Discorso del Santo Padre
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Si è svolta alle ore 18.30 di questo pomeriggio, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, la Veglia di preghiera in preparazione alla XXXII Giornata Mondiale della Gioventù che si celebra domani, a livello diocesano, sul tema «Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente» (Lc 1,49).
La Veglia è stata promossa dalla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, in collaborazione con il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e con la Diocesi del Lazio.
L’incontro è stato preceduto da canti, letture e testimonianze dei giovani di Roma e del Lazio.
Nel corso della celebrazione, dopo le testimonianze di una suora e di un giovane, il Santo Padre ha rivolto ai giovani un discorso a braccio, la cui trascrizione riportiamo di seguito:
Discorso del Santo Padre
Cari giovani,
grazie di essere qui! Questa sera è un doppio inizio: l’inizio del cammino verso il Sinodo, che ha un nome lungo: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, ma diciamo: “il Sinodo dei giovani”, si capisce meglio! E anche il secondo inizio, del cammino verso Panama: c’è qui l’Arcivescovo di Panama [lo indica e si rivolge a lui]. Ti saluto tanto!
Abbiamo ascoltato il Vangelo, abbiamo pregato, abbiamo cantato; abbiamo portato i fiori alla Madonna, alla Madre; e abbiamo portato la Croce, che viene da Cracovia e domani sarà consegnata ai giovani del Panama. Da Cracovia a Panama; e, in mezzo, il Sinodo. Un Sinodo dal quale nessun giovane deve sentirsi escluso! “Ma… facciamo il Sinodo per i giovani cattolici… per i giovani che appartengono alle associazioni cattoliche, così è più forte…”. No! Il Sinodo è il Sinodo per e di tutti i giovani! I giovani sono i protagonisti. “Ma anche i giovani che si sentono agnostici?”. Sì! “Anche i giovani che hanno la fede tiepida?”. Sì! “Anche i giovani che si sono allontanati dalla Chiesa?”. Sì! “Anche i giovani che – non so se c’è qualcuno… forse ci sarà qualcuno – i giovani che si sentono atei?”. Sì! Questo è il Sinodo dei giovani, e noi tutti vogliamo ascoltarci. Ogni giovane ha qualcosa da dire agli altri, ha qualcosa da dire agli adulti, ha qualcosa da dire ai preti, alle suore, ai vescovi e al Papa. Tutti abbiamo bisogno di ascoltare voi!
Ricordiamo un po’ Cracovia; la Croce ce lo ricorda. Lì ho detto due cose, forse qualcuno ricorda: è brutto vedere in giovane che va in pensione a 20 anni, è brutto; e anche è brutto vedere un giovane che vive sul divano. Non è vero? Né giovani “in pensione”, né giovani “da divano”. Giovani che camminino, giovani di strada, giovani che vadano avanti, uno accanto all’altro, ma guardando il futuro!
Abbiamo ascoltato il Vangelo (cfr Lc 1,39-45). Quando Maria riceve quel dono, quella vocazione tanto grande di portare il dono di Dio a noi, dice il Vangelo che, avendo avuto anche la notizia che la sua cugina anziana aspettava un bambino e aveva bisogno di aiuto, se ne va “in fretta”. In fretta! Il mondo di oggi ha bisogno di giovani che vadano “in fretta”, che non si stanchino di andare in fretta; di giovani che abbiano quella vocazione di sentire che la vita offre loro una missione. E, come ha detto tante volte Maria Lisa [giovane Suora] nella sua testimonianza, giovani in cammino. Lei ha raccontato tutta la sua esperienza: è stata un’esperienza in cammino. Abbiamo bisogno di giovani in cammino. Il mondo può cambiare soltanto se i giovani sono in cammino. Ma questo è il dramma di questo mondo: che i giovani – e questo è il dramma della gioventù di oggi! – che i giovani spesso sono scartati. Non hanno lavoro, non hanno un ideale da seguire, manca l’educazione, manca l’integrazione… Tanti giovani devono fuggire, emigrare in altre terre… I giovani, oggi, è duro dirlo, ma spesso sono materiale di scarto. E questo noi non possiamo tollerarlo! E noi dobbiamo fare questo Sinodo per dire: “Noi giovani siamo qui!”. E noi andiamo a Panama per dire: “Noi giovani siamo qui, in cammino. Non vogliamo essere materiale di scarto! Noi abbiamo un valore da dare”.
Ho pensato, mentre Pompeo parlava [nella seconda testimonianza]: per due volte lui è stato quasi al limite di essere materiale di scarto, a 8 anni e a 18 anni. E ce l’ha fatta. Ce l’ha fatta. È stato capace di rialzarsi. E la vita, quando guardiamo l’orizzonte – lo ha detto anche Maria Lisa –, sempre ci sorprende, sempre. Tutti e due lo hanno detto.
Noi siamo in cammino, verso il Sinodo e verso Panama. E questo cammino è rischioso; ma se un giovane non rischia, è invecchiato. E noi dobbiamo rischiare.
Maria Lisa ha detto che dopo il sacramento della Cresima si è allontanata dalla Chiesa. Voi sapete bene che qui in Italia il sacramento della Cresima lo si chiama “il sacramento dell’arrivederci”! Dopo la Cresima non si torna più in chiesa. E perché? Perché tanti giovani non sanno cosa fare... E lei [Maria Lisa] mai si è fermata, sempre in cammino: a volte su strade oscure, su strade senza luce, senza ideali o con ideali che non capiva bene; ma alla fine, anche lei ce l’ha fatta. Voi giovani dovete rischiare nella vita, rischiare. Oggi dovete preparare il futuro. Il futuro è nelle vostre mani. Il futuro è nelle vostre mani.
Nel Sinodo, la Chiesa, tutta, vuole ascoltare i giovani: cosa pensano, cosa sentono, cosa vogliono, cosa criticano e di quali cose si pentono. Tutto. La Chiesa ha bisogno di più primavera ancora, e la primavera è la stagione dei giovani.
E inoltre vorrei invitarvi a fare questo cammino, questa strada verso il Sinodo e verso Panama, a farla con gioia, farla con le vostre aspirazioni, senza paura, senza vergogna, farla coraggiosamente. Ci vuole coraggio. E cercare di prendere la bellezza nelle piccole cose, come ha detto Pompeo, quella bellezza di tutti i giorni: prenderla, non perdere questo. E ringraziare per quello che sei: “Io sono così: grazie!”. Tante volte, nella vita, perdiamo tempo a domandarci: “Ma chi sono io?”. Ma tu puoi domandarti chi sei tu e fare tutta una vita cercando chi sei tu. Ma domandati: “Per chi sono io?”. Come la Madonna, che è stata capace di domandarsi: “Per chi, per quale persona sono io, in questo momento? Per la mia cugina”, ed è andata. Per chi sono io, non chi sono io: questo viene dopo, sì, è una domanda che si deve fare, ma prima di tutto perché fare un lavoro, un lavoro di tutta una vita, un lavoro che ti faccia pensare, che ti faccia sentire, che ti faccia operare. I tre linguaggi: il linguaggio della mente, il linguaggio del cuore e il linguaggio delle mani. E andare sempre avanti.
