Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin ha pronunciato questa mattina nel corso della Santa Messa nella Chiesa di Santa Maria della Famiglia presso il Governatorato della Città del Vaticano per il Corpo della Gendarmeria Vaticana e per la Polizia di Stato in occasione della Festa del loro Santo Patrono, San Michele Arcangelo:
Omelia del Cardinale Segretario di Stato
Eminenze, Eccellenze,
Signor Ministro, Distinte Autorità,
Cari Gendarmi ed Agenti,
Cari fratelli e sorelle in Cristo,
Sono lieto di celebrare questa S. Messa per voi Gendarmi ed Agenti di Pubblica Sicurezza, nel giorno in cui la Chiesa festeggia gli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele.
Rivolgo il mio cordiale benvenuto a S.E. il Ministro dell’Interno, On. Marco Minniti, e al Capo della Polizia Italiana, Dott. Franco Gabrielli, che ringrazio per la loro presenza. Saluto il Comandante della Gendarmeria Pontificia Dott. Domenico Giani.
A nome del Santo Padre Francesco, ringrazio voi cari Gendarmi ed Agenti per l’importante servizio che prestate e per la vostra dedizione ed impegno.
La missione di assicurare, con la vostra presenza discreta ed attenta, l’ordine, la tranquillità e l’osservanza delle norme necessita una specifica preparazione, un’esemplare cura e un’alta tensione morale. Quest’ultima, quando è radicata nella fede, predispone la mente ed il cuore a ricevere quel supplemento di forza, di chiarezza e di serenità, che proviene dall’alto e che si rivela molto utile alla buona riuscita del vostro lavoro.
Desidero sottolineare anche l’esemplare collaborazione e sinergia con cui procedete, fattore indispensabile per il buon esito della vostra missione, ed auspico che possiate sempre più avvantaggiarvi reciprocamente attraverso un proficuo scambio di esperienze e di informazioni.
La sicurezza è un bene inestimabile che si costruisce mediante un incessante lavoro di squadra, nella fattiva ed intelligente collaborazione di tutti. Esso è il risultato di una costante e prudente azione, tanto più efficace quanto più è discreta e capillare. Vi esorto perciò ad allenare non solo il corpo per le esigenze operative delle vostre mansioni e la mente per la comprensione dei fenomeni umani e naturali, ma anche lo spirito, per essere sempre bene equipaggiati di fronte alle difficoltà e agli imprevisti.
La ricorrenza odierna ci porta a riflettere sugli Angeli, su quella verità di fede che riguarda l’esistenza degli esseri incorporei che la Sacra Scrittura chiama abitualmente angeli. Essi – come abbiamo imparato dal catechismo – sono puri spiriti che stanno al cospetto di Dio, docili esecutori della sua volontà e del suo progetto di salvezza per il genere umano e tutto il creato. Dal suo inizio fino all’ora della morte circondano la vita umana della loro protezione e della loro intercessione. Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore, l’angelo custode (cfr. CCC n. 336).
La Chiesa, poi, celebra la memoria di alcuni angeli in particolare: Gabriele, “fortezza di Dio”, che preannunciò a Zaccaria la nascita del Battista e alla Vergine Maria la nascita di Gesù; Raffaele, che accompagnò Tobia nel suo difficile viaggio, guarì sua moglie Sara e la cecità del padre Tobi, meritandosi il suo appellativo che significa “medicina di Dio”; ed infine Michele, che voi onorate come vostro celeste Patrono.
Ed è certo appropriato che San Michele, Principe delle milizie celesti, sia il vostro protettore. In ogni epoca, compresa quella in cui ci è dato di vivere, si manifestano infatti opportunità e sfide, notevoli realizzazioni miste a difficoltà e pericoli. É sufficiente sfogliare un quotidiano o ascoltare un notiziario per prendere visione delle brillanti acquisizioni contemporanee, ma anche della violenza di singoli o di gruppi organizzati, che, nella loro disperazione e prepotenza, commettono gesti di inaudita ferocia.
Le letture bibliche della festa odierna ci insegnano che la persistenza nel mondo del male e del peccato trova la sua origine in avvenimenti che superano la storia stessa e coinvolgono dinamiche celesti.
Abbiamo infatti ascoltato il testo dell’Apocalisse affermare: “Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalse e non vi fu più posto per loro in cielo” (Ap 12,7). La Scrittura ci avverte che, a causa di un’antica ribellione al provvido disegno di Dio, sono derivate conseguenze drammatiche, ma al tempo stesso ci assicura che l’Arcangelo Michele ha prevalso e che il male, pur portando scompiglio e dolore, non avrà l’ultima parola.
