Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Viaggio Apostolico del Santo Padre Francesco in Myanmar e Bangladesh (26 novembre – 2 dicembre 2017) – Incontro Interreligioso ed Ecumenico per la Pace, 01.12.2017


Incontro Interreligioso ed Ecumenico per la Pace presso l’Arcivescovado di Dhaka

Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Alle ore 17.00 locali (12.00 ora di Roma), nel giardino dell’Arcivescovado di Dhaka, ha avuto luogo l’Incontro Interreligioso ed Ecumenico per la Pace.

Il Santo Padre, al suo arrivo, è salito sul tradizionale Rickshaw e percorrendo il giardino ha salutato i fedeli raccolti.

Dopo l’esecuzione di inni e danze tradizionali e l’indirizzo di saluto dell’Arcivescovo di Dhaka, Card. Patrick D’Rozario, C.S.C., cinque rappresentanti di comunità religiose (musulmana, hindu, buddista e cattolica) e della società civile hanno rivolto il loro saluto al Santo Padre Francesco. Quindi, dopo un canto per la pace, il Papa ha pronunciato un discorso.

Subito dopo il Vescovo Anglicano di Dhaka, S.E. Mons. Philip Sarka, ha recitato la Preghiera Ecumenica. Al termine il Santo Padre ha salutato 18 Rohingya, provenienti da Cox’s Bazar, accompagnati da due traduttori della Caritas, che sono saliti sul palco. Dopo il saluto, è avvenuto la foto di gruppo.

Infine, il Santo Padre ha salutato altri 20 membri del Comitato Organizzatore. Quindi è rientrato in Nunziatura.

Pubblichiamo di seguito il discorso che Papa Francesco ha pronunciato nel corso dell’Incontro Interreligioso ed Ecumenico per la Pace:

Discorso del Santo Padre

Illustri Ospiti,
Cari Amici,

Il nostro incontro, che riunisce i rappresentanti delle diverse comunità religiose di questo Paese, costituisce un momento molto significativo della mia visita in Bangladesh. Ci siamo radunati per approfondire la nostra amicizia e per esprimere il comune desiderio del dono di una pace genuina e duratura.

Il mio ringraziamento va al Cardinale D’Rozario per le sue gentili parole di benvenuto e a quanti mi hanno accolto con calore a nome delle comunità musulmane, indù e buddiste e anche delle autorità civili. Sono grato al Vescovo anglicano di Dhaka per la sua presenza, alle varie comunità cristiane e a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile questa riunione.

Le parole che abbiamo ascoltato, ma anche i canti e le danze che hanno animato la nostra assemblea, ci hanno parlato in modo eloquente del desiderio di armonia, fraternità e pace contenuto negli insegnamenti delle religioni del mondo. Possa il nostro incontro di questo pomeriggio essere un chiaro segno degli sforzi dei leader e dei seguaci delle religioni presenti in questo Paese a vivere insieme nel rispetto reciproco e nella buona volontà. In Bangladesh, dove il diritto alla libertà religiosa è un principio fondamentale, questo impegno sia un richiamo rispettoso ma fermo a chi cercherà di fomentare divisione, odio e violenza in nome della religione.

È un segno particolarmente confortante dei nostri tempi che i credenti e le persone di buona volontà si sentano sempre più chiamati a cooperare alla formazione di una cultura dell’incontro, del dialogo e della collaborazione al servizio della famiglia umana. Ciò richiede più che una mera tolleranza. Ci stimola a tendere la mano all’altro in atteggiamento di reciproca fiducia e comprensione, per costruire un’unità che comprenda la diversità non come minaccia, ma come potenziale fonte di arricchimento e crescita. Ci esorta a coltivare una apertura del cuore, in modo da vedere gli altri come una via, non come un ostacolo.

Permettetemi di esplorare brevemente alcune caratteristiche essenziali di questa “apertura del cuore” che è la condizione per una cultura dell’incontro.

In primo luogo, essa è una porta. Non è una teoria astratta, ma un’esperienza vissuta. Ci permette di intraprendere un dialogo di vita, non un semplice scambio di idee. Richiede buona volontà e accoglienza, ma non deve essere confusa con l’indifferenza o la reticenza nell’esprimere le nostre convinzioni più profonde. Impegnarsi fruttuosamente con l’altro significa condividere le nostre diverse identità religiose e culturali, ma sempre con umiltà, onestà e rispetto.

L’apertura del cuore è anche simile ad una scala che raggiunge l’Assoluto. Ricordando questa dimensione trascendente della nostra attività, ci rendiamo conto della necessità di purificare i nostri cuori, in modo da poter vedere tutte le cose nella loro prospettiva più vera. Ad ogni passo la nostra visuale diventerà più chiara e riceveremo la forza per perseverare nell’impegno di comprendere e valorizzare gli altri e il loro punto di vista. In questo modo, troveremo la saggezza e la forza necessarie per tendere a tutti la mano dell’amicizia.

L’apertura del cuore è anche un cammino che conduce a ricercare la bontà, la giustizia e la solidarietà. Conduce a cercare il bene del nostro prossimo. Nella sua Lettera ai cristiani di Roma, San Paolo ha così esortato: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene» (12,21). Questo è un atteggiamento che tutti noi possiamo imitare. La sollecitudine religiosa per il bene del nostro prossimo, che scaturisce da un cuore aperto, scorre come un grande fiume, irrigando le terre aride e deserte dell’odio, della corruzione, della povertà e della violenza che tanto danneggiano la vita umane, dividono le famiglie e sfigurano il dono della creazione.

Le diverse comunità religiose del Bangladesh hanno abbracciato questa strada in modo particolare nell’impegno per la cura della terra, nostra casa comune, e nella risposta ai disastri naturali che hanno afflitto la nazione negli ultimi anni. Penso anche alla comune manifestazione di dolore, preghiera e solidarietà che ha accompagnato il tragico crollo del Rana Plaza, che rimane impresso nella mente di tutti. In queste diverse espressioni, vediamo quanto il cammino della bontà conduce alla cooperazione al servizio degli altri.

