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Consegna e lettura della Bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia e celebrazione dei Primi Vespri della seconda Domenica di Pasqua, 11.04.2015


Omelia del Santo Padre alla celebrazione dei Vespri

Sintesi della Bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia (a cura della Radio Vaticana)

Alle ore 17.30 di oggi, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Francesco ha presieduto i Primi Vespri della seconda Domenica di Pasqua, o della Divina Misericordia, in occasione della consegna e della lettura della Bolla Misericordiae vultus d’indizione del Giubileo straordinario della Misericordia, che si aprirà l’8 dicembre 2015 e si concluderà il 20 novembre 2016.

Papa Francesco, accompagnato dai Cardinali, si è recato nell’Atrio della Basilica Vaticana e davanti alla Porta Santa ha consegnato la Bolla d’indizione ai quattro Cardinali Arcipreti delle Basiliche papali in Roma: il Cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Basilica di San Pietro in Vaticano; il Cardinale Agostino Vallini, Arciprete della Basilica Lateranense; il Cardinale James Michael Harvey, Arciprete della Basilica di San Paolo fuori le mura; il Cardinale Santos Abril y Castelló, Arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore.

Per raggiungere simbolicamente tutti i Vescovi del mondo, il Santo Padre ha consegnato una copia della Bolla anche al Prefetto della Congregazione per i Vescovi, il cardinale Marc Ouellet; al Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il cardinale Fernando Filoni; al Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, il cardinale Leonardo Sandri. In rappresentanza di tutto l’Oriente ha ricevuto una copia del documento l’Arcivescovo Savio Hon Tai-Fai, nato in Hong Kong e ora Segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Il continente africano è stato rappresentato dall’Arcivescovo Barthélemy Adoukonou, originario del Benin e attualmente Segretario del Pontificio Consiglio della Cultura. Per le Chiese Orientali, il Papa ha consegnato la Bolla a Mons. Khaled Ayad Bishay, della Chiesa Patriarcale di Alessandria dei Copti.

Quindi il Reggente della Casa pontificia, Mons. Leonardo Sapienza, in qualità di Protonotario Apostolico di numero, ha letto alla presenza di Papa Francesco alcuni brani del documento ufficiale d’indizione dell’Anno Santo straordinario.

Successivamente, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre ha presieduto la celebrazione dei Primi Vespri della Domenica della Divina Misericordia.

Di seguito pubblichiamo il testo dell’omelia che Papa Francesco ha pronunciato nel corso della recita dei Vespri:

Omelia del Santo Padre alla celebrazione dei Vespri

Omelia del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Omelia del Santo Padre

Risuona ancora in tutti noi il saluto di Gesù Risorto ai suoi discepoli la sera di Pasqua: «Pace a voi!» (Gv 20,19). La pace, soprattutto in queste settimane, permane come il desiderio di tante popolazioni che subiscono la violenza inaudita della discriminazione e della morte, solo perché portano il nome cristiano. La nostra preghiera si fa ancora più intensa e diventa un grido di aiuto al Padre ricco di misericordia, perché sostenga la fede di tanti fratelli e sorelle che sono nel dolore, mentre chiediamo di convertire i nostri cuori per passare dall’indifferenza alla compassione.

San Paolo ci ha ricordato che siamo stati salvati nel mistero della morte e risurrezione del Signore Gesù. Lui è il Riconciliatore, che è vivo in mezzo a noi per offrire la via della riconciliazione con Dio e tra i fratelli. L’Apostolo ricorda che, nonostante le difficoltà e le sofferenze della vita, cresce tuttavia la speranza nella salvezza che l’amore di Cristo ha seminato nei nostri cuori. La misericordia di Dio si è riversata in noi rendendoci giusti, donandoci la pace.

Una domanda è presente nel cuore di tanti: perché oggi un Giubileo della Misericordia? Semplicemente perché la Chiesa, in questo momento di grandi cambiamenti epocali, è chiamata ad offrire più fortemente i segni della presenza e della vicinanza di Dio. Questo non è il tempo per la distrazione, ma al contrario per rimanere vigili e risvegliare in noi la capacità di guardare all’essenziale. E’ il tempo per la Chiesa di ritrovare il senso della missione che il Signore le ha affidato il giorno di Pasqua: essere segno e strumento della misericordia del Padre (cfr Gv 20,21-23). E’ per questo che l’Anno Santo dovrà mantenere vivo il desiderio di saper cogliere i tanti segni della tenerezza che Dio offre al mondo intero e soprattutto a quanti sono nella sofferenza, sono soli e abbandonati, e anche senza speranza di essere perdonati e di sentirsi amati dal Padre. Un Anno Santo per sentire forte in noi la gioia di essere stati ritrovati da Gesù, che come Buon Pastore è venuto a cercarci perché eravamo smarriti. Un Giubileo per percepire il calore del suo amore quando ci carica sulle spalle per riportarci alla casa del Padre. Un Anno in cui essere toccati dal Signore Gesù e trasformati dalla sua misericordia, per diventare noi pure testimoni di misericordia. Ecco perché il Giubileo: perché questo è il tempo della misericordia. E’ il tempo favorevole per curare le ferite, per non stancarci di incontrare quanti sono in attesa di vedere e toccare con mano i segni della vicinanza di Dio, per offrire a tutti, a tutti, la via del perdono e della riconciliazione.

