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Viaggio Apostolico del Santo Padre Francesco in Myanmar e Bangladesh (26 novembre – 2 dicembre 2017) - Incontro con le Autorità, con la Società Civile e con il Corpo Diplomatico, 28.11.2017


Incontro con le Autorità, con la Società Civile e con il Corpo Diplomatico

 

Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

 

    Alle ore 17 locali (11.30 ora di Roma) di questo pomeriggio, al Myanmar International Convention Center di Nay Pyi Taw, ha avuto luogo l’incontro con le Autorità, con la Società Civile e con i membri del Corpo Diplomatico.
    Al Suo arrivo, il Santo Padre Francesco è stato accolto dal Consigliere di Stato e Ministro degli Affari Esteri, Sig.ra Aung San Suu Kyi, e da alcuni bambini in abito tradizionale, appartenenti a diverse etnie.
    Dopo l’intervento del Consigliere di Stato, il Papa ha pronunciato un discorso.
    Al termine dell’incontro, il Santo Padre si è trasferito in auto all’Aeroporto Internazionale di Nay Pyi Taw dove è stato accolto da un Ministro Delegato del Presidente.
    Quindi – a bordo di un B737 della MAI (Myanmar Airways International) – è decollato per far ritorno a Yangon. Dopo l’atterraggio, è rientrato in auto all’Arcivescovado.
    Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre ha pronunciato nel corso dell’incontro con le Autorità, con la Società Civile e con i membri del Corpo Diplomatico:

 

Discorso del Santo Padre

Signora Consigliere di Stato,
Onorevoli Membri del Governo e altre Autorità,
Signor Cardinale, Venerati Fratelli nell’Episcopato,
Distinti Membri del Corpo Diplomatico,
Signore e Signori,

Esprimo viva riconoscenza per il gentile invito a visitare il Myanmar e ringrazio la Signora Consigliere di Stato per le sue cordiali parole.

Sono molto grato a tutti coloro che hanno lavorato instancabilmente per rendere possibile questa visita. Sono venuto, soprattutto, a pregare con la piccola ma fervente comunità cattolica della nazione, per confermarla nella fede e incoraggiarla nella fatica di contribuire al bene del Paese. Sono molto lieto che la mia visita si realizzi dopo l’istituzione delle formali relazioni diplomatiche tra Myanmar e Santa Sede. Vorrei vedere questa decisione come segno dell’impegno della nazione a perseguire il dialogo e la cooperazione costruttiva all’interno della più grande comunità internazionale, come anche a rinnovare il tessuto della società civile.

Vorrei anche che la mia visita potesse abbracciare l’intera popolazione del Myanmar e offrire una parola di incoraggiamento a tutti coloro che stanno lavorando per costruire un ordine sociale giusto, riconciliato e inclusivo. Il Myanmar è stato benedetto con il dono di una straordinaria bellezza e di numerose risorse naturali, ma il suo tesoro più grande è certamente il suo popolo, che ha molto sofferto e tuttora soffre, a causa di conflitti interni e di ostilità che sono durate troppo a lungo e hanno creato profonde divisioni. Poiché la nazione è ora impegnata per ripristinare la pace, la guarigione di queste ferite si impone come una priorità politica e spirituale fondamentale. Posso solo esprimere apprezzamento per gli sforzi del Governo nell’affrontare questa sfida, in particolare attraverso la Conferenza di Pace di Panglong, che riunisce i rappresentanti dei vari gruppi nel tentativo di porre fine alla violenza, di costruire fiducia e garantire il rispetto dei diritti di tutti quelli che considerano questa terra la loro casa.

In effetti, l’arduo processo di costruzione della pace e della riconciliazione nazionale può avanzare solo attraverso l’impegno per la giustizia e il rispetto dei diritti umani. La sapienza dei saggi ha definito la giustizia come la volontà di riconoscere a ciascuno ciò che gli è dovuto, mentre gli antichi profeti l’hanno considerata come il fondamento della pace vera e duratura. Queste intuizioni, confermate dalla tragica esperienza di due guerre mondiali, hanno portato alla creazione delle Nazioni Unite e alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo come base per gli sforzi della comunità internazionale di promuovere in tutto il mondo la giustizia, la pace e lo sviluppo umano e per risolvere i conflitti mediante il dialogo e non con l’uso della forza. In questo senso, la presenza del Corpo Diplomatico in mezzo a noi testimonia non solo il posto che il Myanmar occupa tra le nazioni, ma anche l’impegno del Paese a mantenere e osservare questi principi fondamentali. Il futuro del Myanmar dev’essere la pace, una pace fondata sul rispetto della dignità e dei diritti di ogni membro della società, sul rispetto di ogni gruppo etnico e della sua identità, sul rispetto dello stato di diritto e di un ordine democratico che consenta a ciascun individuo e ad ogni gruppo – nessuno escluso – di offrire il suo legittimo contributo al bene comune.

Nel grande lavoro della riconciliazione e dell’integrazione nazionale, le comunità religiose del Myanmar hanno un ruolo privilegiato da svolgere. Le differenze religiose non devono essere fonte di divisione e di diffidenza, ma piuttosto una forza per l’unità, per il perdono, per la tolleranza e la saggia costruzione del Paese. Le religioni possono svolgere un ruolo significativo nella guarigione delle ferite emotive, spirituali e psicologiche di quanti hanno sofferto negli anni di conflitto. Attingendo ai valori profondamente radicati, esse possono aiutare ad estirpare le cause del conflitto, costruire ponti di dialogo, ricercare la giustizia ed essere voce profetica per quanti soffrono. È un grande segno di speranza che i leader delle varie tradizioni religiose di questo Paese si stiano impegnando a lavorare insieme, con spirito di armonia e rispetto reciproco, per la pace, per soccorrere i poveri e per educare agli autentici valori religiosi e umani. Nel cercare di costruire una cultura dell’incontro e della solidarietà, essi contribuiscono al bene comune e pongono le indispensabili basi morali per un futuro di speranza e prosperità per le generazioni a venire.

Quel futuro è ancora oggi nelle mani dei giovani della nazione. I giovani sono un dono da amare e incoraggiare, un investimento che produrrà una ricca rendita solo a fronte di reali opportunità di lavoro e di una buona istruzione. Questo è un requisito urgente di giustizia tra le generazioni. Il futuro del Myanmar, in un mondo in rapida evoluzione e interconnessione, dipenderà dalla formazione dei suoi giovani, non solo nei settori tecnici, ma soprattutto nei valori etici di onestà, integrità e solidarietà umana, che possono garantire il consolidamento della democrazia e della crescita dell’unità e della pace a tutti i livelli della società. La giustizia intergenerazionale richiede altresì che le generazioni future possano ereditare un ambiente naturale incontaminato dall’avidità e dalla razzia umana. È indispensabile che i nostri giovani non siano derubati della speranza e della possibilità di impiegare il loro idealismo e i loro talenti nella progettazione del futuro del loro Paese, anzi, dell’intera famiglia umana.

