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Viaggio Apostolico del Santo Padre Francesco in Myanmar e Bangladesh (26 novembre – 2 dicembre 2017) – Santa Messa con i giovani, Congedo ufficiale dal Myanmar e Telegramma al Presidente della Repubblica del Myanmar, 30.11.2017


Santa Messa con i Giovani nella St Mary’s Cathedral di Yangon

Congedo ufficiale dal Myanmar all’Aeroporto Internazionale di Yangon

Telegramma al Presidente della Repubblica del Myanmar

 

Santa Messa con i Giovani nella St Mary’s Cathedral di Yangon

Omelia del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

 

Questa mattina, dopo essersi congedato dall’Arcivescovado, il Santo Padre Francesco si è recato alla St Mary’s Cathedral di Yangon per la Santa Messa con i giovani.

Prima di entrare in Cattedrale il Papa ha salutato dalla papamobile i fedeli raccolti nell’area esterna, quindi alle ore 10.15 locali (4.45 ora di Roma) ha presieduto la Celebrazione Eucaristica, nella Festa liturgica di Sant’Andrea. Erano presenti giovani provenienti da tutto il Paese.

A conclusione della Celebrazione, l’Arcivescovo di Yangon, Card. Charles Bo, S.D.B., ha salutato il Santo Padre. Dopo la benedizione finale, Papa Francesco si è trasferito in auto all’Aeroporto Internazionale di Yangon per il congedo ufficiale dal Myanmar.

Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Santo Padre ha pronunciato dopo la proclamazione del Santo Vangelo:

Omelia del Santo Padre

Mentre la mia visita alla vostra bella terra si avvia alla conclusione, mi unisco a voi nel ringraziare Dio per le molte grazie che abbiamo ricevuto in questi giorni. Guardando a voi, giovani del Myanmar, e a tutti coloro che ci seguono al di fuori di questa cattedrale, desidero condividere un’espressione della prima Lettura di oggi, che risuona dentro di me. Tratta dal profeta Isaia, viene ripresa da San Paolo nella sua Lettera alla giovane comunità cristiana di Roma. Ascoltiamo una volta ancora queste parole: «Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!» (Rm 10,15; cfr Is 52,7).

Cari giovani del Myanmar, dopo aver sentito le vostre voci e avervi ascoltato oggi cantare, vorrei applicare queste parole a voi. Sì, sono belli i vostri passi, ed è bello e incoraggiante vedervi, perché ci recate «un lieto annuncio di bene», il lieto annuncio della vostra gioventù, della vostra fede e del vostro entusiasmo. Certo, voi siete un lieto annuncio, perché siete segni concreti della fede della Chiesa in Gesù Cristo, che reca a noi una gioia e una speranza che non avranno mai fine.

Alcuni si chiedono come sia possibile parlare di lieti annunci quando tanti attorno a noi soffrono. Dove sono i lieti annunci quando tanta ingiustizia, povertà e miseria gettano ombra su di noi e sul nostro mondo? Vorrei, però, che da questo luogo uscisse un messaggio molto chiaro. Vorrei che la gente sapesse che voi, giovani uomini e donne del Myanmar, non avete paura di credere nel buon annuncio della misericordia di Dio, perché esso ha un nome e un volto: Gesù Cristo. In quanto messaggeri di questo lieto annuncio, siete pronti a recare una parola di speranza alla Chiesa, al vostro Paese, al mondo. Siete pronti a recare il lieto annuncio ai fratelli e alle sorelle che soffrono e hanno bisogno delle vostre preghiere e della vostra solidarietà, ma anche della vostra passione per i diritti umani, per la giustizia e per la crescita di quello che Gesù dona: amore e pace.

Ma vorrei anche proporvi una sfida. Avete ascoltato attentamente la prima Lettura? Lì san Paolo ripete per tre volte la parola “senza”. E’ una piccola parola, che però ci provoca a pensare al nostro posto nel progetto di Dio. In effetti, Paolo pone tre domande, che io vorrei rivolgere a ciascuno di voi personalmente. La prima: “Come crederanno in lui senza averne sentito parlare?”. La seconda: “Come ne sentiranno parlare senza un messaggero che lo annunci?”. La terza: “Come può esserci un messaggero senza che sia stato mandato?” (cfr Rm 10,14-15).

Mi piacerebbe che tutti voi pensaste a fondo a queste tre domande. Ma non abbiate paura! Come padre (o meglio come nonno!) che vi vuole bene, non voglio lasciarvi soli di fronte a queste domande. Permettetemi di offrirvi alcuni pensieri che possano guidarvi nel vostro cammino di fede e aiutarvi a discernere che cosa il Signore vi sta domandando.

La prima domanda di San Paolo è: “Come crederanno in lui senza averne sentito parlare?”. Il nostro mondo è pieno di tanti rumori e distrazioni che possono soffocare la voce di Dio. Affinché altri siano chiamati a sentirne parlare e a credere in Lui, hanno bisogno di trovarlo in persone che siano autentiche, persone che sanno come ascoltare. È certamente quello che voi volete essere. Ma solo il Signore può aiutarvi a essere genuini; perciò parlategli nella preghiera. Imparate ad ascoltare la sua voce, parlandogli con calma nel profondo del vostro cuore.

Ma parlate anche ai santi, nostri amici in cielo che possono ispirarci. Come Sant’Andrea, che festeggiamo oggi. Era un semplice pescatore e divenne un grande martire, un testimone dell’amore di Gesù. Ma prima di diventare un martire, fece i suoi errori ed ebbe bisogno di essere paziente, di imparare gradualmente come essere un vero discepolo di Cristo. Anche voi, non abbiate paura di imparare dai vostri errori! Che i santi vi possano guidare a Gesù, insegnandovi a mettere la vostra vita nelle sue mani. Sapete che Gesù è pieno di misericordia. Dunque condividete con Lui tutto quello che avete nel cuore: le paure e le preoccupazioni, i sogni e le speranze. Coltivate la vita interiore, come fareste con un giardino o con un campo. Questo richiede tempo, richiede pazienza. Ma come un contadino sa attendere la crescita della messe, così, se saprete aver pazienza, il Signore vi concederà di portare molto frutto, un frutto che potrete poi condividere con gli altri.

La seconda domanda di Paolo è: “Come ne sentiranno parlare senza un messaggero che lo annunci?”. Ecco un grande compito affidato in modo speciale ai giovani: essere “discepoli missionari”, messaggeri del lieto annuncio di Gesù, soprattutto per i vostri coetanei e amici. Non abbiate paura di fare scompiglio, di porre domande che facciano pensare la gente. E non abbiate paura se a volte percepirete di essere pochi e sparpagliati. Il Vangelo cresce sempre da piccole radici. Per questo, fatevi sentire! Vorrei chiedervi di gridare, ma non con la voce, no, vorrei che gridaste con la vita, con il cuore, così da essere segni di speranza per chi è scoraggiato, una mano tesa per chi è malato, un sorriso accogliente per chi è straniero, un sostegno premuroso per chi è solo.

L’ultima domanda di Paolo è: “Come può esserci un messaggero senza che sia stato mandato?”. Al termine della Messa saremo tutti mandati a prendere i doni che abbiamo ricevuto e a condividerli con altri. Ciò potrebbe essere un po’ scoraggiante, dal momento che non sappiamo sempre dove Gesù ci può mandare. Ma Egli non ci invia mai senza camminare al tempo stesso al nostro fianco, e sempre un po’ davanti a noi, per introdurci in nuove e magnifiche parti del suo regno.

In che modo il Signore manda Sant’Andrea e suo fratello Simon Pietro nel Vangelo di oggi? «Seguitemi», dice loro (cfr Mt 4,19). Ecco cosa significa essere inviati: seguire Cristo, non precipitarsi in avanti con le proprie forze! Il Signore inviterà alcuni di voi a seguirlo come preti e a diventare in questo modo “pescatori di uomini”. Altri li chiamerà a diventare persone consacrate. E altri ancora li chiamerà alla vita matrimoniale, a essere padri e madri amorevoli. Qualunque sia la vostra vocazione, vi esorto: siate coraggiosi, siate generosi e, soprattutto, siate gioiosi!