E un’altra cosa che vorrei dirvi: il Sinodo non è un “parlatoio”. La GMG non sarà un “parlatoio” o un circa o una cosa bella, una festa e poi “ciao”, mi sono dimenticato. No, concretezze! La vita ci chiede concretezza. In questa cultura liquida, ci vuole concretezza, e la concretezza è la vostra vocazione.
E vorrei finire… – c’era un discorso scritto, ma dopo aver visto voi, aver sentito le due testimonianze, mi è venuto da dire tutto questo –: ci saranno momenti in cui voi non capirete nulla, momenti oscuri, brutti, momenti belli, momenti oscuri, momenti luminosi… ma c’è una cosa che io vorrei sottolineare. Noi siamo nel presente. Alla mia età, stiamo per andarcene… ah no? [ride] Chi garantisce la vita? Nessuno. La vostra età ha il futuro davanti. Ai giovani, oggi, ai giovani la vita chiede una missione, la Chiesa chiede loro una missione, e io vorrei dare a voi questa missione: tornare indietro e parlare con i nonni. Oggi più che mai abbiamo necessità, abbiamo bisogno di questo ponte, del dialogo tra i nonni e i giovani, tra i vecchi e i giovani. Il profeta Gioele, nel capitolo 3, versetto 2, ci dice questo, come una profezia: “Gli anziani avranno sogni, sogneranno, e i giovani profetizzeranno”, cioè porteranno avanti con le profezia le cose concrete. Questo è il compito che io vi do in nome della Chiesa: parlare con gli anziani. “Ma è noioso…, dicono sempre le stesse cose…”. No. Ascolta l’anziano. Parla, domanda le cose. Fa’ che loro sognino e da quei sogni prendi tu per andare avanti, per profetizzare e per rendere concreta quella profezia. Questa è la vostra missione oggi, questa è la missione che vi chiede oggi la Chiesa.
Cari giovani, siate coraggiosi! “Ma, Padre, io ho peccato, tante volte cado…”. Mi viene in mente una canzone alpina, bellissima, che cantano gli alpini: “Nell’arte di salire, l’importante non è non cadere, ma non rimanere caduti”. Avanti! Cadi? Alzati e vai avanti. Ma pensa a quello che ha sognato il nonno, che ha sognato il vecchio o la vecchia. Falli parlare, prendi quelle cose e fai il ponte al futuro. Questo è il compito e la missione che oggi vi dà la Chiesa.
Grazie tante per il vostro coraggio, e… a Panama! Non so se sarò io, ma ci sarà il Papa. E il Papa, a Panama, vi farà la domanda: “Avete parlato con i vecchi? Avete parlato con gli anziani? Avete preso i sogni dell’anziano e li avete trasformati in profezia concreta?”. Questo è il vostro compito. Che il Signore vi benedica. Pregate per me, e prepariamoci tutti insieme per il Sinodo e per Panama.
Grazie.
[00511-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
Chers jeunes,
Merci d’être là! Ce soir est un double début: le début du chemin vers le Synode dont l’intitulé est long:«les jeunes, la foi et le discernement vocationnel», mais disons:«le Synode des jeunes», on comprend mieux! Et aussi le second début, celui du chemin vers Panama: il y a ici l’Archevêque de Panama [il le désigne et s’adresse à lui]. Je te salue bien!
Nous avons écouté l’Evangile, nous avons prié, nous avons chanté; nous avons porté des fleurs à Notre Dame, à la Mère; et nous avons porté la Croix qui vient de Cracovie et qui demain sera remise aux jeunes de Panama. De Cracovie à Panama; et, au milieu, le Synode. Un Synode dont aucun jeune ne doit se sentir exclu! «Mais… nous faisons le Synode pour les jeunes catholiques… Pour les jeunes appartenant aux associations catholiques, ainsi c’est plus fort…», Non! Le Synode est un Synode pour et de tous les jeunes! Les jeunes en sont les protagonistes. «Mais, même les jeunes qui se sentent agnostiques?». Oui! «Même les jeunes dont la foi est tiède ?» Oui! «Même les jeunes qui se sont éloignés de l’Eglise?» Oui! «Même les jeunes – je ne sais pas s’il y en a… peut-être y en aura-t-il- qui se sentent athées?» Oui! C’est le Synode des jeunes, et nous voulons tous nous écouter. Chaque jeune a quelque chose à dire aux autres, a quelque chose à dire aux adultes, a quelque chose à dire aux prêtres, aux sœurs, aux évêques et au Pape. Tous nous avons besoin de vous écouter!
Rappelons-nous un peu Cracovie; la Croix nous le rappelle. Là-bas, j’ai dit deux choses, peut-être quelqu’un se rappelle: ce n’est pas beau de voir un jeune qui prend sa retraite à 20 ans, ce n’est pas beau; et ce n’est pas beau aussi de voir un jeune qui vit sur un canapé. Ce n’est pas vrai? Ni des jeunes «à la retraite», ni des jeunes «de canapé». Des jeunes qui marchent, des jeunes en route, des jeunes qui vont de l’avant, l’un à côté de l’autre, en regardant vers l’avenir!
Nous avons écouté l’Evangile (Cf. Lc 1,39-45). Quand Marie reçoit ce don, cette vocation si grande de nous porter le don de Dieu, l’Evangile dit que, ayant eu aussi la nouvelle que sa cousine âgée attendait un enfant et avait besoin d’aide, elle part «avec empressement». Avec empressement ! Le monde d’aujourd’hui a besoin de jeunes qui vont avec empressement, qui ne se lassent pas d’aller avec empressement; de jeunes qui ont cette vocation de percevoir que la vie leur offre une mission. Et, comme l’a dit tant de fois Maria Lisa [une jeune Sœur] dans son témoignage, des jeunes en marche. Elle a raconté toute son expérience: ce fut une expérience en marche. Nous avons besoin de jeunes en marche. Le monde peut changer seulement si les jeunes sont en marche. Mais ce qui est le drame de ce monde: c’est que les jeunes -et c’est le drame de la jeunesse d’aujourd’hui! -, les jeunes sont souvent exclus. Ils n’ont pas de travail, ils n’ont pas un idéal à suivre, il manque l’éducation, il manque l’intégration… Tant de jeunes doivent fuir, émigrer vers d’autres terres… Les jeunes, aujourd’hui, c’est dur de le dire, mais ils sont souvent considérés comme des déchets. Et cela nous ne pouvons pas le tolérer! Et nous devons faire ce Synode pour dire:«Nous les jeunes, nous sommes là!». Et nous allons à Panama pour dire: «Nous les jeunes, nous sommes là, en marche. Nous ne voulons pas être des déchets! Nous avons une valeur à donner».