Signora Consigliere di Stato, cari amici!

In questi giorni, desidero incoraggiare i miei fratelli e sorelle cattolici a perseverare nella loro fede e a continuare a esprimere il proprio messaggio di riconciliazione e fraternità attraverso opere caritative e umanitarie, di cui tutta la società possa beneficiare. È mia speranza che, nella cooperazione rispettosa con i seguaci di altre religioni e con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, essi contribuiscano ad aprire una nuova era di concordia e di progresso per i popoli di questa amata nazione. Lunga vita al Myanmar! Vi ringrazio per la vostra attenzione e, con i migliori auguri per il vostro servizio per il bene comune, invoco su tutti voi le benedizioni divine di saggezza, forza e pace. Grazie.

[01791-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Madame le Conseiller d’Etat,
Honorables membres du Gouvernement et autres Autorités,
Monsieur le Cardinal, vénérés Frères dans l’Épiscopat,
Distingués membres du Corps Diplomatique,
Mesdames et Messieurs,

J’exprime ma vive reconnaissance pour l’aimable invitation à visiter le Myanmar, et je remercie Madame le Conseiller d’Etat pour ses paroles cordiales.

Je remercie beaucoup tous ceux qui ont infatigablement travaillé pour rendre possible cette visite. Je suis venu surtout pour prier avec la communauté catholique du pays, petite, mais fervente, pour la confirmer dans la foi et pour l’encourager dans son effort de contribution au bien de la nation. Je suis très reconnaissant que ma visite se déroule après l’établissement des relations diplomatiques formelles entre le Myanmar et le Saint-Siège. Je voudrais voir cette décision comme un signe de l’engagement de la nation à poursuivre le dialogue et la coopération constructive à l’intérieur de la communauté internationale plus grande, comme aussi à renouveler le tissu de la société civile.

Je voudrais aussi que ma visite puisse rejoindre toute la population du Myanmar et offrir une parole d’encouragement à tous ceux qui travaillent pour construire un ordre social juste, réconcilié et inclusif. Le Myanmar a été béni par le don d’une extraordinaire beauté et de nombreuses ressources naturelles; mais son trésor le plus grand est certainement son peuple, qui a beaucoup souffert et continue à souffrir à cause des conflits civils et des hostilités qui ont trop longtemps duré et qui ont créé de profondes divisions. Puisque la nation travaille à présent à retrouver la paix, la guérison de ces blessures ne peut pas ne pas être une priorité politique et spirituelle fondamentale. Je peux seulement exprimer mon appréciation pour les efforts du Gouvernement qui affronte ce défi, en particulier à travers la Conférence de Paix de Panglong, qui réunit les représentants des divers groupes pour tenter de mettre fin à la violence, de construire la confiance et de garantir le respect des droits de tous ceux qui considèrent cette terre comme leur maison.

En effet, le processus ardu de construction de la paix et de la réconciliation nationale ne peut avancer qu’à travers l’engagement pour la justice et le respect des droits humains. La sagesse des sages a défini la justice comme la volonté de reconnaître à chacun ce qui lui est dû, tandis que les anciens prophètes l’ont considérée comme le fondement de la paix, vraie et durable. Ces intuitions, confirmées par la tragique expérience de deux guerres mondiales, ont conduit à la création des Nations Unies et à la Déclaration universelle des droits de l’homme comme base aux efforts de la communauté internationale pour promouvoir dans le monde entier la justice, la paix et le développement humain, ainsi que pour résoudre les conflits par le dialogue et non par l’usage de la force. En ce sens, la présence du Corps Diplomatique au milieu de nous témoigne non seulement de la place que le Myanmar occupe parmi les nations, mais aussi de l’engagement du pays à maintenir et à poursuivre ces principes fondamentaux. L’avenir du Myanmar doit être la paix, une paix fondée sur le respect de la dignité et des droits de tout membre de la société, sur le respect de tout groupe ethnique et de son identité, sur le respect de l’état de droit et d’un ordre démocratique qui permette à chaque individu et à tout groupe – aucun n’étant exclu – d’offrir sa contribution légitime au bien commun.

Dans le grand travail de réconciliation et d’intégration nationale, les communautés religieuses du Myanmar ont un rôle privilégié à jouer. Les différences religieuses ne doivent pas être des sources de division et de méfiance, mais plutôt une force pour l’unité, pour le pardon, pour la tolérance et pour la sage construction de la nation. Les religions peuvent jouer un rôle significatif dans la guérison des blessures émotionnelles, spirituelles et psychologiques de ceux qui ont souffert durant les années de conflit. Puisant à ces valeurs profondément enracinées, elles peuvent aider à extirper les causes du conflit, à construire des ponts de dialogue, à rechercher la justice et à être une voix prophétique pour ceux qui souffrent. C’est un grand signe d’espérance que les leaders des différentes traditions religieuses de ce pays se soient engagés à travailler ensemble, dans un esprit d’harmonie et le respect réciproque, pour la paix, pour aider les pauvres et pour éduquer aux authentiques valeurs religieuses et humaines. En cherchant à construire une culture de la rencontre et de la solidarité, elles contribuent au bien commun et posent les bases morales indispensables d’un avenir d’espérance et de prospérité pour les générations à venir.

Cet avenir est encore aujourd’hui entre les mains des jeunes de la nation. Les jeunes sont un don à aimer et à encourager, un investissement qui produira un riche revenu seulement face à de réelles possibilités d’emploi et à une instruction de qualité. Ceci requiert d’urgence la justice intergénérationnelle. L’avenir du Myanmar, dans un monde en rapide évolution et interconnexion, dépendra de la formation de ses jeunes, non seulement dans les secteurs techniques, mais surtout aux valeurs éthiques d’honnêteté, d’intégrité et de solidarité humaine qui peuvent garantir le renforcement de la démocratie et la croissance de l’unité et de la paix à tous les niveaux de la société. La justice entre générations demande également que les générations futures héritent d’un environnement naturel non contaminé par l’avidité et le pillage humain. Il est indispensable que nos jeunes ne soient pas dépossédés de l’espérance et de la possibilité d’employer leur idéalisme et leurs talents dans le projet d’avenir de leur pays, et même de la famille humaine tout entière.

