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Messaggio del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti in occasione della Giornata mondiale del Turismo 2014, 11.07.2014


Testo in lingua italiana

Testo in lingua inglese

Testo in lingua francese

Testo in lingua tedesca

Testo in lingua spagnola

Testo in lingua portoghese

 

Pubblichiamo di seguito il Messaggio del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti in occasione della Giornata Mondiale del Turismo che, come di consueto, sarà celebrata il 27 settembre, quest’anno sul tema: "Turismo e sviluppo comunitario":

Testo in lingua italiana

1. Il 27 settembre, con il tema "Turismo e sviluppo comunitario", si celebra la Giornata Mondiale del Turismo, promossa come ogni anno dall’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT). Consapevole dell’importanza sociale ed economica del turismo nel momento attuale, la Santa Sede vuole accompagnare questo fenomeno dall’ambito che le è proprio, in particolare nel contesto dell’evangelizzazione.

Nel suo Codice Etico Mondiale, l’OMT afferma che il turismo deve essere un’attività benefica per le comunità di destinazione: "Le popolazioni locali saranno partecipi delle attività turistiche, e ne condivideranno in modo equo i benefici economici, sociali e culturali, in particolare per quanto attiene alla creazione diretta e indiretta di occupazione".1 Ciò vuol dire che occorre instaurare tra le due realtà una relazione di reciprocità, che porti ad un mutuo arricchimento.

La nozione di "sviluppo comunitario" è strettamente legata ad un concetto più ampio che è parte della dottrina sociale della Chiesa, quello cioè di "sviluppo umano integrale", a partire dal quale leggiamo e interpretiamo il primo. A questo riguardo sono illuminanti le parole di Papa Paolo VI, che nell’enciclica Populorum progressio affermava che "lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere sviluppo autentico, dev’essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo".2

Come può il turismo contribuire a questo sviluppo? Per rispondere a questa domanda, lo sviluppo umano integrale e, di conseguenza, lo sviluppo comunitario nel campo del turismo devono essere diretti al conseguimento di un progresso equilibrato che sia sostenibile e rispettoso di tre ambiti: economico, sociale e ambientale, intendendo con ciò tanto la sfera ecologica quanto il contesto culturale.

2. Il turismo è un motore fondamentale di sviluppo economico, per l’importante contributo che apporta al PIL (tra il 3% e il 5% a livello mondiale), all’impiego (tra il 7% e l’8% dei posti di lavoro) e alle esportazioni (il 30% delle esportazioni mondiali di servizi).3

Nel momento presente, in cui si riscontra una diversificazione delle destinazioni, ogni luogo del pianeta diventa una meta potenziale. Per questo, il settore turistico si evidenzia come una delle opzioni più attuabili e sostenibili per ridurre il livello di povertà delle aree più arretrate. Se adeguatamente sviluppato, esso può essere uno strumento prezioso di progresso, di creazione di posti di lavoro, di sviluppo di infrastrutture e di crescita economica.

Siamo consapevoli che, come ha affermato Papa Francesco, "la dignità dell’uomo è collegata al lavoro", e che pertanto ci viene chiesto di affrontare il problema della disoccupazione con "gli strumenti della creatività e della solidarietà".4 In questa linea, il turismo appare come uno dei settori con più capacità di generare un tipo di impiego "creativo" e diversificato, del quale con maggiore facilità possono beneficiare i gruppi più svantaggiati, di cui fanno parte donne, giovani e alcune minoranze etniche.

È essenziale che i benefici economici del turismo raggiungano tutti i settori della società locale e abbiano un impatto diretto sulle famiglie e, al tempo stesso, ci si deve avvalere al massimo delle risorse umane locali. È fondamentale altresì che per ottenere questi benefici si seguano criteri etici, che siano rispettosi, anzitutto, delle persone, tanto a livello comunitario quanto di ogni singolo individuo, fuggendo da "una concezione economicista della società, che cerca il profitto egoista, al di fuori dei parametri della giustizia sociale".5 Nessuno, infatti, può costruire la propria prosperità a spese degli altri.6

I benefici di un turismo a favore dello "sviluppo comunitario" non possono essere ridotti esclusivamente all’aspetto economico, ma vi sono altre dimensioni di uguale o maggiore importanza. Tra queste compaiono l’arricchimento culturale, l’opportunità di incontro umano, la costruzione di "beni relazionali", la promozione del rispetto reciproco e della tolleranza, la collaborazione tra enti pubblici e privati, il potenziamento del tessuto sociale e associativo, il miglioramento delle condizioni sociali della comunità, lo stimolo ad uno sviluppo economico e sociale sostenibile e la promozione della formazione lavorativa dei giovani, per citarne alcune.

3. Lo sviluppo turistico esige che protagonista principale sia la comunità locale, che lo deve far proprio, con l’attiva presenza dei partner sociali, istituzionali e degli enti civici. È importante creare opportune strutture di partecipazione e coordinamento, favorendo il dialogo, assumendo impegni, integrando gli sforzi e determinando obiettivi comuni e soluzioni basate sul consenso. Non si tratta di fare qualcosa "per" la comunità, bensì "con" la comunità.

Inoltre, una destinazione turistica non è soltanto un bel paesaggio o una confortevole infrastruttura, ma è, anzitutto, una comunità locale, con il suo contesto fisico e la sua cultura. Occorre promuovere un turismo che si sviluppi in armonia con la comunità che accoglie, con l’ambiente, con le sue forme tradizionali e culturali, con il suo patrimonio e i suoi stili di vita. E, in questo incontro rispettoso, la popolazione locale e i visitatori possono istaurare un dialogo fecondo che incoraggi la tolleranza, il rispetto e la reciproca comprensione.

La comunità locale, poi, deve sentirsi chiamata a salvaguardare il proprio patrimonio naturale e culturale, conoscendolo, sentendosene orgogliosa, rispettandolo e rivalorizzandolo, affinché possa condividerlo con i turisti e trasmetterlo alle generazioni future.

Infine, anche i cristiani del luogo devono essere capaci di mostrare la loro arte, le tradizioni, la storia, i valori morali e spirituali, ma soprattutto la fede che è all’origine di tutto questo e gli dà senso.

4. In questo cammino verso uno sviluppo integrale e comunitario, la Chiesa, esperta in umanità, vuole contribuire offrendo la propria visione cristiana di sviluppo, proponendo "ciò che possiede in proprio: una visione globale dell'uomo e dell'umanità".7

A partire dalla nostra fede, noi possiamo offrire il senso della persona, il senso di comunità e di fraternità, di solidarietà, di ricerca della giustizia, di saperci custodi (e non proprietari) del creato e, sotto l’azione dello Spirito Santo, continuare a collaborare con l’opera di Cristo.

Seguendo quanto chiedeva Papa Benedetto XVI a coloro che lavorano nella pastorale del turismo, dobbiamo moltiplicare i nostri sforzi al fine di "illuminare questo fenomeno con la dottrina sociale della Chiesa, promuovendo una cultura del turismo etico e responsabile, in modo che giunga ad essere rispettoso della dignità delle persone e dei popoli, accessibile a tutti, giusto, sostenibile ed ecologico".8

Con particolare gioia vediamo come in diverse parti del mondo la Chiesa abbia riconosciuto le potenzialità del settore turistico e abbia messo in moto progetti semplici ma efficaci.

Sempre più numerose sono le associazioni cristiane che organizzano viaggi di turismo responsabile in zone in sviluppo, come pure quelle che promuovono il cosiddetto "turismo solidale o di volontariato", durante il quale le persone approfittano del tempo delle vacanze per collaborare a progetti di cooperazione nei paesi in via di sviluppo.

Degni di nota sono, poi, quei programmi di turismo sostenibile e solidale, promossi da Conferenze episcopali, diocesi o congregazioni religiose in zone svantaggiate, che accompagnano le comunità locali aiutandole a creare spazi di riflessione, promuovendo la formazione e l’autodeterminazione, consigliando e collaborando alla redazione di progetti e favorendo il dialogo con le autorità e altri gruppi. Ciò ha portato alla creazione di un’offerta turistica gestita dalle comunità locali, attraverso associazioni e microimprese dedite al turismo (alloggio, ristorazione, guide, produzione artigianale, ecc.).

