Intervento di S.E. Mons. Rino Fisichella
Intervento di S.E. Mons. Franz-Peter Tebartz-van Elst
Alle ore 11.30 di questa mattina ha luogo in diretta streaming dalla Sala Stampa della Santa Sede la Conferenza Stampa di presentazione della Lettera Apostolica in forma di “Motu proprio” di Papa Francesco Antiquum ministerium con la quale si istituisce il ministero di catechista.
Intervengono S.E. Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e S.E. Mons. Franz-Peter Tebartz-van Elst, Delegato per la Catechesi del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.
Ne pubblichiamo di seguito gli interventi:
Intervento di S.E. Mons. Rino Fisichella
Testo in lingua italiana
Traduzione in lingua inglese
Traduzione in lingua spagnola
Testo in lingua italiana
“Il ministero di Catechista nella Chiesa è molto antico”. Con questa semplice e immediata considerazione, Papa Francesco istituisce per la Chiesa del terzo millennio un nuovo ministero che da sempre, comunque, ha accompagnato il cammino dell’evangelizzazione per la Chiesa di tutti i tempi e tutte le longitudini, quello di catechista. Dopo la pubblicazione del Direttorio per la catechesi lo scorso 23 marzo 2020, un ulteriore passo per il rinnovamento della catechesi e la sua efficace opera nella nuova evangelizzazione è costituito dall’istituzione di questo specifico ministero laicale a cui sono chiamati uomini e donne presenti in tutta la Chiesa che con la loro dedizione rendono evidente la bellezza della trasmissione della fede.
È significativo che Papa Francesco renda pubblico questo Motu proprio nella memoria liturgica di san Juan de Ávila (1499-1569). Questo dottore della Chiesa ha saputo offrire ai credenti del suo tempo la bellezza della Parola di Dio e l’insegnamento vivo della Chiesa con un linguaggio non solo accessibile a tutti, ma forte di una intensa spiritualità. Fu un fine teologo, e per questo un grande catechista. Produsse nel 1554 il catechismo diviso in quattro parti, La Dottrina cristiana, con un linguaggio talmente semplice e accessibile a tutti da poter essere cantato come una cantilena, e appreso a memoria come una filastrocca utile per ogni circostanza della vita. La scelta di questa scadenza non è casuale, perché impegna i catechisti a trovare ispirazione nella testimonianza di un santo che ha reso fecondo il suo apostolato catechistico con la preghiera, lo studio della teologia e la comunicazione semplice della fede.
È indiscusso che questa Lettera Apostolica Antiquum ministerium segna una grande novità con la quale si evince facilmente come Papa Francesco porti a compimento un desiderio di Paolo VI. Nel 1975, infatti, nell’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, il santo Papa scriveva: “I laici possono anche sentirsi chiamati o essere chiamati a collaborare con i loro Pastori nel servizio della comunità ecclesiale, per la crescita e la vitalità della medesima, esercitando ministeri diversissimi… Uno sguardo alle origini della Chiesa è molto illuminante e permette di usufruire di un'antica esperienza, tanto più valida in quanto ha permesso alla Chiesa di consolidarsi, di crescere, e di espandersi. Ma questa attenzione alle fonti dev'essere completata da quella dovuta alle necessità presenti dell'umanità e della Chiesa. Dissetarsi a queste sorgenti sempre ispiratrici, nulla sacrificare di questi valori e sapersi adattare alle esigenze e ai bisogni attuali: queste sono le linee maestre che permetteranno di ricercare con saggezza e di valorizzare i ministeri, di cui la Chiesa ha bisogno… Tali ministeri, nuovi in apparenza ma molto legati ad esperienze vissute dalla Chiesa nel corso della sua esistenza, per esempio quelli di catechista… sono preziosi per la «plantatio», la vita e la crescita della Chiesa e per una capacità di irradiazione intorno a se stessa e verso coloro che sono lontani” (EN 73).
La citazione permane con la sua forte attualità, e permette di verificare direttamente il contesto ecclesiale all’interno del quale va inserito questo nuovo ministero, considerando nello stesso tempo la dinamica con cui esso si sviluppa. Solo nell’unità tra un’attenzione profonda alle nostre radici e uno sguardo realista al presente è possibile comprendere l’esigenza della Chiesa di giungere all’istituzione di un nuovo ministero ecclesiale. Sono dovuti passare quasi 50 anni perché la Chiesa arrivasse a riconoscere che il servizio reso da tanti uomini e donne con il loro impegno catechistico costituisce realmente un ministero peculiare per la crescita della comunità cristiana.