Madame le Conseiller d’Etat, chers amis,

Je désire ces jours-ci encourager mes frères et sœurs catholiques à persévérer dans leur foi et à continuer d’exprimer leur message de réconciliation et de fraternité à travers des œuvres caritatives et humanitaires dont toute la société puisse bénéficier. C’est mon espérance que, dans la coopération respectueuse avec les adeptes des autres religions, et avec tous les hommes et femmes de bonne volonté, ils contribuent à ouvrir une ère nouvelle de concorde et de progrès pour les peuples de cette région bien aimée. Longue vie au Myanmar! Je vous remercie pour votre attention et, avec mes vœux les meilleurs pour votre service pour le bien commun, j’invoque sur vous tous les bénédictions divines de sagesse, de force et de paix. Merci.

[01791-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Madam State Counsellor,
Honourable Government and other Authorities,
Your Eminence, My Brother Bishops,
Distinguished Members of the Diplomatic Corps,
Ladies and Gentlemen,

I am grateful for the kind invitation to visit Myanmar and I thank you, Madam State Counsellor, for your kind words. I am very grateful to all who have worked so hard to make this visit possible. I have come, above all, to pray with the nation’s small but fervent Catholic community, to confirm them in their faith, and to encourage them in their efforts to contribute to the good of the nation. I am most grateful that my visit comes soon after the establishment of formal diplomatic relations between Myanmar and the Holy See. I would like to see this decision as a sign of the nation’s commitment to pursuing dialogue and constructive cooperation within the greater international community, even as it strives to renew the fabric of civil society.

I would also like my visit to embrace the entire population of Myanmar and to offer a word of encouragement to all those who are working to build a just, reconciled and inclusive social order. Myanmar has been blessed with great natural beauty and resources, yet its greatest treasure is its people, who have suffered greatly, and continue to suffer, from civil conflict and hostilities that have lasted all too long and created deep divisions. As the nation now works to restore peace, the healing of those wounds must be a paramount political and spiritual priority. I can only express appreciation for the efforts of the Government to take up this challenge, especially through the Panglong Peace Conference, which brings together representatives of the various groups in an attempt to end violence, to build trust and to ensure respect for the rights of all who call this land their home.

Indeed, the arduous process of peacebuilding and national reconciliation can only advance through a commitment to justice and respect for human rights. The wisdom of the ancients defined justice precisely as a steadfast will to give each person his due, while the prophets of old saw justice as the basis of all true and lasting peace. These insights, confirmed by the tragic experience of two world wars, led to the establishment of the United Nations and the universal declaration of human rights as the basis for the international community’s efforts to promote justice, peace and human development worldwide, and to resolve conflicts through dialogue, not the use of force. In this sense, the presence of the diplomatic corps in our midst testifies not only to Myanmar’s place in the concert of nations, but also to the country’s commitment to uphold and pursue those foundational principles. The future of Myanmar must be peace, a peace based on respect for the dignity and rights of each member of society, respect for each ethnic group and its identity, respect for the rule of law, and respect for a democratic order that enables each individual and every group – none excluded – to offer its legitimate contribution to the common good.

In the great work of national reconciliation and integration, Myanmar’s religious communities have a privileged role to play. Religious differences need not be a source of division and distrust, but rather a force for unity, forgiveness, tolerance and wise nation building. The religions can play a significant role in repairing the emotional, spiritual and psychological wounds of those who have suffered in the years of conflict. Drawing on deeply-held values, they can help to uproot the causes of conflict, build bridges of dialogue, seek justice and be a prophetic voice for all who suffer. It is a great sign of hope that leaders of the various religious traditions in this country are making efforts to work together, in a spirit of harmony and mutual respect, for peace, for helping the poor and for educating in authentic religious and human values. In seeking to build a culture of encounter and solidarity, they contribute to the common good and to laying the indispensable moral foundations for a future of hope and prosperity for coming generations.

That future is even now in the hands of the nation’s young people. The young are a gift to be cherished and encouraged, an investment that will yield a rich return if only they are given real opportunities for employment and quality education. This is an urgent requirement of intergenerational justice. The future of Myanmar in a rapidly changing and interconnected world will depend on the training of its young, not only in technical fields, but above all in the ethical values of honesty, integrity and human solidarity that can ensure the consolidation of democracy and the growth of unity and peace at every level of society. Intergenerational justice likewise demands that future generations inherit a natural environment unspoilt by human greed and depredation. It is essential that our young not be robbed of hope and of the chance to employ their idealism and talents in shaping the future of their country and, indeed, our entire human family.

Madam State Counsellor, dear friends:

In these days, I wish to encourage my Catholic brothers and sisters to persevere in their faith and to continue to express its message of reconciliation and brotherhood through charitable and humanitarian works that benefit society as a whole. It is my hope that, in respectful cooperation with the followers of other religions, and all men and women of good will, they will help to open a new era of concord and progress for the people of this beloved nation. “Long live Myanmar!” I thank you for your attention, and with prayerful good wishes for your service to the common good, I invoke upon all of you the divine blessings of wisdom, strength and peace. Thank you.

[01791-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Frau Staatsberaterin,
werte Mitglieder der Regierung und anderer Behörden
Ehrenwerte Mitglieder der Regierung
Herr Kardinal, verehrte Mitbrüder im bischöflichen Dienst,
sehr geehrte Mitglieder des Diplomatischen Corps,
meine Damen und Herren,

für die freundliche Einladung, Myanmar zu besuchen, sage ich innigen Dank, und ich danke der Frau Staatsberaterin für ihre herzlichen Worte.

Vielmals danke ich allen, die unermüdlich dafür gearbeitet haben, diesen Besuch möglich zu machen. Ich bin vor allem gekommen, um mit der kleinen, aber lebendigen katholischen Gemeinde dieses Landes zu beten, um sie im Glauben zu stärken und in ihrem Bemühen zu fördern, zum Wohl der Nation beizutragen. Es erfüllt mich mit großer Dankbarkeit, dass mein Besuch nach der Aufnahme der formalen diplomatischen Beziehungen zwischen Myanmar und dem Heiligen Stuhl stattfindet. Ich möchte diese Entscheidung als Ausdruck der Verpflichtung dieser Nation sehen, den Dialog und die konstruktive Zusammenarbeit innerhalb der größeren internationalen Gemeinschaft fortzusetzen als auch das Gefüge der Zivilgesellschaft zu erneuern.

