Omelia del Santo Padre
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Traduzione in lingua portoghese
Alle 18.30 di questo pomeriggio, il Santo Padre Francesco ha lasciato in auto il Vaticano per recarsi a San Giovanni in Laterano, dove ha presieduto i riti del Corpus Domini, Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, secondo il calendario liturgico della Chiesa italiana.
Alle 19.00, il Papa ha celebrato la Santa Messa sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano.
Subito dopo si è svolta la Processione Eucaristica che, percorrendo via Merulana, ha raggiunto la Basilica di Santa Maria Maggiore, dove il Papa ha impartito la Benedizione solenne con il Santissimo Sacramento.
Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Santo Padre ha rivolto ai fedeli nel corso della Celebrazione Eucaristica a San Giovanni in Laterano:
Omelia del Santo Padre
Nella solennità del Corpus Domini torna più volte il tema della memoria: «Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere […]. Non dimenticare il Signore, […] che nel deserto ti ha nutrito di manna» (cfr Dt 8,2.14.16) – disse Mosè al popolo. «Fate questo in memoria di me» (1 Cor 11,24) – dirà Gesù a noi. «Ricordati di Gesù Cristo» (2 Tm 2,8), dirà Paolo al suo discepolo. Il «pane vivo, disceso dal cielo» (Gv 6,51) è il sacramento della memoria che ci ricorda, in modo reale e tangibile, la storia d’amore di Dio per noi.
Ricordati, dice oggi la Parola divina a ciascuno di noi. Dal ricordo delle gesta del Signore ha preso forza il cammino del popolo nel deserto; nel ricordo di quanto il Signore ha fatto per noi si fonda la nostra personale storia di salvezza. Ricordare è essenziale per la fede, come l’acqua per una pianta: come non può restare in vita e dare frutto una pianta senza acqua, così la fede se non si disseta alla memoria di quanto il Signore ha fatto per noi. «Ricordati di Gesù Cristo».
Ricordati. La memoria è importante, perché ci permette di rimanere nell’amore, di ri-cordare, cioè di portare nel cuore, di non dimenticare chi ci ama e chi siamo chiamati ad amare. Eppure questa facoltà unica, che il Signore ci ha dato, è oggi piuttosto indebolita. Nella frenesia in cui siamo immersi, tante persone e tanti fatti sembrano scivolarci addosso. Si gira pagina in fretta, voraci di novità ma poveri di ricordi. Così, bruciando i ricordi e vivendo all’istante, si rischia di restare in superficie, nel flusso delle cose che succedono, senza andare in profondità, senza quello spessore che ci ricorda chi siamo e dove andiamo. Allora la vita esteriore diventa frammentata, quella interiore inerte.
Ma la solennità di oggi ci ricorda che nella frammentazione della vita il Signore ci viene incontro con una fragilità amorevole, che è l’Eucaristia. Nel Pane di vita il Signore viene a visitarci facendosi cibo umile che con amore guarisce la nostra memoria, malata di frenesia. Perché l’Eucaristia è il memoriale dell’amore di Dio. Lì «si fa memoria della sua passione» (Solennità del SS. Corpo e Sangue di Cristo, Antifona al Magnificat dei II Vespri), dell’amore di Dio per noi, che è la nostra forza, il sostegno del nostro camminare. Ecco perché ci fa tanto bene il memoriale eucaristico: non è una memoria astratta, fredda e nozionistica, ma la memoria vivente e consolante dell’amore di Dio. Memoria anamnetica e mimetica. Nell’Eucaristia c’è tutto il gusto delle parole e dei gesti di Gesù, il sapore della sua Pasqua, la fragranza del suo Spirito. Ricevendola, si imprime nel nostro cuore la certezza di essere amati da Lui. E mentre dico questo, penso in particolare a voi, bambini e bambine che da poco avete ricevuto la Prima Comunione e siete qui presenti numerosi.