Numerose, inoltre, sono le parrocchie delle zone turistiche che accolgono il visitatore offrendo proposte liturgiche, formative e culturali, con il desiderio che le vacanze "siano proficue per la loro crescita umana e spirituale, convinti che nemmeno in questo tempo possiamo dimenticare Dio, che mai si dimentica di noi".9 Pertanto, esse cercano di sviluppare una "pastorale dell’amabilità", che permetta di accogliere con uno spirito di apertura e fraternità, mostrando il volto di una comunità viva e accogliente. E affinché l’ospitalità sia più efficace, si rende necessaria una collaborazione effettiva con gli altri settori coinvolti.

Queste proposte pastorali sono ogni giorno più significative, specialmente quando sta crescendo un tipo di "turista vivenziale", che cerca di istaurare legami con la popolazione locale e desidera sentirsi membro della comunità ospitante, partecipando alla sua vita quotidiana, valorizzando l’incontro e il dialogo.

La sollecitudine ecclesiale nell’ambito del turismo si è concretizzata, pertanto, in numerosi progetti, originati da una moltitudine di esperienze nate dallo sforzo, dall’entusiasmo e dalla creatività di tanti sacerdoti, religiosi e laici che desiderano collaborare, in questo modo, allo sviluppo socio-economico, culturale e spirituale della comunità locale, e aiutarla a guardare con speranza al futuro.

Consapevole del fatto che la sua prima missione è l’evangelizzazione, la Chiesa vuole offrire pertanto la sua spesso umile collaborazione, per rispondere alle situazioni concrete dei popoli, specialmente dei più bisognosi. Essa lo fa convinta che "evangelizziamo anche quando cerchiamo di affrontare le diverse sfide che possano presentarsi".10

Città del Vaticano, 1° luglio 2014

Antonio Maria Card. Vegliò

Presidente

 

+ Joseph Kalathiparambil

Segretario

______________________

1 Organizzazione Mondiale del Turismo, Codice Etico Mondiale per il Turismo, 1° ottobre 1999, art. 5 § 1.

2 Paolo VI, Enciclica Populorum progressio, 26 marzo 1967, n. 14.

3 Cfr. Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT) e Consiglio Mondiale dei Viaggi e del Turismo (WTTC), Lettera aperta ai Capi di Stato e di Governo sui viaggi e il turismo.

4 Francesco, Discorso ai dirigenti e agli operai delle acciaierie di Terni e ai fedeli della diocesi di Terni-Narni-Amelia, 20 marzo 2014.

5 Francesco, Udienza generale, 1° maggio 2013.

6 "I Paesi ricchi hanno dimostrato di avere la capacità di creare benessere materiale, ma sovente a spese dell’uomo e delle fasce sociali più deboli" (Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 2 aprile 2004, n. 374).

7 Paolo VI, Enciclica Populorum progressio, 26 marzo 1967, n. 13.

8 Benedetto XVI, Messaggio in occasione del VII Congresso mondiale di pastorale del turismo, Cancún (Messico), 23-27 aprile 2012.

9 VII Congresso mondiale di pastorale del turismo, Dichiarazione finale, Cancún (Messico), 23-27 aprile 2012.

10 Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, 24 novembre 2013, n. 61.

[01149-01.01] [Testo originale: Italiano]

Testo in lingua inglese

"Tourism and Community Development"

1. Like every year, World Tourism Day is celebrated on September 27. An event promoted annually by the World Tourism Organization (UNWTO), the theme for this year’s commemoration is "Tourism and Community Development". Keenly aware of the social and economic importance of tourism today, the Holy See wishes to accompany this phenomenon from its own realm, particularly in the context of evangelization.

In its Global Code of Ethics, the UNWTO says that tourism must be a beneficial activity for destination communities: "Local populations should be associated with tourism activities and share equitably in the economic, social and cultural benefits they generate, and particularly in the creation of direct and indirect jobs resulting from them."1 That is, it calls on both realities to establish a reciprocal relationship, which leads to mutual enrichment.

The notion of "community development" is closely linked to a broader concept that is part of the Church’s Social Teaching, which is "integral human development". It is through this latter term that we understand and interpret the former. In this regard, the words of Pope Paul VI are quite illuminating. In his Encyclical Populorum Progressio, he stated that "the development we speak of here cannot be restricted to economic growth alone. To be authentic, it must be well rounded; it must foster the development of each man and of the whole man."2

How tourism can contribute to this development? To this end, integral human development and, thus, community development in the field of tourism should be directed towards achieving a balanced progress that is sustainable and respectful in three areas: economic, social and environmental. By "environmental", we mean both the ecological and cultural context.

2. Tourism is a key driver of economic development, given its major contribution to GDP (between 3% and 5% worldwide), employment (between 7% and 8% of the jobs) and exports (30% of global exports of services).3

At present, the world is experiencing a diversification in the number of destinations, as anywhere in the world has the potential to become a tourist destination. Therefore, tourism is one of the most viable and sustainable options to reduce poverty in the most deprived areas. If properly developed, it can be a valuable instrument for progress, job creation, infrastructure development and economic growth.

As highlighted by Pope Francis, we are conscious that "human dignity is linked to work," and as such we are asked to address the problem of unemployment with "the tools of creativity and solidarity."4 In that vein, tourism appears to be one of the sectors with the most capacity to generate a wide range of "creative" jobs with greater ease. These jobs could benefit the most disadvantaged groups, including women, youth or certain ethnic minorities.

It is imperative that the economic benefits of tourism reach all sectors of local society, and have a direct impact on families, while at the same time take full advantage of local human resources. It is also essential that these benefits follow ethical criteria that are, above all, respectful to people both at a community level and to each person, and avoid "a purely economic conception of society that seeks selfish benefit, regardless of the parameters of social justice."5 No one can build his prosperity at the expense of others.6

The benefits of a tourism promoting "community development" cannot be reduced to economics alone: there are other dimensions of equal or greater importance. Among these include: cultural enrichment, opportunities for human encounter, the creation of "relational goods", the promotion of mutual respect and tolerance, the collaboration between public and private entities, the strengthening of the social fibre and civil society, the improvement of the community’s social conditions, the stimulus to sustainable economic and social development, and the promotion of career training for young people, to name but a few.

3. The local community must be the main actor in tourism development. They must make it their own, with the active presence of government, social partners and civic bodies. It is important that appropriate coordination and participation structures are created, which promote dialogue, make agreements, complement efforts and establish common goals and identify solutions based on consensus. Tourism development is not to do something "for" the community, but rather, "with" the community.

Furthermore, a tourist destination is not only a beautiful landscape or a comfortable infrastructure, but it is, above all, a local community with their own physical environment and culture. It is necessary to promote a tourism that develops in harmony with the community that welcomes people into its space, with its traditional and cultural forms, with its heritage and lifestyles. And in this respectful encounter, the local population and visitors can establish a productive dialogue which will promote tolerance, respect and mutual understanding.

The local community should feel called upon to safeguard its natural and cultural heritage, embracing it, taking pride in it, respecting and adding value to it, so that they can share this heritage with tourists and transmit it to future generations.

Also, the Christians of that community must be capable of displaying their art, traditions, history, and moral and spiritual values, but, above all, the faith that lies at the root of all these things and gives them meaning.

4. The Church, expert in humanity, wishes to collaborate on this path towards an integral human and community development, to offer its Christian vision of development, offering "her distinctive contribution: a global perspective on man and human realities."7

From our faith, we can provide the sense of the person, community and fraternity, solidarity, seeking justice, of being called upon as stewards (not owners) of Creation and, under the influence of the Holy Spirit, continue to collaborate in Christ’s work.

Following what Pope Benedict XVI asked of those committed to the pastoral care of tourism, we must increase our efforts in order to "shed light on this reality using the social teaching of the Church and promote a culture of ethical and responsible tourism, in such a way that it will respect the dignity of persons and of peoples, be open to all, be just, sustainable and ecological."8

With great pleasure, we note how the Church has recognized the potential of the tourism industry in many parts of the world and set up simple but effective projects.

There are a growing number of Christian associations that organize responsible tourism to less developed destinations as well as those that promote the so-called "solidarity or volunteer tourism" which enable people to put their vacation time to good use on a project in developing countries.

Also worth mentioning are programs for sustainable and equitable tourism in disadvantaged areas promoted by Episcopal Conferences, dioceses or religious congregations, which accompany local communities, helping them to create opportunities for reflection, promoting education and training, giving advice and collaborating on project design and encouraging dialogue with the authorities and other groups. This type of experience has led to the creation of a tourism managed by local communities, through partnerships and specialized micro tourism (accommodation, restaurants, guides, craft production, etc.).