Gerne möchte ich ebenso, dass mein Besuch die ganze Bevölkerung Myanmars erreicht und ein Mut machendes Wort all denen bietet, die sich gerade um den Aufbau einer gerechten gesellschaftlichen Ordnung in Versöhnung und Inklusion bemühen. Myanmar wurde mit einer außerordentlichen Schönheit und zahlreichen natürlichen Ressourcen gesegnet. Doch sein größter Reichtum ist sicher sein Volk, das viel gelitten hat und aufgrund interner Konflikte und Feindseligkeiten, die viel zu lange andauern und tiefe Spaltungen hervorgerufen haben, weiter leidet. Da nun die Nation daran arbeitet, den Frieden wiederherzustellen, muss die Heilung dieser Wunden eine zentrale politische und geistliche Priorität darstellen. Ich kann die Bemühungen der Regierung, diese Herausforderung anzugehen, nur würdigen. Dies geschieht insbesondere durch die Friedenskonferenz von Panglong, welche die Vertreter der verschiedenen Gruppen im Bestreben vereint, der Gewalt ein Ende zu setzen, Vertrauen aufzubauen und die Achtung der Rechte aller zu garantieren, die dieses Land als ihr Zuhause ansehen.

Tatsächlich kann der mühevolle Prozess des Friedensaufbaus und der nationalen Versöhnung nur durch den Einsatz für die Gerechtigkeit und die Achtung der Menschenrechte vorwärtskommen. Die Weisheit der Denker bezeichnete die Gerechtigkeit als den Willen, einem jeden das zuerkennen, was ihm zusteht, während die alten Propheten sie als den Grund für den echten und dauerhaften Frieden ansahen. Diese Erkenntnis wurde durch die tragische Erfahrung zweier Weltkriege bestätigt und hat zur Gründung der Vereinten Nationen und zur Allgemeinen Erklärung der Menschenrechte geführt. Sie bilden die Grundlage für die Bemühungen der internationalen Gemeinschaft, auf der ganzen Erde die Gerechtigkeit, den Frieden und die menschliche Entwicklung zu fördern und Konflikte durch Dialog zu lösen und nicht im Rückgriff auf Gewalt. In diesem Sinn bezeugt die Anwesenheit des Diplomatischen Corps in unserer Mitte nicht nur den Platz, den Myanmar unter den Nationen einnimmt, sondern auch die Verpflichtung des Landes, diese Grundprinzipien zu wahren und einzuhalten. Die Zukunft Myanmars muss der Friede sein – ein Friede, der sich auf die Achtung der Würde und der Rechte eines jeden Mitglieds der Gesellschaft gründet, auf die Achtung jeder ethnischen Gruppe und ihrer Identität, auf die Achtung des Rechtsstaates und einer demokratischen Ordnung, die es dem Einzelnen und jeder Gruppe – niemand ausgeschlossen – erlaubt, seinen legitimen Beitrag zum Gemeinwohl zu leisten.

Bei der großen Aufgabe der Versöhnung und der nationalen Integration üben die Religionsgemeinschaften eine besondere Rolle aus. Die religiösen Unterschiede dürfen nicht Quelle der Trennung und des Misstrauens sein, sondern müssen vielmehr eine Kraft zur Einheit, zur Vergebung, zur Toleranz und zum klugen Aufbau der Nation sein. Die Religionen können eine bedeutende Rolle spielen bei der Heilung der emotionalen, geistigen und psychologischen Wunden derer, die während der Jahre des Konflikts gelitten haben. Wenn sie aus ihren tief verwurzelten Werten schöpfen, können die Religionen helfen, die Ursachen des Konflikts auszumerzen, Brücken des Dialogs zu bauen, die Gerechtigkeit zu suchen und eine prophetische Stimme für die Leidenden zu sein. Es ist ein großes Hoffnungszeichen, dass die Führer der verschiedenen religiösen Traditionen dieses Landes sich im Geist der Eintracht und der gegenseitigen Achtung darum bemühen, gemeinsam für den Frieden zu arbeiten, den Armen zu helfen und zu den echten religiösen und menschlichen Werten zu erziehen. Mit dem Versuch, eine Kultur der Begegnung und der Solidarität zu schaffen, tragen sie zum Gemeinwohl bei und bestimmen die unerlässlichen moralischen Grundlagen einer hoffnungsvollen und blühenden Zukunft für die kommenden Generationen.

Diese Zukunft liegt noch heute in den Händen der jungen Menschen des Landes. Die Jugendlichen sind ein Geschenk, das geliebt und ermutigt werden muss, eine Investition, die allein dann reichen Ertrag bringen wird, wenn es echte Arbeitsmöglichkeiten und eine qualitätsvolle Ausbildung gibt. Dies ist eine dringende Voraussetzung der Generationengerechtigkeit. Die Zukunft Myanmars in einer Welt in rasanter Entwicklung und Vernetzung wird von der Bildung seiner jungen Menschen abhängen, und zwar nicht nur auf den technischen Gebieten, sondern vor allem in Bezug auf ethische Werte wie Ehrlichkeit, Integrität und menschliche Solidarität. Sie können die Festigung der Demokratie und des Wachstums der Einheit und des Friedens auf allen gesellschaftlichen Ebenen gewährleisten. Auch die Generationengerechtigkeit verlangt, dass die künftigen Generationen eine Umwelt erben können, die von der Gier und Ausbeutung durch den Menschen unversehrt ist. Es ist unerlässlich, dass unseren Jugendlichen nicht die Hoffnung und die Möglichkeit geraubt werden, ihren Idealismus und ihre Fähigkeiten bei der Gestaltung der Zukunft ihres Landes, ja der ganzen Menschheitsfamilie einzusetzen.

Frau Staatsberaterin, Liebe Freunde,

in diesen Tagen möchte ich meinen katholischen Brüdern und Schwestern Mut machen, im Glauben auszuharren und durch karitative und humanitäre Werke, die der ganzen Gesellschaft zugutekommen, die eigene Botschaft von Versöhnung und Brüderlichkeit weiter zum Ausdruck zu bringen. Meine Hoffnung ist es, dass sie in respektvoller Zusammenarbeit mit den Anhängern anderer Religionen und mit allen Männern und Frauen guten Willens dazu beitragen, eine neue Ära der Einigkeit und des Fortschritts für die Völker dieses geschätzten Landes einzuleiten. Lang lebe Myanmar! Ich danke Ihnen für Ihre Aufmerksamkeit. Mit meinen besten Wünschen für Ihren Dienst für das Gemeinwohl erbitte ich Ihnen allen den göttlichen Segen mit den Gaben der Weisheit, der Stärke und des Friedens. Danke.

[01791-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Señora Consejera de Estado,
excelentísimos miembros del Gobierno y otras Autoridades,
señor Cardenal, venerados Hermanos en el Episcopado,
distinguidos miembros del Cuerpo Diplomático,
señoras y señores:

Deseo expresar mi viva gratitud por la amable invitación para visitar Myanmar y agradezco a la Señora Consejera de Estado sus cordiales palabras.

