. Il Paraclito affermail primato dell’oggi, contro la tentazione di farci paralizzare dalle amarezze e dalle nostalgie del passato, oppure di concentrarci sulle incertezze del domani e lasciarci ossessionare dai timori per l’avvenire. Lo Spirito ci ricorda la grazia del presente. Non c’è tempo migliore per noi: adesso, lì dove siamo, è il momento unico e irripetibile per fare del bene, per fare della vita un dono. Abitiamo il presente!

Poi il Paraclito consiglia: “Cerca l’insieme”. L’insieme, non la parte. Lo Spirito non plasma degli individui chiusi, ma ci fonda come Chiesa nella multiforme varietà dei carismi, in un’unità che non è mai uniformità. Il Paraclito affermail primato dell’insieme. Nell’insieme, nella comunità lo Spirito predilige agire e portare novità. Guardiamo agli Apostoli. Erano molto diversi: tra loro, ad esempio, c’erano Matteo, pubblicano che aveva collaborato con i Romani, e Simone, detto Zelota, che si opponeva a loro. C’erano idee politiche opposte, visioni del mondo differenti. Ma quando ricevono lo Spirito imparano a non dare il primato ai loro punti di vista umani, ma all’insieme di Dio. Oggi, se ascoltiamo lo Spirito, non ci concentreremo su conservatori e progressisti, tradizionalisti e innovatori, destra e sinistra: se i criteri sono questi, vuol dire che nella Chiesa si dimentica lo Spirito. Il Paraclito spinge all’unità, alla concordia, all’armonia delle diversità. Ci fa vedere parti dello stesso Corpo, fratelli e sorelle tra noi. Cerchiamo l’insieme!E il nemico vuole che la diversità si trasformi in opposizione e per questo le fa diventare ideologie. Dire “no” alle ideologie, “sì” all’insieme.

Infine, il terzo grande consiglio: “Metti Dio prima del tuo io”. È il passo decisivo della vita spirituale, che non è una collezione di meriti e di opere nostre, ma umile accoglienza di Dio. Il Paraclito affermail primato della grazia. Solo se ci svuotiamo di noi stessi lasciamo spazio al Signore; solo se ci affidiamo a Lui ritroviamo noi stessi; solo da poveri in spirito diventiamo ricchi di Spirito Santo. Vale anche per la Chiesa. Non salviamo nessuno e nemmeno noi stessi con le nostre forze. Se in primo luogo ci sono i nostri progetti, le nostre strutture e i nostri piani di riforma scadremo nel funzionalismo, nell’efficientismo, nell’orizzontalismo e non porteremo frutto.Gli “ismi” sono ideologie che dividono, che separano.La Chiesa non è un’organizzazione umana– è umana, ma non è solo un’organizzazione umana –,la Chiesaè il tempio dello Spirito Santo. Gesù ha portato il fuoco dello Spirito sulla terra e la Chiesa si riforma con l’unzione, la gratuità dell’unzionedella grazia, con la forza della preghiera, con la gioia della missione, con la bellezza disarmante della povertà. Mettiamo Dio al primo posto!

Spirito Santo, Spirito Paraclito, consola i nostri cuori. Facci missionari della tua consolazione, paracliti di misericordia per il mondo. Avvocato nostro, dolce Suggeritore dell’anima, rendici testimoni dell’oggi di Dio, profeti di unità per la Chiesa e l’umanità, apostoli fondati sulla tua grazia, che tutto crea e tutto rinnova.Amen.

[00711-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

«Viendra le Défenseur, que je vous enverrai d’auprès du Père» (Jn15, 26). Avec ces paroles, Jésus promet aux disciples l’Esprit Saint, le don définitif, le don des dons. Il en parle en utilisant une expression particulière, mystérieuse:Paraclet. Accueillons aujourd’hui ce mot, pas facile à traduire car il contient plusieurs significations. Paraclet, en substance, veut dire deux choses:ConsolateureAvocat.

1.Le Paraclet est le Consolateur. Nous tous, spécialement dans les moments difficiles, comme ceux que nous traversons à cause de la pandémie, nous cherchons des consolations. Mais souvent nous recourons seulement aux consolations terrestres, qui s’estompent vite, ce sont des consolation d’un moment. Jésus nous offre aujourd’hui la consolation du Ciel, l’Esprit, le«Consolateur souverain»(Séquence). Quelle est la différence? Les consolations du monde sont comme les anesthésiants: elles donnent un soulagement momentané, mais elles ne soignent pas le mal profond que nous portons à l’intérieur. Elles détournent, distraient, mais ne guérissent pas à la racine. Elles agissent en superficie, au niveau des sens et difficilement au niveau du cœur. Parce que seul celui qui nous fait sentir aimés tels que nous sommes donne la paix ducœur. L’Esprit Saint, l’amour de Dieu, fait ainsi: il descend à l’intérieur, car l’Esprit agit dans notre esprit. Il visite «jusqu’à l’intime le cœur», comme «hôte très doux de nos âmes» (ibid.). Il est la tendresse même de Dieu, qui ne nous laisse pas seuls; parce que rester avec celui qui est seul c’est déjà consoler.

Sœur, frère, si tu sens l’obscurité de la solitude, si tu portes à l’intérieur une pierre qui étouffe l’espérance, si tu as dans le cœur une blessure qui brûle, si tu ne trouves pas la sortie, ouvre-toi à l’Esprit Saint. Saint Bonaventure écrivait, «où il y a une plus grande affliction il apporte une plus grande consolation, non pas comme le fait le monde qui dans la prospérité, console et flatte mais, dans l’adversité, se moque et condamne» (Sermon entre l’octave de l’Ascension). Ainsi fait le monde, ainsi fait surtout l’esprit ennemi, le diable: d’abord il nous flatte et nous fait sentir invincibles – les flatteries du diable qui augmentent la vanité - , ensuite il nous jette à terre et fait sentir que nous sommes mauvais: il joue avec nous. Il fait tout pour nous abattre, alors que l’Esprit du Ressuscité veut nous relever. Regardons les apôtres: ils étaient seuls ce matin-là, ils étaient seuls et perdus, ils se tenaient enfermés par peur, vivaient dans la crainte et avaient devant les yeux toutes leurs fragilités et leurs échecs, leurs péchés: ils avaient renié Jésus-Christ. Les années passées avec Jésus ne les avaient pas changés, ils étaient restés les mêmes. Puis ils reçoivent l’Esprit et tout change: les problèmes et les défauts restent les mêmes, et pourtant ils ne les craignent plus, ils ne craignent même pas ceux qui veulent leurfaire du mal. Ils se sentent consolés intérieurement et veulent reverser extérieurement la consolation de Dieu. Auparavant apeurés, ils ont maintenant peur de ne pas témoigner l’amour reçu. Jésus l’avait prophétisé: l’Esprit «rendra témoignage en ma faveur. Et vous aussi, vous allez rendre témoignage» (Jn15, 26-27).

Et avançons d’un pas. Nous aussi, nous sommes appelés à témoigner dans l’Esprit Saint, àdevenir des paraclets, c’est à dire des consolateurs. Oui, l’Esprit nous demande de donner corps à sa consolation. Commentarriver à cela? Non pas en faisant de grands discours, mais en nous faisant proches; non pas avec des paroles de circonstance, mais avec la prière et la proximité. Rappelons que la proximité, la compassion et la tendresse sont les styles de Dieu, toujours.Le Paraclet dit à l’Eglise qu’aujourd’hui c’estle temps de la consolation. C’est le temps de la joyeuse annonce de l’Evangile plus que de la lutte contre le paganisme. C’est le temps d’apporter la joie du Ressuscité, non pas de se plaindre du drame de la sécularisation. C’est le temps de reverser l’amour sur le monde, sans épouser la mondanité. C’est le temps où il faut témoigner de la miséricorde plutôt que d’inculquer des règles et des normes. C’est le temps du Paraclet! C’est le temps de la liberté du cœur, dans le Paraclet.

2.Le Paraclet, ensuite,est l’Avocat. Dans le contexte historique de Jésus, l’avocat ne remplissait pas ses fonctions comme aujourd’hui: au lieu de parler à la place de l’accusé, il était généralement à ses côtés et lui suggérait à l’oreille les arguments pour se défendre. Le Paraclet fait ainsi, «l’Esprit de vérité» (v. 26), qui ne prend pas notre place, mais nous défend contre les mensonges du mal en nous inspirant des pensées et des sentiments. Il le fait avec délicatesse, sans nous forcer: il se propose mais ne s’impose pas. L’esprit de mensonge, le malin, fait le contraire: il cherche à nous contraindre, il veut nous faire croire que nous sommes toujours obligés de céder à ses suggestions mauvaises et aux pulsions des vices. Essayons donc d’accueillir trois conseils typiques du Paraclet, de notre Avocat. Ce sont trois antidotes fondamentales contre plusieurs tentations, aujourd’hui très répandues.