J’ai pensé, pendant que Pompeo parlait [dans le second témoignage]: par deux fois, il a été à la limite d’être un déchet, à 8 ans et à 18 ans. Et il a réussi. Il a réussi. Il a été capable de se relever. Et la vie, quand nous regardons l’horizon – Maria Lisa l’a dit aussi-, nous surprend toujours, toujours. Tous les deux l’ont dit.
Nous sommes en marche vers le Synode et vers Panama. Et ce chemin est risqué; mais si un jeune ne risque pas, il est devenu vieux. Et nous, nous devons risquer.
Maria Lisa a dit qu’après le sacrement de la Confirmation, elle s’est éloignée de l’Eglise. Vous savez bien qu’ici en Italie, le sacrement de la confirmation est appelé «le sacrement de l’au revoir»! Après la Confirmation, on ne retourne plus à l’Eglise. Et pourquoi? Parce que beaucoup de jeunes ne savent pas quoi faire… Et elle [Maria Lisa] jamais elle ne s’est arrêtée, toujours en marche: parfois sur des routes obscures, sur des routes sans lumière, sans idéaux ou avec des idéaux qu’elle ne comprenait pas bien; mais au final, elle aussi, elle a réussi. Vous les jeunes, vous devez risquer dans la vie, risquer. Aujourd’hui, vous devez préparer l’avenir. L’avenir est dans vos mains. L’avenir est dans vos mains.
Dans le Synode, l’Eglise, toute l’Eglise, veut écouter les jeunes: ce qu’ils pensent, ce qu’ils sentent, ce qu’ils veulent, ce qu’ils critiquent et ce qu’ils regrettent. Tout. L’Eglise a besoin de plus de printemps encore, et le printemps est la saison des jeunes.
Et en outre je voudrais vous inviter à faire ce chemin, cette route vers le Synode et vers Panama, à la faire avec joie, à la faire avec vos aspirations, sans peur, sans honte, à la faire courageusement. Il faut du courage. Et chercher à saisir la beauté dans les petites choses, comme l’a dit Pompeo, cette beauté de tous les jours: la saisir, ne pas perdre ça. Et remercier pour ce que tu es:«je suis comme ça: merci!». Tant de fois, dans la vie, nous perdons du temps à nous demander:«Mais qui suis-je?». Mais tu peux te demander qui tu es et passer toute la vie en cherchant qui tu es. Demande-toi plutôt: «Pour qui suis-je?». Comme la Vierge qui a été capable de se demander:«Pour qui, pour quelle personne suis-je, en ce moment? Pour ma cousine», et elle y est allée. Pour qui suis-je, non pas qui suis-je: cela vient après, oui, c’est une question que l’on peut se poser, mais avant tout pourquoi faire un travail, un travail de toute une vie, un travail qui te fait penser, qui te fait sentir, qui te fait œuvrer. Les trois langages: le langage de l’esprit, le langage du cœur et le langage des mains. Et aller toujours de l’avant.
Et une autre chose que je voudrais vous dire: le Synode n’est pas «un parloir». Les JMJ ne seront pas «un parloir» ou un cirque ou une belle chose, une fête et puis «ciao», j’ai oublié. Non, du concret ! La vie nous demande du concret. Dans cette culture liquide, il faut du concret, et le concret est votre vocation.
Et je voudrais finir… -il y avait un discours écrit, mais après vous avoir vu, avoir écouté les deux témoignages, il m’est venu de dire tout cela-: il y aura des moments où vous ne comprendrez rien, des moments obscurs, durs, des moments beaux, des moments obscurs, des moments lumineux… Mais il y a une chose que je voudrais souligner. Nous sommes dans le présent. A mon âge, nous sommes proches de nous en aller… ah non? [Il rit] Qui garantit la vie? Personne. Votre âge a devant lui l’avenir. Aux jeunes, aujourd’hui, aux jeunes la vie demande une mission, l’Eglise leur demande une mission, et je voudrais vous donner cette mission: revenir en arrière et parler avec les grands-parents. Aujourd’hui plus que jamais, nous avons besoin, nous avons besoin de ce pont, du dialogue entre les grands-parents et les jeunes, entre les anciens et les jeunes. Le prophète Joël, dans le chapitre 3, verset 2, nous dit cela, comme une prophétie:«les anciens seront instruits par des songes et les jeunes prophétiseront», c’est-à-dire ils feront avancer avec les prophéties les choses concrètes. C’est la tâche que je vous donne au nom de l’Eglise: parler avec les anciens. «Mais c’est ennuyeux…, ils disent toujours les mêmes choses…» Non. Ecoute l’ancien. Parle, demande les choses. Fais qu’ils rêvent et que tu prennes toi ces rêves pour aller de l’avant, pour prophétiser et pour rendre concrète cette prophétie. C’est votre mission aujourd’hui, c’est la mission que l’Eglise vous demande aujourd’hui.
Chers jeunes, soyez courageux!«Mais, Père, j’ai péché, tant de fois je tombe…» Me vient à l’esprit une chanson alpine, très belle, que chantent les alpins:«Dans l’art de monter, l’important n’est pas de tomber, mais de ne pas rester à terre». En avant! Tu tombes? Relève-toi et vas de l’avant. Mais pense à ce qu’a rêvé le grand-père, à ce qu’a rêvé l’ancien ou l’ancienne. Demande-leur de parler, prends ces choses et fais-en un pont pour l’avenir. C’est la tâche et la mission que vous donne aujourd’hui l’Eglise.
Merci beaucoup pour votre courage, et… à Panama! Je ne sais pas si j’y serai, mais il y aura le Pape. Et le Pape, à Panama, vous demandera:«Avez-vous parlé avec les personnes âgées? Avez-vous parlé avec les anciens? Avez-vous pris les songes de l’ancien et les avez-vous transformés en prophétie concrète?» C’est votre tâche. Que le Seigneur vous bénisse. Priez pour moi, et préparons-nous tous ensemble pour le Synode et pour Panama. Merci.
[00511-FR.02] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
Dear Young Friends,
Thank you for coming! This evening marks a double beginning. It is the beginning of the journey towards the Synod, which has a very long name – “Young People, the Faith and Vocational Discernment”, but we can just call it the Synod of Young People. That way it is easier to understand! It is also a second beginning, the beginning of our journey to Panama. The Archbishop of Panama is with us, and I greet him warmly.
We have listened to the Gospel, prayed, sung and brought flowers to the Madonna, our Mother. We also brought the World Youth Day cross, which has come from Kraków and will be handed over tomorrow to the young people from Panama. From Kraków to Panama, with the Synod in between. A Synod from which no young person should feel excluded!
Some people say: “Let’s hold the Synod for young Catholics, for those belonging to Catholic groups; that way it will be better”. No! The Synod is meant to be the Synod for and of all young people. Young people are its protagonists. “But even young people who consider themselves agnostics?” Yes! “Even young people whose faith is lukewarm?” Yes! “Even young people who no longer go to Church?” Yes! “Even young people who – I don’t know if there are any here, maybe one or two – consider themselves atheists?” Yes! This is the Synod of young people and we want to listen to one another. Every young person has something to say to others. He or she has something to say to adults, something to say to priests, sisters, bishops and even the Pope. All of us need to listen to you!