Doy las gracias de corazón a todos aquellos que han trabajado incansablemente para hacer posible esta visita. He venido especialmente para rezar con la pequeña pero ferviente comunidad católica de esta nación, para confirmarla en la fe y alentarla a seguir contribuyendo al bien del País. Estoy muy contento de que mi visita se realice tras el establecimiento de relaciones diplomáticas formales entre Myanmar y la Santa Sede. Quiero ver esta decisión como una señal del compromiso de la nación para continuar buscando el diálogo y la cooperación constructiva dentro de la comunidad internacional, así como también para seguir esforzándose en renovar el tejido de la sociedad civil.

Quisiera además en esta visita llegar a toda la población de Myanmar y ofrecer una palabra de aliento a todos aquellos que están trabajando para construir un orden social justo, reconciliado e inclusivo. Myanmar ha sido bendecido con el don de una belleza extraordinaria y de numerosos recursos naturales, pero su mayor tesoro es sin duda su gente, que ha sufrido y sigue sufriendo a causa de los conflictos civiles y de las hostilidades que durante demasiado tiempo han creado profundas divisiones. Ahora que la nación está trabajando por restaurar la paz, la curación de estas heridas ha de ser una prioridad política y espiritual fundamental. Quiero expresar mi agradecimiento al Gobierno por los esfuerzos para afrontar este desafío, de modo particular a través de la Conferencia de Paz de Panglong, que reúne a representantes de los diversos grupos con el objetivo de poner fin a la violencia, generar confianza y garantizar el respeto de los derechos de quienes consideran esta tierra como su hogar.

En efecto, el difícil proceso de construir la paz y la reconciliación nacional sólo puede avanzar a través del compromiso con la justicia y el respeto de los derechos humanos. La sabiduría de los antiguos ha definido la justicia como la voluntad de reconocer a cada uno lo que le es debido, mientras que los antiguos profetas la consideraban como la base de una paz verdadera y duradera. Estas intuiciones, confirmadas por la trágica experiencia de dos guerras mundiales, condujeron a la creación de las Naciones Unidas y a la Declaración Universal de los Derechos Humanos como fundamento de los esfuerzos de la comunidad internacional para promover la justicia, la paz y el desarrollo humano en todo el mundo y para resolver los conflictos ya no con el uso de la fuerza, sino a través del diálogo. En este sentido, la presencia del Cuerpo Diplomático entre nosotros testimonia no sólo el lugar que ocupa Myanmar entre las naciones, sino también el compromiso del país por mantener y aplicar estos principios fundamentales. El futuro de Myanmar debe ser la paz, una paz basada en el respeto de la dignidad y de los derechos de cada miembro de la sociedad, en el respeto por cada grupo étnico y su identidad, en el respeto por el estado de derecho y un orden democrático que permita a cada individuo y a cada grupo —sin excluir a nadie— ofrecer su contribución legítima al bien común.

En la gran tarea de reconciliación e integración nacional, las comunidades religiosas de Myanmar tienen un papel privilegiado que desempeñar. Las diferencias religiosas no deben ser una fuente de división y desconfianza, sino más bien un impulso para la unidad, el perdón, la tolerancia y una sabia construcción de la nación. Las religiones pueden jugar un papel importante en la cicatrización de heridas emocionales, espirituales y psicológicas de todos los que han sufrido en estos años de conflicto. Inspirándose en esos valores profundamente arraigados, pueden contribuir también a erradicar las causas del conflicto, a construir puentes de diálogo, a buscar la justicia y ser una voz profética en favor de los que sufren. Es un gran signo de esperanza el que los líderes de las diversas tradiciones religiosas de este país, con espíritu de armonía y de respeto mutuo, se esfuercen en trabajar juntos en favor de la paz, para ayudar a los pobres y educar en los auténticos valores humanos y religiosos. Al tratar de construir una cultura del encuentro y la solidaridad, contribuyen al bien común y sientan las bases morales indispensables en vistas de un futuro de esperanza y prosperidad para las generaciones futuras.

Ese futuro está todavía en manos de los jóvenes de la nación. Ellos son un regalo que hay que apreciar y alentar, una inversión que producirá un fruto abundante si se les ofrecen oportunidades reales de empleo y una educación de calidad. Esta es una exigencia urgente de justicia intergeneracional. El futuro de Myanmar, en un mundo interconectado y en rápida evolución, dependerá de la formación de sus jóvenes, no sólo en el campo de la técnica, sino sobre todo en los valores éticos de la honestidad, la integridad y la solidaridad humana, que aseguran la consolidación de la democracia y el aumento de la unidad y la paz en todos los niveles de la sociedad. La justicia intergeneracional también exige que las generaciones futuras reciban en herencia un entorno natural que no esté contaminado por la codicia y la rapacería humana. Es esencial que no se les robe a nuestros jóvenes la esperanza y la posibilidad de emplear su idealismo y su talento en remodelar el futuro de su país, es más, de toda la familia humana.

Señora Consejera de Estado, queridos amigos.

En estos días, me gustaría alentar a mis hermanos y hermanas católicos a perseverar en su fe y a seguir anunciando su mensaje de reconciliación y fraternidad a través de obras de caridad y humanitarias, que beneficien a toda la sociedad en su conjunto. Espero que, en cooperación respetuosa con los seguidores de otras religiones y de todos los hombres y mujeres de buena voluntad, contribuyan a abrir una nueva era de concordia y progreso para los pueblos de esta querida nación. Larga vida a Myanmar. Les agradezco su atención y, con los mejores deseos por su servicio al bien común, invoco sobre ustedes los dones celestiales de sabiduría, fortaleza y paz. Gracias.

[01791-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Senhora Conselheira de Estado,
Ilustres membros do Governo e outras Autoridades,
Senhor Cardeal, Veneráveis Irmãos no Episcopado,
Distintos membros do Corpo Diplomático,
Senhoras e Senhores!

Expresso vivo reconhecimento pelo amável convite para visitar o Myanmar e agradeço à Senhora Conselheira de Estado as suas cordiais palavras.

Estou muito grato a todos aqueles que trabalharam incansavelmente para tornar possível esta visita. Venho sobretudo para rezar com a pequena mas fervorosa comunidade católica da nação, para a confirmar na fé e encorajá-la no esforço de contribuir para o bem da nação. Motivo de contentamento é o facto de a minha visita se realizar depois do estabelecimento formal das relações diplomáticas entre o Myanmar e a Santa Sé. Apraz-me ver esta decisão como sinal do empenho da nação em prosseguir o diálogo e a cooperação construtiva dentro da comunidade internacional alargada, bem como em renovar o tecido da sociedade civil.