Uno spirito di apertura, accettazione e cooperazione tra i credenti non solo contribuisce a una cultura di armonia e di pace; esso ne è il cuore pulsante. Quanto ha bisogno il mondo di questo cuore che batte con forza, per contrastare il virus della corruzione politica, le ideologie religiose distruttive, la tentazione di chiudere gli occhi di fronte alle necessità dei poveri, dei rifugiati, delle minoranze perseguitate e dei più vulnerabili! Quanta apertura è necessaria per accogliere le persone del nostro mondo, specialmente i giovani, che a volte si sentono soli e sconcertati nel ricercare il senso della vita!

Cari amici, vi ringrazio per i vostri sforzi nel promuovere la cultura dell’incontro, e prego che, con la dimostrazione del comune impegno dei seguaci delle religioni a discernere il bene e a metterlo in pratica, aiuteremo tutti i credenti a crescere nella saggezza e nella santità, e a cooperare per costruire un mondo sempre più umano, unito e pacifico.

Apro il mio cuore a tutti voi e vi ringrazio ancora una volta per la vostra accoglienza. Ricordiamoci vicendevolmente nelle nostre preghiere.

[01799-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Illustres Hôtes,
Chers amis,

Notre rencontre qui rassemble les représentants des diverses communautés religieuses de ce pays représente un moment très significatif de ma visite au Bangladesh. Nous sommes réunis pour approfondir notre amitié et pour exprimer notre désir commun du don d’une paix authentique et durable.

Ma reconnaissance va au Cardinal D’Rozario pour ses aimables paroles de bienvenue et à ceux qui m’ont accueilli chaleureusement au nom des communautés musulmane, hindoue, bouddhiste, chrétienne et aussi de la société civile. Je suis reconnaissant à l’Évêque anglican de Dhaka pour sa présence, aux diverses communautés chrétiennes et à ceux qui ont contribué à rendre possible cette réunion.

Les paroles que nous avons écoutées, mais aussi les chants et les danses qui ont animé notre assemblée, nous ont parlé de manière éloquente du désir d’harmonie, de fraternité et de paix incarnés dans les enseignements des religions du monde. Puisse notre rencontre de cet après-midi être un signe clair des efforts des leaders et des adeptes des religions présentes dans ce pays pour vivre ensemble dans le respect réciproque et la bonne volonté. Au Bangladesh, où le droit à la liberté religieuse est un principe fondamental, que cet engagement soit un appel respectueux mais ferme à qui cherchera à fomenter des divisions, de la haine et de la violence au nom de la religion.

C’est un signe particulièrement réconfortant de notre temps que les croyants et les personnes de bonne volonté se sentent toujours plus appelés à coopérer à la formation d’une culture de la rencontre, du dialogue et de la collaboration au service de la famille humaine. Cela requiert plus qu’une simple tolérance. Cela nous stimule à tendre la main à l’autre dans une attitude de confiance réciproque et de compréhension, pour construire une unité qui intègre la diversité non comme une menace, mais comme une source potentielle d’enrichissement et de croissance. Cela nous incite à nous exercer à l’ouverture du cœur, de manière à voir les autres comme un chemin, non pas comme un obstacle.

Permettez-moi d’explorer brièvement quelques caractéristiques essentielles de cette “ouverture du cœur” qui est la condition pour une culture de la rencontre.

En premier lieu, celle-ci est une porte. Ce n’est pas une théorie abstraite, mais une expérience vécue. Cela nous permet d’entreprendre un dialogue de vie, non pas un simple échange d’idées. Cela demande de la bonne volonté et de l’accueil, mais ne doit pas être confondu avec l’indifférence ou la réticence à exprimer nos convictions les plus profondes. S’engager fructueusement avec l’autre signifie partager nos identités religieuses et culturelles distinctes, mais toujours avec humilité, honnêteté et respect.

L’ouverture du cœur est aussi semblable à une échelle qui rejoint l’Absolu. En rappelant cette dimension transcendante de notre activité, nous nous rendons compte de la nécessité de purifier nos cœurs, de manière à pouvoir voir toutes choses dans leur perspective la plus vraie. A chaque pas, notre vue deviendra plus claire et nous recevrons la force de persévérer dans l’engagement à comprendre et à valoriser les autres et leur point de vue. De cette façon, nous trouverons la sagesse et la force nécessaires pour tendre à tous la main de l’amitié.

L’ouverture du cœur est aussi un chemin qui conduit à la recherche de la bonté, de la justice et de la solidarité. Cela incite à rechercher le bien de nos proches. Dans sa lettre aux chrétiens de Rome, Saint Paul les a exhortés ainsi: «Ne te laisse pas vaincre par le mal, mais combats le mal par le bien» (Rm 12,21). C’est un sentiment que tous nous pouvons imiter. La sollicitude religieuse pour le bien de notre prochain, qui provient d’un cœur ouvert, coule comme un vaste fleuve, en irriguant les terres arides et désertes de la haine, de la corruption, de la pauvreté et de la violence qui dégrade tellement les vies humaines, divise les familles et défigure le don de la création.

Les diverses communautés religieuses du Bangladesh ont embrassé cette route d’une manière particulière dans l’engagement à prendre soin de la terre, notre maison commune, et dans la réponse aux catastrophes naturelles qui ont affligé la nation au cours de ces dernières années. Je pense aussi à la manifestation commune de douleur, de prière et de solidarité qui a accompagné le tragique écroulement du Rana Plaza, qui demeure imprimé dans l’esprit de tous. Dans ces diverses expressions, nous voyons combien le chemin de la bonté conduit à la coopération au service des autres.