Let’s think back to Kraków; the cross is a reminder. There I said two things, perhaps some of you will remember. First, it is not good to see a young person already retired at twenty! Second, it is also not good to see a young person spending his or her life on a couch. Isn’t this the truth? We need young people who are neither retired nor couch potatoes! We need young people who are on the road and moving forward, at each other’s side but looking ahead to the future!
In the Gospel (cf. Lk 1:39-45) we heard how Mary receives that grace, that immense vocation of bringing God’s gift to us. The Gospel tells us that after hearing that her elderly cousin was expecting a child and needed help, Mary sets out in haste to help her. She hurries! The world today needs young people who “hurry”, who don’t get tired of hurrying. We need young people who feel a call, who feel that life offers them a mission. Young people who, as Maria Lisa (a young religious Sister) said so often in her testimony, are on the go. Maria Lisa shared her experience with us: it was an experience of being on the go. We need young people on the go. The world can change only if young people are on the go.
But this is the tragedy of the world today, and of young people today, that young people are often discarded. They don’t have work, they don’t have an ideal to pursue, they lack education and they lack integration. So many young people have to flee, to migrate to other lands. Young people today, it is painful to say, are often discarded. We cannot tolerate this! We have to hold this Synod to say: “We young people are here!” And we are going to Panama to say: “We young people are here, on the march, and we don’t want to be discarded! We have something of value to give!
While Pompeo was talking (in the second testimony), I was thinking that twice he was almost at the point of being discarded – when he was eight and again when he was eighteen. But he made it: he was able to pick himself up. Life, when we look up always surprises us. Maria Lisa said this too. They both said this.
We are on the march, towards the Synod and towards Panama. And this march has its risks, but when young people don’t take risks, they are already old. We have to take risks.
Maria Lisa said that after receiving the sacrament of Confirmation she fell away from the Church. You all know that here in Italy the sacrament of Confirmation is called the “sacrament of farewell”! After Confirmation, people stop going to church. Why? Because so many young people don’t know what to do. But Maria Lisa never stopped, she kept walking: at times along dark ways, poorly-lit ways, without ideals or with ideals that she didn’t quite understand; but in the end she too made it. As young people, you have to take a risk in life. You have to prepare for tomorrow today. The future is in your hands.
In the Synod, the entire Church wants to listen to young people: to what they are thinking, to what they want, to what they criticize and to what they are sorry for. Everything. The Church needs lots more springtime, and springtime is the season of the young.
I want to invite you to make this journey, this march towards the Synod and towards Panama, and to make it with joy, with your aspirations, without fear, without shame, and to make it courageously. Courage is needed. But also the effort to appreciate the beauty of little things, as Pompeo said: the beauty of everyday life. Be grateful for life, don’t ever lose this ability. Be thankful for what you are: “This is how I am, thank you!” So often in life, we waste time asking ourselves: “Who am I?” You can keep asking, “Who am I?” for the rest of your lives. But the real question is: “For whom am I?” Like Our Lady, who could ask: “For whom, for what person, am I”, here and now? She answers, “For my cousin”, and off she goes. “For whom am I?”, not “Who am I?”. The answer to that second question comes later; it is a question that has to be asked, but first you have to ask why: why you do something, something for your entire life, something that makes you think, makes you feel makes you work. There are these three languages: the language of the mind, the language of the heart, and the language of the hands. Never stop moving ahead.
There is something else I want to tell you. The Synod will not be a “chat room”. World Youth Day will not be a chat room, or a form of entertainment, or a nice happy experience from which you can then move on. No! Concreteness! Life demands concreteness of us. In this liquid culture, we need concreteness, and concreteness is your vocation.
Now I would like to conclude… I had a written speech, but after seeing you, after listening to the testimonies, I thought I should say all the things I just told you. There are going to be times when you don’t understand, dark times, painful times, but also wonderful times, times of darkness and times of light… But I want to make one thing clear. We live in the present. At my age, people are getting ready to leave the scene… right? Who can be sure about life? Nobody. At your age, you have the future ahead of you. Life holds out a mission to young people today; the Church holds out a mission, and I would like to entrust you with this mission. It is to go back and talk to your grandparents. Today more than ever we need this bridge, this dialogue, between grandparents and grandchildren, between the young and the elderly. The prophet Joel makes this prophecy: “Your old men shall dream dreams, and your young men shall see visions” (2.28). In other words, the young will make things happen because of their vision. So this is the task I am giving you in the name of the Church. Talk to older people. You may say: “But it’s boring… They are always talking about the same things…” No! Listen to older people, talk to them, ask them questions. Make them dream, and from those dreams take what you need to move forward, so that you can have a vision and make that vision concrete. This is your mission today. This is the mission the Church gives you today.
Dear young friends, be courageous! You may say: “But Father, I have sinned, I fall so often!” I think of an Alpine song, a lovely song that mountaineers sing: “In the art of scaling a mountain, the important thing is not that you fall; it is that you get up and keep going!” Have you fallen? Get up and keep moving. But think about the dreams your grandfather or grandmother had, make them talk about them, take those things and build the bridge to the future. This is the task and the mission the Church is giving you today.
Thank you so much for your courage and now… off to Panama! I don’t know whether I will be there, but the Pope will be there! And the Pope in Panama will ask you this question: “Did you talk to older people? Did you take the dreams of the elderly and make them visions? Are you making them happen? This is your task. May the Lord bless you. Pray for me, and together let us prepare for the Synod and for Panama. Thank you.
Thanks.
[00511-EN.02] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
Liebe junge Freunde,
danke, dass ihr hier seid! Dieser Abend stellt einen doppelten Beginn dar: der Beginn des Weges hin zur Synode, die einen langen Namen hat: „Die Jugend, der Glaube und die Berufungsentscheidung“, aber sagen wir ruhig: „die Jugendsynode“, das versteht man besser! Und auch der zweite Beginn – des Weges nach Panama: hier ist auch der Erzbischof von Panama [er zeigt auf ihn und wendet sich ihm zu]. Ich grüße dich vielmals!
Wir haben das Evangelium gehört, wir haben gebetet, wir haben gesungen, wir haben der Madonna, der Mutter Blumen gebracht; und wir haben das Kreuz getragen, das aus Krakau kommt und morgen den Jugendlichen Panamas übergeben wird. Von Krakau nach Panama; und in der Mitte die Synode. Eine Synode, bei der sich kein Jugendlicher ausgeschlossen fühlen darf! „Aber… machen wir die Synode für die katholischen Jugendlichen… für die Jugendlichen, die katholischen Vereinigungen angehören, so ist sie viel stärker…” Nein! Die Synode ist die Synode für und von allen Jugendlichen! Die Jugendlichen sind die Hauptakteure. „Aber auch die Jugendlichen, die sich für Agnostiker halten?“. Ja! „Auch die Jugendlichen, die einen lauen Glauben haben?“. Ja! „Auch die Jugendlichen, die sich von der Kirche entfernt haben?“ Ja! „Auch die Jugendlichen, – ich weiß nicht, ob da jemand ist… vielleicht wird da jemand sein – die sich für Atheisten halten?“ Ja! Dies ist die Synode der Jugendlichen und wir alle wollen einander zuhören. Jeder junge Mensch hat den anderen etwas zu sagen, hat den Erwachsenen etwas zu sagen, hat den Priestern, den Ordensschwestern, den Bischöfen und dem Papst etwas zu sagen. Wir alle müssen euch zuhören!