Gostaria também que a minha visita pudesse atingir toda a população do Myanmar e oferecer uma palavra de encorajamento a todos aqueles que estão a trabalhar para construir uma ordem social justa, reconciliada e inclusiva. O Myanmar foi abençoado com o dom duma beleza extraordinária e numerosos recursos naturais, mas o maior tesouro dele é, sem dúvida, o seu povo, que sofreu muito e continua a sofrer por causa de conflitos civis e hostilidades que duraram muito tempo e criaram profundas divisões. Uma vez que agora a nação está a trabalhar por restaurar a paz, a cura destas feridas não pode deixar de ser uma prioridade política e espiritual fundamental. Só posso expressar apreço pelos esforços do Governo em enfrentar este desafio, em particular através da Conferência de Paz de Panglong, que reúne os representantes dos vários grupos numa tentativa para pôr fim à violência, criar confiança e garantir o respeito pelos direitos de quantos consideram esta terra como a sua casa.

Com efeito, o árduo processo de construção da paz e reconciliação nacional só pode avançar através do compromisso com a justiça e do respeito pelos direitos humanos. A sabedoria dos antigos definiu a justiça como a vontade de reconhecer a cada um aquilo que lhe é devido, enquanto os antigos profetas a consideraram como o fundamento da paz verdadeira e duradoura. Estas intuições, confirmadas pela trágica experiência de duas guerras mundiais, levaram à criação das Nações Unidas e à Declaração Universal dos Direitos Humanos como base dos esforços da comunidade internacional para promover a justiça, a paz e o progresso humano em todo o mundo e para resolver os conflitos através do diálogo, e não com o uso da força. Neste sentido, a presença do Corpo Diplomático entre nós testemunha não só o lugar que o Myanmar ocupa entre as nações, mas também o compromisso do país em manter e perseguir estes princípios fundamentais. O futuro do Myanmar deve ser a paz, uma paz fundada no respeito pela dignidade e os direitos de cada membro da sociedade, no respeito por cada grupo étnico e sua identidade, no respeito pelo Estado de Direito e uma ordem democrática que permita a cada um dos indivíduos e a todos os grupos – sem excluir nenhum – oferecer a sua legítima contribuição para o bem comum.

No trabalho imenso da reconciliação e integração nacional, as comunidades religiosas do Myanmar têm um papel privilegiado a desempenhar. As diferenças religiosas não devem ser fonte de divisão e difidência, mas sim uma força em prol da unidade, do perdão, da tolerância e da sábia construção da nação. As religiões podem desempenhar um papel significativo na cura das feridas emocionais, espirituais e psicológicas daqueles que sofreram nos anos de conflito. Impregnando-se de tais valores profundamente enraizados, elas podem ajudar a extirpar as causas do conflito, construir pontes de diálogo, procurar a justiça e ser uma voz profética para as pessoas que sofrem. É um grande sinal de esperança o facto de que os líderes das várias tradições religiosas deste país se estejam comprometendo a trabalhar juntos, com espírito de harmonia e respeito mútuo, pela paz, pela ajuda aos pobres e pela educação nos valores religiosos e humanos autênticos. Quando procuram construir uma cultura do encontro e da solidariedade, eles contribuem para o bem comum e colocam as bases morais indispensáveis para um futuro de esperança e prosperidade para as gerações vindouras.

Hoje aquele futuro já está nas mãos dos jovens da nação. Os jovens são um dom a estimar e encorajar, um investimento que só produzirá um bom rendimento na base de oportunidades reais de emprego e duma educação de qualidade. Trata-se de um requisito impelente de justiça intergeracional. O futuro do Myanmar, num mundo em rápida evolução e interconexão, dependerá da formação dos seus jovens, não só nos campos técnicos, mas sobretudo na formação para os valores éticos de honestidade, integridade e solidariedade humanas, que podem garantir a consolidação da democracia e o crescimento da unidade e da paz em todos os níveis da sociedade. De igual modo a justiça intergeracional requer que as futuras gerações herdem um meio ambiente que não esteja corrompido pela ganância e a depredação humana. É indispensável que os nossos jovens não sejam espoliados da esperança e da possibilidade de empregar o seu idealismo e os seus talentos na projetação do futuro do seu país, melhor, da família humana inteira.

Senhora Conselheira de Estado, queridos amigos!

Nestes dias, quero encorajar os meus irmãos e irmãs católicos a perseverar na sua fé e a continuar a expressar a sua mensagem de reconciliação e fraternidade através de obras caritativas e humanitárias, de que toda a sociedade possa beneficiar. Espero que, na respeitosa cooperação com os seguidores de outras religiões e com todos os homens e mulheres de boa vontade, contribuam para abrir uma nova era de concórdia e progresso para os povos desta amada nação. Longa vida ao Myanmar! Agradeço-vos pela atenção e, formulando votos das melhores felicidades no vosso serviço ao bem comum, sobre todos vós invoco as bênçãos divinas de sabedoria, força e paz. Obridago.

[01791-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Pani Radca Stanu,
Szanowni członkowie rządu i przedstawiciele inne Władze,
Księże kardynale, czcigodni bracia w biskupstwie,
Szanowni członkowie korpusu dyplomatycznego,
Panie i Panowie,

Jestem bardzo wdzięczny za uprzejme zaproszenie do odwiedzenia Mjanmy i dziękuję Pani Radcy Stanu, za jej serdeczne słowa.

Jestem bardzo wdzięczny tym wszystkim, którzy niestrudzenie pracowali, aby umożliwć tę wizytę. Przybyłem przede wszystkim po to, aby modlić się z małą, ale żarliwą wspólnotą katolicką tego państwa, aby umocnić ją w wierze i dodać jej otuchy w trudzie wnoszenia swego wkładu w dobro narodu. Jestem bardzo wdzięczny, że moja wizyta ma miejsce po nawiązaniu formalnych stosunków dyplomatycznych między Mjanmą a Stolicą Apostolską. Chciałbym postrzegać tę decyzję jako znak dążenia do dialogu i konstruktywnej współpracy w ramach większej wspólnoty międzynarodowej, a także odnowy tkanki społeczeństwa obywatelskiego.

