Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Viaggio Apostolico del Santo Padre Francesco in Myanmar e Bangladesh (26 novembre – 2 dicembre 2017) – Incontro con i Vescovi nell’Arcivescovado di Yangon, 29.11.2017


Incontro con i Vescovi nell’Arcivescovado di Yangon

Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Alle ore 17.15 locali (11.45 ora di Roma) il Santo Padre Francesco ha incontrato i Vescovi del Myanmar nell’Arcivescovado di Yangon.

Al Suo arrivo è stato accolto dal Presidente della Conferenza Episcopale, S.E. Mons. Felix Lian Khen Thang, Vescovo di Kalay, che lo ha accompagnato nel salone dove erano riuniti i 22 Vescovi del Myanmar.

Introdotto dall’indirizzo di saluto del Presidente della Conferenza Episcopale, il Papa ha pronunciato un discorso.

Al termine dell’incontro, dopo la presentazione individuale dei Vescovi e la foto di gruppo, il Santo Padre si è congedato dai Vescovi e ha benedetto la prima pietra di 16 chiese, del Seminario Maggiore e della Nunziatura Apostolica. Infine, dopo la foto di gruppo con 300 seminaristi, il Papa è rientrato a piedi in Arcivescovado dove, nella Cappella del piano terra, ha incontrato in forma privata 30 membri della Compagnia di Gesù, missionari in Myanmar.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha pronunciato nel corso dell’incontro con i Vescovi:

Discorso del Santo Padre

Eminenza,
cari Fratelli Vescovi,

per tutti noi è stata una giornata piena, ma di grande gioia! Stamani abbiamo celebrato l’Eucaristia insieme ai fedeli provenienti da ogni parte del Paese e nel pomeriggio abbiamo incontrato i leader della maggioritaria comunità buddista. Mi piacerebbe che il nostro incontro stasera fosse un momento di serena gratitudine per queste benedizioni e di tranquilla riflessione sulle gioie e sulle sfide del vostro ministero di Pastori del gregge di Cristo in questo Paese. Ringrazio Mons. Felix [Lian Khen Thang] per le parole di saluto che mi ha rivolto a nome vostro; tutti vi abbraccio con grande affetto nel Signore.

Vorrei raggruppare i miei pensieri attorno a tre parole: guarigione, accompagnamento e profezia.

La prima, guarigione. Il Vangelo che predichiamo è soprattutto un messaggio di guarigione, riconciliazione e pace. Mediante il sangue di Cristo sulla croce Dio ha riconciliato il mondo a sé, e ci ha inviati ad essere messaggeri di quella grazia risanante, grazia di guarigione. Qui in Myanmar, tale messaggio ha una risonanza particolare, dato che il Paese è impegnato a superare divisioni profondamente radicate e costruire l’unità nazionale. Le vostre greggi portano i segni di questo conflitto e hanno generato valorosi testimoni della fede e delle antiche tradizioni; per voi dunque la predicazione del Vangelo non dev’essere soltanto una fonte di consolazione e di fortezza, ma anche una chiamata a favorire l’unità, la carità e il risanamento nella vita del popolo. L’unità che condividiamo e celebriamo nasce dalla diversità - non dimenticare questo, nasce dalla diversità -; valorizza le differenze tra le persone quale fonte di mutuo arricchimento e di crescita; le invita a ritrovarsi insieme, in una cultura dell’incontro e della solidarietà.

Che nel vostro ministero episcopale possiate fare costantemente esperienza della guida e dell’aiuto del Signore nell’impegno a favorire la guarigione e la comunione ad ogni livello della vita della Chiesa, così che il santo Popolo di Dio, il vostro gregge, mediante il suo esempio di perdono e di amore riconciliante, possa essere sale e luce per i cuori che aspirano a quella pace che il mondo non può dare. La comunità cattolica in Myanmar può essere orgogliosa della sua profetica testimonianza di amore a Dio e al prossimo, che si esprime nell’impegno per i poveri, per coloro che sono privi di diritti e soprattutto, in questi tempi, per i tanti sfollati che, per così dire, giacciono feriti ai bordi della strada. Vi chiedo di trasmettere il mio ringraziamento a tutti coloro che, come il Buon Samaritano, si adoperano con generosità per portare a loro e al prossimo che è nel bisogno, senza tener conto della religione o dell’etnia, il balsamo della guarigione.

Il vostro ministero di guarigione trova una particolare espressione nell’impegno per il dialogo ecumenico e per la collaborazione interreligiosa. Prego affinché i vostri continui sforzi a costruire ponti di dialogo e ad unirvi ai seguaci di altre religioni nel tessere relazioni di pace producano frutti abbondanti per la riconciliazione nella vita del Paese. La conferenza di pace interreligiosa tenutasi a Yangon la scorsa primavera è stata una testimonianza importante, davanti al mondo, della determinazione delle religioni a vivere in pace e a rigettare ogni atto di violenza e di odio perpetrato in nome della religione.

E in questa guarigione ricordatevi che la Chiesa è un “ospedale da campo”. Guarire, guarire ferite, guarire le anime, guarire. Questa è la prima vostra missione, guarire, guarire i feriti.

La mia seconda parola per voi stasera è accompagnamento. Un buon Pastore è costantemente presente nei riguardi del suo gregge, conducendolo mentre cammina al suo fianco. Come mi piace dire, il Pastore dovrebbe avere l’odore delle pecore; ma anche l’odore di Dio, non dimenticatevi!, anche l’odore di Dio. Ai nostri giorni siamo chiamati a essere una “Chiesa in uscita” per portare la luce di Cristo ad ogni periferia (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 20). In quanto Vescovi, le vostre vite e il vostro ministero sono chiamati a conformarsi a questo spirito di coinvolgimento missionario, soprattutto attraverso le visite pastorali regolari alle parrocchie e alle comunità che formano le vostre Chiese locali. È questo un mezzo privilegiato per accompagnare, come padri amorevoli, i vostri sacerdoti nell’impegno quotidiano a far crescere il gregge in santità, fedeltà e spirito di servizio. Ho parlato di accompagnare i sacerdoti: siate vicini ai sacerdoti, non dimenticate che il prossimo più prossimo che un vescovo ha è il sacerdote. Che ogni sacerdote non solo sappia, ma senta che ha un padre nel vescovo.

Per grazia di Dio, la Chiesa in Myanmar ha ereditato una fede solida e un fervente anelito missionario dall’opera di coloro che portarono il Vangelo in questa terra. Su queste fondamenta stabili, e in comunione con i presbiteri e i religiosi, continuate a permeare il laicato nello spirito di un autentico discepolato missionario e a ricercare una sapiente inculturazione del messaggio evangelico nella vita quotidiana e nelle tradizioni delle vostre comunità locali. Il contributo dei catechisti è al riguardo essenziale; il loro arricchimento formativo deve rimanere per voi una priorità. E non dimenticate che i catechisti sono i pilastri, in ogni parrocchia, dell’evangelizzazione.

Soprattutto, vorrei chiedervi un impegno speciale nell’accompagnare i giovani. Occupatevi della loro formazione ai sani principi morali che li guideranno nell’affrontare le sfide di un mondo minacciato dalle colonizzazioni ideologiche e culturali. Il prossimo Sinodo dei Vescovi non solo riguarderà tali aspetti, ma interpellerà direttamente i giovani, ascoltando le loro storie e coinvolgendoli nel comune discernimento su come meglio proclamare il Vangelo negli anni a venire. Una delle grandi benedizioni della Chiesa in Myanmar è la sua gioventù e, in particolare, il numero di seminaristi e di giovani religiosi. Ringraziamo Dio per questo. Nello spirito del Sinodo, per favore, coinvolgeteli e sosteneteli nel loro percorso di fede, perché sono chiamati, attraverso il loro idealismo ed entusiasmo, a essere evangelizzatori gioiosi e convincenti dei loro coetanei.

La mia terza parola per voi è profezia. La Chiesa in Myanmar testimonia quotidianamente il Vangelo mediante le sue opere educative e caritative, la sua difesa dei diritti umani, il suo sostegno ai principi democratici. Possiate mettere la comunità cattolica nelle condizioni di continuare ad avere un ruolo costruttivo nella vita della società, facendo sentire la vostra voce nelle questioni di interesse nazionale, particolarmente insistendo sul rispetto della dignità e dei diritti di tutti, in modo speciale dei più poveri e vulnerabili. Sono fiducioso che la strategia pastorale quinquennale, che la Chiesa ha sviluppato nel più ampio contesto della costruzione dello Stato, porterà frutto abbondante non solo per il futuro delle comunità locali, ma anche dell’intero Paese. Mi riferisco specialmente alla necessità di proteggere l’ambiente e di assicurare un corretto utilizzo delle ricche risorse naturali del Paese a beneficio delle generazioni future. La custodia del dono divino della creazione non può essere separata da una sana ecologia umana e sociale. Infatti, «la cura autentica delle nostre relazioni con la natura è inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà nei confronti degli altri» (Enc. Laudato si’, 70).

Cari fratelli Vescovi, ringrazio Dio per questo momento di comunione e prego che questo nostro stare insieme ci rafforzerà nell’impegno ad essere pastori fedeli e servitori del gregge che Cristo ci ha affidato. So che il vostro ministero è impegnativo e che, insieme ai vostri sacerdoti, spesso faticate sotto «il peso della giornata e il caldo» (Mt 20,12). Vi esorto a mantenere l’equilibrio nella salute fisica come in quella spirituale, e a darvi pensiero, in modo paterno, della salute dei vostri preti.

E parlando di salute spirituale, ricordate il primo compito del vescovo. Quando i primi cristiani hanno ricevuto le lamentele degli ellenisti perché non erano curati bene le loro vedove e i loro figli, si sono riuniti gli apostoli e hanno “inventato” i diaconi. E Pietro annuncia questa notizia e annuncia anche il compito del vescovo dicendo così: “A noi spettano la preghiera e l’annuncio della Parola” (cfr At 6,1-6). La preghiera è il primo compito del vescovo. Ognuno di noi vescovi dovrà domandarsi, alla sera, nell’esame di coscienza: “Quante ore ho pregato oggi?”.