La Madre della Divina Misericordia apra i nostri occhi, perché comprendiamo l’impegno a cui siamo chiamati; e ci ottenga la grazia di vivere questo Giubileo della Misericordia con una testimonianza fedele e feconda.

[00564-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Le salut de Jésus ressuscité à ses disciples, le soir de Pâques, résonne encore en nous tous: «Paix à vous!» (Jn 20, 19). La paix, surtout durant ces semaines, demeure comme le désir de nombreuses populations qui subissent la violence inouïe de la discrimination et de la mort, seulement parce qu’elles portent le nom de chrétiens. Notre prière se fait encore plus intense et devient un appel à l’aide au Père riche en miséricorde, afin qu’il soutienne la foi de tant de frères et sœurs qui sont dans la douleur, alors que nous demandons de convertir nos cœurs pour passer de l’indifférence à la compassion.

Saint Paul nous a rappelé que nous avons été sauvés dans le mystère de la mort et de la résurrection du Seigneur Jésus. Il est le Réconciliateur, qui est vivant au milieu de nous pour offrir le chemin de la réconciliation avec Dieu et entre les frères. L’Apôtre rappelle que, malgré les difficultés et les souffrances de la vie, grandit pourtant l’espérance dans le salut que l’amour du Christ a semé dans nos cœurs. La miséricorde de Dieu s’est répandue en nous, nous rendant justes, nous donnant la paix.

Une question est présente dans le cœur de beaucoup: pourquoi, aujourd’hui, un Jubilé de la Miséricorde? Simplement parce que l’Église, en ce moment de grands changements d’époque, est appelée à offrir plus fortement les signes de la présence et de la proximité de Dieu. Ce n’est pas le temps pour la distraction, mais au contraire pour rester vigilants et réveiller en nous la capacité de regarder l’essentiel. C’est le temps pour l’Église de retrouver le sens de la mission que le Seigneur lui a confiée le jour de Pâques: être signe et instrument de la miséricorde du Père (cf. Jn 20, 21-23). C’est pour cela que l’Année Sainte devra maintenir vivant le désir de savoir accueillir les nombreux signes de la tendresse que Dieu offre au monde entier et surtout à tous ceux qui sont dans la souffrance, qui sont seuls et abandonnés, et aussi sans espérance d’être pardonnés et de se sentir aimés du Père. Une Année Sainte pour éprouver fortement en nous la joie d’avoir été retrouvés par Jésus, qui comme Bon Pasteur est venu nous chercher parce que nous nous étions perdus. Un Jubilé pour percevoir la chaleur de son amour quand il nous charge sur ses épaules pour nous ramener à la maison du Père. Une Année pour être touchés par le Seigneur Jésus et transformés par sa miséricorde, pour devenir nous aussi témoins de miséricorde. Voilà le motif du Jubilé: parce que c’est le temps de la miséricorde. C’est le temps favorable pour soigner les blessures, pour ne pas nous lasser de rencontrer tous ceux qui attendent de voir et de toucher de la main les signes de la proximité de Dieu, pour offrir à tous, à tous, le chemin du pardon et de la réconciliation.

Que la Mère de la Divine Miséricorde ouvre nos yeux, afin que nous comprenions l’engagement auquel nous sommes appelés; et qu’elle nous obtienne la grâce de vivre ce Jubilé de la Miséricorde par un témoignage fidèle et fécond.

[00564-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

The greeting of the Risen Christ to his disciples on the evening of Easter, “Peace be with you!” (Jn 20:19), continues to resound in us all. Peace, especially during this Easter season, remains the desire of so many people who suffer unprecedented violence of discrimination and death simply because they bear the name “Christian”. Our prayer is all the more intense and becomes a cry for help to the Father, who is rich in mercy, that he may sustain the faith of our many brothers and sisters who are in pain. At the same time, we ask for the grace of the conversion of our own hearts so as to move from indifference to compassion.

Saint Paul reminds us that we have been saved through the mystery of the death and resurrection of the Lord Jesus. He is the Reconciler, who is alive in our midst offering the way to reconciliation with God and with each other. The Apostle recalls that, notwithstanding the difficulties and the sufferings of life, the hope of salvation which Christ has sown in our hearts nonetheless continues to grow. The mercy of God is poured out upon us, making us just and giving us peace.