Chciałbym również, aby moja wizyta mogła objąć wszystkich mieszkańców Mjanmy i stanowić słowo wsparcia dla tych wszystkich, którzy pracują na rzecz budowy sprawiedliwego, pojednanego i integrującego ładu społecznego. Mjanma została obdarzona niezwykłym pięknem i licznymi bogactwami naturalnymi, ale jej największym skarbem są z pewnością jej mieszkańcy, którzy wiele wycierpieli i nadal cierpią z powodu wojny domowej i działań wojennych, które trwały nazbyt długo i stworzyły głębokie podziały. Podstawowym priorytetem politycznym i duchowym musi być to, aby naród pracował obecnie nad przywróceniem pokoju, uzdrowieniem z tych ran. Mogę jedynie wyrazić uznanie dla wysiłków podejmowanych przez rząd w odpowiedzi na to wyzwanie, w szczególności poprzez konferencję pokojową w Panglong, która gromadzi przedstawicieli różnych grup, próbując położyć kres przemocy, zbudować zaufanie i zapewnić poszanowanie praw tych, którzy uważają tę ziemię za swój dom.

W rzeczy samej, żmudny proces budowania pokoju i pojednania narodowego może się rozwinąć jedynie dzięki zaangażowaniu na rzecz sprawiedliwości i poszanowania praw człowieka. Mądrość mędrców określiła sprawiedliwość jako chęć przyznania każdemu tego co się jemu należy, podczas gdy starożytni prorocy uważali ją za podstawę prawdziwego i trwałego pokoju. Te spostrzeżenia, potwierdzone tragicznym doświadczeniem dwóch wojen światowych, doprowadziły do utworzenia Narodów Zjednoczonych i Powszechnej Deklaracji Praw Człowieka jako podstawy wysiłków społeczności międzynarodowej na rzecz krzewienia sprawiedliwości, pokoju i rozwoju człowieka na całym świecie oraz rozwiązywania konfliktów poprzez dialog, a nie użycie siły. W tym sensie obecność pośród nas korpusu dyplomatycznego świadczy nie tylko o miejscu, jakie Mjanma zajmuje między narodami, ale także o zaangażowaniu kraju w zachowanie i realizację tych podstawowych zasad. Przyszłością Mjanmy musi być pokój, pokój oparty na poszanowaniu godności i praw każdego członka społeczeństwa, na poszanowaniu dla każdej grupy etnicznej i jej tożsamości, poszanowaniu państwa prawa i porządku demokratycznego, który pozwala każdej osobie i każdej grupie – nikogo nie wykluczając – na wniesienie swego słusznego wkładu w dobro wspólne.

We wspaniałym dziele pojednania i integracji narodowej w Mjanmie szczególną rolę do odegrania mają wspólnoty religijne. Różnice religijne nie powinny być źródłem podziału i nieufności, lecz raczej siłą na rzecz jedności, przebaczenia, tolerancji i mądrego budowania narodu. Religie mogą odgrywać znaczącą rolę w leczeniu ran emocjonalnych, duchowych i psychologicznych osób, które cierpiały w latach konfliktu. Czerpiąc z tych głęboko zakorzenionych wartości, mogą one pomóc w wykorzenieniu przyczyn konfliktu, budowaniu mostów dialogu, poszukiwaniu sprawiedliwości i byciu proroczym głosem na rzecz cierpiących. Wielkim znakiem nadziei jest to, że przywódcy różnych religijnych tradycji tego kraju wspólnie działają, w duchu harmonii i wzajemnego poszanowania na rzecz pokoju, aby pomóc ubogim i na rzecz wychowywania prawdziwych wartości religijnych i humanistycznych. Starając się budować kulturę spotkania i solidarności, przyczyniają się one do wspólnego dobra i stanowią niezbędną podstawę moralną dla przyszłości nadziei i dobrobytu dla następnych pokoleń.

Ta przyszłość jest dziś jeszcze w rękach ludzi młodych waszego kraju. Młodzi są darem, który trzeba kochać i któremu trzeba dodawać otuchy, inwestycją, która przyniesie wielki dochód tylko w przypadku rzeczywistych szans zatrudnienia i wysokiej jakości nauczania. Jest to naglący wymóg sprawiedliwości międzypokoleniowej. Przyszłość Mjanmy, w szybko zmieniającym się i wzajemnie powiązanym świecie zależeć będzie od formacji jej młodzieży, nie tylko do zagadnień technicznych, ale przede wszystkim do wartości etycznych prawości, uczciwości i solidarności, które mogą zapewnić umocnienie demokracji oraz wzrost jedności i pokoju na wszystkich poziomach społeczeństwa. Także sprawiedliwość międzypokoleniowa wymaga, aby przyszłe pokolenia przejmowały środowisko naturalne nie skażone chciwością i ludzkim rabunkiem. Trzeba, aby nasza młodzież nie została ograbiona z nadziei i możliwości wykorzystania swojego idealizmu oraz swych talentów w projektowaniu przyszłości swej ojczyzny, a nawet całej rodziny ludzkiej.

Pani Radca Stanu, drodzy przyjaciele!

W tych dniach chciałbym dodać otuchy moim katolickim braciom i siostrom, aby trwali w wierze i nadal wyrażali swoje przesłanie pojednania i braterstwa poprzez dzieła charytatywne i humanitarne, z których może korzystać całe społeczeństwo. Mam nadzieję, że w pełnej szacunku współpracy z wyznawcami innych religii i z wszystkimi ludźmi dobrej woli przyczynią się oni do otwarcia nowej ery zgody i postępu dla narodów tego umiłowanego państwa. Niech żyje Mjanma! Dziękuję wam za uwagę i z najlepszymi życzeniami dla waszej służby dla dobra wspólnego, modlę się dla was wszystkich o Boże błogosławieństwa mądrości, mocy i pokoju. Dzięki.

[01791-PL.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

الزيارة الرسولية إلى ميانمار

كلمة قداسة البابا فرنسيس للسلطات الحكومية

والمجتمع المدني والسلك الدبلوماسي

يانغون – مركز المؤتمرات

الثلاثاء 28 نوفمبر / تشرين الثاني 2017

 

السيدة مستشارة الدولة،

السادة أعضاء الحكومة والسلطات الأخرى المحترمين،

نيافة الكاردينال، وإخوتي في الأسقفية الأجلاء،

السادة أعضاء السلك الدبلوماسي،

سيداتي وسادتي،

أعبّر عن امتناني العميق لدعوتي إلى زيارة ميانمار وأشكر السيّدة مستشارة الدولة على كلماتها الودّية.

وأشكر جميع الذين عملوا دون توقف من أجل تحقيق هذه الزيارة. لقد جئت قبل كلّ شيء، كي أصلّي مع الطائفة الكاثوليكية الصغيرة لكن الأصيلة، في هذا البلد، وكي أثبّته في الإيمان وأشجّعه في جهده للمساهمة في خير البلد. إني ممتنّ أن زيارتي تتمّ الآن بعد إقامة العلاقات الدبلوماسية الرسميّة بين الميانمار والكرسي الرسولي. وأودّ أن أرى هذا القرار بمثابة علامة لالتزام البلد بمتابعة الحوار والتعاون البنّاء داخل أكبر مجتمع دولي، كما ولتجديد نسيج المجتمع المدني.