Istituire un ministero da parte della Chiesa equivale a stabilire che la persona investita di quel carisma realizza un autentico servizio ecclesiale alla comunità. Il ministero è fortemente associato alle prime comunità che fin dagli inizi della loro esistenza hanno sperimentato la presenza di uomini e donne dediti a svolgere alcuni servizi particolari. È stato così per il ministero dei vescovi, presbiteri e diaconi, ma lo stesso si è verificato per quanti venivano riconosciuti come evangelisti, profeti e maestri. Si può affermare, pertanto, che la catechesi ha sempre accompagnato l’impegno evangelizzatore della Chiesa e si è resa ancora più necessaria quando era destinata a quanti si preparavano per ricevere il battesimo, i catecumeni. Questa attività era considerata di primaria importanza a tal punto da portare la comunità cristiana a stabilire la condivisione dei beni e il sostentamento dei catechisti.
Con l’istituzione di questo ministero di catechista, Papa Francesco promuove ulteriormente la formazione e l’impegno del laicato. È questa una nota che merita di essere considerata perché aggiunge una connotazione ancora più concreta al grande impulso offerto dal Concilio Vaticano II che in questi decenni si è notevolmente arricchito non solo di un magistero specifico in proposito, ma soprattutto per un reale impegno nella Chiesa e nel mondo. Non sarà da sottovalutare la considerazione che il Papa offre: “L’apostolato laicale possiede una indiscussa valenza secolare… La loro vita quotidiana è intessuta di rapporti e relazioni familiari e sociali che permette di verificare quanto «sono soprattutto chiamati a rendere presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze, in cui essa non può diventare sale della terra se non per loro mezzo» (LG 33)” (n. 6).
La conclusione a cui giunge Papa Francesco è cristallina: “«Disponiamo di un numeroso laicato, benché non sufficiente, con un radicato senso comunitario e una grande fedeltà all’impegno della carità, della catechesi, della celebrazione della fede» (EG 102). Ne consegue, che ricevere un ministero laicale come quello di Catechista imprime un’accentuazione maggiore all’impegno missionario tipico di ciascun battezzato che si deve svolgere comunque in forma pienamente secolare senza cadere in alcuna espressione di clericalizzazione” (n. 7). In questa conclusione si gioca molto della novità portata con questo ministero: uomini e donne sono chiamati a esprimere al meglio la loro vocazione battesimale, non come sostituti dei presbiteri o delle persone consacrate, ma come autentici laici e laiche che nella peculiarità del loro ministero permettono di far esperire fin dove giunge la chiamata battesimale di testimonianza e servizio efficace nella comunità e nel mondo.
È indubbio che l’istituzione di questo ministero, unitamente a quello dell’accolitato e del lettorato, permetterà di avere un laicato maggiormente formato e preparato nella trasmissione della fede. Non ci si improvvisa catechisti, perché l’impegno di trasmettere la fede, oltre alla conoscenza dei contenuti, richiede il prioritario incontro personale con il Signore. Chi svolge il ministero di catechista sa che parla a nome della Chiesa e trasmette la fede della Chiesa. Questa responsabilità non è delegabile, ma investe ognuno in prima persona. Questo servizio, comunque, dovrà essere vissuto in maniera “secolare” senza cadere in forme di clericalismo che appannano la vera identità del ministero, il quale deve esprimersi non primariamente nell’ambito liturgico, ma in quello specifico della trasmissione della fede mediante l’annuncio e l’istruzione sistematica.
È ovvio che non tutti coloro che oggi sono catechisti e catechiste potranno accedere al ministero di catechista. Questo ministero è riservato a quanti corrisponderanno ad alcuni requisiti che il Motu proprio elenca. Primo fra tutti, quello della dimensione vocazionale a servire la Chiesa dove il vescovo lo ritiene più qualificante. Il ministero non viene dato per una gratifica personale, ma per il servizio che si intende prestare alla Chiesa locale e a servizio di dove il vescovo ritiene necessaria la presenza del catechista. Non si dimentichi che in diverse regioni dove la presenza dei sacerdoti è nulla o rara, la figura del catechista è quella di chi presiede la comunità e la mantiene radicata nella fede.