Many question in their hearts: why a Jubilee of Mercy today? Simply because the Church, in this time of great historical change, is called to offer more evident signs of God’s presence and closeness. This is not the time to be distracted; on the contrary, we need to be vigilant and to reawaken in ourselves the capacity to see what is essential. This is a time for the Church to rediscover the meaning of the mission entrusted to her by the Lord on the day of Easter: to be a sign and an instrument of the Father’s mercy (cf. Jn 20:21-23). For this reason, the Holy Year must keep alive the desire to know how to welcome the numerous signs of the tenderness which God offers to the whole world and, above all, to those who suffer, who are alone and abandoned, without hope of being pardoned or feeling the Father’s love. A Holy Year to experience strongly within ourselves the joy of having been found by Jesus, the Good Shepherd who has come in search of us because we were lost. A Jubilee to receive the warmth of his love when he bears us upon his shoulders and brings us back to the Father’s house. A year in which to be touched by the Lord Jesus and to be transformed by his mercy, so that we may become witnesses to mercy. Here, then, is the reason for the Jubilee: because this is the time for mercy. It is the favourable time to heal wounds, a time not to be weary of meeting all those who are waiting to see and to touch with their hands the signs of the closeness of God, a time to offer everyone, everyone, the way of forgiveness and reconciliation.

May the Mother of God open our eyes, so that we may comprehend the task to which we have been called; and may she obtain for us the grace to experience this Jubilee of Mercy as faithful and fruitful witnesses of Christ.

[00564-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

In uns allen klingt noch der Gruß des auferstandenen Jesus an seine Jünger am Abend des Ostertages nach: „Friede sei mit euch!“ (Joh 20,19). Vor allem in diesen Wochen bleibt der Friede nur ein Wunsch für so viele Völker, die die unerhörte Gewalt der Diskriminierung und des Todes erleiden, nur weil sie den Namen Christen tragen. Unser Gebet wird noch eindringlicher und zu einem Hilfeschrei zum Vater, der voll Erbarmen ist, dass er den Glauben so vieler leidender Brüder und Schwestern stütze. Zugleich bitten wir, dass er unsere Herzen verwandle, um von der Gleichgültigkeit zum Mitleid zu gelangen.

Der heilige Paulus hat uns daran erinnert, dass wir im Geheimnis des Todes und der Auferstehung des Herrn Jesus errettet wurden. Er ist der Versöhner, der in unserer Mitte lebt, um den Weg der Versöhnung mit Gott und unter den Brüdern und Schwestern zu schenken. Der Apostel ruft in Erinnerung, dass trotz der Schwierigkeiten und Leiden im Leben die Hoffnung auf das Heil, welche die Liebe Christi in unsere Herzen gesät hat, dennoch wächst. Gottes Barmherzigkeit ist in uns ausgegossen, macht uns gerecht und schenkt uns Frieden.

Eine Frage beschäftigt die Herzen vieler: Warum heute ein Jubiläum der Barmherzigkeit begehen? Ganz einfach, weil die Kirche in dieser Zeit großer epochaler Veränderungen gerufen ist, die Zeichen der Gegenwart und Nähe Gottes vermehrt anzubieten. Dies ist nicht die Zeit für Ablenkung, sondern im Gegenteil um wachsam zu bleiben und in uns die Fähigkeit, auf das Wesentliche zu schauen, wieder zu erwecken. Es ist die Zeit für die Kirche, den Sinn des Auftrags wieder neu zu entdecken, den der Herr ihr am Ostertag anvertraut hat: Zeichen und Werkzeug der Barmherzigkeit des Vaters zu sein (vgl. Joh 20,21-23). Deswegen soll das Heilige Jahr den Wunsch lebendig halten, die vielen Zeichen der Zärtlichkeit begreifen zu können, die Gott der ganzen Welt anbietet, vor allem denen, die in Leid sind, die allein und verlassen und auch ohne Hoffnung sind, vom Vater Vergebung zu erlangen und sich von ihm geliebt zu wissen. Ein Heiliges Jahr, um in uns die Freude tiefer zu verspüren, dass wir von Jesus wieder gefunden wurden, der als Guter Hirt gekommen ist, uns zu suchen, weil wir uns verirrt hatten. Ein Jubiläum, um die Wärme seiner Liebe zu spüren, wenn er uns auf seine Schultern nimmt, um uns zum Haus des Vaters zurückzubringen. Ein Jahr, in dem wir vom Herrn Jesus berührt und von seiner Barmherzigkeit verwandelt werden, damit auch wir zu Zeugen der Barmherzigkeit werden. Das ist der Grund für das Jubiläum, denn dies ist die Zeit der Barmherzigkeit. Es ist eine gute Zeit, um die Wunden zu heilen, um nicht müde zu werden, denen zu begegnen, die darauf warten, die Zeichen der Nähe Gottes zu sehen und mit der Hand zu berühren, um allen, um allen, den Weg der Vergebung und der Versöhnung anzubieten.

