Messaggio natalizio del Santo Padre
Parole del Santo Padre dopo la Benedizione
Alle ore 12 di oggi, Solennità del Natale del Signore, nell’Aula della Benedizione, il Santo Padre Francesco, prima di impartire la Benedizione “Urbi et Orbi”, ha rivolto il tradizionale Messaggio natalizio ai fedeli che lo ascoltavano attraverso la radio e la televisione.
Questo il testo del Messaggio del Santo Padre per il Natale 2020:
Messaggio natalizio del Santo Padre
Testo in lingua italiana
Traduzione in lingua francese
Traduzione in lingua inglese
Traduzione in lingua tedesca
Traduzione in lingua spagnola
Traduzione in lingua portoghese
Traduzione in lingua polacca
Testo in lingua italiana
Cari fratelli e sorelle, buon Natale!
Vorrei far giungere a tutti il messaggio che la Chiesa annuncia in questa festa, con le parole del profeta Isaia: «Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio» (Is 9,5).
È nato un bambino: la nascita è sempre fonte di speranza, è vita che sboccia, è promessa di futuro. E questo Bambino, Gesù, è “nato per noi”: un noi senza confini, senza privilegi né esclusioni. Il Bambino che la Vergine Maria ha dato alla luce a Betlemme è nato per tutti: è il “figlio” che Dio ha dato all’intera famiglia umana.
Grazie a questo Bambino, tutti possiamo rivolgerci a Dio chiamandolo “Padre”, “Papà”. Gesù è l’Unigenito; nessun’altro conosce il Padre, se non Lui. Ma Lui è venuto nel mondo proprio per rivelarci il volto del Padre celeste. E così, grazie a questo Bambino, tutti possiamo chiamarci ed essere realmente fratelli: di ogni continente, di qualsiasi lingua e cultura, con le nostre identità e diversità, eppure tutti fratelli e sorelle.
In questo momento storico, segnato dalla crisi ecologica e da gravi squilibri economici e sociali, aggravati dalla pandemia del coronavirus, abbiamo più che mai bisogno di fraternità. E Dio ce la offre donandoci il suo Figlio Gesù: non una fraternità fatta di belle parole, di ideali astratti, di vaghi sentimenti… No. Una fraternità basata sull’amore reale, capace di incontrare l’altro diverso da me, di con-patire le sue sofferenze, di avvicinarsi e prendersene cura anche se non è della mia famiglia, della mia etnia, della mia religione; è diverso da me ma è mio fratello, è mia sorella. E questo vale anche nei rapporti tra i popoli e le nazioni: fratelli tutti!
Nel Natale celebriamo la luce del Cristo che viene al mondo e lui viene per tutti: non soltanto per alcuni. Oggi, in questo tempo di oscurità e incertezze per la pandemia, appaiono diverse luci di speranza, come le scoperte dei vaccini. Ma perché queste luci possano illuminare e portare speranza al mondo intero, devono stare a disposizione di tutti. Non possiamo lasciare che i nazionalismi chiusi ci impediscano di vivere come la vera famiglia umana che siamo. Non possiamo neanche lasciare che il virus dell’individualismo radicale vinca noi e ci renda indifferenti alla sofferenza di altri fratelli e sorelle. Non posso mettere me stesso prima degli altri, mettendo le leggi del mercato e dei brevetti di invenzione sopra le leggi dell’amore e della salute dell’umanità. Chiedo a tutti: ai responsabili degli Stati, alle imprese, agli organismi internazionali, di promuovere la cooperazione e non la concorrenza, e di cercare una soluzione per tutti: vaccini per tutti, specialmente per i più vulnerabili e bisognosi di tutte le regioni del Pianeta. Al primo posto, i più vulnerabili e bisognosi!
Il Bambino di Betlemme ci aiuti allora ad essere disponibili, generosi e solidali, specialmente verso le persone più fragili, i malati e quanti in questo tempo si sono trovati senza lavoro o sono in gravi difficoltà per le conseguenze economiche della pandemia, come pure le donne che in questi mesi di confinamento hanno subito violenze domestiche.
Di fronte a una sfida che non conosce confini, non si possono erigere barriere. Siamo tutti sulla stessa barca. Ogni persona è un mio fratello. In ciascuno vedo riflesso il volto di Dio e in quanti soffrono scorgo il Signore che chiede il mio aiuto. Lo vedo nel malato, nel povero, nel disoccupato, nell’emarginato, nel migrante e nel rifugiato: tutti fratelli e sorelle!
Nel giorno in cui il Verbo di Dio si fa bambino, volgiamo lo sguardo ai troppi bambini che in tutto il mondo, specialmente in Siria, in Iraq e nello Yemen, pagano ancora l’alto prezzo della guerra. I loro volti scuotano le coscienze degli uomini di buona volontà, affinché siano affrontate le cause dei conflitti e ci si adoperi con coraggio per costruire un futuro di pace.
Sia questo il tempo propizio per stemperare le tensioni in tutto il Medio Oriente e nel Mediterraneo orientale.
Gesù Bambino risani le ferite dell’amato popolo siriano, che da ormai un decennio è stremato dalla guerra e dalle sue conseguenze, ulteriormente aggravate dalla pandemia. Porti conforto al popolo iracheno e a tutti coloro che sono impegnati nel cammino della riconciliazione, in particolare agli yazidi, duramente colpiti dagli ultimi anni di guerra. Rechi pace alla Libia e consenta che la nuova fase dei negoziati in corso porti alla fine di ogni forma di ostilità nel Paese.
Il Bambino di Betlemme doni fraternità alla terra che lo ha visto nascere. Israeliani e palestinesi possano recuperare la fiducia reciproca per cercare una pace giusta e duratura attraverso un dialogo diretto, capace di vincere la violenza e di superare endemici risentimenti, per testimoniare al mondo la bellezza della fraternità.
La stella che ha illuminato la notte di Natale sia guida e incoraggiamento per il popolo libanese, affinché, nelle difficoltà che sta affrontando, col sostegno della Comunità internazionale non perda la speranza. Il Principe della Pace aiuti i responsabili del Paese a mettere da parte gli interessi particolari e ad impegnarsi con serietà, onestà e trasparenza perché il Libano possa percorrere un cammino di riforme e proseguire nella sua vocazione di libertà e di convivenza pacifica.
Il Figlio dell’Altissimo sostenga l’impegno della comunità internazionale e dei Paesi coinvolti a proseguire il cessate-il-fuoco nel Nagorno-Karabakh, come pure nelle regioni orientali dell’Ucraina, e a favorire il dialogo quale unica via che conduce alla pace e alla riconciliazione.
Il Divino Bambino allevii la sofferenza delle popolazioni del Burkina Faso, del Mali e del Niger, colpite da una grave crisi umanitaria, alla cui base vi sono estremismi e conflitti armati, ma anche la pandemia e altri disastri naturali; faccia cessare le violenze in Etiopia, dove, a causa degli scontri, molte persone sono costrette a fuggire; rechi conforto agli abitanti della regione di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico, vittime della violenza del terrorismo internazionale; sproni i responsabili del Sud Sudan, della Nigeria e del Camerun a proseguire il cammino di fraternità e di dialogo intrapreso.
Il Verbo eterno del Padre sia sorgente di speranza per il Continente americano, particolarmente colpito dal coronavirus, che ha esacerbato le tante sofferenze che lo opprimono, spesso aggravate dalle conseguenze della corruzione e del narcotraffico. Aiuti a superare le recenti tensioni sociali in Cile e a porre fine ai patimenti del popolo venezuelano.
Il Re del Cielo protegga le popolazioni flagellate da calamità naturali nel sud-est asiatico, in modo particolare nelle Filippine e in Vietnam, dove numerose tempeste hanno causato inondazioni con ricadute devastanti sulle famiglie che abitano in quelle terre, in termini di perdite di vite umane, danni all’ambiente e conseguenze per le economie locali.
E pensando all’Asia, non posso dimenticare il popolo Rohingya: Gesù, nato povero tra i poveri, porti speranza nelle loro sofferenze.