Le premier conseil de l’Esprit Saint est: “Habite le présent”. Le présent, pas le passé ou l’avenir. Le Paraclet affirmela primauté d’aujourd’hui, contre la tentation de nous laisser paralyser par les amertumes et par la nostalgie du passé, ou de nous concentrer sur les incertitudes de demain et nous laisser obséder par les craintes pour l’avenir. L’Esprit nous rappelle la grâce du présent. Il n’y a pas de temps meilleur pour nous: maintenant, là où nous sommes, c’est le moment unique et irremplaçable pour faire du bien, pour faire de la vie un don. Habitons le présent!

Puis le Paraclet conseille: “Cherche le tout”. Le tout, pas la partie. L’Esprit ne façonne pas des individus fermés, mais nous fonde en tant qu’Eglise dans la variété multiforme des charismes, dans une unité qui n’est jamais uniformité. Le Paraclet affirmela primauté du tout. Dans le tout, dans la communauté l’Esprit préfère agir et apporter la nouveauté. Regardons les Apôtres. Ils étaient très différents: parmi eux, par exemple, il y avait Matthieu, un publicain qui avait collaboré avec les Romains, et Simon, dit le Zélote, qui s’opposait à eux. Il y avait des idées politiques opposées, des visions du monde différentes. Mais quand ils reçoivent l’Esprit, ils apprennent à ne pas donner la primauté à leurs points de vue humains, mais au tout de Dieu. Aujourd’hui, si nous écoutons l’Esprit, nous ne nous concentrerons pas sur conservateurs et progressistes, traditionnalistes et innovateurs, droite et gauche: si les critères sont ceux-là, cela veut dire que dans l’Eglise on oublie l’Esprit. Le Paraclet pousse à l’unité, à la concorde, à l’harmonie des diversités. Il nous fait voir comme parties du même Corps, frères et sœurs entre nous. Cherchons le tout! Et l’ennemi veut que la diversité se transforme en opposition, c’est pourquoi il les transforme en idéologies. Dire “non” aux idéologies, “oui” au tout.

Enfin, le troisième grand conseil: “Mets Dieu avant ton moi”. C’est le pas décisif de la vie spirituelle, qui n’est pas une collection de nos mérites et de nos œuvres, mais l’humble accueil de Dieu. Le Paraclet affirmela primauté de la grâce. C’est seulement si nous nous vidons de nous-mêmes que nous laissons l’espace au Seigneur; c’est seulement si nous nous confions à lui que nous nous retrouvons nous-mêmes; c’est seulement en étant pauvres en esprit que nous devenons riches d’Esprit Saint. Cela vaut aussi pour l’Eglise. Nous ne sauvons personne, et même pas nous-mêmes par nos forces. S’il y a d’abord nos projets, nos structures et nos plans de réformes nous tomberons dans le fonctionnalisme, dans l’efficience, dans l’horizontalisme et nous ne porterons pas de fruit. Les “ismes” sont des idéologies qui divisent qui séparent. L’Eglise n’est pas une organisation humaine – elle est humaine, mais elle n’est pas seulement une organisation humaine –, l’Eglise est le temple de l’Esprit Saint. Jésus a apporté le feu de l’Esprit sur la terre et l’Eglise se réforme avec l’onction, la gratuité de l’onction de la grâce, avec la force de la prière, avec la joie de la mission, avec la beauté désarmante de la pauvreté. Mettons Dieu à la première place!

Esprit Saint, Esprit Paraclet, console nos cœurs. Fais de nous des missionnaires de ta consolation, paraclets de miséricorde pour le monde. Notre Avocat, doux Inspirateur de l’âme, rends-nous témoins de l’aujourd’hui de Dieu, prophètes d’unité pour l’Eglise et l’humanité, apôtres fondés sur la grâce, qui crée et renouvelle tout.Amen.

[00711-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

“When the Paraclete comes, whom I will send to you from the Father…”(Jn15:26).With these words, Jesus promises to send his disciples the Holy Spirit, the ultimate gift, the gift of gifts. He uses an unusual and mysterious word to describe the Spirit:Paraclete. Today let us reflect on this word, which is not easy to translate, for it has a number of meanings. Essentially, it means two things:ComforterandAdvocate.

The Paraclete is the Comforter. All of us, particularly at times of difficulty like those we are presently experiencing due to the pandemic, look for consolation. Often, though, we turn only to earthly comforts, ephemeral comforts that quickly fade. Today, Jesus offers us heavenly comfort, the Holy Spirit, who is “of comforters the best” (Sequence). What is the difference? The comforts of the world are like a pain reliever: they can give momentary relief, but not cure the illness we carry deep within. They can soothe us, but not heal us at the core. They work on the surface, on the level of the senses, but hardly touch our hearts. Only someone who makes us feel loved for who we are can give peace to our hearts. The Holy Spirit, the love of God, does precisely that. He comes down within us; as the Spirit, he acts in our spirit. He comes down “within the heart”, as “the soul’s most welcome guest” (ibid). He is the very love of God, who does not abandon us; for being present to those who are alone is itself a source of comfort.

Dear sister, dear brother, if you feel the darkness of solitude, if you feel that an obstacle within you blocks the way to hope, if your heart has a festering wound, if you can see no way out, then open your heart to the Holy Spirit. Saint Bonaventure tells us that, “where the trials are greater, he brings greater comfort, not like the world, which comforts and flatters us when things go well, but derides and condemns us when they do not” (Homily in the Octave of the Ascension). That is what the world does, that is especially what the hostile spirit, the devil, does. First, he flatters us and makes us feel invincible (for the blandishments of the devil feed our vanity); then he flings us down and makes us feel that we are failures. He toys with us. He does everything to cast us down, whereas the Spirit of the risen Lord wants to raise us up. Look at the apostles: they were alone that morning, alone and bewildered, cowering behind closed doors, living in fear and overwhelmed by their weaknesses, failings and their sins, for they had denied Christ. The years they had spent with Jesus had not changed them: they were no different than they had been. Then, they received the Spirit and everything changed: the problems and failings remained, yet they were no longer afraid of them, nor of any who would be hostile to them. They sensed comfort within and they wanted to overflow with the comfort of God. Before, they were fearful; now their only fear was that of not testifying to the love they had received. Jesus had foretold this: “[The Spirit] will testify on my behalf; you also are to testify” (Jn15:26-27).

Let us go another step. We too are called to testify in the Holy Spirit,to become paracletes, comforters. The Spirit is asking us to embody the comfort he brings. How can we do this? Not by making great speeches, but by drawing near to others. Not with trite words, but with prayer and closeness. Let us remember that closeness, compassion and tenderness are God’s “trademark”, always. The Paraclete is telling the Church that today isthe time for comforting. It is more the time for joyfully proclaiming the Gospel than for combatting paganism. It is the time for bringing the joy of the Risen Lord, not for lamenting the drama of secularization. It is the time for pouring out love upon the world, yet not embracing worldliness. It is more the time for testifying to mercy, than for inculcating rules and regulations. It is the time of the Paraclete! It is the time of freedom of heart, in the Paraclete.

The Paraclete is also the Advocate. In Jesus’ day, advocates did not do what they do today: rather than speaking in the place of defendants, they simply stood next to them and suggested arguments they could use in their own defence. That is what the Paraclete does, for he is “the spirit of truth” (v. 26). He does not take our place, but defends us from the deceits of evil by inspiring thoughts and feelings. He does so discreetly, without forcing us: he proposes but does not impose. The spirit of deceit, the evil one, does the opposite: he tries to force us; he wants to make us think that we must always yield to the allure and the promptings of vice. Let us try to accept three suggestions that are typical of the Paraclete, our Advocate. They are three fundamental antidotes to three temptations that today are so widespread.

The first advice offered by the Holy Spirit is, “Live in the present”. The present, not the past or the future. The Paraclete affirmsthe primacy of today, against the temptation to let ourselves be paralyzed by rancour or memories of the past, or by uncertainty or fear about the future. The Spirit reminds us of the grace of the present moment. There is no better time for us: now, here and now, is the one and only time to do good, to make our life a gift. Let us live in the present!