Un esprit d’ouverture, d’acceptation et de coopération entre les croyants ne contribue pas simplement à une culture d’harmonie et de paix; celui-ci est son cœur battant. Comme notre monde a besoin de ce cœur qui bat avec force, pour contrer le virus de la corruption politique, les idéologies religieuses destructrices, la tentation de fermer les yeux face aux besoins des pauvres, des réfugiés, des minorités persécutées et des plus vulnérables! Cette ouverture est nécessaire pour accueillir les personnes de notre monde, spécialement les jeunes, qui parfois se sentent seuls et déconcertés dans la recherche du sens de la vie!

Chers amis, je vous remercie pour vos efforts à promouvoir la culture de la rencontre, et je prie pour qu’avec la démonstration de l’engagement commun des adeptes des religions à discerner le bien et à le mettre en pratique, nous aidions tous les croyants à grandir dans la sagesse et dans la sainteté, et à coopérer pour construire un monde toujours plus humain, uni et pacifique.

J’ouvre mon cœur à vous tous et je vous remercie encore une fois de votre accueil. Souvenons-nous les uns des autres dans nos prières.

[01799-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Distinguished Guests,
Dear Friends,

Our meeting, which brings together representatives of the various religious communities present in this country, represents a highly significant moment in my Visit to Bangladesh. For we have gathered to deepen our friendship and to express our shared desire for the gift of genuine and lasting peace.

My thanks go to Cardinal D’Rozario for his kind words of welcome, and to those who have greeted me warmly on behalf of the Muslim, Hindu, Buddhist and Christian communities, and in the name of civil society. I am grateful to the Anglican bishop of Dhaka for his presence, to the various Christian communities, and to all those whose have helped to make this gathering possible.

The words we have heard, but also the songs and dances that have enlivened our assembly, have spoken to us eloquently of the yearning for harmony, fraternity and peace embodied in the teachings of the world’s religions. May our meeting this afternoon be a clear sign of the efforts of the leaders and followers of the religions present in this country to live together in mutual respect and good will. In Bangladesh, where the right to religious freedom is a founding principle, this commitment stands as a subtle yet firm rebuke to those who would seek to foment division, hatred and violence in the name of religion.

It is a particularly gratifying sign of our times that believers and all people of good will feel increasingly called to cooperate in shaping a culture of encounter, dialogue and cooperation in the service of our human family. This entails more than mere tolerance. It challenges us to reach out to others in mutual trust and understanding, and so to build a unity that sees diversity not as a threat, but as a potential source of enrichment and growth. It challenges us to cultivate an openness of heart that views others as an avenue, not a barrier.

Allow me to explore with you briefly some essential features of this “openness of heart” that is the condition for a culture of encounter.

First, it is a door. It is not an abstract theory but a lived experience. It enables us to embark on a dialogue of life, not a mere exchange of ideas. It calls for good will and acceptance, yet it is not to be confused with indifference or reticence in expressing our most deeply held convictions. To engage fruitfully with another means sharing our distinct religious and cultural identity, but always with humility, honesty and respect.

Openness of heart is also like a ladder that reaches up to the Absolute. By recalling this transcendent dimension of our activity, we realize the need for our hearts to be purified, so that we can see all things in their truest perspective. As with each step our vision becomes clearer, we receive the strength to persevere in the effort to understand and value others and their point of view. In this way, we will find the wisdom and strength needed to extend the hand of friendship to all.

Openness of heart is likewise a path that leads to the pursuit of goodness, justice and solidarity. It leads to seeking the good of our neighbours. In his letter to the Christians in Rome, Saint Paul urged his hearers: “Do not be overcome by evil, but overcome evil with good” (Rom 12:21). This is a sentiment that all of us can echo. Religious concern for the welfare of our neighbour, streaming from an open heart, flows outward like a vast river, to quench the dry and parched wastelands of hatred, corruption, poverty and violence that so damage human lives, tear families apart, and disfigure the gift of creation.

Bangladesh’s different religious communities have embraced this path in a particular way by their commitment to the care of the earth, our common home, and by their response to the natural disasters that have beset the nation in recent years. I think too of the common outpouring of grief, prayer and solidarity that accompanied the tragic collapse of Rana Plaza, which remains fresh in the minds of all. In this these various ways, we see a clear confirmation that how the path of goodness leads to cooperation in the service of others.

A spirit of openness, acceptance and cooperation between believers does not simply contribute to a culture of harmony and peace; it is its beating heart. How much our world needs this heart to beat strongly, to counter the virus of political corruption, destructive religious ideologies, and the temptation to turn a blind eye to the needs of the poor, refugees, persecuted minorities, and those who are most vulnerable. How much, too, is such openness needed in order to reach out to the many people in our world, especially the young, who at times feel alone and bewildered as they search for meaning in life!

Dear friends, I thank you for your efforts to promote the culture of encounter, and I pray that, by demonstrating the common commitment of believers to discerning the good and putting it into practice, they will help all believers to grow in wisdom and holiness, and to cooperate in building an ever more humane, united and peaceful world.

I open my own heart to all of you, and I thank you once more for your welcome. Let us remember one another in our prayers.

[01799-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Verehrte Gäste,
liebe Freunde,

unsere Begegnung hier mit den Repräsentanten der verschiedenen religiösen Gemeinschaften dieses Landes stellt einen sehr bedeutsamen Moment meines Besuches in Bangladesch dar. Wir sind zusammengekommen, um unsere Freundschaft zu vertiefen und um dem gemeinsamen Wunsch nach dem Geschenk eines echten und dauerhaften Friedens Ausdruck zu verleihen.

Mein Dank gilt Kardinal D’Rozario für seine freundlichen Willkommensworte und allen, die mich im Namen der muslimischen, der hinduistischen und der buddhistischen Gemeinschaft sowie der Zivilgesellschaft warmherzig aufgenommen haben. Ich danke dem anglikanischen Bischof von Dhaka für seine Anwesenheit und allen verschiedenen christlichen Gemeinschaften sowie allen, die dazu beigetragen haben, dass diese Zusammenkunft möglich wurde.

