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Messaggio del Santo Padre ai partecipanti alla XXII Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie, 05.12.2017


Messaggio del Santo Padre

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua spagnola

Nel pomeriggio di oggi, presso il Palazzo della Cancelleria a Roma, si è tenuta la XXII Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie sul tema: Percorsi di ricerca nella tradizione latina.

I lavori sono stati introdotti dal Card. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e del Consiglio di Coordinamento tra Accademie Pontificie.

Nel corso della Seduta, prima di consegnare il Premio delle Pontificie Accademie di quest’anno, il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin ha dato lettura del Messaggio inviato dal Santo Padre.

Ne riportiamo di seguito il testo:

Messaggio del Santo Padre

Al Venerato Fratello

Cardinale GIANFRANCO RAVASI

Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura

e del Consiglio di Coordinamento tra Accademie Pontificie

Con gioia e gratitudine mi rivolgo a Lei in occasione della XXII Solenne Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie, la manifestazione che si rinnova di anno in anno dal 1995, e che costituisce il punto di riferimento del cammino delle sette Pontificie Accademie riunite nel Consiglio di Coordinamento, da Lei presieduto. A tale manifestazione è associata la consegna del Premio delle Pontificie Accademie, organizzato a turno da una di esse, a seconda del settore di competenza, per promuovere e sostenere l’impegno di quanti, particolarmente giovani o istituzioni che lavorano con i giovani, si distinguono nei rispettivi settori per offrire contributi significativi al progetto che potremmo definire di “umanesimo cristiano”.

Vorrei, quindi, rivolgere il mio cordiale saluto a tutti voi, Cardinali, Vescovi, Ambasciatori, Accademici e amici che partecipate a questa Solenne Seduta Pubblica, auspicando vivamente che tale occasione rappresenti per tutti, ma particolarmente per i vincitori del Premio, un incoraggiamento alla ricerca e all’approfondimento delle tematiche fondamentali per la visione umanistica cristiana.

Questa edizione vede protagonista, per la prima volta, la Pontificia Academia Latinitatis, inseritasi nel Consiglio di Coordinamento tra Pontificie Accademie in seguito alla sua istituzione, voluta dal mio venerato Predecessore Benedetto XVI col Motu proprio Latina Lingua del 10 novembre 2012, al fine di «sostenere l’impegno per una maggiore conoscenza e un più competente uso della lingua latina, tanto nell’ambito ecclesiale, quanto nel più vasto mondo della cultura» (n. 4).

Rivolgo, pertanto, un particolare saluto al Presidente dell’Accademia, il Prof. Ivano Dionigi, e a tutti gli Accademici, ringraziandoli per il loro impegno operoso, testimoniato soprattutto dalla rivista Latinitas, che si propone come un qualificato e competente punto di riferimento per gli studiosi e i cultori della lingua e della cultura latina.

Mi congratulo, inoltre, con voi per la scelta del tema di questa Seduta Pubblica: “In interiore homine. Percorsi di ricerca nella tradizione latina”. Esso, infatti, intende coniugare gli itinerari di ricerca espressi dagli autori latini, classici e cristiani, con una tematica di assoluta centralità non solo nell’esperienza cristiana ma anche in quella semplicemente umana. Il tema dell’interiorità, del cuore, della coscienza e consapevolezza di sé, infatti, si ritrova in ogni cultura come pure nelle diverse tradizioni religiose e, significativamente, si ripropone con grande urgenza e forza anche nel nostro tempo, spesso caratterizzato dall’apparenza, dalla superficialità, dalla scissione tra cuore e mente, interiorità ed esteriorità, coscienza e comportamenti. I momenti di crisi, di cambiamento, di trasformazione non solo delle relazioni sociali ma anzitutto della persona e della sua più profonda identità, richiamano inevitabilmente la riflessione sull’interiorità, sull’essenza intima dell’essere umano.