The Spirit also tells us, “Look to the whole”. The whole, not the part. The Spirit does not mould isolated individuals, but shapes us into a Church in the wide variety of our charisms, into a unity that is never uniformity. The Paraclete affirmsthe primacy of the whole. There, in the whole, in the community, the Spirit prefers to work and to bring newness. Let us look at the apostles. They were all quite different. They included, for example, Matthew, a tax collector who collaborated with the Romans, and Simon called the zealot, who fought them. They had contrary political ideas, different visions of the world. Yet once they received the Spirit, they learned to give primacy not to their human viewpoints but to the “whole” that is God’s plan. Today, if we listen to the Spirit, we will not be concerned with conservatives and progressives, traditionalists and innovators, right and left. When those become our criteria, then the Church has forgotten the Spirit. The Paraclete impels us to unity, to concord, tothe harmony of diversity. He makes us see ourselves as parts of the same body, brothers and sisters of one another. Let us look to the whole! The enemy wants diversity to become opposition and so he makes them become ideologies. Say no to ideologies, yes to the whole.

The third advice of the Spirit is, “Put God before yourself”. This is the decisive step in the spiritual life, which is not the sum of our own merits and achievements, but a humble openness to God. The Spirit affirmsthe primacy of grace. Only by emptying ourselves, do we leave room for the Lord; only by giving ourselves to him, do we find ourselves; only by becoming poor in spirit, do we become rich in the Holy Spirit. This is also true of the Church. We save no one, not even ourselves, by our own efforts. If we give priority to our own projects, our structures, our plans for reform, we will be concerned only about effectiveness, efficiency, we will think only in horizontal terms and, as a result, we will bear no fruit. An “-ism” is an ideology that divides and separates. The Church is human, but it is not merely a human organization, it is the temple of the Holy Spirit. Jesus brought the fire of the Spirit to the earth and the Church is reformed by the anointing of grace, the gratuity of the anointing of grace, the power of prayer, the joy of mission and the disarming beauty of poverty. Let us put God in first place!

Holy Spirit, Paraclete Spirit, comfort our hearts. Make us missionaries of your comfort, paracletes of your mercy before the world. Our Advocate, sweet counsellor of the soul, make us witnesses of the “today” of God, prophets of unity for the Church and humanity, and apostles grounded in your grace, which creates and renews all things.Amen.

[00711-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

»Der Beistand kommt, den ich euch vom Vater aus senden werde« (Joh15,26). Mit diesen Worten verspricht Jesus den Jüngern den Heiligen Geist, die endgültige Gabe, die Gabe der Gaben. Er verwendet dabei einen besonderen, einen geheimnisvollen Ausdruck:Paraklet– Beistand. Gehen wir heute etwas auf dieses Wort ein, das nicht einfach zu übersetzen ist, weil es mehrere Bedeutungen enthält. Paraklet bedeutet im Wesentlichen zwei Dinge:TrösterundAnwalt.

1.Der Paraklet ist der Tröster. Wir alle suchen Trost, besonders in schwierigen Zeiten wie der, die wir wegen der Pandemie gerade durchmachen. Doch oft suchen wir Trost nur in irdischen Dingen, die bald wieder vergehen. Es ist ein Trost für den Moment. Jesus schenkt uns heute den Trost des Himmels, den Geist, den »höchsten Tröster« (Pfingstsequenz). Was ist der Unterschied? Die Tröstungen der Welt sind wie Betäubungsmittel. Sie bewirken eine kurzzeitige Erleichterung, aber sie heilen nicht das tieferliegende Übel, das wir in uns tragen. Sie lenken ab und schaffen ein gutes Gefühl, aber sie heilen nicht von der Wurzel her. Sie wirken an der Oberfläche, auf der Ebene der Sinne und schwerlich auf der des Herzens. Denn nur er, der uns zeigt, dass wir geliebt sind, so wie wir sind, gibt dem Herzen Frieden. Eben dies tut der Heilige Geist, die Liebe Gottes: er steigt in uns hinab, als Geist wirkt er in unserem Geist. Er füllt »Herz und Angesicht«, er ist der »Gast, der Herz und Sinn erfreut« (ebd.). Er ist die Zärtlichkeit Gottes, der uns nicht allein lässt; denn bei jemandem zu sein, der alleine ist, vermittelt bereits einen gewissen Trost.

Schwester, Bruder, wenn du die Dunkelheit der Einsamkeit spürst, wenn du einen Felsbrocken in dir trägst, der die Hoffnung erstickt, wenn du eine brennende Wunde in deinem Herzen hast, wenn du keinen Ausweg siehst, dann öffne dich dem Geist. Dieser, so schrieb der heilige Bonaventura, »bringt dort, wo es größere Trübsal gibt, größeren Trost. In der Welt verhält es sich umgekehrt. Sie tröstet und schmeichelt in guten Zeiten, in schlechten Zeiten aber verspottet und verurteilt sie« (Predigt in der Oktav von Christi Himmelfahrt). So ist es in der Welt, das ist es, was der feindliche Geist, der Teufel, vor allem tut: Zuerst schmeichelt er uns und macht, dass wir uns unbesiegbar fühlen – die Schmeicheleien des Teufels lassen die Eitelkeit wachsen –, dann schlägt er uns nieder und überlässt uns der Verzweiflung: er spielt mit uns. Er tut alles, um uns zu Fall zu bringen, während der Geist des Auferstandenen uns aufrichten will. Schauen wir uns die Apostel an: Sie waren an jenem Morgen allein, sie waren allein und verloren, sie waren aus Furcht hinter verschlossenen Türen, sie lebten in Angst und all ihre Schwächen und ihr Versagen, ihre Sünden, standen ihnen vor Augen: sie hatten Jesus Christus verleugnet. Die Jahre, die sie mit Jesus verbrachten, hatten sie nicht verändert, sie blieben weiter die Gleichen. Dann empfangen sie den Heiligen Geist und alles ändert sich: Die Probleme und Fehler bleiben dieselben, aber sie fürchten sich nicht mehr davor, weil sie auch vor denen, die ihnen Schaden zufügen wollen, keine Angst mehr haben. Sie fühlen sich innerlich getröstet und wollen den Trost Gottes nach außen weitergeben. Vorher hatten sie Angst, jetzt haben sie nur noch Angst davor, die Liebe, die sie empfangen hatten, nicht zu bezeugen. Jesus hatte es prophezeit: Der Geist wird »Zeugnis für mich ablegen. Und auch ihr legt Zeugnis ab« (Joh15,26-27).

Gehen wir einen Schritt weiter. Auch wir sind berufen, im Heiligen Geist Zeugnis zu geben,Parakletenzu werden, also einander beizustehen.Ja, der Geist verlangt danach, dass wir seinem Trost konkret werden lassen. Wie können wir das machen? Nicht mit großen Reden, sondern indem wir zu Nächsten werden; nicht mit Floskeln, sondern durch Gebet und Nähe. Denken wir daran, dass die Nähe, das Mitgefühl und die Zärtlichkeit den Stil Gottes ausmachen. Der Paraklet sagt der Kirche, dass heute dieZeit des Trostesist; die Zeit der freudigen Verkündigung des Evangeliums und nicht so sehr des Kampfes gegen das Heidentum; es ist die Zeit, die Freude des Auferstandenen weiterzugeben, und nicht die Zeit, das Drama der Säkularisierung zu beklagen; es ist die Zeit, Liebe über die Welt auszugießen, ohne der Verweltlichung zu erliegen. In dieser Zeit gilt es vor allem, die Barmherzigkeit bezeugen, und nicht so sehr, Regeln und Normen einzuimpfen. Es ist die Zeit des Parakleten! Es ist die Zeit der Freiheit des Herzens im Parakleten.

2.Der Paraklet istdes Weiteren auch derAnwalt. Zur Zeit Jesu übte der Anwalt seine Funktion nicht so aus wie heute: Er sprach nicht anstelle des Angeklagten, sondern stand meist neben ihm und sagte ihm die Argumente zur Verteidigung ins Ohr. Das tut auch der Beistand, »der Geist der Wahrheit« (V. 26), der nicht an unsere Stelle tritt, sondern uns vor der Falschheit des Bösen schützt, indem er uns Gedanken und Gefühle eingibt. Er tut dies sanft und ohne uns zu zwingen: Er bietet sich an, drängt sich aber nicht auf. Der Geist der Lüge, der Böse, tut das Gegenteil: Er versucht, uns zu zwingen, er will uns glauben machen, dass wir nicht anders können als seinen bösen Einflüsterungen und den lasterhaften Trieben nachzugeben. Versuchen wir also, drei Empfehlungen anzunehmen, die typisch sind für den Parakleten, unseren Anwalt. Es sind drei grundlegende Gegenmittel gegen die entsprechenden, heute so weit verbreiteten, Versuchungen.

