Questa mattina, alle ore 9.30, presso la Grotta di Lourdes nei Giardini Vaticani, il Santo Padre Francesco ha presieduto la Celebrazione Eucaristica per il Corpo della Gendarmeria Vaticana, in occasione della ricorrenza del patrono, San Michele Arcangelo, che ricade il 29 settembre.
Riportiamo di seguito il testo dell’omelia che il Papa ha pronunciato a braccio nel corso della Santa Messa:
Omelia del Santo Padre
Nella prima Lettura il profeta Isaia ci esorta a cercare il Signore, a convertirci: «Cercate il Signore mentre si fa trovare; invocatelo mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri» (55,6-7). C’è la conversione. Ci dice che la strada è quella: cercare il Signore. Cambiare vita, convertirsi… E questo è vero. Ma Gesù cambia la logica e va oltre, con una logica che nessuno poteva capire: è la logica dell’amore di Dio. E’ vero, tu devi cercare il Signore e fare di tutto per trovarlo; ma l’importante è che è Lui che sta cercando te. Lui sta cercando te. Più importante che cercare il Signore, è accorgersi che Lui mi cerca.
Questo passo del Vangelo, questa parabola, ci fa capire questo: Dio esce per trovarci. Per cinque volte in questo passo si parla dell’uscita: l’uscita di Dio, il padrone di casa, che va a prendere a giornata i lavoratori per la sua vigna. E la giornata è la vita di una persona, e Dio esce al mattino, a metà mattinata, a mezzogiorno, il pomeriggio fino alla sera, alle cinque. Non si stanca di uscire. Il nostro Dio non si stanca di uscire per cercarci, per farci vedere che ci ama. “Ma, padre, io sono un peccatore…”. E quante volte noi stiamo in piazza come questi [della parabola] che tutta la giornata sono lì; e stare in piazza è stare nel mondo, stare nei peccati, stare… “Vieni!” – “Ma è tardi…” – “Vieni!”. Per Dio non è mai tardi. Mai, mai! Questa è la sua logica della conversione. Lui esce da Sé stesso per cercarci, e tanto è uscito da Sé stesso che ha mandato il suo Figlio a cercarci. Il nostro Dio sempre ha lo sguardo su di noi. Pensiamo al padre del figlio prodigo: dice il Vangelo che lo vide arrivare da lontano (cfr Lc 15,20). Ma perché lo vide? Perché tutti i giorni, e forse varie volte al giorno, saliva sul terrazzo a guardare se il figlio veniva, se il figlio tornava. Questo è il cuore del nostro Dio: ci aspetta sempre. E quando qualcuno dice: “Ho trovato Dio”, sbaglia. Lui, alla fine, ti ha trovato e ti ha portato con sé. E’ Lui a fare il primo passo. Lui non si stanca di uscire, uscire… Lui rispetta la libertà di ogni uomo ma sta lì, aspettando che noi gli apriamo un pochettino la porta.
E questa è la cosa grande del Signore: è umile. Il nostro Dio è umile. Si umilia aspettandoci. Sta sempre lì, ad aspettare.
Tutti noi siamo peccatori e tutti abbiamo bisogno dell’incontro con il Signore; di un incontro che ci dia forza per andare avanti, di essere più buoni, semplicemente. Ma stiamo attenti. Perché Lui passa, Lui viene e sarebbe cosa triste che Lui passasse e noi non ci accorgessimo che Lui sta passando. E chiediamo oggi la grazia: “Signore, che io sia sicuro che Tu stai aspettando. Sì, aspettando me, con i miei peccati, con i miei difetti, con i miei problemi“. Tutti ne abbiamo, tutti. Ma Lui è lì: è lì, sempre. Il peggiore dei peccati credo che sia non capire che Lui è sempre lì ad aspettarmi, non avere fiducia in questo amore: la sfiducia nell’amore di Dio.
Il Signore, in questa giornata gioiosa per voi, vi conceda questa grazia. Anche a me, a tutti. La grazia di essere sicuri che Lui sempre è alla porta, aspettando che io apra un pochettino per entrare. E non avere paura: quando il figlio prodigo incontrò il padre, il padre scese dal terrazzo e andò incontro la figlio. Quell’anziano andava in fretta, e dice il Vangelo che quando il figlio incominciò a parlare: “Padre, ho peccato…”, non lo lasciò parlare; lo abbracciò, lo baciò (cfr Lc 15,20-21). Questo è quello che ci aspetta se noi apriamo un pochettino la porta: l’abbraccio del Padre.
[01382-IT.01] [Testo originale: Italiano]
[B0631-XX.01]