Intervento del Card. Gianfranco Ravasi
Intervento della Dott.ssa Micol Forti
Nota informativa
Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo la conferenza stampa di presentazione del Padiglione della Santa Sede alla 56a Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia: In Principio…la Parola si fece carne.
Intervengono l’Em.mo Card. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e Commissario del Padiglione della Santa Sede; il Dott. Paolo Baratta, Presidente della Biennale di Venezia; la Dott.ssa Micol Forti, Responsabile Collezione Arte Contemporanea dei Musei Vaticani e Curatore del Padiglione della Santa Sede.
Riportiamo di seguito gli interventi del Card. Ravasi e della Dott.ssa Forti, insieme ad una nota informativa:
Intervento del Card. Gianfranco Ravasi
Testo in lingua italiana
Traduzione in lingua inglese
Testo in lingua italiana
In Principio … la Parola si fece carne
Prosegue, dopo l’esperienza del 2013, la volontà di ristabilire il dialogo tra arte e fede, così come continua a rivelarsi densa di vitalità l’esigenza di interrogare, in un ambito del tutto internazionale, la relazione tra la Chiesa e l’arte contemporanea.
In continuità con la prima edizione, il Padiglione della Santa Sede della 56ma Biennale d’Arte di Venezia sviluppa il tema del “Principio”, con un percorso che conduce dall’Antico al Nuovo Testamento, facendo del Logos e della carne i termini di una relazione costantemente in atto.
Il riferimento alla Genesi, intesa come Creazione, De-Creazione, Ri-Creazione, costituiva nel 2013 l’oggetto di una riflessione che trova ora nel Prologo del Vangelo di Giovanni un nuovo termine di confronto. Di quest’ultimo si evidenziano due poli essenziali: la Parola trascendente che è “in principio” e, allo stesso tempo, rivela la natura dialogica e comunicativa del Dio di Gesù Cristo (vv. 1-5), e la Parola che si fa “carne”, corpo, per portare la presenza di Dio nell’essenza dell’umanità, soprattutto lì dove essa appare ferita e sofferente (v. 14).
La ricaduta verso l’immanenza si esprime in termini pressoché visivi nella parabola del Buon Samaritano, assunta in questo contesto come ulteriore suggestione tematica e completamento prospettico. Le pagine del Vangelo di Luca consegnano l’immagine di un Dio presente all’interno di un’umanità vessata nella sua condizione umana. Il Dio fatto carne soccorre l’uomo ferito, segnato dalla morte e dalla fragilità.
La dimensione “verticale-trascendente” del Logos e quella “orizzontale-immanente” della “carne” costituiscono in questo senso gli assi della ricerca. A questi, anche con il loro “incrociarsi”, occorre fare riferimento per comprendere le singole opere, il dialogo che esse intessono tra loro all’interno dell’ambito espositivo.
I termini del Prologo giovanneo ispirano gli spazi tematici in cui è suddiviso il Padiglione. In essi trovano posto le creazioni di artisti selezionati sia in ragione della consonanza del loro percorso di ricerca attuale con il tema prescelto, sia per la varietà delle tecniche utilizzate e per la diversa provenienza geografica e culturale.
[00553-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua inglese
In the Beginning … the Word became flesh
The desire to re-establish dialogue between art and faith continues after the experience of 2013, and there remains a great vivacity of interest in the international sphere concerning the relationship between the Church and contemporary art.
Following the first edition, the Pavilion of the Holy See at the 56th Biennale d’Arte di Venezia develops the theme of the “Beginning” with a movement from the Old to the New Testament, making the Logos and the Flesh the terms of a constantly living relationship.
With reference to Genesis, understood as Creation, Un-Creation, Re-Creation, which was the object of our reflection in 2013, we now have a new term of encounter in the Prologue of the Gospel of John. Two essential aspects of this meeting are highlighted: the transcendent Word is “in the beginning”, and at the same time reveals the dialogical and communicational nature of the God of Jesus Christ (v. 1-5), and the Word that becomes “flesh”, body, bringing the presence of God into the essence of humanity, especially where it seems injured and suffering (v. 14).
The descent to immanence is expressed in almost visual terms in the parable of the Good Samaritan, which is taken up in this context as a further thematic suggestion completely in perspective. The pages of the Gospel of Luke offer the image of a God present within a humanity oppressed in a human condition. God made flesh helps the injured man, who is marked by death and fragility.
The “vertical-transcendent” dimension of the Logos and the “horizontal-immanent” dimension of the “flesh” are axes of research in this sense. There is a need to refer to these as they cross over, to understand the single pieces of art, the dialogue that they create between each other within the exhibition space.
The terms of the Prologue of the Johannine Gospel inspire the thematic spaces into which the Pavilion is divided. They find the creations of artists who have been selected in light of the consonance of their current research journey with the chosen theme, for the variety of the techniques used, and for their geographic and cultural provenance.