Qui in questa bella Cattedrale dedicata all’Immacolata Concezione, vi incoraggio a guardare a Maria. Quando lei disse “sì” al messaggio dell’Angelo, era giovane come voi. Ma ebbe il coraggio di confidare nel lieto annuncio che aveva ascoltato e di tradurlo in una vita di fedele dedizione alla sua vocazione, di totale donazione di sé e di completo affidamento all’amorevole premura di Dio. Come Maria, possiate tutti voi essere miti ma coraggiosi nel portare Gesù e il suo amore agli altri.

Cari giovani, con grande affetto affido tutti voi e le vostre famiglie alla sua materna intercessione. E vi chiedo, per favore, di ricordarvi di pregare per me.

Dio benedica il Myanmar! [Myanmar pyi ko Payarthakin Kaung gi pei pa sei]

[01795-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Alors que ma visite à votre belle terre approche de sa conclusion, je m’unis à vous afin de remercier Dieu pour les nombreuses grâces que nous avons reçues en ces jours. En vous regardant, vous, jeunes du Myanmar, et tous ceux qui nous suivent au dehors de cette cathédrale, je désire partager une phrase de la première lecture d’aujourd’hui, qui résonne en moi. Il s’agit du prophète Isaïe, que Saint Paul a repris dans sa lettre à la jeune communauté chrétienne de Rome. Écoutons encore une fois ces paroles: «comme ils sont beaux les pas des messagers qui annoncent une bonne nouvelle!» (cf. Rm 10, 15; Is 52, 7).

Chers jeunes du Myanmar, après avoir entendu vos voix et vous avoir écouté chanter aujourd’hui, je voudrais vous appliquer ces paroles à vous. Oui, vospas sont beaux, et il est beau et encourageant de vous voir, parce que vous nous portez «une bonne nouvelle», la bonne nouvelle de votre jeunesse, de votre foi et de votre enthousiasme. Bien sûr, vous êtes une bonne nouvelle parce que vous êtes des signes concrets de la foi de l’Église en Jésus Christ, qui nous apporte une joie et une espérance qui n’auront jamais de fin.

Certains se demandent comment est-il possible de parler de bonnes nouvelles quand beaucoup souffrent autour de nous. Où sont les bonnes nouvelles quand tant d’injustice, de pauvreté et de misère jettent une ombre sur nous et sur notre monde? Mais je voudrais que de ce lieu parte un message très clair. Je voudrais que les gens sachent que vous, jeunes hommes et jeunes femmes du Myanmar, vous n’avez pas peur de croire en la bonne nouvelle de la miséricorde de Dieu, parce qu’elle a un nom et un visage: Jésus Christ. Comme messagers de cette bonne nouvelle, vous êtes prêts à porter une parole d’espérance à l’Église, à votre pays, au monde. Vous êtes prêts à porter la bonne nouvelle aux frères et aux sœurs qui souffrent et qui ont besoin de vos prières et de votre solidarité, mais aussi de votre passion pour les droits humains, pour la justice et pour la croissance de ce que Jésus donne: l’amour et la paix.

Mais je voudrais aussi mettre devant vous un défi. Avez-vous écouté attentivement la première lecture? Là saint Paul répète par trois fois la parole sans. C’est une petite parole, qui cependant nous pousse à penser à notre place dans le projet de Dieu. En effet, Paul pose trois questions, que je voudrais adresser à chacun de vous personnellement. La première: «Comment croire en lui, si on ne l’a pas entendu?» La deuxième: «Comment entendre si personne ne proclame?» La troisième: «Comment proclamer sans être envoyé?» (cf. Rm 10, 14-15).

J’aimerais que tous, vous pensiez à fond à ces trois questions. Mais n’ayez pas peur! Comme un père (peut-être serait-il mieux de dire un grand-père!) bienveillant, je ne veux pas que vous soyez seuls à affronter ces questions. Permettez-moi de vous offrir quelques pensées qui puissent vous conduire sur le chemin de la foi et vous aider à discerner ce que le Seigneur vous demande.

La première question de saint Paul est: «Comment croire en lui, si on ne l’a pas entendu?». Notre monde est plein de beaucoup de bruits et de distractions qui peuvent étouffer la voix de Dieu. Pour que d’autres soient appelés à en entendre parler et à croire en Lui, ils ont besoin de le trouver dans des personnes qui soient authentiques, des personnes qui sachent comment écouter. C’est certainement ce que vous voulez être. Mais seul le Seigneur peut vous aider à être authentiques. Pour cela, parlez-lui dans la prière. Apprenez à écouter sa voix, en lui parlant tranquillement du plus profond de votre cœur.

Mais parlez aussi aux saints, à nos amis du ciel qui peuvent nous inspirer. Comme saint André, que nous fêtons aujourd’hui. Il était un simple pécheur et il est devenu un grand martyr, un témoin de l’amour de Jésus. Mais avant de devenir un martyr, il a fait ses erreurs et il a eu besoin d’être patient, d’apprendre graduellement comment être un vrai disciple du Christ. Vous aussi, n’ayez pas peur d’apprendre de vos erreurs! Que les saints puissent vous guider vers Jésus, en vous enseignant à mettre vos vies entre ses mains. Vous savez que Jésus est plein de miséricorde. Donc partagez avec Lui tout ce que vous avez dans le cœur: les peurs et les préoccupations, les rêves et les espérances. Cultivez la vie intérieure, comme vous feriez dans un jardin ou dans un champ. Cela demande du temps, demande de la patience. Mais comme un cultivateur sait attendre la croissance de la moisson, ainsi, si vous savez avoir de la patience, le Seigneur vous donnera de porter beaucoup de fruit, un fruit que vous pourrez ensuite partager avec les autres.

La seconde question de Paul est: «Comment entendre si personne ne proclame?» Voilà une grande tâche confiée de manière spéciale aux jeunes: être “disciples-missionnaires”, messagers de la bonne nouvelle de Jésus, surtout pour vos contemporains et vos amis. N’ayez pas peur de mettre de la pagaille, de poser des questions qui fassent réfléchir les gens! Et n’ayez pas peur si parfois vous vous verrez être peu nombreux et éparpillés ici et là. L’Évangile croît toujours à partir de petites racines. Pour cela, faites-vous entendre! Je voudrais vous demander de crier, mais non, non pas avec la voix, je voudrais que vous criiez par votre vie, par votre cœur, pour être ainsi des signes d’espérance pour celui qui est découragé, une main tendue pour celui qui est malade, un sourire accueillant pour celui qui est étranger, un soutien attentif pour celui qui est seul.

La dernière question de Paul est: «Comment proclamer sans être envoyé?» Au terme de la messe, nous serons tous envoyés prendre les dons que nous avons reçus et les partager avec les autres. Cela pourrait être un peu décourageant, du moment que nous ne savons pas toujours où Jésus peut nous envoyer. Mais il ne nous envoie jamais sans marcher en même temps à nos côtés, et toujours un petit peu devant nous, pour nous introduire dans de nouvelles et magnifiques parties de son Royaume.

Comment le Seigneur envoie-il saint André et son frère Simon Pierre dans l’Évangile d’aujourd’hui? «Suivez-moi» leur dit-il (cf. Mt 4, 19). Voilà ce que signifie être envoyés: suivre le Christ, ne pas se précipiter en avant avec ses propres forces! Le Seigneur invitera certains d’entre vous à le suivre comme prêtres et à devenir de cette façon “pécheurs d’hommes”. Il en appellera d’autres à devenir des personnes consacrées. Et d’autres encore il les appellera au mariage, à être des pères et des mères affectueux. Quelle que soit votre vocation, je vous exhorte: soyez courageux, soyez généreux et, surtout, soyez joyeux!

Ici dans cette belle Cathédrale dédiée à l’Immaculé Conception, je vous encourage à regarder Marie. Quand elle a dit oui au message de l’ange, elle était jeune comme vous; mais elle a eu le courage de faire confiance à la bonne nouvelle qu’elle avait entendue et de la traduire dans une vie de fidèle dévouement à sa vocation, de total don de soi et de confiance complète à la tendre prévenance de Dieu. Comme Marie, puissiez-vous être tous humbles mais courageux pour porter Jésus et son amour aux autres!

Chers jeunes, avec une grande affection, je vous confie tous ainsi que vos familles à sa maternelle intercession. Et je vous demande, s’il vous plaît, de vous rappeler de prier pour moi.