Beyond this, there are many parishes in tourist destinations that host visitors, offering liturgical, educational and cultural events, with the hope that the holidays "are of benefit to their human and spiritual growth, in the firm conviction that even in this time we cannot forget God who never forgets us."9 To do this, parishes seek to develop a "friendly pastoral care" which allows them to welcome people with a spirit of openness and fraternity, and project the image of a lively and welcoming community. And for this hospitality to be more effective, we need to create a more effective collaboration with other relevant sectors.

These pastoral proposals are becoming more important, especially as a type of "experiential tourism" grows. This type of tourism seeks to establish links with local people and enable visitors to feel like another member of the community, participating in their daily lives, placing value on contact and dialogue.

The Church’s involvement in the field of tourism has resulted in numerous projects, emerging from a multitude of experiences thanks to the effort, enthusiasm and creativity of so many priests, religious and lay people who work for the socio-economic, cultural and spiritual development of the local community, and help them to look with hope to the future.

In recognition that its primary mission is evangelization, the Church offers its often humble collaboration to respond to the specific circumstances of people, especially the most needy. And this, from the conviction that "we also evangelize when we attempt to confront the various challenges which can arise."10

Vatican City, July 1, 2014

Antonio Maria Cardinal Vegliò

President

 

+ Joseph Kalathiparambil

Secretary

______________________

1 World Tourism Organization, Global Code of Ethics for Tourism, 1 October 1999, Art.5, para.1

2 Pope Paul VI, Encyclical " Populorum Progressio", 26 March 1967, n.14

3 Cf. World Tourism Organisation & World Council on Travel & Tourism, Open Letter to Heads of State and Government on Travel and Tourism

4 Pope Francis, Address to Managers and Workers at the Steel Mills of Terni and the Faithful of the Diocese of Terni-Narni-Amelia, 20 March 2014

5 Pope Francis, Papal Audience, 1 May 2013

6 "Rich countries have shown the ability to create material well-being, but often at the expense of man and the weaker social classes." (Pontifical Council for Justice and Peace, Compendium of the Social Doctrine of the Church, 2 April 2004, n.374)

7 Pope Paul VI, Encyclical " Populorum Progressio", 26 March 1967, n.13

8 Pope Benedict XVI, Message for the VII World Congress on the Pastoral Care of Tourism, Cancún (Mexico), 23-27 April 2012.

9 VII World Congress on the Pastoral Care of Tourism, Final Declaration, Cancún (Mexico), 23-27 April 2012.

10 Pope Francis, Apostolic Exhortation "Evangelii Gaudium", 24 November 2013, n.61

[01149-02.01] [Original text: English]

Testo in lingua francese

"Le tourisme et le développement des communautés"

1. Le 27 septembre prochain, la Journée Mondiale du Tourisme, promue comme chaque année par l'Organisation Mondiale du Tourisme (OMT), sera célébrée sur le thème "Le tourisme et le développement des communautés". Conscient de l'importance sociale et économique du tourisme aujourd'hui, le Saint-Siège veut accompagner ce phénomène à partir du cadre qui lui est propre, en particulier dans le contexte de l'évangélisation.

Dans son Code Ethique Mondial, l'OMT affirme que le tourisme doit être une activité bénéfique pour les communautés de destination : "Les populations locales sont associées aux activités touristiques et participent équitablement aux bénéfices économiques, sociaux et culturels qu’elles génèrent, et spécialement aux créations d’emplois directes et indirectes qui en résultent".1 Ce qui signifie qu'il est nécessaire d'instaurer entre les deux réalités un rapport de réciprocité qui conduise à un enrichissement mutuel.

La notion de "développement communautaire" est étroitement liée à un plus vaste concept qui fait partie de la doctrine sociale de l'Eglise : celui du "développement humain intégral", à partir duquel nous pouvons lire et interpréter le premier. Nous sommes éclairés sur ce point par les paroles du Pape Paul VI qui, dans l'Encyclique Populorum progressio, affirmait que "le développement ne se réduit pas à la simple croissance économique. Pour être authentique, il doit être intégral, c'est-à-dire promouvoir tout homme et tout l'homme".2

Comment le tourisme peut-il contribuer à ce développement ? Pour ce faire, le développement humain intégral et, par conséquent, le développement communautaire dans le domaine du tourisme, doivent tendre à la réalisation d'un progrès équilibré, durable et respectueux, dans trois domaines : économique, social et environnemental, ce qui englobe aussi bien la sphère écologique que le contexte culturel.

2. Le tourisme est un moteur fondamental de développement économique, du fait de son importante contribution au PIL (entre 3% et 5% au niveau mondial), à l'emploi (entre 7% et 8% des emplois) et aux exportations (30% des exportations mondiales de services).3

Actuellement, alors que l'on constate une diversification des destinations, chaque point de la planète devient un but potentiel. C'est pourquoi le secteur du tourisme ressort comme étant l'une des options les mieux réalisables et les plus durables pour réduire le niveau de pauvreté des zones plus arriérées. S'il est développé de façon adéquate, il peut constituer un instrument précieux de progrès, de créations d'emplois, de développement d'infrastructures et de croissance économique.

Nous avons conscience de ce que, comme l'a affirmé le Pape François, "la dignité de l’homme est liée au travail", de sorte que nous sommes appelés à affronter le problème du chômage avec "les instruments de la créativité et de la solidarité".4 Dans cette ligne, le tourisme apparaît comme étant l'un des secteurs le plus capable de générer un type d'emploi "créatif" et diversifié, dont les groupes plus défavorisés – parmi lesquels les femmes, les jeunes et certaines minorités ethniques – peuvent bénéficier plus aisément.

Il est essentiel que les bénéfices économiques du tourisme parviennent à tous les secteurs de la société locale, et qu'ils aient un impact direct sur les familles. En même temps, il faut recourir le plus possible aux ressources humaines locales. Il est tout aussi fondamental, pour obtenir ces bénéfices, de suivre des critères éthiques qui, avant tout, soient respectueux des individus, au niveau communautaire mais aussi de chaque personne, en refusant "une conception purement économique de la société, qui recherche le profit égoïste, sans tenir compte des paramètres de la justice sociale".5 En effet, personne ne peut édifier sa propre prospérité aux dépens d'autrui.6

Les bénéfices d'un tourisme qui soit en faveur du "développement communautaire" ne peuvent être réduits exclusivement à l'aspect économique ; ils ont d'autres dimensions tout aussi importantes, sinon plus. Parmi celles-ci, citons l'enrichissement culturel, l'opportunité de rencontres humaines, la création de "biens relationnels", la promotion du respect réciproque et de la tolérance, la collaboration entre les organismes publics et privés, le renforcement du tissu social et associatif, l'amélioration des conditions sociales de la communauté, l'encouragement à un développement économique et social durable, et la promotion de la formation des jeunes à l'emploi, pour n'en citer que quelques-unes.

3. Le développement du tourisme exige que le rôle principal soit assumé par la communauté locale, qui doit le faire sien, avec la présence active des partenaires sociaux, institutionnels et des organismes civiques. Il est important de créer les structures adéquates de participation et de coordination, en prenant des engagements, en intégrant les efforts et en déterminant des objectifs communs et des solutions basées sur le consentement. Il ne s'agit pas de faire quelque chose "pour" la communauté, mais "avec" la communauté.

En outre, une destination touristique ce n'est pas seulement un beau paysage, ou une infrastructure confortable, mais c'est avant tout une communauté locale, avec son environnement physique et sa culture. Il faut promouvoir un tourisme qui se développe en harmonie avec la communauté qui l'accueille, avec l'environnement, avec ses formes traditionnelles et culturelles, avec son patrimoine et ses styles de vie. Et, dans cette rencontre respectueuse, la population locale et les visiteurs peuvent créer un dialogue productif qui encourage la tolérance, le respect et la compréhension réciproque.

La communauté locale, elle, doit se sentir appelée à protéger son propre patrimoine naturel et culturel, en en approfondissant la connaissance, en en étant orgueilleuse, en le respectant et en le mettant en valeur, afin de pouvoir le partager avec les touristes et le transmettre aux générations futures.

Enfin, les chrétiens du lieu aussi doivent pouvoir montrer leur art, leurs traditions, leur histoire, leurs valeurs morales et spirituelles, mais surtout la foi qui en est à l'origine et qui lui donne un sens.