Così l’Eucaristia forma in noi una memoria grata, perché ci riconosciamo figli amati e sfamati dal Padre; una memoria libera, perché l’amore di Gesù, il suo perdono, risana le ferite del passato e pacifica il ricordo dei torti subiti e inflitti; una memoria paziente, perché nelle avversità sappiamo che lo Spirito di Gesù rimane in noi. L’Eucaristia ci incoraggia: anche nel cammino più accidentato non siamo soli, il Signore non si scorda di noi e ogni volta che andiamo da Lui ci ristora con amore.
L’Eucaristia ci ricorda anche che non siamo individui, ma un corpo. Come il popolo nel deserto raccoglieva la manna caduta dal cielo e la condivideva in famiglia (cfr Es 16), così Gesù, Pane del cielo, ci convoca per riceverlo, riceverlo insieme e condividerlo tra noi. L’Eucaristia non è un sacramento “per me”, è il sacramento di molti che formano un solo corpo, il santo popolo fedele di Dio. Ce lo ha ricordato San Paolo: «Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane» (1 Cor 10,17). L’Eucaristia è il sacramento dell’unità. Chi la accoglie non può che essere artefice di unità, perché nasce in lui, nel suo “DNA spirituale”, la costruzione dell’unità. Questo Pane di unità ci guarisca dall’ambizione di prevalere sugli altri, dall’ingordigia di accaparrare per sé, dal fomentare dissensi e spargere critiche; susciti la gioia [lui dice: gloria] di amarci senza rivalità, invidie e chiacchiere maldicenti.
E ora, vivendo l’Eucaristia, adoriamo e ringraziamo il Signore per questo sommo dono: memoria viva del suo amore, che forma di noi un solo corpo e ci conduce all’unità.
[00949-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
Le thème de la mémoire revient plusieurs fois dans la solennité du Corpus Domini: «Souviens-toi de la longue marche que le Seigneur ton Dieu t’a imposée […] N’oublie pas le Seigneur ton Dieu, […] qui t’a donné la manne» (cf. Dt 8, 2.14.16) dit Moïse au peuple. «Faites ceci en mémoire de moi» (1Co 11,24) – nous dira Jésus. «Souviens–toi de Jésus-Christ» (2Tm 2,8), dira Paul à son disciple. Le «pain vivant descendu du ciel» (Jn 6,51) est le sacrement de la mémoire qui nous rappelle, de manière réelle et tangible, l’histoire d’amour de Dieu pour nous. Souviens-toi, dit aujourd’hui la Parole divine à chacun de nous. Le chemin du peuple dans le désert a pris force du souvenir des hauts faits du Seigneur. Notre histoire personnelle du salut se fonde dans le souvenir de tout ce que le Seigneur a fait pour nous. Se souvenir est essentiel pour la foi, comme l’eau pour une plante: de même qu’une plante sans eau ne peut rester en vie et donner du fruit, de même la foi, si elle ne se désaltère pas à la mémoire de tout ce que le Seigneur a fait pour nous. «Souviens-toi de Jésus-Christ»
Souviens-toi. La mémoire est importante, car elle nous permet de demeurer dans l’amour, de se souvenir, c’est-à-dire de porter dans le cœur, de ne pas oublier celui qui nous aime et que nous sommes appelés à aimer. Cependant, cette faculté unique que le Seigneur nous a donnée est de nos jours plutôt affaiblie. Dans la frénésie dans laquelle nous sommes plongés, beaucoup de personnes et beaucoup de faits semblent glisser sur nous. On tourne les pages rapidement, avides de nouveautés mais pauvres en souvenirs. Ainsi, brulant les souvenirs et vivant dans l’instant, on risque de rester à la surface, dans le flux des choses qui se succèdent, sans aller en profondeur, sans cette épaisseur qui nous rappelle qui nous sommes et où nous allons. Alors, la vie extérieure devient morcelée, la vie intérieure, inerte.