Erinnern wir uns ein bisschen an Krakau; das Kreuz erinnert uns daran. Dort habe ich zwei Dinge gesagt, vielleicht erinnert sich jemand: es ist schlimm, einen Jugendlichen zu sehen, der mit 20 Jahren in Pension geht, das ist schlimm; und es ist auch schlimm, einen Jugendlichen zu sehen, der auf dem Sofa lebt. Ist es nicht wahr? Keine Jugendlichen „in Pension“ und keine Jugendlichen „auf dem Sofa“. Jugendliche, die auf den Beinen sind, Jugendliche auf dem Weg, Jugendliche, die vorwärts gehen, einer neben dem anderen, und doch in die Zukunft schauen!
Wir haben das Evangelium gehört (vgl. Lk 1,39-45). Als Maria jenes Geschenk, jene übergroße Berufung empfängt, das Geschenk Gottes zu uns zu bringen, sagt das Evangelium, dass sie – auf die Nachricht hin, ihre greise Cousine würde ein Kind erwarten und Hilfe benötigen – sich „eilends“ auf den Weg macht. Sie eilt! Die heutige Welt braucht Jugendliche, die sich „eilends“ auf den Weg machen, die nicht müde werden zu eilen; Jugendliche, die jene Berufung haben zu hören, dass ihnen das Leben eine Mission anbietet. Und wie Maria Lisa [eine junge Ordensschwester] in ihrem Zeugnis so oft gesagt hat, Jugendliche sind auf dem Weg. Sie hat ihre ganze Erfahrung erzählt: es war eine Erfahrung auf dem Weg. Wir brauchen Jugendliche auf dem Weg. Die Welt kann sich nur verändern, wenn die Jugendlichen auf dem Weg sind. Aber dies ist das Drama dieser Welt: dass die Jugendlichen – und dies ist das Drama der Jugend von heute! – dass die Jugendlichen oft ausgeschlossen sind. Sie haben keine Arbeit, sie können keinem Ideal folgen, es mangelt an Ausbildung, es mangelt an Integration… Viele Jugendliche müssen fliehen, in andere Länder auswandern… Die Jugendlichen heute, das ist hart zu sagen, sind oft Wegwerfmaterial. Und dies können wir nicht dulden! Und wir müssen diese Synode machen, um zu sagen: „Wir Jugendliche sind hier!“ Und wir gehen nach Panama, um zu sagen: „Wir Jugendliche sind hier, auf dem Weg. Wir wollen kein Wegwerfmaterial sein! Wir haben etwas Wichtiges zu geben.“
Als Pompeo [beim zweiten Zeugnis] sprach, dachte ich: zweimal war er nahezu an der Grenze, Wegwerfmaterial zu sein, mit 8 Jahren und mit 18 Jahren. Und er hat es geschafft. Er hat es geschafft. Er war fähig, wieder aufzustehen. Und das Leben, wenn wir den Horizont anschauen – so sagte auch Maria Lisa –, überrascht uns immer wieder. Beide haben es gesagt.
Wir sind auf dem Weg – zur Synode und nach Panama. Und dieser Weg ist riskant; aber wenn ein Jugendlicher nichts riskiert, ist er alt geworden. Und wir müssen etwas riskieren.
Maria Lisa hat gesagt, dass sie sich nach dem Sakrament der Firmung von der Kirche entfernt hat. Ihr wisst zu gut, dass hier in Italien das Sakrament der Firmung „das Sakrament des Abschieds“ genannt wird! Nach der Firmung kommt man nicht mehr in die Kirche. Und warum? Weil viele Jugendliche nicht wissen, was sie da machen sollen… Und sie [Maria Lisa] ist nie stehen geblieben, sie war immer auf dem Weg: manchmal auf dunklen Straßen, auf Straßen ohne Licht, ohne Ideale oder mit Idealen, die sie nicht ganz verstand; aber schließlich hat auch sie es geschafft. Ihr Jugendliche müsst im Leben etwas riskieren. Heute müsst ihr die Zukunft vorbereiten. Die Zukunft liegt in euren Händen. In euren Händen!
Auf der Synode will die ganze Kirche die Jugendlichen hören: Was denken sie, was fühlen sie, was wollen sie, was kritisieren sie und welche Dinge bereuen sie. Alles. Die Kirche braucht noch mehr Frühling, und der Frühling ist die Jahreszeit der Jugendlichen.
Außerdem möchte ich euch einladen, diesen Weg, diese Straße zur Synode und nach Panama zu gehen und sie mit Freude zu gehen, sie mit euren Hoffnungen zu gehen, ohne Angst, ohne Scham, sie mutig zu gehen. Man braucht Mut. Und zu versuchen, die Schönheit in den kleinen Dingen zu ergreifen, wie Pompeo gesagt hat, jene Schönheit des Alltags: ergreife sie, lass die Gelegenheit nicht aus! Und dafür zu danken, was du bist: „Ich bin so: Danke!“ Oft im Leben verlieren wir Zeit, uns zu fragen: „Aber, wer bin ich?“ Aber du kannst dich fragen, wer du bist, und das ganze Leben mit der Suche verbringen, wer du bist. Aber frage dich: „Für wen bin ich da?“ Wie die selige Jungfrau Maria, die fähig war, sich zu fragen: „Für wen, für welche Person bin ich da, in diesem Moment? Für meine Cousine“, und sie ist losgegangen. Für wen bin ich da, nicht wer bin ich: dies kommt später, ja, das ist eine Frage, die man stellen muss, aber vor allem, warum eine Arbeit verrichten, eine Arbeit eines ganzen Lebens, eine Arbeit die dich nachdenken lässt, die dich spüren lässt, die dich wirken lässt. Die drei Ausdrucksweisen: die Sprache des Verstandes, die Sprache des Herzens und die Sprache der Hände. Und immer weiter gehen.
Und eine andere Sache möchte ich euch sagen: die Synode ist kein „Kaffeeklatsch“. Der Weltjugendtag wird kein „Kaffeeklatsch“ sein oder ein Ich-weiß-nicht-was oder eine schöne Sache, ein Fest und dann „Tschüss“, ich habe es vergessen. Nein, es geht um konkrete Dinge! Das Leben verlangt Konkretes. In dieser Kultur im Fluss braucht man etwas Konkretes und die Konkretheit ist eure Berufung.