È in questo senso che bisogna intendere quanto scrive Papa Francesco: “È un servizio stabile reso alla Chiesa locale secondo le esigenze pastorali individuate dall’Ordinario del luogo, ma svolto in maniera laicale come richiesto dalla natura stessa del ministero.” (n. 8). Per corrispondere pienamente alla vocazione diventa quanto mai necessaria una corrispondente formazione che presenti i contenuti fondamentali della fede. Le Diocesi dovranno provvedere, perché i futuri catechisti e catechiste abbiano una solida preparazione “biblica, teologica, pastorale e pedagogica per essere comunicatori attenti della verità della fede, e che abbiano già maturato una previa esperienza di catechesi” (n. 8). In questo senso, il Catechismo della Chiesa Cattolica potrà essere lo strumento più qualificato di cui ogni catechista sarà vero esperto. Ripercorrere le quattro parti in cui è suddiviso permette di addentrarsi progressivamente nella ricchezza del mistero professato, celebrato, vissuto e pregato. Una dimensione unitaria dei contenuti della fede che consente di verificare da vicino la gerarchia delle verità nella sua trasmissione e le modalità con cui esercitare il ministero. È auspicabile, pertanto, che l’istituzione del ministero porti anche alla formazione di una comunità di catechisti che cresce con la comunità cristiana nel servizio a tutta la Chiesa locale senza tentazione alcuna di restringersi negli stretti confini della propria realtà ecclesiale, e scevra da ogni forma autoreferenziale.
Una volta istituito da parte del Papa il ministero laicale, spetta ora alle Conferenze Episcopali fare propria questa indicazione trovando le forme più coerenti perché si possa espletare. A seconda delle proprie tradizioni locali, pertanto, le Conferenze episcopali dovranno individuare i requisiti quali l’età e gli studi necessari, le condizioni e le modalità di attuazione per poter accedere al ministero; mentre alla Congregazione per il Culto Divino è demandato il compito di pubblicare in breve tempo il Rito liturgico per l’istituzione del ministero ad opera del Vescovo.
Come si può notare è un invito che viene rivolto alle Chiese locali perché possano valorizzare al massimo l’apporto di uomini e donne che intendono dedicare la loro vita alla catechesi come forma privilegiata di evangelizzazione. A nome del Papa, il Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione presterà tutto il suo supporto perché il nuovo ministero possa espandersi nella Chiesa, e trovare anche le forme di sostegno per la formazione dei catechisti. Ci auguriamo che in questo modo il processo dell’evangelizzazione continui il suo fecondo percorso di inculturazione nelle varie realtà locali, e i milioni di catechiste e catechisti che ogni giorno dedicano la loro vita a questo ministero così antico e sempre nuovo, possano riscoprire la loro vocazione per un coinvolgente rinnovamento del processo catechistico a favore della Chiesa e delle nuove generazioni.
[00624-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua inglese
“The ministry of Catechist in the Church is an ancient one”. With this simple and immediate observation, Pope Francis establishes for the Church of the Third Millennium the ministry of Catechist which, while new, has however, in a certain sense, accompanied the Church in her evangelizing mission in every time and place. Coming as it does in the wake of the publication of the Directory for Catechesis on March 23, 2021, the institution of this specific lay ministry – to which men and women throughout the Church are called who, by their dedication, render evident the beauty of the transmission of the faith – constitutes a further step forward in the renewal of catechesis and its role in the service of the New Evangelization.
It is significant that Pope Francis makes this Motu proprio public on the day of the liturgical memorial of Saint Juan de Ávila (1499-1569). This Doctor of the Church was capable of offering to the believers of his time the beauty of the Word of God and the living teaching of the Church in a language that was not only accessible to all, but also shaped by an intense spirituality. He was a subtle theologian and for this reason a great catechist. In 1554 he wrote Christian Doctrine, a catechism divided into four parts, in a language so simple and accessible to all that it could be sung like a jingle and committed to memory like a nursery rhyme for every circumstance of life. The choice of this date is not accidental, because it encourages catechists to seek inspiration in the testimony of a saint who made his catechetical apostolate fruitful through prayer, the study of theology and the simple communication of the faith.