Die Worte, die wir gehört haben, aber auch die Gesänge und Tänze, die unsere Versammlung belebt haben, brachten vielsagend den Wunsch nach Harmonie, Brüderlichkeit und Frieden zum Ausdruck, die tief in den Lehren der Weltreligionen verwurzelt sind. Möge unser Treffen an diesem Nachmittag ein klares Zeichen des Bemühens der Führer und Anhänger der in diesem Land vorhandenen Religionen sein, in gegenseitigem Respekt und mit Wohlwollen zusammenzuleben. In Bangladesch, wo das Recht auf Religionsfreiheit ein grundlegendes Prinzip ist, möge diese Verpflichtung eine respektvolle aber entschiedene Mahnung an all diejenigen sein, die versuchen, Trennung, Hass und Gewalt im Namen der Religion zu schüren.

Es ist ein besonders tröstliches Zeichen unserer Zeit, dass Gläubige und Menschen guten Willens sich immer stärker gerufen fühlen, gemeinsam an der Heranbildung einer Kultur der Begegnung, des Dialogs und der Zusammenarbeit im Dienste der Menschheitsfamilie zu arbeiten. Das verlangt mehr als einfach nur Toleranz. Es spornt uns an, den anderen vertrauens- und verständnisvoll die Hand zu reichen, um eine Einheit zu schaffen, die Andersheit nicht als Bedrohung, sondern als mögliche Quelle der Bereicherung und des Wachstums versteht. Es ermahnt uns zur Einübung einer Öffnung des Herzens, sodass wir die anderen als einen Weg und nicht als ein Hindernis sehen.

Erlaubt mir kurz einige Wesensmerkmale dieser „Öffnung des Herzens“ zu entfalten, welche die Bedingung für jede Kultur der Begegnung ist.

In erster Linie ist die Öffnung des Herzens eine Tür. Sie ist keine abstrakte Theorie, sondern gelebte Erfahrung. Sie erlaubt uns den Weg eines Lebensdialogs einzuschlagen, nicht nur einen einfachen Meinungsaustausch. Dazu braucht es guten Willen und Offenheit, was aber nicht verwechselt werden darf mit Gleichgültigkeit oder einem Widerwillen, unsere tiefsten Überzeugungen zu bekennen. Sich fruchtbar mit dem Anderen zu beschäftigen bedeutet, dass wir uns über unsere unterschiedlichen religiösen und kulturellen Identitäten miteinander austauschen, aber immer in Demut, Aufrichtigkeit und Respekt.

Die Öffnung des Herzens ähnelt auch einer Leiter, die hinaufreicht zum Absoluten. Wenn wir an diese transzendente Dimension unseres Handelns denken, wird uns bewusst, dass wir unsere Herzen reinigen müssen, um alle Dinge aus der richtigen Perspektive sehen zu können. Dann wird unser Blick bei jedem Schritt klarer und wir werden in unserem ausdauernden Bemühen gestärkt, die anderen und ihren Standpunkt zu verstehen und wertzuschätzen. Somit finden wir die nötige Weisheit und Kraft, um allen die Hand in Freundschaft zu reichen.

Die Öffnung des Herzens ist auch ein Weg, der zur Suche nach Güte, Gerechtigkeit und Solidarität führt. Er veranlasst uns, das Wohl unseres Nächsten zu suchen. So fordert es der heilige Paulus in seinem Brief an die Christen in Rom: »Lass dich nicht vom Bösen besiegen, sondern besiege das Böse durch das Gute!« (Röm 12,21). Das ist eine Gesinnung, die wir alle nachahmen können. Der religiöse Eifer für das Wohl unseres Nächsten, der einem offenen Herzen entspringt, bewässert wie ein breiter Strom die wüsten und ausgetrockneten Landstriche des Hasses, der Korruption, der Armut und der Gewalt, die so sehr das Leben der Menschen beeinträchtigen, Familien auseinanderreißen und die Gabe der Schöpfung entstellen.

Die verschiedenen religiösen Gemeinschaften von Bangladesch haben diesen Weg eingeschlagen, besonders im Bemühen bei der Sorge um den Planeten Erde, der unser gemeinsames Haus ist, und bei der Bekämpfung der Naturkatastrophen, die das Land in den letzten Jahren heimgesucht haben. Darin sehen wir klar bestätigt, dass der Weg der Güte zur Zusammenarbeit im Dienst am Nächsten führt.

Ein Geist der Offenheit, der Akzeptanz und Zusammenarbeit unter den Gläubigen ist nicht einfach nur ein Beitrag zu einer Kultur der Harmonie und des Friedens; er ist ihr schlagendes Herz. Wie sehr bedarf unsere Welt dieses kraftvollen Herzens, um dem Virus der politischen Korruption und der destruktiven religiösen Ideologien entgegenzuwirken, wie auch der Versuchung, die Augen vor den Bedürfnissen der Armen, der Flüchtlinge, der verfolgten Minderheiten und der Verletzlichsten zu verschließen! Wieviel Öffnung ist hier vonnöten, um den Menschen unserer Welt Heimat zu geben, besonders den Jugendlichen, die sich manchmal allein und ratlos fühlen bei ihrer Suche nach dem Sinn des Lebens!

Liebe Freunde, ich danke euch für euer Bemühen, eine Kultur der Begegnung zu fördern. Ich bete dafür, dass wir mit dem Zeugnis des gemeinsamen Bemühens der Anhänger der Religionen, das Gute zu erkennen und es in die Tat umzusetzen, allen Gläubigen helfen, in Weisheit und Heiligkeit zu wachsen und zusammenzuarbeiten bei der Errichtung einer immer menschlicheren, friedvolleren und geeinten Welt.

Ich öffne Euch allen mein Herz und danke euch noch einmal für den freundlichen Empfang. Denken wir aneinander in unseren Gebeten!

