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Visita Pastorale del Santo Padre Francesco in Molise: Incontro con la Cittadinanza di Isernia in Piazza della Cattedrale e Indizione dell’Anno Giubilare Celestiniano, 05.07.2014


Saluto agli ammalati nella Cattedrale di Isernia

Incontro con la cittadinanza di Isernia e Indizione dell’Anno Giubilare Celestiniano

Saluto agli ammalati nella Cattedrale di Isernia

Nel pomeriggio, dopo l’incontro con i detenuti, il Santo Padre Francesco è giunto nella Cattedrale di Isernia dove ha salutato gli ammalati lì raccolti.

Uscendo dalla Cattedrale, il Papa ha benedetto una statua di San Giovanni Evangelista che la diocesi dona per la riapertura della Cattedrale di Smirne e una corona per la statua della Madonna della Pace del Santuario diocesano di Fragnete.

[01104-01.01]

Incontro con la cittadinanza di Isernia e Indizione dell’Anno Giubilare Celestiniano

Nella Piazza della Cattedrale di Isernia, il Santo Padre ha incontrato questo pomeriggio la Cittadinanza e indetto l’Anno Giubilare Celestiniano. Ad Isernia nacque infatti ottocento anni fa Pietro del Morrone, eletto papa il 5 luglio 1294 con il nome di Celestino V, canonizzato nel 1313.

Dopo il saluto introduttivo di S.E. Mons. Camillo Cibotti, Vescovo di Isernia-Venafro, Papa Francesco ha pronunciato il discorso che riportiamo di seguito:

Discorso del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle,

grazie di questa vostra calorosa accoglienza! Ringrazio Mons. Camillo Cibotti, il nuovo Vescovo di Isernia, e il suo predecessore, Mons. Salvatore Visco, il Sindaco, le distinte Autorità e tutti coloro che hanno collaborato a questa visita. Questo è l’ultimo incontro di oggi, e si svolge in un luogo simbolico: la Piazza della Cattedrale. La piazza è il luogo dove ci incontriamo come cittadini, e la cattedrale è il luogo dove ci incontriamo con Dio, ascoltiamo la sua Parola, per vivere da fratelli, cittadini e fratelli. Nel cristianesimo non c’è contrapposizione tra sacro e profano, in questo senso: cittadini e fratelli.

C’è un’idea forte che mi ha colpito, pensando all’eredità di san Celestino V. Lui, come san Francesco di Assisi, ha avuto un senso fortissimo della misericordia di Dio, e del fatto che la misericordia di Dio rinnova il mondo.

Pietro del Morrone, come Francesco d’Assisi, conoscevano bene la società del loro tempo, con le sue grandi povertà. Erano molto vicini alla gente, al popolo. Avevano la stessa compassione di Gesù verso tante persone affaticate e oppresse; ma non si limitavano a dispensare buoni consigli, o pietose consolazioni. Loro per primi hanno fatto una scelta di vita controcorrente, hanno scelto di affidarsi alla Provvidenza del Padre, non solo come ascesi personale, ma come testimonianza profetica di una Paternità e di una fraternità, che sono il messaggio del Vangelo di Gesù Cristo.

E sempre mi colpisce che con questa loro compassione forte per la gente, questi santi hanno sentito il bisogno di dare al popolo la cosa più grande, la ricchezza più grande: la misericordia del Padre, il perdono. "Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori". In queste parole del Padre nostro c’è tutto un progetto di vita, basato sulla misericordia. La misericordia, l’indulgenza, la remissione dei debiti, non è solo qualcosa di devozionale, di intimo, un palliativo spirituale, una sorta di olio che ci aiuta ad essere più soavi, più buoni, no. E’ la profezia di un mondo nuovo: misericordia è profezia di un mondo nuovo, in cui i beni della terra e del lavoro siano equamente distribuiti e nessuno sia privo del necessario, perché la solidarietà e la condivisione sono la conseguenza concreta della fraternità. Questi due Santi hanno dato l’esempio. Loro sapevano che, come chierici – uno era diacono, l’altro vescovo, vescovo di Roma –, come chierici, tutti e due dovevano dare l’esempio di povertà, di misericordia e di spogliamento totale di sé stessi.

Ecco allora il senso di una nuova cittadinanza, che sentiamo fortemente qui, in questa piazza davanti alla Cattedrale, da dove ci parla la memoria di san Pietro del Morrone Celestino V. Ecco il senso attualissimo dell’Anno giubilare, di quest’anno giubilare Celestiniano, che da questo momento dichiaro aperto, e durante il quale sarà spalancata per tutti la porta della divina misericordia. Non è una fuga, non è un’evasione dalla realtà e dai suoi problemi, è la risposta che viene dal Vangelo: l’amore come forza di purificazione delle coscienze, forza di rinnovamento dei rapporti sociali, forza di progettazione per un’economia diversa, che pone al centro la persona, il lavoro, la famiglia, piuttosto che il denaro e il profitto.

Siamo tutti consapevoli che questa strada non è quella del mondo; non siamo dei sognatori, degli illusi, né vogliamo creare oasi fuori dal mondo. Crediamo piuttosto che questa strada è quella buona per tutti, è la strada che veramente ci avvicina alla giustizia e alla pace. Ma sappiamo anche che siamo peccatori, che noi per primi siamo sempre tentati di non seguire questa strada e di conformarci alla mentalità del mondo, alla mentalità del potere, alla mentalità delle ricchezze. Perciò ci affidiamo alla misericordia di Dio, e ci impegniamo a compiere con la sua grazia frutti di conversione e opere di misericordia. Queste due cose: convertirsi e fare opere di misericordia. Questo è il motivo conduttore di quest’anno, di quest’anno giubilare Celestiniano. Ci accompagni e ci sostenga sempre in questo cammino la Vergine Maria, Madre di Misericordia.

[01105-01.01] [Testo originale: Italiano]

Al termine dell’incontro il Santo Padre si è trasferito in auto alla Caserma dei Vigili del Fuoco di Isernia e da qui, alle ore 18.35,è decollato in elicottero per rientrare a Roma.

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