Una pagina del Vangelo ci aiuta a riflettere sulla questione: si tratta della parabola del Padre misericordioso. Al suo centro leggiamo l’affermazione riferita al “figlio prodigo”: «In se autem reversus dixit: […] “Surgam et ibo ad patrem meum”», «Allora ritornò in sé e disse: […] “Mi alzerò, andrò da mio padre”» (Lc 15,17-18). L’itinerario della vita cristiana e della stessa vita umana può ben essere sintetizzato da questo dinamismo, prima interiore e poi esteriore, che avvia il cammino della conversione, del cambiamento profondo, coerente e non ipocrita, e quindi dell’autentico sviluppo integrale della persona.

Tante figure, appartenenti sia al mondo classico greco-romano sia al mondo cristiano – penso soprattutto ai Padri della Chiesa e agli scrittori latini del primo millennio cristiano –, hanno riflettuto su questo dinamismo, sull’interiorità dell’uomo, proponendoci numerosi testi che ancora oggi sono di grandissima profondità e attualità e che meritano di non cadere nell’oblio.

Tra tutti un ruolo di assoluta preminenza spetta certamente a Sant’Agostino, il quale, partendo dalla sua personale esperienza, testimoniata nelle Confessioni, ci offre pagine indimenticabili e suggestive. Nel De vera religione, ad esempio, egli si chiede in che cosa consista la vera armonia e, riassumendo sia la saggezza antica – dalla massima “Conosci te stesso”, incisa sul tempio di Apollo a Delfi, alle analoghe affermazioni di Seneca – sia le parole evangeliche, così afferma: «Noli foras ire, in teipsum redi; in interiore homine habitat veritas; et si tuam naturam mutabilem inveneris, trascende et teipsum». «Non uscire fuori di te, ritorna in te stesso; la verità abita nell’uomo interiore e, se troverai che la tua natura è mutevole, trascendi anche te stesso» (39,72).

La sua riflessione diventa, poi, accorato appello nel Commento al Vangelo di Giovanni (18,10): «Redite ad cor: quid itis a vobis, et peritis ex vobis? Quid itis solitudinis vias?». «Rientrate nel vostro cuore! Dove volete andare lontani da voi? Andando lontano vi perderete. Perché vi mettete su strade deserte?». Quindi, rinnovando l’invito, addita la meta, la patria dell’itinerario umano: «Redi ad cor; vide ibi quid sentias forte de Deo, quia ibi est imago Dei. In interiore homine habitat Christus, in interiore homine renovaris ad imaginem Dei, in imagine sua cognosce auctorem eius». «Rientra nel cuore; lì esamina quel che forse percepisci di Dio, perché lì si trova l’immagine di Dio; nell’interiorità dell’uomo abita Cristo, nella tua interiorità tu vieni rinnovato secondo l’immagine di Dio; nell’immagine di lui riconosci il tuo Creatore» (ibid.).

Queste suggestive affermazioni risultano di straordinario interesse anche per i nostri giorni e sarebbero da ripetere a noi stessi, a coloro con cui condividiamo il nostro percorso umano, soprattutto ai più giovani, che cominciano la grande avventura della vita e spesso rimangono coinvolti nei labirinti della superficialità e della banalità, del successo esteriore che nasconde un vuoto interiore, dell’ipocrisia che maschera la scissione tra le apparenze e il cuore, tra il corpo bello e curato e l’animo vuoto e arido.

Cari amici, come Sant’Agostino, vorrei anch’io rivolgere un appello a voi Accademici, ai partecipanti alla Seduta Pubblica, e specialmente a quanti hanno il compito dell’insegnamento, della trasmissione della saggezza dei padri, racchiusa nei testi della cultura latina: sappiate parlare al cuore dei giovani, sappiate far tesoro del ricchissimo patrimonio della tradizione latina per educarli al cammino della vita, e accompagnarli lungo sentieri ricchi di speranza e fiducia, attingendo all’esperienza e alla sapienza di quanti hanno avuto la gioia e il coraggio di “rientrare in sé stessi” per seguire la propria identità e vocazione umana.

Volendo, ora, incoraggiare e sostenere coloro che, nell’ambito degli studi sulla lingua e la cultura latina, si impegnano a offrire un serio e valido contributo all’umanesimo cristiano, sono lieto di assegnare il Premio delle Pontificie Accademie, ex aequo, al Dott. Pierre Chambert-Protat per la sua tesi dottorale su Floro di Lione, e al Dott. Francesco Lubian, per la pubblicazione critica dei Disticha attribuiti a Sant’Ambrogio.