4. Dans ce parcours vers un développement intégral et communautaire, l'Eglise, experte en humanité, veut apporter sa contribution en offrant sa vision chrétienne du développement, en proposant "ce qu'elle possède en propre: une vision globale de l'homme et de l'humanité".7

A partir de notre foi, nous pouvons offrir le sens de la personne, le sens de communauté et de fraternité, de solidarité, de recherche de la justice, de nous savoir les gardiens (et non les propriétaires) de la création et, sous l'action de l'Esprit Saint, continuer collaborer avec l'œuvre du Christ.

Suivant ce que le Pape Benoît XVI demandait aux agents de la pastorale du tourisme, nous devons accroître nos efforts afin d' "éclairer ce phénomène par la doctrine sociale de l’Église, en promouvant une culture de tourisme éthique et responsable, de telle sorte qu’il parvienne à être respectueux de la dignité des personnes et des peuples, accessible à tous, juste, durable et écologique".8

C'est avec une joie particulière que nous constatons comment, dans diverses parties du monde, l'Eglise a reconnu le potentiel du secteur touristique et mis en route des projets simples mais efficaces.

Il y a toujours plus d'associations chrétiennes qui organisent des voyages de tourisme responsable dans des régions en développement, ainsi que d'autres qui promeuvent le tourisme dit "solidaire ou de volontariat", où les personnes emploient le temps de leurs vacances pour collaborer à des projets de coopération dans les pays en voie de développement.

Remarquables aussi sont les programmes de tourisme durable et solidaire, promus par des Conférences épiscopales, des diocèses ou des congrégations religieuses dans des zones désavantagées, qui accompagnent les communautés locales en les aidant à créer des espaces de réflexion, en encourageant la formation et l'autodétermination, en offrant leurs conseils et en collaborant à la rédaction de projets, et en favorisant le dialogue avec les autorités et avec d'autres groupes. Tout cela a conduit à la création d'une offre touristique gérée par les communautés locales, à travers des associations et des micro-entreprises consacrées au tourisme (logement, restauration, guide, production artisanale, etc.).

De plus, nombreuses sont les paroisses des zones touristiques qui accueillent les visiteurs en mettant à leur disposition des propositions liturgiques, formatrices et culturelles, avec le désir que les vacances "soient au profit d’une croissance humaine et spirituelle. C’est certainement «un temps propice pour une détente physique et également pour nourrir l’esprit à travers des espaces plus amples de prière et de méditation, pour croître dans le rapport personnel avec le Christ»".9 Aussi s'efforcent-elles de développer une "pastorale de l’amabilité", qui leur permette de fournir une hospitalité dans un esprit d'ouverture et de fraternité, en montrant le visage d'une communauté vivante et accueillante. Et une hospitalité plus efficace nécessite une collaboration avec les autres secteurs impliqués.

Ces propositions pastorales sont chaque jour plus significatives, en particulier lorsque se développe un type de "touriste viventiel", qui cherche à instaurer des liens avec la population locale et aspire à se sentir comme un membre de la communauté hôte, en participant à sa vie quotidienne et en mettant en valeur la rencontre et le dialogue.

De sorte que le souci ecclésial dans la sphère touristique s'est concrétisé dans de nombreux projets, engendrés par une multitude d'expériences nées de l'effort, de l'enthousiasme et de la créativité de nombreux prêtres, religieux et laïcs qui entendent, de la sorte collaborer au développement socio-économique, culturel et spirituel de la communauté locale, et l'aider à regarder vers l'avenir avec espoir.

En étant consciente que sa première mission est d'évangéliser, l'Eglise désire ainsi offrir sa collaboration, souvent humble, pour répondre aux situations concrètes des peuples, en particulier de ceux qui se trouvent le plus dans le besoin. Elle le fait, avec la conviction que "nous évangélisons aussi quand nous cherchons à affronter les différents défis qui peuvent se présenter".10

Cité du Vatican, 1er juillet 2014

 

Antonio Maria Card. Vegliò

Président

 

+ Joseph Kalathiparambil

Secrétair

______________________

1 Organisation Mondiale du Tourisme, Code Ethique Mondial du Tourisme, 1er octobre 1999, art. 5 § 1.

2 Paul VI, Encyclique Populorum progressio, 26 mars 1967, n° 14.

3 Cf. Organisation Mondiale du Tourisme (OMT) et Conseil Mondial des Voyages et du Tourisme (WTTC), Lettre ouverte aux Chefs d'Etat et de Gouvernement sur les voyages et le tourisme.

4 François, Discours aux dirigeants et aux ouvriers des aciéries de Terni, et aux fidèles du diocèse de Terni-Narni-Amelia, 20 mars 2014.

5 François, Audience générale, 1er mai 2013.

6 "Les pays riches ont démontré qu'ils avaient la capacité de créer du bien-être matériel, mais souvent au détriment de l'homme et des couches sociales les plus faibles" (Conseil Pontifical "Justice et Paix", Compendium de la Doctrine Sociale de l'Eglise, 2 avril 2004, n° 374).

7 Paul VI, Encyclique Populorum progressio, 26 mars 1967, n° 13.

8 Benoît XVI, Message à l'occasion du VIIème Congrès mondial de la Pastorale du Tourisme, Cancún (Mexique), 23-27 avril 2012.

9 VIIème Congrès mondial de la Pastorale du Tourisme, Déclaration finale, Cancún (Mexique), 23-27 avril 2012.

10 François, Exhortation apostolique Evangelii gaudium, 24 novembre 2013, n° 61.

[01149-03.01] [Texte original: Français]

Testo in lingua tedesca

"Tourismus und gemeinschaftliche Entwicklung"

1. "Tourismus und gemeinschaftliche Entwicklung" heißt der Leitfaden des Welttags des Tourismus, der am 27. September gefeiert werden wird und der, wie jedes Jahr, von der Welttourismusorganisationen (UNWTO) gefördert wird. Der Heilige Stuhl ist sich der sozialen und wirtschaftlichen Bedeutung des Tourismus, gerade in der heutigen Zeit, bewusst und möchte diesen Bereich im entsprechenden eigenen Zusammenhang unterstützen, insbesondere im Rahmen der Evangelisierung.

In ihrem Globalen Ethikkodex für den Tourismus sagt die Weltorganisation, dass der Tourismus ein für alle involvierten Gemeinschaften positives Element zu sein hat: "Die örtliche Bevölkerung sollte in die touristischen Aktivitäten eingebunden werden und einen gerechten Anteil an den wirtschaftlichen, sozialen und kulturellen Vorteilen genießen, die durch diese Aktivitäten entstehen; das gilt insbesondere im Hinblick auf die Schaffung von direkten und indirekten Arbeitsplatzen im Bereich Tourismus".1 Dies bedeutet, dass diese Realitäten eine Reziprozität anstreben sollten, die zu gegenseitiger Bereicherung führt.

Die Auffassung von "gemeinschaftlicher Entwicklung" ist eng verbunden mit einem weiter gefassten, der Soziallehre der Kirche eigenen Begriff, nämlich mit der „ganzheitlichen Entwicklung des Menschen" auf der die „gemeinschaftliche Entwicklung" gewissermaßen aufbaut. Diesbezüglich sind auch die Worte von Papst Paul VI. bezeichnend, der in der Enzyklika Populorum progressio folgendes feststellt: "Entwicklung ist nicht einfach gleichbedeutend mit ,wirtschaftlichem Wachstum’. Wahre Entwicklung muß umfassend sein, sie muß jeden Menschen und den ganzen Menschen im Auge haben".2

Wie kann Tourismus nun zu dieser Entwicklung beitragen? Um auf diese Frage antworten zu können, muss die „ganzheitliche Entwicklung des Menschen", und demzufolge auch die gemeinschaftliche Entwicklung im Bereich Tourismus, das Erlangen eines ausgewogenen, nachhaltigen Fortschritts anstreben, der dreierlei Bereiche berücksichtigt: den wirtschaftlichen, den sozialen und den umweltbezogenen Bereich, wobei mit Letzterem sei es Ökologie wie auch Kultur gemeint sind.

2. Tourismus ist ein grundlegender Motor der Wirtschaftsentwicklung, aufgrund des bedeutenden Beitrags zum BIP (zwischen 3% und 5% auf Weltebene), zur Beschäftigung (zwischen 7% und 8% der Arbeitsplätze) sowie im Export (30% des Weltexports im Bereich Dienstleistung) 3

In der heutigen Zeit, in der wir eine große Diversifizierung der Reiseziele beobachten, kann jeder Ort des Planeten zu einem potentiellen Reiseziel werden. Deshalb erweist sich der Touristiksektor als eine der wirksamsten und nachhaltigsten Optionen zur Minderung der Armut in rückständigen, benachteiligten Gebieten. Wird er in angemessener Weise entwickelt, kann er zu einem wertvollen Instrument des Fortschritts, der Schaffung von Arbeitsplätzen, der Entwicklung von Infrastrukturen und des Wirtschaftswachstums werden.