Cari fratelli, vi esorto a mantenerre l’equilibrio nella salute fisica e spirituale. Soprattutto, vi incoraggio a crescere ogni giorno nella preghiera e nell’esperienza dell’amore riconciliante di Dio, perché è la base della vostra identità sacerdotale, la garanzia della solidità della vostra predicazione e la fonte della carità pastorale con la quale conducete il popolo di Dio sui sentieri della santità e della verità. Con grande affetto invoco la grazia del Signore su di voi, sui sacerdoti, i religiosi e su tutti i laici delle vostre Chiese locali. Vi chiedo, per favore, di non dimenticarvi di pregare per me.

E adesso vi invito a pregare tutti insieme, voi in birmano, io in spagnolo, l’Ave Maria alla Madonna.

[Ave Maria]

Vi benedica Dio Onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo.

[01794-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Eminence,
chers frères Evêques,

Cette journée a été, pour nous tous, bien remplie, mais de grande joie! Ce matin nous avons célébré l’Eucharistie avec les fidèles venant de toutes les parties du pays, et dans l’après-midi nous avons rencontré les leaders de la communauté bouddhiste majoritaire. J’aimerais que notre rencontre ce soir soit un moment de sereine gratitude pour ces bénédictions, et de tranquille réflexion sur les joies et sur les défis de votre ministère de Pasteurs du troupeau du Christ dans ce pays. Je remercie Monseigneur Felix [Lian Khen Thang] pour les paroles de salutation qu’il m’a adressées en votre nom; je vous embrasse tous dans le Seigneur avec grande affection.

Je voudrais rassembler mes pensées autour de trois paroles: guérison, accompagnement et prophétie.

La première, guérison. L’Evangile que nous prêchons est surtout un message de guérison, de réconciliation et de paix. Par le sang du Christ sur la croix, Dieu a réconcilié le monde avec lui et il nous a envoyés pour être des messagers de cette grâce qui guérit, grâce de guérison. Ici, au Myanmar, ce message a une résonnance particulière, étant donné que le pays travaille à vaincre des divisions profondément enracinées et à construire l’unité nationale. Vos troupeaux portent les traces de ce conflit, et ils ont produit de valeureux témoins de la foi et des antiques traditions. Pour vous, la prédication de l’Evangile ne doit donc pas être seulement une source de consolation et de force, mais aussi un appel à favoriser l’unité, la charité et la guérison dans la vie du peuple. L’unité que nous partageons et célébrons naît de la diversité – ne pas oublier cela, elle naît de la diversité -; elle valorise les différences entre les personnes en tant que source d’enrichissement mutuel et de croissance; elle les invite à se retrouver ensemble, dans une culture de la rencontre et de la solidarité.

Dans votre ministère épiscopal, puissiez-vous faire constamment l’expérience de la conduite et de l’aide du Seigneur dans l’engagement à favoriser la guérison et la communion à tout niveau de la vie de l’Eglise, de sorte que le saint Peuple de Dieu, votre troupeau, par son exemple de pardon et d’amour qui réconcilie, puisse être sel et lumière pour les cœurs qui aspirent à cette paix que le monde ne peut donner. La communauté catholique au Myanmar peut être fière de son témoignage prophétique d’amour pour Dieu et le prochain qui s’exprime dans l’engagement pour les pauvres, pour ceux qui sont privés de droits et surtout, ces temps-ci, pour tant de déplacés qui, pour ainsi dire, gisent blessés au bord de la route. Je vous demande de transmettre mes remerciements à tous ceux qui, comme le bon Samaritain, se dévouent avec générosité pour leur porter, ainsi qu’au prochain dans le besoin, le baume de la guérison, sans tenir compte de la religion ou de l’ethnie.

Votre ministère de guérison trouve une expression particulière dans l’engagement pour le dialogue œcuménique et pour la collaboration interreligieuse. Je prie afin que vos continuels efforts pour construire des ponts de dialogue et pour vous unir aux adeptes d’autres religions en tissant des relations de paix produisent des fruits abondants pour la réconciliation dans la vie du pays. La conférence de paix interreligieuse qui s’est tenue à Yangon le printemps dernier a été un témoignage important, devant le monde, de la détermination des religions à vivre en paix et à rejeter tout acte de violence et de haine perpétré au nom de la religion.

Et dans cette guérison, rappelez-vous que l’Eglise est un “hôpital de campagne”. Guérir, guérir les blessures, guérir les âmes, guérir. C’est votre première mission, guérir, guérir les blessés.

Ma deuxième parole pour vous ce soir est accompagnement. Un bon pasteur est constamment présent à son troupeau, il marche à ses côtés en le conduisant. Comme j’aime le dire, le Pasteur devrait porter l’odeur des brebis; mais aussi l’odeur de Dieu, ne l’oubliez pas!, aussi l’odeur de Dieu. De nos jours, nous sommes appelés à être une “Eglise en sortie” pour porter la lumière du Christ à toute périphérie (cf. Evangelii gaudium, n. 20). En tant qu’Evêques, vos vies et votre ministère sont appelés à se configurer à cet esprit d’engagement missionnaire, surtout par les visites pastorales régulières aux paroisses et aux communautés qui forment vos Eglises locales. Ceci est un moyen privilégié pour accompagner, comme des pères aimants, vos prêtres dans l’engagement quotidien à faire grandir le troupeau en sainteté, fidélité et esprit de service. J’ai parlé d’accompagner les prêtres: soyez proches des prêtres, n’oubliez pas que le prochain le plus proche qu’a un évêque est le prêtre. Que chaque prêtre non seulement le sache, mais sente qu’il a dans l’évêque, un père.

Par la grâce de Dieu, l’Eglise au Myanmar a hérité d’une foi solide et d’un fervent souffle missionnaire, grâce à l’œuvre de ceux qui ont porté l’Evangile en cette terre. Sur ces fondements stables, et en communion avec les prêtres et les religieux, continuez à imprégner les laïcs d’un authentique esprit de disciple missionnaire, et à rechercher une sage inculturation du message évangélique dans la vie quotidienne et dans les traditions de vos communautés locales. La contribution des catéchistes est, à cet égard, essentielle. Leur enrichissement par la formation doit rester pour vous une priorité. Et n’oubliez pas que les catéchistes sont les piliers, dans chaque paroisse, de l’évangélisation.

Par-dessus tout, je voudrais vous demander un engagement spécial dans l’accompagnement des jeunes. Occupez-vous de leur formation aux sains principes moraux qui les guideront pour affronter les défis d’un monde menacé par les colonisations idéologiques et culturelles. Le prochain Synode des Evêques regardera non seulement ces aspects, mais il interpellera directement les jeunes, en écoutant leurs histoires et en les impliquant dans le discernement commun pour une meilleure proclamation de l’Evangile dans les années à venir. Une des grandes bénédictions de l’Eglise au Myanmar est sa jeunesse et, en particulier, le nombre de séminaristes et de jeunes religieux. Remercions Dieu pour cela. Dans l’esprit du Synode, s’il vous plaît, impliquez-les et soutenez-les dans leur parcours de foi, parce qu’ils sont appelés, à travers leur idéalisme et leur enthousiasme, à être des évangélisateurs joyeux et convaincants des jeunes de leur âge.

Ma troisième parole pour vous est prophétie. L’Eglise au Myanmar témoigne tous les jours de l’Evangile par ses œuvres éducatives et caritatives, sa défense des droits humains, son soutien aux principes démocratiques. Puissiez-vous mettre la communauté catholique dans les conditions de continuer à avoir un rôle constructif dans la vie de la société, en faisant entendre votre voix sur les questions d’intérêt national, particulièrement en insistant sur le respect de la dignité et des droits de tous, et de manière spéciale des plus pauvres et des plus vulnérables. J’ai confiance que la stratégie pastorale quinquennale, que l’Eglise a mise en œuvre, dans le contexte plus vaste de la construction de l’Etat, portera des fruits abondants, non seulement pour l’avenir des communautés locales, mais aussi du pays tout entier. Je fais référence spécialement à la nécessité de protéger l’environnement et d’assurer une correcte utilisation des riches ressources naturelles du pays au bénéfice des générations à venir. La garde du don divin de la création ne peut pas être séparée d’une saine écologie humaine et sociale. En effet «La protection authentique de nos relations avec la nature est inséparable de la fraternité, de la justice ainsi que de la fidélité aux autres» (Laudato si’, n.70). Chers frères Evêques, je remercie Dieu pour ce moment de communion et je prie pour que le fait d’être ensemble nous renforce dans notre engagement à être des pasteurs fidèles et des serviteurs du troupeau que le Christ nous a confié. Je sais que votre ministère est prenant et que, avec vos prêtres, vous peinez souvent sous «le poids du jour et de la chaleur» (Mt 20, 12). Je vous exhorte à maintenir un équilibre pour votre santé, tant physique que spirituelle, et à penser, paternellement, à la santé de vos prêtres.

Et en parlant de santé spirituelle, rappelez-vous de la première tâche de l’évêque. Quand les premiers chrétiens ont reçu les plaintes des Hellénistes parce que leurs veuves et leurs enfants étaient négligés, les apôtres se sont réunis et ont “inventé” les diacres. Et Pierre annonce cette nouvelle et annonce aussi la tâche de l’évêque en disant ainsi: «Quant à nous, nous resterons assidus à la prière et au service de la Parole» (cf. Ac 6, 1-6). La prière est la première tâche de l’évêque. Chacun de nous, évêque, devra se demander, le soir, dans l’examen de conscience “Combien d’heures ai-je prié aujourd’hui?