أودّ أيضًا أن تتمكّن زيارتي من الوصول إلى شعب الميانمار بأسره، وتقديم كلمة تشجيع لجميع الذين يعملون على بناء نظام اجتماعي عادل، متوافق وشمول. لقد تبارك الميانمار إذ أُعطيَ له جمال استثنائي وموارد طبيعية متعدّدة، ولكن غناه الأكبر هو بالتأكيد شعبه، الذي تألّم للغاية وما زال يتألّم، بسبب الصراعات المدنية والعداوات التي طالت جدًا وخلقت انقسامات عميقة. وبما أن الأمّة تعمل الآن على استعادة السلام، فشفاء هذه الجراحات لا يمكن إلّا أن يكون أولويّة سياسيّة وروحيّة أساسيّة. باستطاعتي أن أعبّر فقط عن امتناني لجهود الحكومة في مواجهة هذا التحدّي، ولا سيما عبر مؤتمر بانغلونغ للسلام، الذي يجمع ممثّلي مختلف المجموعات في محاولة لوضع حدّ للعنف، وبناء الثقة وضمان احترام حقوق أولئك الذين يعتبرون هذه الأرض بيتًا لهم.

في الواقع، باستطاعة عمليّة بناء السلام والمصالحة الوطنيّة الصعبة، أن تتقدّم فقط عبر العمل على العدالة وعلى احترام حقوق الإنسان. قد حدّدت حمكة الحكماء العدالة على أنها الإرادة بالاعتراف لكلّ فرد بما يحقّ له، فيما اعتبرها الأنبياء القدماء كأساسٍ للسلام الحقّ والدائم. وقد حملت هذه الرؤى، التي أثبتتها خبرة الحربين العالميتين المأساويّة، على خلق الأمم المتّحدة والإعلان العالميّ لحقوق الإنسان كأساس لجهود المجتمع الدولي لتعزيز العدل في العالم بأسره، كما والسلام والنموّ البشري، ولحلّ الصراعات عن طريق الحوار، وليس عن طريق استعمال القوّة. وفي هذا المعنى، إن حضور السلك الديبلوماسي في وسطنا لا يشهد للمكانة التي يحتلّها الميانمار وسط الدول وحسب، إنما أيضًا لإلتزام البلد في الحفاظ على هذه المبادئ الأساسيّة ومتابعتها. فمستقبل الميانمار يجب أن يكون السلام، سلام يرتكز على احترام الكرامة وحقوق كلّ عضو من أعضاء المجتمع، وعلى احترام كلّ جماعة عرقيّة وهويّتها، وعلى احترام سيادةِ القانون ونظامٍ ديموقراطيٍّ يسمح لكلّ فرد ولكلّ جماعة –ما من أحد مستبعد- بأن يقدّم مساهمته المشروعة في الصالح العام.

للطوائف الدينية في ميانمار دور مميّز تقوم به في عمليّة المصالحة والادماج الوطنية العظيمة. فالاختلافات الدينيّة لا يجب أن تكون مصدرًا للانقسامات ولعدم الثقة، إنما قوّة للوحدة، والصفح، والتسامح، والبناء الحكيم للبلد. وباستطاعة الأديان أن تقوم بدور مهمّ في شفاء الجروح الوجدانيّة، والروحيّة والنفسيّة، جروح أولئك الذين عانوا خلال سنوات الصراع. ويمكنها، إذ تستقي من هذه القيم المتجذّرة بعمق، أن تساعد على استئصال أسباب الصراع، وبناء جسور للحوار، والبحث عن العدالة، وأن تكون صوتا نبويّا للذين يعانون. إنها لعلامة رجاء عظيمة بأن يلتزم قادة مختلف التقاليد الدينية في هذا البلد، في العمل معًا، وبروحِ انسجامٍ واحترامٍ متبادل، على السلام وعلى مساعدة الفقراء، وعلى التربية وفقًا للقيم الأصيلة الدينية والإنسانية. وتساهم، عبر محاولة بناء ثقافة اللقاء والتضامن، في الصالح العام وتضع الأسس الأخلاقية الضرورية من أجل مستقبل رجاء وازدهار للأجيال الصاعدة.

إن هذا المستقبل ما زال اليوم بين أيدي شباب البلد. فالشباب هم عطيّة يجب أن نحبّهم ونشجّعهم، إنهم استثمار سوف ينتج مردودًا غنيًّا إن وُضِعوا أمام فرص عمل حقيقيّة وتربية جيّدة. وهذا شرط مُلِحٌّ للعدالة بين الأجيال. فمستقبل الميانمار، وسط عالمٍ في تطوّر وترابط سريعين، يتعلّق بتنشئة شبابه، ليس فقط في المجالات التقنيّة، إنما، وقبل كلّ شيء، في القيم الأخلاقيّة من صدقٍ ونزاهة وتضامن إنساني، يمكنهم أن يضمنوا توطيد الديموقراطية ونموّ الوحدة والسلام على جميع مستويات المجتمع. العدالة التي تربط الأجيال تتطلّب هي أيضًا أن ترث الأجيال الصاعدة بيئة طبيعية لم يفسدها الجشع والنهب البشري. من الضروريّ ألّا يُسرَق من شبّاننا الرجاءَ وإمكانيةَ استخدام مثاليّاتهم ومواهبهم في التحضير لمستقبل بلدهم، لا بل، الأسرة البشرية بأسرها.

السيدة مستشارة الدولة، الأصدقاء الأعزاء!

أودّ، في هذه الأيام، أن أشجع إخوتي وأخواتي الكاثوليك على المثابرة في إيمانهم، وعلى مواصلة التعبير عن رسالتهم الخاصّة، رسالة المصالحة والأخوّة عبر أعمال خيريّة وإنسانية، يستطيع كلّ المجتمع أن يستفيد منها. رجائي هو أن يساهموا، عبر التعاون باحترام مع جميع اتباع الديانات الأخرى وجميع الرجال والنساء ذوي الإرادة الصالحة، في فتح عهد جديد من الوفاق والتقدّم، لشعوب هذه الأرض الحبيبة. يحيا لميانمار! إني أشكركم على انتباهكم وألتمس لكم جميعًا، مع أطيب التمنيات لخدمتكم من أجل الصالح العام، البركات الإلهية من حكمةٍ وقوّةٍ وسلام.

[01791-AR.01] [Testo originale: Italiano]

[B0838-XX.02]