Cari fratelli e sorelle,
«Un bambino è nato per noi» (Is 9,5). È venuto a salvarci! Egli ci annuncia che il dolore e il male non sono l’ultima parola. Rassegnarsi alle violenze e alle ingiustizie vorrebbe dire rifiutare la gioia e la speranza del Natale.
In questo giorno di festa rivolgo un pensiero particolare a quanti non si lasciano sopraffare dalle circostanze avverse, ma si adoperano per portare speranza, conforto e aiuto, soccorrendo chi soffre e accompagnando chi è solo.
Gesù è nato in una stalla, ma avvolto dall’amore della Vergine Maria e di San Giuseppe. Nascendo nella carne, il Figlio di Dio ha consacrato l’amore familiare. Il mio pensiero va in questo momento alle famiglie: a quelle che oggi non possono ricongiungersi, come pure a quelle che sono costrette a stare in casa. Per tutti il Natale sia l’occasione di riscoprire la famiglia come culla di vita e di fede; luogo di amore accogliente, di dialogo, di perdono, di solidarietà fraterna e di gioia condivisa, sorgente di pace per tutta l’umanità.
Buon Natale a tutti!
[01611-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
Chers frères et sœurs,
avec les paroles du prophète Isaïe, je voudrais faire parvenir à tous le message que l’Eglise annonce en cette fête : « Un enfant nous est né, un fils nous a été donné » (Is 9, 5).
Un enfant est né : la naissance est toujours source d’espérance, elle est vie qui s’épanouit, elle est promesse d’avenir. Et cet Enfant, Jésus, est “né pour nous” : un nous sans frontières, sans privilèges ni exclusions. L’Enfant que la Vierge Marie a mis au jour à Bethléem est né pour tous : il est le “fils” que Dieu a donné à toute la famille humaine.
Grâce à cet Enfant, nous pouvons tous nous adresser à Dieu en l’appelant “Père”, “Papa”. Jésus est le Fils unique. Personne ne connaît le Père sinon lui. Mais il est venu dans le monde justement pour nous révéler le visage du Père. Et ainsi, grâce à cet Enfant, nous pouvons tous nous appeler, et être réellement, frères : de tous les continents, de n’importe quelle langue et culture, avec nos identités et diversités, nous sommes tous frères et sœurs.
En ce moment historique, marqué par la crise écologique, et par de graves déséquilibres économiques et sociaux aggravés par la pandémie du coronavirus, nous avons plus que jamais besoin de fraternité. Et Dieu nous l’offre en nous donnant son Fils Jésus : non pas une fraternité faite de belles paroles, d’idéaux abstraits, de vagues sentiments… Non. Une fraternité basée sur l’amour réel, capable de faire rencontrer l’autre différent de moi, de com-patir à ses souffrances, de s’approcher et d’en prendre soin même s’il n’est pas de ma famille, de mon ethnie, de ma religion. Il est différent de moi, mais il est mon frère et ma sœur. Et cela est vrai aussi dans les relations entre les peuples et les nations : tous frères !
A Noël nous célébrons la lumière du Christ qui vient au monde et il vient pour tous : non seulement pour certains. Aujourd’hui, en ce moment d’obscurité et d’incertitudes causé par la pandémie, apparaissent diverses lumières d’espérance, comme les découvertes des vaccins. Mais pour que ces lumières puissent illuminer et amener l’espérance au monde entier, elles doivent demeurer à la disposition de tous. Nous ne pouvons pas laisser que les nationalismes fermés nous empêchent de vivre comme la vraie famille humaine que nous sommes. Nous ne pouvons pas non plus laisser que le virus de l’individualisme radical nous vainque et nous rende indifférents à la souffrance des autres frères et sœurs. Je ne peux pas faire de moi la priorité avant les autres, en mettant les lois du marché et des brevets d’invention au-dessus des lois de l’amour et de la santé de l’humanité. Je demande à tous : aux responsables des Etats, des entreprises, aux organismes internationaux, de promouvoir la coopération et non la concurrence, et de chercher une solution pour tous : des vaccins pour tous, spécialement pour les plus vulnérables et les plus nécessiteux de toutes les régions de la planète. En premier, les plus vulnérables et les plus nécessiteux !
L’Enfant de Bethléem nous aide alors à être disponibles, généreux et solidaires, spécialement envers les personnes les plus fragiles, les malades et toutes celles qui, en cette période, se sont retrouvés sans travail ou sont en grave difficulté en raison des conséquences économiques de la pandémie, comme aussi envers les femmes qui, durant ces mois de confinement, ont subi des violences domestiques.
Face à un défi qui ne connait pas de frontières, on ne peut pas ériger de barrières. Nous sommes tous dans le même bateau. Toute personne m’est un frère. Je vois en chacun le reflet du visage de Dieu et je découvre le Seigneur qui demande mon aide en tous ceux qui souffrent. Je le vois dans la personne malade, dans le pauvre, dans le chômeur, dans l’exclu, dans le migrant et dans le réfugié : tous, frères et sœurs !
En ce jour où le Verbe de Dieu se fait enfant, tournons le regard vers les trop nombreux enfants qui, partout dans le monde, spécialement en Syrie, en Irak et au Yémen, payent encore le prix fort de la guerre. Que leurs visages ébranlent les consciences des hommes de bonne volonté pour que les causes des conflits soient affrontées et que l’on s’emploie avec courage à construire un avenir de paix.
Que ce temps soit propice à désamorcer les tensions dans tout le Moyen Orient et en Méditerranée orientale.
Que Jésus Enfant guérisse les blessures du peuple syrien bien aimé qui depuis maintenant dix ans est épuisé par la guerre et ses conséquences, aggravées ensuite par la pandémie. Qu’il porte réconfort au peuple irakien et à tous ceux qui sont engagés sur le chemin de la réconciliation, en particulier aux Yézidis durement touchés par les dernières années de guerre. Qu’il apporte la paix à la Libye et fasse que la nouvelle phase des négociations en cours conduise à la fin de toute forme d’hostilité dans le pays.
Que l’Enfant de Bethléem donne la fraternité à la terre qui l’a vu naître. Qu’Israéliens et Palestiniens puissent retrouver la confiance réciproque pour chercher une paix juste et durable à travers un dialogue direct capable de vaincre la violence et de dépasser les ressentiments endémiques afin de témoigner au monde de la beauté de la fraternité.
Que l’étoile qui a éclairé la nuit de Noël soit un guide et un encouragement pour le peuple libanais pour que, dans les difficultés qu’il est en train d’affronter, avec le soutien de la Communauté internationale, il ne perde pas l’espérance. Que le Prince de la Paix aide les responsables du pays à mettre de côté les intérêts particuliers et à s’engager avec sérieux, honnêteté et transparence, pour que le Liban puisse parcourir un chemin de réformes et continuer dans sa vocation de liberté et de cohabitation pacifique.
Que le Fils du Très Haut soutienne l’engagement de la Communauté internationale et des pays concernés à poursuivre le cessez-le-feu au Haut- Karabagh, comme aussi dans les régions orientales de l’Ukraine, et à favoriser le dialogue, unique voie qui conduise à la paix et à la réconciliation.
Que le Divin Enfant allège la souffrance des populations du Burkina Faso, du Mali et du Niger touchées par une grave crise humanitaire à la base de laquelle il y a des extrémismes et des conflits armés, mais aussi la pandémie et d’autres désastres naturels. Qu’il fasse cesser les violences en Ethiopie où beaucoup de personnes sont contraintes de fuir en raison des affrontements. Qu’il apporte réconfort aux habitants de la région de Cabo Delgado, au Nord du Mozambique, victimes de la violence du terrorisme international. Qu’il incite les responsables du Sud Soudan, du Nigéria et du Cameroun à poursuivre le chemin de fraternité et de dialogue entrepris.
Que le Verbe éternel du Père soit source d’espérance pour le continent américain, particulièrement touché par le coronavirus qui a exacerbé les nombreuses souffrances qui l’oppriment, souvent aggravées par les conséquences de la corruption et du narcotrafic. Qu’il aide à dépasser les récentes tensions sociales au Chili et à mettre fin aux souffrances du peuple vénézuélien.