Chers frères, je vous exhorte à maintenir l’équilibre de la santé physique et spirituelle. Surtout, je vous encourage à grandir chaque jour dans la prière et dans l’expérience de l’amour réconciliant de Dieu, car c’est la base de votre identité sacerdotale, la garantie de la solidité de votre prédication et la source de la charité pastorale avec laquelle vous conduisez le Peuple de Dieu sur les sentiers de la sainteté et de la vérité. Avec grande affection j’invoque la grâce du Seigneur sur vous, sur les prêtres, les religieux et sur tous les laïcs de vos Eglises locales. Je vous demande, s’il vous plaît, de ne pas oublier de prier pour moi.

Et maintenant, je vous invite à prier tous ensemble, vous en birman, moi en espagnol, l’Ave Maria à la Vierge Marie.

[Ave Maria]

Que Dieu Tout-Puissant vous bénisse, le Père, le Fils et l’Esprit Saint.

[01794-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Your Eminence,
My Brother Bishops,

For all of us, this has been a busy day, but also a day of great joy! This morning we celebrated the Eucharist together with the faithful from throughout Myanmar, while this afternoon we met with leaders of the majority Buddhist community. I would like our encounter this evening to be a moment of quiet gratitude for these blessings and for peaceful reflection on the joys and challenges of your ministry as shepherds of Christ’s flock in this country. I thank Bishop Felix [Lian Khen Thang] for his words of greeting in your name and I embrace all of you with great affection in the Lord.

I would like to group my own thoughts around three words: healing, accompaniment and prophecy.

First, healing. The Gospel we preach is above all a message of healing, reconciliation and peace. Through the blood of Christ’s cross, God has reconciled the world to himself, and has sent us to be messengers of that healing grace. Here in Myanmar, that message has a particular resonance, as this country works to overcome deeply-rooted divisions and to build national unity. For you, whose flocks bear the scars of this conflict and have borne valiant witness to their faith and their ancient traditions, the preaching of the Gospel must not only be a source of consolation and strength, but also a summons to foster unity, charity and healing in the life of this nation. For the unity we share and celebrate is born of diversity. Never forget this – it is born of diversity! It values people’s differences as a source of mutual enrichment and growth. It invites people to come together in a culture of encounter and solidarity.

In your episcopal ministry, may you constantly experience the Lord’s guidance and help in your efforts to foster healing and communion at every level of the Church’s life, so that by their example of forgiveness and reconciling love, God’s holy people, your flock, can be salt and light for hearts longing for that peace the world cannot give. The Catholic community in Myanmar can be proud of its prophetic witness to love of God and neighbour, as expressed in its outreach to the poor, the disenfranchised, and above all in these days, to the many displaced persons who lie wounded, as it were, by the roadside. I ask you to offer my thanks to all who, like the Good Samaritan, work so generously to bring the balm of healing to these, their neighbours in need, without regard for religion or ethnicity.

Your ministry of healing finds particular expression in your commitment to ecumenical dialogue and interreligious cooperation. I pray that your continuing efforts to build bridges of dialogue and to join with the followers of other religions in weaving peaceful relations will bear rich fruit for reconciliation in the life of the nation. The interfaith peace conference held in Yangon last spring was a powerful testimony before the world of the determination of the religions to live in peace and to reject every act of violence and hatred perpetrated in the name of religion.

And in this process of healing, remember that the Church is a “field hospital”. Heal, heal the wounded, heal souls, heal! This is your first mission: to heal, to heal the wounded.

My second word to you this evening is accompaniment. A good shepherd is constantly present to his flock, guiding them as he walks at their side. As I like to say, the shepherd should bear the smell of the sheep. But also, do not forget, the smell of God! In our time, we are called to be “a Church which goes forth” to bring the light of Christ to every periphery (cf. Evangelii Gaudium, 20). As bishops, your lives and ministry are called to model this spirit of missionary outreach, above all through your regular pastoral visitation of the parishes and communities that make up your local Churches. This is a privileged means for you, as loving fathers, to accompany your priests in the daily effort to build up the flock in holiness, fidelity and a spirit of service. I mentioned accompanying priests: stay close to your priests, do not forget that a bishop’s nearest neighbour is the priest. May each priest not only know, but also sense, that in the bishop he has a father.

By God’s grace, the Church in Myanmar has inherited a solid faith and a fervent missionary spirit from the labours of those who brought the Gospel to this land. On this firm foundation, and in a spirit of communion with your priests and religious, continue to imbue the laity with a spirit of true missionary discipleship and seek a wise inculturation of the Gospel message in the daily life and traditions of your local communities. The contribution of catechists is essential in this regard; their formation and enrichment must remain among your chief priorities. Do not forget that, in every parish, catechists are the pillars of evangelization.

Above all, I would ask you to make a special effort to accompany the young. Be concerned for their formation in the sound moral principles that will guide them in confronting the challenges of a world threatened by ideological and cultural forms of colonization. The next Synod of Bishops will not only address these issues but also directly engage young people, listening to their stories and enlisting them in our common discernment on how best to proclaim the Gospel in the years to come. One of the great blessings of the Church in Myanmar is its young people and, in particular, the number of seminarians and young religious. Let us thank God for this. In the spirit of the Synod, please engage them and support them in their journey of faith, for by their idealism and enthusiasm they are called to be joyful and convincing evangelizers of their contemporaries.

My third word to you is prophecy. The Church in Myanmar witnesses daily to the Gospel through its works of education and charity, its defence of human rights, its support for democratic rule. May you enable the Catholic community to continue to play a constructive part in the life of society by making your voices heard on issues of national interest, particularly by insisting on respect for the dignity and rights of all, especially the poorest and the most vulnerable. I am confident that the five-year pastoral strategy that the Church has developed within the larger context of nationbuilding will bear rich fruit for the future not only of your local communities but also of the country as a whole. Here I think in a special way of the need to protect the environment and to ensure a just use of the nation’s rich natural resources for the benefit of future generations. The protection of God’s gift of creation cannot be separated from a sound human and social ecology. Indeed, “genuine care for our relationship with nature is inseparable from fraternity, justice and keeping faith with others” (Laudato Si’, 70).

Dear brother bishops, I thank God for this moment of communion and I pray that our presence together will strengthen us in our commitment to be faithful shepherds and servants of the flock that Christ has entrusted to our care. I know that your ministry is demanding and that, together with your priests, you often labour under the heat and the burden of the day (cf. Mt 20:12). I urge you to maintain a balance between your spiritual and physical health, and to show paternal concern for the health of your priests.

Speaking of spiritual health, remember the first task of a bishop. When the first Christians heard the complaints of the Hellenists that their widows and orphans were being neglected, the Apostles got together and “invented” deacons. Peter announced this but he also announced the task of the bishop when he said: “We, for our part, will devote ourselves to prayer and to serving the word” (Acts 6:1-6). Prayer is the first task of the bishop. Each of us bishops will have to ask himself nightly in his examination of conscience: “How many hours did I pray today?”.

Dear brothers, I ask you, then, to keep a balance in your physical and spiritual health. Above all, I encourage you to grow daily in prayer and in the experience of God’s reconciling love, for that is the basis of your priestly identity, the guarantee of the soundness of your preaching, and the source of the pastoral charity by which you guide God’s people on the path of holiness and truth. With great affection I invoke the Lord’s grace upon you, the clergy and religious, and all the lay faithful of your local Churches. And I ask you, please, not to forget to pray for me.

And now let us join in prayer to Our Lady – you in your own language and I in Spanish – by reciting the “Hail Mary”.

[Hail Mary]

May Almighty God bless you, the Father, and the Son, and the Holy Spirit.

[01794-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Eminenz,
liebe Brüder im Bischofsamt,

für uns alle war es ein ausgefüllter Tag, der aber von großer Freude geprägt war! Heute Morgen haben wir gemeinsam mit den aus allen Teilen des Landes kommenden Gläubigen die Eucharistie gefeiert und am Nachmittag sind wir den Verantwortungsträgern der buddhistischen Mehrheit begegnet. Ich wünsche mir, dass unsere Begegnung heute Abend ein Moment froher Dankbarkeit für diese Segnungen sowie eine Gelegenheit ruhiger Reflexion über die Freuden und Herausforderungen eures Dienstes als Hirten der Herde Christi in diesem Land sein wird. Ich danke Bischof Felix [Lian Khen Thang] für die Begrüßungsworte, die er in eurem Namen an mich gerichtet hat; ich umarme euch alle mit großer Herzlichkeit im Herrn.

Ich möchte meine Überlegungen um drei Worte gruppieren: Heilung, Begleitung und Prophetie.

Das erste Wort lautet Heilung. Das Evangelium, das wir predigen, ist vor allem eine Botschaft der Heilung, der Versöhnung und des Friedens. Durch das Blut Christi am Kreuz hat Gott die Welt mit sich versöhnt und uns gesandt, Boten dieser heilenden Gnade, dieser Heilungsgnade, zu sein. Hier in Myanmar hat diese Botschaft einen besonderen Widerhall gefunden in Anbetracht der Tatsache, dass das Land daran arbeitet, die tiefverwurzelten Spaltungen zu überwinden und die nationale Einheit aufzubauen. Eure Herden tragen die Spuren dieses Konflikts an sich und haben mutige Zeugen des Glaubens und der antiken Überlieferungen hervorgebracht. Für euch darf demnach die Verkündigung des Evangeliums nicht nur eine Quelle des Trostes und der Kraft sein, sondern auch ein Ruf, die Einheit, die Liebe und die Heilung im Leben des Volkes zu fördern. Die Einheit, die wir gemeinsam haben und hochhalten, entsteht aus der Verschiedenheit – vergesst das nicht, sie entsteht aus der Verschiedenheit. Diese bringt die Unterschiedlichkeiten unter den Personen als Quelle gegenseitigen Wachstums und Bereicherung zur Geltung; sie lädt sie dazu ein, sich in einer Kultur der Begegnung und der Solidarität zusammenzufinden.