[01799-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Distinguidos invitados,
queridos amigos:

Este encuentro, que reúne a los representantes de las diversas comunidades religiosas de este país, constituye un momento muy significativo de mi visita a Bangladesh. Nos hemos reunido para profundizar nuestra amistad y para expresar el deseo unánime del don de una paz genuina y duradera.

Mi agradecimiento al Cardenal D’Rozario por sus gentiles palabras de bienvenida y a cuantos me han acogido con afecto en nombre de las comunidades musulmana, hinduista, budista, cristiana y también de la sociedad civil. Agradezco la presencia del Obispo anglicano de Dhaka, de las diversas comunidades cristianas y de todos los que han contribuido para hacer posible esta reunión.

Las palabras que hemos escuchado, y también los cantos y las danzas que han animado nuestra asamblea, nos han hablado de modo elocuente del deseo de armonía, fraternidad y paz encarnado en las enseñanzas de las religiones del mundo. Que nuestro encuentro de esta tarde pueda ser un signo claro del esfuerzo de los líderes y de los seguidores de las religiones presentes en este país por vivir juntos con respeto recíproco y buena voluntad. Que este compromiso, aquí en Bangladesh, donde el derecho a la libertad religiosa es un principio fundamental, sea una llamada de atención respetuosa pero firme hacia quien busque fomentar la división, el odio y la violencia en nombre de la religión.

Es un signo particularmente reconfortante de nuestros tiempos que los creyentes y las personas de buena voluntad se sientan cada vez más llamados a cooperar en la formación de una cultura del encuentro, del diálogo y de la colaboración al servicio de la familia humana. Esto requiere más que una simple tolerancia. Nos estimula a tender la mano al otro en actitud de comprensión y confianza recíproca, para construir una unidad que considere la diversidad no como amenaza, sino como fuente de enriquecimiento y crecimiento. Nos exhorta a tener apertura de corazón, para ver en los otros un camino, no un obstáculo.

Permitidme explorar brevemente algunas características esenciales de esta «apertura del corazón», que es la condición para una cultura del encuentro.

En primer lugar, es una puerta. No es una teoría abstracta, sino una experiencia vivida. Nos permite entablar un diálogo de vida, no un simple intercambio de ideas. Requiere buena voluntad y capacidad de acogida, pero no debe ser confundida con la indiferencia o la reticencia al expresar nuestras convicciones más profundas. Implicarse fructuosamente con el otro significa compartir nuestra identidad religiosa y cultural, pero siempre con humildad, honestidad y respeto.

La apertura del corazón es también similar a una escalera que se eleva hacia el Absoluto. Recordando esta dimensión trascendente de nuestra actividad, nos damos cuenta de la necesidad de purificar nuestros corazones, para poder ver las cosas en su justa perspectiva. A cada paso nuestra visión se hará más clara y recibiremos la fuerza para perseverar en el compromiso de comprender y valorizar a los demás, con sus puntos de vista. De este modo, encontraremos la sabiduría y la fuerza necesarias para tender a todos una mano amiga.

La apertura del corazón es además un camino que conduce a la búsqueda de la bondad, la justicia y la solidaridad. Nos impulsa a buscar el bien de nuestros vecinos. En su carta a los cristianos de Roma, san Pablo exhorta: «No te dejes vencer por el mal, antes bien vence al mal con el bien» (Rm 12,21). Este es un sentimiento que todos nosotros podemos imitar. La solicitud religiosa por el bien de nuestro prójimo, que emana de un corazón abierto, corre como un gran río, irrigando las tierras áridas y desiertas del odio, la corrupción, la pobreza y la violencia, que dañan las vidas humanas, dividen a las familias y desfiguran el don de la creación.

Las diversas comunidades religiosas de Bangladesh han abrazado este camino mediante el compromiso por el cuidado de la tierra, nuestra casa común, y la respuesta a los desastres naturales que han asolado la nación en los últimos años. Pienso también en la manifestación común de dolor, oración y solidaridad que ha acompañado el trágico derrumbe del Rana Plaza, que sigue impreso en la mente de todos. En estas diversas expresiones vemos cómo el camino de la bondad conduce a la cooperación para servir a los demás.

Un espíritu de apertura, aceptación y cooperación entre los creyentes no contribuye simplemente a una cultura de armonía y paz, sino que es su corazón palpitante. ¡Cuánto necesita el mundo de este corazón que late con fuerza, para combatir el virus de la corrupción política, las ideologías religiosas destructivas, la tentación de cerrar los ojos a las necesidades de los pobres, de los refugiados, de las minorías perseguidas y de los más vulnerables! ¡Cuánta capacidad de apertura se necesita para acoger a las personas de nuestro mundo, especialmente a los jóvenes, que a veces se sienten solos y desconcertados en la búsqueda del sentido de la vida!

Queridos amigos, os agradezco los esfuerzos que realizáis para promover la cultura del encuentro, y os ruego que, demostrando el compromiso común de los seguidores de las religiones por discernir el bien y ponerlo en práctica, ayudemos a todos los creyentes a crecer en la sabiduría y en la santidad, y a cooperar para construir un mundo cada vez más humano, unido y pacífico.

Abro mi corazón a todos vosotros y os reitero mi agradecimiento por vuestra acogida. Recordémonos unos a otros en nuestras oraciones.

[01799-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Ilustres Convidados,
Queridos Amigos!

O nosso encontro, que reúne os representantes das diversas comunidades religiosas deste país, constitui um momento muito significativo da minha visita ao Bangladesh. Reunimo-nos para aprofundar a nossa amizade e para expressar o desejo comum do dom duma paz genuína e duradoura.

A minha gratidão ao Cardeal D'Rozario pelas suas amáveis palavras de boas-vindas e a quantos me acolheram calorosamente em nome das comunidades muçulmana, hindu, budista cristã e também da sociedade civil. Agradeço ao Bispo anglicano de Daca a sua presença, às várias Comunidades cristãs e a todos aqueles que contribuíram para tornar possível este encontro.