Que le Roi du Ciel protège les populations affligées par les catastrophes naturelles dans le Sud-Est asiatique, en particulier aux Philippines et au Vietnam où de nombreuses tempêtes ont causé des inondations aux conséquences dévastatrices, pour les familles qui habitent ces régions, en termes de pertes de vies humaines, de dommages pour l’environnement et de conséquences pour les économies locales.
En pensant à l’Asie, je ne peux pas oublier le peuple Rohingya : que Jésus né pauvre parmi les pauvres, leur apporte une espérance dans leurs souffrances.
Chers frères et sœurs,
« Un enfant nous est né » (Is 9, 5). Il est venu nous sauver ! Il nous annonce que la souffrance et le mal n’ont pas le dernier mot. Se résigner à la violence et aux injustices voudrait dire refuser la joie et l’espérance de Noël.
En ce jour de fête j’adresse une pensée particulière à tous ceux qui ne se laissent pas écraser par les circonstances adverses mais qui agissent pour porter espérance, réconfort et aide en secourant ceux qui souffrent et en accompagnant ceux qui sont seuls.
Jésus est né dans une étable, mais entouré de l’amour de la Vierge Marie et de saint Joseph. Naissant dans la chair, le Fils de Dieu a consacré l’amour familial. Ma pensée va en ce moment aux familles : à celles qui aujourd’hui ne peuvent pas se réunir, comme aussi celles qui sont obligées de rester à la maison. Que Noël soit pour tous l’occasion de redécouvrir la famille comme berceau de vie et de foi ; lieu d’amour accueillant, de dialogue, de pardon, de solidarité fraternelle et de joie partagée, source de paix pour toute l’humanité.
Bon Noël à tous !
[01611-FR.02] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
Dear Brothers and Sisters, Merry Christmas!
I would like to bring to everyone the message that the Church proclaims on this feast with the words of the prophet Isaiah: “To us a child is born, to us a son is given” (Is 9:6)
A child is born. A birth is always a source of hope; it is life that blossoms, a promise of the future. Moreover, this Child, Jesus, was born “to us”: an “us” without any borders, privileges or exclusions. The Child born of the Virgin Mary in Bethlehem was born for everyone: he is the “son” that God has given to the entire human family.
Thanks to this Child, all of us can speak to God and call him “Father”. Jesus is the only-begotten Son; no one but he knows the Father. Yet he came into the world for this very reason: to show us the face of the Father. Thanks to this Child, we can all call one another brothers and sisters, for so we truly are. We come from every continent, from every language and culture, with our own identities and differences, yet we are all brothers and sisters.
At this moment in history, marked by the ecological crisis and grave economic and social imbalances only worsened by the coronavirus pandemic, it is all the more important for us to acknowledge one another as brothers and sisters. God has made this fraternal unity possible, by giving us his Son Jesus. The fraternity he offers us has nothing to do with fine words, abstract ideals or vague sentiments. It is a fraternity grounded in genuine love, making it possible for me to encounter others different from myself, feeling com-passion for their sufferings, drawing near to them and caring for them even though they do not belong to my family, my ethnic group or my religion. For all their differences, they are still my brothers and sisters. The same thing is true of relationships between peoples and nations: brothers and sisters all!
At Christmas we celebrate the light of Christ who comes into the world; he comes for everyone, not just for some. Today, in this time of darkness and uncertainty regarding the pandemic, various lights of hope appear, such as the discovery of vaccines. But for these lights to illuminate and bring hope to all, they need to be available to all. We cannot allow the various forms of nationalism closed in on themselves to prevent us from living as the truly human family that we are. Nor can we allow the virus of radical individualism to get the better of us and make us indifferent to the suffering of other brothers and sisters. I cannot place myself ahead of others, letting the law of the marketplace and patents take precedence over the law of love and the health of humanity. I ask everyone – government leaders, businesses, international organizations – to foster cooperation and not competition, and to seek a solution for everyone: vaccines for all, especially for the most vulnerable and needy of all regions of the planet. Before all others: the most vulnerable and needy!
May the Child of Bethlehem help us, then, to be generous, supportive and helpful, especially towards those who are vulnerable, the sick, those unemployed or experiencing hardship due to the economic effects of the pandemic, and women who have suffered domestic violence during these months of lockdown.
In the face of a challenge that knows no borders, we cannot erect walls. All of us are in the same boat. Every other person is my brother or my sister. In everyone, I see reflected the face of God, and in those who suffer, I see the Lord pleading for my help. I see him in the sick, the poor, the unemployed, the marginalized, the migrant and the refugee: brothers and sisters all!
On this day, when the word of God became a child, let us turn our gaze to the many, all too many, children worldwide, especially in Syria, Iraq and Yemen, who still pay the high price of war. May their faces touch the consciences of all men and women of good will, so that the causes of conflicts can be addressed and courageous efforts can be made to build a future of peace.
May this be a favourable time to ease tensions throughout the Middle East and in the Eastern Mediterranean.
May the Infant Jesus heal the wounds of the beloved Syrian people, who for a decade have been devastated by war and its consequences, now aggravated by the pandemic. May he bring comfort to the Iraqi people and to all those involved in the work of reconciliation, and particularly to the Yazidis, sorely tried by these last years of war. May he bring peace to Libya and enable the new phase of the negotiations in course to end all forms of hostility in the country.
May the Babe of Bethlehem grant the gift of fraternity to the land that witnessed his birth. May Israelis and Palestinians regain mutual trust and seek a just and lasting peace through a direct dialogue capable of ending violence and overcoming endemic grievances, and thus bear witness before the world to the beauty of fraternity.
May the star that shone brightly on Christmas night offer guidance and encouragement to the Lebanese people, so that, with the support of the international community, they may not lose hope amid the difficulties they currently face. May the Prince of Peace help the country’s leaders to lay aside partial interests and commit themselves with seriousness, honesty and transparency to enabling Lebanon to undertake a process of reform and to persevere in its vocation of freedom and peaceful coexistence.
May the Son of the Most High sustain the commitment of the international community and the countries involved to continue the ceasefire in Nagorno-Karabakh, as well as in the eastern regions of Ukraine, and to foster dialogue as the sole path to peace and reconciliation.
May the Divine Child alleviate the suffering of the peoples of Burkina Faso, Mali and Niger, affected by a grave humanitarian crisis caused by extremism and armed conflicts, but also by the pandemic and other natural disasters. May he end the violence in Ethiopia, where many people have been forced to flee because of the fighting; comfort the inhabitants of the Cabo Delgado region in northern Mozambique, victims of the violence of international terrorism; and encourage the leaders of South Sudan, Nigeria and Cameroon to pursue the path of fraternity and dialogue they have undertaken.
May the Eternal Word of the Father be a source of hope for the American continent, particularly affected by the coronavirus, which has intensified its many sufferings, frequently aggravated by the effects of corruption and drug trafficking. May he help to ease the recent social tensions in Chile and end the sufferings of the people of Venezuela.
May the King of Heaven protect all victims of natural disasters in Southeast Asia, especially in the Philippines and Vietnam, where numerous storms have caused flooding, with devastating repercussions on families in terms of loss of life, harm to the environment and consequences for local economies.
As I think of Asia, I cannot forget the Rohingya people: may Jesus, who was born poor among the poor, bring them hope amid their sufferings.
Dear brothers and sisters,
“To us a child is born” (Is 9:6). He came to save us! He tells us that pain and evil are not the final word. To become resigned to violence and injustice would be to reject the joy and hope of Christmas.
On this festive day, I think in a special way of all those who refuse to let themselves be overcome by adversity, but instead work to bring hope, comfort and help to those who suffer and those who are alone.
Jesus was born in a stable, but was embraced by the love of the Virgin Mary and Saint Joseph. By his birth in the flesh, the Son of God consecrated familial love. My thoughts at this moment turn to families: to those who cannot come together today and to those forced to remain at home. May Christmas be an opportunity for all of us to rediscover the family as a cradle of life and faith, a place of acceptance and love, dialogue, forgiveness, fraternal solidarity and shared joy, a source of peace for all humanity.
Merry Christmas to everyone!
[01611-EN.02] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
Liebe Brüder und Schwestern, frohe Weihnachten!