Maria, die Mutter der göttlichen Barmherzigkeit, öffne unsere Augen, damit wir die Aufgabe verstehen, zu der wir gerufen sind; und sie erwirke uns die Gnade, dieses Jubiläum der Barmherzigkeit in einem treuen und fruchtbaren Zeugnis zu leben.

[00564-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Todavía resuena en todos nosotros el saludo de Jesús Resucitado a sus discípulos la tarde de Pascua: «Paz a vosotros« (Jn 20,19). La paz, sobre todo en estas semanas, sigue siendo el deseo de tantos pueblos que sufren la violencia inaudita de la discriminación y de la muerte, sólo por llevar el nombre de cristianos. Nuestra oración se hace aún más intensa y se convierte en un grito de auxilio al Padre, rico en misericordia, para que sostenga la fe de tantos hermanos y hermanas que sufren, a la vez que pedimos que convierta nuestros corazones, para pasar de la indiferencia a la compasión.

San Pablo nos ha recordado que hemos sido salvados en el misterio de la muerte y resurrección del Señor Jesús. Él es el Reconciliador, que está vivo en medio de nosotros para mostrarnos el camino de la reconciliación con Dios y con los hermanos. El Apóstol recuerda que, a pesar de las dificultades y los sufrimientos de la vida, sigue creciendo la esperanza en la salvación que el amor de Cristo ha sembrado en nuestros corazones. La misericordia de Dios se ha derramado en nosotros haciéndonos justos, dándonos la paz.

Una pregunta está presente en el corazón de muchos: ¿por qué hoy un Jubileo de la Misericordia? Simplemente porque la Iglesia, en este momento de grandes cambios históricos, está llamada a ofrecer con mayor intensidad los signos de la presencia y de la cercanía de Dios. Éste no es un tiempo para estar distraídos, sino al contrario para permanecer alerta y despertar en nosotros la capacidad de ver lo esencial. Es el tiempo para que la Iglesia redescubra el sentido de la misión que el Señor le ha confiado el día de Pascua: ser signo e instrumento de la misericordia del Padre (cf. Jn 20,21-23). Por eso el Año Santo tiene que mantener vivo el deseo de saber descubrir los muchos signos de la ternura que Dios ofrece al mundo entero y sobre todo a cuantos sufren, se encuentran solos y abandonados, y también sin esperanza de ser perdonados y sentirse amados por el Padre. Un Año Santo para sentir intensamente dentro de nosotros la alegría de haber sido encontrados por Jesús, que, como Buen Pastor, ha venido a buscarnos porque estábamos perdidos. Un Jubileo para percibir el calor de su amor cuando nos carga sobre sus hombros para llevarnos de nuevo a la casa del Padre. Un Año para ser tocados por el Señor Jesús y transformados por su misericordia, para convertirnos también nosotros en testigos de misericordia. Para esto es el Jubileo: porque este es el tiempo de la misericordia. Es el tiempo favorable para curar las heridas, para no cansarnos de buscar a cuantos esperan ver y tocar con la mano los signos de la cercanía de Dios, para ofrecer a todos, a todos, el camino del perdón y de la reconciliación.

Que la Madre de la Divina Misericordia abra nuestros ojos para que comprendamos la tarea a la que estamos llamados; y que nos alcance la gracia de vivir este Jubileo de la Misericordia con un testimonio fiel y fecundo.

[00564-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Ressoa ainda, em todos nós, a saudação de Jesus Ressuscitado aos seus discípulos na noite de Páscoa: «A paz esteja convosco!» (Jo 20, 19). A paz, sobretudo nas últimas semanas, permanece como desejo de muitas populações que sofrem violências inauditas de discriminação e morte, só porque possuem o nome de cristãos. A nossa oração faz-se ainda mais intensa, tornando-se um grito de socorro ao Pai, rico em misericórdia, para que sustente a fé de tantos irmãos e irmãs que estão na tribulação, ao mesmo tempo que Lhe pedimos para converter os nossos corações para passarmos da indiferença à compaixão.

São Paulo recordou-nos que fomos salvos no mistério da morte e ressurreição do Senhor Jesus. Ele é o Reconciliador, que está vivo no meio de nós, para nos oferecer o caminho da reconciliação com Deus e entre os irmãos. O Apóstolo recorda que, apesar das dificuldades e sofrimentos da vida, cresce a esperança na salvação que o amor de Cristo semeou nos nossos corações. A misericórdia de Deus foi derramada em nós, tornando-nos justos, dando-nos a paz.