Mais la solennité d’aujourd’hui nous rappelle que, dans le morcellement de la vie, le Seigneur vient à notre rencontre dans une amoureuse fragilité, celle de l’Eucharistie. Dans le pain de vie le Seigneur vient nous visiter, se faisant humble nourriture qui guérit avec amour notre mémoire, malade de frénésie. Car l’Eucharistie est le mémorial de l’amour de Dieu. Là «le mémorial de sa passionest célébré» (Solennité du Corps et du Sang du Christ, Antienne du Magnificat, 2ème Vêpres), mémorial de l’amour de Dieu pour nous, qui est notre force, le soutien de notre marche. Voilà pourquoi le mémorial eucharistique nous fait tant de bien: il n’est pas un souvenir abstrait, froid, une simple notion, mais la mémoire vivante et consolante de l’amour de Dieu. Mémoire d’anamnèse et d’imitation. Dans l’Eucharistie se trouve tout le goût des paroles et des gestes de Jésus, la saveur de sa Pâques, le parfum de son Esprit. En la recevant, la certitude d’être aimé par lui s’imprime dans notre cœur. Et en disant cela, je pense en particulier à vous, enfants qui avez récemment reçu la Première Communion et êtes ici présents nombreux.
Ainsi l’Eucharistie forme en nous une mémoire reconnaissante, parce que nous nous reconnaissons enfants aimés du Père et rassasiés par lui. Une mémoire libre, car l’amour de Jésus, son pardon, guérit les blessures du passé et pacifie le souvenir des torts subis et infligés; une mémoire patiente, car dans les adversités nous savons que l’Esprit de Jésus demeure en nous. L’Eucharistie nous encourage: même sur le chemin le plus accidenté nous ne sommes pas seuls, le Seigneur ne nous oublie pas et il nous redonne des forces avec amour chaque fois que nous allons à lui.
L’Eucharistie nous rappelle aussi que nous ne sommes pas des individus, mais un corps. De même que le peuple au désert récoltait la manne tombée du ciel et la partageait en famille (cf. Ex 16), de même Jésus, Pain du ciel, nous convoque pour le recevoir, le recevoir ensemble et le partager entre nous. L’Eucharistie n’est pas un sacrement «pour moi», elle est le sacrement d’une multitude qui forme un seul corps, le saint peuple fidèle de Dieu. Saint Paul nous l’a rappelé: «Puisqu’il y a un seul pain, la multitude que nous sommes est un seul corps, car nous avons tous part à un seul pain» (1Co 10, 17). L’Eucharistie est le sacrement de l’unité. Celui qui la reçoit ne peut être qu’artisan d’unité, parce que nait en lui, dans son “ADN spirituel”, la construction de l’unité. Que ce Pain d’unité nous guérisse de l’ambition de dominer les autres, de l’avidité de s’emparer pour soi, de fomenter des dissensions et de répandre des critiques; qu’il suscite la joie de nous aimer sans rivalité, envie et bavardages malveillants.
Et maintenant, en vivant l’Eucharistie, adorons et remercions le Seigneur pour ce don suprême: mémoire vivante de son amour qui fait de nous un seul corps et nous conduit à l’unité.
[00949-FR.02] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
On this Solemnity of Corpus Domini, the idea of memory comes up again and again. Moses says to the people: “You shall remember all the way which the Lord your God has led you […]. Lest […] you forget the Lord your God, who fed you in the wilderness with manna” (Dt 8:2, 14, 16). Jesus will tell us: “Do this in memory of me” (1 Cor 11:24). Saint Paul will tell his disciple: “Remember Jesus Christ” (2 Tim 2:8). The “living bread, come down from heaven” (Jn 6:51) is the sacrament of memory, reminding us, in a real and tangible way, of the story of God’s love for us.
Today, to each of us, the word of God says, Remember! Remembrance of the Lord’s deeds guided and strengthened his people’s journey through the desert; remembering all that the Lord has done for us is the foundation of our own personal history of salvation. Remembrance is essential for faith, as water is for a plant. A plant without water cannot stay alive and bear fruit. Nor can faith, unless it drinks deeply of the memory of all that the Lord has done for us. “Remember Jesus Christ”.