Inoltre, per incoraggiare lo studio del patrimonio della cultura latina, sono felice di assegnare la Medaglia del Pontificato alla Dott.ssa Shari Boodts per l’edizione critica dei Sermones di Sant’Agostino, e al Gruppo di Docenti di Latino dell’Università di Tolosa 2, per la pubblicazione di un pregevole manuale di latino per universitari.

Auguro, infine, agli Accademici e a tutti i partecipanti all’incontro un sempre più fecondo impegno nei rispettivi campi di ricerca, e affido tutti e ciascuno di voi alla Vergine Maria, modello di interiorità, che nel Vangelo di Luca ci viene proposta, per ben due volte, come colei che «conservabat omnia verba haec conferens in corde suo» (Lc 2,19). Ella vi aiuti a custodire sempre la Parola di Dio nel vostro cuore per farne la sorgente luminosa e inesauribile di ogni vostro impegno.

Di vero cuore imparto a tutti voi e alle vostre famiglie una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 5 dicembre 2017

FRANCESCO

[01851-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua inglese

To the Venerable Brother

Cardinal GIANFRANCO RAVASI

President of the Pontifical Council of Culture

With joy and gratitude I address you on the occasion of the 22 n Solemn Public Session of the Pontifical Academies, which has taken place annually since 1995, and which constitutes a point of reference for the journey of the seven Pontifical Academies gathered in the Coordination Council, which you chair. This event is connected to the presentation of the Pontifical Academies Prize, organized in turn by each one of them, according to the sector of competence, to promote and support the efforts of those, particularly young people or institutions that work with the young, who are distinguished in their respective sectors for offering significant contributions to the project that we can define as “Christian humanism”.

I would therefore like to address my cordial greeting to all of you, Cardinals, Bishops, Ambassadors, academics and friends who participate in this Solemn Public Session, with the keen hope that such an occasion may constitute for all, but especially for the prize-winners, an encouragement for research and the examination of themes fundamental to the Christian humanistic vision.

This edition has as its protagonist, for the first time, the Pontifical Academia Latinitatis, integrated in the Coordination Council among the Pontifical Academies following its institution, at the behest of my venerable Predecessor Benedict XVI with the Motu proprio Latina Lingua of 10 November 2012, in order to “support the commitment to a greater knowledge and more competent use of Latin, both in the ecclesial context and in the broader world of culture” (4).

Therefore, I address a particular greeting to the President of the Academy, Professor Ivano Dionigi, and to all the Academicians, thanking them for their hard work, as demonstrated above all by the journal Latinitas, which provides a qualified and competent point of reference for scholars and lovers of the Latin language and culture.

I also congratulate you on your choice of theme for this Public Session: “In interiore homine. Research paths in the Latin tradition”. Indeed, it is intended to combine the research itineraries expressed by Latin, classical and Christian authors, with a theme of absolute centrality not only in Christian experience but also in the simply human. The theme of interiority, of the heart, of consciousness and self-awareness, in fact, is found in every culture as well as in the different religious traditions and, significantly, is presented with great urgency and strength even in our time, often characterized by concern with appearance, superficiality, the division between heart and mind, interiority and exteriority, consciousness and behaviour. The moments of crisis, of change, of transformation not only of social relations but above all of the person and of his deeper identity, inevitably demand reflection on the inner and intimate essence of the human being.

A page of the Gospel helps us to reflect on this question: it is the parable of the merciful Father. At its centre we read the statement referring to the “prodigal son”: “In se autem reversus dixit: [...] Surgam et ibo ad patrem meum”, “But when he came to himself, he said … I will arise and go to my father (Lk 15: 17-18). The itinerary of Christian life and of human life itself can be summarized by this dynamism, first interior and then exterior, which initiates the path of conversion, of profound, coherent and non-hypocritical change, and therefore of the authentic integral development of the person.

Many figures, belonging both to the classical Greek-Roman and to the Christian world – I think above all of the Fathers of the Church and of the Latin writers of the first Christian millennium – have reflected on this dynamism, on the interiority of man, proposing numerous texts that today are still of great depth and topicality, and deserve not to fall into oblivion.