Mögt ihr in eurem bischöflichen Dienst beständig die Führung und Hilfe des Herrn erfahren, wenn ihr euch dafür einsetzt, die Heilung und das Miteinander auf jeder Ebene des Lebens der Kirche zu fördern. Auf diese Weise kann das heilige Volk Gottes, eure Herde, durch sein Beispiel des Verzeihens und der versöhnenden Liebe Salz und Licht für die Herzen derer sein, die nach jenem Frieden trachten, den die Welt nicht geben kann. Die katholische Gemeinschaft in Myanmar kann auf ihr prophetisches Zeugnis der Liebe zu Gott und zum Nächsten stolz sein, das im Einsatz für die Armen zum Ausdruck kommt, für diejenigen, die ihrer Rechte beraubt sind, und in der heutigen Zeit vor allem für die vielen Flüchtlinge, die sozusagen verwundet an den Rändern der Straße liegen. Ich bitte euch, meinen Dank an all diejenigen weiterzugeben, die wie der gute Samariter sich großzügig dafür engagieren, um ihnen und dem Nächsten in Not ungeachtet seiner Religion oder seiner ethnischen Herkunft den Balsam der Heilung zu bringen.

Euer Dienst der Heilung findet im Einsatz für den ökumenischen Dialog und die interreligiöse Zusammenarbeit einen besonderen Ausdruck. Ich bete, dass eure beständigen Bemühungen zum Aufbau von Brücken des Dialogs und zur Verbindung mit Anhängern anderer Religionen, um Beziehungen des Friedens zu knüpfen, reiche Früchte der Versöhnung im Leben des Landes hervorbringen. Die Konferenz des interreligiösen Friedens, die im vergangenen Frühjahr in Yangon stattgefunden hat, war ein wichtiges Zeugnis vor der Welt für die Entschlossenheit der Religionen, in Frieden zu leben und jeden im Namen der Religion verübten Akt der Gewalt oder des Hasses zu verwerfen.

Und bei dieser Heilung erinnert euch daran, dass die Kirche ein „Feldlazarett“ ist. Heilen, Wunden heilen, die Seelen heilen, heilen. Das ist eure erste Sendung: heilen, die Wunden heilen.

Mein zweites Wort für euch heute Abend ist Begleitung. Ein guter Hirte ist beständig für seine Herde da, indem er sie begleitet und führt. Wie ich gerne sage, müsste der Hirte den Geruch seiner Schafe annehmen, aber auch den Geruch Gottes – vergesst dies nicht! –, auch den Geruch Gottes. Heutzutage sind wir gerufen eine „Kirche im Aufbruch“ zu sein, um das Licht Christi in alle Randgebiete zu bringen (vgl. Evangelii gaudium, 20). Als Bischöfe seid ihr mit eurem Leben und in eurem Dienst dazu berufen, diesem Geist missionarischer Einbeziehung zu entsprechen, vor allem durch die pastoralen Besuche in den Pfarreien und den Gemeinschaften, die eure Ortskirchen bilden. Dies ist ein bevorzugtes Mittel, um als liebevolle Väter eure Priester im täglichen Einsatz für das Wachstum der Herde in Gesundheit, Treue und im Geist des Dienens zu begleiten. Ich habe davon gesprochen, die Priester zu begleiten: Seid euren Priestern nahe; vergesst nicht, dass der Allernächste für einen Bischof der Priester ist. Jeder Priester soll nicht nur wissen, sondern spüren, dass er im Bischof einen Vater hat.

Durch Gottes Gnade hat die Kirche in Myanmar einen gefestigten Glauben und ein glühendes missionarisches Verlangen vom Werk derjenigen, die das Evangelium in dieses Land gebracht haben, geerbt. Auf diesen stabilen Fundamenten und in Gemeinschaft mit den Priestern und Ordensleuten mögt ihr weiter die Laien mit dem Geist einer echten missionarischen Jüngerschaft durchdringen und nach einer weisen Inkulturation der Botschaft des Evangeliums im Alltag und den Traditionen eurer örtlichen Gemeinschaften suchen. Diesbezüglich ist der Beitrag der Katecheten wesentlich; die Vertiefung ihrer Ausbildung muss für euch eine Priorität bleiben. Und vergesst nicht, dass in jeder Pfarrei die Katecheten die Säulen der Evangelisierung sind.

Vor allem möchte ich euch um einen besonderen Einsatz in der Begleitung der jungen Menschen bitten. Kümmert euch um ihre Bildung in den gesunden Grundsätzen der Moral, die sie führen werden, wenn sie sich den Herausforderungen einer Welt, die von der ideologischen und kulturellen Kolonisierung bedroht ist, stellen müssen. Die nächste Bischofssynode wird nicht nur diese Aspekte betreffen, aber sie wird direkt die jungen Menschen hinzuziehen, indem sie ihre Geschichten anhören und sie in die gemeinsamen Überlegungen einbeziehen wird, wie man am besten das Evangelium in den kommenden Jahren verkünden soll. Eine der großen Segnungen der Kirche in Myanmar ist seine Jugend und insbesondere die Zahl der Seminaristen und der jungen Ordensleute. Danken wir Gott dafür. Bitte bezieht sie im Geist der Synode mit ein und unterstützt sie auf dem Weg des Glaubens, weil sie gerufen sind, durch ihren Idealismus und ihre Begeisterung freudige Verkünder des Evangeliums zu sein, die ihre Altersgenossen überzeugen können.

Mein drittes Wort für euch ist Prophetie. Die Kirche in Myanmar bezeugt durch ihre erzieherischen und karitativen Werke, ihre Verteidigung der Menschenrechte und ihre Unterstützung der demokratischen Prinzipien täglich das Evangelium. Mögt ihr die katholische Gemeinschaft befähigen, weiterhin eine konstruktive Rolle im Leben der Gesellschaft einzunehmen, indem ihr eurer Stimme in den Fragen von nationalem Interesse Gehör verschafft und insbesondere auf die Achtung der Würde und der Rechte aller besteht, vor allem der Ärmsten und am meisten Verwundbaren. Ich bin zuversichtlich, dass der fünfjährige Pastoralplan, den die Kirche im größeren Kontext des Aufbaus des Staates entwickelt hat, reiche Frucht nicht nur für die Zukunft der örtlichen Gemeinden, sondern auch für das ganze Land bringen wird. Ich beziehe mich speziell auf die Notwendigkeit des Umweltschutzes und der Sicherung eines richtigen Gebrauchs der reichen natürlichen Ressourcen des Landes zugunsten der künftigen Generationen. Die Bewahrung der Schöpfung als Gabe Gottes kann von einer gesunden menschlichen und sozialen Ökologie nicht getrennt werden. In der Tat ist »die echte Sorge für unser eigenes Leben und unsere Beziehungen zur Natur nicht zu trennen […] von der Brüderlichkeit, der Gerechtigkeit und der Treue gegenüber den anderen« (Laudato si’, 70).

Liebe Brüder im Bischofsamt, ich danke Gott für diesen Moment der Gemeinschaft und bete, dass dieses unser Beisammensein uns im Einsatz bestärken wird, treue Hirten und Diener der Herde zu sein, die Christus uns anvertraut hat. Ich weiß, dass euer Dienst fordernd ist und dass ihr euch zusammen mit euren Priestern oftmals unter der Last des Tages und der Hitze (vgl. Mt 20,12) abmüht. Ich fordere euch auf, die Ausgeglichenheit in der physischen wie in der spirituellen Gesundheit zu bewahren und auf väterliche Weise an die Gesundheit eurer Priester zu denken.

Da wir gerade von der spirituellen Gesundheit reden, so denkt an die erste Aufgabe des Bischofs. Als die ersten Christen die Klage der Hellenisten hörten, dass ihre Witwen und deren Kinder nicht gut versorgt wurden, haben sich die Apostel versammelt und die Diakone „erfunden“. Und Petrus verkündet diese Nachricht und damit auch die Aufgabe des Bischofs, wenn er sagt: „Unsere Aufgabe ist das Gebet und die Verkündigung des Wortes Gottes“ (vgl. Apg 6,1-6). Das Gebet ist die erste Aufgabe des Bischofs. Jeder von uns Bischöfen muss sich bei der Gewissenserforschung am Abend fragen: „Wie viele Stunden habe ich heute gebetet“.

Liebe Brüder, ich fordere euch auf, das Gleichgewicht der physischen und der spirituellen Gesundheit zu wahren. Vor allem ermutige ich euch, täglich im Gebet und der Erfahrung der versöhnenden Liebe Gottes zu wachsen, weil dies die Grundlage eurer priesterlichen Identität ist, die Gewähr für die Überzeugungskraft eurer Predigt und die Quelle der pastoralen Liebe ist, mit der ihr das Volk Gottes auf den Pfaden der Heiligkeit und der Wahrheit leitet. Von ganzem Herzen rufe ich die Gnade Gottes über euch herab, über die Priester, die Ordensleute und alle Laien euer Ortskirchen. Ich bitte euch nicht zu vergessen, für mich zu beten.

Nun lade ich euch ein, gemeinsam mit einem Ave Maria zur Gottesmutter Maria zu beten, ihr auf Birmanisch, ich auf Spanisch.

[Ave Maria]

Es segne euch der allmächtige Gott, der Vater und der Sohn und der Heilige Geist.

[01794-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

 

Traduzione in lingua spagnola

Eminencia,
queridos hermanos en el episcopado:

Para todos nosotros ha sido una jornada llena, pero de gran alegría. Esta mañana hemos celebrado la Eucaristía junto a los fieles provenientes de todos los rincones del País y por la tarde hemos encontrado a los líderes de la comunidad budista mayoritaria. Me gustaría que nuestro encuentro de esta tarde fuera un momento de serena gratitud por estas bendiciones y de reflexión tranquila sobre las alegrías y los desafíos de vuestro ministerio de Pastores de la grey de Cristo en este País. Agradezco a Mons. Félix [Lian Khen Thang] por las palabras de saludo que en vuestro nombre me ha dirigido. A todos os abrazo con gran afecto en el Señor.

Quisiera ordenar mis pensamientos en torno a tres palabras: sanación, acompañamiento y profecía.