Que Dieu bénisse le Myanmar! [Myanmar pyi ko Payathakin Kaung gi pei pa sei]

[01795-FR.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

As my visit to your beautiful country draws to a close, I join you in thanking God for the many graces we have received in these days. Looking out at you, the young people of Myanmar, and all those who are united with us outside this cathedral, I want to share with you a phrase from today’s first reading that resonates within me. Taken from the prophet Isaiah, it was echoed by Saint Paul in his letter to the young Christian community in Rome. Let us listen once again to those words: “The footsteps of those who bring good news are a welcome sound” (Rom 10:15; cf. Is 52:7).

Dear young people of Myanmar, hearing your young voices and listening to you sing today, I want to apply those words to you. Yes, you are “a welcome sound”; you are a beautiful and encouraging sight, for you bring us ‘good news’, the good news of your youth, your faith and your enthusiasm. Indeed, you are good news, because you are concrete signs of the Church’s faith in Jesus Christ, who brings us a joy and a hope that will never die.

Some people ask how it is possible to speak of good news when so many people around us are suffering? Where is the good news when so much injustice, poverty and misery cast a shadow over us and our world? But I want a very clear message to go out from this place. I want people to know that you, the young men and women of Myanmar, are not afraid to believe in the good news of God’s mercy, because it has a name and a face: Jesus Christ. As messengers of this good news, you are ready to bring a word of hope to the Church, to your own country, and to the wider world. You are ready to bring good news for your suffering brothers and sisters who need your prayers and your solidarity, but also your enthusiasm for human rights, for justice and for the growth of that “love and peace” which Jesus brings.

But I also have a challenge to set before you. Did you listen carefully to the first reading? There Saint Paul repeats three times the word unless. It is a little word, but it asks us to think about our place in God’s plan. In effect, Paul asks three questions, and I want to put them to each of you personally. First, how are people to believe in the Lord unless they have heard about him? Second, how are people to hear about the Lord unless they have a messenger, someone to bring the good news? And third, how can they have a messenger unless one is sent?” (Rom 10:14-15).

I would like all of you to think deeply about these questions. But don’t be worried! As a loving “father” (or better, a “grandfather”!), I don’t want you to wrestle with these questions alone. Let me offer a few thoughts that can guide you on your journey of faith, and help you to discern what it is that the Lord is asking of you.

Saint Paul’s first question is: “How are people to believe in the Lord unless they have heard about him?” Our world is full of many sounds, so many distractions, that can drown out God’s voice. If others are to hear and believe in him, they need to find him in people who are authentic. People who know how to listen! That is surely what you want to be! But only the Lord can help you to be genuine, so talk to him in prayer. Learn to hear his voice, quietly speaking in the depths of your heart.

But talk also to the saints, our friends in heaven who can inspire us. Like Saint Andrew, whose feast we keep today. Andrew was a humble fisherman who became a great martyr, a witness to the love of Jesus. But before he became a martyr, he made his share of mistakes, and he needed to be patient, and to learn gradually how to be a true disciple of Christ. So do not be afraid to learn from your own mistakes! Let the saints lead you to Jesus and teach you to put your lives in his hands. You know that Jesus is full of mercy. So share with him all that you hold in your hearts: your fears and your worries, as well as your dreams and your hopes. Cultivate your interior life, as you would tend a garden or a field. This takes time; it takes patience. But like a farmer who waits for the crops to grow, if you wait the Lord will make you bear much fruit, a fruit you can then share with others.

Paul’s second question is: “How are they to hear about Jesus without a messenger?” Here is a great task entrusted in a special way to young people: to be “missionary disciples”, messengers of the good news of Jesus, above all to your contemporaries and friends. Do not be afraid to make a ruckus, to ask questions that make people think! And don’t worry if sometimes you feel that you are few and far between. The Gospel always grows from small beginnings. So make yourselves heard. I want you to shout! But not with your voices. No! I want you to shout with your lives, with your hearts, and in this way to be signs of hope to those who need encouragement, a helping hand to the sick, a welcome smile to the stranger, a kindly support to the lonely.

Paul’s last question is: “How can people have a messenger unless one is sent?” At the end of this Mass we will all be sent forth, to take with us the gifts we have received and to share them with others. This can be a little daunting, since we don’t always know where Jesus may be sending us. But he never sends us out without also walking at our side, and always just a little in front, leading us into new and wonderful parts of his kingdom.

How does our Lord send Saint Andrew and his brother Simon Peter in today’s Gospel? “Follow me!”, he tells them (Mt 4:19). That is what it means to be sent: to follow Christ, and not to charge ahead on our own! The Lord will invite some of you to follow him as priests, and in this way to become “fishers of men”. Others he will call to become religious or consecrated men and women. And yet others he will call to the married life, to be loving fathers and mothers. Whatever your vocation, I urge you: be brave, be generous and, above all, be joyful!

Here in this beautiful cathedral dedicated to Our Lady’s Immaculate Conception, I encourage you to look to Mary. When she said “yes” to the message of the angel, she was young, like yourselves. Yet she had the courage to trust in the “good news” she had heard, and to express it in a life of faithful dedication to her vocation, total self-giving, and complete trust in God’s loving care. Like Mary, may all of you be gentle but courageous in bringing Jesus and his love to others.

Dear young people, with great affection I commend all of you, and your families, to her maternal intercession. And I ask you, please, to remember to pray for me.

God bless Myanmar! [ Myanmar pyi ko Payarthakin Kaung gi pei pa sei ]

[01795-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Während sich mein Besuch eures schönen Landes nun dem Ende nähert, möchte ich gemeinsam mit euch Gott für die vielen Gnaden danken, die wir in diesen Tagen empfangen durften. Wenn ich jetzt auf euch Jugendliche von Myanmar blicke, und auf alle, die uns außerhalb dieser Kathedrale mitverfolgen, möchte ich mit euch einen Satz der heutigen Lesung betrachten, der in mir nachklingt. Er stammt vom Propheten Jesaja und wird vom heiligen Paulus in seinem Brief an die junge Christengemeinde in Rom wiederaufgenommen. Hören wir noch einmal diese Worte: »Willkommen ist der Klang der Schritte der Freudenboten, die Gutes verkünden!« (vgl. Röm 10,15; Jes 52,7)

Liebe Jugendliche von Myanmar, nachdem ich eure Stimmen vernommen und euch heute beim Singen zugehört habe, möchte ich diese Worte auf euch beziehen. Ja, eure Schritte sind schön, und es ist schön und ermutigend euch zu sehen, weil ihr uns »eine gute Botschaft« verkündet: die gute Botschaft eurer Jugend, eures Glaubens und eures Enthusiasmus. Sicher, ihr seid eine gute Botschaft, weil ihr konkrete Zeichen des Glaubens der Kirche an Jesus Christus seid, der uns eine Freude und eine Hoffnung bringt, die nie enden werden.

Manche fragen sich, wie man von guten Botschaften sprechen kann, wenn so viele um uns herum leiden. Wo sind die guten Botschaften, wenn so viel Ungerechtigkeit, Armut und Elend Schatten auf uns und unsere Welt werfen? Ich möchte aber, dass von diesem Ort eine ganz klare Botschaft ausgeht. Ich möchte, dass die Menschen wissen, dass ihr junge Männer und Frauen von Myanmar keine Angst davor habt, der guten Botschaft von der Barmherzigkeit Gottes zu glauben, weil sie einen Namen und ein Gesicht hat: Jesus Christus. Als Boten dieser guten Botschaft seid ihr bereit, ein Wort der Hoffnung an die Kirche zu richten, an euer Land, an die Welt. Ihr seid bereit, die gute Botschaft den leidenden Brüdern und Schwestern zu überbringen, die eure Gebete und eure Solidarität brauchen, aber auch euren leidenschaftlichen Einsatz für Menschenrechte, für Gerechtigkeit und für das Wachstum dessen, was Jesus schenkt: Liebe und Frieden.

