Discorso del Santo Padre
Traduzione in lingua inglese
Alle ore 9.30 di oggi, il Santo Padre ha ricevuto in Udienza i membri della Presidenza della Federazione Luterana Mondiale.
Pubblichiamo di seguito il testo del discorso che il Santo Padre ha rivolto ai presenti nel corso dell’incontro:
Discorso del Santo Padre
Caro fratello, caro Arcivescovo Musa,
La saluto cordialmente insieme al Dott. Junge, Segretario Generale, ai Vicepresidenti e ai delegati della Federazione Luterana Mondiale, e, mentre la ringrazio per le Sue cortesi parole, mi congratulo con Lei per la recente nomina a Presidente.
Insieme possiamo fare oggi memoria, come la Scrittura insegna, di quanto il Signore ha operato fra noi (cfr Sal 77,12-13). Il ricordo va, in particolare, ai momenti che hanno ecumenicamente segnato l’Anno della Commemorazione della Riforma da poco concluso. Mi piace ripensare soprattutto al 31 ottobre 2016, quando abbiamo pregato a Lund, dove la Federazione Luterana Mondiale fu istituita. È stato importante incontrarci anzitutto nella preghiera, perché non da progetti umani, ma dalla grazia di Dio germoglia e fiorisce il dono dell’unità tra i credenti. Solo pregando possiamo custodirci gli uni gli altri. La preghiera purifica, fortifica, illumina il cammino, fa andare avanti. La preghiera è il come il carburante del nostro viaggio verso la piena unità. Infatti l’amore del Signore, che attingiamo pregando, mette in moto la carità che ci avvicina: da qui la pazienza del nostro attenderci, il motivo del nostro riconciliarci, la forza per andare avanti insieme. A partire dalla preghiera, che è “l’anima del rinnovamento ecumenico e dell’aspirazione all’unità”; il dialogo “su di essa si fonda e da essa trae sostentamento” (cfr Lett enc. Ut unum sint, 28).
Pregando, possiamo ogni volta vederci gli uni gli altri nella prospettiva giusta, quella del Padre, il cui sguardo si posa su di noi amorevolmente, senza preferenze o distinzioni. E nello Spirito di Gesù, nel quale preghiamo, ci riconosciamo fratelli. Questo è il punto da cui partire e ripartire sempre. Da qui guardiamo anche alla storia passata e ringraziamo Dio perché le divisioni, anche molto dolorose, che ci hanno visto distanti e contrapposti per secoli, negli ultimi decenni sono confluite in un cammino di comunione, nel cammino ecumenico suscitato dallo Spirito Santo. Esso ci ha portato ad abbandonare gli antichi pregiudizi, come quelli su Martin Lutero e sulla situazione della Chiesa Cattolica in quel periodo. A ciò ha contribuito notevolmente il dialogo tra la Federazione Luterana Mondiale e il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, condotto dal 1967; un dialogo di cui fare memoria grata oggi, a distanza di cinquant’anni, anche riconoscendo alcuni testi particolarmente importanti, quali la Dichiarazione Congiunta sulla dottrina della giustificazione e, da ultimo, il documento Dal conflitto alla comunione.
Con la memoria purificata, oggi possiamo guardare fiduciosamente a un avvenire non gravato dai contrasti e dai preconcetti del passato; un avvenire su cui pesa il solo debito dell’amore vicendevole (cfr Rm 13,8); un avvenire nel quale siamo chiamati a discernere i doni che provengono dalle diverse tradizioni confessionali e ad accoglierli come patrimonio comune. Prima delle opposizioni, delle differenze e delle ferite del passato, c’è infatti la realtà presente, comune, fondativa e permanente del nostro Battesimo. Esso ci ha resi figli di Dio e fratelli tra noi. Perciò non potremo mai più permetterci di essere avversari o rivali. E se il passato non si può cambiare, il futuro ci interpella: non possiamo sottrarci, ora, dal ricercare e promuovere una maggiore comunione nella carità e nella fede.
Siamo chiamati anche a vigilare, di fronte alla tentazione di fermarci lungo il cammino. Nella vita spirituale, come nella vita ecclesiale, quando si sta fermi sempre si torna indietro: accontentarsi, arrestarsi per timore, pigrizia, stanchezza o convenienza mentre si cammina verso il Signore coi fratelli, è declinare il suo stesso invito. E per procedere insieme verso di lui non bastano buone idee, ma occorre muovere passi concreti e tendere la mano. Ciò vuol dire, soprattutto, spenderci nella carità, guardando ai poveri, ai fratelli più piccoli del Signore (cfr Mt 25,40): sono i nostri indicatori preziosi lungo il cammino. Ci farà bene toccare le loro ferite con la forza risanante della presenza di Gesù e col balsamo del nostro servizio.