Remember. Memory is important, because it allows us to dwell in love, to be mind-ful, never forgetting who it is who loves us and whom we are called to love in return. Yet nowadays, this singular ability that the Lord has given us is considerably weakened. Amid so much frantic activity, many people and events seem to pass in a whirl. We quickly turn the page, looking for novelty while unable to retain memories. Leaving our memories behind and living only for the moment, we risk remaining ever on the surface of things, constantly in flux, without going deeper, without the broader vision that reminds us who we are and where we are going. In this way, our life grows fragmented, and dulled within.
Yet today’s Solemnity reminds us that in our fragmented lives, the Lord comes to meet us with a loving “fragility”, which is the Eucharist. In the Bread of Life, the Lord comes to us, making himself a humble meal that lovingly heals our memory, wounded by life’s frantic pace of life. The Eucharist is the memorial of God’s love. There, “[Christ’s] sufferings are remembered” (II Vespers, antiphon for the Magnificat) and we recall God’s love for us, which gives us strength and support on our journey. This is why the Eucharistic commemoration does us so much good: it is not an abstract, cold and superficial memory, but a living remembrance that comforts us with God’s love. A memory that is both recollection and imitation. The Eucharist is flavoured with Jesus’ words and deeds, the taste of his Passion, the fragrance of his Spirit. When we receive it, our hearts are overcome with the certainty of Jesus’ love. In saying this, I think in particular of you boys and girls, who recently received First Holy Communion, and are here today in great numbers.
The Eucharist gives us a grateful memory, because it makes us see that we are the Father’s children, whom he loves and nourishes. It gives us a free memory, because Jesus’ love and forgiveness heal the wounds of the past, soothe our remembrance of wrongs experienced and inflicted. It gives us a patient memory, because amid all our troubles we know that the Spirit of Jesus remains in us. The Eucharist encourages us: even on the roughest road, we are not alone; the Lord does not forget us and whenever we turn to him, he restores us with his love.
The Eucharist also reminds us that we are not isolated individuals, but one body. As the people in the desert gathered the manna that fell from heaven and shared it in their families (cf. Ex 16), so Jesus, the Bread come down from Heaven, calls us together to receive him and to share him with one another. The Eucharist is not a sacrament “for me”; it is the sacrament of the many, who form one body, God’s holy and faithful people. Saint Paul reminded us of this: “Because there is one bread, we who are many are one body, for we all partake of the one bread” (1 Cor 10:17). The Eucharist is the sacrament of unity. Whoever receives it cannot fail to be a builder of unity, because building unity has become part of his or her “spiritual DNA”. May this Bread of unity heal our ambition to lord it over others, to greedily hoard things for ourselves, to foment discord and criticism. May it awaken in us the joy of living in love, without rivalry, jealousy or mean-spirited gossip.
Now, in experiencing this Eucharist, let us adore and thank the Lord for this greatest of gifts: the living memorial of his love, that makes us one body and leads us to unity.
[00949-EN.02] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
Am Hochfest Fronleichnam kommt mehrfach das Thema des Gedächtnisses zur Sprache: »Du sollst an den ganzen Weg denken, den der Herr, dein Gott, dich […] geführt hat […]. Dann nimm dich in Acht, dass […] du den Herrn, deinen Gott nicht vergisst, […] der dich in der Wüste mit dem Manna speiste« (vgl. Dtn 8,2.14.16), sagte Moses zum Volk. »Tut dies zu meinem Gedächtnis« (1 Kor 11,24) – wird Jesus zu uns sagen. »Denke an Jesus Christus« (2 Tim 2,8) wird Paulus zu seinem Schüler sagen. »Das lebendige Brot, das vom Himmel herabgekommen ist« (Joh 6,51), ist das Sakrament des Gedächtnisses, das uns auf reale und greifbare Weise an die Liebesgeschichte Gottes mit uns erinnert.