Among them all, a role of absolute pre-eminence certainly belongs to Saint Augustine who, starting from his personal experience, expressed in the Confessions, offers us unforgettable and evocative pages. In De vera religione, for example, he wonders what true harmony consists of, summarizing both ancient wisdom - from the maxim “Know thyself”, engraved on the temple of Apollo at Delphi, to similar affirmations by Seneca – both the words of the Gospel, thus affirms: “Noli foras ire, in teipsum redi; in interior homine habitat veritas; et si tuam naturam mutabilem inveneris, transcende et teipsum”. “Do not go abroad, return in yourself. In the inward man dwells truth. If you find that you are by nature mutable, transcend yourself” (39,72).

His reflection then becomes heartfelt appeal in the Commentary on the Gospel of John (18, 10): “Redite ad cor: quid itis a vobis, et peritis ex vobis? Quid itis solitudinis vias?”. “Return to your heart: why go from yourselves, and perish from yourselves? Why go the ways of solitude?”. Then, renewing the invitation, he indicates the destination, the homeland of the human journey: “Redi ad cor; vide ibi quid sentias forte de Deo, quia ibi est imago Dei. In interiore homine habitat Christus, in interiore homine renovaris ad imaginem Dei, in imagine sua cognosce auctorem eius”. “Return to your heart; see there what, it may be, you can perceive of God, for in it is the image of God. In the inner man dwells Christ, in the inner man are you renewed after the image of God, in His own image recognize its Author” (ibid.).

These evocative statements are of extraordinary interest also in our times, and are worth repeating to ourselves, to those with whom we share our human journey, and especially to the youngest, who begin the great adventure of life and often remain caught up in the labyrinths of superficiality and banality, of the external success that conceals an inner emptiness, of the hypocrisy that masks the split between appearances and the heart, between the beautiful and cared-for body and the soul, empty and arid.

Dear friends, like Saint Augustine, I too would like to address an appeal to you, Academicians, participants in the Public Session, and especially to those who have the task of teaching, of transmitting the wisdom of the fathers, enclosed in the tests of Latin culture; know how to speak to the hearts of the young, know how to treasure the very rich heritage of the Latin tradition to educate them in the path of life, and accompany them along paths rich in hope and confidence, drawing from the experience and wisdom of those who have had the joy and the courage to “return to themselves” to pursue their own identity and human vocation.

Now, with the hope of encouraging and supporting those who, in the study of language and Latin culture, are committed to offering a serious and valuable contribution to Christian humanism, I am pleased to award the Pontifical Academies Prize, ex aequo, to Dr. Pierre Chambert-Protat for his doctoral thesis on Florus of Lyon, and Dr. Francesco Lubian, for the critical publication of the Disticha attributed to Saint Ambrose. Furthermore, to encourage the study of the heritage of Latin culture, I am pleased to award the Medal of the Pontificate to Dr. Shari Boodts for the critical edition of the Sermones of Saint Augustine, and to the Latin Teaching Group of the University of Toulouse 2, for the publication of a valuable Latin manual for university students.

Finally, to the Academicians and to all the participants in the meeting, I wish an increasingly fruitful effort in their respective fields of research, and I entrust each and every one of you to the Virgin Mary, model of interiority, whom in the Gospel of Luke is proposed to us twice, as she who “conservabat omnia verba haec conferens in corde suo” (Lk 2:19). May she help you always to keep the Word of God in your heart, to make it the luminous and inexhaustible source of all your efforts.

I sincerely impart to all of you and your families a special Apostolic Blessing.