Con questo stile semplice, esemplare e radicale siamo chiamati, particolarmente oggi, ad annunciare il Vangelo, priorità del nostro essere cristiani nel mondo. L’unità riconciliata tra i Cristiani è parte indispensabile di tale annuncio: «come, infatti, annunciare il Vangelo della riconciliazione, senza al contempo impegnarsi ad operare per la riconciliazione dei cristiani?» (Ut unum sint, 98). Nel cammino, siamo spronati dagli esempi di quanti hanno patito per il nome di Gesù e sono già pienamente riconciliati nella vittoria pasquale. Sono ancora tanti, ai giorni nostri, a soffrire per la testimonianza di Gesù: il loro eroismo mite e pacifico è per noi una chiamata urgente a una fraternità sempre più reale.
Caro Fratello, invoco di cuore per Lei ogni benedizione di Dio e chiedo allo Spirito Santo, che unisce quel che è diviso, di effondere su di noi la sua sapienza mite e coraggiosa. E a ciascuno di voi chiedo, per favore, di pregare per me.
Grazie!
[01871-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua inglese
Dear Brother, Dear Archbishop Musa,
I extend a warm greeting to you, to Dr. Junge, the General Secretary, to the Vice Presidents and to the Delegates of the Lutheran World Federation. In expressing gratitude for your kind words, I offer my congratulations on your recent appointment as President.
Today we can join in commemorating, as Scripture teaches, all that the Lord has accomplished in our midst (cf. Ps 77:12-13). We think in particular of the ecumenically significant moments of the recently-concluded Year that marked the fifth centenary of the Reformation. I am especially happy to recall 31 October 2016, when we prayed at Lund, where the Lutheran World Federation was founded. It was important for us to meet first and foremost in prayer, for the gift of unity among believers takes root and blossoms not as a result of human projects but by the grace of God. Only by praying can we care for one another. Prayer purifies and strengthens us; it illumines our path and enables us to move forward. Prayer is like the fuel of our journey towards full unity. Indeed, the love of the Lord, which we experience in prayer, sets in motion the charity that draws us closer; it is the source of our patient expectation, the motive of our efforts at reconciliation, and the power that enables us to go forward together. Prayer is in fact “the soul of ecumenical renewal and the yearning for unity”, the “basis and support” of all dialogue (cf. Ut Unum Sint, 28).
By praying, we can constantly see one another in the right perspective, that of God our Father, whose loving gaze rests on each of us, without preferences or distinctions. In the Spirit of Jesus, in whom we pray, we realize that we are brothers and sisters. This must be our continual starting point. From it, we can also look to the past and thank God that the painful divisions that kept us distant and in conflict for centuries, have brought us in recent decades to a journey of communion, the path of ecumenism awakened by the Holy Spirit. This has led us to abandon old biases like those having to do with Martin Luther and the state of the Catholic Church in that period. A significant contribution has been made in this regard by the dialogue between the Lutheran World Federation and the Pontifical Council for the Promotion of Christian Unity, initiated in 1967. Today, at a distance of fifty years, we can recall that dialogue with gratitude, and acknowledge certain particularly important texts, such as the Joint Declaration on the Doctrine of Justification and, most recently, From Conflict to Communion.
With a purified memory, we can now look with confidence to a future unburdened by past conflicts and preconceptions, a future whose only debt is that of mutual love (cf. Rom 13:8), a future which calls us to discern the gifts coming from the different confessional traditions and to receive them as a common patrimony. Prior to all disagreements, differences and past hurts, there is the present, foundational and permanent reality of our baptism, which has made us children of God and brothers and sisters of one another. Henceforth we will never again allow ourselves to be adversaries or rivals. Although the past cannot be changed, the future challenges us: we can no longer refuse to seek and foster greater communion in charity and faith.
We are also called to be on the watch against the temptation of halting along the way. In the spiritual life, as in ecclesial life, whenever we halt, we are always turning back. To be self-content, to pause out of fear, indolence, weariness or convenience in the midst of our journey to the Lord in the company of our brothers and sisters, is to refuse his invitation. In order to advance together towards him, fine ideas are not enough; there is a need for concrete steps and outstretched hands. That means, above all, spending ourselves in charity, looking to the poor and the least of the Lord's brethren (cf. Mt 25:40): they represent precious signposts to us along our way. It will do us good to touch their wounds with the healing power of Jesus’ presence and with the balm of our service.
By this simple, exemplary and radical way of acting, we are called, today in particular, to proclaim the Gospel, the priority of our Christian life in the world. Reconciled unity between Christians is an indispensable part of that proclamation: “How indeed can we proclaim the Gospel of reconciliation without at the same time being committed to working for reconciliation between Christians?” (Ut Unum Sint, 98). Along the way, we are spurred on by the example of all those who have suffered for the name of Jesus and are already fully reconciled in his Paschal victory. How many there are, even in our own day, who are suffering for their witness to Jesus! Their heroism, shown in meekness and peace, urgently summons us to an ever more authentic fraternity.
Dear Brother, I cordially invoke upon you every blessing of the Lord. I ask the Holy Spirit, who unites what is divided, to pour out upon us his gifts of wisdom, meekness and courage. And I ask each one of you here present, please, to pray for me. Thank you.
[01871-EN.01] [Original text: Italian]
[B0870-XX.02]