Denk daran, sagt heute das Wort Gottes zu jedem von uns. Aus dem Gedächtnis an die Großtaten des Herrn, hat das Volk auf seinem Weg in der Wüste Kraft geschöpft; in der Erinnerung an das, was der Herr für uns getan hat, gründet sich unsere persönliche Heilsgeschichte. Erinnern ist für den Glauben wesentlich, genauso wie das Wasser für eine Pflanze: Wie eine Pflanze ohne Wasser nicht am Leben bleiben kann und keine Frucht bringen kann, so geschieht es mit dem Glauben, wenn er seinen Durst nicht durch das Gedächtnis dessen, was der Herr für uns getan hat, stillt. »Denke an Jesus Christus«.
Denk daran. Das Gedächtnis ist wichtig, weil es uns erlaubt, in der Liebe zu bleiben, zu er-innern, also ins Herz zu rufen, nicht zu vergessen, wer uns liebt und dass wir gerufen sind zu lieben. Und doch ist diese einzigartige Fähigkeit, die der Herr uns gegeben hat, heute eher geschwächt. In der Hektik, der wir ausgeliefert sind, scheinen viele Personen und Tatsachen an uns vorbeizugleiten. Man blättert hastig um, unersättlich in der Suche nach Neuheit, aber arm an Erinnerungen. Indem man so die Erinnerungen verbrennt und nur im Augenblick lebt, läuft man Gefahr, an der Oberfläche zu bleiben, im Fluss der Dinge, die geschehen, ohne in die Tiefe zu gehen, ohne jenen Weitblick, der uns an das erinnert, was wir sind und wohin wir gehen. Dann zersplittert sich das äußere Leben und das innere Leben erstarrt.
Aber das heutige Hochfest erinnert uns daran, dass in der Zersplitterung des Lebens der Herr uns mit einer liebevollen Zerbrechlichkeit entgegenkommt, die die Eucharistie ist. Im Brot des Lebens kommt der Herr, um uns aufzusuchen. Er macht sich zu einer bescheidenen Speise, die in Liebe unsere an Ruhelosigkeit erkrankte Erinnerung heilt. Denn die Eucharistie ist die Gedächtnisfeier der Liebe Gottes. Da wird das »Gedächtnis seines Leidens« (Hochfest des Leibes und Blutes Christi, Magnificat-Antiphon zur II. Vesper), der Liebe Gottes zu uns begangen, die unsere Stärke, die Stütze auf unserem Weg ist. Deshalb tut uns das eucharistische Gedächtnis so gut: Es ist kein abstraktes Gedächtnis, kalt und begrifflich, sondern das lebendige und tröstliche Gedächtnis der Liebe Gottes. Es ist ein Gedächtnis, das wiedererinnert und nachahmt. In der Eucharistie ist der ganze Genuss der Worte und der Handlungen Jesu, der Geschmack seines Paschamysteriums, der Duft seines Geistes. Wenn wir sie empfangen, prägt sich unserem Herzen die Gewissheit ein, von ihm geliebt zu sein. Und während ich dies sage, denke ich auf besondere Weise an euch, Jungen und Mädchen, die ihr vor kurzem die Erstkommunion empfangen habt und hier in großer Zahl zugegen seid.
So bildet die Eucharistie in uns ein dankbares Gedächtnis heran, weil wir uns als vom Vater geliebte Kinder erkennen, deren Hunger er stillt; ein freies Gedächtnis, weil die Liebe Jesu, seine Vergebung, die Wunden der Vergangenheit heilt und die Erinnerung an erlittenes und auferlegtes Unrecht heilt; ein geduldiges Gedächtnis, weil wir in den Widrigkeiten wissen, dass der Geist Jesu in uns bleibt. Die Eucharistie ermutigt uns: Auch auf dem holprigsten Weg sind wir nicht alleine, der Herr vergisst uns nicht, und jedes Mal, wenn wir zu ihm gehen, erquickt er uns mit Liebe.