Aber ich möchte euch auch vor eine Herausforderung stellen. Habt ihr die Erste Lesung aufmerksam verfolgt? Dort wiederholt der heilige Paulus dreimal das Wort nicht. Es ist ein kleines Wort, das uns aber herausfordert, über unseren Platz im Plan Gottes nachzudenken. Tatsächlich stellt Paulus drei Fragen, die ich jedem von euch persönlich stellen möchte. Die erste: »Wie sollen sie an den glauben, von dem sie nichts gehört haben?« Die zweite: »Wie sollen sie hören, wenn niemand verkündet?« Die dritte: »Wie soll aber jemand verkünden, wenn er nicht gesandt ist?« (Röm 10, 14-15).

Ich würde mich freuen, wenn ihr alle diesen drei Fragen auf den Grund gehen würdet. Aber habt keine Angst! Als wohlwollender Vater (oder vielleicht besser: als Großvater!) möchte ich euch mit solchen Fragen nicht allein lassen. Erlaubt mir, euch einige Gedanken vorzulegen, die euch auf dem Weg des Glaubens geleiten und euch helfen wollen zu erkennen, was der Herr von euch möchte.

Die erste Frage des heiligen Paulus ist: »Wie sollen sie an den glauben, von dem sie nichts gehört haben?«. Unsere Welt ist voll von vielerlei Geräuschen und Ablenkungen, die die Stimme Gottes ersticken können. Damit andere gerufen werden, von Gott zu hören und an ihn zu glauben, müssen sie ihn erst einmal in authentischen Personen finden, in Personen, die wissen, wie man zuhört. Und sicher wollt ihr solche Menschen sein. Aber nur der Herr kann euch helfen, echt zu sein. Sprecht deshalb zu ihm im Gebet. Lernt auf seine Stimme zu hören, indem ihr ruhig aus der Tiefe eures Herzens mit ihm sprecht.

Sprecht aber auch zu den Heiligen, unseren Freunden im Himmel, die uns inspirieren können. So wie der heilige Andreas, den wir heute feiern. Er war ein einfacher Fischer und wurde ein großer Märtyrer, ein Zeuge der Liebe Jesu. Aber bevor er ein Märtyrer wurde, machte er seine Fehler und musste geduldig Schritt für Schritt lernen, wie man ein wahrer Jünger Christi wird. Habt auch Ihr keine Angst davor, aus euren Fehlern zu lernen! Mögen die Heiligen euch zu Jesus führen und euch lehren, euer Leben in seine Hände zu legen. Ihr wisst, dass Jesus voller Barmherzigkeit ist. Deshalb teilt mit ihm alles, was ihr im Herzen tragt: die Ängste und Sorgen, die Träume und Hoffnungen. Pflegt das innere Leben wie einen Garten oder ein Feld. Das braucht Zeit und Geduld. Aber wie ein Bauer das Heranwachsen der Ernte erwarten kann, so wird der Herr auch euch, wenn ihr Geduld besitzt, reiche Frucht bringen lassen, eine Frucht, die ihr dann mit den anderen teilen könnt.

Die zweite Frage des Paulus ist: »Wie sollen sie hören, wenn niemand verkündet?« Das nun ist eine große Aufgabe, die in besonderer Weise den Jugendlichen anvertraut ist: „missionarische Jünger“ zu sein, Boten der guten Nachricht Jesu, vor allem für eure Gleichaltrigen und Freunde. Habt keine Angst davor, Durcheinander zu verursachen und Fragen zu stellen, die die Leute zum Nachdenken bringen! Und habt keine Angst, wenn ihr manchmal das Gefühl habt, dass ihr nur wenige seid und weit verstreut. Das Evangelium wächst immer aus kleinen Wurzeln. Macht euch deswegen bemerkbar! Ich möchte euch bitten zu schreien – aber nein, nicht mit der Stimme – ich möchte, dass ihr mit dem Leben schreit, mit dem Herzen, so dass ihr Zeichen der Hoffnung seid für die Mutlosen, eine ausgestreckte Hand für den, der krank ist, ein einladendes Lächeln für den, der fremd ist, eine zuvorkommende Stütze für den, der alleine ist.

Die letzte Frage des Paulus ist: »Wie soll aber jemand verkünden, wenn er nicht gesandt ist?« Am Ende der Messe werden wir alle ausgesandt, die Gaben zu nehmen, die ein jeder von uns empfangen hat und sie mit anderen zu teilen. Das könnte ein wenig entmutigen, weil wir nicht immer wissen, wohin Jesus uns senden wird. Aber Jesus schickt uns nie auf einen Weg ohne gleichzeitig an unserer Seite zu gehen, und immer ein Stückchen vor uns, um uns neue und großartige Gebiete seines Reiches zu erschließen.

Auf welche Weise sendet der Herr den heiligen Andreas und seinen Bruder Simon Petrus im heutigen Evangelium? »Kommt her, mir nach!« sagt er zu ihnen (Mt 14,9). Hier sehen wir, was es bedeutet, gesandt zu sein: Christus zu folgen und nicht, sich mit eigenen Kräften nach vorn zu stürzen! Der Herr wird einige von Euch einladen, ihm als Priester nachzufolgen und auf diese Weise „Menschenfischer“ zu werden. Andere wird er dazu berufen, ein gottgeweihtes Leben zu führen. Und wieder andere wird er zum Eheleben berufen und dazu, liebevolle Väter und Mütter zu sein. Welche Berufung auch immer die eure ist, ich fordere euch auf: seid mutig, seid großzügig und vor allem seid fröhlich!

Hier in dieser schönen Kathedrale, die der Unbefleckten Empfängnis geweiht ist, ermutige ich euch, auf Maria zu schauen. Als sie ihr Ja zur Botschaft des Engels sprach, war sie so jung wie ihr. Aber sie hatte den Mut, der guten Botschaft, die sie vernommen hatte, zu vertrauen und sie in ein Leben in treuer Ergebenheit an ihre Berufung, in vollkommener Selbsthingabe und im gänzlichen Vertrauen auf die Fürsorge Gottes zu übersetzen. Möget ihr alle wie Maria sanft aber mutig darin sein, Jesus und seine Liebe zu den anderen zu tragen!

Liebe Jugendliche, mit großer Zuneigung vertraue ich euch alle und eure Familien ihrer mütterlichen Fürsprache an. Und ich bitte euch: denkt daran, für mich zu beten.

Gott segne Myanmar! [Myanmar pyi ko Payarthakin Kaung gi pei pa sei]

[01795-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

A punto de concluir mi visita a vuestro hermoso país, me uno a vuestra acción de gracias a Dios por tantos dones que nos ha concedido en estos días. Mirándoos a vosotros, jóvenes de Myanmar, y a todos los que desde otros lugares se unen a nosotros, quisiera compartir con vosotros una frase de la primera lectura de hoy que resuena en mi interior. Está tomada del profeta Isaías, y san Pablo la repitió en su carta a la joven comunidad cristiana de Roma. Escuchemos una vez más esas palabras: «¡Qué hermosos los pies de los que anuncian la Buena Noticia del bien!» (Rm 10,15; cf. Is 52,7).

Queridos jóvenes de Myanmar, después de haber escuchado vuestras voces y haberos oído cantar hoy, os aplico a vosotros esas palabras. Sí, son hermosos vuestros pasos; vuestra presencia es hermosa y alentadora, porque nos traéis «buenas noticias», la buena nueva de vuestra juventud, de vuestra fe y de vuestro entusiasmo. Así es, vosotros sois una buena noticia, porque sois signos concretos de la fe de la Iglesia en Jesucristo, que nos hace experimentar un gozo y una esperanza que nunca morirán.

Algunos se preguntan cómo es posible hablar de buenas noticias cuando tantas personas a nuestro alrededor están sufriendo. ¿Dónde están las buenas noticias cuando hay tanta injusticia, pobreza y miseria que proyectan su sombra sobre nosotros y nuestro mundo? Quiero que de aquí salga un mensaje muy claro. Quiero que la gente sepa que vosotros, muchachos y muchachas de Myanmar, no tenéis miedo a creer en la buena noticia de la misericordia de Dios, porque esta tiene un nombre y un rostro: Jesucristo. Como mensajeros de esta buena nueva, estáis listos para llevar una palabra de esperanza a la Iglesia, a vuestro país y al mundo en general. Estáis dispuestos a llevar la Buena Noticia a vuestros hermanos y hermanas que sufren y que necesitan vuestras oraciones y vuestra solidaridad, pero también vuestra pasión por los derechos humanos, por la justicia y porque crezcan el amor y la paz que Jesús nos da.