Wir sind uns bewusst, dass - wie Papst Franziskus gesagt hat - „die Würde des Menschen mit der Arbeit verbunden ist" und dass wir aufgerufen sind, das Problem der Arbeitslosigkeit mit den „Mitteln der Kreativität und der Solidarität"4 zu bewältigen. In diesem Sinne erscheint der Tourismus als ein Sektor, der größere Möglichkeiten bietet „kreative" und diversifizierte Beschäftigung zu schaffen, also Beschäftigungsmöglichkeiten, die ohne große Schwierigkeiten auch den benachteiligsten Gruppen zugute kommen können, wie Frauen, junge Menschen und einige ethnische Minderheiten.

Wesentlich ist auch die Voraussetzung, dass die wirtschaftlichen Vorteile des Tourismus alle Bereiche der lokalen Gesellschaft erreichen und den Familien direkt zugute kommen. Dazu sollen alle lokalen Humanressourcen bestmöglich genutzt werden. Um diese Vorteile zu erlangen ist es ebenso grundlegend, ethischen Kriterien zu folgen, die vor allem den Menschen achten, sei es auf gemeinschaftlicher Ebene wie auch jeden Einzelnen. Man muss Abstand nehmen von einer „wirtschaftlich geprägten Auffassung der Gesellschaft, die egoistisch nur den Profit sucht, jenseits aller Parameter sozialer Gerechtigkeit" 5. Niemand darf den eigenen Wohlstand auf Kosten anderer verwirklichen.6

Die Vorteile eines Tourismus zu Gunsten der „gemeinschaftlichen Entwicklung" dürfen nicht nur auf den wirtschaftlichen Aspekt eingeschränkt werden, denn es gibt weitere Dimensionen, gleicher oder größerer Bedeutung. Dazu gehören unter anderem die kulturelle Bereicherung, die menschliche Begegnung, das Aufbauen von „Beziehungsgütern", die Förderung der gegenseitigen Achtung und der Toleranz, die Zusammenarbeit zwischen öffentlichen und privaten Einrichtungen, die Potenzierung der Sozial- und Verbandsnetze, die Verbesserung der sozialen Bedingungen einer Gemeinschaft, die Anregung zu einer nachhaltigen wirtschaftlichen und sozialen Entwicklung sowie die Förderung der Berufsausbildung junger Leute, um nur einige Bereiche zu nennen.

3. Bei der Entwicklung des Tourismus soll die lokale Gemeinschaft zum Protagonisten werden; sie muss sich diese Entwicklung mit Hilfe der sozialen und institutionellen Partner und der Zivilbehörden zu Eigen machen. Von größter Bedeutung ist es, angemessene Strukturen zur Beteiligung und Koordinierung zu schaffen, den Dialog zu fördern indem Verpflichtungen übernommen werden; es müssen die Bemühungen integriert und gemeinsame Ziele ausgemacht werden, sowie auf Konsens basierende Lösungen angeboten werden. Es geht nicht darum Etwas „für" die Gemeinschaft zu tun, sondern „mit" der Gemeinschaft.

Außerdem sind nicht nur eine schöne Landschaft oder eine komfortable Infrastruktur ein angemessenes touristisches Ziel; es geht vor allem um eine lokale Gemeinschaft, um ihr Umfeld und ihre Kultur. Es soll ein Tourismus gefördert werden, der sich harmonisch, im Einklang mit der aufnehmenden Gemeinschaft und mit dem Umfeld entwickelt, die traditionellen und kulturellen Aspekte, das kulturelle Erbe und den Lebensstil wahrend. Im Rahmen einer so gearteten Begegnung vermögen die lokale Bevölkerung und die Besucher einen fruchtbaren Dialog aufzubauen, der auf Toleranz, Achtung und gegenseitigem Verständnis basiert.

Die lokale Gemeinschaft muss sich außerdem aufgerufen fühlen das eigene Natur- und Kulturerbe zu schützen. Sie sollte es gut kennen, stolz darauf sein, es schützen und aufwerten, damit sie es mit den Touristen gemeinsam erleben und den zukünftigen Generationen vererben kann.

Schließlich sollten auch die Christen vor Ort fähig sein, ihre Kunst, ihre Traditionen, die Geschichte, die moralischen und spirituellen Werte hervorzuheben, vor allem jedoch den Glauben zu bezeugen, der allem zu Grunde liegt und Sinn gebend ist.

4. Auf diesem Weg, der eine umfassende und gemeinschaftliche Entwicklung anstrebt, will auch die Kirche, als Experte in Sachen Menschlichkeit, ihren Beitrag leisten indem sie ihren christlich geprägten Entwicklungsgedanken einbringt, „ das, was ihr allein eigen ist, eröffnend: eine umfassende Sicht des Menschen und des Menschentums." 7

Ausgehend von unserem Glauben können wir den Sinn für den Menschen, den Gemeinschafts- und Brüderlichkeitssinn beitragen, den Sinn für Solidarität, für Gerechtigkeit, uns als Hüter (und nicht als Besitzer) der Schöpfung erlebend. Und mit Hilfe des Heiligen Geistes können wir dazu beitragen, an Christi Werk weiterzuarbeiten.

Den Worten folgend mit denen sich Papst Benedikt XVI. an diejenigen wendet, die in der Pastoral des Tourismus arbeiten, müssen wir uns unermüdlich darum bemühen "dieses Phänomen mit der Soziallehre der Kirche zu beleuchten. Dabei ist eine Kultur des ethischen und verantwortungsvollen Tourismus zu fördern, so daß dieser immer mehr die Würde der Menschen und der Völker respektiert, allen zugänglich als auch gerecht, nachhaltig und ökologisch ist".8

Mit besonderer Freude erleben wir wie, in verschiedenen Teilen der Welt, die Kirche die Potentialität das Touristiksektors erkannt hat und viele einfache, aber sehr wirksame Projekte ins Leben gerufen hat.

Immer mehr christliche Verbände organisieren Reisen im Sinne eines verantwortungsvollen Tourismus, in Gegenden, die sich in Entwicklung befinden. Auch sind jene Verbände immer zahlreicher, die den so genannten „solidarischen oder Volontariatstourismus" fördern, der den Menschen die Möglichkeit gibt, während ihrer Ferienzeit, an Kooperationsprojekten in den Entwicklungsländern teilzunehmen.

Bemerkenswert sind auch jene Programme solidarischen und nachhaltigen Tourismus, die von den Bischofskonferenzen, den Diozösen oder von Glaubenskongregationen in benachteiligten Gebieten organisiert werden. Sie unterstützen die lokalen Gemeinschaften und helfen ihnen, Bereiche der Einkehr zu schaffen, Bildung und Selbstbestimmung fördernd; sie beraten und nehmen an der Ausarbeitung von Projekten teil, den Dialog mit den Behörden und anderen Gruppen anregend. Dies hat zur Entstehung eines Touristikangebotes geführt das, mit Hilfe von Verbänden und Kleinstunternehmen (Unterkünfte, Restaurants, Führungen, Handwerk, usw.), von den lokalen Gemeinschaften selbst verwaltet wird.

Sehr zahlreich sind die Pfarreien in touristischen Gebieten, die den Besucher aufnehmen und ihm liturgische, bildende und kulturelle Anregungen bieten, mit dem Wunsch, „die Christen bei ihrem Urlaub und ihrer Freizeit zu begleiten, so daß sie ihren menschlichen und spirituellen Wachstum nutzen, in der Überzeugung, dass auch in dieser Zeit Gott niemals vergessen werden darf, der unser nie vergisst"9. So sind diese Pfarreien bemüht, eine „Pastoral der Liebenswürdigkeit" zu gestalten, die es ermöglicht, offen und brüderlich aufeinander zuzugehen, das Antlitz einer lebendigen, aufnehmenden Gemeinschaft offenbarend. Damit die Hospitalität noch wirksamer sei, ist eine konkrete Zusammenarbeit mit allen weiteren involvierten Bereichen erforderlich.