La primera, sanación. El Evangelio que predicamos es sobre todo un mensaje de sanación, reconciliación y paz. Mediante la sangre de Cristo en la cruz, Dios ha reconciliado el mundo consigo y nos ha invitado a ser mensajeros de esta gracia sanadora. Aquí en Myanmar, este mensaje tiene un eco particular, puesto que el País está trabajando para superar divisiones profundamente enraizadas y para construir la unidad nacional. Vuestras comunidades llevan las marcas de este conflicto y han dado testigos valientes de la fe y de las antiguas tradiciones; para vosotros, por tanto, la predicación del Evangelio no debe ser sólo una fuente de consolación y de fortaleza, sino también una llamada a favorecer la unidad, la caridad y la sanación en la vida del pueblo. La unidad que compartimos y celebramos nace de la diversidad. Esta valora las diferencias entre las personas como fuente de enriquecimiento mutuo y de crecimiento; los llama a vivir unidos en una cultura del encuentro y la solidaridad.

Que experimentéis constantemente en vuestro ministerio episcopal la guía y la ayuda del Señor, empeñándoos en favorecer la sanación y la comunión en cada ámbito de la vida de la Iglesia, de modo que el santo Pueblo de Dios, por medio de su ejemplo de perdón y de amor reconciliador, pueda ser sal y luz para todos los corazones que aspiran a esa paz que el mundo no puede dar. La comunidad católica en Myanmar puede estar orgullosa de su testimonio profético de amor a Dios y al prójimo, que se expresa en el compromiso con los pobres, con los que están privados de derechos y sobre todo, en este tiempo, con tantos desplazados que, por así decirlo, yacen heridos a los bordes del camino. Os pido que trasmitáis mi agradecimiento a todos los que, como el Buen Samaritano, trabajan con generosidad para llevar el bálsamo de la sanación a quienes lo necesitan, sin tener en cuenta la religión ni la etnia.

Vuestro ministerio de sanación encuentra una expresión particular en el compromiso con el diálogo ecuménico y la colaboración interreligiosa. Pido para que vuestros esfuerzos continuos en la construcción de puentes de diálogo y en la unión con los seguidores de otras religiones, a fin de tejer una red de relaciones pacíficas, produzcan frutos abundantes para la reconciliación de la vida del País. La conferencia de paz interreligiosa que tuvo lugar en Yangon la pasada primavera es un testimonio importante, ante el mundo, de la determinación de las religiones para vivir en paz y rechazar cualquier acto de violencia y de odio perpetrado en nombre de la religión.

En esta sanación se debe recordar que la Iglesia es un «hospital de campaña». Curar, curar las heridas, curar las almas, curar. Esta es vuestra primera misión, curar, curar a los heridos.

La segunda palabra que os propongo esta tarde es acompañamiento. Un buen pastor está constantemente presente ante su grey, conduciéndola mientras camina junto a ella. Como me gusta decir, el pastor debería oler a oveja; pero también el olor a Dios, no os olvidéis, también el olor a Dios. En estos tiempos estamos llamados a ser una «Iglesia en salida» para llevar la luz de Cristo a cada periferia (cf. Evangelii gaudium, 20). En cuanto Obispos, vuestras vidas y vuestro ministerio están llamados a conformarse a este espíritu de compromiso misionero, sobre todo a través de las visitas pastorales regulares a las parroquias y las comunidades que forman vuestras Iglesias locales. Este es un medio privilegiado para que, como padres premurosos, acompañéis a vuestros sacerdotes en el compromiso cotidiano por hacer crecer la grey en santidad, fidelidad y espíritu de servicio. He hablado de acompañar a los sacerdotes: Estad cerca de los sacerdotes, no olvidéis que el prójimo más cercano que el obispo tiene es el sacerdote. Que cada sacerdote no sólo sepa, sino que sienta que tiene un padre en el obispo.

Por gracia de Dios, la Iglesia en Myanmar ha heredado de quienes trajeron el Evangelio a esta tierra una fe sólida y un ferviente afán misionero. Sobre estos firmes fundamentos, y en comunión con los presbíteros y los religiosos, seguid inculcando al laicado el espíritu de un auténtico discipulado misionero, buscando una sabia inculturación del mensaje evangélico en la vida cotidiana y en las tradiciones de vuestras comunidades locales. A este respecto, la cooperación de los catequistas es esencial; su enriquecimiento formativo debe continuar siendo una prioridad para vosotros. Y no olvidéis que, en cada parroquia, los catequistas son los pilares de la evangelización.

Sobre todo, quisiera pediros un esfuerzo especial para acompañar a los jóvenes. Ocupaos de su formación en los sanos principios morales, que los guíen para afrontar los desafíos de un mundo amenazado por las colonizaciones ideológicas y culturales. El próximo Sínodo de los Obispos no sólo se referirá a estos aspectos, sino que interpelará directamente a los jóvenes, escuchando sus historias e involucrándolos en un discernimiento común sobre cómo proclamar mejor el Evangelio en los próximos años. Una de las grandes bendiciones de la Iglesia de Myanmar es su juventud y, en particular, el número de seminaristas y de jóvenes religiosos. Por esto, demos gracias a Dios. Siguiendo el espíritu del Sínodo, por favor, involucradlos y sostenedlos en su camino de fe, porque están llamados, a través de su idealismo y entusiasmo, a ser evangelizadores alegres y convincentes de sus coetáneos.

Mi tercera palabra para vosotros es profecía. La Iglesia de Myanmar testimonia cotidianamente el Evangelio gracias a sus obras educativas y caritativas, su defensa de los derechos humanos, su respaldo a los principios democráticos. Poned a la comunidad católica en condiciones de seguir teniendo un papel constructivo en la vida de la sociedad, haciendo escuchar vuestra voz en cuestiones de interés nacional, insistiendo particularmente en el respeto de la dignidad y los derechos de todos, especialmente de los más pobres y vulnerables. Estoy convencido de que la estrategia pastoral quinquenal, que la Iglesia ha desarrollado dentro del más amplio contexto de la construcción del Estado, dará frutos abundantes no sólo para el futuro de las comunidades locales, sino también para todo el País. Me refiero de modo especial a la necesidad de proteger el ambiente y de asegurar un correcto uso de los ricos recursos naturales del País en beneficio de las generaciones futuras. La protección del don divino de la creación no puede separarse de una sana ecología humana y social. En efecto, «el auténtico cuidado de nuestra propia vida y de nuestras relaciones con la naturaleza es inseparable de la fraternidad, la justicia y la fidelidad a los demás» (Laudato si’, 70).

Queridos hermanos en el episcopado, doy las gracias a Dios por este momento de comunión y ruego para que este estar juntos nos refuerce en el compromiso de ser pastores fieles y servidores de la grey que Cristo nos ha confiado. Sé que vuestro ministerio es arduo y que, junto con vuestros sacerdotes, fatigáis a menudo bajo «el peso del día y el bochorno» (Mt 20,12). Os exhorto a mantener el equilibrio en la salud física sin olvidar la espiritual, en preocuparos de modo paternal por la salud de vuestros sacerdotes.

Y hablando de salud espiritual, recuerdan la primera obligación del obispo. Cuando los primeros cristianos recibieron las quejas de los helenistas porque no estaban bien atendidas sus viudas y sus hijos, se reunieron los apóstoles e «inventaron» los diáconos. Y Pedro anunció esta noticia y comunicó también la obligación que tiene el obispo diciendo así: «Nosotros nos dedicaremos a la oración y al servicio de la palabra» (cf. Hch 6,1-6). La oración es el primer deber del Obispo. Cada uno de nosotros, obispos, tendrá que preguntarse, al final de la jornada, en el examen de conciencia: «¿Cuántas horas he rezado hoy?".

Queridos hermanos, os exhorto a mantener el equilibrio entre la salud física y espiritual. Sobre todo, os animo a crecer cada día en la oración y en la experiencia del amor reconciliador de Dios, porque es la base de vuestra identidad sacerdotal, la garantía de la solidez de vuestra predicación y la fuente de la caridad pastoral con la que conducís al Pueblo de Dios por senderos de santidad y de verdad. Con gran afecto invoco la gracia del Señor sobre vosotros, los sacerdotes, los religiosos y todos los laicos de vuestras Iglesias locales. Os pido, por favor, que no os olvidéis de rezar por mí.

Y ahora os invito a rezar todos juntos, vosotros en birmano y yo en español, el Ave María a la Virgen.

[Dios te salve María]

Que os bendiga Dios todopoderoso, Padre, Hijo y Espíritu Santo.

[01794-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Eminência,
queridos Irmãos Bispos!

Hoje foi, para todos nós, um dia sobrecarregado mas de grande alegria! De manhã, celebramos a Eucaristia juntamente com os fiéis vindos de todo o país e, de tarde, encontramos os líderes da comunidade maioritária budista. Gostaria que o nosso encontro, nesta noite, fosse um momento de serena gratidão por estas bênçãos e de tranquila reflexão sobre as alegrias e os desafios do vosso ministério de pastores do rebanho de Cristo neste país. Agradeço a D. Félix [Lian Khen Thang] as palavras de saudação que me dirigiu em vosso nome; a todos vos abraço com grande afeto no Senhor.

Desejo agrupar os meus pensamentos à volta de três palavras: cura, acompanhamento e profecia.

A primeira, cura. O Evangelho, que pregamos, é sobretudo uma mensagem de cura, reconciliação e paz. Por meio do sangue de Cristo na cruz, Deus reconciliou consigo o mundo e enviou-nos para ser mensageiros daquela graça de cura. Aqui no Myanmar, esta mensagem tem uma ressonância especial, pois o país está empenhado em superar divisões profundamente radicadas e construir a unidade nacional. O vosso rebanho traz os sinais deste conflito e gerou valorosas testemunhas da fé e das tradições antigas; assim, para vós, a pregação do Evangelho não deve ser apenas uma fonte de consolação e fortaleza, mas também um apelo a favorecer a unidade, a caridade e a cura na vida do povo. A unidade, que partilhamos e celebramos, nasce da diversidade; valoriza as diferenças entre as pessoas como fonte de mútuo enriquecimento e de crescimento; convida-as a reencontrarem-se umas com as outras, numa cultura do encontro e da solidariedade.