Presente no coração de muitos está esta pergunta: Por que motivo um Jubileu da Misericórdia, hoje? Simplesmente porque a Igreja é chamada, neste tempo de grandes mudanças epocais, a oferecer mais vigorosamente os sinais da presença e proximidade de Deus. Este não é o tempo para nos deixarmos distrair, mas para o contrário: permanecermos vigilantes e despertarmos em nós a capacidade de fixar o essencial. É o tempo para a Igreja reencontrar o sentido da missão que o Senhor lhe confiou no dia de Páscoa: ser sinal e instrumento da misericórdia do Pai (cf. Jo 20, 21-23). Por isso o Ano Santo deverá manter vivo o desejo de individuar os inúmeros sinais da ternura que Deus oferece ao mundo inteiro, e sobretudo a quantos estão na tribulação, vivem sozinhos e abandonados, e também sem esperança de ser perdoados e sentir-se amados pelo Pai. Um Ano Santo para sentirmos intensamente em nós a alegria de ter sido reencontrados por Jesus, que veio, como Bom Pastor, à nossa procura, porque nos tínhamos extraviado. Um Jubileu para nos darmos conta do calor do seu amor, quando nos carrega aos seus ombros e nos traz de volta à casa do Pai. Um Ano em que sejamos tocados pelo Senhor Jesus e transformados pela sua misericórdia para nos tornarmos, também nós, testemunhas de misericórdia. Eis o motivo do Jubileu: porque este é o tempo da misericórdia. É o tempo favorável para tratar as feridas, para não nos cansarmos de ir ao encontro de quantos estão à espera de ver e tocar sensivelmente os sinais da proximidade de Deus, para oferecer a todos, a todos, o caminho do perdão e da reconciliação.

A Mãe da Misericórdia Divina abra os nossos olhos, para compreendermos o compromisso a que somos chamados, e nos obtenha a graça de vivermos, com um testemunho fiel e fecundo, este Jubileu da Misericórdia.

[00564-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Święty Paweł przypomina nam, że zostaliśmy zbawieni w tajemnicy śmierci i zmartwychwstania Pana Jezusa. On jest naszym pojednaniem, żyjący pośród nas, aby zaofiarować nam drogę pojednania z Bogiem i między braćmi. Apostoł przypomina, że pomimo trudności i cierpień życia, wzrasta jednak nadzieja na zbawienie, jaką miłość Chrystusa zasiała w naszych sercach. Miłosierdzie Boże rozlało się w nas, czyniąc nas sprawiedliwymi, dając nam pokój.

W wielu sercach pojawia się pytanie: dlaczego dziś Jubileusz Miłosierdzia? Po prostu dlatego, że Kościół, w tym czasie wielkich przemian epokowych jest wezwany do bardziej wyraźnego ukazywania znaków obecności i bliskości Boga. Nie jest to czas na rozrywkę, ale przeciwnie by trwać na czuwaniu i rozbudzić w nas umiejętność dostrzegania tego, co istotne. Jest to czas, aby na nowo odkryć poczucie misji, jaką Pan powierzył swemu Kościołowi w dzień Wielkanocy: być znakiem i narzędziem miłosierdzia Ojca (J 20, 21-23). Z tego powodu Rok Święty będzie musiał budzić pragnienie umiejętności zrozumienia wielu znaków czułości, jakie Bóg daje całemu światu, a szczególnie tym, którzy cierpią, są samotni i opuszczeni a także nie mają nadziei na przebaczenie i nie mają poczucia, że są kochanymi przez Ojca. Rok Święty: aby obudzić w nas radość z powodu tego, że zostaliśmy odnalezieni przez Jezusa, który jako Dobry Pasterz przyszedł, żeby nas szukać, bo się zagubiliśmy. Jubileusz: aby dostrzec ciepło miłości Chrystusa, który bierze nas na swe ramiona, aby nas doprowadzić z powrotem do domu Ojca. Rok, w którym możemy być dotknięci przez Pana Jezusa i przemienieni Jego miłosierdziem, abyśmy także i my stali się świadkami miłosierdzia. Oto dlaczego Jubileusz: bo jest to czas miłosierdzia. Jest to czas stosowny, aby leczyć rany, aby niestrudzenie spotykać tych, którzy czekają, aby zobaczyć i namacalnie dotknąć znaki bliskości Boga, aby zaoferować każdemu, każdemu drogę przebaczenia i pojednania.

Niech Matka Bożego Miłosierdzia otworzy nasze oczy, abyśmy zrozumieli zadanie, do jakiego jesteśmy powołani i wyjedna nam łaskę przeżywania tego Jubileuszu Miłosierdzia ze świadectwem wierności i owocnie.