Ich möchte, dass alle die Botschaft erreicht, die die Kirche an diesem Festtag mit den Worten des Propheten Jesaja verkündet: »Ein Kind wurde uns geboren, ein Sohn wurde uns geschenkt« (Jes 9,5)
Ein Kind wurde geboren: Eine Geburt ist immer Quelle der Hoffnung, sie ist aufkeimendes Leben, sie ist Zukunftsverheißung. Und dieses Kind, Jesus, „ist uns geboren“: einem „Uns“ ohne Grenzen, ohne jegliche Bevorzugung, ohne irgendeine Ausschließung. Das Kind, das die Jungfrau Maria in Betlehem zur Welt gebracht hat, ist für alle geboren: Es ist der „Sohn“, den Gott der gesamten Menschheitsfamilie geschenkt hat.
Dank diesem Kind können wir uns alle Gott zuwenden und ihn „Vater“, „Papa“ nennen. Jesus ist „aus dem Vater geboren vor aller Zeit“; kein anderer außer ihm kennt den Vater. Aber er ist deshalb in die Welt gekommen, um uns das Angesicht des Vaters zu offenbaren. Und so dürfen wir uns alle dank diesem Kind Geschwister nennen und dies auch wirklich sein: aus allen Kontinenten, aus jedwedem Sprach- und Kulturraum, mit unseren Identitäten und Unterschieden und doch alle als Brüder und Schwestern.
In diesem historischen Augenblick, der von der ökologischen Krise und von schwerwiegenden wirtschaftlichen und sozialen Missverhältnissen gekennzeichnet ist, die durch die Pandemie des Coronavirus noch verschlimmert wurden, bedürfen wir mehr denn je der Geschwisterlichkeit. Und Gott bietet sie uns an, indem er uns seinen Sohn Jesus schenkt: nicht eine Geschwisterlichkeit, die aus schönen Worten, aus abstrakten Idealen, aus vagen Gefühlen besteht… Nein. Eine Geschwisterlichkeit, die auf der konkreten Liebe gründet, die fähig ist, dem anderen von mir verschiedenen Menschen zu begegnen, mit ihm zu leiden, sich ihm zu nähern und sich seiner anzunehmen, auch wenn er nicht meiner Familie, meiner Volksgruppe, meiner Religion angehört; er ist anders als ich, aber er ist mein Bruder, sie ist meine Schwester. Und dies gilt auch in den Beziehungen zwischen den Völkern und den Nationen: alle sind Geschwister!
An Weihnachten feiern wir das Licht Christi, der in die Welt kommt. Und er kommt für alle, nicht nur für einige. Heute, in dieser Zeit der Dunkelheit und Ungewissheit aufgrund der Pandemie, erscheinen einige Lichter der Hoffnung, wie die Entwicklung von Impfstoffen. Aber damit diese Lichter die ganze Welt erleuchten und Hoffnung bringen können, müssen sie für alle zugänglich sein. Wir können nicht zulassen, dass verschlossener Nationalismus uns daran hindert, als die wahre Menschheitsfamilie zu leben, die wir sind. Wir können auch nicht zulassen, dass das Virus des radikalen Individualismus uns überwältigt und uns gleichgültig gegenüber dem Leiden anderer Brüder und Schwestern macht. Ich kann mich nicht über andere stellen und die Gesetze des Marktes und der Patente über die Gesetze der Liebe und die Gesundheit der Menschheit stellen. Ich bitte alle – die Verantwortungsträger der Staaten, Unternehmen, internationale Organisationen – die Kooperation und nicht die Konkurrenz zu fördern und eine Lösung für alle zu suchen: Impfstoffe für alle, insbesondere für die Schwächsten und Bedürftigsten in allen Regionen der Erde. An erster Stelle: die Schwächsten und Bedürftigsten!
Das Kind von Betlehem helfe uns demnach, verfügbar, großherzig und solidarisch zu sein, insbesondere gegenüber den schwächsten Personen, den Kranken und denen, die in dieser Zeit arbeitslos geworden sind oder sich in großen Schwierigkeiten aufgrund der Folgen der Pandemie befinden, sowie auch den Frauen gegenüber, die in diesen Tagen der Isolation zum Opfer häuslicher Gewalt geworden sind.
Angesichts einer Herausforderung, die keine Grenzen kennt, kann man keine Barrieren errichten. Wir sitzen alle im gleichen Boot. Jeder Mensch ist mein Bruder oder meine Schwester. In jeder Person sehe ich das Angesicht Gottes widergespiegelt, und in den Leidenden werde ich des Herrn gewahr, der mich um Hilfe bittet. Ich sehe ihn im Kranken, im Armen, im Arbeitslosen, im Ausgegrenzten, im Migranten und Flüchtling. Sie alle sind Brüder und Schwestern!
Am Tag, an dem das Wort Gottes sich zum Kind macht, richten wir unseren Blick auf die allzu vielen Kinder, die in aller Welt, insbesondere in Syrien, im Irak und im Jemen immer noch den hohen Preis für den Krieg bezahlen. Ihre Gesichter rütteln die Gewissen der Menschen guten Willens auf, auf dass die Gründe der Konflikte angegangen werden und man sich mutig dafür einsetzt, eine Zukunft des Friedens aufzubauen.
Möge dies der rechte Moment sein, um die Spannungen im Nahen Osten und im östlichen Mittelmeerraum zu lösen.
Das Jesuskind heile die Wunden des geschätzten syrischen Volkes, welches schon seit einem Jahrzehnt vom Krieg und seinen Konsequenzen geplagt wird, die durch die Pandemie noch schwerwiegender geworden sind. Es möge dem irakischen Volk und all denen Trost spenden, die sich auf den Weg der Versöhnung verpflichtet haben, insbesondere den Jesiden, die von den letzten Kriegsjahren schwer getroffen wurden. Es möge Libyen Frieden schenken und gewähren, dass die neue Phase der laufenden Verhandlungen jeder Form von Feindseligkeit im Land ein Ende setze.
Das Kind von Betlehem schenke der Erde, die seine Geburt erblickt hat, Geschwisterlichkeit. Israelis und Palästinenser mögen das gegenseitige Vertrauen wiedererlangen, um einen gerechten und dauerhaften Frieden durch einen direkten Dialog zu suchen, der im Stande ist, die Gewalt zu besiegen und die verbreiteten Ressentiments zu überwinden, um der Welt die Schönheit der Geschwisterlichkeit zu bezeugen.
Der Stern, der die Weihnachtsnacht erleuchtet hat, möge das libanesische Volk leiten und ermutigen, auf dass es in den Schwierigkeiten, denen es ausgesetzt ist, mit der Unterstützung der internationalen Gemeinschaft die Hoffnung nicht verliere. Der Friedensfürst helfe den Verantwortlichen des Landes, die Sonderinteressen hintanzustellen und sich mit Ernsthaftigkeit, Ehrlichkeit und Transparenz dafür einzusetzen, dass der Libanon einen Weg der Reformen durchlaufen und seine Berufung zur Freiheit und zum friedlichen Zusammenleben fortführen kann.
Der Sohn des Höchsten stütze den Einsatz der internationalen Gemeinschaft und der betroffenen Länder, um den Waffenstillstand in Nagorny Karabach fortzusetzen wie auch in den östlichen Regionen der Ukraine, um den Dialog als einzigen Weg zu fördern, der zum Frieden und zur Versöhnung führt.
Das Göttliche Kind möge das Leiden der Bevölkerungen von Burkina Faso, Mali und Niger lindern, die aufgrund von Extremismus und bewaffneten Konflikten, aber auch aufgrund der Pandemie und anderen Naturkatastrophen von einer schweren humanitären Krise getroffen wurden; es lasse die Gewalt in Äthiopien enden, wo aufgrund der Auseinandersetzungen viele Personen zur Flucht gezwungen sind; es möge den Bewohnern der Region Cabo Delgado im Norden Mosambiks Trost spenden, die Opfer der Gewalt des internationalen Terrorismus sind; es möge die Verantwortlichen des Südsudan, von Nigeria und Kamerun anspornen, den eingeschlagenen Weg der Geschwisterlichkeit und des Dialogs fortzusetzen.