Der erste Rat des Heiligen Geistes lautet: „Lebe in der Gegenwart“. In der Gegenwart, nicht in der Vergangenheit oder in der Zukunft. Der Versuchung, sich von der Bitterkeit und Nostalgie der Vergangenheit lähmen zu lassen, oder sich auf die Ungewissheiten des Morgen auszurichten und sich von Zukunftsängsten zu stark beeinflussen zu lassen, begegnet der Paraklet mitdem Primat des Heute. Der Geist erinnert uns an die Gnade der Gegenwart. Es gibt keinen besseren Zeitpunkt für uns: Jetzt, da, wo wir sind, ist der einzigartige und unwiederholbare Zeitpunkt, um Gutes zu tun, um das Leben zu einer Gabe zu machen. Lasst uns in der Gegenwart leben!

Dann rät der Paraklet: „Sucht das Ganze“. Das Ganze, nicht den Teil. Der Geist formt nicht verschlossene Individuen, sondern er gründet uns als Kirche in der vielgestaltigen Vielfalt der Charismen, in einer Einheit, die niemals Uniformität ist. Der Paraklet betontdenPrimat des Ganzen. Der Geist wirkt vorzugsweise im Ganzen, in der Gemeinschaft, und bringt dort Neues. Schauen wir uns die Apostel an. Sie waren sehr unterschiedlich: Unter ihnen gab es zum Beispiel Matthäus, einen Zöllner, der mit den Römern kollaboriert hatte, und Simon, den Zeloten, der gegen sie war. Es gab gegensätzliche politische Ideen, unterschiedliche Vorstellungen von der Welt. Aber als sie den Geist empfingen, lernten sie, nicht ihrer menschlichen Sichtweise den Vorrang zu geben, sondern dem Ganzen Gottes. Wenn wir heute auf den Geist hören, werden wir uns nicht auf Konservative und Progressive, Traditionalisten und Erneuerer, rechts und links konzentrieren: Wenn dies die Kriterien sind, bedeutet das, dass der Geist in der Kirche in Vergessenheit gerät. Der Paraklet drängt zur Einheit, zur Eintracht, zurHarmonie in der Verschiedenheit. Er lässt erkennen, dass wir demselben Leib angehören, dass wir Brüder und Schwestern sind. Lasst uns das Ganze suchen! Doch der Feind will, dass die Verschiedenheit zu einem Gegensatz wird. Deshalb macht er die verschiedenen Ansichten zu Ideologien. Du aber sag „Nein“ zu den Ideologien, sag „Ja“ zum Ganzen!

Schließlich der dritte wichtige Rat: „Gib Gott den Vorzug gegenüber deinem eigenen Ich.“ Das ist der entscheidende Schritt im geistlichen Leben, bei dem es nicht um das Sammeln von eigenen Verdiensten und Werken geht, sondern um eine demütige Annahme Gottes. Der Paraklet betont denVorrang der Gnade. Nur wenn wir leer werden von uns selbst, machen wir Platz für den Herrn; nur wenn wir uns ihm anvertrauen, finden wir wieder zu uns selbst; nur wenn wir arm werden im Geist, werden wir reich an Heiligem Geist. Dies gilt auch für die Kirche. Wir retten niemanden, nicht einmal uns selbst, mit unseren eigenen Kräften. Wenn wir unseren Projekten, unseren Strukturen und unseren Reformplänen den Vorrang geben, verfallen wir in einen Funktionalismus, in ein Leistungsdenken, in eine reine Horizontalität, und so werden wir keine Früchte bringen. Die „ismen“ sind Ideologien, die trennen und spalten. Die Kirche ist keine menschliche Organisation – sie besteht aus Menschen, aber sie ist nicht nur eine menschliche Organisation –, die Kirche ist der Tempel des Heiligen Geistes. Jesus hat das Feuer des Geistes auf die Erde gebracht, und die Kirche reformiert sich mit der Salbung, mit der Selbstlosigkeit der Salbung durch die Gnade, mit der Kraft des Gebets, mit der Freude der Mission, mit der entwaffnenden Schönheit der Armut. Setzen wir Gott an die erste Stelle!

Heiliger Geist, du unser Beistand, tröste unsere Herzen. Mach uns zu Missionaren deines Trostes, zu Anwälten der Barmherzigkeit in der Welt. Du, unser Fürsprecher, liebevoller Ratgeber der Seele, mach uns zu Zeugen des Heute Gottes, zu Propheten der Einheit für die Kirche und die Menschheit, zu Aposteln, die auf deine Gnade gegründet sind, die alles erschafft und alles erneuert. Amen.

[00711-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

«Cuando venga el Paráclito, a quien yo les enviaré desde mi Padre» (Jn15,26). Con estas palabras Jesús promete a los discípulos el Espíritu Santo, el don definitivo, el don de los dones. Habla de él usando una expresión particular, misteriosa:Paráclito. Acojamos hoy esta palabra, que no es fácil de traducir porque encierra varios significados. Paráclito quiere decir esencialmente dos cosas:ConsoladoryAbogado.

1.El Paráclito es el Consolador.Todos nosotros, especialmente en los momentos difíciles como el que estamos atravesando, debido a la pandemia, buscamos consolaciones. Pero frecuentemente recurrimos sólo a las consolaciones terrenas, que desaparecen pronto, son consolaciones del momento. Jesús nos ofrece hoy la consolación del cielo, el Espíritu, la «fuente del mayor consuelo» (Secuencia); ¿Cuál es la diferencia? Las consolaciones del mundo son como los analgésicos, que dan un alivio momentáneo, pero no curan el mal profundo que llevamos dentro. Evaden, distraen, pero no curan de raíz. Calman superficialmente, en el ámbito de los sentidos y difícilmente en el del corazón. Porque sólo quien nos hace sentir amados tal y como somos da paz al corazón. El Espíritu Santo, el amor de Dios actúa así: «entra hasta el fondo del alma», pues como Espíritu obra en nuestro espíritu. Visita lo más íntimo del corazón como «dulce huésped del alma» (ibíd.). Es la ternura misma de Dios, que no nos deja solos; porque estar con quien está solo es ya consolar.

Hermana, hermano, si adviertes la oscuridad de la soledad, si llevas dentro un peso que sofoca la esperanza, si tienes en el corazón una herida que quema, si no encuentras una salida, ábrete al Espíritu Santo. Él, escribía san Buenaventura, «lleva mayor consolación donde hay mayor tribulación, no como hace el mundo que en la prosperidad consuela y adula, y en la adversidad se burla y condena» (Sermón en la octava de la Ascensión). Eso hace el mundo, eso hace sobre todo el espíritu enemigo, el diablo. Primero nos halaga y nos hace sentir invencibles ―los halagos del diablo que hacen crecer la vanidad―, después nos echa por tierra y nos hace sentir inadecuados. Juega con nosotros. Hace todo lo posible para que caigamos, mientras que el Espíritu del Resucitado quiere realzarnos. Miremos a los Apóstoles: estaban solos esa mañana, estaban solos y perdidos, tenían las puertas cerradas por el miedo, vivían en el temor y ante sus ojos estaban todas sus debilidades y sus fracasos, sus pecados; habían renegado a Jesucristo. Los años pasados con Jesús no los habían cambiado, seguían siendo los mismos. Después recibieron el Espíritu y todo cambió, los problemas y los defectos siguieron siendo los mismos, pero, sin embargo, ya no los temían porque tampoco temían a quienes les querían hacer daño. Se sentían consolados interiormente y querían difundir la consolación de Dios. Los que antes estaban atemorizados, ahora sólo temen no dar testimonio del amor recibido. Jesús les había profetizado: «el Espíritu […] dará testimonio de mí. Y también ustedes darán testimonio» (Jn15,26-27).

Y demos un paso hacia adelante. También nosotros estamos llamados a dar testimonio en el Espíritu Santo, aser paráclitos, es decir consoladores. Sí, el Espíritu nos pide que demos forma a su consolación. ¿Cómo podemos hacerlo? No con grandes discursos, sino haciéndonos próximos; no con palabras de circunstancia, sino con la oración y la cercanía. Recordemos que la cercanía, la compasión y la ternura son el estilo de Dios, siempre. El Paráclito dice a la Iglesia que hoyesel tiempo de la consolación.Es el tiempo del gozoso anuncio del Evangelio más que de la lucha contra el paganismo. Es el tiempo de llevar la alegría del Resucitado, no de lamentarnos por el drama de la secularización. Es el tiempo para derramar amor sobre el mundo, sin amoldarse a la mundanidad. Es el tiempo de testimoniar la misericordia más que de inculcar reglas y normas. ¡Es el tiempo del Paráclito! Es el tiempo de la libertad del corazón, en el Paráclito.