[00564-PL.02] [Testo originale: Italiano]

* * *

Sintesi della Bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia

 

Sussidio di lavoro per i giornalisti, a cura della Radio Vaticana

 

Premessa

Lo scorso 13 marzo, nel corso della Celebrazione penitenziale nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco ha annunciato l’indizione di un Anno Giubilare straordinario della Misericordia che avrà inizio il prossimo 8 dicembre, con l’apertura della Porta Santa in Vaticano, per poi concludersi il 20 novembre 2016, Solennità di Cristo Re. Ora, l’11 aprile, in occasione dei Primi Vespri della Domenica della Divina Misericordia (12 aprile, II Domenica di Pasqua), Papa Francesco provvede alla pubblicazione della Bolla di indizione del Giubileo: in essa, il Pontefice spiega le motivazioni che sono all’origine dell’Anno giubilare ed indica le linee-guida per viverlo nel modo migliore.

La Bolla si può dividere, grosso modo, in tre parti: nella prima, Papa Francesco approfondisce il concetto di misericordia; nella seconda, offre alcuni suggerimenti pratici per celebrare il Giubileo, mentre la terza parte contiene alcuni appelli. La Bolla si conclude poi con l’invocazione a Maria, testimone della misericordia di Dio.

Prima parte: il concetto di misericordia

 

In principio, il Papa sottolinea che l’apertura della Porta Santa della Basilica Vaticana avverrà l’8 dicembre per due motivi: il primo, perché la data coincide con la Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, di Colei che Dio ha voluto “santa e immacolata nell’amore” “per non lasciare l’umanità sola ed in balia del male”. In secondo luogo, l’8 dicembre coincide con il 50.mo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II che ha abbattuto “le muraglie che per troppo tempo avevano richiuso la Chiesa in una cittadella privilegiata”, portandola ad “annunciare il Vangelo in modo nuovo”, usando – come diceva Giovanni XXIII – “la medicina della misericordia, invece di imbracciare le armi del rigore”.

Una Porta Santa anche nelle Diocesi

Quindi, Papa Francesco annuncia che domenica 13 dicembre, Terza di Avvento, si aprirà la Porta Santa della Cattedrale di Roma, la Basilica di San Giovanni in Laterano. Successivamente, si apriranno le Porte Sante delle altre Basiliche Papali. Inoltre, il Pontefice stabilisce che in ogni Chiesa particolare ed anche nei Santuari si apra per tutto l’Anno Santo un’uguale Porta della Misericordia, affinché il Giubileo possa essere celebrato anche a livello locale, “quale segno di comunione di tutta la Chiesa”.

Misericordia, architrave della Chiesa

“Via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre, nonostante il limite del nostro peccato”; “legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona”; “architrave che sorregge la vita della Chiesa”; “ideale di vita e criterio di credibilità per la nostra fede”: sono numerose le definizioni che Papa Francesco dà della misericordia, sottolineando che essa non è affatto “un segno di debolezza, ma piuttosto la qualità dell’onnipotenza di Dio”. La misericordia di Dio è “eterna”, sottolinea ancora il Papa, perché “per l’eternità l’uomo sarà sempre sotto lo sguardo misericordioso del Padre”. In Gesù “tutto parla di misericordia e nulla è privo di compassione”, perché “la sua persona non è altro che amore, un amore che si dona gratuitamente”.

A questo punto, il Papa fa una sottolineatura importante: la misericordia, spiega, “non è solo l’agire del Padre, ma diventa il criterio per capire chi sono i suoi veri figli”. In pratica, tutti “siamo chiamati a vivere di misericordia perché a noi per primi è stata usata misericordia”: “il perdono delle offese”, dunque, “è un imperativo da cui i cristiani non possono prescindere”. Tante volte sembra difficile perdonare, sottolinea il Pontefice, eppure “il perdono è lo strumento posto nelle fragili mani dell’uomo per raggiungere la serenità del cuore”, “per vivere felici”.

Anche “la credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole”, aggiunge il Pontefice: “forse per tanto tempo abbiamo dimenticato di indicare e di vivere la via della misericordia”, cedendo alla tentazione di “pretendere sempre e solo giustizia”, mentre nella cultura contemporanea “l’esperienza del perdono si fa sempre più diradata”. Di qui, l’esortazione alla Chiesa affinché si faccia “carico dell’annuncio gioioso del perdono”, “forza che risuscita a vita nuova ed infonde coraggio per guardare al futuro con speranza”.

“Misericordiosi come il Padre”, motto del Giubileo

Il Papa ricorda, poi, che il tema della misericordia gli è particolarmente caro, tanto da averlo scelto come motto episcopale, “Miserando atque eligendo”, un’espressione che “mi ha sempre impressionato”, scrive. Citando, quindi, l’Enciclica Dives in misericordia di Giovanni Paolo II, Papa Francesco sottolinea “l’urgenza di annunciare e testimoniare la misericordia nel mondo contemporaneo”, con “un nuovo entusiasmo e con una rinnovata azione pastorale”, perché ciò “è determinante per la Chiesa e per la credibilità del suo annuncio”. “Là dove la Chiesa è presente – scrive il Papa – là deve essere evidente la misericordia del Padre” e “dovunque vi sono dei cristiani, chiunque deve poter trovare un’oasi di misericordia”.