Quiero también plantearos un desafío. ¿Escuchasteis con atención la primera lectura? Allí, san Pablo repite tres veces la palabra «sin». Es una palabra sencilla, pero que nos hace pensar sobre nuestro papel en el proyecto de Dios. En efecto, Pablo propone tres preguntas que yo quiero dirigir a cada uno de vosotros personalmente. La primera, ¿cómo puede alguien creer en el Señor sin haber oído hablar de él? La segunda, ¿cómo puede alguien oír hablar del Señor sin un mensajero que lo anuncie? Y la tercera, ¿cómo puede haber un mensajero sin ser enviado? (cf. Rm 10,14-15).

Me gustaría que todos vosotros pensarais profundamente en estas preguntas. ¡Pero no tengáis miedo! Como buen «padre» (¡aunque mejor sería decir «abuelo»!), no quiero dejaros solos ante estas preguntas. Permitidme que os ofrezca algunas ideas que puedan guiaros en el camino de fe y ayudaros a discernir qué es lo que el Señor os está pidiendo.

La primera pregunta de san Pablo es: «¿Cómo puede alguien creer en el Señor sin haber oído hablar de él?». Nuestro mundo está lleno de ruidos y distracciones, que pueden apagar la voz de Dios. Para que otros se sientan llamados a escucharlo y a creer en él, necesitan descubrirlo en personas que sean auténticas. Personas que sepan escuchar. Seguro que vosotros queréis ser genuinos. Pero sólo el Señor os puede ayudar a serlo. Por eso hablad con él en la oración. Aprended a escuchar su voz, hablándole con calma desde lo más profundo de vuestro corazón.

Pero hablad también con los santos, nuestros amigos del cielo que nos sirven de ejemplo. Como san Andrés, cuya fiesta celebramos hoy. Andrés fue un sencillo pescador que acabó siendo un gran mártir, un testigo del amor de Jesús. Pero antes de llegar a ser mártir, cometió sus errores, tuvo que ser paciente y aprender gradualmente a ser un verdadero discípulo de Cristo. Así que no tengáis miedo de aprender de vuestros propios errores. Dejad que los santos os guíen hacia Jesús y os enseñen a poner vuestras vidas en sus manos. Sabed que Jesús está lleno de misericordia. Por lo tanto, compartid con él todo lo que lleváis en vuestros corazones: vuestros miedos y preocupaciones, así como vuestros sueños y esperanzas. Cultivad la vida interior, como cuidaríais un jardín o un campo. Esto lleva tiempo; requiere paciencia. Pero al igual que un agricultor sabe esperar que lo cultivado crezca, así también a vosotros, si sabéis esperar, el Señor os hará dar mucho fruto, un fruto que luego podréis compartir con los demás.

La segunda pregunta de Pablo es: «¿Cómo van a oír hablar de Jesús sin un mensajero que lo anuncie?». Esta es una gran tarea encomendada de manera especial a los jóvenes: ser «discípulos misioneros», mensajeros de la buena noticia de Jesús, sobre todo para vuestros compañeros y amigos. No tengáis miedo de hacer lío, de plantear preguntas que hagan pensar a la gente. Y no os preocupéis si a veces sentís que sois pocos y dispersos. El Evangelio siempre crece a partir de pequeñas raíces. Por eso haceos oír. Os pido que gritéis, pero no con vuestras voces, no, quiero que gritéis, para ser con vuestra vida, con vuestros corazones, signos de esperanza para los que están desanimados, una mano tendida para el enfermo, una sonrisa acogedora para el extranjero, un apoyo solícito para el que está solo.

La última pregunta de Pablo es: «¿Cómo puede haber un mensajero sin que sea enviado?». Al final de esta Misa, todos seremos enviados, para llevar con nosotros los dones que hemos recibido y compartirlos con los demás. Esto puede provocar un poco de desánimo, ya que no siempre sabemos a dónde nos puede enviar Jesús. Pero él nunca nos manda sin caminar al mismo tiempo a nuestro lado, y siempre un poquito por delante de nosotros, para llevarnos a nuevas y maravillosas partes de su reino.

¿Cómo envía nuestro Señor a san Andrés y a su hermano Simón Pedro en el Evangelio de hoy? «¡Seguidme!», les dice (Mt 4,19). Eso es lo que significa ser enviado: seguir a Cristo, y no lanzarnos por delante con nuestras propias fuerzas. El Señor invitará a algunos de vosotros a seguirlo como sacerdotes, y de esta forma convertirse en «pescadores de hombres». A otros los llamará a la vida religiosa, a otros a la vida matrimonial, a ser padres y madres amorosos. Cualquiera que sea vuestra vocación, os exhorto: ¡sed valientes, sed generosos y, sobre todo, sed alegres!

Aquí, en esta hermosa Catedral dedicada a la Inmaculada Concepción de Nuestra Señora, os animo a que miréis a María. Cuando ella respondió «sí» al mensaje del ángel, era joven, como vosotros. Sin embargo, tuvo el valor de confiar en la «buena noticia» que había escuchado, y de traducirla en una vida de consagración fiel a su vocación, de entrega total de sí y completa confianza en los cuidados amorosos de Dios. Que siguiendo el ejemplo de María, llevéis a Jesús y su amor a los demás con sencillez y valentía.

Queridos jóvenes, con gran afecto os encomiendo a vosotros y a vuestras familias a su maternal intercesión. Y os pido, por favor, que os acordéis de rezar por mí.

Dios bendiga a Myanmar [Myanmar pyi ko Payarthakin Kaung gi pei pa sei]

[01795-ES.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Quando já se aproxima do fim a minha visita à vossa linda terra, uno-me convosco para agradecer a Deus pelas muitas graças que recebemos nestes dias. Contemplando-vos a vós, jovens do Myanmar, e a todos aqueles que nos acompanham fora desta catedral, quero partilhar uma frase da primeira Leitura de hoje que ressoa dentro de mim. Tirada do profeta Isaías, é retomada por São Paulo na sua carta à jovem comunidade cristã de Roma. Escutemos uma vez mais estas palavras: «Que bem-vindos são os pés dos que anunciam as boas-novas!» (Rm 10, 15; cf. Is 52, 7)

Queridos jovens do Myanmar, veio-me a vontade de aplicar a vós estas palavras depois de ter ouvido as vossas vozes hoje enquanto cantáveis. Sim, bem-vindos são os vossos pés, e é bom e encorajador ver-vos, porque nos anunciais «uma boa-nova», a boa-nova da vossa juventude, da vossa fé e do vosso entusiasmo. Claro, vós sois uma boa-nova, porque sois sinais concretos da fé da Igreja em Jesus Cristo, que nos traz uma alegria e uma esperança que jamais terão fim.

Alguns se interrogam como é possível falar de boas-novas quando tantos sofrem ao nosso redor. Onde estão as boas-novas, quando tanta injustiça, pobreza e miséria estende a sua sombra sobre nós e o nosso mundo? Contudo gostaria que deste lugar partisse uma mensagem muito clara. Gostaria que as pessoas soubessem que vós, homens e mulheres jovens do Myanmar, não tendes medo de acreditar na boa-nova da misericórdia de Deus, porque essa boa-nova tem um nome e um rosto: Jesus Cristo. Como mensageiros desta boa-nova, estais prontos a anunciar uma palavra de esperança à Igreja, ao vosso país, ao mundo inteiro. Estais prontos a anunciar a boa-nova aos irmãos e irmãs que sofrem e precisam das vossas orações e da vossa solidariedade, mas também da vossa paixão pelos direitos humanos, pela justiça e pelo crescimento daquilo que Jesus dá: amor e paz.

Mas gostaria também de vos propor um desafio. Ouvistes com atenção a primeira Leitura? Nela, São Paulo repete três vezes a palavra «sem». É uma palavra pequena, mas que nos faz pensar sobre o nosso lugar no projeto de Deus. De facto, Paulo formula três perguntas que eu gostaria de colocar, pessoalmente, a cada um de vós. A primeira: «Como hão de acreditar sem terem ouvido falar d’Ele?» A segunda: «Como hão de ouvir falar, sem um mensageiro que O anuncie?» A terceira: «Como há de um mensageiro anunciar, sem ser enviado?» (cf. Rm 10, 14-15).