Diese seelsorgerisch geprägten Vorschläge werden jeden Tag bedeutsamer, vor allem angesichts der Tatsache, dass sich die Gestalt des „Erlebnistouristen" immer weiter herauskristallisiert. Ein Tourist, der bemüht ist Verbindungen zur lokalen Bevölkerung aufzubauen und sich als Mitglied der aufnehmenden Gemeinschaft empfinden möchte indem er an deren täglichem Leben teilnimmt, die Begegnung und den Dialog schätzend.

Die kirchlichen Bemühungen im Bereich des Tourismus haben also in vielerlei Projekten konkrete Gestalt angenommen. Es sind Projekte, die aus einer Vielzahl von Erfahrungen entstanden sind, aus dem Einsatz, dem Enthusiasmus und der Kreativität vieler Priester, Geistlicher und Laien, die auf diese Weise an der sozialwirtschaftlichen, kulturellen und spirituellen Entwicklung der lokalen Gemeinschaft mitwirken möchten und sie darin unterstützen möchten, hoffnungsvoll in die Zukunft zu blicken.

Im Bewusstsein der Tatsache, dass ihre vorrangige Aufgabe die Evangelisierung ist, möchte die Kirche ihre, meist bescheidene, Mitarbeit zur Verfügung stellen, um auf konkrete Bedürfnisse der Völker einzugehen, insbesondere der Bedürftigsten. Sie tut dies aus der Überzeugung heraus, dass „wir auch dann Evangelisieren, wenn wir uns den verschiedenen Herausforderungen stellen, die auftauchen können." 10

Vatikanstadt, 1. Juli 2014

Antonio Maria kardinal Vegliò

Präsident

 

+ Joseph Kalathiparambil

Sekretär

______________________

1 Welttourismusorganisation, Globaler Ethikkodex für den Tourismus, 1. Oktober 1999, art. 5 § 1.

2 Paul VI, Enzyklika Populorum progressio, 26. März 1967, n. 14.

3 Vgl. Welttourismusorganisation (UNWTO) und Weltrat für Reisen und Tourismus (WTTC), Offener Brief an die Staats-und Regierungschefs zum Thema Reisen und Tourismus.

4 vgl. Franziskus, Ansprache an die Führungskrafte und Arbeiter der Stahlwerke in Terni und der Diozöse von Terni-Narni-Amelia, 20. März 2014.

5 vgl. Franziskus, Generalaudienz, 1. Mai 2013.

6 "Die reichen Länder haben bewiesen, dass sie die Fähigkeit haben materiellen Wohlstand zu schaffen, meist jedoch auf Kosten des Menschen und der schwächeren sozialen Gruppen" (vgl. Päpstlicher Rat Justitia et Pax, Kompendium der Soziallehre der Kirche, 2. April 2004, n. 374).

7 Paul VI, Enzyklika Populorum progressio, 26. März 1967, n. 13.

8 Benedikt XVI, Botschaft anlässlich des VII Weltkongresses für Tourismusseelsorge, Cancún (Mexiko), 23-27 April 2012.

9 Vgl. VII. Weltkongress für Tourismusseelsorge,, Schlusserklärung, Cancún (Mexiko), 23-27 April 2012.

10 Franziskus, Apostolisches Schreiben Evangelii gaudium, 24. November 2013, n. 61.

[01149-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Testo in lingua spagnola

"Turismo y desarrollo comunitario"

1. El 27 de septiembre, y bajo el tema "Turismo y desarrollo comunitario", se celebra la Jornada Mundial del Turismo, promovida anualmente por la Organización Mundial del Turismo (OMT). Siendo conscientes de la importancia social y económica que el turismo tiene en el momento actual, la Santa Sede desea acompañar este fenómeno desde el ámbito que le es propio, singularmente en el contexto de la evangelización.

En su Código Ético Mundial, la OMT afirma que ésta ha de ser una actividad beneficiosa para las comunidades de destino: "Las poblaciones y comunidades locales se asociarán a las actividades turísticas y tendrán una participación equitativa en los beneficios económicos, sociales y culturales que reporten, especialmente en la creación directa e indirecta de empleo a que den lugar".1 Es decir, pide instaurar entre ambas realidades una relación recíproca, que lleve a un enriquecimiento mutuo.

La noción de "desarrollo comunitario" está muy vinculada con un concepto más amplio que forma parte de la doctrina social de la Iglesia, el de "desarrollo integral". Desde este segundo queremos leer e interpretar el primero. Al respecto, son iluminadoras las palabras del papa Pablo VI, quien en la encíclica Populorum progressio afirmaba que "el desarrollo no se reduce al simple crecimiento económico. Para ser auténtico debe ser integral, es decir, promover a todos los hombres y a todo el hombre".2

¿Cómo el turismo puede contribuir a dicho desarrollo? Con ese fin, el desarrollo integral y, por tanto, el desarrollo comunitario en el ámbito del turismo deben dirigirse hacia la consecución de un progreso equilibrado que sea sostenible y respetuoso en tres ámbitos: económico, social y ambiental, entendiendo como tal tanto el entorno ecológico como el contexto cultural.

2. El turismo es un motor fundamental del desarrollo económico, por su importante contribución al PIB (entre un 3% y un 5% a nivel mundial), al empleo (entre el 7% y el 8% de los puestos de trabajo) y a las exportaciones (el 30% de las exportaciones mundiales de servicios).3

En el momento presente, en que se observa una diversificación de los destinos, cualquier lugar del planeta se convierte en una potencial meta. Por ello, el sector turístico aparece como una de las opciones más viables y sostenibles para reducir el nivel de pobreza de las áreas más deprimidas. Si se desarrolla adecuadamente, puede ser un instrumento precioso de progreso, de creación de empleo, de desarrollo de infraestructuras y de crecimiento económico.

Siendo conscientes, como ha señalado el papa Francisco, de que "la dignidad del hombre está vinculada al trabajo", se nos pide afrontar el problema de la desocupación con "los instrumentos de la creatividad y la solidaridad".4 En esa línea, el turismo aparece como uno de los sectores con mayor capacidad para generar un tipo de empleo "creativo", diversificado y del que con mayor facilidad pueden beneficiarse los colectivos más desfavorecidos, entre los que se encuentran las mujeres, los jóvenes o ciertas minorías étnicas.

Es ineludible que las ganancias económicas del turismo lleguen a todos los sectores de la sociedad local, con un impacto directo en las familias, al tiempo que se deben aprovechar al máximo los recursos humanos locales. También es fundamental que los beneficios se obtengan siguiendo unos criterios éticos, que sean respetuosos, en primer lugar, con las personas, tanto a nivel comunitario como con cada una de ellas, y huyendo de "una concepción economicista de la sociedad, que busca el beneficio egoísta, al margen de los parámetros de la justicia social".5 Nadie puede construir su prosperidad a expensas de los demás.6

Los beneficios de un turismo a favor del "desarrollo comunitario" no pueden reducirse exclusivamente a lo económico, sino que tiene otras dimensiones de igual o mayor importancia. Entre ellas se encuentran el enriquecimiento cultural, la oportunidad de encuentro humano, el generar "bienes relacionales", el favorecer el respeto mutuo y la tolerancia, el promover la colaboración entre las entidades públicas y privadas, el potenciar el tejido social y asociativo, el mejorar las condiciones sociales de la comunidad, el suscitar un desarrollo económico y social sostenibles, y el promover la capacitación de jóvenes que lo ven como una dedicación laboral, por citar algunas.

3. El desarrollo turístico exige que la comunidad local sea su protagonista principal, que lo asuma como propio, y que los agentes sociales, institucionales y ciudadanos tengan una presencia activa. Será importante que se generen oportunas estructuras de participación y coordinación, favoreciendo el diálogo, asumiendo compromisos, complementando esfuerzos y determinando objetivos comunes y soluciones consensuadas. No se trata de hacer algo "para" la comunidad, sino "con" la comunidad.

Además, el destino turístico no es únicamente un hermoso paisaje o una confortable infraestructura, sino que es, en primer lugar, una comunidad local, con su entorno físico y su cultura. Es necesario promover un turismo que se desarrolle en armonía con la comunidad que las acoge, con su medio ambiente, con sus formas tradicionales y culturales, con su patrimonio y sus estilos de vida. Y en este encuentro respetuoso, se puede establecer un diálogo enriquecedor entre la población local y los visitantes que fomente la tolerancia, el respeto y la mutua comprensión.

