Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin ha pronunciato questa mattina nella Santa Messa che ha presieduto nella Cappella Paolina, alla presenza dei Nunzi Apostolici del Medio Oriente:
Omelia del Cardinale Segretario di Stato
Cari fratelli e sorelle in Cristo,
la nostra riunione è frutto della pace portata nel mondo da Cristo che si fa dono per tutti noi, Eucaristia, venendo ogni giorno ad alimentarci con la novità della sua vita divina, ed è illuminata dalla nobile e santa figura di San Francesco, che ci testimonia la via della carità, dell’umiltà e della povertà come strade privilegiate per diventare veramente nuove creature, in grado di comprendere e porre in atto la volontà del Padre e giungere alla salvezza.
Il Santo di Assisi ci insegna le ragioni, il coraggio e la pazienza del dialogo, anche con i più lontani, perché, toccati dalla purezza delle nostre intenzioni, possano ravvedersi e desistere dai loro progetti di violenza e di sopraffazione.
Oggi celebriamo questa Santa Eucaristia nella trepidazione per quanto sta accadendo in alcuni Paesi del Medio Oriente.
Siamo profondamente colpiti nel vedere le crescenti minacce alla pace e turbati per le condizioni delle comunità cristiane che vivono nei territori tra Siria ed Iraq, controllati da un’entità che calpesta il diritto e adotta metodi terroristici per tentare di espandere il suo potere.
Tali comunità, che fin dai tempi apostolici abitano quelle terre, si trovano perciò ad affrontare situazioni di grave pericolo e di aperta persecuzione e sono spesso costretti ad abbandonare tutto e a fuggire dalle loro abitazioni e dal loro Paese.
É triste constatare quanto siano persistenti e attive le forze del male, quanto in alcune menti corrotte si sia fatta strada la convinzione che la violenza e il terrore siano metodi di cui potersi servire per imporre agli altri la propria volontà di potenza, dissimulata addirittura sotto la pretesa di affermare una determinata concezione religiosa!
Si tratta chiaramente di un pervertimento dell’autentico senso religioso con esiti drammatici e a cui è necessario rispondere. La Chiesa non può rimanere in silenzio di fronte alle persecuzioni sofferte dai suoi figli e la comunità internazionale non può rimanere neutrale tra gli aggrediti e l’aggressore.
"Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio" (Sal 15). Così prega il salmista. Egli, a cui non mancano le difficoltà e gli avversari violenti, si rivolge confidente al Signore. Gli empi e le loro macchinazioni non lo sgomentano, perché sa che la sua vita è nelle mani di Dio. Egli sa che la sua vera forza e sicurezza è il Signore che gli dà pace e letizia e che sta preparando per lui un futuro definitivo di gioia. Una letizia che non viene meno dunque neppure nelle tribolazioni e nei pericoli, perché si fonda in Dio. Una letizia come quella esperimentata da San Francesco, immedesimato con Cristo crocifisso al punto da ricevere le stimmate nella sua stessa carne. È la letizia di ogni fedele cristiano che sa che la Storia è condotta dalla Provvidenza e che le forze del male non prevarranno.
Questa certezza che ci rallegra, lungi dal lasciarci inoperosi o inerti spettatori, ci sprona come singoli e come comunità cristiana, come Chiesa, alla preghiera costante e fiduciosa e a porre in atto tutte quelle iniziative concrete che servano a sensibilizzare i Governi e l’opinione pubblica. Nulla va tralasciato di quanto è possibile fare per alleviare le condizioni dei nostri fratelli nella prova e per fermare i violenti. La Provvidenza vuole anche servirsi di noi, della nostra libertà e della nostra operosità e creatività, della nostra iniziativa e del nostro impegno quotidiano.
I cristiani perseguitati e tutti coloro che soffrono ingiustamente devono poter riconoscere nella Chiesa l’istituzione che li difende, che prega ed agisce per loro, che non teme di affermare la verità, divenendo parola per chi non ha voce, difesa e sostegno di chi è abbandonato, profugo, discriminato.
Tutto infatti dipende da Dio e dalla sua Grazia, ma occorre agire come se tutto dipendesse da noi, dalla nostra preghiera e dalla nostra solidarietà.
Vi ringrazio cari Nunzi Apostolici che operate in Medio Oriente, per aver accolto questo invito ad essere presenti in questi giorni in Vaticano per approfondire cum et sub Petro la situazione nei Paesi dove siete inviati a rappresentare la Santa Sede. Vi ringrazio per il contributo che date con il vostro lavoro e la vostra presenza alla pace e alla comprensione tra i popoli. Tramite voi parla la voce del Santo Padre, tramite voi viene chiarita l’azione della Sede Apostolica in favore del diritto alla vita ed in favore della libertà religiosa, capisaldi tra i diritti umani. Tramite la vostra prudente azione vengono sensibilizzati i Governi e le Organizzazioni internazionali in ordine al loro dovere di garantire nei modi stabiliti dal diritto internazionale la pace e la sicurezza, al fine di porre gli aggressori nella condizione di non nuocere.
Siamo chiamati tutti a svolgere con impegno questo compito per la pace nel mondo, per la continuità e lo sviluppo della presenza delle comunità cristiane del Medio Oriente, per il bene comune dell’umanità.
Nell’inno di giubilo, tratto dal brano di Matteo che abbiamo proclamato, Gesù ringrazia e loda il Padre Celeste per aver rivelato i misteri divini ai piccoli, a chi ha il cuore semplice e puro (cfr Mt 11,25), a chi non si chiude all’amore di Dio pensando di non averne bisogno e di poterne fare a meno. E questo mistero rivelato è Gesù Cristo, in cui si svela il vero volto del Padre e il cui giogo è davvero dolce e il peso leggero, mentre altri gioghi sono di una pesantezza e disumanità tale da schiacciare e sfigurare il volto dell’essere umano.
San Francesco, profondamente immedesimato con Cristo nostra pace e per questo profeta della pace e del dialogo, interceda per noi, ci aiuti ad essere testimoni credibili di Cristo Risorto e preghi il Signore perché converta i cuori dei violenti e li pieghi al suo giogo soave. Amen.
[01561-01.01] [Testo originale: Italiano]