2. El Paráclito, además,es el Abogado. En el contexto histórico de Jesús, el abogado no desarrollaba sus funciones como hoy, más que hablar en lugar del imputado, normalmente estaba junto a él y le sugería al oído los argumentos para defenderse. Así hace el Paráclito, «el Espíritu de la Verdad» (v. 26), que no nos remplaza, sino que nos defiende de las falsedades del mal inspirándonos pensamientos y sentimientos. Lo hace con delicadeza, sin forzarnos. Se propone, pero no se impone. El espíritu de la falsedad, el maligno, por el contrario, trata de obligarnos, quiere hacernos creer que siempre estamos obligados a ceder a las sugestiones malignas y a las pulsiones de los vicios. Intentemos ahora acoger tres sugerencias típicas del Paráclito, de nuestro Abogado. Son tres antídotos básicos contra sendas tentaciones, hoy muy extendidas.

El primer consejo del Espíritu Santo es “vive el presente”. El presente, no el pasado o el futuro. El Paráclito afirmala primacía del hoycontra la tentación de paralizarnos por las amarguras y las nostalgias del pasado, como también de concentrarnos en las incertidumbres del mañana y dejarnos obsesionar por los temores del porvenir. El Espíritu nos recuerda la gracia del presente. No hay otro tiempo mejor para nosotros. Ahora, justo donde nos encontramos, es el momento único e irrepetible para hacer el bien, para hacer de la vida un don. ¡Vivamos el presente!

Asimismo, el Paráclito aconseja: “busca el todo”. El todo, no la parte. El Espíritu no plasma individuos cerrados, sino que nos constituye como Iglesia en la multiforme variedad de carismas, en una unidad que no es nunca uniformidad. El Paráclito afirmala primacía del conjunto. Es en el conjunto, en la comunidad, donde el Espíritu prefiere actuar y llevar la novedad. Miremos a los Apóstoles. Eran muy distintos. Entre ellos, por ejemplo, estaba Mateo, publicano que había colaborado con los romanos, y Simón, llamado el Zelota, que se oponía a ellos. Había ideas políticas opuestas, visiones del mundo muy diferentes. Pero cuando recibieron el Espíritu aprendieron a no dar la primacía a sus puntos de vista humanos, sino al todo de Dios. Hoy, si escuchamos al Espíritu, no nos centraremos en conservadores y progresistas, tradicionalistas e innovadores, derecha e izquierda. Si estos son los criterios, quiere decir que en la Iglesia se olvida el Espíritu. El Paráclito impulsa a la unidad, a la concordia, a laarmonía en la diversidad.Nos hace ver como partes del mismo cuerpo, hermanos y hermanas entre nosotros. ¡Busquemos el todo! El enemigo quiere que la diversidad se transforme en oposición, y por eso la convierte en ideologías. Hay que decir “no” a las ideologías y “sí” al todo.

Y finalmente, el tercer gran consejo: “Pon a Dios antes que tu yo”. Es el paso decisivo de la vida espiritual, que no es una serie de méritos y de obras nuestras, sino humilde acogida de Dios. El Paráclito afirmael primado de la gracia.Sólo si nos vaciamos de nosotros mismos dejamos espacio al Señor; sólo si nos abandonamos en Él nos encontramos a nosotros mismos; sólo como pobres en el espíritu seremos ricos de Espíritu Santo. Esto vale también para la Iglesia. No salvamos a nadie, ni siquiera a nosotros mismos con nuestras propias fuerzas. Si ponemos en primer lugar nuestros proyectos, nuestras estructuras y nuestros planes de reforma caeremos en el pragmatismo, en el eficientismo, en el horizontalismo, y no daremos fruto. Los “ismos” son ideologías que dividen, que separan. La Iglesia no es una organización humana ―es humana, pero no es sólo una organización humana―, la Iglesia es el templo del Espíritu Santo. Jesús ha traído el fuego del Espíritu a la tierra y la Iglesia se reforma con la unción, con la gratuidad de la unción de la gracia, con la fuerza de la oración, con la alegría de la misión, con la belleza cautivadora de la pobreza. ¡Pongamos a Dios en el primer lugar!

Espíritu Santo, Espíritu Paráclito, consuela nuestros corazones. Haznos misioneros de tu consolación, paráclitos de misericordia para el mundo. Abogado nuestro, dulce consejero del alma, haznos testigos del hoy de Dios, profetas de unidad para la Iglesia y la humanidad, apóstoles fundados sobre tu gracia, que todo lo crea y todo lo renueva. Amén.

[00711-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

«Virá o Paráclito, que Eu vos hei de enviar da parte do Pai» (cf.Jo15, 26). Com estas palavras, Jesus promete aos discípulos o Espírito Santo, o dom supremo, o dom dos dons; e fala do Espírito, usando uma palavra particular, misteriosa:Paráclito.Debrucemo-nos hoje sobre esta palavra, que não é fácil de traduzir pois encerra vários significados.Substancialmente, Paráclito significa duas coisas:ConsoladoreAdvogado.

1.O Paráclito é o Consolador. Todos nós, especialmente em momentos difíceis como este que estamos a atravessar devido à pandemia, procuramos consolações.Muitas vezes, porém, recorremos só a consolações terrenas, que depressa se extinguem, são consolações momentâneas.Hoje Jesus oferece-nos a consolação do Céu, o Espírito, o «Consolador perfeito» (Sequência). Qual é a diferença? As consolações do mundo são como os anestésicos: oferecem um alívio momentâneo, mas não curam o mal profundo que temos dentro. Insensibilizam, distraem, mas não curam pela raiz. Agem à superfície, ao nível dos sentidos, dificilmente ao nível do coração. Com efeito, só dá paz ao coração quem nos faz sentir amados tal como somos. E o Espírito Santo, o amor de Deus, faz isso: como Espírito que é, age no nosso espírito, desce ao mais íntimo de nós mesmos. visita «o íntimo do coração», pois é «das almas hóspede amável» (ibid.).É a ternura de Deus em pessoa, que não nos deixa sozinhos; e o facto de estar com quem vive sozinho, já é consolar.

Irmã, irmão, se sentes o negrume da solidão, se trazes dentro um peso que sufoca a esperança, se tens no coração uma ferida que queima, se não encontras a via de saída, abre-te ao Espírito. Como dizia São Boaventura, «onde houver maior tribulação, Ele leva maior consolação. Não faz como o mundo, que na prosperidade consola e adula, mas na adversidade troça e condena» (Sermão na Oitava da Ascensão). Assim faz o mundo, assim faz sobretudo o espírito maligno, o diabo: primeiro, lisonjeia-nos e faz-nos sentir invencíveis – as lisonjas do diabo, que fazem crescer a vaidade –, depois atira-nos ao chão e faz-nos sentir errados: joga connosco. Faz todo o possível por nos derrubar, enquanto o Espírito do Ressuscitado nos quer levantar. Olhemos os Apóstolos: estavam sozinhos naquela manhã, estavam sozinhos e perdidos, com as portas fechadas pelo medo; viviam no temor, tendo diante dos olhos todas as suas fragilidades e fracassos, os seus pecados: tinham renegado Jesus Cristo. Os anos transcorridos com Jesus não conseguiram mudá-los, continuavam a ser os mesmos. Depois, recebem o Espírito e tudo muda: os problemas e defeitos permanecem os mesmos, mas eles já não os temem porque não temem sequer quem pretende fazer-lhes mal. Sentem-se intimamente consolados, e querem fazer transbordar a consolação de Deus. Antes eram medrosos, agora só têm medo de não testemunhar o amor recebido. Jesus profetizara-o: o Espírito «dará testemunho a meu favor. E vós também haveis de dar testemunho» (Jo15, 26-27).