Das ewige Wort des Vaters sei Quelle der Hoffnung für den amerikanischen Kontinent, der vom Coronavirus besonders getroffen wurde. Die Pandemie hat die vielen Leiden, die ihn bedrücken, noch verschärft, wo sie schon durch die Konsequenzen der Korruption und des Rauschgifthandels erschwert wurden. Das Christkind helfe, die jüngsten sozialen Spannungen in Chile zu überwinden und den Leiden des venezolanischen Volkes ein Ende zu setzen.
Der König des Himmels möge die von Naturkatastrophen heimgesuchten Bevölkerungen in Südostasien schützen, insbesondere auf den Philippinen und in Vietnam, wo zahlreiche Stürme Überschwemmungen mit verheerenden Auswirkungen für die in diesen Gebieten wohnenden Familien ausgelöst haben. Menschen verloren ihr Leben, und es hatte Umweltschäden und Konsequenzen für die lokale Wirtschaft zur Folge.
Und wenn ich an Asien denke, kann ich das Volk der Rohingya nicht vergessen: Jesus, der arm unter den Armen geboren wurde, möge Hoffnung in ihr Leiden bringen.
Liebe Brüder und Schwestern,
„Ein Kind ist uns geboren“ (vgl. Jes 9,5). Er ist gekommen, um uns zu retten! Er verkündet uns, dass der Schmerz und das Böse nicht das letzte Wort sind. Sich mit der Gewalt und der Ungerechtigkeit abfinden, würde bedeuten, die Freude und die Hoffnung von Weihnachten zurückzuweisen.
An diesem Festtag denke ich besonders an diejenigen, die sich nicht von den widrigen Umständen überwältigen lassen, sondern tätig sind, um Hoffnung, Trost und Hilfe zu bringen, indem sie den Leidenden beistehen und die Einsamen begleiten.
Jesus ist in einem Stall geboren, aber umhüllt von der Liebe der Jungfrau Maria und des heiligen Josef. Durch seine Geburt im Fleisch hat der Sohn Gottes die familiäre Liebe geheiligt. Mein Gedanke gilt in diesem Augenblick den Familien: denen, die heute nicht zusammenkommen können, wie auch denen, die gezwungen sind, zu Hause zu bleiben. Für alle möge Weihnachten der Anlass sein, die Familie als Wiege des Lebens und des Glaubens wiederzuentdecken; Ort der annehmenden Liebe, des Dialogs, der Vergebung, der brüderlichen Solidarität und der geteilten Freude, Quelle des Friedens für die ganze Menschheit.
Frohe Weihnachten Euch allen!
[01611-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]
Traduzione in lingua spagnola
Queridos hermanos y hermanas: ¡Feliz Navidad!
Deseo hacer llegar a todos el mensaje que la Iglesia anuncia en esta fiesta, con las palabras del profeta Isaías: «Un niño nos ha nacido, un hijo se nos ha dado» (Is 9,5).
Ha nacido un niño: el nacimiento es siempre una fuente de esperanza, es la vida que florece, es una promesa de futuro. Y este Niño, Jesús, “ha nacido para nosotros”: un nosotros sin fronteras, sin privilegios ni exclusiones. El Niño que la Virgen María dio a luz en Belén nació para todos: es el “hijo” que Dios ha dado a toda la familia humana.
Gracias a este Niño, todos podemos dirigirnos a Dios llamándolo “Padre”, “Papá”. Jesús es el Unigénito; nadie más conoce al Padre sino Él. Pero Él vino al mundo precisamente para revelarnos el rostro del Padre. Y así, gracias a este Niño, todos podemos llamarnos y ser verdaderamente hermanos: de todos los continentes, de todas las lenguas y culturas, con nuestras identidades y diferencias, sin embargo, todos hermanos y hermanas.
En este momento de la historia, marcado por la crisis ecológica y por los graves desequilibrios económicos y sociales, agravados por la pandemia del coronavirus, necesitamos más que nunca la fraternidad. Y Dios nos la ofrece dándonos a su Hijo Jesús: no una fraternidad hecha de bellas palabras, de ideales abstractos, de sentimientos vagos... No. Una fraternidad basada en el amor real, capaz de encontrar al otro que es diferente a mí, de compadecerse de su sufrimiento, de acercarse y de cuidarlo, aunque no sea de mi familia, de mi etnia, de mi religión; es diferente a mí pero es mi hermano, es mi hermana. Y esto es válido también para las relaciones entre los pueblos y las naciones: Hermanos todos.
En Navidad celebramos la luz de Cristo que viene al mundo y Él viene para todos, no sólo para algunos. Hoy, en este tiempo de oscuridad y de incertidumbre por la pandemia, aparecen varias luces de esperanza, como el desarrollo de las vacunas. Pero para que estas luces puedan iluminar y llevar esperanza al mundo entero, deben estar a disposición de todos. No podemos dejar que los nacionalismos cerrados nos impidan vivir como la verdadera familia humana que somos. No podemos tampoco dejar que el virus del individualismo radical nos venza y nos haga indiferentes al sufrimiento de otros hermanos y hermanas. No puedo ponerme a mí mismo por delante de los demás, colocando las leyes del mercado y de las patentes por encima de las leyes del amor y de la salud de la humanidad. Pido a todos: a los responsables de los estados, a las empresas, a los organismos internacionales, de promover la cooperación y no la competencia, y de buscar una solución para todos. Vacunas para todos, especialmente para los más vulnerables y necesitados de todas las regiones del planeta. ¡Poner en primer lugar a los más vulnerables y necesitados!
Que el Niño de Belén nos ayude, pues, a ser disponibles, generosos y solidarios, especialmente con las personas más frágiles, los enfermos y todos aquellos que en este momento se encuentran sin trabajo o en graves dificultades por las consecuencias económicas de la pandemia, así como con las mujeres que en estos meses de confinamiento han sufrido violencia doméstica.
Ante un desafío que no conoce fronteras, no se pueden erigir barreras. Estamos todos en la misma barca. Cada persona es mi hermano. En cada persona veo reflejado el rostro de Dios y, en los que sufren, vislumbro al Señor que pide mi ayuda. Lo veo en el enfermo, en el pobre, en el desempleado, en el marginado, en el migrante y en el refugiado: todos hermanos y hermanas.
En el día en que la Palabra de Dios se hace niño, volvamos nuestra mirada a tantos niños que en todo el mundo, especialmente en Siria, Irak y Yemen, están pagando todavía el alto precio de la guerra. Que sus rostros conmuevan las conciencias de las personas de buena voluntad, de modo que se puedan abordar las causas de los conflictos y se trabaje con valentía para construir un futuro de paz.
Que este sea el momento propicio para disolver las tensiones en todo Oriente Medio y en el Mediterráneo oriental.
Que el Niño Jesús cure nuevamente las heridas del amado pueblo de Siria, que desde hace ya un decenio está exhausto por la guerra y sus consecuencias, agravadas aún más por la pandemia. Que lleve consuelo al pueblo iraquí y a todos los que se han comprometido en el camino de la reconciliación, especialmente a los yazidíes, que han sido duramente golpeados en los últimos años de guerra. Que porte paz a Libia y permita que la nueva fase de negociaciones en curso acabe con todas las formas de hostilidad en el país.
Que el Niño de Belén conceda fraternidad a la tierra que lo vio nacer. Que los israelíes y los palestinos puedan recuperar la confianza mutua para buscar una paz justa y duradera a través del diálogo directo, capaz de acabar con la violencia y superar los resentimientos endémicos, para dar testimonio al mundo de la belleza de la fraternidad.
Que la estrella que iluminó la noche de Navidad sirva de guía y aliento al pueblo del Líbano para que, en las dificultades que enfrenta, con el apoyo de la Comunidad internacional no pierda la esperanza. Que el Príncipe de la Paz ayude a los dirigentes del país a dejar de lado los intereses particulares y a comprometerse con seriedad, honestidad y transparencia para que el Líbano siga un camino de reformas y continúe con su vocación de libertad y coexistencia pacífica.
Que el Hijo del Altísimo apoye el compromiso de la comunidad internacional y de los países involucrados de mantener el cese del fuego en el Alto Karabaj, como también en las regiones orientales de Ucrania, y a favorecer el diálogo como única vía que conduce a la paz y a la reconciliación.