La prima parte della Bolla si conclude con l’annuncio del motto del Giubileo, ovvero “Misericordiosi come il Padre”, tratto dal Vangelo di Luca (Lc, 6,36). Si tratta di “un programma di vita tanto impegnativo, quanto ricco di gioia e di pace”, sottolinea il Pontefice, che richiede la capacità di “porsi in ascolto della Parola di Dio”, così da “contemplare la sua misericordia” ed assumerla come proprio stile di vita.

Seconda parte: come vivere al meglio il Giubileo

 

Nella seconda parte della Bolla, Papa Francesco offre alcune indicazioni pratiche per vivere il Giubileo straordinario in pienezza spirituale:

  • Compiere un pellegrinaggio, perché esso sarà “un segno del fatto che anche la misericordia è una meta da raggiungere che richiede impegno e sacrificio”:
  • Non giudicare e non condannare, ma perdonare e donare, restando lontani dalle “chiacchiere”, dalle parole mosse da “gelosia ed invidia” e cogliendo “il buono che c’è in ogni persona”, diventando “strumenti del perdono”.
  • Aprire il cuore alle periferie esistenziali, portando consolazione, misericordia, solidarietà e attenzione a quanti vivono “situazioni di precarietà e sofferenza nel mondo di oggi”, “ai tanti fratelli e sorelle privati della dignità”. “Che il loro grido diventi il nostro – esorta il Papa – e insieme possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l’ipocrisia e l’egoismo”.
  • Compiere con gioia le opere di misericordia corporale e spirituale, per “risvegliare le nostre coscienze assopite davanti al dramma della povertà”. D’altronde, sottolinea il Papa, la missione di Gesù è proprio questa: portare consolazione ai poveri, annunciare la liberazione ai prigionieri delle moderne schiavitù, restituire la vista a chi è curvo su se stesso, ridare dignità a chi ne è stato privato, divenendo capaci di “vincere l’ignoranza in cui vivono milioni di persone, soprattutto i bambini privati dell’aiuto necessario per essere riscattati dalla povertà”. Come dice San Giovanni della Croce, “alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore”.
  • Incrementare nelle diocesi l’iniziativa “24 ore per il Signore”, da celebrarsi nel venerdì e sabato della IV settimana di Quaresima. In particolare, il Papa evidenzia che tanti giovani si stanno riavvicinando al sacramento della Riconciliazione, che “permette di toccare con mano la grandezza della misericordia”, grazie alla quale molti di loro sentono di poter “riscoprire il senso della propria vita”.

Sacerdoti autorizzati alla remissione dei peccati riservati alla Sede Apostolica

Un paragrafo a parte il Papa lo dedica al tema della remissione dei peccati: innanzitutto, auspica che “i confessori siano un vero segno della misericordia del Padre”, non improvvisandosi in questo compito, ma divenendo “per primi penitenti in cerca di perdono”. “Fedele servitore del perdono di Dio”, dunque, ogni confessore dovrà accogliere i fedeli “come il padre della parabola del figliol prodigo”, ovvero “un padre che corre incontro al figlio, nonostante abbia dissipato i suoi beni”. I confessori, quindi, “non porranno domande impertinenti”, perché “sapranno cogliere nel cuore di ogni penitente l’invocazione di aiuto e la richiesta di perdono”, chiamati ad essere “sempre, dovunque, in ogni situazione e nonostante tutto, il segno del primato della misericordia”.

In secondo luogo, il Papa annuncia che nella Quaresima dell’Anno Santo invierà i Missionari della Misericordia, ovvero sacerdoti a cui verrà data “l’autorità di perdonare anche i peccati che sono riservati alla Sede Apostolica”. “Segno della sollecitudine materna della Chiesa per il popolo di Dio”, spiega il Papa, essi saranno gli artefici, presso tutti, di “un incontro carico di umanità, sorgente di liberazione, ricco di responsabilità per superare gli ostacoli e riprendere la vita nuova del Battesimo”. Allo stesso tempo, il Papa chiede che nelle diocesi si organizzino “missioni al popolo”, in modo che tali Missionari “siano annunciatori della gioia del perdono”.

L’indulgenza

Elemento caratteristico del Giubileo, l’indulgenza – spiega il Pontefice – dimostra che “il perdono di Dio per i nostri peccati non conosce confini”. Tuttavia, mentre nel sacramento della Riconciliazione i peccati vengono cancellati dal perdono di Dio, con l’indulgenza il peccatore viene liberato “dall’impronta negativa”, “da ogni residuo della conseguenza del peccato”, che rimane “nei nostri comportamenti e nei nostri pensieri”. In questo senso, chi ottiene l’indulgenza, viene “abilitato ad agire con carità, a crescere nell’amore, piuttosto che a ricadere nel peccato” stesso.