Und ich will schließen… – es gab eine geschriebene Ansprache, aber nachdem ich euch gesehen und die beiden Zeugnisse gehört habe, wollte ich dies alles sagen –: es wird Augenblicke geben, in denen ihr nichts verstehen werdet, dunkle Augenblicke, schlimme, schöne Augenblicke, dunkle Augenblicke, helle Augenblicke… aber da gibt es eine Sache, die ich unterstreichen möchte. Wir stehen in der Gegenwart. In meinem Alter sind wir dabei abzutreten… oder nicht? [lacht]. Wer garantiert das Leben? Niemand. Euer Alter hat die Zukunft vor sich. Das Leben bittet die Jugendlichen heute um eine Mission – die Kirche bittet euch um eine Mission, und ich möchte euch diese Mission geben: zurückgehen und mit den Großeltern sprechen. Das brauchen wir heute mehr denn je, wir brauchen diese Brücke, den Dialog zwischen Großeltern und Jugendlichen, zwischen alten und jungen Menschen. Der Prophet Joel sagt dies im 3. Kapitel, Vers 1 als Prophetie: „Eure Alten werden Träume haben, und eure jungen Männer haben Visionen.“ D.h. sie bringen mit den Prophetien die konkreten Dinge voran. Dies ist die Aufgabe, die ich euch im Namen der Kirche gebe: mit den älteren Menschen sprechen. „Aber das ist langweilig…, sie sagen immer die gleichen Dinge...“ Nein. Höre dem älteren Menschen zu. Sprich, erfrage Dinge. Lass sie träumen und geh du selbst durch diese Träume weiter, um prophetisch zu sprechen und um die Prophetie konkret werden zu lassen. Das ist eure Mission heute, das ist die Mission, um die euch die Kirche heute bittet.
Liebe junge Freunde, seid mutig! „Aber, Pater, ich habe gesündigt, oft falle ich…“ Mir kommt ein sehr schönes Lied in den Sinn, das die Gebirgsjäger singen: „In der Kunst aufzusteigen ist es nicht wichtig, nicht zu fallen, sondern nicht liegenzubleiben.“ Auf geht’s! Du fällst? Auf und weiter. Aber denke an das, was der Großvater geträumt hat, was der alte Mann oder die alte Frau geträumt haben. Lass sie sprechen, nimm die Dinge auf und bilde die Brücke in die Zukunft. Das ist die Aufgabe und die Mission, die euch die Kirche heute gibt.
Vielen Dank für euren Mut, und … nach Panama! Ich weiß nicht, ob ich es sein werde, aber es wird sicher der Papst da sein. Und der Papst wird euch in Panama fragen: „Habt ihr mit den älteren Menschen gesprochen? Habt ihr die Träume der Alten aufgenommen und habt ihr sie verwandelt in konkrete Prophetie?“ Das ist eure Aufgabe. Der Herr segne euch. Betet für mich und bereiten wir uns alle zusammen auf die Synode und auf Panama vor.
Danke.
[00511-DE.02] [Originalsprache: Italien]
Traduzione in lingua spagnola
Queridos jóvenes,
Gracias por estar aquí. Esta tarde se da un doble inicio: el inicio del camino hacia el Sínodo, que tiene un nombre: «Los jóvenes, la fe y el discernimiento vocacional», pero digamos: «el Sínodo de los jóvenes», así se entiende mejor. Y también el segundo inicio, el del camino hacia Panamá «está aquí el Arzobispo de Panamá [señalándolo se dirige a él]. Te saludo.
Hemos escuchado el Evangelio, hemos rezado, hemos candado, hemos traído flores a la Virgen, a la Madre; y hemos traído la cruz, que vine desde Cracovia y mañana será entregada a los jóvenes de Panamá. Desde Cracovia a Panamá; y, en medio, el Sínodo. Un Sínodo del que ningún joven debe sentirse excluido. «Pero… hacemos un Sínodo para los jóvenes católicos… para los jóvenes que pertenecen a las asociaciones católicas, así es más fuerte…». No. El Sínodo es el Sínodo para y de todos los jóvenes; los jóvenes son los protagonistas. «Pero ¿También los jóvenes que se sienten agnósticos? Sí. «¿También los jóvenes que tienen una fe tibia?» Sí. ¿También para los jóvenes que se han alejado de la Iglesia?» Sí. «¿También para los jóvenes ―no sé si habrá alguno, a lo mejor hay alguno― los jóvenes que se sienten ateos?» Sí. Este es el Sínodo de los jóvenes, y todos nosotros queremos escucharnos. Cada joven tiene algo que decir a los otros, tiene algo que decir a los adultos, tiene algo que decir a los sacerdotes, a las religiosas, a los obispos y al Papa. Todos tenemos necesidad de escucharos.
Recordemos un poco Cracovia, la Cruz nos lo recuerda. Allí dije dos cosas, a lo mejor alguno lo recuerda: está feo ver un joven que se jubila a los veinte años, está feo; y también está feo ver un joven que vive en el sofá. ¿No es verdad? Ni jóvenes «jubilados», ni jóvenes de «sofá». Jóvenes que caminen, jóvenes de calle, jóvenes que vayan adelante, uno junto al otro, pero mirando al futuro.
Hemos escuchado el Evangelio (cf. Lc 1,39-45). Cuando María recibe aquel don, aquella vocación tan grande de traernos el don de Dios, dice el Evangelio que, habiendo recibido la noticia de que su anciana prima esperaba un niño y de que tenía necesidad de ayuda, se fue «deprisa». Deprisa, el mundo de hoy tiene necesidad de jóvenes que vayan «deprisa», que no se cansen de caminar deprisa; de jóvenes que tengan aquella vocación de sentir que la vida les ofrece una misión. Y, como dijo tantas veces María Lisa [joven religiosa] en su testimonio, jóvenes en camino. Ella ha relatado toda su experiencia: ha sido una experiencia en camino. Tenemos necesidad de jóvenes en camino. El mundo puede cambiar solamente si los jóvenes están en camino. Pero esto es el drama de este mundo: que los jóvenes ―y este es el drama de la juventud de hoy― que los jóvenes son a menudo descartados. No tienen trabajo, no tienen un ideal que seguir, falta la educación, falta la integración… Tantos jóvenes deben huir, emigrar a otras tierras… Los jóvenes, hoy, es duro decirlo, pero a menudo son material de descarte. Y esto nosotros no podemos tolerarlo. Y nosotros tenemos que hacer este Sínodo para decir: «nosotros jóvenes estamos aquí, en camino. No queremos ser material de descarte. Nosotros tenemos un valor que dar».
He pensado, mientras Pompeo hablaba [durante el segundo testimonio]: por dos veces él estuvo casi al límite de ser material de descarte, a los ocho años y a los dieciocho años. Y lo consiguió. Lo consiguió. Ha sido capaz de levantarse. Y la vida, cuando miramos al horizonte ―lo ha dicho también María Lisa―, nos sorprende siempre. Ambos lo han dicho.
Nosotros estamos en camino, hacia el Sínodo y hacia Panamá. Y este camino es arriesgado; pero si un joven no arriesga, esta envejecido. Y nosotros tenemos que arriesgar.