Que el Divino Niño alivie el sufrimiento de las poblaciones de Burkina Faso, de Malí y de Níger, laceradas por una grave crisis humanitaria, en cuya base se encuentran extremismos y conflictos armados, pero también la pandemia y otros desastres naturales; que haga cesar la violencia en Etiopía, donde, a causa de los enfrentamientos, muchas personas se ven obligadas a huir; que consuele a los habitantes de la región de Cabo Delgado, en el norte de Mozambique, víctimas de la violencia del terrorismo internacional; y aliente a los responsables de Sudán del Sur, Nigeria y Camerún a que prosigan el camino de fraternidad y diálogo que han emprendido.
Que la Palabra eterna del Padre sea fuente de esperanza para el continente americano, particularmente afectado por el coronavirus, que ha exacerbado los numerosos sufrimientos que lo oprimen, a menudo agravados por las consecuencias de la corrupción y el narcotráfico. Que ayude a superar las recientes tensiones sociales en Chile y a poner fin al sufrimiento del pueblo venezolano.
Que el Rey de los Cielos proteja a los pueblos azotados por los desastres naturales en el sudeste asiático, especialmente en Filipinas y Vietnam, donde numerosas tormentas han causado inundaciones con efectos devastadores para las familias que viven en esas tierras, en términos de pérdida de vidas, daños al medio ambiente y repercusiones para las economías locales.
Y pensando en Asia, no puedo olvidar al pueblo Rohinyá: Que Jesús, nacido pobre entre los pobres, lleve esperanza a su sufrimiento.
Queridos hermanos y hermanas:
«Un niño nos ha nacido» (Is 9,5). ¡Ha venido para salvarnos! Él nos anuncia que el dolor y el mal no tienen la última palabra. Resignarse a la violencia y a la injusticia significaría rechazar la alegría y la esperanza de la Navidad.
En este día de fiesta pienso de modo particular en todos aquellos que no se dejan abrumar por las circunstancias adversas, sino que se esfuerzan por llevar esperanza, consuelo y ayuda, socorriendo a los que sufren y acompañando a los que están solos.
Jesús nació en un establo, pero envuelto en el amor de la Virgen María y san José. Al nacer en la carne, el Hijo de Dios consagró el amor familiar. Mi pensamiento se dirige en este momento a las familias: a las que no pueden reunirse hoy, así como a las que se ven obligadas a quedarse en casa. Que la Navidad sea para todos una oportunidad para redescubrir la familia como cuna de vida y de fe; un lugar de amor que acoge, de diálogo, de perdón, de solidaridad fraterna y de alegría compartida, fuente de paz para toda la humanidad.
A todos, ¡Feliz Navidad!
[01611-ES.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua portoghese
Queridos irmãos e irmãs, feliz Natal!
Gostava de fazer chegar a todos a mensagem que a Igreja anuncia nesta festa, com as palavras do profeta Isaías: «Um menino nasceu para nós, um filho nos foi dado» (Is 9, 5).
Nasceu um menino: o nascimento é sempre fonte de esperança, é vida que desabrocha, é promessa de futuro. E este Menino – Jesus – «nasceu para nós»: um «nós» sem fronteiras, sem privilégios nem exclusões. O Menino, que a Virgem Maria deu à luz em Belém, nasceu para todos: é o «filho» que Deus deu à família humana inteira.
Graças a este Menino, todos podemos dirigir-nos a Deus chamando-Lhe «Pai», «Papá». Jesus é o Unigénito; ninguém mais conhece o Pai, senão Ele. Mas Ele veio ao mundo precisamente para nos revelar o rosto do Pai celeste. E assim, graças a este Menino, todos podemos chamar-nos e ser realmente irmãos: de continentes diversos, de qualquer língua e cultura, com as nossas identidades e diferenças, mas todos irmãos e irmãs.
Neste momento histórico, marcado pela crise ecológica e por graves desequilíbrios económicos e sociais, agravados pela pandemia do coronavírus, precisamos mais do que nunca de fraternidade. E Deus no-la oferece, dando-nos o seu Filho Jesus: não uma fraternidade feita de palavras bonitas, ideais abstratos, vagos sentimentos... Não! Mas uma fraternidade baseada no amor real, capaz de encontrar o outro diferente de mim, de compadecer-me dos seus sofrimentos, aproximar-me e cuidar dele mesmo que não seja da minha família, da minha etnia, da minha religião; é diferente de mim, mas é meu irmão, é minha irmã. E isto é válido também nas relações entre os povos e as nações: todos irmãos.
No Natal, celebramos a luz de Cristo que vem ao mundo e vem para todos: não apenas para alguns. Hoje, neste tempo de escuridão e incerteza devido à pandemia, aparecem várias luzes de esperança como a descoberta das vacinas. Mas, para que estas luzes possam iluminar e dar esperança ao mundo inteiro, hão de ser colocadas à disposição de todos. Não podemos deixar que os nacionalismos fechados nos impeçam de viver como a verdadeira família humana que somos. Nem podemos deixar que nos vença o vírus do individualismo radical, tornando-nos indiferentes ao sofrimento doutros irmãos e irmãs. Não posso passar à frente dos outros, colocando as leis do mercado e das patentes de invenção acima das leis do amor e da saúde da humanidade. Peço a todos, nomeadamente aos líderes dos Estados, às empresas, aos organismos internacionais, que promovam a cooperação, e não a concorrência, na busca duma solução para todos: vacinas para todos, especialmente para os mais vulneráveis e necessitados em todas as regiões da Terra. Em primeiro lugar, os mais vulneráveis e necessitados!
Por isso, que o Menino de Belém nos ajude a estar disponíveis, a ser generosos e solidários, especialmente para com as pessoas mais frágeis, os doentes e quantos neste tempo se encontram desempregados ou estão em graves dificuldades pelas consequências económicas da pandemia, bem como as mulheres que nestes meses de confinamento sofreram violências domésticas.
Perante um desafio que não conhece fronteiras, não se podem erguer barreiras. Estamos todos no mesmo barco. Cada pessoa é um meu irmão. Em cada um vejo refletido o rosto de Deus e, nos que sofrem, vislumbro o Senhor que pede a minha ajuda. Vejo-O no doente, no pobre, no desempregado, no marginalizado, no migrante e no refugiado: todos irmãos e irmãs!
No dia em que o Verbo de Deus Se faz menino, reparemos em tantas crianças que em todo o mundo, especialmente na Síria, Iraque e Iémen, ainda estão a pagar o alto preço da guerra. Os seus rostos sensibilizem as consciências dos homens de boa vontade, para que se enfrentem as causas dos conflitos e se trabalhe com coragem para construir um futuro de paz.
Que este seja o tempo propício para aliviar as tensões em todo o Médio Oriente e no Mediterrâneo oriental.
Jesus Menino cure as feridas do amado povo sírio, que está exausto com um decénio de guerra e suas consequências, agravadas ainda mais pela pandemia. Leve conforto ao povo iraquiano e a todos os povos incluídos no caminho da reconciliação, em particular os yazidis duramente atingidos pelos últimos anos de guerra. Dê paz à Líbia e permita que a nova fase de negociações em curso ponha fim a todas as formas de hostilidade no país.
O Menino de Belém conceda fraternidade à terra que O viu nascer. Possam israelitas e palestinenses recuperar a confiança mútua para procurarem uma paz justa e duradoura através dum diálogo direto, capaz de vencer a violência e superar ressentimentos endémicos, testemunhando ao mundo a beleza da fraternidade.
A estrela que iluminou a noite de Natal sirva de guia e encorajamento para o povo libanês, a fim de não perder a esperança no meio das dificuldades que tem vindo a enfrentar com o apoio da comunidade internacional. O Príncipe da Paz ajude os responsáveis do país a deixar de lado interesses particulares e empenhar-se com seriedade, honestidade e transparência para que o Líbano possa empreender um caminho de reformas e continuar na sua vocação de liberdade e convivência pacífica.
O Filho do Altíssimo sustente o empenho da comunidade internacional e dos países envolvidos na manutenção do cessar-fogo no Nagorno-Karabakh, bem como nas regiões orientais da Ucrânia, promovendo o diálogo como único caminho que conduz à paz e reconciliação.
