Intervento di S.E. Mons. Rino Fisichella
Intervento di S.E. Mons. José Octavio Ruiz Arenas
Alle ore 11.00 di questa mattina, presso la Sala Stampa della Santa Sede, in Via della Conciliazione 54, si tiene una conferenza stampa per la presentazione del Messaggio per la prima Giornata Mondiale dei Poveri, istituita da Papa Francesco a conclusione del Giubileo della Misericordia la XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (quest’anno il 19 novembre 2017).
Intervengono:
- S.E. Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione;
- S.E. Mons. José Octavio Ruiz Arenas, Segretario del medesimo Pontificio Consiglio.
Riportiamo di seguito gli interventi del Presidente e del Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione:
Intervento di S.E. Mons. Rino Fisichella
L’anno scorso, domenica 13 Novembre, mentre in tutte le cattedrali del mondo si chiudevano le Porte della Misericordia, Papa Francesco celebrava nella Basilica di San Pietro il Giubileo dedicato a tutte le persone socialmente emarginate. Nell’omelia, il Papa si esprimeva così: “Proprio oggi, quando si parla di esclusione, vengono subito in mente persone concrete; non cose inutili, ma persone preziose. La persona umana, posta da Dio al culmine del creato, viene spesso scartata, perché si preferiscono le cose che passano. E questo è inaccettabile, perché l’uomo è il bene più prezioso agli occhi di Dio. Ed è grave che ci si abitui a questo scarto; bisogna preoccuparsi, quando la coscienza si anestetizza e non fa più caso al fratello che ci soffre accanto o ai problemi seri del mondo… Oggi, nelle cattedrali e nei santuari di tutto il mondo si chiudono le Porte della Misericordia. Chiediamo la grazia di non chiudere gli occhi davanti a Dio che ci guarda e dinanzi al prossimo che ci interpella… soprattutto al fratello dimenticato ed escluso, al ‘Lazzaro’ che giace davanti alla nostra porta. Lì punta la lente d’ingrandimento della Chiesa… Alla luce di queste riflessioni, vorrei che oggi fosse la ‘giornata dei poveri’”.
La frase finale non era nel testo dell’Omelia preparata per questa circostanza. Papa Francesco la pronunciò spontaneamente, guardando le migliaia di poveri che erano presenti alla celebrazione eucaristica e che si erano intrattenuti con lui nei giorni precedenti. Gli avevano espresso le loro difficoltà, insieme ai desideri più profondi che portavano nel cuore; il Papa li aveva abbracciati a lungo con commozione e intensità. Probabilmente, proprio gli sguardi e le lacrime di quelle persone gli erano rimaste fortemente impresse nel momento in cui, alzando gli occhi dal testo, annunciava il desiderio di una “giornata dei poveri”. Il desiderio, comunque, diventava subito una realtà. Firmando in Piazza san Pietro la Lettera Misericordia et misera, Papa Francesco aggiungeva a conclusione: “ho intuito che, come ulteriore segno concreto di questo Anno Santo straordinario, si debba celebrare in tutta la Chiesa, nella ricorrenza della XXXIII Domenica del Tempo Ordinario, laGiornata mondiale dei poveri. Sarà la più degna preparazione per vivere la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il quale si è identificato con i piccoli e i poveri e ci giudicherà sulle opere di misericordia (cfrMt25,31-46). Sarà una Giornata che aiuterà le comunità e ciascun battezzato a riflettere su come la povertà stia al cuore del Vangelo e sul fatto che, fino a quando Lazzaro giace alla porta della nostra casa (cfrLc16,19-21), non potrà esserci giustizia né pace sociale. Questa Giornata costituirà anche una genuina forma di nuova evangelizzazione (cfrMt11,5), con la quale rinnovare il volto della Chiesa nella sua perenne azione di conversione pastorale per essere testimone della misericordia” (n. 21).
Su questo orizzonte, quindi, è necessario collocare il Messaggio per la I Giornata Mondiale dei Poveri che si celebrerà in tutta la Chiesa il prossimo 19 novembre, XXXIII domenica del Tempo Ordinario, che oggi viene presentato. Come ricorda nel Messaggio il Santo Padre, “alle altre Giornate mondiali istituite dai miei Predecessori, che sono ormai una tradizione nella vita delle nostre comunità, desidero che si aggiunga questa, che apporta al loro insieme un elemento di completamento squisitamente evangelico, cioè la predilezione di Gesù per i poveri” (n. 6).