Terza parte: Appelli contro criminalità e corruzione

Nella terza parte della Bolla Giubilare, Papa Francesco lancia alcuni appelli:

  • Ai membri di gruppi criminali: “Per il vostro bene, vi chiedo di cambiare vita”, scrive il Pontefice, invitandoli a non restare indifferenti di fronte alla chiamata a sperimentare la misericordia di Dio. “Il denaro non dà la vera felicità – incalza il Santo Padre – Ciò è solo un’illusione” e “la violenza usata per ammassare soldi che grondano sangue non rende potenti, né immortali” e “nessuno potrà sfuggire al giudizio di Dio”.
  • Alle persone fautrici o complici di corruzione: “Questo è il momento favorevole per cambiare vita! – dice loro il Papa – E’ sufficiente accogliere l’invito alla conversione e sottoporsi alla giustizia, mentre la Chiesa offre la misericordia”. Il Pontefice sottolinea, inoltre, che la corruzione è “piaga putrefatta della società, grave peccato che grida verso il cielo, perché mina fin dalle fondamenta la vita personale e sociale”; è “un accanimento nel peccato, che intende sostituire Dio con l’illusione del denaro come forma di potenza; è “un’opera delle tenebre, sostenuta dal sospetto e dall’intrigo”; è una tentazione dalla quale “nessuno può sentirsi immune”. Di qui, l’invito a debellare tale piaga “dalla vita personale e sociale”, usando “prudenza, vigilanza, lealtà, trasparenza, unite al coraggio della denuncia”.
  • Al dialogo interreligioso: ricordando che l’Ebraismo e l’Islam considerano la misericordia “uno degli attributi più qualificanti di Dio”, e che “anch’essi credono che nessuno può limitare la misericordia divina, poiché le sue porte sono sempre aperte”, il Pontefice auspica che il Giubileo possa “favorire l’incontro con queste religioni e con le altre nobili tradizioni religiose”, rendendo “più aperti al dialogo, eliminando ogni forma di chiusura e disprezzo ed espellendo ogni forma di violenza e di discriminazione”.
  • Al rapporto tra giustizia e misericordia: esse “non sono due aspetti in contrasto tra loro, ma due dimensioni di un’unica realtà”, ricorda il Papa, che si sviluppano fino a raggiungere l’apice “nella pienezza dell’amore”. Discostandosi da una visione puramente “legalista”, ovvero dalla “mera osservanza della legge”, Gesù mostra “il grande dono della misericordia che ricerca i peccatori per offrire loro il perdono e la salvezza”. “La giustizia di Dio è il suo perdono”, spiega il Papa, ed è questo “il primato della misericordia”, “dimensione fondamentale della missione di Gesù”, perché “non è l’osservanza della legge che salva, ma la fede in Gesù Cristo”. In questo senso, “la misericordia non è contraria alla giustizia”, perché tramite essa Dio offre al peccatore la possibilità di “ravvedersi, convertirsi e credere”. Naturalmente, aggiunge il Pontefice, “ciò non significa svalutare la giustizia o renderla superflua, al contrario: chi sbaglia, dovrà scontare la pena. Solo che questo non è il fine, ma l’inizio della conversione, perché si sperimenta la tenerezza del perdono”. In fondo, sottolinea il Santo Padre, “l’amore è a fondamento di una vera giustizia”.

Conclusione

 

In chiusura del documento, Papa Francesco si richiama alla figura di Maria, “Madre della Misericordia”, la cui vita è stata plasmata “dalla presenza della misericordia fatta carne”. “Arca dell’Alleanza tra Dio e gli uomini”, Maria “attesta che la misericordia del Figlio di Dio non conosce confini e raggiunge tutti, senza escludere nessuno”. Nella stessa ottica, il Pontefice ricorda anche Santa Faustina Kowalska, “che fu chiamata ad entrare nella profondità della divina misericordia”.

La Bolla si conclude, quindi, con l’invito a “lasciarsi sorprendere da Dio che non si stanca mai di spalancare la porta del suo cuore” agli uomini. Il primo compito della Chiesa, dunque, “è quello di introdurre tutti nel grande mistero della misericordia di Dio, contemplando il volto di Cristo, soprattutto in un momento come il nostro, colmo di grandi speranze e forti contraddizioni”.

L’Anno Giubilare si concluderà il 20 novembre 2016, Solennità di Cristo Signore dell’Universo. “Come desidero che gli anni a venire siano intrisi di misericordia, per andare incontro ad ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio! – conclude il Papa – A tutti, credenti e lontani, possa giungere il balsamo della misericordia come segno del Regno di Dio, già presente in mezzo in noi”.

[00565-IT.01] [Testo originale: Italiano]

[B0260-XX.02]