O Deus Menino alivie o sofrimento das populações do Burkina Faso, Mali e Níger, atingidas por uma grave crise humanitária, na base da qual estão extremismos e conflitos armados, mas também a pandemia e outros desastres naturais; Ele faça cessar as violências na Etiópia, onde muitas pessoas são forçadas a fugir devido aos confrontos; o Deus Menino dê conforto aos habitantes da região de Cabo Delgado, no norte de Moçambique, vítimas da violência do terrorismo internacional; Ele incite os responsáveis do Sudão do Sul, Nigéria e Camarões a continuar pelo caminho de fraternidade e diálogo empreendido.
O Verbo eterno do Pai seja fonte de esperança para o continente americano, particularmente afetado pelo coronavírus, que exacerbou os inúmeros sofrimentos que o oprimem, muitas vezes agravados pelas consequências da corrupção e do narcotráfico. Ajude a superar as recentes tensões sociais no Chile e a pôr fim aos sofrimentos do povo venezuelano.
O Rei do Céu proteja as populações flageladas por calamidades naturais no sudeste asiático, de modo particular nas Filipinas e no Vietname, onde numerosas tempestades têm causado inundações com devastadoras repercussões sobre as famílias, que moram naquelas terras, em termos de perdas de vidas humanas, danos ao meio ambiente e consequências para as economias locais.
E pensando na Ásia, não posso esquecer o povo Rohingya: Jesus, nascido pobre entre os pobres, leve esperança às suas tribulações.
Queridos irmãos e irmãs!
«Um menino nasceu para nós» (Is 9, 5). Veio para nos salvar! Anuncia-nos que o sofrimento e o mal não são a última palavra. Resignar-se à violência e à injustiça significaria recusar a alegria e a esperança do Natal.
Neste dia de festa, dirijo uma saudação particular a todas as pessoas que não se deixam subjugar pelas circunstâncias adversas, mas esforçam-se por levar esperança, consolação e ajuda, socorrendo quem sofre e acompanhando quem está sozinho.
Jesus nasceu num estábulo, mas envolvido pelo amor da Virgem Maria e de São José. Nascendo na carne, o Filho de Deus consagrou o amor familiar. Neste momento, penso de modo especial nas famílias que hoje não se podem reunir, como também naquelas que são obrigadas a permanecer em casa. E, para todos, seja o Natal a ocasião propícia para redescobrirem a família como berço de vida e de fé, lugar de amor acolhedor, de diálogo, perdão, solidariedade fraterna e alegria partilhada, fonte de paz para toda a humanidade.
Feliz Natal para todos!
[01611-PO.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua polacca
Drodzy bracia i siostry, dobrych Świąt Bożego Narodzenia!
Chciałbym przekazać wszystkim orędzie, które Kościół głosi w tę uroczystość słowami proroka Izajasza: „Dziecię nam się narodziło, Syn został nam dany” (Iz 9,5).
Narodziło się dziecko: narodziny są zawsze źródłem nadziei, to rozkwitające życie, to obietnica przyszłości. A to Dziecię Jezus „nam się narodziło”: to „nam” nie ma granic, przywilejów ani wykluczeń. Dziecię, które Dziewica Maryja urodziła w Betlejem, narodziło się dla wszystkich: jest Ono „synem”, którego Bóg dał całej rodzinie ludzkiej.
Dzięki temu Dziecięciu, wszyscy możemy zwracać się do Boga, nazywając go „Ojcem”, „Tatusiem”. Jezus jest Jednorodzonym. Nikt inny nie zna Ojca, jak On. Ale przyszedł na świat właśnie po to, by objawić nam oblicze Ojca niebieskiego. W ten sposób, dzięki temu Dziecięciu, wszyscy możemy się nawzajem nazywać i naprawdę być braćmi: z każdego kontynentu, z każdego języka i kultury, z naszymi tożsamościami i różnicami, a jednak wszyscy jesteśmy braćmi i siostrami.
W tym momencie dziejowym, naznaczonym kryzysem ekologicznym oraz poważną niestabilnością gospodarczą i społeczną, pogłębioną przez pandemię koronawirusa, bardziej niż kiedykolwiek potrzebujemy braterstwa. A Bóg nam je oferuje, dając nam swojego Syna Jezusa: nie braterstwo składające się z pięknych słów, abstrakcyjnych ideałów, mglistych uczuć... Nie. Braterstwo oparte na prawdziwej miłości, zdolnej do spotkania drugiego, który jest inny niż ja, do współczucia jego cierpieniom, do zbliżenia się do niego i do zaopiekowania się nim, nawet jeśli nie jest z mojej rodziny, mojej grupy etnicznej, mojej religii. Jest różny ode mnie, ale jest moim bratem, moją siostrą. A dotyczy to również stosunków między narodami i państwami: wszyscy braćmi!
W Boże Narodzenie celebrujemy światło Chrystusa, który przychodzi na świat i przychodzi dla wszystkich: nie tylko dla niektórych. Dziś, w tym czasie ciemności i niepewności z powodu pandemii, pojawiają się różne światła nadziei, jak odkrycia szczepionek. Ale, aby te światła mogły rozświetlać i nieść nadzieję całemu światu, muszą pozostawać do dyspozycji wszystkich. Nie możemy zgodzić się, aby zamknięte nacjonalizmy nie pozwalały nam żyć jako prawdziwa rodzina ludzka, jaką jesteśmy. Nie możemy też godzić się, aby nas zwyciężył wirus radykalnego indywidualizmu i by uczynił nas nieczułymi na cierpienie innych braci i sióstr. Nie możemy stawiać siebie samego przed innymi, stawiając prawa rynku i patenty ponad prawa miłości i zdrowia ludzkości. Proszę wszystkich: przywódców państw, przedsiębiorców, organizacje międzynarodowe, aby promowali współpracę, a nie konkurencję, i by szukali rozwiązań dla wszystkich: szczepionki dla wszystkich, zwłaszcza dla najsłabszych i potrzebujących w każdym regionie naszej planety. Na pierwszym miejscu najsłabsi i potrzebujący!
Niech Dzieciątko z Betlejem pomoże nam zatem być dyspozycyjnymi, szczodrymi i solidarnymi, zwłaszcza wobec osób najsłabszych, chorych i tych wszystkich, którzy w obecnym czasie znaleźli się bez pracy lub przeżywają poważne trudności z powodu ekonomicznych następstw pandemii, jak również wobec kobiet, które w tych miesiącach kwarantanny doznały przemocy domowej.
W obliczu wyzwania, które nie zna granic, nie można wznosić barier. Wszyscy znajdujemy się w tej samej łodzi. Każda osoba jest moim bratem. W każdym dostrzegam odzwierciedlenie oblicza Boga, a w tych, którzy cierpią, widzę Pana, który prosi o moją pomoc. Widzę Go w chorym, ubogim, bezrobotnym, usuniętym na margines, w imigrancie i uchodźcy: wszyscy braćmi i siostrami!
W dniu, w którym Słowo Boże stało się dzieckiem, zwróćmy wzrok ku nazbyt wielu dzieciom, które na całym świecie, a zwłaszcza w Syrii, Iraku i Jemenie, wciąż płacą wysoką cenę wojny. Niech ich twarze wstrząsną sumieniami ludzi dobrej woli, aby wzięto pod uwagę przyczyny konfliktów i odważnie dołożono starań na rzecz budowania pokojowej przyszłości.
Niech to będzie okres sprzyjający rozładowaniu napięć na całym Bliskim Wschodzie i we wschodniej części Morza Śródziemnego.
Niech Dziecię Jezus uleczy rany umiłowanego narodu syryjskiego, który od prawie dziesięciu lat jest wyczerpany wojną i jej skutkami, jeszcze bardziej pogłębionymi przez pandemię. Niech przyniesie pocieszenie narodowi irackiemu i wszystkim tym, którzy są zaangażowani w proces pojednania, zwłaszcza jazydom, którzy zostali ciężko doświadczeni przez ostatnie lata wojny. Niech przyniesie pokój Libii i pozwoli, aby nowy etap toczących się obecnie negocjacji położył kres wszelkim formom wrogości w tym kraju.