Sarà questa una giornata dove tutta la comunità cristiana dovrà essere capace di tendere la mano ai poveri, ai deboli, agli uomini e alle donne cui viene troppo spesso calpestata la dignità. Il Messaggio richiama all’espressione biblica della Prima Lettera di Giovanni: Non amiamo a parole ma con i fatti. Con questo motto, si intende configurare il senso della celebrazione mondiale. “Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità” (1Gv 3,18). Sono le parole dell’evangelista, con cui Papa Francesco introduce il suo Messaggio. L’esortazione esprime un imperativo dal quale nessun cristiano può prescindere. Centrale diventa il richiamo all’opposizione tra l’azione, il servizio concreto reso agli ultimi, e il vuoto che spesso le sole parole celano. Il Papa insiste su questo punto: “Non pensiamo ai poveri, solo come destinatari di una buona pratica di volontariato da fare una volta alla settimana, o tanto meno di gesti estemporanei di buona volontà per mettere in pace la coscienza. Queste esperienze, pur valide e utili a sensibilizzare alle necessità di tanti fratelli e alle ingiustizie che spesso ne sono causa, dovrebbero introdurre ad un vero incontro con i poveri e dare luogo ad una condivisione che diventi stile di vita” (n. 3).
Il Messaggio che oggi viene presentato in otto lingue (Italiano, francese, inglese, tedesco, polacco, spagnolo, portoghese e arabo), può essere facilmente raccolto intorno a due espressioni che ne delineano il significato profondo e ne costituiscono la sintesi. La prima, si riferisce al richiamo del Salmo: “Questo povero grida e il Signore lo ascolta” (Sal 34,7). Il grido dei poveri non può lasciare la Chiesa insensibile; fin dall’inizio della sua storia e nel corso dei secoli, la comunità cristiana rifuggendo da qualsiasi retorica si è messa al servizio dei più bisognosi, perché “aveva compreso che la vita dei discepoli di Gesù doveva esprimersi in una fraternità e solidarietà tali, da corrispondere all’insegnamento principale del Maestro che aveva proclamato i poveri beati ed eredi del Regno dei cieli (cfr Mt 5,3)” (n. 2). Certo, il papa richiama al fatto che ci sono stati momenti nella storia della Chiesa in cui il grido dei poveri non è stato ascoltato con la dovuta attenzione; eppure, anche in questi frangenti, non sono mancati “uomini e donne che in diversi modi hanno offerto la loro vita a servizio dei poveri”, scrivendo pagine di storia da cui emerge la “fantasia della carità” cristiana (n. 3). La seconda espressione verte sul termine condivisione. Partendo dall’esempio di san Francesco che “non si accontentò di abbracciare il lebbroso” e di dargli l’elemosina, ma comprese che la vera carità consisteva nello stare insieme, vicino, condividendo il dolore e la sofferenza della malattia come pure il disagio dell’emarginazione, il Papa propone come stile di vita dei credenti quello dell’incontro con i poveri per “dare luogo ad una condivisione che diventi stile di vita. Infatti, la preghiera, il cammino del discepolato e la conversione trovano nella carità che si fa condivisione la verifica della loro autenticità evangelica” (n. 3).
La sfida che si intende porre, come si nota, consiste nell’uscire dall’indifferenza, dalle certezze e comodità che spesso sono i luoghi privilegiati di una cultura benestante, per riconoscere che la povertà costituisce anche un valore con cui confrontarsi. I cristiani, infatti, sanno che la povertà è anche una vocazione a seguire Gesù povero: “Povertà significa un cuore umile che sa accogliere la propria condizione di creatura limitata e peccatrice per superare la tentazione di onnipotenza, che illude di essere immortali. La povertà è un atteggiamento del cuore che impedisce di pensare al denaro, alla carriera, al lusso come obiettivo di vita e condizione per la felicità… La povertà, così intesa, è il metro che permette di valutare l’uso corretto dei beni materiali, e anche di vivere in modo non egoistico e possessivo i legami e gli affetti” (n. 4).