It is undeniable that the Apostolic Letter Antiquum ministerium signals an important innovation and, at the same time, fulfils a desire of Paul VI. In 1975 this holy Pope wrote in the in his Apostolic Exhortation Evangelii nuntiandi (par. 73): “The laity can also feel themselves called, or be called, to work with their pastors in the service of the ecclesial community for its growth and life, by exercising a great variety of ministries according to the grace and charisms which the Lord is pleased to give them […] A glance at the origins of the Church is very illuminating and gives the benefit of an early experience in the matter of ministries. It was an experience which was all the more valuable in that it enabled the Church to consolidate herself and to grow and spread. Attention to the sources however has to be complemented by attention to the present needs of humankind and of the Church. To drink at these ever-inspiring sources without sacrificing anything of their values, and at the same time to know how to adapt oneself to the demands and needs of today, these are the criteria which will make it possible to seek wisely and to discover the ministries that the Church needs […] These ministries, apparently new but closely tied up with the Church's living experience down the centuries – such as catechists … – … are valuable for the establishment, life, and growth of the Church, and for her capacity to influence her surroundings and to reach those who are remote from her […]
The quotation retains its strong relevance and allows us to ascertain directly the ecclesial context within which this new ministry is to be inserted, while at the same time considering the dynamic with which it develops. Only in the unity between a careful attention to our roots and a realistic look at the present is it possible to understand the Church's decision to institute a new ecclesial ministry. It has taken almost 50 years for the Church to come to recognize that the service rendered by so many men and women through their catechetical commitment truly constitutes a distinctive ministry for the growth of the Christian community.
The institution of a ministry by the Church is confirmation that the person invested with that charism is performing an authentic ecclesial service to the community. Ministry is strongly associated with the earliest communities, which from their very beginning have included the presence of men and women dedicated to carrying out certain specific services. This was true of the ministry of bishops, presbyters and deacons, but it was also true of those who were recognized as evangelists, prophets and teachers. It can be said, therefore, that catechesis has always accompanied the Church's evangelizing efforts and was rendered even more necessary when it was intended for those preparing to receive baptism, the catechumens. This work was considered of such primary importance that it led the Christian community to prescribe the sharing of goods in support of its catechists.
With the institution of this ministry of Catechist, Pope Francis further promotes the formation and engagement of the laity. This is an aspect that deserves to be taken into consideration because it adds an even more concrete dimension to the great impetus brought about by the Second Vatican Council which, in recent decades, has been considerably enriched not only by a distinct magisterium in this regard, but above all by a real commitment in the Church and in the world. The observation offered by the Pope should not be overlooked: "The lay apostolate is unquestionably “secular”... In their daily life, interwoven with family and social relationships, the laity come to realize that they “are given this special vocation: to make the Church present and fruitful in those places and circumstances where it is only through them that she can become the salt of the earth” (Lumen gentium, 33)" (par. 6).
The conclusion reached by Pope Francis is unambiguous: "“We can indeed count on many lay persons, although still not nearly enough, who have a deeply-rooted sense of community and great fidelity to the tasks of charity, catechesis and the celebration of the faith” (Evangelii gaudium, 102). It follows that the reception of a lay ministry such as that of Catechist will emphasize even more the missionary commitment proper to every baptized person, a commitment that must however be carried out in a fully “secular” manner, avoiding any form of clericalization”(par. 7). At stake here is much of what is new in this ministry: men and women are called to express their baptismal vocation in the best possible way, not as substitutes for priests or consecrated persons, but as authentic laymen and laywomen who, in the distinctive nature of their ministry, are able to experience the full of extent of their baptismal vocation of witness and effective service in the community and the world.
There is no doubt that the institution of this ministry, together with those already existing of Acolyte and Lector, will make it possible to have a laity that is better prepared in the transmission of the faith. Catechists cannot be improvised because the task of transmitting the faith requires, in addition to a knowledge of its contents, a prior personal encounter with the Lord. Those who will be Catechists must know that they speak in the name of the Church and transmit the faith of the Church. This responsibility is something that cannot be delegated, but falls to each one personally. This service, however, must be lived in a "secular" manner without falling into forms of clericalism that blur the true identity of the ministry, which must express itself not primarily in the liturgical sphere, but in the specific sphere of the transmission of the faith through proclamation and systematic instruction.
It is obvious that not everyone who is a catechist today will have access to the ministry of Catechist. This ministry is reserved for those who meet the requirements stated in the Motu proprio. Of primary importance is the vocational dimension which implies a willingness to serve the Church where the bishop considers it most beneficial. Ministries are not conferred for personal gratification, but for service to be rendered to the local Church where the bishop deems the presence of the Catechist necessary. It should not be forgotten that in various regions where the presence of priests is inexistent or rare, the figure of the Catechist is that of one who presides over the community and keeps it rooted in the faith.