La comunidad local debe saberse llamada a custodiar su patrimonio natural y cultural, conociéndolo, sintiéndose orgullosa de él, respetándolo y revalorizándolo, de modo que pueda compartirlo con los turistas y transmitirlo a las generaciones futuras.

También los cristianos de ese lugar deben ser capaces de mostrar su arte, sus tradiciones, su historia, sus valores morales y espirituales, pero sobre todo la fe que se sitúa en el origen de todo ello y que le da sentido.

4. En este camino hacia un desarrollo integral y comunitario, la Iglesia, experta en humanidad, desea colaborar ofreciendo su visión cristiana del desarrollo, proponiendo "lo que ella posee como propio: una visión global del hombre y de la humanidad".7

Desde nuestra fe, podemos ofrecer el sentido de persona, de comunidad y de fraternidad, de solidaridad, de búsqueda de la justicia, de sabernos custodios (y no propietarios) de la creación y, bajo la acción del Espíritu, seguir colaborando con la obra de Cristo.

Siguiendo cuanto nos pedía el Papa Benedicto XVI a quienes trabajamos en la pastoral del turismo, deberemos acrecentar nuestros esfuerzos con el fin de "iluminar este fenómeno con la doctrina social de la Iglesia, promoviendo una cultura del turismo ético y responsable, de modo que llegue a ser respetuoso con la dignidad de las personas y de los pueblos, accesible a todos, justo, sostenible y ecológico".8

Con gozo contemplamos cómo en diversas partes del mundo la Iglesia ha reconocido las posibilidades que ofrece el sector turístico y ha puesto en marcha proyectos sencillos pero efectivos.

Son cada vez más numerosas las asociaciones cristianas que organizan viajes de turismo responsable hacia zonas en desarrollo así como aquellas que promueven el llamado "turismo solidario o de voluntariado", que aprovecha el tiempo de vacaciones para colaborar en algún proyecto de cooperación, en países en vías de desarrollo.

Dignos de mención son los programas de turismo sustentable y solidario en zonas desfavorecidas que, promovidos por conferencias episcopales, diócesis o congregaciones religiosas, acompañan a las comunidades locales creando espacios de reflexión, promoviendo la formación y capacitación, asesorando y colaborando en la redacción de proyectos y favoreciendo el diálogo con las autoridades y otros colectivos. Esto ha llevado a la creación de una oferta gestionada por las comunidades locales, a través de asociaciones y microempresas dedicadas al turismo (alojamiento, restaurantes, guías, producción artesanal, etc.).

Y son muchas las parroquias de las zonas turísticas que acogen al visitante ofreciendo propuestas litúrgicas, formativas y culturales, con la aspiración de que las vacaciones "sean de provecho para su crecimiento humano y espiritual, convencidos que ni siquiera en este tiempo podemos olvidarnos de Dios, quien nunca se olvida de nosotros".9 Para ello, buscan desarrollar una "pastoral de la amabilidad", que permite acoger con un espíritu de apertura y de fraternidad, mostrando el rostro de una comunidad viva y acogedora. Y para que la hospitalidad sea más efectiva, se hace necesaria una colaboración efectiva con los demás sectores implicados.

Estas propuestas pastorales son cada día más significativas, singularmente cuando está creciendo un tipo de "turista vivencial", que busca instaurar vínculos con la población local y desea sentirse un miembro más de la comunidad anfitriona, participando de su vida cotidiana, poniendo en valor el encuentro y el diálogo.

La solicitud eclesial en el ámbito del turismo se ha concretado, pues, en numerosos proyectos, surgidos de experiencias muy diversas, nacidas del esfuerzo, de la ilusión y de la creatividad de tantos sacerdotes, religiosos y laicos que desean colaborar de este modo al desarrollo socio-económico, cultural y espiritual de la comunidad local, y ayudarle a mirar con esperanza al propio futuro.

Sabiendo que su primera misión es la evangelización, la Iglesia quiere ofrecer con todo ello su colaboración, muchas veces humilde, para responder a las situaciones concretas de los pueblos, especialmente de los más necesitados. Y desde el convencimiento de que "evangelizamos también cuando tratamos de afrontar los diversos desafíos que puedan presentarse".10

Ciudad del Vaticano, 1 de julio de 2014

 

Antonio Maria Card. Vegliò

Presidente

 

+ Joseph Kalathiparambil

Secretario

______________________

1 Organización Mundial del Turismo, Código Ético Mundial para el Turismo, 1 de octubre de 1999, art. 5 § 1.

2 Pablo VI, Encíclica Populorum progressio, 26 de marzo de 1967, n. 14.

3 Cf. Organización Mundial del Turismo (OMT) y Consejo Mundial de Viajes y Turismo (WTTC), Carta abierta a los Jefes de Estado y de Gobierno sobre los viajes y el turismo.

4 Francisco, Discurso a los dirigentes y obreros de las fábricas de acero de Terni y a los fieles de la diócesis de Terni-Narni-Amelia, 20 de marzo de 2014.

5 Francisco, Audiencia general, 1 de mayo de 2013.

6 "Los países ricos han demostrado tener la capacidad de crear bienestar material, pero a menudo lo han hecho a costa del hombre y de las clases sociales más débiles" (Pontificio Consejo "Justicia y Paz", Compendio de la Doctrina Social de la Iglesia, 2 de abril de 2004, n. 374).

7 Pablo VI, Encíclica Populorum progressio, 26 de marzo de 1967, n. 13.

8 Benedicto XVI, Mensaje con ocasión del VII Congreso mundial de pastoral del turismo, Cancún (México), 23-27 de abril de 2012.

9 VII Congreso mundial de pastoral del turismo, Declaración final, Cancún (México), 23-27 de abril de 2012.

10 Francisco, Exhortación apostólica Evangelii gaudium, 24 de noviembre de 2013, n. 61.

[01149-04.01] [Texto original: Español]

Testo in lingua portoghese

"Turismo e desenvolvimento comunitário"

1. A 27 de setembro, sobre o tema "Turismo e desenvolvimento comunitário", celebrar-se-á o Dia Mundial do Turismo promovido, como acontece todos os anos, pela Organização Mundial do Turismo (OMT). Consciente da importância social e económica do turismo no momento atual, a Santa Sé quer acompanhar este fenómeno a partir do âmbito que lhe é próprio, de maneira particular no contexto da evangelização.

No seu Código Ético Mundial, a OMT afirma que o turismo deve ser uma atividade benéfica para as comunidades de destino: "As populações locais serão partícipes das atividades turísticas e compartilharão de modo equitativo os seus benefícios económicos, sociais e culturais, em particular no que diz respeito à criação direta e indireta de emprego".1 Isto quer dizer que é necessário instaurar entre estas duas realidades uma relação de reciprocidade, que leve a um enriquecimento mútuo.

A noção de "desenvolvimento comunitário" está profundamente vinculada a um conceito mais amplo, que faz parte da doutrina social da Igreja, ou seja, o de "desenvolvimento humano integral", a partir do qual queremos ler e interpretar o primeiro. A este propósito, são iluminadoras as palavras do Papa Paulo VI que, na encíclica Populorum progressio, afirmava: "O desenvolvimento não se reduz a um simples crescimento económico. Para ser desenvolvimento autêntico, deve ser integral, quer dizer, promover todos os homens e o homem todo".2

Como pode o turismo contribuir para este desenvolvimento? Para tal finalidade, o desenvolvimento humano integral e, por conseguinte, o desenvolvimento comunitário no campo do turismo devem ter em vista alcançar um progresso equilibrado, que seja sustentável e respeitoso em três âmbitos: económico, social e ambiental, entendendo com isto tanto o âmbito ecológico como o contexto cultural.

2. O turismo é um motor fundamental de desenvolvimento económico, em virtude da sua importante contribuição para o PIB (de 3% a 5% a nível mundial), para o emprego (de 7% a 8% dos lugares de trabalho) e para as exportações (30% das exportações mundiais de serviços).3

No momento presente, em que se observa uma diversificação dos destinos, cada lugar do planeta torna-se uma meta potencial. Por isso, o setor turístico manifesta-se como uma das opções mais viáveis e sustentáveis para reduzir o nível de pobreza das áreas mais subdesenvolvidas. Se for promovido de maneira adequada, ele pode ser um inestimável instrumento de progresso, de criação de lugares de trabalho, de desenvolvimento de infraestruturas e de crescimento económico.