Que o Senhor vos conceda, no vosso ministério episcopal, experimentar constantemente a sua guia e ajuda no compromisso de favorecer a cura e a comunhão em todos os níveis da vida da Igreja, de modo que o santo Povo de Deus possa, através do seu exemplo de perdão e amor reconciliador, ser sal e luz para os corações que anelam por aquela paz que o mundo não lhes pode dar. A comunidade católica no Myanmar pode-se orgulhar do seu testemunho profético de amor a Deus e ao próximo, que se traduz no compromisso a favor dos pobres, daqueles que estão privados de direitos e sobretudo, nestes tempos, a favor dos inúmeros desalojados que, por assim dizer, jazem feridos na beira da estrada. Peço-vos que transmitais a minha gratidão a todos aqueles que, como o Bom Samaritano, trabalham com generosidade para levar o bálsamo da cura a eles e ao próximo que passa necessidade, sem olhar a religião nem etnia.

O vosso ministério de cura encontra uma expressão particular no empenho pelo diálogo ecuménico e a colaboração inter-religiosa. Rezo para que produzam abundantes frutos, na reconciliação da vida do país, os vossos incessantes esforços por construir pontes de diálogo e vos unir aos seguidores doutras religiões tecendo relações de paz. A conferência inter-religiosa de paz, realizada em Rangum na primavera passada, foi um testemunho importante, aos olhos do mundo, da determinação das religiões a viver em paz e rejeitar qualquer ato de violência e de ódio perpetrado em nome da religião.

E, neste ministério de cura, lembrai-vos que a Igreja é um «hospital de campo». Curar, curar feridas, curar as almas, curar. A vossa primeira missão é esta: curar, curar os feridos.

A segunda palavra, que vos deixo nesta noite, é acompanhamento. Um bom pastor está constantemente presente no seu rebanho, guiando-o enquanto caminha a seu lado. Gosto de lembrar que o pastor deveria possuir o odor das ovelhas; mas também o odor de Deus. Não vos esqueçais: também o odor de Deus. Nos nossos dias, somos chamados a ser uma «Igreja em saída» a fim de levar a luz de Cristo a todas as periferias (cf. Evangelii gaudium, 20). Como bispos, as vossas vidas e o vosso ministério são chamados a conformar-se a este espírito de envolvimento missionário, sobretudo através das visitas pastorais regulares às paróquias e comunidades que formam as vossas Igrejas locais. Este é um meio privilegiado para acompanhar, como pais amorosos, os vossos sacerdotes no compromisso diário de fazer crescer o rebanho em santidade, fidelidade e espírito de serviço. Falei de acompanhar os sacerdotes: mantende-vos próximo dos sacerdotes; não esqueçais que o próximo mais próximo que um bispo tem, é o sacerdote. Que cada sacerdote não só conheça, mas sinta que ele tem um pai no bispo.

Pela graça de Deus, a Igreja no Myanmar herdou, daqueles que trouxeram o Evangelho a essa terra, uma fé sólida e uma ardente ânsia missionária do trabalho. Sobre estes fundamentos estáveis e em comunhão com os presbíteros e os religiosos, continuai a permear o laicado com o espírito dum autêntico discipulado missionário e a procurar uma sábia inculturação da mensagem evangélica na vida diária e nas tradições das vossas comunidades locais. A este respeito, é essencial a contribuição dos catequistas; o seu enriquecimento formativo deve permanecer para vós uma prioridade. E não esqueçais que os catequistas são os pilares da evangelização em cada paróquia.

Sobretudo quero pedir-vos um empenhamento especial no acompanhamento dos jovens. Velai pela sua formação nos sãos princípios morais que os guiarão ao enfrentar os desafios dum mundo ameaçado pelas colonizações ideológicas e culturais. O próximo Sínodo dos Bispos não tratará apenas destes aspetos, mas interpelará diretamente os jovens, escutando as suas histórias e envolvendo-os no discernimento comum sobre o modo como proclamar melhor o Evangelho nos anos futuros. Uma das grandes bênçãos da Igreja no Myanmar é a sua juventude e, em particular, o número de seminaristas e noviços. E por isso agradecemos a Deus. No espírito do Sínodo, por favor, envolvei-os e sustentai-os no seu percurso de fé, pois, através do seu idealismo e entusiasmo, são chamados a ser evangelizadores felizes e convincentes dos seus coetâneos.

A minha terceira palavra, para vós, é profecia. A Igreja no Myanmar dá testemunho diariamente do Evangelho, através das suas obras educativas e caritativas, da sua defesa dos direitos humanos, do seu apoio aos princípios democráticos. Oxalá possais colocar a comunidade católica em condições de continuar a ter um papel construtivo na vida da sociedade, fazendo ouvir a sua voz nas questões de interesse nacional, nomeadamente insistindo no respeito pela dignidade e os direitos de todos, particularmente dos mais pobres e vulneráveis. Tenho confiança que o quinquénio de estratégia pastoral, que a Igreja desenvolveu no contexto mais amplo da construção do Estado, produzirá fruto abundante não só para o futuro das comunidades locais mas também do país inteiro. Aludo especialmente à necessidade de proteger o meio ambiente e assegurar uma correta utilização dos ricos recursos naturais do país a bem das gerações futuras. A custódia do dom divino da criação não pode ser separada duma sã ecologia humana e social. De facto, «o cuidado autêntico da nossa própria vida e das nossas relações com a natureza é inseparável da fraternidade, da justiça e da fidelidade aos outros» (Laudato si’, 70).

Queridos Irmãos Bispos, agradeço a Deus este momento de comunhão e rezo para que este nosso encontro nos fortaleça no compromisso de sermos pastores fiéis e servidores do rebanho que Cristo nos confiou. Sei que o vosso ministério é exigente e que muitas vezes sentis, tal como os vossos sacerdotes, «o cansaço do dia e o seu calor» (Mt 20,12). Exorto-vos a manter o equilíbrio tanto na saúde física como na espiritual, e a preocupar-vos paternalmente com a saúde dos vossos sacerdotes.

E, falando de saúde espiritual, lembrai-vos do primeiro dever do bispo. Quando chegaram aos primeiros cristãos as queixas dos helenistas porque eram descuradas as suas viúvas e os filhos, os apóstolos reuniram-se e «inventaram» os diáconos. E Pedro, ao proclamar esta notícia, anuncia também o dever do bispo, nestes termos: «A nós, compete-nos a oração e o anúncio da Palavra» (cf. At 6, 1-6). A oração é o primeiro dever do bispo. À noite, no exame de consciência, cada um de nós, bispos, deverá interrogar-se: «Quantas horas rezei hoje?»

Queridos irmãos, exorto-vos a manter o equilíbrio na saúde física e na espiritual. Sobretudo encorajo-vos a crescer todos os dias na oração e na experiência do amor reconciliador de Deus, porque é a base da vossa identidade sacerdotal, a garantia da solidez da vossa pregação e a fonte da caridade pastoral com que conduzis o povo de Deus pelas sendas da santidade e da verdade. Com grande afeto, invoco a graça do Senhor sobre vós, sobre os sacerdotes, os religiosos e sobre todos os leigos das vossas Igrejas locais. Peço, por favor, que não vos esqueçais de rezar por mim.

E agora convido-vos a rezarmos todos juntos – vós em birmanês, eu em espanhol – a Ave Maria a Nossa Senhora.

[Ave Maria]

Abençoe-vos Deus Todo-Poderoso Pai, Filho e Espírito Santo.

[01794-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Eminencjo,
drodzy bracia biskupi,

Dla nas wszystkich był to dzień pełen wydarzeń, ale także wielkiej radości! Dzisiaj rano sprawowaliśmy Eucharystię wraz z wiernymi przybyłymi z całego kraju, a po południu spotkaliśmy przywódców większościowej wspólnoty buddyjskiej. Chciałbym, aby nasze spotkanie dzisiejszego wieczoru było chwilą pogodnego dziękczynienia za te błogosławieństwa i spokojnej refleksji o radościach i wyzwaniach waszej posługi pasterzy owczarni Chrystusa w tym kraju. Dziękuję księdzu biskupowi Felixowi [Lian Khen Thang] za słowa powitania, które skierował do mnie w waszym imieniu. Obejmuję was wszystkich w ramionach z wielką miłością w Panu.

Chciałbym zebrać moje myśli wokół trzech słów: uzdrowienie, towarzyszenie i proroctwo.

Pierwsze, uzdrowienie. Ewangelia, którą głosimy, jest przede wszystkim orędziem uzdrowienia, pojednania i pokoju. Krwią Chrystusa na krzyżu, Bóg pojednał świat ze sobą i posłał nas, abyśmy byli posłańcami tej uzdrawiającej łaski. Tutaj w Mjanmie, takie orędzie ma szczególny wydźwięk zważywszy, że kraj stara się przezwyciężyć głęboko zakorzenione podziały i budować jedność narodową. Wasze owczarnie niosą znaki tego konfliktu i zrodziły odważnych świadków wiary oraz starożytnych tradycji. Zatem dla was głoszenie Ewangelii nie może być tylko źródłem pociechy i męstwa, ale również wezwaniem do krzewienia jedności, miłości i uzdrowienia w życiu ludu. Jedność, którą wspólnie dzielimy i celebrujemy rodzi się z różnorodności – nie zapominajcie o tym, rodzi się z różnorodności -; dowartościowuje ona różnice między ludźmi jako źródło wzajemnego ubogacenia i rozwoju. Zaprasza ich do bycia razem w kulturze spotkania i solidarności.