Papa Francesco, in questo Messaggio, non nasconde la difficoltà che emerge soprattutto ai nostri giorni di identificare in modo chiaro la povertà. Egli parla dei “mille volti segnati dal dolore, dall’emarginazione, dal sopruso, dalla violenza, dalle torture e dalla prigionia, dalla guerra, dalla privazione della libertà e della dignità, dall’ignoranza e dall’analfabetismo, dall’emergenza sanitaria e dalla mancanza di lavoro, dalle tratte e dalle schiavitù, dall’esilio e dalla miseria, dalla migrazione forzata. La povertà ha il volto di donne, di uomini e di bambini sfruttati per vili interessi, calpestati dalle logiche perverse del potere e del denaro”. Insomma, presenta un “elenco impietoso e mai completo” che si allarga sempre più a causa “dell’avidità di pochi e dell’indifferenza generalizzata” (n. 5).
La terapia che potrebbe aiutare ad alleviare questa grave patologia, si ritrova nella forma della reciprocità: il povero viene raggiunto dalla tenerezza e dalla misericordia di Dio attraverso quanti desiderano incontrare realmente il volto di Cristo; alla stessa stregua, quanti hanno perduto la dignità e sono ai margini, quanti sono afflitti dal sopruso e dalla violenza provocano i cristiani a ritrovare il senso della povertà evangelica che loro portano impresso nella vita quotidiana.
La dimensione della reciprocità trova riscontro nel logo della Giornata Mondiale dei Poveri. Si nota una porta aperta e sul ciglio si ritrovano due persone. Ambedue tendono la mano; una perché chiede aiuto, l’altra perché intende offrirlo. In effetti, è difficile comprendere chi tra i due sia il vero povero. O meglio, ambedue sono poveri. Chi tende la mano per entrare chiede condivisione; chi tende la mano per aiutare è invitato a uscire per condividere. Sono due mani tese che si incontrano dove ognuna offre qualcosa. Due braccia che esprimono solidarietà e che provocano a non rimanere sulla soglia, ma ad andare incontro all’altro. Il povero può entrare in casa, una volta che dalla casa si è compreso che l’aiuto è la condivisione. Diventano quanto mai espressive in questo contesto le parole che Papa Francesco scrive nel Messaggio: “Benedette le mani che si aprono ad accogliere i poveri e a soccorrerli: sono mani che portano speranza. Benedette le mani che superano ogni barriera di cultura, di religione e di nazionalità versando olio di consolazione sulle piaghe dell’umanità. Benedette le mani che si aprono senza chiedere nulla in cambio, senza “se”, senza “però” e senza “forse”: sono mani che fanno scendere sui fratelli la benedizione di Dio” (n. 5).
L’invito del Santo Padre è rivolto alla Chiesa intera, così come agli uomini e alle donne di buona volontà; tutti sono provocati ad ascoltare il grido di aiuto dei poveri. Indipendentemente dalla religione, dal colore della pelle e dalla nazione a cui si appartiene, a tutti è chiesto di non voltare lo sguardo altrove. Ai cristiani è chiesto di fare propria la cultura dell’incontro, di abbattere mura, confini e recinti innalzati dall’egoismo e dalla paura. A tutti viene ricordato che la solidarietà e la fratellanza sono proprie e degne dell’uomo in quanto tale e costituiscono il dono originario destinato all’umanità senza alcuna esclusione. Come la povertà non conosce confini e barriere perché si è estesa al mondo intero, così la solidarietà ha bisogno di essere riconosciuta come espressione di genuina fraternità per tutti.
Più concretamente, le Chiese particolari sono invitate a trovare tutte le forme più adeguate per dare continuità a quanto già esiste e che segna la vita del vasto mondo del volontariato. Papa Francesco chiede che tutti si impegnino, soprattutto nel corso della settimana precedente, per “creare tanti momenti di incontro e di amicizia, di solidarietà e di aiuto concreto” (n. 7). Viene chiesto, inoltre, di invitare i poveri e i volontari a partecipare insieme alla santa Eucaristia della domenica e, successivamente, di accogliere i poveri come “ospiti privilegiati alla nostra mensa”. Per permettere ai sacerdoti e al mondo del volontariato di vivere ancora più intensamente questi momenti, il Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione ha predisposto un sussidio pastorale che sarà disponibile a partire dal mese di settembre.