María Lisa ha dicho que después del sacramento de la confirmación se alejó de la Iglesia. Vosotros sabéis bien que, aquí en Italia, el sacramento de la confirmación se llama «el sacramento del adiós», después de la confirmación no se vuelve más a la Iglesia. Y ¿Por qué? Porque muchos jóvenes no saben qué hacer… y ella [María Lisa] nunca se ha detenido, siempre ha permanecido en camino: a veces por caminos oscuros, por caminos sin luz, sin ideales o con ideales que no entendía bien; pero, al final, también lo consiguió. Vosotros jóvenes tenéis que arriesgar en la vida, arriesgar. Hoy debéis preparar el futuro. El futuro está en vuestras manos. El futuro está en vuestras manos.
En el Sínodo, la Iglesia, toda, quiere escuchar a los jóvenes: qué piensan, qué sienten, qué quieren, qué critican o de qué cosas se arrepienten. Todo. la Iglesia tiene necesidad de más primavera todavía, y la primavera es la estación de los jóvenes.
Y además, quisiera invitaros a hacer este camino, este camino hacia el Sínodo y hacía Panamá, a hacerlo con alegría, recorrerlo con vuestras aspiraciones, sin miedo, sin vergüenza, con valor. Se necesita valor. E intentar percibir la belleza de las pequeñas cosas de todos los días: percibirla no perdáis esto. Y dar gracias por lo que eres: «Yo soy así: gracias». Muchas veces, en la vida, perdemos tiempo preguntándonos: «Pero ¿Quién soy yo?». Pero tú puedes preguntarte quién eres tú y pasar toda una vida buscando quien eres tú. Pero pregúntate: «¿Para quién soy yo?». Como la Virgen, que fue capaz de preguntarse: «¿Para quién, para que persona soy yo, en este momento? Para mi prima», y fue. Para quién soy yo, no quién soy yo, esto viene después, sí, es una pregunta que se tiene que hacer, pero antes de nada por qué hacer un trabajo, un trabajo de toda una vida, un trabajo que te haga pensar, que te haga sentir, que te haga trabajar. Los tres lenguajes: el lenguaje de la mente, el lenguaje del corazón y el lenguaje de las manos. Y marchar siempre adelante.
Y otra cosa quisiera deciros: el Sínodo no es solamente «un lugar para hablar». La JMJ no será un «lugar para hablar» o un circo o una cosa bonita, una fiesta y después «adiós», me olvido. No, cosas concretas, la vida nos pide cosas concretas. En esta cultura liquida, se necesitan cosas concretas, y esto es vuestra vocación.
Y quisiera terminar… ―había un discurso escrito, pero después de haberos visto, de haber oído los testimonios, he querido deciros esto―: habrán momentos en los que no entenderéis nada, momentos oscuros, feos, momentos bonitos, momentos oscuros, momentos luminosos… pero hay una cosa que yo quisiera subrayar. Nosotros somos el presente. A mi edad, estamos por irnos… ah ¿no? [ríe] ¿Quién garantiza la vida? Nadie. Vuestra edad tiene el futuro delante. A los jóvenes, hoy, a los jóvenes la vida les pide una misión, la Iglesia les pide una misión, y yo quisiera daros esta misión: volved y hablar con los abuelos. Hoy más que nunca tenemos necesidad, tenemos necesidad de este puente, del dialogo entre los abuelos y los jóvenes, entre los viejos y los jóvenes. El profeta Joel, en el capítulo tres, versículo dos, nos dice esto, como una profecía: «Los ancianos tendrán sueños, soñarán, y los jóvenes profetizarán», esto es, realizarán las profecías con las cosas concretas. Esta es la tarea que yo os doy en nombre de la Iglesia: hablar con los ancianos. «Pero es aburrido…, dicen siempre las mismas cosas…» No. Escucha al anciano. Habla, pregúntale las cosas. Haz que ellos sueñen y de esos sueños toma tú para ir adelante, para profetizar y para hacer concreta aquella profecía. Esta es vuestra misión hoy, esta es la misión que os pide hoy la Iglesia.
Queridos jóvenes, sed valientes «pero, Padre, yo he pecado, tantas veces caigo…». Me viene a la mente una canción alpina, muy bonita, que cantan los alpinos: «en el arte de subir, lo importante no es no caer, sino no quedarse caído». Adelante, ¿caes? Levántate y avanza. Pero piensa en aquello que ha soñado el abuelo, que ha soñado el anciano o la anciana. Hazles hablar, toma aquellas cosas y haz el puente hacia el futuro. Esta es la tarea y la misión que hoy os da la Iglesia.
Muchas gracias por vuestra valentía, y… a Panamá. No sé si seré yo, pero estará el Papa. Y el Papa, en Panamá, os hará la pregunta: «¿habéis hablado con los viejos? ¿Habéis hablado con los ancianos? ¿Habéis tomado los sueños del anciano y los habéis transformado en profecía concreta?» esta es vuestra tarea. Que el Señor os bendiga. Rezad por mí, y preparémonos todos juntos para el Sínodo y para Panamá.
Gracias
[00511-ES.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua portoghese
Queridos jovens!
Obrigado por terem vindo! Esta tarde marca um duplo início: o começo do caminho para o Sínodo, cujo nome longo é «os jovens, a fé e o discernimento vocacional», mas, para se compreender melhor, digamos: «o Sínodo dos jovens»; e também – é o segundo – o começo do caminho para o Panamá: está aqui o Arcebispo do Panamá, que vivamente saúdo.
Escutamos o Evangelho, rezamos, cantamos; trouxemos as flores para Nossa Senhora, para a Mãe, e trouxemos a Cruz, que vem de Cracóvia e, amanhã, será entregue aos jovens do Panamá. De Cracóvia para o Panamá; e, no meio, o Sínodo. Um Sínodo, do qual nenhum jovem se deve sentir excluído! «Mas... façamos o Sínodo para os jovens católicos, para os jovens que pertencem às associações católicas, assim será mais intenso». Não! É o Sínodo para todos os jovens e de todos os jovens. Os jovens são os protagonistas. «Mas… também os jovens que se sentem agnósticos?» Sim! «Também os jovens com uma fé tíbia?» Sim! «Também os jovens que se afastaram da Igreja?» Sim! «Também os jovens – não sei se os há; talvez haja algum – que se sentem ateus?» Sim! Este é o Sínodo dos jovens, e queremos ouvir-nos a todos. Cada um dos jovens tem algo a dizer aos outros, tem algo a dizer aos adultos, tem algo a dizer aos sacerdotes, às religiosas, aos bispos e ao Papa. Todos precisamos vos escutar!
Recordemos um pouco a JMJ de Cracóvia; a Cruz no-lo recorda. Eu disse lá duas coisas (talvez alguém se lembre!): é triste ver um jovem que se aposenta aos 20 anos, é triste; e também é triste ver um jovem que passa a vida no sofá. Não é verdade? Nem jovens «aposentados», nem jovens «de sofá». Mas jovens que caminham, jovens que estão na rua, jovens que avançam um ao lado do outro, mas com os olhos no futuro!