This is what Pope Francis means when writes: "It is in fact a stable form of service rendered to the local Church in accordance with pastoral needs identified by the local Ordinary, yet one carried out as a work of the laity, as demanded by the very nature of the ministry" (par. 8). In order to conform fully to the vocation, a corresponding formation that presents the fundamental contents of the faith becomes all the more necessary. Dioceses will have to ensure that future Catechists “should also receive suitable biblical, theological, pastoral and pedagogical formation to be competent communicators of the truth of the faith and they should have some prior experience of catechesis" (par. 8). To this end, the Catechism of the Catholic Church is an ideal tool and in which every Catechist should become a true expert. Studying through the four parts into which the Catechism is divided allows one to enter progressively into the richness of the mystery that is professed, celebrated, lived, and prayed. This unitary dimension of the contents of the faith makes for a deeper understanding not only of the hierarchy of truths as they apply to its transmission, but also of how the ministry should be exercised. It is to be hoped, therefore, that the institution of the ministry will also lead to the formation of a community of Catechists which grows with the Christian community in its service to the local Church, without ceding to the temptation to put up walls with which to delimit one’s own territory, or, indeed, to any form of self-reference.
Now that the Holy Father has instituted this lay ministry, it is up to the Episcopal Conferences to appropriate this directive by finding the most coherent forms for its implementation. While the Congregation for Divine Worship and the Discipline of the Sacraments has been entrusted with the task of publishing in the near future a Liturgical Rite for the conferment of the Ministry of Catechist by the Bishop, the Episcopal Conferences, in accordance with their own local traditions, will have to establish the criteria as to age, academic formation, etc., necessary in order to accede to the ministry.
As I hope everyone can see, this is an invitation addressed to the local Churches so that they can make the most of the contribution of the men and women who intend to dedicate their lives to catechesis as a privileged form of evangelization. In the name of the Pope, the Pontifical Council for the Promotion of the New Evangelization will lend all its support in order that the new ministry may expand in the Church and forms of assistance be found for the formation of Catechists. It is our hope that in this way the process of evangelization will continue its fruitful journey of inculturation in the various local realities, and that the millions of women and men Catechists who daily dedicate their lives to this ministry, so ancient and yet always new, will rediscover their vocation for an engaging renewal of the catechetical process for the benefit of the Church and of the new generations.
[00624-EN.01] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua spagnola
«El ministerio de Catequista en la Iglesia es muy antiguo». Con esta sencilla e inmediata consideración, el Papa Francisco instituye para la Iglesia del tercer milenio un nuevo ministerio que, sin embargo, siempre ha acompañado el camino de la evangelización para la Iglesia de todos los tiempos y longitudes, el de Catequista. Tras la publicación del Directorio para la catequesis el pasado 23 de marzo de 2020, un paso más para la renovación de la catequesis y su eficaz labor en la nueva evangelización es el establecimiento de este específico ministerio laical al que están llamados hombres y mujeres presentes en toda la Iglesia que con su dedicación hacen evidente la belleza de la transmisión de la fe.
Es significativo que el Papa Francisco haga público este Motu proprio en la memoria litúrgica de San Juan de Ávila (1499-1569). Este Doctor de la Iglesia fue capaz de ofrecer a los creyentes de su tiempo la belleza de la Palabra de Dios y la enseñanza viva de la Iglesia en un lenguaje no sólo accesible a todos, sino revestido de una intensa espiritualidad. Era un magnifico teólogo, y por ello un gran catequista. Redactó en 1554 el catecismo La Doctrina Cristiana, dividido en cuatro partes, con un lenguaje tan sencillo y accesible para todos que podía ser cantado como una cantilena, y aprendido de memoria como una canción infantil útil para todas las circunstancias de la vida. La elección de esta fecha no es casual, porque compromete a los catequistas a inspirarse en el testimonio de un santo que hizo fecundo su apostolado catequístico a través de la oración, el estudio de la teología y la simple comunicación de la fe.