As palavras que ouvimos e também os cânticos e danças que animaram a nossa assembleia falaram-nos eloquentemente do desejo de harmonia, fraternidade e paz encarnado nos ensinamentos das religiões do mundo. Que o nosso encontro desta tarde seja um sinal claro dos esforços empreendidos pelos líderes e seguidores das religiões presentes neste país para viverem juntos no respeito mútuo e na boa vontade. No Bangladesh, onde o direito à liberdade religiosa é um princípio fundamental, que este compromisso seja um apelo respeitoso, mas firme, a quem procura fomentar divisão, ódio e violência em nome da religião.

Constitui um sinal particularmente reconfortante dos nossos tempos o facto de os crentes e pessoas de boa vontade se sentirem cada vez mais chamados a cooperar na formação duma cultura do encontro, diálogo e colaboração ao serviço da família humana. Isto requer mais do que simples tolerância; estimula-nos a estender a mão ao outro numa atitude de mútua confiança e compreensão, para construir uma unidade que considere a diversidade, não como ameaça, mas como potencial fonte de enriquecimento e crescimento. Anima a exercitar-nos na abertura do coração, para ver os outros como um caminho e não como um obstáculo.

Permiti-me explorar, brevemente, algumas características essenciais desta «abertura do coração», que é a condição para uma cultura do encontro.

Em primeiro lugar, é uma porta. Não é uma teoria abstrata, mas uma experiência vivenciada. Permite-nos empreender, não um mero intercâmbio de ideias, mas um diálogo de vida. Requer boa vontade e acolhimento, mas não deve ser confundida com a indiferença ou a hesitação em expressar as nossas convicções mais profundas. Comprometer-se frutuosamente com o outro significa partilhar as nossas diferentes identidades religiosas e culturais, mas sempre com humildade, honestidade e respeito.

A abertura do coração é semelhante também a uma escada que alcança o Absoluto. Ao lembrar esta dimensão transcendente da nossa atividade, damo-nos conta da necessidade de purificar os nossos corações, para podermos ver todas as coisas na sua verdadeira perspetiva. Passo a passo, ir-se-á tornando mais clara a nossa visão e receberemos a força para perseverar no compromisso de compreender e valorizar os outros e o seu ponto de vista. Assim, encontraremos a sabedoria e a força necessárias para estender a todos a mão da amizade.

A abertura do coração é também um caminho, que leva à busca de bondade, justiça e solidariedade. Induz a procurar o bem do nosso próximo. Assim exortou São Paulo, na sua carta aos cristãos de Roma: «Não te deixes vencer pelo mal, mas vence o mal com o bem» (12, 21). Trata-se de um sentimento que todos nós podemos imitar. A solicitude religiosa pelo bem do nosso próximo, que brota dum coração aberto, flui como um grande rio, irrigando as terras áridas e desertas do ódio, da corrupção, da pobreza e da violência que lesa imenso as vidas humanas, divide as famílias e desfigura o dom da criação.

As várias comunidades religiosas do Bangladesh abraçaram de modo particular este caminho no compromisso pelo cuidado da terra, nossa casa comum, e na resposta aos desastres naturais que afligiram a nação nos últimos anos. Penso também na manifestação coletiva de pesar, oração e solidariedade que se seguiu ao trágico desabamento do Rana Plaza, que permanece gravado na mente de todos. Nestas expressões, vemos como o caminho da bondade leva à cooperação no serviço dos outros.

Um espírito de abertura, aceitação e cooperação entre os crentes não é simplesmente mais um contributo para uma cultura de harmonia e de paz; é o seu coração pulsante. Quanto necessita o nosso mundo que este coração bata com força, para contrastar o vírus da corrupção política, as ideologias religiosas destrutivas, a tentação de fechar os olhos às necessidades dos pobres, dos refugiados, das minorias perseguidas e dos mais vulneráveis! Quanta abertura é necessária para acolher as pessoas ao nosso redor, especialmente os jovens que às vezes se sentem sozinhos e confusos na busca do sentido da vida!

Queridos amigos, agradeço os vossos esforços por promover a cultura do encontro e rezo para que, com a demonstração do compromisso comum dos seguidores das religiões por discernir o bem e pô-lo em prática, possamos ajudar todos os crentes a crescerem na sabedoria e na santidade e a cooperarem para construir um mundo sempre mais humano, unido e pacífico.

Acolho-vos a todos vós no meu coração e agradeço mais uma vez o vosso acolhimento. Lembremo-nos uns dos outros, nas nossas orações.

[01799-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Znakomici Goście,
Drodzy Przyjaciele,

            Nasze spotkanie gromadzące przedstawicieli różnych wspólnot religijnych w tym kraju, stanowi bardzo ważny moment mojej wizyty w Bangladeszu. Zebraliśmy się, aby pogłębić naszą przyjaźń i wyrazić wspólne pragnienie daru prawdziwego i trwałego pokoju.

            Moje podziękowania kieruję do kard. D'Rozario za uprzejme słowa powitania i tych wszystkich, którzy przywitali mnie serdecznie w imieniu wspólnot muzułmanów, hinduistów i buddystów, chrześcijan, a także społeczności cywilnej. Jestem wdzięczny anglikańskiemu biskupowi Dhaki za jego obecność, różnym wspólnotom chrześcijańskim oraz tym wszystkim, którzy przyczynili się, aby to spotkanie było  możliwe.

            Usłyszane przez nas słowa, ale także pieśni i tańce, które ożywiały nasze zgromadzenie, mówiły nam wymownie o pragnieniu harmonii, braterstwa i pokoju zawartych w nauczaniu religii świata. Niech nasze spotkanie dzisiejszego popołudnia będzie wyraźnym znakiem wysiłków zwierzchników i wyznawców religii obecnych w tym kraju, aby żyć razem we wzajemnym szacunku i w dobrej woli. W Bangladeszu, gdzie prawo do wolności religijnej jest zasadą podstawową, to staranie będzie stanowczym, choć naznaczonym szacunkiem napomnieniem dla tych, którzy usiłują wzniecać podział, nienawiść i przemoc w imię religii.