Gostaria que todos vós pensásseis profundamente nestas três questões. Mas não tenhais medo! Como pai (talvez fosse melhor dizer avô!) benévolo, não quero deixar-vos sozinhos perante tais perguntas. Permiti oferecer-vos alguns pensamentos que vos possam guiar no caminho da fé e ajudar-vos a discernir aquilo que o Senhor está a pedir-vos.

A primeira pergunta de São Paulo é: «Como hão de acreditar sem terem ouvido falar d’Ele?». O nosso mundo está cheio de tantos ruídos e distrações que podem sufocar a voz de Deus. Para que outros sejam chamados a ouvir falar d’Ele e a crer n’Ele, precisam de O encontrar em pessoas que sejam autênticas, pessoas que sabem como ouvir. Certamente é o que vós quereis ser. Mas só o Senhor pode ajudar-vos a ser genuínos. Por isso falai com Ele na oração. Aprendei a ouvir a sua voz, falando serenamente com Ele no íntimo do vosso coração.

Mas falai também com os Santos, com os nossos amigos no Céu que vos podem inspirar. Como Santo André, que hoje festejamos. Era um simples pescador e tornou-se um grande mártir, uma testemunha do amor de Jesus. Mas, antes de se tornar um mártir, cometeu os seus erros e precisou de ser paciente, aprendendo gradualmente como ser um verdadeiro discípulo de Cristo. Também vós não tenhais medo de aprender com os vossos erros! Possam os Santos guiar-vos até Jesus, ensinando-vos a colocar as vossas vidas nas mãos d’Ele. Sabeis que Jesus é cheio de misericórdia. Então partilhai com Ele tudo o que tendes no coração: os medos e as preocupações, os sonhos e as esperanças. Cultivai a vida interior, como faríeis com um jardim ou um campo. Isso requer tempo, requer paciência. Mas como um agricultor sabe esperar o crescimento da seara, assim também a vós, se tiverdes paciência, o Senhor concederá a graça de produzir muito fruto, um fruto que depois podereis partilhar com os outros.

A segunda pergunta de Paulo é: «Como hão de ouvir falar, sem um mensageiro que O anuncie?». Eis aqui uma grande tarefa, confiada especialmente aos jovens: ser «discípulos missionários», mensageiros da boa-nova de Jesus, sobretudo para os vossos coetâneos e amigos. Não tenhais medo de gerar confusão, de colocar perguntas que façam as pessoas a pensar! Nem tenhais medo, se às vezes notardes que sois poucos e dispersos por aqui e por ali. O Evangelho cresce sempre a partir de pequenas raízes. Por isso, fazei-vos ouvir! Gostaria de vos pedir para gritar, mas não com a voz; gostaria que gritásseis com a vida, com o coração, de modo a ser sinais de esperança para quem está desanimado, uma mão estendida para quem está doente, um sorriso acolhedor para quem é estrangeiro, um apoio carinhoso para quem está sozinho.

A última pergunta de Paulo é: «Como há de um mensageiro anunciar, sem ser enviado?». No final da Missa, seremos todos enviados a partilhar com os outros os dons que recebemos. Isto poderia ser um pouco desanimador, já que nem sempre sabemos aonde nos pode enviar Jesus. Mas Ele nunca nos envia, sem ao mesmo tempo caminhar ao nosso lado e sempre um pouco à nossa frente, para nos introduzir em novas e magníficas partes do seu Reino.

No Evangelho de hoje, como é que o Senhor envia André e seu irmão Simão Pedro? Dizendo-lhes: «Segui-Me» (Mt 4, 19). Eis aqui o que significa o envio: não atirar-se para a frente com as próprias forças, mas seguir Cristo! O Senhor convidará alguns de vós a segui-Lo como sacerdotes, tornando-se assim «pescadores de homens». Outros, chamá-los-á para se tornarem pessoas consagradas. E outros ainda, chamá-los-á à vida matrimonial, para serem pais e mães amorosos. Seja qual for a vossa vocação, exorto-vos: sede corajosos, sede generosos e, sobretudo, sede alegres!

Aqui, nesta linda catedral dedicada à Imaculada Conceição, encorajo-vos a olhar para Maria. Quando disse sim à mensagem do anjo, Ela era jovem como vós. Mas teve a coragem de confiar na boa-nova que ouvira e de a traduzir numa vida de fiel dedicação à sua vocação, de total doação de Si mesma e de completo abandono à solicitude amorosa de Deus. Como Maria, possais ser todos dóceis mas corajosos em levar Jesus e o seu amor aos outros!

Queridos jovens, com grande afeto, confio todos vós e vossas famílias à sua intercessão materna. E peço, por favor, que vos lembreis de rezar por mim.

Myanmar pyi ko Payarthakin Kaung gi pei pa sei [Deus abençoe o Myanmar]!

[01795-PO.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Gdy moja wizyta w waszym pięknym kraju dobiega końca, przyłączam się do was, dziękując Bogu za wiele łask, jakie otrzymaliśmy w tych dniach. Patrząc na was, młodych z Mjanmy i na tych wszystkich, którzy śledzą nas spoza tej katedry, chciałbym podzielić się z wami rozbrzmiewającą we mnie pewną frazą z dzisiejszego pierwszego czytania. Zaczerpnięta z proroka Izajasza, została podjęta przez Świętego Pawła w jego liście do młodej wspólnoty chrześcijańskiej Rzymu. Posłuchajmy raz jeszcze tych słów: „Jakże piękne są stopy tych, którzy zwiastują dobrą nowinę!” (por. Rz 10,15; Iz 52, 7).

Droga młodzieży Mjanmy, po wysłuchaniu waszych głosów i usłyszawszy, jak dzisiaj śpiewacie, chciałbym zastosować te słowa do was. Tak, jesteście „miłym dźwiękiem”, i czymś wspaniałym oraz dodającym otuchy jest spojrzenie na was, ponieważ przekazujecie nam „dobrą nowinę”, dobrą nowinę waszej młodości, waszej wiary i entuzjazmu. Oczywiście, jesteście dobrą nowiną, ponieważ jesteście konkretnymi znakami wiary Kościoła Jezusa Chrystusa, przynoszącej nam radość i nadzieję, które nigdy się nie skończą.

Niektórzy zastanawiają się, jak można mówić o dobrych nowinach, gdy wielu wokół nas cierpi. Gdzie są dobre nowiny, gdy tyle niesprawiedliwości, ubóstwa i nędzy rzuca cień na nas i na nasz świat? Chciałbym jednak, aby z tego miejsca wyszło bardzo jasne przesłanie. Chciałbym, aby ludzie wiedzieli, że wy, młodzi mężczyźni i kobiety z Mjamny nie boicie się wierzyć w dobrą nowinę Bożego miłosierdzia, ponieważ ma ono imię i twarz: Jezusa Chrystusa. Jako posłańcy tej dobrej nowiny bądźcie gotowi, by dać słowo nadziei Kościołowi, waszej ojczyźnie, światu. Bądźcie gotowi zanieść dobrą nowinę braciom i siostrom, którzy cierpią i potrzebują waszych modlitw i solidarności, ale także waszej pasji na rzecz praw człowieka, sprawiedliwości i rozwoju tego, czym obdarza Jezus: miłości i pokoju.

Ale chciałbym również postawić wam wyzwanie. Czy uważnie słuchaliście pierwszego czytania? Tam św. Paweł powtarza trzy razy słowo „bez”. Jest to małe słowo, które jednak pobudza nas do myślenia o naszym miejscu w planie Boga. Paweł stawia bowiem trzy pytania, które chciałbym skierować do każdego z was osobiście. Pierwsze: „Jakże mieli uwierzyć w Tego, którego nie słyszeli?” Drugie: „Jakże mieli usłyszeć, gdy im nikt nie głosił?” Trzecie: „Jakże mogliby im głosić, jeśliby nie zostali posłani?” (Rz 10 14-15).

Bardzo bym się cieszył, gdybyście wszyscy głęboko zastanowili się nad tymi trzema pytaniami. Ale nie lękajcie się! Jako życzliwy Ojciec (może lepiej byłoby powiedzieć, dziadek!), nie chcę, żebyście musieli sobie radzić sami z tymi pytaniami. Pozwólcie, abym przekazał wam kilka myśli, które mogą was poprowadzić drogą wiary i pomóc rozpoznać, czego chce od was Pan.