Die Eucharistie erinnert uns auch daran, dass wir keine Individuen sind, sondern ein Leib. Wie das Volk in der Wüste das vom Himmel gefallene Manna aufsammelte und es in der Familie teilte (vgl. Ex 16), so ruft uns Jesus, das Brot vom Himmel, zusammen, um ihn zu empfangen, ihn gemeinsam zu empfangen und unter uns zu teilen. Die Eucharistie ist nicht ein Sakrament „für mich“, sie ist das Sakrament vieler, die einen einzigen Leib, das heilige gottgläubige Volk, bilden. Der heilige Paulus hat es uns in Erinnerung gerufen: »EinBrot ist es. Darum sind wir vieleeinLeib; denn wir alle haben teil an dem einen Brot« (1 Kor 10,17). Die Eucharistie ist das Sakrament der Einheit. Wer sie empfängt, kann nicht anders als ein Erbauer der Einheit sein, da in ihm, in seiner „geistlichen DNA“ der Aufbau der Einheit entsteht. Dieses Brot der Einheit heile uns von dem Drang, die anderen zu beherrschen, von der Gier, alles für sich zu sichern, vom Schüren von Uneinigkeit und von der Verbreitung von Kritik; es möge in uns die Freude erwecken, uns ohne Rivalität, Neid und gehässiges Gerede zu lieben.
Indem wir nun die Eucharistie leben, beten wir den Herrn an und danken wir ihm für diese höchste Gabe: lebendiges Gedächtnis seiner Liebe, das einen einzigen Leib aus uns macht und uns zur Einheit führt.
[00949-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]
Traduzione in lingua spagnola
En la solemnidad del Corpus Christi aparece una y otra vez el tema de la memoria: «Recuerda todo el camino que el Señor, tu Dios, te ha hecho recorrer […]. No olvides al Señor, […] que te alimentó en el desierto con un maná» (Dt 8,2.14.16) —dijo Moisés al pueblo—. «Haced esto en memoria mía» (1 Co 11,24) —dirá Jesús a nosotros—. «Acuérdate de Jesucristo» (2 Tm 2,8) —dirá san Pablo a su discípulo. El «pan vivo que ha bajado del cielo» (Jn 6,51) es el sacramento de la memoria que nos recuerda, de manera real y tangible, la historia del amor de Dios por nosotros.
Recuerda, nos dice hoy la Palabra divina a cada uno de nosotros. El recuerdo de las obras del Señor ha hecho que el pueblo en el desierto caminase con más determinación; nuestra historia personal de salvación se funda en el recuerdo de lo que el Señor ha hecho por nosotros. Recordar es esencial para la fe, como el agua para una planta: así como una planta no puede permanecer con vida y dar fruto sin ella, tampoco la fe si no se sacia de la memoria de lo que el Señor ha hecho por nosotros. «Acuérdate de Jesucristo».
Recuerda. La memoria es importante, porque nos permite permanecer en el amor, re-cordar, es decir, llevar en el corazón, no olvidar que nos ama y que estamos llamados a amar. Sin embargo esta facultad única, que el Señor nos ha dado, está hoy más bien debilitada. En el frenesí en el que estamos inmersos, son muchas personas y acontecimientos que parecen como si pasaran por nuestra vida sin dejar rastro. Se pasa página rápidamente, hambrientos de novedad, pero pobres de recuerdos. Así, eliminando los recuerdos y viviendo al instante, se corre el peligro de permanecer en lo superficial, en la moda del momento, sin ir al fondo, sin esa dimensión que nos recuerda quiénes somos y de dónde venimos. Entonces la vida exterior se fragmenta y la interior se vuelve inerte.