Avancemos um passo. Também nós somos chamados a dar testemunho no Espírito Santo, atornar-nos paráclitos, isto é consoladores. Sim, o Espírito pede-nos para darmos corpo à sua consolação. E como podemos fazê-lo? Não fazendo grandes discursos, mas aproximando-nos das pessoas; não com palavras empoladas, mas com a oração e a proximidade. Lembremo-nos de que a proximidade, a compaixão e a ternura são o estilo de Deus, sempre. O Paráclito diz à Igreja que hoje éo tempo da consolação. É o tempo do anúncio feliz do Evangelho, mais do que do combate ao paganismo. É o tempo para levar a alegria do Ressuscitado, não para nos lamentarmos do drama da secularização. É o tempo para derramar amor sobre o mundo, sem abraçar o mundanismo. É o tempo para testemunhar a misericórdia, mais do que para inculcar regras e normas. É o tempo do Paráclito! É o tempo da liberdade do coração, no Paráclito.

2.Depois,o Paráclito é o Advogado. No contexto histórico de Jesus, o advogado não exercia as suas funções como hoje: em vez de falar pelo acusado, costumava ficar junto dele sugerindo-lhe ao ouvido os argumentos para se defender. Assim faz o Paráclito, «o Espírito da verdade» (Jo15, 26), que não nos substitui, mas defende-nos das falsidades do mal, inspirando-nos pensamentos e sentimentos. Fá-lo com delicadeza, sem nos forçar: propõe, não Se impõe. O espírito da falsidade, o maligno, faz o contrário: procura constranger-nos, quer fazer-nos acreditar que somos sempre obrigados a ceder às más sugestões e aos impulsos dos vícios. Esforcemo-nos então por acolher três sugestões típicas do Paráclito, do nosso Advogado. São três antídotos basilares contra três tentações atualmente muito difusas.

O primeiro conselho do Espírito Santo é: «Vive no presente»; no presente, não no passado nem no futuro. O Paráclito afirmao primado do hoje, contra a tentação de fazer-se paralisar pelas amarguras e nostalgias do passado, ou de focar-se nas incertezas do amanhã e deixar-se obcecar pelos temores do futuro. O Espírito lembra-nos a graça do presente. Não há tempo melhor para nós: agora e aqui onde estamos é o único e irrepetível momento para fazer bem, fazer da vida uma dádiva. Vivamos no presente!

Depois o Paráclito aconselha: «Procura o todo». O todo, não a parte. O Espírito não molda indivíduos fechados, mas funde-nos como Igreja na multiforme variedade dos carismas, numa unidade que nunca é uniformidade. O Paráclito afirmao primado do todo. É no todo, na comunidade que o Espírito gosta de agir e inovar. Olhemos para os Apóstolos. Eram muito diferentes entre eles: por exemplo, havia Mateus, um publicano que colaborara com os Romanos, e Simão, chamado o Zelote, que a eles se opunha. Tinham ideias políticas opostas, visões do mundo diferentes. Mas, quando recebem o Espírito, aprendem a dar o primado não aos seus pontos de vista humanos, mas ao todo de Deus. Hoje, se dermos ouvidos ao Espírito, deixaremos de nos focar em conservadores e progressistas, tradicionalistas e inovadores, de direita e de esquerda; se fossem estes os critérios, significava que na Igreja se esquecia o Espírito. O Paráclito impele à unidade, à concórdia, àharmonia das diversidades. Faz-nos sentir parte do mesmo Corpo, irmãos e irmãs entre nós. Procuremos o todo! E o inimigo quer que a diversidade se transforme em oposição e por isso faz com que se torne ideologia. Devemos dizer «não» às ideologias, «sim» ao todo.

Por fim, o terceiro grande conselho: «Coloca Deus antes do teu eu». Está aqui o passo decisivo da vida espiritual, que não é uma coleção de méritos e obras nossas, mas humilde acolhimento de Deus. O Paráclito afirmao primado da graça. Só deixaremos espaço ao Senhor, se nos esvaziarmos de nós mesmos; só nos encontramos a nós mesmos, se nos entregamos a Ele; só como pobres em espírito é que nos tornamos ricos de Espírito Santo. Isto vale também para a Igreja. Com as nossas forças, não salvamos ninguém, nem sequer a nós mesmos. Se estiverem em primeiro lugar os nossos projetos, as nossas estruturas e os nossos planos de reforma, então decairemos no funcionalismo, no pragmatismo, no horizontalismo e não produziremos fruto. Os «ismos» são ideologias que dividem, que separam. A Igreja não é uma organização humana – é humana, mas não é apenas uma organização humana –, a Igreja é o templo do Espírito Santo. Jesus trouxe o fogo do Espírito à terra, e a Igreja reforma-se com a unção, a gratuidade da unção da graça, com a força da oração, com a alegria da missão, com a beleza desarmante da pobreza. Coloquemos Deus em primeiro lugar!

Espírito Santo, Espírito Paráclito, consolai os nossos corações. Fazei-nos missionários da vossa consolação, paráclitos de misericórdia para o mundo. Ó nosso Advogado, suave Sugeridor da alma, tornai-nos testemunhas do hoje de Deus, profetas de unidade para a Igreja e a humanidade, apóstolos apoiados na vossa graça, que tudo cria e tudo renova.Amen.

[00711-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

„Przyjdzie Paraklet, którego Ja wam poślę od Ojca” (J15,26). Tymi słowami Jezus obiecuje uczniom Ducha Świętego, dar ostateczny, dar nad darami. Mówi o nim używając szczególnego, tajemniczego wyrażenia:Paraklet. Przyjmijmy dzisiaj to słowo, które nie jest łatwe do przetłumaczenia, ponieważ zawiera w sobie kilka znaczeń. Paraklet, zasadniczo oznacza dwie rzeczy:PocieszycieliObrońca.

1.ParakletjestPocieszycielem. Wszyscy, szczególnie w okresach trudnych, takich jak ten, przez który przechodzimy z powodu pandemii, szukamy pocieszenia. Często jednak uciekamy się jedynie do ziemskich pociech, które szybko gasną – to pociechy chwili. Jezus oferuje nam dzisiaj pocieszenie z nieba, Ducha Świętego, „Słodką radość serc” (Sekwencja). Jaka jest różnica? Pociechy tego świata są jak środki znieczulające: dają chwilową ulgę, ale nie leczą głębokiego zła, które nosimy w sobie. Odrywają, odwracają uwagę, ale nie leczą u korzenia. Działają na powierzchni, na poziomie zmysłów, ale niekoniecznie serca. Bo tylko Ten, który sprawia, że czujemy się miłowani takimi, jakimi jesteśmy, daje sercu pokój. Duch Święty, Boża miłość, tak czyni: zstępuje do wnętrza, jako Duch działa w naszym duchu. Nawiedza „serce w tym, co wewnętrzne”, jako „najmilszy z gości” (tamże). To właśnie czułość samego Boga, który nie zostawia nas samymi, ponieważ przebywanie z tym, kto jest sam, już jest pocieszeniem.

Siostro, bracie, jeśli odczuwasz mrok samotności, jeśli nosisz w sobie głaz, który tłumi nadzieję, jeśli masz w sercu palącą ranę, jeśli nie możesz znaleźć drogi wyjścia, otwórz się na Ducha Świętego.Jak pisał św. Bonawentura, On „tam, gdzie jest większe cierpienie, przynosi większą pociechę, nie jak świat, który w pomyślności pociesza i pochlebia, ale w przeciwnościach wyszydza i potępia” (Sermone fra l’ottava dell’Ascensione). Tak czyni świat, tak postępuje przede wszystkim nieprzyjazny duch, diabeł: najpierw nam schlebia i sprawia, że czujemy się niezwyciężeni – pochlebstwa diabła, które powodują wzrost próżności – a potem nas powala i sprawia, że czujemy się źle: bawi się z nami. On robi wszystko, aby nas powalić, podczas gdy Duch Zmartwychwstałego chce nas podnieść. Popatrzmy na apostołów: byli samotni tamtego ranka, byli samotni i zagubieni, przebywali za zamkniętymi drzwiami ze strachu, żyli w lęku, a przed oczyma mieli wszystkie swoje słabości i porażki, swoje grzechy: zaparli się Jezusa Chrystusa. Lata spędzone z Jezusem ich nie zmieniły, byli wciąż tacy sami. Potem otrzymują Ducha Świętego i wszystko się zmienia: problemy i wady pozostają te same, a jednak już się ich nie obawiają, bo nie boją się nawet tych, którzy chcą im zaszkodzić. Czują się wewnętrznie pocieszeni i chcą wypełnić świat Bożym pocieszeniem. Wcześniej się bali, teraz obawiają się tylko tego, że nie będą dostatecznie świadczyć o otrzymanej miłości. Jezus zapowiedział: Duch Święty „zaświadczy o Mnie. Wy także będziecie dawać świadectwo”(J15, 26-27).