            Znakiem szczególnie pocieszającym naszych czasów, jest to, że wierzący i ludzie dobrej woli coraz częściej czują się powołani do współpracy w kształtowaniu kultury spotkania, dialogu i współpracy w służbie rodzinie ludzkiej. Wymaga to czegoś więcej, niż tylko tolerancji. Pobudza to nas do wyciągania ręki do drugiego w postawie wzajemnego zaufania i zrozumienia, aby zbudować jedność, która pojmuje różnorodność nie jako zagrożenie, ale jako potencjalne źródło ubogacenia i rozwoju. Zachęca nas do ćwiczenia się w otwartości serca, tak aby widzieć innych jako drogę, a nie przeszkodę.

            Pozwólcie mi krótko omówić niektóre z podstawowych cech tej „otwartości serca”, która jest warunkiem kultury spotkania.

            Po pierwsze, jest ona bramą. Nie jest abstrakcyjną teorią, ale przeżytym doświadczeniem. Pozwala nam podjąć dialog życia, a nie tylko wymianę myśli. Wymaga dobrej woli i akceptacji, ale nie należy jej mylić z obojętnością lub powściągliwością w wyrażaniu naszych najgłębszych wierzeń. Owocne angażowanie się wraz z drugim oznacza dzielenie się naszymi odmiennymi tożsamościami religijnymi i kulturowymi, ale zawsze z pokorą, uczciwością i szacunkiem.

            Otwartość serca jest podobna do drabiny, która dociera do Absolutu. Przywołując ten transcendentalny wymiar naszej działalności zdajemy sobie sprawę z potrzeby oczyszczenia naszych serc, abyśmy mogli zobaczyć wszystkie sprawy w ich prawdziwej perspektywie. Za każdym krokiem nasza wizja stanie się jaśniejsza i otrzymamy siłę, aby wytrwać w staraniach o zrozumienie i docenienia innych oraz ich punktu widzenia. W ten sposób znajdziemy mądrość i siłę potrzebną, aby wyciągnąć do wszystkich rękę przyjaźni.

            Otwartość serca jest także pielgrzymką, która prowadzi do poszukiwania dobra, sprawiedliwości i solidarności. Skłania do poszukiwania dobra naszych bliskich. W swoim liście do Rzymian  Święty Paweł napominał: „Nie daj się zwyciężyć złu, ale zło dobrem zwyciężaj” (Rz 12,21). Jest to uczucie, które wszyscy możemy naśladować. Religijna troska o dobro naszego bliźniego, wypływająca z otwartego serca, płynie jak bezkresna rzeka, nawadniając jałowe ziemie nienawiści, korupcji, biedy i przemocy, które tak bardzo niszczą ludzkie życie, dzielą rodziny i oszpecają dar stworzenia.

            Różne wspólnoty religijne Bangladeszu podjęły tę drogę, zwłaszcza w staraniach na rzecz troski o Ziemię, nasz wspólny dom, oraz w reakcji na klęski żywiołowe, które nękały ten kraj w ostatnich latach. Myślę również o wspólnym wyrażaniu bólu, modlitwy i solidarności, jakie towarzyszyło tragicznemu zawaleniu się Rana Plaza, które wycisnęło się w pamięci wszystkich. Widzimy w tych wielorakich wyrazach jak bardzo droga dobroci prowadzi do współpracy w służbie innym.

            Duch otwartości, akceptacji i współpracy między wierzącymi nie tylko przyczynia się do kultury zgody i pokoju; jest on jej siłą napędową. Jak bardzo nasz świat potrzebuje tego serca, które bije mocno, aby przeciwdziałać wirusowi politycznej korupcji, destrukcyjnym ideologiom religijnym, pokusie zamknięcia oczu na potrzeby ubogich, uchodźców, mniejszości prześladowanych i najsłabszych! Jakże potrzebna jest wielka otwartość, aby przyjąć osoby w naszym świecie, zwłaszcza młodych, którzy czasami czują się samotni i zdezorientowani w poszukiwaniu sensu życia!

            Drodzy przyjaciele, dziękuję wam za wasze wysiłki promowania kultury spotkania i modlę się, aby wraz z ukazaniem wspólnego zaangażowania wyznawców religii w rozpoznanie dobra i wprowadzania go w życie, dopomożemy wszystkim wierzącym we wzrastaniu w mądrości i świętości oraz współpracy, by budować świat coraz bardziej ludzki, zjednoczony i pokojowy.

            Otwieram moje serce dla was wszystkich i jeszcze raz dziękuję za waszą gościnę. Pamiętajmy o sobie nawzajem w naszych modlitwach.

[01799-PL.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

الزيارة الرسولية إلى بنغلاديش

كلمة قداسة البابا فرنسيس

خلال اللقاء بين الأديان والمسكوني من أجل السلام

مكان إقامة رئيس الأساقفة، دكا

الجمعة 1 ديسمبر / كانون الأول 2017

 

الضيوف الكرام،

أيها الأصدقاء الأعزاء،

إن لقاءنا الذي يجمع ممثّلي مختلف الطوائف الدينيّة في هذا البلد، يشكّل لحظة مهمّة من زيارتي لبنغلاديش. لقد اجتمعنا لنعمّق صداقتنا ولنعبّر عن رغبتنا المشتركة بعطيّة سلامٍ حقيقيّ ودائم.

أشكر الكاردينال دروزاريو على كلمات الترحيب الطيبة، وأشكر جميع الذين استقبلوني بحرارة باسم الطوائف المسلمة والهندوسيّة والبوذيّة والمسيحية، وباسم المجتمعات المدنيّة أيضًا. أشكر أيضًا أسقف دكا الأنغليكاني على حضوره، ومختلف الطوائف المسيحيّة، وجميع الذين ساهموا في إتمام هذا اللقاء.