Pierwsze pytanie Świętego Pawła brzmi: „Jakże mieli uwierzyć w Tego, którego nie słyszeli?”. Nasz świat pełen jest wielu hałasów i zakłóceń, które mogą przytłumić głos Boga. Aby inni byli wezwani i usłyszeli, jak On mówi oraz w Niego uwierzyli, muszą Go znaleźć w osobach, które byłyby autentyczne, osobach umiejących słuchać. Z pewnością tym właśnie chcecie być. Ale tylko Pan może wam pomóc być autentycznymi. Dlatego rozmawiajcie z Nim na modlitwie. Uczcie się słuchać Jego głosu, mówiąc do Niego spokojnie, z głębi waszego serca.

Ale rozmawiajcie także ze świętymi, naszymi przyjaciółmi w niebie, którzy mogą nas zainspirować. Jak święty Andrzej, którego święto dziś obchodzimy. Był prostym rybakiem, a stał się wielkim męczennikiem, świadkiem miłości Jezusa. Ale zanim stał się męczennikiem, popełnił swoje błędy i musiał być cierpliwym, aby stopniowo uczyć się, jak być prawdziwym uczniem Chrystusa. Również wy nie bójcie się uczyć na swoich błędach! Niech święci poprowadzą was do Jezusa, ucząc was, abyście złożyli swoje życie w Jego ręce. Wiecie, że Jezus jest pełen miłosierdzia. Dzielcie zatem z Nim wszystko, co macie w sercu: lęki i zmartwienia, marzenia i nadzieje. Pielęgnujcie wasze życie wewnętrzne, jak czynilibyście z ogrodem lub polem. Wymaga to czasu, wymaga cierpliwości. Ale tak, jak rolnik umie oczekiwać na wzrost żniwa, podobnie jeśli będziecie umieli być cierpliwi, Pan da wam, że przyniesiecie owoc obfity, owoc, który będziecie później mogli dzielić z innymi.

Drugie pytanie Pawła brzmi: „Jakże mieli usłyszeć, gdy im nikt nie głosił?”. Oto wielkie zadanie powierzone przede wszystkim młodym: bycie „uczniami-misjonarzami”, posłańcami dobrej nowiny Jezusa, szczególnie dla waszych rówieśników i przyjaciół. Nie bójcie się czynić rabanu, zadawać pytań, które zmuszają ludzi do myślenia! I nie bójcie się, jeśli czasami dostrzeżecie, że jest was niewielu, rozproszeni tu i tam. Ewangelia zawsze wyrasta z małych korzeni. Dlatego zróbcie trochę hałasu! Chciałbym was prosić, abyście krzyczeli, ale nie, nie waszym głosem, chciałbym, abyście krzyczeli waszym życiem, waszym sercem, abyście byli znakiem nadziei dla tych, którzy są zniechęceni, wyciągniętą ręką ku osobie chorej, przyjaznym uśmiechem dla obcokrajowca , troskliwym wsparciem dla samotnych.

Ostatnie pytanie Pawła brzmi: „Jakże mogliby im głosić, jeśliby nie zostali posłani?”. Na zakończenie Mszy św. zostaniemy wszyscy posłani, by podjąć otrzymane dary i dzielić się nimi z innymi osobami. Może to być trochę zniechęcające, ponieważ nie zawsze wiemy, gdzie Jezus może nas posłać. Ale On nigdy nas nie posyła nie idąc równocześnie u naszego boku i zawsze trochę przed nami, aby nas wprowadzić do nowych i wspaniałych części swego królestwa.

W jaki sposób Pan posyła św. Andrzeja i jego brata Szymona Piotra w dzisiejszej ewangelii? Mówi im „Pójdźcie za Mną!” (Mt 4, 19). Oto, co znaczy być posłanym: iść za Chrystusem, nie rzucać się naprzód o własnych siłach! Pan zaprosi niektórych z was, abyście poszli za nim jako kapłani i stali się w ten sposób „rybakami ludzi”. Innych powoła, by stali się osobami konsekrowanymi. A jeszcze innych powoła do życia małżeńskiego, aby byli kochającymi ojcami i matkami. Bez względu na to, jakie będzie wasze powołanie, zachęcam was: bądźcie odważni, bądźcie szczodrzy, a przede wszystkim bądźcie radośni!

Tutaj, w tej pięknej katedrze poświęconej Niepokalanemu Poczęciu, zachęcam was do spojrzenia na Maryję. Kiedy odpowiedziała „tak” na zwiastowanie anioła, była młoda, podobnie jak wy. Ale miała odwagę, aby zaufać dobrej nowinie, którą usłyszała i przełożyć ją na życie wiernego poświęcenia się swojemu powołaniu, całkowitego daru z siebie i całkowitego powierzenia się miłującej opiece Boga. Obyście jak Maryja, wszyscy byli łagodni, ale mężni w niesieniu Jezusa i Jego miłości do innych!

Drodzy młodzi, z wielką miłością powierzam was wszystkich i wasze rodziny Jej macierzyńskiemu orędownictwu. I proszę was bardzo, abyście pamiętali o mnie w modlitwie.

Niech Bóg błogosławi Mjanmę! [Myanmar pyi ko Payarthakin Kaung gi pei pa sei]

[01795-PL.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

الزيارة الرسولية إلى ميانمار

عظة قداسة البابا فرنسيس

خلال القداس الإلهي مع الشبيبة

كاتدرائية السيدة العذراء، يانغون

الخميس 30 نوفمبر / تشرين الثاني 2017

 

فيما تقترب زيارتي لأرضكم الجميلة من نهايتها، أنضمّ إليكم في الشكر لله على النعم الكثيرة التي نلناها خلال هذه الأيام. وإذ أنظر إليكم، شباب ميانمار، وإلى جميع الذين يتابعوننا خارج هذه الكاتدرائية، أودّ أن أتشارك معكم عبارة من قراءة اليوم الأولى، والتي يرنّ صداها في قلبي. وهي مأخوذة من سفر النبي أشعيا واسترجعها القدّيس بولس في رسالته إلى الجماعة المسيحية الحديثة في روما. لنسمع مرّة أخرى هذه الكلمات: "ما أَحسَنَ أَقدامَ الَّذينَ يُبَشِّرون!" (را. روم 10، 15؛ أش 52، 7).

شباب ميانمار الأعزاء، أودّ اليوم، بعد أن سمعت أصواتكم وأصغيت إلى ترتيلكم، تطبيق هذه الكلمات عليكم. أجل، إن "أَقدامَكم حسَنَة"، وكم هو جميل ومشجّع أن نراكم، لأنكم تحملون لنا "البشارة"، بشارة شبابكم، وإيمانكم وحماسكم. إنكم أنتم البشارة، بالتأكيد، لأنكم علامات ملموسة لإيمان الكنيسة بيسوع المسيح، الذي يحمل إلينا فرحًا ورجاءً لا نهاية لهما أبدًا.

يتساءل البعض كيف يمكن أن نتكلّم عن بشارةٍ ما في حين أن الكثير من حولنا يتألمون. أين هي البشارة عندما يُلقي الكثيرُ من الظلم، والفقر، والبأس، بالمتاعبَ علينا وعلى عالمنا؟ لكني أودّ أن يخرج من هذا المكان رسالة واضحة للغاية. أودّ أن يعرف الناس أنكم، أنتم شبان وشابات الميانمار، لا تخافون من أن تؤمنوا ببشارة رحمة الله، لأن لها إسم ووجه: يسوع المسيح. وكمرسلين لهذه البشارة، أنتم مستعدون لحمل كلمة رجاء إلى الكنيسة، وإلى بلدكم، وإلى العالم. إنكم مستعدون لحمل البشارة إلى الأخوات والإخوة الذين يتألمون وهم بحاجة لصلواتكم ولتضامنكم، إنما أيضًا لشغفكم بحقوق الإنسان، وبالعدل وبنمو ما يعطيه يسوع: المحبة والسلام.