From the Vatican, 5 December 2017

FRANCIS

[01851-EN.01] [Original text: Italian - working translation]

Traduzione in lingua spagnola

Para el Venerable Hermano

Cardenal GIANFRANCO RAVASI

Presidente del Consejo Pontificio para la Cultura y del Consejo de Coordinación entre las Academias Pontificias

Con alegría y gratitud me dirijo a Usted con motivo de la XXII sesión pública solemne de las Academias Pontificias, la manifestación que se renueva cada año desde 1995, y que constituye el punto de referencia de la trayectoria de las siete Academias Pontificias reunidas en el Consejo de Coordinación que Usted preside. Esta manifestación se asocia con la entrega del Premio de las Academias Pontificias, organizado, de vez en vez, por cada una de ellos, dependiendo del sector de competencia, para promover y sostener los esfuerzos de cuantos, especialmente los jóvenes o las instituciones que trabajan con los jóvenes, destacan en los sectores respectivos por sus contribuciones significativas al proyecto que podríamos definir como "humanismo cristiano".

Por lo tanto, me gustaría dirigir mi cordial saludo a todos vosotros, cardenales, obispos, embajadores, académicos y amigos que participáis en esta sesión pública solemne esperando vivamente que esta ocasión represente para todos, pero especialmente para los ganadores del Premio, un estímulo para la investigación y el estudio en profundidad de los temas fundamentales dela visión humanista cristiana.

De esta edición es protagonista, por primera vez, la Pontificia Academia Latinitatis, incorporada al Consejo de Coordinación de las Academias Pontificias tras su institución, deseada por mi venerado predecesor Benedicto XVI con el Motu Proprio Latina Lingua de 10 de noviembre de 2012, con el fin de " sustituir el empeño por un mayor conocimiento y un uso más competente de la lengua latina, tanto en el ámbito eclesial como en el más amplio mundo de la cultura."(n.4).

Dirijo, pues, un saludo particular al presidente de la Academia, el profesor Ivano Dionigi, y todos los académicos, dándoles las gracias por su compromiso activo, atestiguado sobre todo por la revista Latinitas, que se propone como un punto de referencia cualificado y competente para los estudiosos y los amantes de la lengua y la cultura latina.

También me congratulo con vosotros por la elección del tema de esta sesión pública: "In interiore homine". Caminos de investigación en la tradición latina", que, de hecho, quiere conjugar los itinerarios de investigación recorridos ​​por los autores latinos, clásicos y cristianos, con una temática absolutamente central, no solo en la experiencia cristiana sino también en la simplemente humana. El tema de la interioridad, del corazón, de la conciencia y del conocimiento de sí mismo se encuentra, efectivamente, en todas las culturas, así como en las diferentes tradiciones religiosas y, significativamente, se replantea con gran urgencia y fuerza también en nuestro tiempo, a menudo caracterizado por las apariencias, la superficialidad, la escisión entre corazón y mente, entre interioridad y exterioridad, entre conciencia y comportamiento. Los momentos de crisis, de cambio, de transformación no solo de las relaciones sociales sino sobre todo de la persona y de su identidad más profunda, llaman, inevitablemente, a la reflexión sobre la interioridad, sobre la esencia íntima del ser humano.

Una página del Evangelio nos ayuda a reflexionar sobre la cuestión: Se trata de la parábola del Padre misericordioso. En su parte central leemos la afirmación referida al "hijo pródigo": «In se autem reversus dixit: […] “Surgam et ibo ad patrem meum". Y entrando en sí mismo, dijo: [...] “Me levantaré e iré a mi padre” (Lc 15: 17-18). El itinerario de la vida cristiana y de la misma vida humana bien puede resumirse en este dinamismo, primero interior y luego exterior, que inicia el camino de la conversión, del cambio profundo, coherente y no hipócrita, y por lo tanto del auténtico desarrollo integral de la persona.

Muchas figuras, tanto del mundo clásico grecorromano como del mundo cristiano - pienso, sobre todo en los Padres de la Iglesia y en los escritores latinos del primer milenio cristiano - han reflexionado sobre este dinamismo, sobre la interioridad del ser humano, proponiendo numerosos textos que todavía hoy son de gran profundidad y actualidad y merecen no caer en el olvido.