En cambio, la solemnidad de hoy nos recuerda que, en la fragmentación de la vida, el Señor sale a nuestro encuentro con una fragilidad amorosa que es la Eucaristía. En el Pan de vida, el Señor nos visita haciéndose alimento humilde que sana con amor nuestra memoria, enferma de frenesí. Porque la Eucaristía es el memorial del amor de Dios. Ahí «se celebra el memorial de su pasión» (Solemnidad del Santísimo Cuerpo y Sangre de Cristo, Antífona al Magníficat de las II Vísperas), del amor de Dios por nosotros, que es nuestra fuerza, el apoyo para nuestro caminar. Por eso, nos hace tanto bien el memorial eucarístico: no es una memoria abstracta, fría o conceptual, sino la memoria viva y consoladora del amor de Dios. Memoria anamnética y mimética. En la Eucaristía está todo el sabor de las palabras y de los gestos de Jesús, el gusto de su Pascua, la fragancia de su Espíritu. Recibiéndola, se imprime en nuestro corazón la certeza de ser amados por él. Y mientras digo esto, pienso de modo particular en vosotros, niños y niñas, que hace poco habéis recibido la Primera Comunión y que estáis aquí presentes en gran número.
Así la Eucaristía forma en nosotros una memoria agradecida, porque nos reconocemos hijos amados y saciados por el Padre; una memoria libre, porque el amor de Jesús, su perdón, sana las heridas del pasado y nos mitiga el recuerdo de las injusticias sufridas e infligidas; una memoria paciente, porque en medio de la adversidad sabemos que el Espíritu de Jesús permanece en nosotros. La Eucaristía nos anima: incluso en el camino más accidentado no estamos solos, el Señor no se olvida de nosotros y cada vez que vamos a él nos conforta con amor.
La Eucaristía nos recuerda además que no somos individuos, sino un cuerpo. Como el pueblo en el desierto recogía el maná caído del cielo y lo compartía en familia (cf. Ex 16), así Jesús, Pan del cielo, nos convoca para recibirlo, recibirlo juntos y compartirlo entre nosotros. La Eucaristía no es un sacramento «para mí», es el sacramento de muchos que forman un solo cuerpo, el santo pueblo fiel de Dios. Nos lo ha recordado san Pablo: «Porque el pan es uno, nosotros, siendo muchos, formamos un solo cuerpo, pues todos comemos del mismo pan» (1 Co 10,17). La Eucaristía es el sacramento de la unidad. Quien la recibe se convierte necesariamente en artífice de unidad, porque nace en él, en su «ADN espiritual», la construcción de la unidad. Que este Pan de unidad nos sane de la ambición de estar por encima de los demás, de la voracidad de acaparar para sí mismo, de fomentar discordias y diseminar críticas; que suscite la alegría de amarnos sin rivalidad, envidias y chismorreos calumniadores.
Y ahora, viviendo la Eucaristía, adoremos y agradezcamos al Señor por este don supremo: memoria viva de su amor, que hace de nosotros un solo cuerpo y nos conduce a la unidad.
[00949-ES.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua portoghese
Na solenidade do Corpus Domini, reaparece várias vezes o tema da memória. Disse Moisés ao povo: «Recorda-te de todo esse caminho que o Senhor, teu Deus, te fez percorrer (...). Toma cuidado em não esquecer o Senhor, (...) que te alimentou neste deserto com o maná» (cf. Dt 8, 2.12.16). Por sua vez, Jesus dir-nos-á: «Fazei isto em memória de Mim» (1 Cor 11, 24). E São Paulo dirá ao seu discípulo Timóteo: «Recorda-te de Jesus Cristo» (2 Tm 2, 8). «O pão vivo, o que desceu do Céu» (Jo 6, 51), é o sacramento da memória que nos recorda, de forma real e tangível, a história de amor de Deus para nós.
Recorda-te: diz, hoje, a Palavra divina a cada um de nós. A partir da recordação das façanhas do Senhor, ganhou força o caminho do povo no deserto; é na recordação daquilo que o Senhor fez por nós que se fundamenta a nossa história pessoal de salvação. Recordar é essencial para a fé, como a água para uma planta: assim como esta não pode permanecer viva e dar fruto sem água, assim também a fé se não beber na memória daquilo que o Senhor fez por nós. «Recorda-te de Jesus Cristo».
