Discorso del Santo Padre
Traduzione in lingua inglese
Alle ore 11.10 di questa mattina, nella Sala dei Papi del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in udienza i membri di una Delegazione della “Anti-Defamation League” ed ha loro rivolto il discorso che riportiamo di seguito:
Discorso del Santo Padre
Cari amici,
vi do un caloroso benvenuto e vi ringrazio per le cortesi parole che mi avete rivolto. Già i miei predecessori san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno ricevuto delegazioni della vostra organizzazione, che intrattiene rapporti con la Santa Sede dal tempo del Concilio Vaticano II. Sono grato che questi contatti siano andati intensificandosi: come avete ben sottolineato, il nostro incontrarci è un’ulteriore testimonianza, oltre che dell’impegno comune, della forza benefica della riconciliazione, che risana e trasforma le relazioni. Per questo rendiamo grazie a Dio, che certamente si rallegra vedendo l’amicizia sincera e i sentimenti fraterni che oggi animano Ebrei e Cattolici; così con il Salmista possiamo anche noi ripetere: «Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme! […] Perché là il Signore manda la benedizione, la vita per sempre» (Sal 133,1.3).
Se la cultura dell’incontro e della riconciliazione genera vita e produce speranza, la non-cultura dell’odio semina morte e miete disperazione. Lo scorso anno mi sono recato al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Non ci sono parole e pensieri adeguati di fronte a simili orrori della crudeltà e del peccato; c’è la preghiera, perché Dio abbia pietà e perché tali tragedie non si ripetano. Per questo continuiamo ad aiutarci gli uni gli altri, come auspicava il Santo Padre Giovanni Paolo II, ad «abilitare la memoria a svolgere il suo necessario ruolo nel processo di costruzione di un futuro nel quale l’indicibile iniquità della Shoah non sia mai più possibile» (Lettera introduttiva al documento Noi ricordiamo: una riflessione sulla Shoah, 12 marzo 1998): un futuro di autentico rispetto per la vita e per la dignità di ogni popolo e di ogni essere umano.
Purtroppo, l’atteggiamento antisemitico, che nuovamente deploro, in ogni sua forma, come contrario in tutto ai principi cristiani e ad ogni visione che sia degna dell’uomo, è tutt’oggi ancora diffuso. Ribadisco che «la Chiesa cattolica si sente particolarmente in dovere di fare quanto è in suo potere, insieme ai nostri amici ebrei, per respingere le tendenze antisemite» (Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, Perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili, 47).
Oggi più che in passato, la lotta all’antisemitismo può fruire di strumenti efficaci, come l’informazione e la formazione. A questo riguardo, vi ringrazio per la vostra opera e perché accompagnate al contrasto della diffamazione l’impegno ad educare, a promuovere il rispetto di tutti e a proteggere i più deboli. Custodire il sacro tesoro di ogni vita umana, dal concepimento sino alla fine, tutelandone la dignità, è la via migliore per prevenire ogni forma violenta. Di fronte alla troppa violenza che dilaga nel mondo, siamo chiamati a un di più di nonviolenza, che non significa passività, ma promozione attiva del bene. Infatti, se è necessario estirpare l’erba del male, è ancora più urgente seminare il bene: coltivare la giustizia, accrescere la concordia, sostenere l’integrazione, senza mai stancarsi; solo così si potranno raccogliere frutti di pace. A questo vi incoraggio, nella convinzione che mettere a disposizione i mezzi per una vita degna, promuovere la cultura e favorire dovunque la libertà di culto, anche proteggendo i credenti e le religioni da ogni manifestazione di violenza e strumentalizzazione, sono i migliori antidoti contro l’insorgere dell’odio.
Vi sono grato anche per il dialogo che, a vari livelli, alimentate con la Chiesa Cattolica. Sul comune impegno e sul nostro cammino di amicizia e di fiducia fraterna invoco la benedizione dell’Onnipotente: nella sua bontà ci accompagni e ci aiuti a portare frutti di bene. Shalom alechem!
[00213-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua inglese
Dear Friends,
I offer you a warm welcome, and I thank you for your kind words. My predecessors, Saint John Paul II and Benedict XVI, also received delegations from your organization, which has maintained relations with the Holy See since the Second Vatican Council. I am grateful that these contacts have intensified: as you noted, our meeting here is a further testimony, beyond that of our shared commitment, to the valuable power of reconciliation, which heals and transforms relationships. For this we give thanks to God, who surely rejoices in the sincere friendship and fraternal sentiments which today inspire Jews and Catholics. Thus, with the Psalmist we too can say: “Behold, how good and pleasant it is when brothers dwell in unity! For there the Lord has commanded the blessing, life for evermore” (Ps 133: 1, 3b).
Whereas the culture of encounter and reconciliation engenders life and gives rise to hope, the “non-culture” of hate sows death and reaps despair. Last year I visited the Auschwitz-Birkenau extermination camp. There are no adequate words or thoughts in the face of such horrors of cruelty and sin; there is prayer, that God may have mercy and that such tragedies may never happen again. To this end let us continue to help one another, as Pope John Paul II so desired, “to enable memory to play its necessary part in the process of shaping a future in which the unspeakable iniquity of the Shoah will never again be possible” (Letter on the Occasion of the Publication of the Document “We Remember: a Reflection on the Shoah”, 12 March 1998): a future of genuine respect for the life and dignity of every people and every human being.
Sadly, anti-Semitism, which I again denounce in all its forms as completely contrary to Christian principles and every vision worthy of the human person, is still widespread today. I reaffirm that “the Catholic Church feels particularly obliged to do all that is possible with our Jewish friends to repel anti-Semitic tendencies” (Commission for Religious Relations with the Jews, The Gifts and the Calling of God are Irrevocable, 47).
Today more than ever, the fight against anti-Semitism can benefit from effective instruments, such as information and formation. In this regard, I thank you for your work and for combining efforts to counter defamation with education, promotion of respect for all, and protection of the weakest. Caring for the sacred gift of all human life and safeguarding its dignity, from conception to death, is the best way of preventing every type of violence. Faced with too much violence spreading throughout the world, we are called to a greater nonviolence, which does not mean passivity, but active promotion of the good. Indeed, if it is necessary to pull out the weeds of evil, it is even more vital to sow the seeds of goodness: to cultivate justice, to foster accord, to sustain integration, without growing weary; only in this way may we gather the fruits of peace. I encourage you in this work, in the conviction that the best remedies against the rise of hatred consist in making available the means necessary for a dignified life, in promoting culture and favoring religious freedom everywhere, as well as in protecting believers and religions from every form of violence and exploitation.
I am grateful to you also for the dialogue which, at various levels, you maintain with the Catholic Church. Upon our shared commitment and our journey of friendship and fraternal trust, I invoke the Almighty’s blessings: in his munificence may he accompany us and help us to bring forth the fruits of goodness. Shalom alechem!
[00213-EN.01] [Original text: Italian]
[B0087-XX.02]