Es indiscutible que la Carta Apostólica Antiquum ministerium marca una gran novedad con la que se advierte fácilmente cómo el Papa Francisco lleva a cabo un deseo de Pablo VI. En 1975, de hecho, en la Exhortación Apostólica Evangelii nuntiandi, el santo Padre escribió: «Los seglares también pueden sentirse llamados o ser llamados a colaborar con sus Pastores en el servicio de la comunidad eclesial, para el crecimiento y la vida de ésta, ejerciendo ministerios muy diversos… Una mirada sobre los orígenes de la Iglesia es muy esclarecedora y aporta el beneficio de una experiencia en materia de ministerios, experiencia tanto más valiosa en cuanto que ha permitido a la Iglesia consolidarse, crecer y extenderse. No obstante, esta atención a las fuentes debe ser completada con otra: la atención a las necesidades actuales de la humanidad y de la Iglesia. Beber en estas fuentes siempre inspiradoras, no sacrificar nada de estos valores y saber adaptarse a las exigencias y a las necesidades actuales, tales son los ejes que permitirán buscar con sabiduría y poner en claro los ministerios que necesita la Iglesia… Tales ministerios, nuevos en apariencia pero muy vinculados a experiencias vividas por la Iglesia a lo largo de su existencia — por ejemplo, el de catequista… —, son preciosos para la implantación, la vida y el crecimiento de la Iglesia y para su capacidad de irradiarse en torno a ella y hacia los que están lejos» (EN 73).
La cita mantiene una fuerte actualidad y permite comprobar directamente el contexto eclesial en el que se inserta este nuevo ministerio, al tiempo que se considera la dinámica con la que se desarrolla. Sólo en la unidad entre una profunda atención a nuestras raíces y una mirada realista al presente es posible comprender la exigencia de la Iglesia para llegar a la institución de un nuevo ministerio eclesial. Tuvieron que pasar casi cincuenta años para que la Iglesia reconociera que el servicio prestado por tantos hombres y mujeres a través de su compromiso con la catequesis constituye verdaderamente un ministerio particular para el crecimiento de la comunidad cristiana.
Instituir un ministerio por parte de la Iglesia equivale a establecer que la persona investida de ese carisma está realizando un auténtico servicio eclesial a la comunidad. El ministerio está fuertemente asociado a las primeras comunidades que, desde el principio de su existencia, experimentaron la presencia de hombres y mujeres dedicados a desempeñar ciertos servicios en particular. Esto era así para el ministerio de los obispos, presbíteros y diáconos, pero también para los que eran reconocidos como evangelistas, profetas y maestros. Se puede decir, por tanto, que la catequesis siempre ha acompañado el compromiso evangelizador de la Iglesia y era aún más necesaria cuando estaba destinada a los que se preparaban para recibir el bautismo, los catecúmenos. Esta actividad era considerada de suma importancia hasta el punto de llevar a la comunidad cristiana a establecer el compartir los bienes y el sustento de los catequistas.
Con la institución del ministerio de Catequista, el Papa Francisco promueve aún más la formación y el compromiso de los laicos. Es una nota que merece ser considerada porque añade una connotación aún más concreta al gran impulso ofrecido por el Concilio Vaticano II, que en las últimas décadas se ha visto muy enriquecido no sólo por un magisterio específico al respecto, sino sobre todo por un compromiso real en la Iglesia y en el mundo. No hay que subestimar la consideración que ofrece el Papa: «El apostolado laical posee un valor secular indiscutible… Su vida cotidiana está entrelazada con vínculos y relaciones familiares y sociales que permiten verificar hasta qué punto “están especialmente llamados a hacer presente y operante a la Iglesia en aquellos lugares y circunstancias en que sólo puede llegar a ser sal de la tierra a través de ellos” (LG 33)» (Antiquum ministerium, 6).
La conclusión a la que llega el Papa Francisco es muy clara: «“Se cuenta con un numeroso laicado, aunque no suficiente, con arraigado sentido de comunidad y una gran fidelidad en el compromiso de la caridad, la catequesis, la celebración de la fe” (EG 102). De ello se deduce que recibir un ministerio laical como el de Catequista da mayor énfasis al compromiso misionero propio de cada bautizado, que en todo caso debe llevarse a cabo de forma plenamente secular sin caer en ninguna expresión de clericalización» (Antiquum ministerium, 7). En esta conclusión se juega gran parte de la novedad que aporta este ministerio: hombres y mujeres son llamados a expresar de la mejor manera posible su vocación bautismal, no como sustitutos de los sacerdotes o de las personas consagradas, sino como auténticos laicos y laicas que, en la particularidad de su ministerio, hacen posible experimentar en toda su extensión la llamada bautismal al testimonio y al servicio eficaz en la comunidad y en el mundo.