Papa Francesco sarà direttamente coinvolto nella celebrazione di questa Giornata che lo vedrà presiedere la santa Eucaristia nella Basilica di San Pietro, insieme a tanti poveri e ai volontari. Per i volontari, in particolare, è prevista una Veglia di preparazione il Sabato 18 novembre nella Chiesa di San Lorenzo fuori le Mura per fare memoria del grande santo romano che elevando la figura del povero a vero e unico “tesoro” della Chiesa, si consegnò al martirio, a testimonianza perenne del suo servizio di carità. Sarà un momento per esprimere anche il ringraziamento per quanti quotidianamente e in silenzio vivono il servizio dell’assistenza ai poveri, e un invito perché tanti altri si uniscano alla loro testimonianza.
Le intenzioni di Papa Francesco racchiuse nel Messaggio che invia oggi a tutta la Chiesa, riguardano la speranza perché questa Giornata Mondiale possa diventare “un richiamo forte alla nostra coscienza credente affinché siamo sempre più convinti che condividere con i poveri ci permette di comprendere il Vangelo nella sua verità più profonda. I poveri non sono un problema: sono una risorsa a cui attingere per accogliere e vivere l’essenza del Vangelo” (n. 9).
[00908-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Intervento di S.E. Mons. José Octavio Ruiz Arenas
La Chiesa, fin dall’inizio, si è preoccupata dei poveri, anzi, nei primi secoli il suo impegno di aiuto e condivisione è stato un segno luminoso di autenticità. L’ammirazione per l’amore, il sincero interessamento ed il soccorso ai poveri ha fatto sì che tante persone aderissero alla fede cristiana. Il criterio-chiave di autenticità risiedeva nel fatto che non si dimenticavano dei poveri (cfrGal2,10).
Se si guarda alla storia della Chiesa, si trovano innumerevoli espressioni di questo amore e di aiuto ai poveri. Sono tantissime le istituzioni di assistenza nel campo della salute, dell’educazione, di protezione per le persone sole a abbandonate, che sono frutto della generosità di tanti credenti. Non possiamo dimenticare che Gesù, il Figlio di Dio, si è fatto uomo e ha vissuto nella povertà. Le sue parole e suoi gesti erano l’espressione di predilezione per i poveri e per questo, quando la Chiesa accoglie e aiuta le persone disagiate, lo fa perché riconosce in esse l’immagine e la presenza di Cristo.
Gli ultimi papi, particolarmente San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, hanno ribadito l’importanza di un’opzione preferenziale per i poveri ed i loro scritti magisteriali sono un invito permanente per tutta la Chiesa, perché risponda con dedizione e generosità, aiutando la società affinchè non siano negati a nessuna persona i beni necessari per una vita decorosa.
Papa Francesco ritiene che per la Chiesa l’opzione per i poveri è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica e considera tale opzione, come una forma speciale di primazia nell’esercizio della carità cristiana, della quale dà testimonianza tutta la tradizione della Chiesa. Per questo motivo insiste molto sull’urgenza di un’inclusione sociale dei poveri e, riguardo a questo aspetto, ha dedicato una particolare attenzione nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium. Ogni cristiano e ogni comunità, dice Papa Francesco, sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrarsi pienamente nella società; questo suppone l’impegno di tutti ad essere docili e attenti ad ascoltare il grido del povero ed a soccorrerlo.
Nell’istituire la Giornata Mondiale dei poveri, il Papa vuole che tutti i cristiani prendiamo coscienza della necessità di trovare e toccare Cristo nella carne dei poveri. Si tratta, pertanto, di una Giornata di sensibilizzazione circa l’esigenza di primo ordine che viene da Cristo stesso. Il Papa ci ricorda che senza l’opzione preferenziale per i più poveri, «l’annuncio del Vangelo, che pur è la prima forma di carità, rischia di essere incompreso o di affogare in quel mare di parole a cui l’odierna società della comunicazione quotidianamente ci espone». Papa Francesco, pertanto, è coerente con quello che predica e vive, e ci esorta perché nessuno possa sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale.
[00911-IT.01] [Testo originale: Italiano]
[B0407-XX.01]