Zróbmy krok naprzód. My także jesteśmy wezwani do dawania świadectwa w Duchu Świętym, do stawania sięparakletami, to znaczy pocieszycielami. Tak, Duch Święty prosi nas, abyśmy ucieleśniali Jego pocieszenie. W jaki sposób możemy to zrobić? Nie poprzez wielkie przemówienia, ale stając się bliskimi; nie poprzez okolicznościowe słowa, ale poprzez modlitwę i bliskość. Pamiętajmy, że bliskość, współczucie i czułość jest stylem Boga, zawsze. Paraklet mówi Kościołowi, żedziś jest czas pocieszenia. Jest to bardziej czas radosnego głoszenia Ewangelii, niż walki z pogaństwem. Jest to czas, aby nieść radość Zmartwychwstałego, a nie narzekać na dramat sekularyzacji. Jest to czas, aby wypełnić świat miłością, nie poślubiając światowości. Jest to czas w którym trzeba świadczyć o miłosierdziu, bardziej niżwpajać zasady i normy. To jest czas Parakleta! To jest czas wolności serca, w Paraklecie.

2. Paraklet jest ponadtoObrońcą. W historycznym kontekście Jezusa, adwokat nie pełnił swoich funkcji tak, jak dzisiaj: zamiast przemawiać w miejsce oskarżonego, zazwyczaj stał obok niego i podsuwał mu do ucha argumenty do obrony. Podobnie jest z Parakletem, „Duchem prawdy” (w. 26), który nie zajmuje naszego miejsca, ale broni nas przed fałszem zła, inspirując nasze myśli i uczucia. Czyni to delikatnie, nie zmuszając nas: proponuje, ale nie narzuca się. Duch fałszu, zły, czyni coś przeciwnego: próbuje nas zmusić, chce, abyśmy uwierzyli, że zawsze jesteśmy zobowiązani poddać się złym sugestiom i impulsom wad. Spróbujmy więc przyjąć trzy sugestie typowe dla Parakleta, naszego Obrońcy. Są to trzy podstawowe odtrutki przeciwko wielu pokusom, które są dzisiaj tak powszechne.

Pierwsza rada od Ducha Świętego brzmi: „Żyj teraźniejszością”. Teraźniejszością, a nie przeszłością czy przyszłością. Paraklet potwierdzaprymat dnia dzisiejszego, wbrew pokusie, by dać się sparaliżować goryczy i nostalgii za przeszłością, albo skupić się na niepewności jutra i pozwolić, by opanował nas lęk o przyszłość. Duch Święty przypomina nam o łasce teraźniejszości. Nie ma dla nas lepszego czasu: teraz, tu gdzie jesteśmy, jest wyjątkowy i niepowtarzalny moment, aby czynić dobro, aby uczynić życie darem. Żyjmy teraźniejszością!

Następnie Paraklet radzi: „Dąż do całości”. Całości, a nie części. Duch Święty nie kształtuje zamkniętych jednostek, ale tworzy nas jako Kościół w wielorakiej różnorodności charyzmatów, w jedności, która nigdy nie jest jednorodnością. Parakletpotwierdza prymat całości.Duch Święty woli działać i wnosić nowość w całości, we wspólnocie. Przyjrzyjmy się apostołom. Byli bardzo różni: był wśród nich, na przykład, Mateusz, celnik, który współpracował z Rzymianami, i Szymon zwany Gorliwym, który się im sprzeciwiał. Były tam przeciwstawne idee polityczne, różne światopoglądy. Ale kiedy otrzymali Ducha Świętego, nauczyli się nie dawać pierwszeństwa swoim ludzkim poglądom, ale Bożej całości. Dzisiaj, jeśli posłuchamy Ducha Świętego, nie będziemy się koncentrowali na konserwatystach i postępowcach, tradycjonalistach i innowatorach, na prawicy i lewicy: jeśli takie są kryteria, to znaczy, że w Kościele zapomina się o Duchu Świętym. Paraklet pobudza do jedności, zgody,harmonii różnorodności. Ukazuje nam części tego samego Ciała, będące między sobą braćmi i siostrami. Dążmy do całości! A nieprzyjaciel chce, żeby różnorodność przemieniła się w opozycję i dlatego czyni z niej ideologie. Trzeba mówić „nie” ideologiom, „tak” całości.

Wreszcie trzecia wspaniała rada: „Postaw Boga przed swoim ja”. Jest to decydujący krok w życiu duchowym, które nie jest zbiorem naszych własnych zasług i uczynków, ale pokornym przyjęciem Boga. Paraklet potwierdzaprymat łaski. Tylko wtedy, gdy ogołocimy się z samych siebie, zostawimy miejsce dla Pana; tylko wtedy, gdy powierzymy się Jemu, odnajdziemy się na nowo; tylko będąc ubogimi w duchu, staniemy się bogatymi w Ducha Świętego. Dotyczy to również Kościoła. Nie zbawimy nikogo, a nawet siebie o naszych własnych siłach. Jeśli na pierwszym miejscu są nasze projekty, nasze struktury i nasze plany reform, to popadniemy w funkcjonalizm, w efektywność, w horyzontalizm i nie przyniesiemy owoców. „Izmy” są ideologiami, które dzielą, które rozłączają. Kościół nie jest ludzką organizacją – jest ludzki, ale nie jest organizacją tylko ludzką – Kościół jest świątynią Ducha Świętego. Jezus przyniósł na ziemię ogień Ducha i Kościół reformuje się namaszczeniem, darmowością namaszczenia łaską, mocą modlitwy, radością misji, rozbrajającym pięknem ubóstwa. Postawmy Boga na pierwszym miejscu!

Duchu Święty, Duchu Paraklecie, pociesz nasze serca. Uczyń nas misjonarzami Twego pocieszenia, parakletami miłosierdzia dla świata. Obrońco nasz, słodki Doradco duszy, uczyń nas świadkami dnia dzisiejszego Boga, prorokami jedności Kościoła i ludzkości, apostołami opierającymi się na Twojej łasce, która wszystko stwarza i odnawia. Amen.

[00711-PL.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

عظة قداسة البابا فرنسيس

في القدّاس الإلهيّ

في مناسبة عيد العنصرة

يوم الأحد23أيار / مايو 2021

بازيليكا القدّيس بطرس

سيأتي "المُؤَيِّدُ الَّذي أُرسِلُه إِلَيكُم مِن لَدُنِ الآب" (يوحنا 15، 26). بهذه الكلمات، وعد يسوع التلاميذ بالرّوح القدس، الهبة النهائية، هبة الهبات. وتكلّم يسوع عن ذلك باستخدام تعبير خاص غامض: البراقليط. اليوم نستقبل هذه الكلمة، التي يصعب ترجمتها، لأنّها تتضمن معاني عديدة. البراقليط، في المعنى الأساسي، يعني أمرين: المعزّي والمحامي.

1. الرّوح البراقليط هو المعزيّ. كلّ واحد منا، وخاصة في الأوقات الصّعبة، مثل التي نمرّ بها بسبب الجائحة، نبحث عن التعزية. لكنّنا نلجأ أحيانًا فقط إلى تعزيات أرضيّة، والتي سرعان ما تتلاشى.إنّها تعزيات اللحظة. يقدّم لنا يسوع اليوم تعزية السّماء، وهو الرّوح، "المعزي الكامل"(النشيد بعد القراءة). ما هو الاختلاف؟ تعزيات العالم مِثل المُسَكِّن: تُعطي راحة مؤقتة، لكنّها لا تُعالج الشّرّ العميق الذي نحمله في داخلنا. إنّها تحوّل انتباهنا وتشتتنا، لكنّها لا تشفي من الجذور. وهي تعمل من الخارج، على مستوى الحواس وبالكاد على مستوى القلب. الذي يجعلنا نشعر بأنّنا محبوبون، كما نحن، وبما فينا، هو وحده الذي يمنح قلبنا السّلام. هذا ما يفعله الرّوح القدس، الذي هو حبّ الله: ينزل في داخلنا، وبكونه الرّوح فإنّه يعمل في روحنا. يزور "أعماق القلب"، مثل "ضيف النفس اللطيف" (نفس المرجع). إنّه حنان الله نفسه الذي لا يتركنا وحدنا. لأنّ البقاء فقط، مع الوحيد المنعزل، هو عزاء.

