Alle ore 12, presso la Sala del Concistoro, del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in udienza i partecipanti al Capitolo Generale della Congregazione dei Chierici Mariani dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, in corso a Roma dal 5 al 25 febbraio 2017.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre ha pronunciato nel corso dell’udienza:
Discorso del Santo Padre
Cari Fratelli,
sono lieto di incontrarvi in occasione del vostro Capitolo Generale e vi saluto cordialmente, ad iniziare dal Superiore Generale, che ringrazio per le sue parole. In voi, saluto l’intera Congregazione, impegnata a servire Cristo e la Chiesa in venti Paesi del mondo.
Ho appreso che uno degli scopi principali del vostro Capitolo Generale è la riflessione circa le leggi e gli ordinamenti propri della vostra Congregazione. Si tratta di un’opera importante. Infatti, «torna oggi impellente per ogni Istituto la necessità di un rinnovato riferimento alla Regola, perché in essa e nelle Costituzioni è racchiuso un itinerario di sequela, qualificato da uno specifico carisma autenticato dalla Chiesa» (Esort. ap. postsin. Vita consecrata, 37). Vi esorto pertanto a compiere tale riflessione con fedeltà al carisma del Fondatore e al patrimonio spirituale della vostra Congregazione e, in pari tempo, con cuore e mente aperti alle nuove necessità della gente. È vero, dobbiamo andare avanti con le nuove necessità, le nuove sfide, ma ricordatevi: non si può andare avanti senza memoria. È una tensione, continuamente. Se io voglio andare avanti senza la memoria del passato, della storia dei fondatori, dei grandi, anche dei peccati della congregazione, non potrò andare avanti. Questa è una regola: la memoria, questa dimensione “deuteronomica” propria della vita e che va usata quando si deve aggiornare una congregazione religiosa, le costituzioni, sempre.
L’esempio del vostro Fondatore, san Stanislao di Gesù e Maria, canonizzato lo scorso anno, sia luce e guida del vostro cammino. Egli aveva pienamente compreso il senso dell’essere discepolo di Cristo quando pregava con queste parole: «Signore Gesù, se per amore mi legherai a Te, chi mi strapperà da Te? Se mi unirai a Te nella misericordia, chi mi separerà da Te? La mia anima aderisca a Te, la Tua clementissima destra mi accolga. Aderisca al suo Capo anche il più indegno membro, e questa piccola particella soffra con tutto il Santo Corpo sofferente» (Christus Patiens, III, 1).
In tale prospettiva, il vostro servizio della Parola è testimonianza di Cristo Risorto, che avete incontrato nel vostro cammino e che con il vostro stile di vita siete chiamati a portare ovunque vi mandi la Chiesa. La testimonianza cristiana richiede anche l’impegno con e per i poveri, un impegno che caratterizza il vostro Istituto fin dalle origini. Vi incoraggio a mantenere viva questa tradizione del servizio alle persone povere e umili, attraverso l’annuncio del Vangelo con linguaggio a loro comprensibile, con le opere di misericordia e il suffragio dei defunti. Quella vicinanza alla gente come noi, semplice. A me piace quel passo di Paolo a Timoteo (cfr 2 Tm 1,5): custodisci la tua fede, quella che hai ricevuto da tua mamma, dalla tua nonna…; dalla semplicità della mamma, della nonna. Questo è il fondamento. Noi non siamo principi, figli di principi o di conti o di baroni, siamo gente semplice, di popolo. E per questo ci avviciniamo con questa semplicità ai semplici e a quelli che soffrono di più: i malati, i bambini, gli anziani abbandonati, i poveri,… tutti. E questa povertà è al centro del Vangelo: è la povertà di Gesù, non la povertà sociologica, quella di Gesù.
Un’altra significativa eredità spirituale della vostra famiglia religiosa è quella che vi ha lasciato il vostro confratello beato Giorgio Matulaitis: la totale dedizione alla Chiesa e all’uomo per «andare coraggiosamente a lavorare e a lottare per la Chiesa, specialmente dove ce ne sia più bisogno» (Journal, p. 45). La sua intercessione vi aiuti a coltivare in voi questo atteggiamento, che negli ultimi decenni ha ispirato le vostre iniziative volte a diffondere il carisma dell’Istituto nei Paesi poveri, specialmente in Africa e in Asia.
La grande sfida dell’inculturazione vi chiede oggi di annunciare la Buona Novella con linguaggi e modi comprensibili agli uomini del nostro tempo, coinvolti in processi di rapida trasformazione sociale e culturale. La vostra Congregazione vanta una lunga storia, scritta da coraggiosi testimoni di Cristo e del Vangelo. In questa scia siete chiamati oggi a camminare con rinnovato zelo per spingervi, con libertà profetica e saggio discernimento – tutti e due insieme! - su strade apostoliche e frontiere missionarie, coltivando una stretta collaborazione con i Vescovi e le altre componenti della Comunità ecclesiale.
Gli orizzonti dell’evangelizzazione e l’urgente necessità di testimoniare il messaggio evangelico a tutti, senza distinzioni, costituiscono il vasto campo del vostro apostolato. Tanti attendono ancora di conoscere Gesù, unico Redentore dell’uomo, e non poche situazioni di ingiustizia e di disagio morale e materiale interpellano i credenti. Una così urgente missione richiede conversione personale e comunitaria. Solo cuori pienamente aperti all’azione della Grazia sono in grado di interpretare i segni dei tempi e di cogliere gli appelli dell’umanità bisognosa di speranza e di pace.
Cari fratelli, sull’esempio del vostro Fondatore siate coraggiosi nel servizio di Cristo e della Chiesa, rispondendo alle nuove sfide e alle nuove missioni, anche se umanamente possono sembrare rischiose. Infatti nel “codice genetico” della vostra comunità si trova ciò che lo stesso san Stanislao affermava a partire dalla sua esperienza: «Nonostante le innumerevoli difficoltà, la bontà e la sapienza divine iniziano e compiono ciò che vogliono, perfino quando i mezzi, secondo il giudizio umano, sono inadatti. Per l’Onnipotente infatti, nulla è impossibile. In modo chiarissimo ciò si è dimostrato in me» (Fundatio Domus Recollectionis, 1). E questo atteggiamento – che viene dalla piccolezza dei mezzi, anche dalla nostra piccolezza, anche della nostra indegnità, perché peccatori, viene da lì, ma abbiamo un orizzonte grande – [questo atteggiamento] è proprio l’atto di fede nella potenza del Signore: il Signore può, il Signore è capace. E la nostra piccolezza è proprio il seme, il seme piccolino, che poi germoglia, cresce, il Signore lo annaffia, e così va avanti. Ma il senso di piccolezza è proprio il primo slancio verso la fiducia della potenza di Dio. Andate, andate avanti su questa strada.
Alla vostra Madre e Patrona, Maria Immacolata, affido il vostro cammino di fede e di crescita, nella costante unione con Cristo e con il suo Santo Spirito, che vi rende testimoni della potenza della Risurrezione. A voi qui presenti, a tutta la Congregazione e ai vostri collaboratori laici imparto di cuore la Benedizione Apostolica.
[00248-IT.02] [Testo originale: Italiano]
[B0105-XX.02]