لكني أودّ أيضًا أن أقترح عليكم تحديًا. هل أصغيتم جيدا إلى القراءة الأولى؟ فالقديس بولس يردد فيها لثلاث مرات كلمة دون. هي كلمة صغيرة، لكنها تدفعنا للتفكير في دورنا في تدبير الله. في الواقع، يطرح بولس ثلاثة أسئلة أودّ أن أوجهها لكل منكم شخصيا. السؤال الأول: "كَيفَ يُؤمِنونَ بِمَن لم يُبَشَّروا بِه؟" والثاني: "كَيفَ يَسْمَعونَه مِن غَير ِمُبَشِّر؟" والثالث: "كَيفَ يُبَشِّرونَ إِن لم يُرسَلوا؟" (را. روم 10، 14- 15).

أود منكم جميعًا أن تفكّروا بعمق في هذه الأسئلة الثلاث. لكن لا تخافوا! وكأبٍ (من الأفضل ربما القول كجدّ!) يريد لكم الخير، لا أريد أن تواجهوا أسئلة كهذه لوحدكم. اسمحوا لي بأن أقدم لكم بعض الأفكار التي تستطيع أن ترشدكم في مسيرة إيمانكم وتساعدكم في تمييز ما يسأله الربّ منكم.

أوّل سؤال للقدّيس بولس هو: "كَيفَ يُؤمِنونَ بِمَن لم يُبَشَّروا بِه؟". إن عالمنا مليء بكثير من الضجيج والتشتت القادر على خنق صوت الله. وكي يُدعى آخرون لسماعِه وللإيمانِ به، إنهم بحاجة لأن يجدوه في أشخاصٍ صادقة، أشخاص يعرفون كيف يصغون. وهذا ما تريدون أن تكونوا بالتأكيد. لكن الله وحده يستطيع أن يساعدكم لتكونوا صادقين. لذا، كلموه في الصلاة. تعلموا الاصغاء إلى كلمته، وأنتم تتكلمون معه بهدوء من أعماق قلوبكم.

تكلموا أيضًا مع القديسين، مع أصدقائنا في السماء القادرين على إلهامنا. مثل القديس أندراوس الذي نحتفل به اليوم. كان صيادا بسيطا وأصبح شهيدا عظيما، وشاهدا لمحبة يسوع. ولكن قبل أن يصبح شهيدا، ارتكب بعض الأخطاء واضطر لأن يكون صبورا، وأن يتعلم تدريجيا كيف يكون تلميذا حقيقيًّا للمسيح. أنتم أيضًا، لا تخافوا من أن تتعلّموا من أخطائكم! ليقودكم القديسون إلى يسوع، فيعلموكم كيف تضعون حياتكم بين يديه. اعلموا أن يسوع مليء بالرحمة. فشاركوه إذا بكل ما في قلبكم: المخاوف والهموم، والأحلام والآمال. اعتنوا بحياتكم الداخلية، مثلما قد تعتنون بحديقة أو بحقل. وهذا يتطلّب وقتًا، يتطلّب صبرًا. إنما، كما أن المزارع يعرف كيف ينتظر نموّ الحصاد، هكذا، إن صبرتم، فسوف يمنحكم الربّ أن تحملوا الكثير من الثمر، ثمر يمكنكم أن تتشاركوا به من ثم مع الآخرين.

السؤال الثاني للقدّيس بولس هو: "كَيفَ يَسْمَعونَه مِن غَير ِمُبَشِّر؟". هذا عمل عظيم يعهد به بشكل خاص إلى الشباب: أن يكونوا "تلاميذا ورسلا"، مرسلي بشارة يسوع، لا سيما لمعاصريكم ولأصدقائكم. لا تخافوا من أن تخلقوا البلبلة، وأن تطرحوا أسئلة تدفع بالناس للتفكير! ولا تخافوا إن أدركتم أحيانا أنكم قليلون وأنكم مبعثرون هنا وهناك. فالإنجيل ينمو دومًا انطلاقًا من جذورٍ صغيرة. ولذا، فلتُسمَعُ أصواتكم! أودّ أن أطلب منكم أن تصرخوا، إنما ليس بأصواتكم، أودّ أن تصرخوا بحياتكم، بقلبكم، فتكونوا هكذا علامات رجاء لمن هو محبط، ويدا ممدودة لمن هو مريض، وابتسامة دافئة لمن هو نزيل، وسندا متنبها لمن هو وحيد.

أمّا السؤال الأخير للقدّيس بولس فهو: "كَيفَ يُبَشِّرونَ إِن لم يُرسَلوا؟". في نهاية القدّاس الإلهي، سوف نُرسَلُ جميعًا لأخذِ العطايا التي نلناها، ولمشاركة آخرين بها. قد يكون هذا رّبما صعبًا بعض الشيء، إذ لا نعلم دومًا إلى أين قد يرسلنا يسوع. ولكنّه لا يدعونا يومًا دون أن يسير في الوقت نفسه إلى جانبنا، ويسبقنا بالقليل على الدوام، كي يُدخلنا في أجزاءٍ جديدةٍ ورائعةٍ من ملكوته.

بأيّة طريقة يرسل الربّ القدّيس أندراوس وأخيه سمعان بطرس في إنجيل اليوم؟ "اتبعاني"، قال لهما (را. متى 4، 19). هذا ما يعني أن نكون مدعوين: اتباع المسيح، لا أن نهرع للأمام بقوتنا الشخصية! سوف يدعو الرب بعضكم إلى اتباعه ككهنة وإلى أن يصبحوا بهذه الطريقة "صيادي بشر". وسوف يدعو آخرين لأن يصبحوا مكرّسين. وآخرين أيضًا إلى الحياة الزوجية، وإلى أن يكونوا آباء وأمهات محبّين. فمهما كانت دعوتكم، إني أحثكم: كونوا شجعان، كونوا أسخياء، وقبل كل شيء، كونوا فرحين!

هنا في هذه الكاتدرائية الجميلة المكرسة لسيدة الحبل بلا دنس، إني أشجعكم على أن تنظروا إلى مريم. عندما قالت "نعم" لرسالة الملاك، كانت شابة مثلكم. لكنها كانت تملك الشجاعة لتثق بالبشارة التي سمعتها ولتترجمها بحياة تكرس لدعوتها، ولبذل ذات ولتسليم كامل لرعاية الله المُحِبَّة. كونوا كلكم مثل مريم، ودعاء لكن شجعان في حمل يسوع ومحبته للآخرين!

أيها الشباب الأعزاء، إني أعهد بكم جميعا وبعائلاتكم بمحبة كبيرة، إلى شفاعتها الوالدية. وأطلب منكم، من فضلكم، أن تتذكروا بأن تصلوا من أجلي. ليبارك الله الميانمار! [ميانمار بيي كو بايارثاكين كاونغ جي بى با ساي]

[01795-AR.01] [Testo originale: Italiano]

Congedo ufficiale dal Myanmar all’Aeroporto Internazionale di Yangon

Alle ore 12.45 locali (7.15 ora di Roma), il Santo Padre Francesco è arrivato all’Aeroporto Internazionale di Yangon per il congedo ufficiale dal Myanmar. Al Suo arrivo il Papa è stato accolto dal Ministro Delegato del Presidente. Quindi ha lasciato il Myanmar, a bordo di un B737-800/BIMAN (Bangladesh Airlines) alla volta del Bangladesh.

[01812-IT.01]

Telegramma al Presidente della Repubblica del Myanmar

Subito dopo la partenza in aereo da Yangon, il Santo Padre Francesco ha fatto pervenire al Presidente della Repubblica dell’Unione del Myanmar il seguente messaggio telegrafico:

HIS EXCELLENCY HTIN KYAW
PRESIDENT OF THE REPUBLIC OF THE UNION OF MYANMAR
NAYPYIDAW

AS I DEPART FROM MYANMAR TO CONTINUE MY APOSTOLIC JOURNEY TO BANGLADESH, I RENEW MY DEEP APPRECIATION TO YOUR EXCELLENCY, THE GOVERNMENT AND THE BELOVED PEOPLE OF MYANMAR FOR YOUR WARM WELCOME AND GENEROUS HOSPITALITY. INVOKING ABUNDANT DIVINE BLESSINGS UPON ALL OF YOU, I OFFER THE ASSURANCE OF MY FERVENT PRAYERS FOR HARMONY AND PEACE IN THE NATION.

FRANCISCUS PP.

[01804-EN.01] [Original text: English]

[B0844-XX.02]