Entre todos, un papel de absoluta preeminencia lo ocupa, ciertamente, San Agustín, quien, a partir de su experiencia personal, testimoniada en las Confesiones, nos ofrece páginas inolvidables y sugestivas. Por ejemplo en De vera religione, se pregunta lo que constituye la verdadera armonía y, resumiendo, tanto la antigua sabiduría – desde la máxima "Conócete a ti mismo", grabada en el templo de Apolo en Delfos, hasta las frases similares de Séneca – como las palabras evangélicas, afirma: "Noli foras ire, in teipsum redi; in interiore homine habitat veritas; et si tuam naturam mutabilem inveneris, trascende et teipsum». "No quieras derramarte fuera; entra dentro de ti mismo, porque en el hombre interior reside la verdad; y si hallares que tu naturaleza es mudable, trasciéndete a ti mismo."(39,72).

Su reflexión se convierte, más adelante, en un fuerte llamamiento en el Comentario sobre el Evangelio de Juan (18.10): "Redite ad cor: quid itis a vobis, et peritis ex vobis? Quid itis solitudinis vias?»."¡Regresad al corazón! ¿Por qué os vais de vosotros y perecéis por vosotros? ¿Por qué vais por caminos solitarios? Erráis vagando”. Luego, renovando la invitación, indica la meta, la patria del itinerario humano: “Redi ad cor; vide ibi quid sentias forte de Deo, quia ibi est imago Dei. In interiore homine habitat Christus, in interiore homine renovaris ad imaginem Dei, in imagine sua cognosce auctorem eius”.. "Regresa al corazón: allí ve qué percibes quizá de Dios, porque allí está la imagen de Dios. En el hombre interior habita Cristo en el hombre interior eres renovado a imagen de Dios, en su imagen conoce a su autor."(ibid).

Estas frases tan sugestivas son de extraordinario interés también para nuestros días y tendríamos que repetírnoslas a nosotros mismos, a aquellos con quienes compartimos nuestro humano recorrido, especialmente a los más jóvenes, que comienzan la gran aventura de la vida y, a menudo, se quedan atrancados en los laberintos de la superficialidad y de la banalidad, del éxito exterior que esconde un vacío interior, de la hipocresía que enmascara la escisión entre la apariencia y el corazón, entre el cuerpo hermoso y cuidado y el alma vacía y árida.

Queridos amigos, como San Agustín, yo también quisiera hacer un llamamiento a vosotros académicos, a los participantes en la sesión pública, y especialmente a los que tienen la tarea de enseñar, de transmitir la sabiduría de los padres, encerrada en los textos de la cultura latina: Hablad al corazón de los jóvenes, atesorad el rico patrimonio de la tradición latina para educarlos en el camino de la vida, y acompañarlos a lo largo de senderos llenos de esperanza y confianza, basándoos en la experiencia y la sabiduría de aquellos que han tenido la alegría y el valor de "Regresar a sí mismos" para seguir la propia identidad y la vocación humana.

Deseando, ahora, alentar y apoyar a quienes, en el estudio de la lengua y la cultura latina, se esfuerzan por ofrecer una contribución seria y valiosa al humanismo cristiano, me complace otorgar el Premio de las Academias Pontificias, ex aequo, al Dr. Pierre Chambert-Protat por su tesis doctoral sobre Floro di Lyon, y al Dr. Francesco Lubian, por la publicación crítica de los Disticha atribuida a San Ambrosio.

Además, para alentar el estudio del patrimonio de la cultura latina, me complace otorgar la Medalla del Pontificado a la Dra. Shari Boodts por la edición crítica de los Sermones de San Agustín y al Grupo de Profesores de Latín de la Universidad de Tolosa 2, por la publicación de un valioso manual en latín para estudiantes universitarios.

Por último, deseo a los académicos y a todos los participantes en el encuentro un compromiso cada vez más fecundo en sus respectivos campos de investigación, y encomiendo a todos y a cada uno de vosotros a la Virgen María, modelo de interioridad que el Evangelio de Lucas nos presenta dos veces, como aquella que "conservabat omnia verba haec conferens in corde suo " (Lc 2:19). Que ella os ayude a custodiar siempre la Palabra de Dios en vuestro corazón para que sea la fuente luminosa e inagotable de todos vuestros esfuerzos.

Os imparto de todo corazón, a todos vosotros y a vuestras familias una bendición apostólica especial.

Desde el Vaticano, 5 de diciembre de 2017.

FRANCISCO

[01851-ES.01] [Texto original: Italiano - Traducción no oficial]

[B0865-XX.02]