إن الكلمات التي سمعناها، وأيضًا الأغنيات والرقصات التي أحيت جمعيّتنا، قد حدّثتنا بشكل بليغ عن الرغبة بالتناغم والأخوّة والسلام، المتجسّدة في تعاليم أديان العالم. أودّ لو يكون لقاؤنا اليوم علامةً واضحة لجهود قادة الأديان الموجودة في هذا البلد وأتباعها، في العيش معًا، بالاحترامِ المتبادل وبالإرادة الصالحة. وليكن هذا الالتزام، في بنغلاديش، حيث الحقّ في الحرّية الدينيّة هو مبدأ أساسيّ، تذكيرًا لطيفًا ولكن حازمًا لأولئك الذين يسعون إلى إثارة الانقسام والكراهية والعنف باسم الدين.

إنها علامة مشجّعة، بصورة خاصة في عصرنا هذا، أن يشعر المؤمنون والأشخاص ذوي الإرادة الصالحة بأنهم مدعوّون أكثر فأكثر للتعاون في إقامة ثقافة اللقاء، والحوار، والتعاون في خدمة الأسرة البشريّة. وهذا يتطلّب أكثر من مجرّد التسامح. فهو يدفعنا لمدّ أيدينا بثقة متبادلة وتفاهم، من أجل بناء وحدة تتضمّن الاختلاف، لا كتهديد، إنما كمصدرٍ قوّي للإغناء المتبادل والنموّ. ويحثّنا على أن نفتح قلوبنا كي نرى الآخرين، كسبيلٍ، لا كعائق.

اسمحوا لي أن استكشف بإيجازٍ بعضًا من السمات الأساسيّة لـ "انفتاح القلب" هذا الذي هو الشرط الأساسيّ لثقافة اللقاء.

إنّه أوّلا، باب. ليس نظريّة مجرّدة، إنما اختبار مُعاش. يسمح لنا ببدء حوار حياتيّ، لا مجرّد تبادل أفكار. وهو يتطلّب إرادة صالحة وقبولًا، لكن لا ينبغي الخلط بينه وبين اللامبالاة أو التحفّظ في التعبير عن معتقداتنا الأعمق. فالالتزام بعمل مثمر مع الآخر، يعني المشاركة بهويّاتنا الدينيّة والثقافيّة المختلفة، لكن دومًا بوداعة ونزاهة واحترام.

يشبه انفتاح القلب أيضًا سلّمًا يصل إلى المُطلق. وإذ نَذكُر البعدَ المتعالي لنشاطنا، ندرك ضرورة تنقية قلوبنا، فنرى جميع الأمور في منظورها الحقيقي. فتصبح رؤيتنا في كلّ خطوة أكثر وضوحًا، وننال القوّة للاستمرار في التزامنا بفهم وتقدير الآخرين ووجهة نظرهم. فنجد بهذا الشكل الحكمة والقوّة الضروريّتين كي نمدّ للجميع يد الصداقة.

الانفتاح هو أيضًا مسيرة تقود إلى البحث عن الصلاح، والعدالة والتضامن. ويدفعنا للبحث عن خير القريب. لقد حثّ القديس بولس أهلَ روما في رسالته إليهم قائلا: "لا تَدَعِ الشَّرَّ يَغلِبُكَ، بلِ اغلِبِ الشَّرَّ بِالخير" (روم 12، 21). وهذا شعورٌ باستطاعتنا جميعًا أن نتمثّل به. الغيرةُ الدينيّة على خيرِ القريب، التي تنبع من قلبٍ مفتوح، تتدفّق مثل نهرٍ شاسع، يروي الأراضي القاحلة والصحراوية، أراضي الكراهية والفساد، والفقر، والعنف الذي يؤذي الحياة البشرية، ويفرّق الأُسر ويشوّه عطيّة الخليقة.

لقد عانقت الطوائف الدينية المختلفة في البنغلاديش هذا السبيل، ولا سيما في الالتزام برعاية الأرض، بيتنا المشترك، وبالإجابة على الكوارث الطبيعية التي ضربت البلد في السنوات الأخيرة. أفكّر أيضًا بمظاهر الألم والصلاة والتضامن المشتركة التي رافقت الانهيار المأساوي في رانا بياتزا، والتي تبقى مطبوعة في ذاكرة الجميع: ونرى في هذه المظاهر المختلفة كم أن مسيرة الصلاح تؤدّي إلى التعاون في خدمة الآخرين.

روح انفتاح، وقبول وتعاون بين المؤمنين لا يساهم فقط في ثقافة تناغم وسلام؛ بل إنه قلبه النابض. وكم أن عالمنا هو بحاجة إلى قلب كهذا ينبض بقوّة، كي يناقض فيروس الفساد السياسيّ، والإيديولوجيّات الدينيّة المدمّرة، والميل إلى تجاهل احتياجات الفقراء، واللاجئين، والأقلّيات المضطهدة والضعفاء! كم من الانفتاح، هو ضروري، لقبول أشخاص عالمنا، لا سيما الشبيبة، الذين يشعرون أحيانا بالوحدة والحيرة إذ يبحثون عن معنى الحياة!

أيها الأصدقاء الأعزّاء، إنّي أشكركم على جهودكم لتعزيز ثقافة اللقاء، وأصلّي كيما، عبر إظهار الالتزام المشترك لأتباع الأديان في تمييز الخير ووضعه موضع التنفيذ، تساعد هذه الجهود جميعَ المؤمنين على النموّ بالحكمة والقداسة، وعلى التعاون في بناء عالم أكثر إنسانيّة، موحّد ومسالم.

أفتح قلبي لكم جميعًا وأشكركم مرّة جديدة على استقبالكم. لنذكر بعضنا بعضًا في صلواتنا.

[01799-AR.01] [Testo originale: Italiano]

[B0851-XX.02]