Obyście mogli w waszej posłudze biskupiej nieustannie doświadczać kierownictwa i pomocy Pana w wysiłkach na rzecz uzdrowienia i komunii na każdym poziomie życia Kościoła, tak aby święty lud Boży, waszą owczarnię, swoim przykładem przebaczenia i jednającej miłości, mógł być solą i światłem dla serc, które dążą do tego pokoju, którego świat dać nie może. Wspólnota katolicka w Mjanmie może być dumna ze swojego proroczego świadectwa umiłowania Boga i bliźniego, które wyraża się w zaangażowaniu na rzecz ubogich, ludzi pozbawionych praw, a przede wszystkim, w obecnych czasach, dla wielu osób wysiedlonych, którzy że tak powiem, leżą poranieni na skraju drogi. Proszę was, abyście przekazali moje podziękowania dla tych wszystkich, którzy podobnie jak Miłosierny Samarytanin szczodrze starają się im oraz bliźnim, którzy są w potrzebie, bez względu na religię lub pochodzenie etniczne, nieść olej uzdrowienia.

Wasza posługa uzdrawiania znajduje szczególny wyraz w zaangażowaniu na rzecz dialogu ekumenicznego i współpracy międzyreligijnej. Modlę się, aby wasze nieustanne starania o budowanie mostów dialogu oraz jednoczenia się z wyznawcami innych religii w kształtowaniu relacji pokoju wydały obfite owoce dla pojednania życia w kraju. Międzyreligijna konferencja pokojowa, która odbyła się w Rangunie minionej wiosny była ważnym wobec świata świadectwem determinacji religii, aby żyć w pokoju i odrzucić wszelkie akty przemocy i nienawiści popełniane w imię religii.

W tym uzdrawianiu pamiętajcie, że Kościół jest „szpitalem polowym”. Leczyć, leczyć rany, leczyć dusze, uzdrawiać. To jest wasza pierwsza misja, leczyć, leczyć rannych.

Moje drugie słowo dla was dzisiejszego wieczora to towarzyszenie. Dobry Pasterz jest stale obecny w swojej owczarni, prowadząc ją, a jednocześnie idąc obok niej. Bardzo lubię mówić, że pasterz powinien mieć zapach owiec; ale także zapach Boga, nie zapominajcie!, również zapach Boga. W naszych czasach jesteśmy wezwani do bycia „Kościołem wychodzącym”, aby zanieść światło Chrystusa na wszelkie peryferie (por. Evangelii gaudium, 20). Wasze życie i wasza posługa jako biskupów są powołane do zgodności z tym duchem zaangażowania misyjnego, zwłaszcza poprzez regularne wizytacje duszpasterskie parafii i wspólnot, tworzących wasze Kościoły lokalne. Jest to uprzywilejowany środek, by jako miłujący ojcowie towarzyszyć waszym kapłanom w codziennym trudzie pobudzania wzrostu owczarni w świętości, wierności i w duchu służby. Mówiłem o towarzyszeniu kapłanom: bądźcie bliscy kapłanom, nie zapominajcie, że najbliższym bliźnim biskupa jest kapłan. Niech każdy kapłan nie tylko to wie, ale niech czuje, że w biskupie ma ojca.

Dzięki Bogu Kościół w Mjanmie przejął dziedzictwo silnej wiary i żarliwego pragnienia misyjnego pracy tych, którzy przynieśli Ewangelię na tę ziemię. Na tym solidnym fundamencie, oraz w jedności z kapłanami i zakonnikami nadal kształtujcie świeckich w duchu prawdziwego uczniostwa misyjnego i poszukujcie mądrej inkulturacji orędzia ewangelicznego w codziennym życiu i tradycji waszych wspólnot lokalnych. Niezbędny jest w tej dziedzinie wkład katechetów. Priorytetem powinno być dla was nadal ich ubogacenie formacyjne. I nie zapominajcie, że katechiści są filarami ewangelizacji, w każdej parafii.

Chciałbym was prosić przede wszystkim o szczególne zaangażowanie w towarzyszenie ludziom młodym. Zajmijcie się ich kształtowaniem w solidnych zasadach moralnych, które będą ich prowadziły w konfrontacji z wyzwaniami świata zagrożonego kolonizacją ideologiczną i kulturową. Najbliższy Synod Biskupów nie tylko będzie obejmował te aspekty, ale bezpośrednio zapyta młodych, wysłuchując ich historii i angażując ich we wspólne rozeznanie odnośnie tego, jak najlepiej głosić Ewangelię w nadchodzących latach. Jednym z wielkich błogosławieństw Kościoła w Mjanmie jest jego młodość, a zwłaszcza liczba seminarzystów i młodych zakonników. Bogu za to dziękuję. W duchu Synodu, proszę was angażujcie ich i wspierajcie na drodze wiary, ponieważ są powołani, aby poprzez swój idealizm i entuzjazm byli radosnymi i przekonującymi ewangelizatorami swoich rówieśników.

Moje trzecie słowo dla was to proroctwo. Kościół w Mjanmie codziennie świadczy Ewangelię poprzez swoje dzieła edukacyjne i charytatywne, obronę praw człowieka, wsparcie dla zasad demokratycznych. Obyście umożliwili wspólnocie katolickiej, aby w dalszym ciągu odgrywała konstruktywną rolę w życiu społeczeństwa, sprawiając, by wasz głos był słyszalny w sprawach dotyczących interesu narodowego, szczególnie kładąc nacisk na poszanowanie godności i praw wszystkich, zwłaszcza najuboższych i słabych. Jestem przekonany, że pięcioletni plan duszpasterski, który Kościół rozwinął w szerszym kontekście budowania państwa, przyniesie obfite owoce nie tylko dla przyszłości społeczności lokalnych, ale także całego kraju. W szczególności mam na myśli potrzebę ochrony środowiska i zapewnienia właściwego wykorzystania bogatych zasobów naturalnych kraju dla dobra przyszłych pokoleń. Strzeżenie Bożego daru stworzenia nie może być oddzielone od zdrowej ekologii ludzkiej i społecznej. Bowiem „autentyczna troska onasze życie inaszą relację znaturą jest nierozerwalnie związana zwymiarem sprawiedliwości ibraterstwa oraz wierności wobec innych” (Laudato si’, 70).

Drodzy bracia biskupi, dziękuję Bogu za ten czas komunii i modlę się, aby to nasze przebywanie razem umocniło nas w trudzie bycia pasterzami wiernymi i sługami owczarni, którą powierzył nam Chrystus. Wiem, że wasza posługa jest trudna i że wraz z waszymi kapłanami często zmagacie się z „ciężarem dnia i spiekoty” (Mt 20,12). Zachęcam was do zachowania równowagi w zdrowiu fizycznym, jak i w duchowym, i abyście po ojcowsku pomyśleli o zdrowiu waszych kapłanów.

A mówiąc o zdrowiu duchowym, pamiętajcie o pierwszym zadaniu biskupa. Kiedy do pierwszych chrześcijan dotarły narzekania hellenistów, że ich wdowy i dzieci były zaniedbywane, zgromadzili się apostołowie i „wymyślili” diakonów. I Piotr ogłasza tę wiadomość i ogłasza również zadanie biskupa, mówiąc tak: „do nas należy modlitwa i posługa słowa” (por. Dz 6, 1-6). Modlitwa jest pierwszym zadaniem biskupa. Każdy z wam musi się pytać wieczorem, podczas rachunku sumienia: „Ile godzin modliłem się dzisiaj?”

Drodzy bracia, wzywam was do zachowania równowagi między zdrowiem fizycznym i duchowym. Przede wszystkim zachęcam was do wzrastania każdego dnia w modlitwie i w doświadczeniu jednającej miłości Boga, ponieważ jest ona podstawą waszej tożsamości kapłańskiej, gwarancją solidności waszego przepowiadania i źródłem miłości pasterskiej, z którą poprowadzicie lud Boży na drogach świętości i prawdy. Z wielką miłością modlę się o łaskę Pana dla was, dla kapłanów, zakonników i wszystkich świeckich waszych Kościołów lokalnych. Proszę was bardzo, abyście pamiętali o mnie w modlitwie.

A teraz zapraszam was do wspólnej modlitwy do Matki Bożej – wy po birmańsku, ja po hiszpańsku: Zdrowaś Maryjo.

[Zdrowaś Maryjo]

Niech was błogosławi Bóg wszechmogący Ojciec i Syn, i Duch Święty.

[01794-PL.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

الزيارة الرسولية إلى ميانمار

كلمة قداسة البابا فرنسيس للأساقفة

يانغون، مُجَمَّع الكاتدرائية

الأربعاء 29 نوفمبر / تشرين الثاني 2017

صاحب النيافة، أيها الإخوة الأساقفة الأعزاء،

لقد كان يومًا حافلًا لنا جميعًا، لكن فرحه عظيم! احتفلنا هذا الصباح بالافخارستيا مع المؤمنين القادمين من جميع أنحاء البلاد، والتقينا في فترة ما بعد الظهر قادة الطائفة البوذية الأغلبية. يسرّني أن يكون لقاؤنا هذا المساء لحظة شكر هادىء على هذه البركات، وتأمّل هادىء في أفراح وتحدّيات خدمتكم كرعاة لقطيع المسيح في هذا البلد. أشكر مونسينيور فيليكس [ليان كين تانغ] على كلمات الترحيب التي وجّهها إليّ باسمكم؛ إني أعانقكم بمحبّة كبيرة بالرب.

أودّ أن أجمع أفكاري حول ثلاث كلمات: الشفاء، المرافقة والنبوة.