No cabe duda de que la institución de este ministerio, junto con el del acolitado y del lectorado, permitirá tener un laicado mejor formado y preparado en la transmisión de la fe. Los catequistas no pueden ser improvisados, porque el compromiso de transmitir la fe, además del conocimiento de sus contenidos, requiere un encuentro personal previo con el Señor. Quien ejerce el ministerio de Catequista sabe que habla en nombre de la Iglesia y transmite la fe de la Iglesia. Esta responsabilidad no se puede delegar, sino que implica a cada uno personalmente. Este servicio, sin embargo, debe vivirse de forma “secular” sin caer en formas de clericalismo que empañen la verdadera identidad del ministerio, que debe expresarse no principalmente en el ámbito litúrgico, sino en el ámbito específico de la transmisión de la fe mediante el anuncio y la enseñanza sistemática.
Es evidente que no todos los que hoy son catequistas podrán acceder al ministerio de Catequista. Este ministerio está reservado a quienes cumplen ciertos requisitos que el Motu proprio enumera. En primer lugar, el de la dimensión vocacional para servir a la Iglesia donde el obispo lo considere más cualificado. El ministerio no se da para la gratificación personal, sino para el servicio que se pretende prestar a la Iglesia local y a servicio de donde el obispo considere necesaria la presencia del catequista. No hay que olvidar que en diversas regiones donde la presencia de sacerdotes es nula o escasa, la figura del catequista es la de aquel que preside la comunidad y la mantiene arraigada en la fe.
Es en este sentido que hay que entender lo que escribe el Papa Francisco: «es un servicio estable que se presta a la Iglesia local según las necesidades pastorales identificadas por el Ordinario del lugar, pero realizado de manera laical como lo exige la naturaleza misma del ministerio» (Antiquum ministerium, 8). Para corresponder plenamente a la vocación, es muy necesaria una formación que presente convenientemente los contenidos fundamentales de la fe. Las diócesis deberán proveer, para que los futuros catequistas tengan una sólida preparación «bíblica, teológica, pastoral y pedagógica para ser comunicadores atentos de la verdad de la fe, y que hayan adquirido ya una experiencia previa de catequesis» (Antiquum ministerium, 8). A este respecto, el Catecismo de la Iglesia Católica podrá ser el instrumento más cualificado del que cada catequista será un verdadero experto. Recorrer las cuatro partes en que se divide ayuda a adentrarse progresivamente en la riqueza del misterio profesado, celebrado, vivido y orado. Una dimensión unitaria de los contenidos de la fe que permite verificar de cerca la jerarquía de las verdades en su transmisión y las formas de ejercer el ministerio. Es de esperar, por tanto, que la institución del ministerio conduzca también a la formación de una comunidad de catequistas que crezca con la comunidad cristiana en el servicio a toda la Iglesia local, sin ninguna tentación de ceñirse a los estrechos límites de su propia realidad eclesial, y libre de cualquier forma autorreferencial.
Una vez instituido por el Papa este ministerio laical, corresponde ahora a las Conferencias Episcopales hacer suya esta directriz encontrando las formas más coherentes para llevarlo a cabo. Por tanto, según las propias tradiciones locales, las Conferencias Episcopales deberán determinar los requisitos, como la edad y los estudios necesarios, las condiciones y las modalidades de acceso al ministerio; mientras que a la Congregación para el Culto Divino se le confía la tarea de publicar en breve tiempo el Rito litúrgico para la institución del ministerio por parte del Obispo.
Como puede verse, se trata de una invitación dirigida a las Iglesias locales para que valoren el aporte de tantos hombres y mujeres que pretenden dedicar su vida a la catequesis como forma privilegiada de evangelización. En nombre del Papa, el Pontificio Consejo para la Promoción de la Nueva Evangelización prestará toda su ayuda para que el nuevo ministerio se expanda en la Iglesia, y también para encontrar las formas de apoyar la formación de los catequistas. Esperamos que, de este modo, el proceso de la evangelización continúe su fructífero camino de inculturación en las diversas realidades locales, y que los millones de catequistas que diariamente dedican su vida a este antiguo y siempre nuevo ministerio redescubran su vocación para una comprometida renovación del proceso catequístico en beneficio de la Iglesia y de las nuevas generaciones.