Estamos conscientes de que, como afirmou o Papa Francisco, "a dignidade do homem está relacionada com o trabalho" e que, por conseguinte, se nos pede que enfrentemos o problema do desemprego com "os instrumentos da criatividade e da solidariedade".4 Nesta linha, o turismo manifesta-se como um dos setores com maiores capacidades de gerar um tipo de emprego "criativo" e diversificado, do qual podem beneficiar com maior facilidade os grupos mais desfavorecidos, dos quais fazem parte as mulheres, os jovens e algumas minorias étnicas.

É essencial que os benefícios económicos do turismo cheguem a todos os setores da sociedade local com um impacto direto sobre as famílias e, ao mesmo tempo, é necessário valer-se ao máximo nível dos recursos humanos locais. É, outrossim, fundamental que para alcançar estes benefícios se sigam critérios éticos respeitadores sobretudo das pessoas, tanto no plano comunitário como a nível de cada indivíduo, evitando "um conceito economicista da sociedade, que procura o lucro egoísta, fora dos parâmetros da justiça social".5 Com efeito, ninguém pode construir a própria prosperidade em detrimento do próximo.6

Os benefícios de um turismo a favor do "desenvolvimento comunitário" não podem ser reduzidos exclusivamente ao aspeto económico, mas têm também outras dimensões de igual ou até maior importância. Entre elas contam-se o enriquecimento cultural, a oportunidade de encontros humanos, a construção de "bens relacionais", a promoção do respeito recíproco e da tolerância, a colaboração entre entidades públicas e particulares, o fortalecimento do tecido social e associativo, a melhoria das condições sociais da comunidade, o estímulo para um desenvolvimento económico e social sustentável e a promoção da formação de trabalho dos jovens, para citar apenas algumas.

3. O desenvolvimento turístico exige que o protagonista principal seja a comunidade local, que o deve fazer seu, com a participação concreta de parceiros sociais, institucionais e civis. É importante criar oportunas estruturas de participação e coordenação, favorecendo o diálogo, assumindo compromissos, integrando esforços e determinando finalidades comuns e soluções consensuais. Não se trata de fazer algo "pela" comunidade, mas sim "com" a comunidade.

Além disso, um destino turístico não é somente uma paisagem bonita ou uma infraestrutura confortável, mas antes de tudo uma comunidade local, com o seu contexto físico e a sua cultura. É necessário promover um turismo que se desenvolva em harmonia com a comunidade receptora, com o meio ambiente, com as suas formas tradicionais e culturais, com o seu património e com os seus estilos de vida. E, neste encontro respeitoso, a população local e os visitantes podem instaurar um diálogo produtivo que encoraje a tolerância, o respeito e a compreensão recíproca.

De resto, a comunidade local deve sentir-se chamada a salvaguardar o seu próprio património natural e cultural, conhecendo-o, sentindo-se orgulhosa do mesmo, respeitando-o e voltando a valorizá-lo, de modo a poder compartilhá-lo com os turistas e transmiti-lo às gerações vindouras.

Enfim, também os cristãos do lugar devem ser capazes de manifestar a sua arte, as suas tradições, a sua história, os seus valores morais e espirituais, mas principalmente a sua fé, que se encontra na origem de tudo isto e que lhe confere sentido.

4. Ao longo deste caminho rumo a um desenvolvimento integral e comunitário a Igreja, perita em humanidade, deseja contribuir oferecendo a sua visão cristã de desenvolvimento, propondo "o que ela possui como próprio: uma visão global do homem e da humanidade".7

A partir da nossa fé, podemos oferecer o sentido de pessoa, o sentido de comunidade e de fraternidade, de solidariedade, de busca da justiça, de saber que somos guardiões (e não proprietários) da criação e, sob a ação do Espírito Santo, prosseguir a colaboração com a obra de Cristo.

Dando continuidade àquilo que o Papa Bento XVI pedia a quantos trabalham na pastoral do turismo, devemos aumentar os nossos esforços, com a finalidade de "iluminar este fenómeno com a doutrina social da Igreja, promovendo uma cultura do turismo ético e responsável, de tal modo que chegue a ser respeitador da dignidade das pessoas e dos povos, acessível a todos, justo, sustentável e ecológico".8

É com alegria especial que vemos como em várias partes do mundo a Igreja reconheceu as potencialidades do setor turístico e pôs em prática projetos simples mas eficazes.

São cada vez mais numerosas as associações cristãs que organizam viagens de turismo responsável a regiões desfavorecidas, assim como aquelas que promovem o chamado "turismo solidário ou de voluntariado", durante o qual as pessoas aproveitam o tempo das férias para colaborar em determinados projetos de cooperação em países menos desenvolvidos.

Além disso, são dignos de ser mencionados os programas de turismo sustentável e solidário, promovidos por conferências episcopais, dioceses ou congregações religiosas em regiões desfavorecidas, que acompanham as comunidades locais, ajudando-as a criar espaços de reflexão, promovendo a formação e a autodeterminação, aconselhando e colaborando para a redação de projetos e promovendo o diálogo com as autoridades e com outros grupos. Isto levou à criação de uma oferta turística gerida pelas comunidades locais, através de associações e microempresas dedicadas ao turismo (alojamento, restaurantes, guias, produção artesanal, etc.).

E são numerosas as paróquias das regiões turísticas que recebem o visitante oferecendo propostas litúrgicas, formativas e culturais, com o desejo de que as férias "sejam proveitosas para o seu crescimento humano e espiritual, persuadidos de que nem sequer neste período podemos esquecer-nos de Deus, que jamais se esquece de nós"9. Por conseguinte, elas procuram desenvolver uma "pastoral da amabilidade" que permite acolher com espírito de abertura e de fraternidade, mostrando o rosto de uma comunidade viva e hospitaleira. E a fim de que a hospitalidade seja mais eficaz, torna-se necessária uma colaboração concreta com os demais setores implicados.

Estas propostas pastorais são cada vez mais significativas, particularmente num período em que aumenta um tipo de "turista vivencial", que procura instaurar vínculos com a população local e deseja sentir-se membro da comunidade anfitriã, participando na sua vida quotidiana, valorizando o encontro e o diálogo.

Portanto, a solicitude eclesial no âmbito do turismo concretizou-se em numerosos projetos, derivados de experiências muito diversificadas surgidas a partir do esforço, do entusiasmo e da criatividade de muitos sacerdotes, religiosos e leigos que, deste modo, desejam colaborar para o desenvolvimento socioeconómico, cultural e espiritual da comunidade local, ajudando-a a olhar para o seu futuro com esperança.

Por isso, consciente de que a sua missão primordial é a evangelização, a Igreja quer oferecer a sua colaboração muitas vezes humilde, para responder às situações concretas dos povos, de maneira especial dos mais necessitados. E fá-lo convicta de que "evangelizamos também procurando enfrentar os diferentes desafios que se nos podem apresentar".10

Cidade do Vaticano, 1 de julho de 2014.

Antonio Maria Card. Vegliò

Presidente

 

+ Joseph Kalathiparambil

Secrétario

______________________

1 Organización Mundial del Turismo, Código Ético Mundial para el Turismo, 1 de octubre de 1999, art. 5 § 1.

2 Pablo VI, Encíclica Populorum progressio, 26 de marzo de 1967, n. 14.

3 Cf. Organización Mundial del Turismo (OMT) y Consejo Mundial de Viajes y Turismo (WTTC), Carta abierta a los Jefes de Estado y de Gobierno sobre los viajes y el turismo.

4 Francisco, Discurso a los dirigentes y obreros de las fábricas de acero de Terni y a los fieles de la diócesis de Terni-Narni-Amelia, 20 de marzo de 2014.

5 Francisco, Audiencia general, 1 de mayo de 2013.

6 "Los países ricos han demostrado tener la capacidad de crear bienestar material, pero a menudo lo han hecho a costa del hombre y de las clases sociales más débiles" (Pontificio Consejo "Justicia y Paz", Compendio de la Doctrina Social de la Iglesia, 2 de abril de 2004, n. 374).

7 Pablo VI, Encíclica Populorum progressio, 26 de marzo de 1967, n. 13.

8 Benedicto XVI, Mensaje con ocasión del VII Congreso mundial de pastoral del turismo, Cancún (México), 23-27 de abril de 2012.

9 VII Congreso mundial de pastoral del turismo, Declaración final, Cancún (México), 23-27 de abril de 2012.

10 Francisco, Exhortación apostólica Evangelii gaudium, 24 de noviembre de 2013, n. 61.

[01149-06.01] [Texto original: Português]

[B0514-XX.02]