Niech Dziecię z Betlejem obdarzy braterstwem ziemię, na której się urodziło. Oby Izraelczycy i Palestyńczycy mogli odzyskać wzajemne zaufanie, by szukać sprawiedliwego i trwałego pokoju poprzez bezpośredni dialog, potrafiący przezwyciężyć przemoc i typowe dla tego regionu urazy, aby zaświadczyć wobec świata o pięknie braterstwa.
Niech gwiazda, która rozświetliła noc Bożego Narodzenia będzie przewodnikiem i otuchą dla narodu libańskiego, aby w obliczu trudności, z jakimi się boryka, przy wsparciu społeczności międzynarodowej nie zatracił nadziei. Niech Książę Pokoju pomoże przywódcom kraju odłożyć na bok interesy partykularne i zaangażować się, z powagą, uczciwością i przejrzystością, aby Liban mógł podążać drogą reform i kontynuować swoje powołanie do wolności i pokojowego współistnienia.
Niech Syn Najwyższego wspiera działania wspólnoty międzynarodowej i krajów zaangażowanych w kontynuację zawieszenia broni w Górskim Karabachu, a także we wschodnich regionach Ukrainy, oraz w promowanie dialogu jako jedynej drogi prowadzącej do pokoju i pojednania.
Niech Boże Dziecię ulży cierpieniom mieszkańców Burkina Faso, Mali i Nigru, dotkniętych poważnym kryzysem humanitarnym, u podstaw którego leży ekstremizm i konflikty zbrojne, ale także pandemia i inne klęski żywiołowe. Niech położy kres przemocy w Etiopii, gdzie z powodu starć wiele osób jest zmuszonych do ucieczki. Niech przyniesie pocieszenie mieszkańcom regionu Cabo Delgado w północnym Mozambiku, ofiarom przemocy międzynarodowego terroryzmu. Niech zachęca przywódców Sudanu Południowego, Nigerii i Kamerunu do kontynuowania podjętej drogi braterstwa i dialogu.
Niech Odwieczne Słowo Ojca będzie źródłem nadziei dla kontynentu amerykańskiego, szczególnie mocno dotkniętego koronawirusem, który pogłębił wiele przytłaczających go cierpień, często spotęgowanych przez konsekwencje korupcji i handlu narkotykami. Niech pomoże w przezwyciężeniu ostatnich napięć społecznych w Chile i położy kres cierpieniom narodu wenezuelskiego.
Niech Król Niebios chroni gnębionych klęskami żywiołowymi mieszkańców południowo-wschodniej Azji, a zwłaszcza na Filipinach i w Wietnamie, gdzie liczne burze spowodowały powodzie o niszczycielskich skutkach dla rodzin zamieszkujących te ziemie, prowadząc do ofiar śmiertelnych, szkód dla środowiska naturalnego i konsekwencji dla lokalnej gospodarki.
A myśląc o Azji, nie mogę zapomnieć o ludzie Rohingja: niech Jezus, urodzony jako ubogi pośród ubogich, wniesie nadzieję w ich cierpienia.
Drodzy bracia i siostry,
„Dziecię nam się narodziło” (Iz 9, 5). Przyszło, aby nas zbawić! Głosi nam Ono, że cierpienie i zło nie mają ostatniego słowa. Pogodzenie się z przemocą i niesprawiedliwością oznaczałaby odrzucenie radości i nadziei Bożego Narodzenia.
W tym świątecznym dniu kieruję swoje myśli szczególnie do tych, którzy nie dają się przytłoczyć niekorzystnym okolicznościom, ale starają się nieść nadzieję, pociechę i wsparcie, niosąc pomoc tym, którzy cierpią i towarzysząc osobom samotnym.
Jezus narodził się w stajni, ale otoczony miłością Dziewicy Maryi i świętego Józefa. Syn Boży, rodząc się w ciele, uświęcił miłość rodzinną. Moje myśli kierują się w tej chwili do rodzin: do tych, które nie mogą się dziś zjednoczyć, jak również do tych, które są zmuszone do pozostania w domu. Niech Boże Narodzenie będzie dla wszystkich okazją do ponownego odkrycia rodziny jako kolebki życia i wiary; miejsca gościnnej miłości, dialogu, przebaczenia, braterskiej solidarności i wspólnie dzielonej radości, źródła pokoju dla całego rodzaju ludzkiego.
Wszystkim życzę dobrego Bożego Narodzenia.
[01611-PL.02] [Testo originale: Italiano]
Parole del Santo Padre dopo la Benedizione
Testo in lingua italiana
Traduzione in lingua francese
Traduzione in lingua inglese
Traduzione in lingua tedesca
Traduzione in lingua spagnola
Traduzione in lingua portoghese
Traduzione in lingua polacca
Testo in lingua italiana
Cari fratelli e sorelle, rinnovo i miei auguri di Buon Natale a tutti voi, collegati da ogni parte del mondo, mediante la radio, la televisione e gli altri mezzi di comunicazione. Vi ringrazio per la vostra presenza spirituale in questo giorno caratterizzato dalla gioia. In questi giorni, nei quali l’atmosfera del Natale invita gli uomini a diventare migliori e più fraterni, non dimentichiamoci di pregare per le famiglie e le comunità che vivono fra tante sofferenze. Per favore, continuate anche a pregare per me. Buon pranzo natalizio, e arrivederci!
[01612-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
Chers frères et sœurs, je renouvelle mes vœux de Joyeux Noël à vous tous, reliés de partout dans le monde par la radio, la télévision et les autres moyens de communication. Je vous remercie pour votre présence spirituelle en ce jour caractérisé par la joie. En ces jours, où l’atmosphère de Noël invite les hommes à devenir meilleurs et plus fraternels, n’oublions pas de prier pour les familles et les communautés qui vivent parmi tant de souffrances. S’il vous plaît, continuez aussi de prier pour moi. Bon repas de Noël et au revoir!
[01612-FR.01] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
Dear brothers and sisters, Merry Christmas once more to all of you connected by radio, television and other means of communication from every part of the world. I thank you for your spiritual presence on this day of joy. In these days, when the Christmas atmosphere invites us to become better people, more fraternal, let us not forget to pray for families and communities who live in the midst of much suffering. Please continue to pray for me. Have a good Christmas lunch, arrivederci!
[01612-EN.01] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
Liebe Brüder und Schwestern, noch einmal wünsche ich allen, die aus der ganzen Welt über Radio, Fernsehen und andere Kommunikationsmittel verbunden sind, ein frohes Weihnachtsfest. Ich danke euch für eure geistliche Nähe an diesem Freudentag. In diesen Tagen, in denen die weihnachtliche Atmosphäre die Menschen einlädt, besser und geschwisterlicher zu werden, sollten wir nicht vergessen, für die Familien und Gemeinschaften zu beten, die inmitten von so viel Elend leben. Bitte betet auch weiterhin für mich. Genießt jetzt ein schönes Weihnachtsessen, auf Wiedersehen!
[01612-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]
Traduzione in lingua spagnola
Queridos hermanos y hermanas, renuevo mis deseos de una Feliz Navidad para todos ustedes, conectados desde todo el mundo, por radio, televisión y otros medios de comunicación. Les agradezco su presencia espiritual en este día caracterizado por la alegría. En estas fechas en los que el clima navideño invita a los hombres a ser mejores y más fraternos, no olvidemos rezar por las familias y las comunidades que viven en medio de muchos sufrimientos. Por favor, continúen a rezar por mí. Buen provecho, en esta comida de Navidad, y hasta pronto.
[01612-ES.01] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua portoghese
Queridos irmãos e irmãs, renovo os meus votos de Feliz Natal a todos vós que de todo o mundo estais conectados através da rádio, televisão e outros meios de comunicação. Agradeço a vossa presença espiritual neste dia, marcado pela alegria. Nestes dias em que o clima do Natal convida os seres humanos a tornarem-se melhores e mais fraternos, não nos esqueçamos de rezar pelas famílias e comunidades atribuladas por tantos sofrimentos. E, por favor, continuai a rezar também por mim. Bom almoço de Natal! Adeus.
[01612-PO.01] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua polacca
…
[01612-PL.01] [Testo originale: Italiano]
[B0690-XX.02]