Ouvimos o Evangelho (cf. Lc 1, 39-45). Quando Maria recebeu aquele dom, aquela vocação tão grande de nos trazer o dom que é Deus, recebeu também a notícia de que a sua prima idosa esperava uma criança e precisava de ajuda, acrescentando o Evangelho que Maria partiu para casa dela «à pressa». À pressa! O mundo de hoje precisa de jovens que partam «à pressa», que não se cansem de mover-se à pressa; de jovens que tenham a vocação de sentir que a vida lhes oferece uma missão. E, como disse várias vezes a Maria Lisa [uma jovem Religiosa] no seu testemunho, de jovens em caminho. Ela contou toda a sua experiência: foi uma experiência em caminho. Precisamos de jovens em caminho. O mundo só pode mudar, se os jovens estiverem em caminho. Mas aqui está o drama deste mundo; este é o drama da juventude hoje: os jovens muitas vezes são descartados. Não têm trabalho, não têm um ideal para seguir, falta a educação, falta a integração... Muitos jovens têm de escapar, emigrar para outras terras... Frequentemente hoje – é duro dizê-lo – os jovens são material de descarte. Isto, não o podemos tolerar! Devemos fazer este Sínodo para dizer: «Nós, jovens, estamos aqui!» E vamos ao Panamá para dizer: «Nós, jovens, estamos aqui, em caminho. Não queremos ser material de descarte! Temos uma contribuição a dar».
Enquanto Pompeu falava [no segundo testemunho], pensei: por duas vezes, aos 8 e aos 18 anos, ele esteve quase para ser material de descarte. Mas conseguiu superar. Superou. Foi capaz de se levantar. E a vida, quando levantamos o olhar para o horizonte (o mesmo disse Maria Lisa), sempre nos surpreende, sempre. Ambos o disseram.
Estamos em caminho, para o Sínodo e para o Panamá. E este caminho é arriscado; mas, se um jovem não arrisca, envelheceu. E nós devemos arriscar.
Maria Lisa disse que se afastou da Igreja, depois do sacramento do Crisma. Como bem sabeis, aqui na Itália, o sacramento do Crisma é chamado «o sacramento do adeus»! Depois do Crisma, não se volta mais à igreja. E porquê? Porque muitos jovens não sabem que fazer... E ela [Maria Lisa] nunca parou, sempre em caminho: às vezes, em estradas obscuras, em estradas sem luz, sem ideais ou com ideais que não entendia bem; mas, por fim, também ela conseguiu superar. Vós, jovens, deveis arriscar na vida; arriscar. Hoje deveis preparar o futuro. O futuro está nas vossas mãos. O futuro está nas vossas mãos.
No Sínodo, toda a Igreja quer escutar os jovens: que pensam, que sentem, que querem, que criticam e de que se arrependem. Tudo. A Igreja ainda precisa de mais primavera, e a primavera é a estação dos jovens.
Além disso, queria convidar-vos a fazer este caminho, esta estrada para o Sínodo e para o Panamá…, mas fazê-lo com alegria, fazê-lo com as vossas aspirações, sem medo nem vergonha, fazê-lo corajosamente. É preciso coragem. Procurar colher a beleza nas pequenas coisas, como disse Pompeu, a beleza de todos os dias: colhê-la, não deixar de o fazer. E agradecer pelo que és: «Eu sou assim. Obrigado!» Muitas vezes, na vida, perdemos tempo a questionar-nos: «Quem sou eu?» E podes passar a vida inteira a questionar-te quem és, procurando saber quem és. Mas a pergunta que deves pôr-te é esta: «Para quem sou eu?» Como Nossa Senhora, que foi capaz de questionar-Se: «Para quem, para qual pessoa sou eu, neste momento? Para a minha prima». E partiu. Para quem sou eu; e não: Quem eu sou. Isto vem depois. É uma pergunta que se deve pôr; mas, antes de mais nada: Para quê fazer um trabalho, um trabalho de toda uma vida, um trabalho que te faça pensar, que te faça sentir, que te faça agir. As três linguagens: a linguagem da mente, a linguagem do coração e a linguagem das mãos. E continuar sempre para diante.
Outra coisa que gostava de vos dizer: o Sínodo não é um «parlatório». A JMJ não será um «parlatório», um circo ou uma coisa bonita, uma festa e… «adeus», esqueço-me de tudo. Não é isso! É concretização! A vida pede-nos concretização. Nesta cultura líquida, é preciso concretização; a concretização é a vossa vocação.
Tinha um discurso escrito, mas depois de vos ver, de ter ouvido os dois testemunhos, preferi dizer tudo isto. Para concluir: haverá momentos em que não entendereis nada, momentos sombrios, maus, momentos belos, momentos escuros, momentos luminosos... mas há uma coisa que queria destacar. Estamos no presente. Na minha idade, estamos para partir... Ah não? [ri] Quem tem a vida garantida? Ninguém. A vossa idade tem o futuro pela frente. Hoje, aos jovens, a vida pede uma missão, a Igreja pede-lhes uma missão, e eu gostava de vos dar esta missão: ao regressar, falar com os avós. Hoje, mais do que nunca, precisamos, temos necessidade desta ponte, do diálogo entre os avós e os jovens, entre os idosos e os jovens. O profeta Joel (capítulo 3, versículo 2) diz-nos isto, como uma profecia: «Os idosos terão sonhos, sonharão, e os jovens profetizarão», isto é, com a profecia levarão por diante as coisas concretas. Esta é a tarefa que vos dou em nome da Igreja: falar com os idosos. «Mas são chatos; dizem sempre as mesmas coisas». Não importa; escuta o idoso. Fala, pergunta coisas. Faz com que eles sonhem; e, desses sonhos, colhe tu o que se deve fazer para continuar para diante, para profetizar e tornar concreta esta profecia. Esta é a vossa missão hoje, esta é a missão que a Igreja vos pede hoje.
Queridos jovens, sede corajosos! «Mas, padre, eu pequei. Caio tantas vezes». Lembro-me duma canção alpina, muito bela, que cantam os alpinos: «Na arte de escalar, importante, não é o não cair, mas o não ficar caído». Continuar! Cais? Levanta-te e continua. Pensa naquilo que sonhou o avô, que sonhou o idoso ou a idosa. Deixa-os falar, colhe aquelas coisas e faz a ponte para o futuro. Esta é a tarefa e a missão que hoje vos dá a Igreja.
Muito obrigado pela vossa coragem, e... até ao Panamá! Não sei se estarei eu lá, mas estará o Papa. E o Papa, no Panamá, perguntar-vos-á: «Falastes com os idosos? Falastes com os anciãos? Colhestes os sonhos do ancião e transformaste-los em profecia concreta?» Esta é a vossa tarefa. Que o Senhor vos abençoe. Rezai por mim, e preparemo-nos, todos juntos, para o Sínodo e para o Panamá.
Obrigado.
[00511-PO.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua polacca
[00511-PL.02] [Testo originale: Italiano]
[B0226-XX.02]