أختي وأخي، إذا شعرت بظلام الوَحدة، وإذا كنت تحمل في داخلك صخرة تخنق الرّجاء، وإذا كان في قلبك جرح حارق، وإذا لم تجد مخرجًا، افتح نفسك للرّوح القدس. كتب القديس بونافنتورا، "حيث تشتد المحنة، يزداد عزاء الرّوح، ليس كما يفعل العالم الذي يعزي ويلاطف في فترة الازدهار، وفي الشدة يستخف ويصدر الأحكام" (العظة في ثمانية الصّعود). هكذا يفعل العالم، وكذلك يفعل بشكل خاص روح العدو، الشيطان: فإنّه يخدعنا أولًا ويجعلنا نشعر بأنّنا لا نُقهَر – هي إغراءات الشيطان التي تجعل الغرور ينمو فينا-، ثم يُلقي بنا على الأرض ويجعلنا نشعر بالخطأ. هو يتسلى معنا. ويفعل كلّ شيء ليحبطنا. أمّا روح يسوع القائم من بين الأموات فإنّه يريد أن يرفعنا. لننظر إلى الرسل: كانوا وحدهم في ذلك الصباح وتائهين، وكانوا خلف أبواب مغلقة بسبب الخوف، يعيشون في الخوف، ويرون أمام أعينهم ضعفهم وإخفاقاتهم وخطاياهم: لقد أنكروا يسوع المسيح. السّنوات التي قضوها مع يسوع لم تغيرهم، بل استمروا على حالهم. ثم نالوا الرّوح فتغيّر كلّ شيء: ظلّت المشاكل والنقائص نفسها، ومع ذلك لم يخافوا منها من بعد ولهذا لم يخافوا حتى مِن الذين أرادوا أن يُلحِقوا بهم الأذى. شعروا بالعزاء في الداخل وأرادوا أن يسكبوا عزاء الله في الخارج. في البداية كانوا خائفين، والآن يخافون فقط ألّا يكونوا شهودًا للحبّ الذي تلقَّوْه. تنبأ يسوع وقال لهم: "فهُو يَشهَدُ لي وأَنتُم أَيضاً تَشهَدون" (يوحنا 15، 26-27).

لنخطو خطوة للأمام. نحن أيضًا مدعوون لنشهد للرّوح القدس، ولنصبح مثل الرّوح البراقليط، أي مؤيّدين ومعزين. نعم، الرّوح يطلب منا أن نفعِّل عزاءه. كيف يمكننا فعل ذلك؟ لا نُلقِ خطبًا بليغة، بل لنجعلْ أنفسنا قريبين، ولا بكلام مجاملات بل بالصّلاة والقرب. لنتذكر أنّ القرب والرّحمة والحنان هي أسلوب الله دائمًا. يقول الرّوح البراقليط للكنيسة إنّ اليوم هو وقت العزاء. إنّه وقت فرح إعلان الإنجيل أكثر من وقت النضال ضد الوثنية. إنّه الوقت لحمل فرح يسوع القائم من بين الأموات، لا للتشكي من مأساة العلمنة. إنّه الوقت لنملأ العالم بالحبّ، دون أن نتشبه به. إنّه الوقت الذي فيه نشهد للرحمة أكثر من تلقين القواعد والقوانين. إنّه وقت البراقليط المعزي! إنّه وقت حرية القلب في الباراقليط.

2. ثمّ الرّوح البراقليط هو المحامي. في زمن يسوع، لم يكن المحامي يقوم بوظائفه كما يفعل اليوم: بدلًا من أن يتكلم نيابة عن المتهم، كان يقف بجانبه ويقول له في أذنه الحجج للدفاع عن نفسه. وكذلك يفعل المُؤَيِّد، "رُوحُ الحَقّ" (آية 26): إنّه لا يحلّ محلَّنا، بل يدافع عنا أمام أكاذيب الشّرّ ويلهمنا الأفكار والمشاعر. يفعل ذلك بلطف، دون أن يرغمنا: يقدم نفسه ولكنّه لا يفرض نفسه علينا. روح الباطل، الشّرّير يفعل العكس: يحاول أن يجبرنا، ويريدنا أن نصدق أنّنا مضطرون دائمًا لنستسلم للأفكار السيئة والميل إلى الرذائل. لذلك لنحاول قبول ثلاثة نصائح نموذجية من الرّوح البراقليط، المحامي عنا. إنّها ثلاثة مضادّات أساسيّة ضد التجارب الكثيرة المنتشرة اليوم.

نصيحة الرّوح القدس الأولى هي: "عِش الحاضر". الحاضر لا الماضي ولا المستقبل. يؤكد الرّوح المُؤَيِّد على أولويّة الحاضر، ضد تجربة الوقوع في الشلل بسبب مرارة الماضي والحنين إليه، أو تجربة التركيز على شكوك الغد فنصبح مهووسين بمخاوف المستقبل. الرّوح يذكّرنا بنعمة الحاضر. ليس لنا وقت أفضل: الآن، وحيث نحن، هي اللّحظة الفريدة التي لا تتكرر لنصنع الخير، ولنجعل من الحياة هبةً. لنعش الحاضر!

ثم ينصحنا الروّح البراقليط أن: "نبحث عن الكلّ". الكلّ، وليس عن جزءٍ منه. لا يصوغ الرّوح أفرادًا منغلقين، بل يؤسسنا كنيسةً في مجموعة متنوعة من المواهب، متحدين لا متشابهين على نمط واحد. يؤكد المُؤَيِّد على أولوية "الكلّ" أي الجماعة. في الكلّ، في الجماعة، يفضّل الرّوح أن يعمل وأن يجدِّد. لننظر إلى الرسل. كانوا مختلفين جدًّا: كان بينهم، مثلًا، متى عشارًا تعاون مع الرومان، وسمعان، المُسّمى بالغيور، الذي كان يعارضهم. كانت أفكار سياسيّة متعارضة، ووجهات نظر في العالم مختلفة. لكن عندما نالوا الرّوح، عرفوا أن لا يعطوا الأولويّة لوجهات نظرهم البشريّة، بل "للكلّ" الذي هو من الله. اليوم، إذا استمعنا إلى الرّوح، فلن نركّز على المحافظين والتقدميّين، والتقليديّين والمبدعين، واليمين واليسار: إذا كانت هذه هي المعايّير، فهذا يعني أنّ الرّوح منسي في الكنيسة. الرّوح البراقليط يدفع إلى الوَحدة والانسجام والتناغم في التنوّع. يجعلنا نرى أنفسنا أجزاءً في الجسد نفسه، إخوة وأخوات فيما بيننا. لنبحث عن الكلّ! العدو يريد أن يحوّل التنوع إلى معارضة ولهذا السبب يحولهم إلى أيديولوجيات. لنقل "كلا" للأيديولوجيات، و "نعم" للكلّ.

وأخيرًا النصيحة الثالثة والكبرى: "ضع الله قبل نفسك". إنّها خطوة حاسمة في الحياة الروحيّة. وهي ليست مجموعة من مزايانا وأعمالنا، بل استقبال متواضع لله. والرّوح البراقليط يؤكد على أولويّة النعمة. فقط إن أفرغنا أنفسنا، تركنا مكانًا لله، وفقط إن سلَّمْنا أنفسنا له وجدنا أنفسنا، وفقط إن كنّا فقراء بالرّوح نصير أغنياء بالرّوح القدس. وهذا ينطبق أيضًا على الكنيسة. نحن لا نخلّص أحدًا ولا حتى أنفسنا بقوتنا الخاصة. إن وضعنا في المقام الأوّل مشاريعنا وترتيباتنا وخططنا الإصلاحيّة، سنقع في عقلية الموظفين والإنتاجية والسطحيّة ولن نؤتي ثمرًا.الكنيسة ليست منظمة بشريّة -هي بشريّة، لكنّها ليست مجرد منظمة بشريّة-، الكنيسة هي هيكل الرّوح القدس. أرسل يسوع نار الرّوح إلى الأرض، والكنيسة تصلح نفسها بمسحة، بمجانية مسحة النعمة، وبقوة الصّلاة، وبفرح الرسالة، وبجمال الفقر الجاذب. لنضع الله في المكان الأوّل!

أيّها الرّوح القدس، الرّوح البراقليط المُعزّي، امنح العزاء لقلوبنا. اجعلنا مرسلين لتعزيتك، ومحامين عن الرحمة للعالم. أيّها المحامي عنا، يا مُلهِمَ النفس اللطيف، اجعلنا شهودًا للحاضر لله، وأنبياء الوَحدة في الكنيسة وفي البشريّة، ورسلًا مؤسَّسين على نعمتك، التي تخلق كلّ شيء وتجدد كلّ شيء. آمين.

[00711-AR.02] [Testo originale: Arabo]

[B0322-XX.02]