الأولى، الشفاء. إن الإنجيل الذي نبشّر به هو قبل كلّ شيء رسالة شفاء ومصالحة وسلام. فبواسطة دم المسيح على الصليب قد تصالح الله مع العالم ودعانا لنكون رسل هذه النعمة الشافية. رسالة كهذه لها صدى خاص هنا في الميانمار، حيث أن البلد قد التزم بالعمل على تخطّي انقسامات متجذّرة بعمق، وعلى بناء الوحدة الوطنية. تحمل قطعانكم علامات هذا الصراع، وقد أعطت شهودًا عظماء للإيمان وللتقاليد القديمة؛ لذا فلا يجب أن تكون بشارة الإنجيل بالنسبة إليكم مصدر عزاء وقوّة وحسب، إنما أيضًا دعوة لتعزيز الوحدة والمحبّة والشفاء، في حياة الشعب. إن الوحدة التي نتشارك ونحتفل بها تولَد من رحم الاختلاف. وهي تعزّز الاختلاف بين الأشخاص كمصدر لإغناء متبادل وللنموّ؛ وتدعوهم للتّلاقِ معًا في ثقافة اللقاء والتضامن.

أودّ لو تختبروا باستمرار، في خدمتكم الأسقفية، إرشاد الربّ وعونه في عملكم على تعزيز الشفاء والشركة على جميع أصعدة حياة الكنيسة، فيكون شعب الله المقدّس، عبر مثاله في المغفرة والمحبّة، ملحًا ونورًا للقلوب التي تتوق إلى ذاك السلام الذي لا يستطيع العالم أن يعطيه. إن كنيسة الميانمار تقدر أن تفتخر بشهادتها النبويّة لمحبّة الله والقريب التي تظهر في التزامها تجاه الفقراء وتجاه المحرومين من حقوقهم وبالأخص، في هذه الأوقات، تجاه الكثير من المهجّرين الذين، إن صحّ القول، يجثون مجروحين على حافة الطريق. أطلب منكم أن تنقلوا شكري إلى جميع الذين، على غرار السامريّ الصالح، يعملون بسخاء كي يحملوا إليهم وإلى القريب المحتاج، دون الأخذ بعين الاعتبار الدين أو العرق، بلسمَ الشفاء.

إن خدمتكم الشفائيّة تجد تعبيرًا خاصًّا في التزامكم من أجل الحوار المسكونيّ ومن أجل التعاون بين الأديان. أصلّي كيما تحمل جهودكم المستمرّة في بناء جسور حوار وفي اتّحادكم مع أتباع الديانات الأخرى لنسج علاقات سلام، ثمارًا وفيرة للمصالحة في حياة البلد. وقد كان مؤتمر السلام بين الأديان الذي عقد في يانغون الربيع الفائت، شهادة مهمّة، إزاء العالم، لعزم الأديان على العيش بسلام وعلى رفض أيّ عملٍ من أعمال العنف والكراهية، يُرتكب باسم الدين.

وبهذا الشفاء، تذكّروا أن الكنيسة هي "مستشفى ميداني". شفاء، شفاء الجراح، شفاء النفوس، شفاء. هذه هي أوّل مهمّة لكم، الشفاء، شفاء الجرحى.

كلمتي الثانية لكم هذا المساء هي المرافقة. الراعي الصالح هو حاضر دومًا لقطيعه، يقوده فيما يسير إلى جانبه. وكما يحلو لي أن أقول، على الراعي أن تفوح منه رائحةُ الخراف؛ لكن أيضًا رائحة الله، لا تنسوا! أيضًا رائحة الله. فنحن مدعوّون في أيّامنا هذه لأن نكون "كنيسة في انطلاق" كي تحمل نور المسيح إلى جميع الضواحي (را. الإرشاد الرسولي فرح الإنجيل، 20). وكأساقفة، إن حياتكم وخدمتكم مدعوّتان لأن تطابقا روح المشاركة التبشيرية هذا ولا سيما عبر زيارات راعوية منتظمة للرعايا والجماعات التي تكوّن كنائسكم المحلّية. إنها وسيلة مميّزة لمرافقة كهنتكم، كأباء محبّين، في التزامهم اليومي في جعل القطيع ينمو في القداسة والأمانة وروح الخدمة. لقد تكلّمت عن مرافقة الكهنة: كونوا قريبين من الكهنة، تذكّروا أن أقرب الأقرباء للأسقف هو الكاهن. على كلّ كاهن ليس فقط أن يعرف إنما أن يشعر بأن له أبٌ في شخص الأسقف.

بنعمة الله، لقد ورث الميانمار إيمانًا صلبًا وتَوقًا رسوليًا حارًا، من عمل الذين حملوا الإنجيل إلى هذه الأرض. وعلى هذه الأسس الثابتة، وبشركة مع الكهنة والرهبان، استمِرّوا في بعثِ روح التلمذة التبشيرية الحقيقية في العلمانيين، وفي البحث عن أقلمة حكيمة لرسالة الإنجيل في الحياة اليومية وفي تقاليد جماعاتكم المحلّية. مساهمة معلّمي الدين هي أساسية في هذا المجال؛ والسهر على نموّهم التنشيئي يجب أن يبقى أولويّة بالنسبة إليكم. ولا تنسوا أن معلمي التعليم الديني هم أركان التبشير في كلّ رعية.

وأودّ، قبل كلّ شيء، أن أطلب منكم التزامًا خاصًّا في مرافقة الشباب. اهتموا بتنشئتهم في المبادئ الأخلاقية السليمة التي ترشدهم في مواجهة تحدّيات عالم تهدّده الاستعمارات الإيديولوجية والثقافية. إن سينودس الأساقفة المقبل لن يغطّي هذه الجوانب وحسب، لكنّه سوف يُشرِك الشباب مباشرة، عبر الاصغاء إلى قصصهم ومشاركتهم في التمييز المشترك حول كيفيّة التبشير بالإنجيل بشكل أفضل في السنين القادمة. إحدى أكبر بركات الكنيسة في الميانمار هي شبيبتها ولا سيما، عدد الإكليريكيين والرهبان الشبّان. لنشكر الله على هذا الأمر. أشرِكوهم من فضلكم في روح السينودس وسانِدوهم في مسيرة إيمانهم، لأنهم مدعوّون، من خلال مثاليتهم وحماسهم، إلى أن يكونوا مبشّرين فرحين ومقنعين لأقرانهم.

كلمتي الثالثة لكم هي النبوّة. إن الكنيسة في الميانمار تشهد يوميّا للإنجيل بواسطة عملها التربوي والخيري، ودفاعها عن حقوق الإنسان، ومساندتها للمباديء الديموقراطية. أودّ لو تجعلوا الجماعة الكاثوليكية قادرة على الاستمرار في أن يكون لها دورًا بنّاء في حياة المجتمع، فتُسمِعونَ صوتَكم في قضايا المصلحة الوطنية، ولا سيما عبر الاصرار على احترام كرامة الجميع وحقوقهم، وبشكل خاص، حقوق الأشخاص الأكثر فقرًا والأكثر ضعفًا. إني لواثق أن الاستراتيجية الرعوية التي تدوم خمس سنوات، والتي أقامتها الكنيسة ضمن السياق الأوسع لبناء الدولة، سوف تفيض بالثمار، ليس فقط لمستقبل الجماعات المحلّية، إنما أيضًا للبلد بأسره. وأشير هنا إلى ضرورة حماية البيئة وضمان استخدام صحيح لموارد البلد الطبيعية الغنيّة لصالح الأجيال الصاعدة. فلا يمكن الفصل بين المحافظة على هبةِ الخليقة الإلهية وإيكولوجيا إنسانية واجتماعية سليمة. في الواقع، إن "العناية الأصيلة بعلاقتنا مع الطبيعة هي جزء لا يتجزّأ من الأخوّة والعدالة والإخلاص تجاه الآخرين" (كن مسبّحا، 70).

أيها الإخوة الأساقفة الأعزاء، إني أشكر الله على لحظات الشركة هذه وأصلّي من أجل أن يقوّي هذا الوقتُ الذي أمضيناه سويّا التزامَنا بكوننا رعاة أمناء وخدّاما للقطيع الذي عهد به المسيح إلينا. إني أعلم أن خدمتكم صعبة وأنكم، مع كهنتكم، غالبّا ما تتعبون تحت "ثقل اليوم والحرّ" (متى 20، 12). إني أحثّكم على الحفاظ على التوازن في الصحّة البدنيّة كما في الصحّة الروحيّة، وأن تهتمّوا أيضًا، بشكل أبويّ، لصحّة كهنتكم.

وإذ نتكلّم عن الصحّة الروحيّة، تذكّروا أوّل مهمّة للأسقف. عندما تلقّى المسيحيون الأوائل تذمّرَ الهلينيون لأن أَرامِلَهم وأبناءهم يُهمَلون في الخِدَمةِ، اجتمع الرسل و"ابتكروا" الشمامسة. فأعلن بطرس هذا الخبر، وأعلن أيضًا مهمّة الأسقف قائلًا: "واجبنا هو الصلاة وإعلان البشارة" (را. رسل 6، 1- 6). الصلاة هي الواجب الأول للأسقف. كلّ منّا نحن الأساقفة، عليه أن يتساءل، في المساء، في فحص ضميره: "كم ساعة صلّيتُ اليوم؟".

أيها الإخوة الأعزاء، إني أحثّكم على الحفاظ على التوازن في صحّتكم البدنيّة والروحيّة. وأشجّعكم قبل كلّ شيء على النموّ كلّ يوم في الصلاة وخبرة المحبّة التي تصالح مع الله، لأنها هي أساس هويّتكم الكهنوتية، وضمان قوّة تعليمكم ومصدر المحبّة الرعوية التي بها تقودون شعب الله في دروب القداسة والحقّ. إني ألتمس بقوّة نعمة الربّ عليكم، وعلى الكهنة، والرهبان وعلى جميع علمانيّي كنائسِكم المحلّية. وأطلب منكم من فضلكم ألّا تنسوا أن تصلّوا من أجلي.

والآن أدعوكم لأن نتلو كلّنا سويّا، أنتم بالبيرماني وأنا بالاسباني، صلاة السلام عليك للسيدة العذراء.

[السلام عليك]

ليبارككم الله القدير الآب والابن والروح القدس.

[01794-AR.01] [Testo originale: Italiano]

[B0843-XX.02]