Michele significa “Chi come Dio?”. Michele, con il suo stesso nome, ci interpella a rispondere a questa domanda. Nessuno è come Dio, nessuno è buono come Lui perché Egli è pura bontà, nessuno è potente come Lui, perché Egli è il creatore di tutto quanto esiste, nessuno è misericordioso quanto Lui, perché Egli è il nostro Redentore. Nessuno ci vuole bene come Lui perché Egli è morto sulla croce per ciascuno di noi. Nessuno ci conosce tanto profondamente quanto Lui. Ne abbiamo la prova nella pagina di Vangelo letta poco fa, quando Gesù dice allo sbigottito Natanaele: “Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi” (Gv 1,48b).
Prima che fossimo formati nel grembo materno il Signore ci ha visti, ci ha pensati, ci ha amati. Solo Lui ci promette la vita eterna nel gaudio della Sua presenza, insieme a tutti i santi.
Nessuno perciò può paragonarsi a Dio, usurpandone la funzione. Chiunque lo fa ne deturpa il vero volto e, invece di liberarci e innalzarci, ci assoggetta a una dura schiavitù, invece della gioia e della luce che ci procura il buono, il vero e il bello, ci porta il buio della disarmonia, dell’inganno e della perfidia.
La bramosia del potere, del piacere, del denaro, della fama ad ogni costo, la ricerca fatua del divertimento e la connessa fuga da ogni responsabilità, non conduce alla felicità, non fa vivere in armonia con sé stessi, né approdare ad un porto tranquillo, non costruisce relazioni fraterne e solide, ma produce frustrazione, disillusione, violenza e fa crescere ipocrisie, meschinerie e vuoto interiore.
Se, dimenticando il timore di Dio, l’uomo si lascia sedurre dalla ricerca smodata di qualche soddisfazione egoistica e disordinata, si allontana dalla sapienza per uniformarsi ai criteri del mondo, diffondendo tristezza e vanità. Una solida relazione con il Signore fornisce invece i parametri adeguati per il rapporto con noi stessi, con il prossimo, con la comunità civile ed ecclesiale.
Quando Dio diventa sicuro riferimento per le scelte di ogni giorno, tutto viene trasformato. Ci si apre allora alla speranza senza essere bloccati dall’ansia per il futuro, si perseguono progetti di vita a lungo termine, mobilitando le migliori energie per costruire famiglie stabili, cementate dall’amore e dal senso di responsabilità, si cerca di costruire una società fraterna e solidale, si è capaci di sacrificarsi per la felicità degli altri, per il bene della comunità e della Chiesa e si trova in questo il vero senso dell’esistenza.
Per acquisire questa saggezza vi invito ad approfondire nella preghiera la conoscenza di Dio e a ricorrere con fiducia al vostro Patrono San Michele Arcangelo. Che bella l’immagine che ci presenta il Vangelo del cielo aperto e degli angeli di Dio che salgono e scendono sopra il Figlio dell’uomo (cfr. Gv. 1,51)! Salgono per portare a Dio le nostre preghiere, le nostre richieste, le nostre necessità, i nostri bisogni; e scendono fino a noi per donarci la sua grazia e la sua benedizione, affinché possiamo tutti raggiungere la meta del nostro cammino, il Paradiso, e ascoltare quella voce potente di cui ci parlava la Prima lettura: “Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo” (Ap. 12, 10).
In Venezuela cantavamo una canzone che a me piaceva tanto e diceva: “Se senti un fruscio e non sai che cos’è, è un Angelo che sta arrivando anche se tu non lo vedi, per avvicinare le nostre orazioni al Signore … Sì, gli Angeli volano in questo luogo, in mezzo a tutti noi e sopra l’altare, con le mani piene di benedizioni …”.
Guardiamo anche a Maria Ss.ma, che il popolo dei credenti onora nelle litanie lauretane con il titolo meraviglioso di Regina degli Angeli. Invochiamola con queste parole: “Chi è come Dio? Chi è come te, Maria Regina degli Angeli e vincitrice dell’inferno? O buona e tenera Madre Maria, sposa illibata del Re degli Spiriti celesti, nel cui aspetto essi vogliono specchiarsi, Tu rimarrai sempre il nostro amore, la nostra speranza, il nostro rifugio e vanto”.
A Lei vi affido, come ai Santi Angeli e in particolare all’Arcangelo San Michele, affinché vi difendano e vi proteggano, difendano e proteggano le vostre famiglie e i vostri cari e vi aiutino a svolgere la vostra opera con rinnovato impegno, costanza e generosità. Così sia.
[01434-IT.01] [Testo originale: Italiano]
[B0643-XX.01]