Recorda-te. A memória é importante, porque nos permite permanecer no amor, permite re-cordar, isto é, trazer no coração, não esquecer quem nos ama e a quem somos chamados a amar. Mas esta faculdade excecional, que o Senhor nos deu, encontra-se hoje bastante debilitada. No frenesim em que estamos imersos, muitas pessoas e tantos acontecimentos parecem passar-nos por cima, sem nos darmos conta. Depressa viramos página, ávidos de novidades, mas pobres de recordações. Deste modo, mandando em fumo as recordações e vivendo cingidos ao instante presente, corre-se o risco de ficar à superfície, vendo o fluir das coisas que acontecem sem descer em profundidade, sem aquela espessura que nos recorda quem somos e para onde vamos. Então a vida exterior acaba fragmentada, e a interior inerte.
Contudo a solenidade de hoje recorda-nos que, na fragmentação da vida, o Senhor vem ao nosso encontro nos panos duma amorosa fragilidade, que é a Eucaristia. No Pão de vida, o Senhor vem visitar-nos fazendo-Se humilde alimento que amorosamente cura a nossa memória adoentada de frenesim. Porque a Eucaristia é o memorial do amor de Deus. Nela, «se comemora a sua paixão» (Solenidade do SS. Corpo e Sangue de Cristo, Antífona do Magnificat nas II Vésperas), o amor de Deus por nós, que é a nossa força, o sustentáculo do nosso caminhar. É por isso que nos faz tão bem o memorial eucarístico: não é uma memória abstrata, fria e concetualista, mas a memória viva e consoladora do amor de Deus. Memória anamnéstica e mimética. Na Eucaristia, temos todo o gosto das palavras e gestos de Jesus, o sabor da sua Páscoa, a fragrância do seu Espírito. Ao recebê-la, imprime-se no nosso coração a certeza de sermos amados por Ele. E, ao dizer isto, penso de modo particular em vós, meninos e meninas que fizestes há pouco a Primeira Comunhão e estais aqui presentes em grande número.
Assim, a Eucaristia forma em nós uma memória agradecida, porque nos reconhecemos como filhos amados e alimentados pelo Pai; uma memória livre, porque o amor de Jesus, o seu perdão, cura as feridas do passado e apazigua a recordação das injustiças sofridas e infligidas; uma memória paciente, porque sabemos que o Espírito de Jesus permanece em nós nas adversidades. A Eucaristia encoraja-nos: mesmo no caminho mais acidentado, não estamos sozinhos, o Senhor não Se esquece de nós e, sempre que vamos até Ele, alenta-nos com amor.
A Eucaristia recorda-nos também que não somos indivíduos, mas um corpo. Tal como o povo no deserto recolhia o maná caído do céu e o partilhava em família (cf. Ex 16), assim também Jesus, Pão do céu, nos convoca para O recebermos: recebê-Lo juntos e partilhá-Lo entre nós. A Eucaristia não é um sacramento «para mim», é o sacramento de muitos que formam um só corpo, o santo povo fiel de Deus. No-lo recordou São Paulo: «uma vez que há um único pão, nós, embora muitos, somos um só corpo, porque todos participamos desse único pão» (1 Cor 10, 17). A Eucaristia é o sacramento da unidade. Quem a recebe não pode deixar de ser artífice de unidade, porque nasce nele, no seu «DNA espiritual», a construção da unidade. Que este Pão de unidade nos cure da ambição de prevalecer sobre os outros, da ganância de entesourar para nós mesmos, de fomentar discórdias e disseminar críticas; que desperte a alegria de nos amarmos sem rivalidades, nem invejas, nem murmurações maldizentes.
E agora, vivendo a Eucaristia, adoremos e agradeçamos ao Senhor por este dom supremo: memória viva do seu amor, que forma de nós um só corpo e nos conduz à unidade.
[00949-PO.02] [Texto original: Italiano]
[B0422-XX.02]