[00624-ES.01] [Texto original: Italiano]
Intervento di S.E. Mons. Franz-Peter Tebartz-van Elst
Il catechista – Una vocazione laicale per tutta la chiesa
Cari fratelli e sorelle, Papa Francesco, con questo Motu proprio, si propone di rafforzare il profilo catechistico nella Chiesa non facendolo derivare dal ministero della gerarchia ma orientandolo verso la gerarchia. Ciò è espresso nella sua argomentazione teologica e nella istituzione, appena creata, del ministero del catechista. Nel nuovo Motu proprio si possono individuare in particolare tre aspetti, delineati nella cornice di una vocazione autonoma a diventare e ad essere catechista.
1. Il Ministero del catechista si oppone ad una clericalizzazione dei laici e ad una laicizzazione del clero
Nel nuovo Motu proprio Papa Francesco fa chiaramente riferimento al pericolo che la definizione del profilo del ministero del catechista porti ad una nuova forma di clericalizzazione. Nel punto settimo di questa lettera Apostolica parla della vocazione missionaria del catechista, che dovrebbe essere attuata in modo tale da non cadere in nessuna forma di clericalizzazione. A voler dare un contributo personale alla vita di tutti coloro che sono battezzati, sulla base della dignità del Battesimo dove l’individuo si comprende nella sua interezza, si deve evitare ogni tentazione in tal senso; pertanto il fatto che il ministero si diversifichi sempre più nella catechesi dispensata, incoraggia la valorizzazione della dimensione prettamente laicale del ministro istituito. In questo senso, in un recente discorso, Papa Francesco ha ripreso il concetto espresso dal suo predecessore, il Papa San Giovanni Paolo II, sulla spiritualità di comunione, che si caratterizza per il fatto che il battezzato impara a vedere il positivo e ogni specificità nella vita dell´altro, accettandola come un arricchimento per il proprio servizio (cf. NMI, 43). Quindi ci si difende dal rischio della clericalizzazione.
2. Il ministero del catechista si svolge in una spiritualità comunitaria e in una spiritualità di preghiera
Nella sua catechesi all´udienza del mercoledì 14 aprile 2021 Papa Francesco ha recentemente sottolineato: “Senza fede tutto crolla. E senza preghiera, la fede muore. Quindi la chiesa, che è casa e scuola di comunione, è anche casa e scuola di preghiera”. Questa connessione concettuale prosegue quanto già affrontato nel punto precedente ed è espressamente sottolineata nel nuovo Motu proprio come elemento in un contesto interiore di un´autentica catechesi. Il catechista risponde alla sua vocazione nella Chiesa in modo particolare con la proclamazione degli insegnamenti del Vangelo; pertanto presuppone l’integrazione del catechista nella comunione della Chiesa ed esige una comunicazione costante con Dio e con i fedeli.
3. Il ministero del catechista è un servizio acquisito con specifica e solida formazione
La qualità nel ministero catechetico è garantita solo quando il catechista è accompagnato e qualificato per questa specifica vocazione e compito. È proprio in questo contesto che la Chiesa ha l´opportunità di trasmettere la specificità della vocazione e della missione del catechista. Nel sesto punto del nuovo Motu proprio, Papa Francesco sottolinea che il catechista non deve assumersi principalmente compiti liturgici o pastorali o responsabilità di altri ministeri, ma che egli stesso è nella sua testimonianza un insegnante e mistagogo, compagno e pedagogo della propria vocazione e talento, evangelicamente inteso. Quanto detto, trova riferimento nel nuovo Motu proprio al punto quarto, con l’invito a servirsi, come strumenti imprescindibili, del Catechismo della Chiesa Cattolica, delle Lettere Apostoliche Catechesi tradendae, Evangelii gaudium e del nuovo Direttorio per la Catechesi come guida. I tre punti sopra indicati definiscono i contorni essenziali del servizio del catechista nel senso del nuovo Motu proprio di Papa Francesco Antiquum ministerium. Il fatto che il Santo Padre sottolinei questo profilo ministeriale per tutta la Chiesa, facendo riferimento a quanto contenuto nel Motu proprio del 1972 di Papa Paolo VI Ministeria quaedam, sui ministeri laicali istituiti, mostra la crescente importanza di un servizio laicale e qualificato per l´edificazione del Corpo di Cristo. Grazie per l´attenzione.
[00627-IT.01] [Testo originale: Italiano]
[B0288-XX.01]