[00553-EN.01] [Original text: Italian]
Intervento della Dott.ssa Micol Forti
Testo in lingua italiana
Traduzione in lingua inglese
Testo in lingua italiana
Un dinamismo dialettico a tre voci
Due sono i poli intorno a cui ruota e prende forma il progetto del Padiglione della Santa Sede: il Logos e la carne. Il logos stabilisce un rapporto, un’armonia, una mediazione; la carne impone un’immanenza, una traccia, un processo di in-carnazione.
Il loro inscindibile legame produce un dinamismo dialettico, irregolare, ellittico, bruscamente accelerato, precipitosamente rallentato, per sollecitare negli artisti come nel pubblico, la riflessione su un binomio posto alla radice dell’umanità.
Tre gli artisti, tutti giovani, di diversa provenienza, esperienza, visione etica ed estetica, chiamati a dare corpo all’idea evocata nel Prologo del Vangelo di Giovanni.
Monika Bravo, colombiana di nascita, internazionale di formazione, americana d’adozione, ha elaborato con sapienza e cura una narrazione scomposta e ricomposta su 6 schermi e altrettanti pannelli trasparenti, posti su pareti potentemente colorate. In ogni composizione Natura, Parola – scritta e detta – e Astrazione artistica si presentano quali elementi attivi di una visione euristica, aperta ad un margine di indeterminatezza sperimentale nell’elaborazione di un nuovo spazio percettivo e di una pienezza sensoriale, attraverso il garbo e la “manualità” poetica con cui l’artista usa i media tecnologici.
La ricerca della giovane macedone, Elpida Hadzi-Vasileva, fonde abilità artigianali, conoscenze scientifiche e una potente visione estetica. Per il Padiglione ha progettato un’istallazione monumentale, architettonica, il cui “tessuto”, quasi una pelle, un manto, accoglie il visitatore in una dimensione fisica e simbolica ad un tempo. Realizzato con materiale organico di scarto, in un tragitto che dal ready-made conduce al re-made, l’artista crea un drappo che è insieme ricamo e superficie, presenza fisica e trasparenza, strumento di suggestione e sorpresa.
La carne si fa storia, nella realtà restituita senza falsificazioni dal fotografo trentenne Mário Macilau. La serie di 9 fotografie in bianco e nero, realizzate a Maputo, capitale del Mozambico dove l’artista è nato e lavora, sono dedicate ai ragazzi di strada che ancora bambini si trovano ad affrontare la vita come sopravvivenza. Non si tratta di un reportage, ma un’opera poetica che ribalta i nessi tra l’Adesso e il Già stato, il Vicino e il Lontano, il Visibile e il Non-visibile. Il tema dell’origine e del fine di ogni atto artistico è portato dalla forza della composizione fotografica a confrontarsi con l’agonia del reale.
[00554-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua inglese
A dialectic dynamism in three voices
There are two hubs around which the project for the Pavilion of the Vatican rotates and takes its form: the Logos and the flesh. The Logos establishes a relationship, a harmony, a mediation; the flesh imposes immanence, a track, a process of embodiment.
Their inseparable unity produces a dialectic dynamism, irregular, elliptical, abruptly accelerating, precipitously slowing down, to solicit in the artists as in the public, a reflection on a combination that lies at the root of humanity itself.
Three artists, all young, from different backgrounds, with different experiences, vision, ethics and aesthetics, brought together to give body to the In the Beginning ... evoked by the Prologue of John’s Gospel.
Monika Bravo, a Colombian by birth, with international training but American by adoption, has skillfully come up and elaborated a narrative which can be assembled and reassembled on 6 screens and as many transparent panels, placed on strongly colored walls. Nature, the Word, written and spoken, and Artistic abstraction present themselves in every composition as active elements of a heuristic vision, open to a degree of uncertainty in the development of a new experimental perception of space and a sensory fullness, through the grace and the “manual” poetry with which the artist uses technological media.
The young Macedonian Elpida Hadzi-Vasileva’s research blends craftsmanship, scientific knowledge and a powerful aesthetic vision. She has designed a monumental architectural installation for the Pavilion, whose “fabric” is almost a skin, a mantle, which welcomes visitors both in a physical and symbolic dimension at the same time. Realized with organic waste materials in a way which leads from the ready-made to the re-made, the artist creates a cloth that is both an embroidery and surface skin, physical presence and transparency, an instrument of suggestion and surprise.
The flesh gains importance in the return to reality without falsification in the photographs of the thirty year old Mário Macilau. The series of nine photographs in black and white, taken in Maputo, the capital of Mozambique, where the artist was born and works, are dedicated to the street children who still are living on the streets as means of survival. This is not a documentary, but a poetic work that transforms the relationship between the now and the past, the near and far, the visible and the invisible. The theme of the origin and the end of each artistic act is driven by the power of the photographic composition to confront the agony of the real.
[00554-EN.01] [Original text: Italian]
Nota informativa
In Principio… la parola si fece carne
Padiglione della Santa Sede
56a Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia
Arsenale di Venezia - Sale d’Armi nord
5-8 maggio 2015 – Vernice
9 maggio – 22 novembre 2015
La Santa Sede partecipa quest’anno per la seconda volta alla Biennale d’Arte di Venezia, con un Padiglione ispirato al Nuovo Testamento: In Principio… la parola si fece carne è il tema scelto dal Commissario, il Card. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che ha voluto venisse sviluppato il tema del “Principio”, passando dal riferimento alla Genesi dell’edizione del 2013 a quello del Prologo del Vangelo di Giovanni. I due poli essenziali intorno a cui si articola la struttura del Padiglione, curato da Micol Forti, sono: innanzitutto la Parola trascendente, che è “in principio” e che rivela la natura dialogica e comunicativa del Dio di Gesù Cristo (vv. 1-5); ad essa si unisce la Parola che si fa “carne”, corpo, per portare la presenza di Dio nell’umanità, soprattutto là dove questa appare ferita e sofferente (v. 14). Con il loro “incrociarsi” la dimensione “verticale-trascendente” e quella “orizzontale-immanente” costituiscono il cuore della ricerca. Le due “tavole” del Prologo giovanneo sono dunque il fulcro della riflessione dalla quale prendono vita le opere dei tre artisti, individuati dopo una lunga selezione, secondo alcuni precisi criteri: la consonanza del rispettivo percorso col tema prescelto, la varietà delle tecniche artistiche, l’internazionalità e la diversità di provenienza geografica/culturale, e soprattutto il carattere ancora aperto e in evoluzione della loro ricerca.
Monika Bravo (1964), nata e cresciuta in Colombia, oggi vive e lavora a New York; la macedone Elpida Hadzi-Vasileva (1971), attualmente vive e lavora a Londra; il fotografo Mário Macilau (1984), nato e cresciuto a Maputo, in Mozambico, dove abita.
Il catalogo del Padiglione, a cura di Micol Forti e Elisabetta Cristallini, (italiano e inglese - Gangemi Editore), oltre al saggio introduttivo di Gianfranco Ravasi, centrato sul tema del Padiglione, conterrà testi di Micol Forti, Elisabetta Cristallini, Ben Quash, Octavio Zaya e Alessandra Mauro, schede e apparati.
Criteri di sobrietà ed economicità hanno guidato la progettazione e l’allestimento del Padiglione, a cura dell’arch. Roberto Pulitani, i cui costi sono totalmente sostenuti dagli Sponsor, che a vario titolo hanno reso possibile questo importante progetto.
L’inaugurazione ufficiale del padiglione avverrà, alla presenza di S. Em. Card. Gianfranco Ravasi, venerdì 8 maggio alle ore 16.30.
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In the Beginning … the Word became flesh
Pavilion of the Holy See
56th International Exhibition of Art of the Biennale di Venezia 2015
Arsenale di Venezia – Sale d’Armi nord
5-8 May 2015 Vernice
9 May – 22 November 2015
The Holy See participates this year for the second time at the Biennale d’Arte di Venezia,with a Pavilion inspired by the New Testament. In the Beginning … the Word became flesh is the theme chosen by the Commissioner Card. Gianfranco Ravasi, President of the Pontifical Council for Culture, at whose request the theme of the “Beginning” has been developed, passing from the 2013 edition’s reference to Genesis to that of the Prologue of theGospel of John.
Curated by Micol Forti, the structure of the Pavilion is articulated around two essential poles: firstly, the transcendent Word, which is “in the beginning” and which reveals the dialogical and communicative nature of the God of Jesus Christ (v. 1-5); and then the Word made “flesh”, body, bringing the presence of God in humanity, especially where it appears injured and suffering (v. 14).The encounter of these “vertical-transcendent” and “horizontal-immanent” dimensions is the heart of the research. The two “tables” of the Prologue of John’s Gospel are the basic inspiration for the artistic creations of three artists, who have been chosen after a long selection, in light of some precise criteria: the consonance of their own journeys with the chosen theme, the variety of the techniques used, their internationality, diversity and geographic and cultural provenance, and above all the open and evolutionary nature of their work.
Monika Bravo (1964) was born and raised in Colombia, and today lives and works in New York; the Macedonian Elpida Hadzi-Vasileva (1971), currently lives and works in London; the photographer Mário Macilau (1984), was born and raised in Maputo, Mozambique, where he lives.
The catalogue of the Pavilion, edited by Micol Forti and Elisabetta Cristallini, (Italian and English – Gangemi Editore), together with an introductory essay by Gianfranco Ravasi focusing on the theme of the Pavilion, contains texts by Micol Forti, Elisabetta Cristallini, Ben Quash, Octavio Zaya and Alessandra Mauro.
Criteria of sobriety and economy have guided the project and installation of the Pavilion, realised by architect Roberto Pulitani, and the costs are entirely sustained by Sponsors who have made this important project possible.
The official inauguration of the Pavilion takes place in the presence of His Eminence Cardinal Gianfranco Ravasi on Friday 8 May, at 4.30pm.
[00558-XX.01]
[B0249-XX.01]